INTRODUZIONE LHistoria si puo veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perche togliendoli di mano glanni suoi prigionieri, anzi gia fatti cadaueri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma glillustri Campioni che in tal Arringo fanno messe di Palme e dAllori, rapiscono solo che le sole spoglie piu sfarzose e brillanti, imbalsamando co loro inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentati, e qualificati Personaggj, e trapontando collago finissimo dellingegno i fili doro e di seta, che formano un perpetuo ricamo di Attioni gloriose. Pero alla mia debolezza non e lecito solleuarsi a talargomenti, e sublimita pericolose, con aggirarsi tra Labirinti de Politici maneggj, et il rimbombo de bellici Oricalchi: solo che hauendo hauuto notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniche, e di piccol affare, mi accingo di lasciarne memoria a Posteri, con far di tutto schietta e genuinamente il Racconto, ouuero sia Relatione. Nella quale si vedra in angusto Teatro luttuose Traggedie dhorrori, e Scene di malvaggita grandiosa, con intermezi dImprese virtuose e buonta angeliche, opposte alle operationi diaboliche. E veramente, considerando che questi nostri climi sijno sotto lamparo del Re Cattolico nostro Signore, che e quel Sole che mai tramonta, e che sopra di essi, con riflesso Lume, qual Luna giamai calante, risplenda lHeroe di nobil Prosapia che pro tempore ne tiene le sue parti, e glAmplissimi Senatori quali Stelle fisse, e glaltri Spettabili Magistrati qualerranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo cosi a formare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si puo del vederlo tramutato in inferno datti tenebrosi, malvaggita e sevitie che daglhuomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesoche lhumana malitia per se sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij dArgo e braccj di Briareo, si vanno trafficando per li pubblici emolumenti. Per locche descriuendo questo Racconto auuenuto ne tempi di mia verde staggione, abbenche la piu parte delle persone che vi rappresentano le loro parti, sijno sparite dalla Scena del Mondo, con rendersi tributarij delle Parche, pure per degni rispetti, si tacera li loro nomi, cioe la parentela, et il medesmo si fara de luochi, solo indicando li Territorij generaliter. Ne alcuno dira questa sij imperfettione del Racconto, e defformita di questo mio rozzo Parto, a meno questo tale Critico non sij persona affatto diggiuna della Filosofia: che quanto aglhuomini in essa versati, ben vederanno nulla mancare alla sostanza di detta Narratione. Imperciocche, essendo cosa evidente, e da verun negata non essere i nomi se non puri purissimi accidenti... Ma, quando io avro durata leroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e lavro data, come si suol dire, alla luce, si trovera poi chi duri la fatica di leggerla Questa riflessione dubitativa, nata nel travaglio del decifrare uno scarabocchio che veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia, e pensar piu seriamente a quello che convenisse di fare. Ben e vero, dicevo tra me, scartabellando il manoscritto, ben e vero che quella grandine di concettini e di figure non continua cosi alla distesa per tutta lopera. Il buon secentista ha voluto sul principio mettere in mostra la sua virtu; ma poi, nel corso della narrazione, e talvolta per lunghi tratti, lo stile cammina ben piu naturale e piu piano. Si; ma come dozzinale come sguaiato come scorretto Idiotismi lombardi a iosa, frasi della lingua adoperate a sproposito, grammatica arbitraria, periodi sgangherati. E poi, qualche eleganza spagnola seminata qua e la; e poi, che peggio, ne luoghi piu terribili o piu pietosi della storia, a ogni occasione deccitar maraviglia, o di far pensare, a tutti que passi insomma che richiedono bensi un po di rettorica, ma rettorica discreta, fine, di buon gusto, costui non manca mai di metterci di quella sua cosi fatta del proemio. E allora, accozzando, con unabilita mirabile, le qualita piu opposte, trova la maniera di riuscir rozzo insieme e affettato, nella stessa pagina, nello stesso periodo, nello stesso vocabolo. Ecco qui: declamazioni ampollose, composte a forza di solecismi pedestri, e da per tutto quella goffaggine ambiziosa, che il proprio carattere degli scritti di quel secolo, in questo paese. In vero, non e cosa da presentare a lettori doggigiorno: son troppo ammaliziati, troppo disgustati di questo genere di stravaganze. Meno male, che il buon pensiero me venuto sul principio di questo sciagurato lavoro: e me ne lavo le mani. Nellatto pero di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia cosi bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perche, in quanto storia, puo essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella. Perche non si potrebbe, pensai, prender la serie de fatti da questo manoscritto, e rifarne la dicitura Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco lorigine del presente libro, esposta con uningenuita pari allimportanza del libro medesimo. Taluni pero di que fatti, certi costumi descritti dal nostro autore, ceran sembrati cosi nuovi, cosi strani, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri testimoni; e ci siam messi a frugar nelle memorie di quel tempo, per chiarirci se veramente il mondo camminasse allora a quel modo. Una tale indagine dissipo tutti i nostri dubbi: a ogni passo ci abbattevamo in cose consimili, e in cose piu forti: e, quello che ci parve piu decisivo, abbiam perfino ritrovati alcuni personaggi, de quali non avendo mai avuto notizia fuor che dal nostro manoscritto, eravamo in dubbio se fossero realmente esistiti. E, alloccorrenza, citeremo alcuna di quelle testimonianze, per procacciar fede alle cose, alle quali, per la loro stranezza, il lettore sarebbe piu tentato di negarla. Ma, rifiutando come intollerabile la dicitura del nostro autore, che dicitura vi abbiam noi sostituita Qui sta il punto. Chiunque, senza esser pregato, sintromette a rifar lopera altrui, sespone a rendere uno stretto conto della sua, e ne contrae in certo modo lobbligazione: e questa una regola di fatto e di diritto, alla quale non pretendiam punto di sottrarci. Anzi, per conformarci ad essa di buon grado, avevam proposto di dar qui minutamente ragione del modo di scrivere da noi tenuto; e, a questo fine, siamo andati, per tutto il tempo del lavoro, cercando dindovinare le critiche possibili e contingenti, con intenzione di ribatterle tutte anticipatamente. Ne in questo sarebbe stata la difficolta; giacche dobbiam dirlo a onor del vero non ci si presento alla mente una critica, che non le venisse insieme una risposta trionfante, di quelle risposte che, non dico risolvon le questioni, ma le mutano. Spesso anche, mettendo due critiche alle mani tra loro, le facevam battere luna dallaltra; o, esaminandole ben a fondo, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, cosi opposte in apparenza, eran pero duno stesso genere, nascevan tutte due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, messele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse cosi ad evidenza daver fatto bene. Ma che quando siamo stati al punto di raccapezzar tutte le dette obiezioni e risposte, per disporle con qualche ordine, misericordia venivano a fare un libro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore trovera certamente buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarne un altro, anzi lo stile dun altro, potrebbe parer cosa ridicola: la seconda, che di libri basta uno per volta, quando non e davanzo. CAPITOLO I Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e unampia costiera dallaltra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor piu sensibile allocchio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e lAdda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian lacqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, luno detto di san Martino, laltro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talche non e chi, al primo vederlo, purche sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome piu oscuro e di forma piu comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendio lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo lossatura de due monti, e il lavoro dellacque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de torrenti, e quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre, e che da nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno doggi, e che sincammina a diventar citta. Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, gia considerabile, era anche un castello, e aveva percio lonore dalloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dellestate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar luve, e alleggerire a contadini le fatiche della vendemmia. Dalluna allaltra di quelle terre, dallalture alla riva, da un poggio allaltro, correvano, e corrono tuttavia, strade e stradette, piu o men ripide, o piane; ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo sguardo, non iscoprite che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni aperti: e da qui la vista spazia per prospetti piu o meno estesi, ma ricchi sempre e sempre qualcosa nuovi, secondo che i diversi punti piglian piu o meno della vasta scena circostante, e secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda. Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga distesa di quel vasto e variato specchio dellacqua; di qua lago, chiuso allestremita o piuttosto smarrito in un gruppo, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano piu allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che lacqua riflette capovolti, co paesetti posti sulle rive; di la braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che va a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra monti che laccompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anchessi nellorizzonte. Il luogo stesso da dove contemplate que vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte: il monte di cui passeggiate le falde, vi svolge, al di sopra, dintorno, le sue cime e le balze, distinte, rilevate, mutabili quasi a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi cio che vera sembrato prima un sol giogo, e comparendo in vetta cio che poco innanzi vi si rappresentava sulla costa: e lameno, il domestico di quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio, e orna vie piu il magnifico dellaltre vedute. Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno novembre dellanno , don Abbondio, curato duna delle terre accennate di sopra: il nome di questa, ne il casato del personaggio, non si trovan nel manoscritto, ne a questo luogo ne altrove. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e laltro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, lindice della mano destra, e, messa poi questa nellaltra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero: poi alzava il viso, e, girati oziosamente gli occhi allintorno, li fissava alla parte dun monte, dove la luce del sole gia scomparso, scappando per i fessi del monte opposto, si dipingeva qua e la sui massi sporgenti, come a larghe e inuguali pezze di porpora. Aperto poi di nuovo il breviario, e recitato un altro squarcio, giunse a una voltata della stradetta, dovera solito dalzar sempre gli occhi dal libro, e di guardarsi dinanzi: e cosi fece anche quel giorno. Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia dun ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, e menava alla cura: laltra scendeva nella valle fino a un torrente; e da questa parte il muro non arrivava che allanche del passeggiero. I muri interni delle due viottole, in vece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo, sul quale eran dipinte certe figure lunghe, serpeggianti, che finivano in punta, e che, nellintenzion dellartista, e agli occhi degli abitanti del vicinato, volevan dir fiamme; e, alternate con le fiamme, certaltre figure da non potersi descrivere, che volevan dire anime del purgatorio: anime e fiamme a color di mattone, sur un fondo bigiognolo, con qualche scalcinatura qua e la. Il curato, voltata la stradetta, e dirizzando, comera solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non saspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, luno dirimpetto allaltro, al confluente, per dir cosi, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e laltro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto. Labito, il portamento, e quello che, dal luogo overa giunto il curato, si poteva distinguer dellaspetto, non lasciavan dubbio intorno alla lor condizione. Avevano entrambi intorno al capo una reticella verde, che cadeva sullomero sinistro, terminata in una gran nappa, e dalla quale usciva sulla fronte un enorme ciuffo: due lunghi mustacchi arricciati in punta: una cintura lucida di cuoio, e a quella attaccate due pistole: un piccol corno ripieno di polvere, cascante sul petto, come una collana: un manico di coltellaccio che spuntava fuori dun taschino degli ampi e gonfi calzoni: uno spadone, con una gran guardia traforata a lamine dottone, congegnate come in cifra, forbite e lucenti: a prima vista si davano a conoscere per individui della specie de bravi. Questa specie, ora del tutto perduta, era allora floridissima in Lombardia, e gia molto antica. Chi non ne avesse idea, ecco alcuni squarci autentici, che potranno darne una bastante de suoi caratteri principali, degli sforzi fatti per ispegnerla, e della sua dura e rigogliosa vitalita. Fino dallotto aprile dellanno , lIllustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo dAragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese dAvola, Conte di Burgeto, grande Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicilia, Governatore di Milano e Capitan Generale di Sua Maesta Cattolica in Italia, pienamente informato della intollerabile miseria in che e vivuta e vive questa citta di Milano, per cagione dei bravi e vagabondi, pubblica un bando contro di essi. Dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi... i quali, essendo forestieri o del paese, non hanno esercizio alcuno, od avendolo, non lo fanno... ma, senza salario, o pur con esso, sappoggiano a qualche cavaliere o gentiluomo, officiale o mercante... per fargli spalle e favore, o veramente, come si puo presumere, per tendere insidie ad altri... A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galera a renitenti, e da a tutti gli ufiziali della giustizia le piu stranamente ampie e indefinite facolta, per lesecuzione dellordine. Ma, nellanno seguente, il aprile, scorgendo il detto signore, che questa Citta e tuttavia piena di detti bravi... tornati a vivere come prima vivevano, non punto mutato il costume loro, ne scemato il numero, da fuori unaltra grida, ancor piu vigorosa e notabile, nella quale, tra laltre ordinazioni, prescrive: Che qualsivoglia persona, cosi di questa Citta, come forestiera, che per due testimonj constera esser tenuto, e comunemente riputato per bravo, et aver tal nome, ancorche non si verifichi aver fatto delitto alcuno... per questa sola riputazione di bravo, senza altri indizj, possa dai detti giudici e da ognuno di loro esser posto alla corda et al tormento, per processo informativo... et ancorche non confessi delitto alcuno, tuttavia sia mandato alla galea, per detto triennio, per la sola opinione e nome di bravo, come di sopra. Tutto cio, e il di piu che si tralascia, perche Sua Eccellenza e risoluta di voler essere obbedita da ognuno. Alludir parole dun tanto signore, cosi gagliarde e sicure, e accompagnate da tali ordini, viene una gran voglia di credere che, al solo rimbombo di esse, tutti i bravi siano scomparsi per sempre. Ma la testimonianza dun signore non meno autorevole, ne meno dotato di nomi, ci obbliga a credere tutto il contrario. E questi lIllustrissimo ed Eccellentissimo Signor Juan Fernandez de Velasco, Contestabile di Castiglia, Cameriero maggiore di Sua Maesta, Duca della Citta di Frias, Conte di Haro e Castelnovo, Signore della Casa di Velasco, e di quella delli sette Infanti di Lara, Governatore dello Stato di Milano, etc. Il giugno dellanno , pienamente informato anche lui di quanto danno e rovine sieno... i bravi e vagabondi, e del pessimo effetto che tal sorta di gente, fa contra il ben pubblico, et in delusione della giustizia, intima loro di nuovo che, nel termine di giorni sei, abbiano a sbrattare il paese, ripetendo a un dipresso le prescrizioni e le minacce medesime del suo predecessore. Il maggio poi dellanno , informato, con non poco dispiacere dellanimo suo, che... ogni di piu in questa Citta e Stato va crescendo il numero di questi talibravi e vagabondi, ne di loro, giorno e notte, altro si sente che ferite appostatamente date, omicidii e ruberie et ogni altra qualita di delitti, ai quali si rendono piu facili, confidati essi bravi dessere aiutati dai capi e fautori loro... prescrive di nuovo gli stessi rimedi, accrescendo la dose, come susa nelle malattie ostinate. Ognuno dunque, conchiude poi, onninamente si guardi di contravvenire in parte alcuna alla grida presente, perche, in luogo di provare la clemenza di Sua Eccellenza, provera il rigore, e lira sua... essendo risoluta e determinata che questa sia lultima e perentoria monizione. Non fu pero di questo parere lIllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Pietro Enriquez de Acevedo, Conte di Fuentes, Capitano, e Governatore dello Stato di Milano; non fu di questo parere, e per buone ragioni. Pienamente informato della miseria in che vive questa Citta e Stato per cagione del gran numero di bravi che in esso abbonda... e risoluto di totalmente estirpare seme tanto pernizioso, da fuori, il decembre , una nuova grida piena anchessa di severissime comminazioni, con fermo proponimento che, con ogni rigore, e senza speranza di remissione, siano onninamente eseguite. Convien credere pero che non ci si mettesse con tutta quella buona voglia che sapeva impiegare nellordir cabale, e nel suscitar nemici al suo gran nemico Enrico IV; giacche, per questa parte, la storia attesta come riuscisse ad armare contro quel re il duca di Savoia, a cui fece perder piu duna citta; come riuscisse a far congiurare il duca di Biron, a cui fece perder la testa; ma, per cio che riguarda quel seme tanto pernizioso de bravi, certo e che esso continuava a germogliare, il settembre dellanno . In quel giorno lIllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Giovanni de Mendozza, Marchese de la Hynojosa, Gentiluomo etc., Governatore etc., penso seriamente ad estirparlo. A questeffetto, spedi a Pandolfo e Marco Tullio Malatesti, stampatori regii camerali, la solita grida, corretta ed accresciuta, perche la stampassero ad esterminio de bravi. Ma questi vissero ancora per ricevere, il decembre dellanno , gli stessi e piu forti colpi dallIllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Gomez Suarez de Figueroa, Duca di Feria, etc., Governatore etc. Pero, non essendo essi morti neppur di quelli, lIllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Gonzalo Fernandez di Cordova, sotto il cui governo accadde la passeggiata di don Abbondio, sera trovato costretto a ricorreggere e ripubblicare la solita grida contro i bravi, il giorno ottobre del , cioe un anno, un mese e due giorni prima di quel memorabile avvenimento. Ne fu questa lultima pubblicazione; ma noi delle posteriori non crediamo dover far menzione, come di cosa che esce dal periodo della nostra storia. Ne accenneremo soltanto una del febbraio dellanno , nella quale lIllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, el Duque de Feria, per la seconda volta governatore, ci avvisa che le maggiori sceleraggini procedono da quelli che chiamano bravi. Questo basta ad assicurarci che, nel tempo di cui noi trattiamo, cera de bravi tuttavia. Che i due descritti di sopra stessero ivi ad aspettar qualcheduno, era cosa troppo evidente; ma quel che piu dispiacque a don Abbondio fu il dover accorgersi, per certi atti, che laspettato era lui. Perche, al suo apparire, coloro seran guardati in viso, alzando la testa, con un movimento dal quale si scorgeva che tutte due a un tratto avevan detto: e lui; quello che stava a cavalcioni sera alzato, tirando la sua gamba sulla strada; laltro sera staccato dal muro; e tutte due gli savviavano incontro. Egli, tenendosi sempre il breviario aperto dinanzi, come se leggesse, spingeva lo sguardo in su, per ispiar le mosse di coloro; e, vedendoseli venir proprio incontro, fu assalito a un tratto da mille pensieri. Domando subito in fretta a se stesso, se, tra i bravi e lui, ci fosse qualche uscita di strada, a destra o a sinistra; e gli sovvenne subito di no. Fece un rapido esame, se avesse peccato contro qualche potente, contro qualche vendicativo; ma, anche in quel turbamento, il testimonio consolante della coscienza lo rassicurava alquanto: i bravi pero savvicinavano, guardandolo fisso. Mise lindice e il medio della mano sinistra nel collare, come per raccomodarlo; e, girando le due dita intorno al collo, volgeva intanto la faccia allindietro, torcendo insieme la bocca, e guardando con la coda dellocchio, fin dove poteva, se qualcheduno arrivasse; ma non vide nessuno. Diede unocchiata, al di sopra del muricciolo, ne campi: nessuno; unaltra piu modesta sulla strada dinanzi; nessuno, fuorche i bravi. Che fare tornare indietro, non era a tempo: darla a gambe, era lo stesso che dire, inseguitemi, o peggio. Non potendo schivare il pericolo, vi corse incontro, perche i momenti di quellincertezza erano allora cosi penosi per lui, che non desiderava altro che dabbreviarli. Affretto il passo, recito un versetto a voce piu alta, compose la faccia a tutta quella quiete e ilarita che pote, fece ogni sforzo per preparare un sorriso; quando si trovo a fronte dei due galantuomini, disse mentalmente: ci siamo; e si fermo su due piedi. Signor curato, disse un di que due, piantandogli gli occhi in faccia. Cosa comanda rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli resto spalancato nelle mani, come sur un leggio. Lei ha intenzione, prosegui laltro, con latto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sullintraprendere una ribalderia, lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella Cioe... rispose, con voce tremolante, don Abbondio: cioe. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non centra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi... e poi, vengon da noi, come sanderebbe a un banco a riscotere; e noi... noi siamo i servitori del comune. Or bene, gli disse il bravo, allorecchio, ma in tono solenne di comando, questo matrimonio non sha da fare, ne domani, ne mai. Ma, signori miei, replico don Abbondio, con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere un impaziente, ma, signori miei, si degnino di mettersi ne miei panni. Se la cosa dipendesse da me,... vedon bene che a me non me ne vien nulla in tasca... Orsu, interruppe il bravo, se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci metterebbe in sacco. Noi non ne sappiamo, ne vogliam saperne di piu. Uomo avvertito... lei cintende. Ma lor signori son troppo giusti, troppo ragionevoli... Ma, interruppe questa volta laltro compagnone, che non aveva parlato fin allora, ma il matrimonio non si fara, o... e qui una buona bestemmia, o chi lo fara non se ne pentira, perche non ne avra tempo, e... unaltra bestemmia. Zitto, zitto, riprese il primo oratore: il signor curato e un uomo che sa il viver del mondo; e noi siam galantuomini, che non vogliam fargli del male, purche abbia giudizio. Signor curato, lillustrissimo signor don Rodrigo nostro padrone la riverisce caramente. Questo nome fu, nella mente di don Abbondio, come, nel forte dun temporale notturno, un lampo che illumina momentaneamente e in confuso gli oggetti, e accresce il terrore. Fece, come per istinto, un grandinchino, e disse: se mi sapessero suggerire... Oh suggerire a lei che sa di latino interruppe ancora il bravo, con un riso tra lo sguaiato e il feroce. A lei tocca. E sopra tutto, non si lasci uscir parola su questo avviso che le abbiam dato per suo bene; altrimenti... ehm... sarebbe lo stesso che fare quel tal matrimonio. Via, che vuol che si dica in suo nome allillustrissimo signor don Rodrigo Il mio rispetto... Si spieghi meglio ... Disposto... disposto sempre allubbidienza . E, proferendo queste parole, non sapeva nemmen lui se faceva una promessa, o un complimento. I bravi le presero, o mostraron di prenderle nel significato piu serio. Benissimo, e buona notte, messere, disse lun dessi, in atto di partir col compagno. Don Abbondio, che, pochi momenti prima, avrebbe dato un occhio per iscansarli, allora avrebbe voluto prolungar la conversazione e le trattative. Signori... comincio, chiudendo il libro con le due mani; ma quelli, senza piu dargli udienza, presero la strada dondera lui venuto, e sallontanarono, cantando una canzonaccia che non voglio trascrivere. Il povero don Abbondio rimase un momento a bocca aperta, come incantato; poi prese quella delle due stradette che conduceva a casa sua, mettendo innanzi a stento una gamba dopo laltra, che parevano aggranchiate. Come stesse di dentro, sintendera meglio, quando avrem detto qualche cosa del suo naturale, e de tempi in cui gli era toccato di vivere. Don Abbondio il lettore se ne gia avveduto non era nato con un cuor di leone. Ma, fin da primi suoi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que tempi, era quella dun animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione desser divorato. La forza legale non proteggeva in alcun conto luomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non gia che mancassero leggi e pene contro le violenze private. Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati, con minuta prolissita; le pene, pazzamente esorbitanti e, se non basta, aumentabili, quasi per ogni caso, ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori; le procedure, studiate soltanto a liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli dimpedimento a proferire una condanna: gli squarci che abbiam riportati delle gride contro i bravi, ne sono un piccolo, ma fedel saggio. Con tutto cio, anzi in gran parte a cagion di cio, quelle gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente limpotenza de loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente daggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli gia soffrivano da perturbatori, e daccrescer le violenze e lastuzia di questi. Limpunita era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi dalcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attivita dinteresse, e con gelosia di puntiglio. Ora, questimpunita minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Cosi accadeva in effetto; e, allapparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi piu opportuni, per continuare a far cio che le gride venivano a proibire. Potevan ben esse inceppare a ogni passo, e molestare luomo bonario, che fosse senza forza propria e senza protezione; perche, col fine daver sotto la mano ogni uomo, per prevenire o per punire ogni delitto, assoggettavano ogni mossa del privato al volere arbitrario desecutori dogni genere. Ma chi, prima di commettere il delitto, aveva prese le sue misure per ricoverarsi a tempo in un convento, in un palazzo, dove i birri non avrebber mai osato metter piede; chi, senzaltre precauzioni, portava una livrea che impegnasse a difenderlo la vanita e linteresse duna famiglia potente, di tutto un ceto, era libero nelle sue operazioni, e poteva ridersi di tutto quel fracasso delle gride. Di quegli stessi cheran deputati a farle eseguire, alcuni appartenevano per nascita alla parte privilegiata, alcuni ne dipendevano per clientela; gli uni e gli altri, per educazione, per interesse, per consuetudine, per imitazione, ne avevano abbracciate le massime, e si sarebbero ben guardati dalloffenderle, per amor dun pezzo di carta attaccato sulle cantonate. Gli uomini poi incaricati dellesecuzione immediata, quando fossero stati intraprendenti come eroi, ubbidienti come monaci, e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebber pero potuto venirne alla fine, inferiori comeran di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilita dessere abbandonati da chi, in astratto e, per cosi dire, in teoria, imponeva loro di operare. Ma, oltre di cio, costoro eran generalmente de piu abbietti e ribaldi soggetti del loro tempo; lincarico loro era tenuto a vile anche da quelli che potevano averne terrore, e il loro titolo un improperio. Era quindi ben naturale che costoro, in vece darrischiare, anzi di gettar la vita in unimpresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti, e si riservassero a esercitare la loro esecrata autorita e la forza che pure avevano, in quelle occasioni dove non cera pericolo; nellopprimer cioe, e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa. Luomo che vuole offendere, o che teme, ogni momento, dessere offeso, cerca naturalmente alleati e compagni. Quindi era, in que tempi, portata al massimo punto la tendenza deglindividui a tenersi collegati in classi, a formarne delle nuove, e a procurare ognuno la maggior potenza di quella a cui apparteneva. Il clero vegliava a sostenere e ad estendere le sue immunita, la nobilta i suoi privilegi, il militare le sue esenzioni. I mercanti, gli artigiani erano arrolati in maestranze e in confraternite, i giurisperiti formavano una lega, i medici stessi una corporazione. Ognuna di queste piccole oligarchie aveva una sua forza speciale e propria; in ognuna lindividuo trovava il vantaggio dimpiegar per se, a proporzione della sua autorita e della sua destrezza, le forze riunite di molti. I piu onesti si valevan di questo vantaggio a difesa soltanto; gli astuti e i facinorosi ne approfittavano, per condurre a termine ribalderie, alle quali i loro mezzi personali non sarebber bastati, e per assicurarsene limpunita. Le forze pero di queste varie leghe eran molto disuguali; e, nelle campagne principalmente, il nobile dovizioso e violento, con intorno uno stuolo di bravi, e una popolazione di contadini avvezzi, per tradizione famigliare, e interessati o forzati a riguardarsi quasi come sudditi e soldati del padrone, esercitava un potere, a cui difficilmente nessunaltra frazione di lega avrebbe ivi potuto resistere. Il nostro Abbondio non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, sera dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione, dessere, in quella societa, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti, che lo vollero prete. Per dir la verita, non aveva gran fatto pensato agli obblighi e ai nobili fini del ministero al quale si dedicava: procacciarsi di che vivere con qualche agio, e mettersi in una classe riverita e forte, gli eran sembrate due ragioni piu che sufficienti per una tale scelta. Ma una classe qualunque non protegge un individuo, non lo assicura, che fino a un certo segno: nessuna lo dispensa dal farsi un suo sistema particolare. Don Abbondio, assorbito continuamente ne pensieri della propria quiete, non si curava di que vantaggi, per ottenere i quali facesse bisogno dadoperarsi molto, o darrischiarsi un poco. Il suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare. Neutralita disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui, dalle contese, allora frequentissime, tra il clero e le podesta laiche, tra il militare e il civile, tra nobili e nobili, fino alle questioni tra due contadini, nate da una parola, e decise coi pugni, o con le coltellate. Se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col piu forte, sempre pero alla retroguardia, e procurando di far vedere allaltro chegli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perche non avete saputo esser voi il piu forte chio mi sarei messo dalla vostra parte. Stando alla larga da prepotenti, dissimulando le loro soverchierie passeggiere e capricciose, corrispondendo con sommissioni a quelle che venissero da unintenzione piu seria e piu meditata, costringendo, a forza dinchini e di rispetto gioviale, anche i piu burberi e sdegnosi, a fargli un sorriso, quando glincontrava per la strada, il poveruomo era riuscito a passare i sessantanni, senza gran burrasche. Non e pero che non avesse anche lui il suo po di fiele in corpo; e quel continuo esercitar la pazienza, quel dar cosi spesso ragione agli altri, que tanti bocconi amari inghiottiti in silenzio, glielo avevano esacerbato a segno che, se non avesse, di tanto in tanto, potuto dargli un po di sfogo, la sua salute navrebbe certamente sofferto. Ma siccome veran poi finalmente al mondo, e vicino a lui, persone chegli conosceva ben bene per incapaci di far male, cosi poteva con quelle sfogare qualche volta il mal umore lungamente represso, e cavarsi anche lui la voglia dessere un po fantastico, e di gridare a torto. Era poi un rigido censore degli uomini che non si regolavan come lui, quando pero la censura potesse esercitarsi senza alcuno, anche lontano, pericolo. Il battuto era almeno un imprudente; lammazzato era sempre stato un uomo torbido. A chi, messosi a sostener le sue ragioni contro un potente, rimaneva col capo rotto, don Abbondio sapeva trovar sempre qualche torto; cosa non difficile, perche la ragione e il torto non si dividon mai con un taglio cosi netto, che ogni parte abbia soltanto delluna o dellaltro. Sopra tutto poi, declamava contro que suoi confratelli che, a loro rischio, prendevan le parti dun debole oppresso, contro un soverchiatore potente. Questo chiamava un comprarsi glimpicci a contanti, un voler raddirizzar le gambe ai cani; diceva anche severamente, chera un mischiarsi nelle cose profane, a danno della dignita del sacro ministero. E contro questi predicava, sempre pero a quattrocchi, o in un piccolissimo crocchio, con tanto piu di veemenza, quanto piu essi eran conosciuti per alieni dal risentirsi, in cosa che li toccasse personalmente. Aveva poi una sua sentenza prediletta, con la quale sigillava sempre i discorsi su queste materie: che a un galantuomo, il qual badi a se, e stia ne suoi panni, non accadon mai brutti incontri. Pensino ora i miei venticinque lettori che impressione dovesse fare sullanimo del poveretto, quello che se raccontato. Lo spavento di que visacci e di quelle parolacce, la minaccia dun signore noto per non minacciare invano, un sistema di quieto vivere, chera costato tantanni di studio e di pazienza, sconcertato in un punto, e un passo dal quale non si poteva veder come uscirne: tutti questi pensieri ronzavano tumultuariamente nel capo basso di don Abbondio. Se Renzo si potesse mandare in pace con un bel no, via; ma vorra delle ragioni; e cosa ho da rispondergli, per amor del cielo E, e, e, anche costui e una testa: un agnello se nessun lo tocca, ma se uno vuol contraddirgli... ih E poi, e poi, perduto dietro a quella Lucia, innamorato come... Ragazzacci, che, per non saper che fare, sinnamorano, voglion maritarsi, e non pensano ad altro; non si fanno carico de travagli in che mettono un povero galantuomo. Oh povero me vedete se quelle due figuracce dovevan proprio piantarsi sulla mia strada, e prenderla con me Che centro io Son io che voglio maritarmi Perche non son andati piuttosto a parlare... Oh vedete un poco: gran destino e il mio, che le cose a proposito mi vengan sempre in mente un momento dopo loccasione. Se avessi pensato di suggerir loro che andassero a portar la loro imbasciata... Ma, a questo punto, saccorse che il pentirsi di non essere stato consigliere e cooperatore delliniquita era cosa troppo iniqua; e rivolse tutta la stizza de suoi pensieri contro quellaltro che veniva cosi a togliergli la sua pace. Non conosceva don Rodrigo che di vista e di fama, ne aveva mai avuto che far con lui, altro che di toccare il petto col mento, e la terra con la punta del suo cappello, quelle poche volte che laveva incontrato per la strada. Gli era occorso di difendere, in piu dunoccasione, la riputazione di quel signore, contro coloro che, a bassa voce, sospirando, e alzando gli occhi al cielo, maledicevano qualche suo fatto: aveva detto cento volte chera un rispettabile cavaliere. Ma, in quel momento gli diede in cuor suo tutti que titoli che non aveva mai udito applicargli da altri, senza interrompere in fretta con un oibo. Giunto, tra il tumulto di questi pensieri, alla porta di casa sua, chera in fondo del paesello, mise in fretta nella toppa la chiave, che gia teneva in mano; apri, entro, richiuse diligentemente; e, ansioso di trovarsi in una compagnia fidata, chiamo subito: Perpetua Perpetua , avviandosi pure verso il salotto, dove questa doveva esser certamente ad apparecchiar la tavola per la cena. Era Perpetua, come ognun se navvede, la serva di don Abbondio: serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, secondo loccasione, tollerare a tempo il brontolio e le fantasticaggini del padrone, e fargli a tempo tollerar le proprie, che divenivan di giorno in giorno piu frequenti, da che aveva passata leta sinodale dei quaranta, rimanendo celibe, per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche. Vengo, rispose, mettendo sul tavolino, al luogo solito, il fiaschetto del vino prediletto di don Abbondio, e si mosse lentamente; ma non aveva ancor toccata la soglia del salotto, chegli ventro, con un passo cosi legato, con uno sguardo cosi adombrato, con un viso cosi stravolto, che non ci sarebbero nemmen bisognati gli occhi esperti di Perpetua, per iscoprire a prima vista che gli era accaduto qualche cosa di straordinario davvero. Misericordia cosha, signor padrone Niente, niente, rispose don Abbondio, lasciandosi andar tutto ansante sul suo seggiolone. Come, niente La vuol dare ad intendere a me cosi brutto come Qualche gran caso e avvenuto. Oh, per amor del cielo Quando dico niente, o e niente, o e cosa che non posso dire. Che non puo dir neppure a me Chi si prendera cura della sua salute Chi le dara un parere... Ohime tacete, e non apparecchiate altro: datemi un bicchiere del mio vino. E lei mi vorra sostenere che non ha niente disse Perpetua, empiendo il bicchiere, e tenendolo poi in mano, come se non volesse darlo che in premio della confidenza che si faceva tanto aspettare. Date qui, date qui, disse don Abbondio, prendendole il bicchiere, con la mano non ben ferma, e votandolo poi in fretta, come se fosse una medicina. Vuol dunque chio sia costretta di domandar qua e la cosa sia accaduto al mio padrone disse Perpetua, ritta dinanzi a lui, con le mani arrovesciate sui fianchi, e le gomita appuntate davanti, guardandolo fisso, quasi volesse succhiargli dagli occhi il segreto. Per amor del cielo non fate pettegolezzi, non fate schiamazzi: ne va... ne va la vita La vita La vita. Lei sa bene che, ogni volta che mha detto qualche cosa sinceramente, in confidenza, io non ho mai... Brava come quando... Perpetua savvide daver toccato un tasto falso; onde, cambiando subito il tono, signor padrone, disse, con voce commossa e da commovere, io le sono sempre stata affezionata; e, se ora voglio sapere, e per premura, perche vorrei poterla soccorrere, darle un buon parere, sollevarle lanimo... Il fatto sta che don Abbondio aveva forse tanta voglia di scaricarsi del suo doloroso segreto, quanta ne avesse Perpetua di conoscerlo; onde, dopo aver respinti sempre piu debolmente i nuovi e piu incalzanti assalti di lei, dopo averle fatto piu duna volta giurare che non fiaterebbe, finalmente, con molte sospensioni, con molti ohime, le racconto il miserabile caso. Quando si venne al nome terribile del mandante, bisogno che Perpetua proferisse un nuovo e piu solenne giuramento; e don Abbondio, pronunziato quel nome, si rovescio sulla spalliera della seggiola, con un gran sospiro, alzando le mani, in atto insieme di comando e di supplica, e dicendo: per amor del cielo Delle sue esclamo Perpetua. Oh che birbone oh che soverchiatore oh che uomo senza timor di Dio Volete tacere o volete rovinarmi del tutto Oh siam qui soli che nessun ci sente. Ma come fara, povero signor padrone Oh vedete, disse don Abbondio, con voce stizzosa: vedete che bei pareri mi sa dar costei Viene a domandarmi come faro, come faro; quasi fosse lei nellimpiccio, e toccasse a me di levarnela. Ma io lavrei bene il mio povero parere da darle; ma poi... Ma poi, sentiamo. Il mio parere sarebbe che, siccome tutti dicono che il nostro arcivescovo e un santuomo, e un uomo di polso, e che non ha paura di nessuno, e, quando puo fare star a dovere un di questi prepotenti, per sostenere un curato, ci gongola; io direi, e dico che lei gli scrivesse una bella lettera, per informarlo come qualmente... Volete tacere volete tacere Son pareri codesti da dare a un poveruomo Quando mi fosse toccata una schioppettata nella schiena, Dio liberi larcivescovo me la leverebbe Eh le schioppettate non si danno via come confetti: e guai se questi cani dovessero mordere tutte le volte che abbaiano E io ho sempre veduto che a chi sa mostrare i denti, e farsi stimare, gli si porta rispetto; e, appunto perche lei non vuol mai dir la sua ragione, siam ridotti a segno che tutti vengono, con licenza, a... Volete tacere Io taccio subito; ma e pero certo che, quando il mondo saccorge che uno, sempre, in ogni incontro, e pronto a calar le... Volete tacere E tempo ora di dir codeste baggianate Basta: ci pensera questa notte; ma intanto non cominci a farsi male da se, a rovinarsi la salute; mangi un boccone. Ci pensero io, rispose, brontolando, don Abbondio: sicuro; io ci pensero, io ci ho da pensare E salzo, continuando: non voglio prender niente; niente: ho altra voglia: lo so anchio che tocca a pensarci a me. Ma la doveva accader per lappunto a me. Mandi almen giu questaltro gocciolo, disse Perpetua, mescendo. Lei sa che questo le rimette sempre lo stomaco. Eh ci vuol altro, ci vuol altro, ci vuol altro. Cosi dicendo prese il lume, e, brontolando sempre: una piccola bagattella a un galantuomo par mio e domani comandra e altre simili lamentazioni, savvio per salire in camera. Giunto su la soglia, si volto indietro verso Perpetua, mise il dito sulla bocca, disse, con tono lento e solenne : per amor del cielo , e disparve. CAPITOLO II Si racconta che il principe di Conde dormi profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi: ma, in primo luogo, era molto affaticato; secondariamente aveva gia date tutte le disposizioni necessarie, e stabilito cio che dovesse fare, la mattina. Don Abbondio in vece non sapeva altro ancora se non che lindomani sarebbe giorno di battaglia; quindi una gran parte della notte fu spesa in consulte angosciose. Non far caso dellintimazione ribalda, ne delle minacce, e fare il matrimonio, era un partito, che non volle neppur mettere in deliberazione. Confidare a Renzo loccorrente, e cercar con lui qualche mezzo... Dio liberi Non si lasci scappar parola... altrimenti... ehm aveva detto un di que bravi; e, al sentirsi rimbombar quellehm nella mente, don Abbondio, non che pensare a trasgredire una tal legge, si pentiva anche dellaver ciarlato con Perpetua. Fuggire Dove E poi Quantimpicci, e quanti conti da rendere A ogni partito che rifiutava, il poveruomo si rivoltava nel letto. Quello che, per ogni verso, gli parve il meglio o il men male, fu di guadagnar tempo, menando Renzo per le lunghe. Si rammento a proposito, che mancavan pochi giorni al tempo proibito per le nozze; e, se posso tenere a bada, per questi pochi giorni, quel ragazzone, ho poi due mesi di respiro; e, in due mesi, puo nascer di gran cose . Rumino pretesti da metter in campo; e, benche gli paressero un po leggieri, pur sandava rassicurando col pensiero che la sua autorita gli avrebbe fatti parer di giusto peso, e che la sua antica esperienza gli darebbe gran vantaggio sur un giovanetto ignorante. Vedremo, diceva tra se: egli pensa alla morosa; ma io penso alla pelle: il piu interessato son io, lasciando stare che sono il piu accorto. Figliuol caro, se tu ti senti il bruciore addosso, non so che dire; ma io non voglio andarne di mezzo . Fermato cosi un poco lanimo a una deliberazione, pote finalmente chiuder occhio: ma che sonno che sogni Bravi, don Rodrigo, Renzo, viottole, rupi, fughe, inseguimenti, grida, schioppettate. Il primo svegliarsi, dopo una sciagura, e in un impiccio, e un momento molto amaro. La mente, appena risentita, ricorre allidee abituali della vita tranquilla antecedente; ma il pensiero del nuovo stato di cose le si affaccia subito sgarbatamente; e il dispiacere ne e piu vivo in quel paragone istantaneo. Assaporato dolorosamente questo momento, don Abbondio ricapitolo subito i suoi disegni della notte, si confermo in essi, gli ordino meglio, salzo, e stette aspettando Renzo con timore e, ad un tempo, con impazienza. Lorenzo o, come dicevan tutti, Renzo non si fece molto aspettare. Appena gli parve ora di poter, senza indiscrezione, presentarsi al curato, vando, con la lieta furia dun uomo di ventanni, che deve in quel giorno sposare quella che ama. Era, fin dalladolescenza, rimasto privo de parenti, ed esercitava la professione di filatore di seta, ereditaria, per dir cosi, nella sua famiglia; professione, negli anni indietro, assai lucrosa; allora gia in decadenza, ma non pero a segno che un abile operaio non potesse cavarne di che vivere onestamente. Il lavoro andava di giorno in giorno scemando; ma lemigrazione continua de lavoranti, attirati negli stati vicini da promesse, da privilegi e da grosse paghe, faceva si che non ne mancasse ancora a quelli che rimanevano in paese. Oltre di questo, possedeva Renzo un poderetto che faceva lavorare e lavorava egli stesso, quando il filatoio stava fermo; di modo che, per la sua condizione, poteva dirsi agiato. E quantunque quellannata fosse ancor piu scarsa delle antecedenti, e gia si cominciasse a provare una vera carestia, pure il nostro giovine, che, da quando aveva messi gli occhi addosso a Lucia, era divenuto massaio, si trovava provvisto bastantemente, e non aveva a contrastar con la fame. Comparve davanti a don Abbondio, in gran gala, con penne di vario colore al cappello, col suo pugnale del manico bello, nel taschino de calzoni, con una certaria di festa e nello stesso tempo di braveria, comune allora anche agli uomini piu quieti. Laccoglimento incerto e misterioso di don Abbondio fece un contrapposto singolare ai modi gioviali e risoluti del giovinotto. Che abbia qualche pensiero per la testa , argomento Renzo tra se; poi disse: son venuto, signor curato, per sapere a che ora le comoda che ci troviamo in chiesa. Di che giorno volete parlare Come, di che giorno non si ricorda che se fissato per oggi Oggi replico don Abbondio, come se ne sentisse parlare per la prima volta. Oggi, oggi... abbiate pazienza, ma oggi non posso. Oggi non puo Cose nato Prima di tutto, non mi sento bene, vedete. Mi dispiace; ma quello che ha da fare e cosa di cosi poco tempo, e di cosi poca fatica... E poi, e poi, e poi... E poi che cosa E poi ce degli imbrogli. Deglimbrogli Che imbrogli ci puo essere Bisognerebbe trovarsi nei nostri piedi, per conoscer quanti impicci nascono in queste materie, quanti conti sha da rendere. Io son troppo dolce di cuore, non penso che a levar di mezzo gli ostacoli, a facilitar tutto, a far le cose secondo il piacere altrui, e trascuro il mio dovere; e poi mi toccan de rimproveri, e peggio. Ma, col nome del cielo, non mi tenga cosi sulla corda, e mi dica chiaro e netto cosa ce. Sapete voi quante e quante formalita ci vogliono per fare un matrimonio in regola Bisogna ben chio ne sappia qualche cosa, disse Renzo, cominciando ad alterarsi, poiche me ne ha gia rotta bastantemente la testa, questi giorni addietro. Ma ora non se sbrigato ogni cosa non se fatto tutto cio che saveva a fare Tutto, tutto, pare a voi: perche, abbiate pazienza, la bestia son io, che trascuro il mio dovere, per non far penare la gente. Ma ora... basta, so quel che dico. Noi poveri curati siamo tra lancudine e il martello: voi impaziente; vi compatisco, povero giovane; e i superiori... basta, non si puo dir tutto. E noi siam quelli che ne andiam di mezzo. Ma mi spieghi una volta cose questaltra formalita che sha a fare, come dice; e sara subito fatta. Sapete voi quanti siano glimpedimenti dirimenti Che vuol chio sappia dimpedimenti Error, conditio, votum, cognatio, crimen, Cultus disparitas, vis, ordo, ligamen, honestas, Si sis affinis,... cominciava don Abbondio, contando sulla punta delle dita. Si piglia gioco di me interruppe il giovine. Che vuol chio faccia del suo latinorum Dunque, se non sapete le cose, abbiate pazienza, e rimettetevi a chi le sa. Orsu... Via, caro Renzo, non andate in collera, che son pronto a fare... tutto quello che dipende da me. Io, io vorrei vedervi contento; vi voglio bene io. Eh... quando penso che stavate cosi bene; cosa vi mancava Ve saltato il grillo di maritarvi... Che discorsi son questi, signor mio proruppe Renzo, con un volto tra lattonito e ladirato. Dico per dire, abbiate pazienza, dico per dire. Vorrei vedervi contento. In somma... In somma, figliuol caro, io non ci ho colpa; la legge non lho fatta io. E, prima di conchiudere un matrimonio, noi siam proprio obbligati a far molte e molte ricerche, per assicurarci che non ci siano impedimenti. Ma via, mi dica una volta che impedimento e sopravvenuto Abbiate pazienza, non son cose da potersi decifrare cosi su due piedi. Non ci sara niente, cosi spero; ma, non ostante, queste ricerche noi le dobbiam fare. Il testo e chiaro e lampante: antequam matrimonium denunciet... Le ho detto che non voglio latino. Ma bisogna pur che vi spieghi... Ma non le ha gia fatte queste ricerche Non le ho fatte tutte, come avrei dovuto, vi dico. Perche non le ha fatte a tempo perche dirmi che tutto era finito perche aspettare... Ecco mi rimproverate la mia troppa bonta. Ho facilitato ogni cosa per servirvi piu presto: ma... ma ora mi son venute... basta, so io. E che vorrebbe chio facessi Che aveste pazienza per qualche giorno. Figliuol caro, qualche giorno non e poi leternita: abbiate pazienza. Per quanto Siamo a buon porto , penso fra se don Abbondio; e, con un fare piu manieroso che mai, via, disse: in quindici giorni cerchero,... procurero... Quindici giorni oh questa si che nuova Se fatto tutto cio che ha voluto lei; se fissato il giorno; il giorno arriva; e ora lei mi viene a dire che aspetti quindici giorni Quindici... riprese poi, con voce piu alta e stizzosa, stendendo il braccio, e battendo il pugno nellaria; e chi sa qual diavoleria avrebbe attaccata a quel numero, se don Abbondio non lavesse interrotto, prendendogli laltra mano, con unamorevolezza timida e premurosa: via, via, non valterate, per amor del cielo. Vedro, cerchero se, in una settimana... E a Lucia che devo dire Che stato un mio sbaglio. E i discorsi del mondo Dite pure a tutti, che ho sbagliato io, per troppa furia, per troppo buon cuore: gettate tutta la colpa addosso a me. Posso parlar meglio via, per una settimana. E poi, non ci sara piu altri impedimenti Quando vi dico... Ebbene: avro pazienza per una settimana; ma ritenga bene che, passata questa, non mappaghero piu di chiacchiere. Intanto la riverisco . E cosi detto, se nando, facendo a don Abbondio un inchino men profondo del solito, e dandogli unocchiata piu espressiva che riverente. Uscito poi, e camminando di mala voglia, per la prima volta, verso la casa della sua promessa, in mezzo alla stizza, tornava con la mente su quel colloquio; e sempre piu lo trovava strano. Laccoglienza fredda e impicciata di don Abbondio, quel suo parlare stentato insieme e impaziente, que due occhi grigi che, mentre parlava, eran sempre andati scappando qua e la, come se avesser avuto paura dincontrarsi con le parole che gli uscivan di bocca, quel farsi quasi nuovo del matrimonio cosi espressamente concertato, e sopra tutto quellaccennar sempre qualche gran cosa, non dicendo mai nulla di chiaro; tutte queste circostanze messe insieme facevan pensare a Renzo che ci fosse sotto un mistero diverso da quello che don Abbondio aveva voluto far credere. Stette il giovine in forse un momento di tornare indietro, per metterlo alle strette, e farlo parlar piu chiaro; ma, alzando gli occhi, vide Perpetua che camminava dinanzi a lui, ed entrava in un orticello pochi passi distante dalla casa. Le diede una voce, mentre essa apriva luscio; studio il passo, la raggiunse, la ritenne sulla soglia, e, col disegno di scovar qualche cosa di piu positivo, si fermo ad attaccar discorso con essa. Buon giorno, Perpetua: io speravo che oggi si sarebbe stati allegri insieme. Ma quel che Dio vuole, il mio povero Renzo. Fatemi un piacere: quel benedettuomo del signor curato mha impastocchiate certe ragioni che non ho potuto ben capire: spiegatemi voi meglio perche non puo o non vuole maritarci oggi. Oh vi par egli chio sappia i segreti del mio padrone Lho detto io, che cera mistero sotto , penso Renzo; e, per tirarlo in luce, continuo: via, Perpetua; siamo amici; ditemi quel che sapete, aiutate un povero figliuolo. Mala cosa nascer povero, il mio caro Renzo. E vero, riprese questo, sempre piu confermandosi ne suoi sospetti; e, cercando daccostarsi piu alla questione, e vero, soggiunse, ma tocca ai preti a trattar male co poveri Sentite, Renzo; io non posso dir niente, perche... non so niente; ma quello che vi posso assicurare e che il mio padrone non vuol far torto, ne a voi ne a nessuno; e lui non ci ha colpa. Chi e dunque che ci ha colpa domando Renzo, con un certatto trascurato, ma col cuor sospeso, e con lorecchio allerta. Quando vi dico che non so niente... In difesa del mio padrone, posso parlare; perche mi fa male sentire che gli si dia carico di voler far dispiacere a qualcheduno. Poveruomo se pecca, e per troppa bonta. Ce bene a questo mondo de birboni, de prepotenti, degli uomini senza timor di Dio... Prepotenti birboni penso Renzo: questi non sono i superiori . Via, disse poi, nascondendo a stento lagitazione crescente, via, ditemi chi e. Ah voi vorreste farmi parlare; e io non posso parlare, perche... non so niente: quando non so niente, e come se avessi giurato di tacere. Potreste darmi la corda, che non mi cavereste nulla di bocca. Addio; e tempo perduto per tutte due . Cosi dicendo, entro in fretta nellorto, e chiuse luscio. Renzo, rispostole con un saluto, torno indietro pian piano, per non farla accorgere del cammino che prendeva; ma, quando fu fuor del tiro dellorecchio della buona donna, allungo il passo; in un momento fu alluscio di don Abbondio; entro, ando diviato al salotto dove laveva lasciato, ve lo trovo, e corse verso lui, con un fare ardito, e con gli occhi stralunati. Eh eh che novita e questa disse don Abbondio. Chi e quel prepotente, disse Renzo, con la voce dun uomo che risoluto dottenere una risposta precisa, chi e quel prepotente che non vuol chio sposi Lucia Che che che balbetto il povero sorpreso, con un volto fatto in un istante bianco e floscio, come un cencio che esca del bucato. E, pur brontolando, spicco un salto dal suo seggiolone, per lanciarsi alluscio. Ma Renzo, che doveva aspettarsi quella mossa, e stava allerta, vi balzo prima di lui, giro la chiave, e se la mise in tasca. Ah ah parlera ora, signor curato Tutti sanno i fatti miei, fuori di me. Voglio saperli, per bacco, anchio. Come si chiama colui Renzo Renzo per carita, badate a quel che fate; pensate allanima vostra. Penso che lo voglio saper subito, sul momento . E, cosi dicendo, mise, forse senza avvedersene, la mano sul manico del coltello che gli usciva dal taschino. Misericordia esclamo con voce fioca don Abbondio. Lo voglio sapere. Chi vha detto... No, no; non piu fandonie. Parli chiaro e subito. Mi volete morto Voglio sapere cio che ho ragion di sapere. Ma se parlo, son morto. Non mha da premere la mia vita Dunque parli. Quel dunque fu proferito con una tale energia, laspetto di Renzo divenne cosi minaccioso, che don Abbondio non pote piu nemmen supporre la possibilita di disubbidire. Mi promettete, mi giurate, disse di non parlarne con nessuno, di non dir mai... Le prometto che fo uno sproposito, se lei non mi dice subito subito il nome di colui. A quel nuovo scongiuro, don Abbondio, col volto, e con lo sguardo di chi ha in bocca le tanaglie del cavadenti, proferi: don... Don ripete Renzo, come per aiutare il paziente a buttar fuori il resto; e stava curvo, con lorecchio chino sulla bocca di lui, con le braccia tese, e i pugni stretti allindietro. Don Rodrigo pronunzio in fretta il forzato, precipitando quelle poche sillabe, e strisciando le consonanti, parte per il turbamento, parte perche, rivolgendo pure quella poca attenzione che gli rimaneva libera, a fare una transazione tra le due paure, pareva che volesse sottrarre e fare scomparir la parola, nel punto stesso chera costretto a metterla fuori. Ah cane urlo Renzo. E come ha fatto Cosa le ha detto per... Come eh come rispose, con voce quasi sdegnosa, don Abbondio, il quale, dopo un cosi gran sagrifizio, si sentiva in certo modo divenuto creditore. Come eh Vorrei che la fosse toccata a voi, come e toccata a me, che non centro per nulla; che certamente non vi sarebber rimasti tanti grilli in capo . E qui si fece a dipinger con colori terribili il brutto incontro; e, nel discorrere, accorgendosi sempre piu duna gran collera che aveva in corpo, e che fin allora era stata nascosta e involta nella paura, e vedendo nello stesso tempo che Renzo, tra la rabbia e la confusione, stava immobile, col capo basso, continuo allegramente: avete fatta una bella azione Mavete reso un bel servizio Un tiro di questa sorte a un galantuomo, al vostro curato in casa sua in luogo sacro Avete fatta una bella prodezza Per cavarmi di bocca il mio malanno, il vostro malanno cio chio vi nascondevo per prudenza, per vostro bene E ora che lo sapete Vorrei vedere che mi faceste... Per amor del cielo Non si scherza. Non si tratta di torto o di ragione; si tratta di forza. E quando, questa mattina, vi davo un buon parere... eh subito nelle furie. Io avevo giudizio per me e per voi; ma come si fa Aprite almeno; datemi la mia chiave. Posso aver fallato, rispose Renzo, con voce raddolcita verso don Abbondio, ma nella quale si sentiva il furore contro il nemico scoperto: posso aver fallato; ma si metta la mano al petto, e pensi se nel mio caso... Cosi dicendo, sera levata la chiave di tasca, e andava ad aprire. Don Abbondio gli ando dietro, e, mentre quegli girava la chiave nella toppa, se gli accosto, e, con volto serio e ansioso, alzandogli davanti agli occhi le tre prime dita della destra, come per aiutarlo anche lui dal canto suo, giurate almeno... gli disse. Posso aver fallato; e mi scusi, rispose Renzo, aprendo, e disponendosi ad uscire. Giurate... replico don Abbondio, afferrandogli il braccio con la mano tremante. Posso aver fallato, ripete Renzo, sprigionandosi da lui; e parti in furia, troncando cosi la questione, che, al pari duna questione di letteratura o di filosofia o daltro, avrebbe potuto durar dei secoli, giacche ognuna delle parti non faceva che replicare il suo proprio argomento. Perpetua Perpetua grido don Abbondio, dopo avere invano richiamato il fuggitivo. Perpetua non risponde: don Abbondio non sapeva piu in che mondo si fosse. E accaduto piu duna volta a personaggi di ben piu alto affare che don Abbondio, di trovarsi in frangenti cosi fastidiosi, in tanta incertezza di partiti, che parve loro un ottimo ripiego mettersi a letto con la febbre. Questo ripiego, egli non lo dovette andare a cercare, perche gli si offerse da se. La paura del giorno avanti, la veglia angosciosa della notte, la paura avuta in quel momento, lansieta dellavvenire, fecero leffetto. Affannato e balordo, si ripose sul suo seggiolone, comincio a sentirsi qualche brivido nellossa, si guardava le unghie sospirando, e chiamava di tempo in tempo, con voce tremolante e stizzosa: Perpetua La venne finalmente, con un gran cavolo sotto il braccio, e con la faccia tosta, come se nulla fosse stato. Risparmio al lettore i lamenti, le condoglianze, le accuse, le difese, i voi sola potete aver parlato , e i non ho parlato , tutti i pasticci in somma di quel colloquio. Basti dire che don Abbondio ordino a Perpetua di metter la stanga alluscio, di non aprir piu per nessuna cagione, e, se alcun bussasse, risponder dalla finestra che il curato era andato a letto con la febbre. Sali poi lentamente le scale, dicendo, ogni tre scalini, son servito ; e si mise davvero a letto, dove lo lasceremo. Renzo intanto camminava a passi infuriati verso casa, senza aver determinato quel che dovesse fare, ma con una smania addosso di far qualcosa di strano e di terribile. I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che, in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi. Renzo era un giovine pacifico e alieno dal sangue, un giovine schietto e nemico dogni insidia; ma, in que momenti, il suo cuore non batteva che per lomicidio, la sua mente non era occupata che a fantasticare un tradimento. Avrebbe voluto correre alla casa di don Rodrigo, afferrarlo per il collo, e... ma gli veniva in mente chera come una fortezza, guarnita di bravi al di dentro, e guardata al di fuori; che i soli amici e servitori ben conosciuti ventravan liberamente, senza essere squadrati da capo a piedi; che un artigianello sconosciuto non vi potrebbentrare senza un esame, e chegli sopra tutto... egli vi sarebbe forse troppo conosciuto. Si figurava allora di prendere il suo schioppo, dappiattarsi dietro una siepe, aspettando se mai, se mai colui venisse a passar solo; e, internandosi, con feroce compiacenza, in quellimmaginazione, si figurava di sentire una pedata, quella pedata, dalzar chetamente la testa; riconosceva lo scellerato, spianava lo schioppo, prendeva la mira, sparava, lo vedeva cadere e dare i tratti, gli lanciava una maledizione, e correva sulla strada del confine a mettersi in salvo. E Lucia Appena questa parola si fu gettata a traverso di quelle bieche fantasie, i migliori pensieri a cui era avvezza la mente di Renzo, ventrarono in folla. Si rammento degli ultimi ricordi de suoi parenti, si rammento di Dio, della Madonna e de santi, penso alla consolazione che aveva tante volte provata di trovarsi senza delitti, allorrore che aveva tante volte provato al racconto dun omicidio; e si risveglio da quel sogno di sangue, con ispavento, con rimorso, e insieme con una specie di gioia di non aver fatto altro che immaginare. Ma il pensiero di Lucia, quanti pensieri tirava seco Tante speranze, tante promesse, un avvenire cosi vagheggiato, e cosi tenuto sicuro, e quel giorno cosi sospirato E come, con che parole annunziarle una tal nuova E poi, che partito prendere Come farla sua, a dispetto della forza di quelliniquo potente E insieme a tutto questo, non un sospetto formato, ma unombra tormentosa gli passava per la mente. Quella soverchieria di don Rodrigo non poteva esser mossa che da una brutale passione per Lucia. E Lucia Che avesse data a colui la piu piccola occasione, la piu leggiera lusinga, non era un pensiero che potesse fermarsi un momento nella testa di Renzo. Ma nera informata Poteva colui aver concepita quellinfame passione, senza che lei se navvedesse Avrebbe spinte le cose tanto in la, prima daverla tentata in qualche modo E Lucia non ne aveva mai detta una parola a lui al suo promesso Dominato da questi pensieri, passo davanti a casa sua, chera nel mezzo del villaggio, e, attraversatolo, savvio a quella di Lucia, chera in fondo, anzi un po fuori. Aveva quella casetta un piccolo cortile dinanzi, che la separava dalla strada, ed era cinto da un murettino. Renzo entro nel cortile, e senti un misto e continuo ronzio che veniva da una stanza di sopra. Simmagino che sarebbero amiche e comari, venute a far corteggio a Lucia; e non si volle mostrare a quel mercato, con quella nuova in corpo e sul volto. Una fanciulletta che si trovava nel cortile, gli corse incontro gridando: lo sposo lo sposo Zitta, Bettina, zitta disse Renzo. Vien qua; va su da Lucia, tirala in disparte, e dille allorecchio... ma che nessun senta, ne sospetti di nulla, ve... dille che ho da parlarle, che laspetto nella stanza terrena, e che venga subito . La fanciulletta sali in fretta le scale, lieta e superba davere una commission segreta da eseguire. Lucia usciva in quel momento tutta attillata dalle mani della madre. Le amiche si rubavano la sposa, e le facevan forza perche si lasciasse vedere; e lei sandava schermendo, con quella modestia un po guerriera delle contadine, facendosi scudo alla faccia col gomito, chinandola sul busto, e aggrottando i lunghi e neri sopraccigli, mentre pero la bocca sapriva al sorriso. I neri e giovanili capelli, spartiti sopra la fronte, con una bianca e sottile dirizzatura, si ravvolgevan, dietro il capo, in cerchi moltiplici di trecce, trapassate da lunghi spilli dargento, che si dividevano allintorno, quasi a guisa de raggi dunaureola, come ancora usano le contadine nel Milanese. Intorno al collo aveva un vezzo di granati alternati con bottoni doro a filigrana: portava un bel busto di broccato a fiori, con le maniche separate e allacciate da bei nastri: una corta gonnella di filaticcio di seta, a pieghe fitte e minute, due calze vermiglie, due pianelle, di seta anchesse, a ricami. Oltre a questo, chera lornamento particolare del giorno delle nozze, Lucia aveva quello quotidiano duna modesta bellezza, rilevata allora e accresciuta dalle varie affezioni che le si dipingevan sul viso: una gioia temperata da un turbamento leggiero, quel placido accoramento che si mostra di quandin quando sul volto delle spose, e, senza scompor la bellezza, le da un carattere particolare. La piccola Bettina si caccio nel crocchio, saccosto a Lucia, le fece intendere accortamente che aveva qualcosa da comunicarle, e le disse la sua parolina allorecchio. Vo un momento, e torno, disse Lucia alle donne; e scese in fretta. Al veder la faccia mutata, e il portamento inquieto di Renzo, cosa ce disse, non senza un presentimento di terrore. Lucia rispose Renzo, per oggi, tutto e a monte; e Dio sa quando potremo esser marito e moglie. Che disse Lucia tutta smarrita. Renzo le racconto brevemente la storia di quella mattina: ella ascoltava con angoscia: e quando udi il nome di don Rodrigo, ah esclamo, arrossendo e tremando, fino a questo segno Dunque voi sapevate... disse Renzo. Pur troppo rispose Lucia; ma a questo segno Che cosa sapevate Non mi fate ora parlare, non mi fate piangere. Corro a chiamar mia madre, e a licenziar le donne: bisogna che siam soli. Mentre ella partiva, Renzo sussurro: non mavete mai detto niente. Ah, Renzo rispose Lucia, rivolgendosi un momento, senza fermarsi. Renzo intese benissimo che il suo nome pronunziato in quel momento, con quel tono, da Lucia, voleva dire: potete voi dubitare chio abbia taciuto se non per motivi giusti e puri Intanto la buona Agnese cosi si chiamava la madre di Lucia, messa in sospetto e in curiosita dalla parolina allorecchio, e dallo sparir della figlia, era discesa a veder cosa cera di nuovo. La figlia la lascio con Renzo, torno alle donne radunate, e, accomodando laspetto e la voce, come pote meglio, disse: il signor curato e ammalato; e oggi non si fa nulla . Cio detto, le saluto tutte in fretta, e scese di nuovo. Le donne sfilarono, e si sparsero a raccontar laccaduto. Due o tre andaron fin alluscio del curato, per verificar se era ammalato davvero. Un febbrone, rispose Perpetua dalla finestra; e la trista parola, riportata allaltre, tronco le congetture che gia cominciavano a brulicar ne loro cervelli, e ad annunziarsi tronche e misteriose ne loro discorsi. CAPITOLO III Lucia entro nella stanza terrena, mentre Renzo stava angosciosamente informando Agnese, la quale angosciosamente lo ascoltava. Tutte due si volsero a chi ne sapeva piu di loro, e da cui aspettavano uno schiarimento, il quale non poteva essere che doloroso: tutte due, lasciando travedere, in mezzo al dolore, e con lamore diverso che ognun dessi portava a Lucia, un cruccio pur diverso perche avesse taciuto loro qualche cosa, e una tal cosa. Agnese, benche ansiosa di sentir parlare la figlia, non pote tenersi di non farle un rimprovero. A tua madre non dir niente duna cosa simile Ora vi diro tutto, rispose Lucia, asciugandosi gli occhi col grembiule. Parla, parla Parlate, parlate gridarono a un tratto la madre e lo sposo. Santissima Vergine esclamo Lucia: chi avrebbe creduto che le cose potessero arrivare a questo segno E, con voce rotta dal pianto, racconto come, pochi giorni prima, mentre tornava dalla filanda, ed era rimasta indietro dalle sue compagne, le era passato innanzi don Rodrigo, in compagnia dun altro signore; che il primo aveva cercato di trattenerla con chiacchiere, comella diceva, non punto belle; ma essa, senza dargli retta, aveva affrettato il passo, e raggiunte le compagne; e intanto aveva sentito quellaltro signore rider forte, e don Rodrigo dire: scommettiamo. Il giorno dopo, coloro seran trovati ancora sulla strada; ma Lucia era nel mezzo delle compagne, con gli occhi bassi; e laltro signore sghignazzava, e don Rodrigo diceva: vedremo, vedremo. Per grazia del cielo, continuo Lucia, quel giorno era lultimo della filanda. Io raccontai subito... A chi hai raccontato domando Agnese, andando incontro, non senza un po di sdegno, al nome del confidente preferito. Al padre Cristoforo, in confessione, mamma, rispose Lucia, con un accento soave di scusa. Gli raccontai tutto, lultima volta che siamo andate insieme alla chiesa del convento: e, se vi ricordate, quella mattina, io andava mettendo mano ora a una cosa, ora a unaltra, per indugiare, tanto che passasse altra gente del paese avviata a quella volta, e far la strada in compagnia con loro; perche, dopo quellincontro, le strade mi facevan tanta paura... Al nome riverito del padre Cristoforo, lo sdegno dAgnese si raddolci. Hai fatto bene, disse, ma perche non raccontar tutto anche a tua madre Lucia aveva avute due buone ragioni: luna, di non contristare ne spaventare la buona donna, per cosa alla quale essa non avrebbe potuto trovar rimedio; laltra, di non metter a rischio di viaggiar per molte bocche una storia che voleva essere gelosamente sepolta: tanto piu che Lucia sperava che le sue nozze avrebber troncata, sul principiare, quellabbominata persecuzione. Di queste due ragioni pero, non allego che la prima. E a voi, disse poi, rivolgendosi a Renzo, con quella voce che vuol far riconoscere a un amico che ha avuto torto: e a voi doveva io parlar di questo Pur troppo lo sapete ora E che tha detto il padre domando Agnese. Mha detto che cercassi daffrettar le nozze il piu che potessi, e intanto stessi rinchiusa; che pregassi bene il Signore; e che sperava che colui, non vedendomi, non si curerebbe piu di me. E fu allora che mi sforzai, prosegui, rivolgendosi di nuovo a Renzo, senza alzargli pero gli occhi in viso, e arrossendo tutta, fu allora che feci la sfacciata, e che vi pregai io che procuraste di far presto, e di concludere prima del tempo che sera stabilito. Chi sa cosa avrete pensato di me Ma io facevo per bene, ed ero stata consigliata, e tenevo per certo... e questa mattina, ero tanto lontana da pensare... Qui le parole furon troncate da un violento scoppio di pianto. Ah birbone ah dannato ah assassino gridava Renzo, correndo innanzi e indietro per la stanza, e stringendo di tanto in tanto il manico del suo coltello. Oh che imbroglio, per amor di Dio esclamava Agnese. Il giovine si fermo dimprovviso davanti a Lucia che piangeva; la guardo con un atto di tenerezza mesta e rabbiosa, e disse: questa e lultima che fa quellassassino. Ah no, Renzo, per amor del cielo grido Lucia. No, no, per amor del cielo Il Signore ce anche per i poveri; e come volete che ci aiuti, se facciam del male No, no, per amor del cielo ripeteva Agnese. Renzo, disse Lucia, con unaria di speranza e di risoluzione piu tranquilla: voi avete un mestiere, e io so lavorare: andiamo tanto lontano, che colui non senta piu parlar di noi. Ah Lucia e poi Non siamo ancora marito e moglie Il curato vorra farci la fede di stato libero Un uomo come quello Se fossimo maritati, oh allora... Lucia si rimise a piangere; e tutte tre rimasero in silenzio, e in un abbattimento che faceva un tristo contrapposto alla pompa festiva de loro abiti. Sentite, figliuoli; date retta a me, disse, dopo qualche momento, Agnese. Io son venuta al mondo prima di voi; e il mondo lo conosco un poco. Non bisogna poi spaventarsi tanto: il diavolo non e brutto quanto si dipinge. A noi poverelli le matasse paion piu imbrogliate, perche non sappiam trovarne il bandolo; ma alle volte un parere, una parolina dun uomo che abbia studiato... so ben io quel che voglio dire. Fate a mio modo, Renzo; andate a Lecco; cercate del dottor Azzeccagarbugli, raccontategli... Ma non lo chiamate cosi, per amor del cielo: e un soprannome. Bisogna dire il signor dottor... Come si chiama, ora Oh to non lo so il nome vero: lo chiaman tutti a quel modo. Basta, cercate di quel dottore alto, asciutto, pelato, col naso rosso, e una voglia di lampone sulla guancia. Lo conosco di vista, disse Renzo. Bene, continuo Agnese: quello e una cima duomo Ho visto io piu duno chera piu impicciato che un pulcin nella stoppa, e non sapeva dove batter la testa, e, dopo essere stato unora a quattrocchi col dottor Azzeccagarbugli badate bene di non chiamarlo cosi, lho visto, dico, ridersene. Pigliate quei quattro capponi, poveretti a cui dovevo tirare il collo, per il banchetto di domenica, e portateglieli; perche non bisogna mai andar con le mani vote da que signori. Raccontategli tutto laccaduto; e vedrete che vi dira, su due piedi, di quelle cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno. Renzo abbraccio molto volentieri questo parere; Lucia lapprovo; e Agnese, superba daverlo dato, levo, a una a una, le povere bestie dalla stia, riuni le loro otto gambe, come se facesse un mazzetto di fiori, le avvolse e le strinse con uno spago, e le consegno in mano a Renzo; il quale, date e ricevute parole di speranza, usci dalla parte dellorto, per non esser veduto da ragazzi, che gli correrebber dietro, gridando: lo sposo lo sposo Cosi, attraversando i campi o, come dicon cola, i luoghi, se nando per viottole, fremendo, ripensando alla sua disgrazia, e ruminando il discorso da fare al dottor Azzeccagarbugli. Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, cosi legate e tenute per le zampe, a capo allin giu, nella mano dun uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora lalzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto singegnavano a beccarsi luna con laltra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura. Giunto al borgo, domando dellabitazione del dottore; gli fu indicata, e vando. Allentrare, si senti preso da quella suggezione che i poverelli illetterati provano in vicinanza dun signore e dun dotto, e dimentico tutti i discorsi che aveva preparati; ma diede unocchiata ai capponi, e si rincoro. Entrato in cucina, domando alla serva se si poteva parlare al signor dottore. Adocchio essa le bestie, e, come avvezza a somiglianti doni, mise loro le mani addosso, quantunque Renzo andasse tirando indietro, perche voleva che il dottore vedesse e sapesse chegli portava qualche cosa. Capito appunto mentre la donna diceva: date qui, e andate innanzi . Renzo fece un grande inchino: il dottore laccolse umanamente, con un venite, figliuolo, e lo fece entrar con se nello studio. Era questo uno stanzone, su tre pareti del quale eran distribuiti i ritratti de dodici Cesari; la quarta, coperta da un grande scaffale di libri vecchi e polverosi: nel mezzo, una tavola gremita dallegazioni, di suppliche, di libelli, di gride, con tre o quattro seggiole allintorno, e da una parte un seggiolone a braccioli, con una spalliera alta e quadrata, terminata agli angoli da due ornamenti di legno, che salzavano a foggia di corna, coperta di vacchetta, con grosse borchie, alcune delle quali, cadute da gran tempo, lasciavano in liberta gli angoli della copertura, che saccartocciava qua e la. Il dottore era in veste da camera, cioe coperto duna toga ormai consunta, che gli aveva servito, moltanni addietro, per perorare, ne giorni dapparato, quando andava a Milano, per qualche causa dimportanza. Chiuse luscio, e fece animo al giovine, con queste parole: figliuolo, ditemi il vostro caso. Vorrei dirle una parola in confidenza. Son qui, rispose il dottore: parlate . E saccomodo sul seggiolone. Renzo, ritto davanti alla tavola, con una mano nel cocuzzolo del cappello, che faceva girar con laltra, ricomincio: vorrei sapere da lei che ha studiato... Ditemi il fatto come sta, interruppe il dottore. Lei mha da scusare: noi altri poveri non sappiamo parlar bene. Vorrei dunque sapere... Benedetta gente siete tutti cosi: in vece di raccontar il fatto, volete interrogare, perche avete gia i vostri disegni in testa. Mi scusi, signor dottore. Vorrei sapere se, a minacciare un curato, perche non faccia un matrimonio, ce penale. Ho capito , disse tra se il dottore, che in verita non aveva capito. Ho capito . E subito si fece serio, ma duna serieta mista di compassione e di premura; strinse fortemente le labbra, facendone uscire un suono inarticolato che accennava un sentimento, espresso poi piu chiaramente nelle sue prime parole. Caso serio, figliuolo; caso contemplato. Avete fatto bene a venir da me. E un caso chiaro, contemplato in cento gride, e... appunto, in una dellanno scorso, dellattuale signor governatore. Ora vi fo vedere, e toccar con mano. Cosi dicendo, salzo dal suo seggiolone, e caccio le mani in quel caos di carte, rimescolandole dal sotto in su, come se mettesse grano in uno staio. Dove ora Vien fuori, vien fuori. Bisogna aver tante cose alle mani Ma la devesser qui sicuro, perche e una grida dimportanza. Ah ecco, ecco . La prese, la spiego, guardo alla data, e, fatto un viso ancor piu serio, esclamo: il dottobre Sicuro; e dellanno passato: grida fresca; son quelle che fanno piu paura. Sapete leggere, figliuolo Un pochino, signor dottore. Bene, venitemi dietro con locchio, e vedrete. E, tenendo la grida sciorinata in aria, comincio a leggere, borbottando a precipizio in alcuni passi, e fermandosi distintamente, con grandespressione, sopra alcuni altri, secondo il bisogno: Se bene, per la grida pubblicata dordine del signor Duca di Feria ai di dicembre , et confirmata dalllllustriss. et Eccellentiss. Signore il Signor Gonzalo Fernandez de Cordova, eccetera, fu con rimedii straordinarii e rigorosi provvisto alle oppressioni, concussioni et atti tirannici che alcuni ardiscono di commettere contro questi Vassalli tanto divoti di S. M., ad ogni modo la frequenza degli eccessi, e la malitia, eccetera, e cresciuta a segno, che ha posto in necessita lEccell. Sua, eccetera. Onde, col parere del Senato et di una Giunta, eccetera, ha risoluto che si pubblichi la presente. E cominciando dagli atti tirannici, mostrando lesperienza che molti, cosi nelle Citta, come nelle Ville... sentite di questo Stato, con tirannide esercitano concussioni et opprimono i piu deboli in varii modi, come in operare che si facciano contratti violenti di compre, daffitti... eccetera: dove sei ah ecco; sentite: che seguano o non seguano matrimonii. Eh E il mio caso, disse Renzo. Sentite, sentite, ce ben altro; e poi vedremo la pena. Si testifichi, o non si testifichi; che uno si parta dal luogo dove abita, eccetera; che quello paghi un debito; quellaltro non lo molesti, quello vada al suo molino: tutto questo non ha che far con noi. Ah ci siamo: quel prete non faccia quello che e obbligato per luficio suo, o faccia cose che non gli toccano. Eh Pare che abbian fatta la grida apposta per me. Eh non e vero sentite, sentite: et altre simili violenze, quali seguono da feudatarii, nobili, mediocri, vili, et plebei. Non se ne scappa: ci son tutti: e come la valle di Giosafat. Sentite ora la pena. Tutte queste et altre simili male attioni, benche siano proibite, nondimeno, convenendo metter mano a maggior rigore, S. E., per la presente, non derogando, eccetera, ordina e comanda che contra li contravventori in qualsivoglia dei suddetti capi, o altro simile, si proceda da tutti li giudici ordinarii di questo Stato a pena pecuniaria e corporale, ancora di relegatione o di galera, e fino alla morte... una piccola bagattella allarbitrio dellEccellenza Sua, o del Senato, secondo la qualita dei casi, persone e circostanze. E questo irremissibilmente e con ogni rigore, eccetera. Ce ne della roba, eh E vedete qui le sottoscrizioni: Gonzalo Fernandez de Cordova; e piu in giu: Platonus; e qui ancora: Vidit Ferrer: non ci manca niente. Mentre il dottore leggeva, Renzo gli andava dietro lentamente con locchio, cercando di cavar il costrutto chiaro, e di mirar proprio quelle sacrosante parole, che gli parevano dover esser il suo aiuto. Il dottore, vedendo il nuovo cliente piu attento che atterrito, si maravigliava. Che sia matricolato costui , pensava tra se. Ah ah gli disse poi: vi siete pero fatto tagliare il ciuffo. Avete avuto prudenza: pero, volendo mettervi nelle mie mani, non faceva bisogno. Il caso e serio; ma voi non sapete quel che mi basti lanimo di fare, in unoccasione. Per intender questuscita del dottore, bisogna sapere, o rammentarsi che, a quel tempo, i bravi di mestiere, e i facinorosi dogni genere, usavan portare un lungo ciuffo, che si tiravan poi sul volto, come una visiera, allatto daffrontar qualcheduno, ne casi in cui stimasser necessario di travisarsi, e limpresa fosse di quelle, che richiedevano nello stesso tempo forza e prudenza. Le gride non erano state in silenzio su questa moda. Comanda Sua Eccellenza il marchese de la Hynojosa che chi portera i capelli di tal lunghezza che coprano il fronte fino alli cigli esclusivamente, ovvero portera la trezza, o avanti o dopo le orecchie, incorra la pena di trecento scudi; et in caso dinhabilita, di tre anni di galera, per la prima volta, e per la seconda, oltre la suddetta, maggiore ancora, pecuniaria et corporale, allarbitrio di Sua Eccellenza. Permette pero che, per occasione di trovarsi alcuno calvo, o per altra ragionevole causa di segnale o ferita, possano quelli tali, per maggior decoro e sanita loro, portare i capelli tanto lunghi, quanto sia bisogno per coprire simili mancamenti e niente di piu; avvertendo bene a non eccedere il dovere e pura necessita, per non incorrere nella pena agli altri contraffacienti imposta. E parimente comanda a barbieri, sotto pena di cento scudi o di tre tratti di corda da esser dati loro in pubblico, et maggiore anco corporale, allarbitrio come sopra, che non lascino a quelli che toseranno, sorte alcuna di dette trezze, zuffi, rizzi, ne capelli piu lunghi dellordinario, cosi nella fronte come dalle bande, e dopo le orecchie, ma che siano tutti uguali, come sopra, salvo nel caso dei calvi, o altri difettosi, come si e detto. Il ciuffo era dunque quasi una parte dellarmatura, e un distintivo de bravacci e degli scapestrati; i quali poi da cio vennero comunemente chiamati ciuffi. Questo termine e rimasto e vive tuttavia, con significazione piu mitigata, nel dialetto: e non ci sara forse nessuno de nostri lettori milanesi, che non si rammenti daver sentito, nella sua fanciullezza, o i parenti, o il maestro, o qualche amico di casa, o qualche persona di servizio, dir di lui: e un ciuffo, e un ciuffetto. In verita, da povero figliuolo, rispose Renzo, io non ho mai portato ciuffo in vita mia. Non facciam niente, rispose il dottore, scotendo il capo, con un sorriso, tra malizioso e impaziente. Se non avete fede in me, non facciam niente. Chi dice le bugie al dottore, vedete figliuolo, e uno sciocco che dira la verita al giudice. Allavvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi a imbrogliarle. Se volete chio vaiuti, bisogna dirmi tutto, dalla fino alla zeta, col cuore in mano, come al confessore. Dovete nominarmi la persona da cui avete avuto il mandato: sara naturalmente persona di riguardo; e, in questo caso, io andero da lui, a fare un atto di dovere. Non gli diro, vedete, chio sappia da voi, che vha mandato lui: fidatevi. Gli diro che vengo ad implorar la sua protezione, per un povero giovine calunniato. E con lui prendero i concerti opportuni, per finir laffare lodevolmente. Capite bene che, salvando se, salvera anche voi. Se poi la scappata fosse tutta vostra, via, non mi ritiro: ho cavato altri da peggio imbrogli... Purche non abbiate offeso persona di riguardo, intendiamoci, mimpegno a togliervi dimpiccio: con un po di spesa, intendiamoci. Dovete dirmi chi sia loffeso, come si dice: e, secondo la condizione, la qualita e lumore dellamico, si vedra se convenga piu di tenerlo a segno con le protezioni, o trovar qualche modo dattaccarlo noi in criminale, e mettergli una pulce nellorecchio; perche, vedete, a saper ben maneggiare le gride, nessuno e reo, e nessuno e innocente. In quanto al curato, se e persona di giudizio, se ne stara zitto; se fosse una testolina, ce rimedio anche per quelle. Dogni intrigo si puo uscire; ma ci vuole un uomo: e il vostro caso e serio, vi dico, serio: la grida canta chiaro; e se la cosa si deve decider tra la giustizia e voi, cosi a quattrocchi, state fresco. Io vi parlo da amico: le scappate bisogna pagarle: se volete passarvela liscia, danari e sincerita, fidarvi di chi vi vuol bene, ubbidire, far tutto quello che vi sara suggerito. Mentre il dottore mandava fuori tutte queste parole, Renzo lo stava guardando con unattenzione estatica, come un materialone sta sulla piazza guardando al giocator di bussolotti, che, dopo essersi cacciata in bocca stoppa e stoppa e stoppa, ne cava nastro e nastro e nastro, che non finisce mai. Quandebbe pero capito bene cosa il dottore volesse dire, e quale equivoco avesse preso, gli tronco il nastro in bocca, dicendo: oh signor dottore, come lha intesa le proprio tutta al rovescio. Io non ho minacciato nessuno; io non fo di queste cose, io: e domandi pure a tutto il mio comune, che sentira che non ho mai avuto che fare con la giustizia. La bricconeria lhanno fatta a me; e vengo da lei per sapere come ho da fare per ottener giustizia; e son ben contento daver visto quella grida. Diavolo esclamo il dottore, spalancando gli occhi. Che pasticci mi fate Tante; siete tutti cosi: possibile che non sappiate dirle chiare le cose Ma mi scusi; lei non mha dato tempo: ora le raccontero la cosa, come. Sappia dunque chio dovevo sposare oggi, e qui la voce di Renzo si commosse, dovevo sposare oggi una giovine, alla quale discorrevo, fin da questestate; e oggi, come le dico, era il giorno stabilito col signor curato, e sera disposto ogni cosa. Ecco che il signor curato comincia a cavar fuori certe scuse... basta, per non tediarla, io lho fatto parlar chiaro, comera giusto; e lui mha confessato che gli era stato proibito, pena la vita, di far questo matrimonio. Quel prepotente di don Rodrigo... Eh via interruppe subito il dottore, aggrottando le ciglia, aggrinzando il naso rosso, e storcendo la bocca, eh via Che mi venite a rompere il capo con queste fandonie Fate di questi discorsi tra voi altri, che non sapete misurar le parole; e non venite a farli con un galantuomo che sa quanto valgono. Andate, andate; non sapete quel che vi dite: io non mimpiccio con ragazzi; non voglio sentir discorsi di questa sorte, discorsi in aria. Le giuro... Andate, vi dico: che volete chio faccia de vostri giuramenti Io non centro: me ne lavo le mani . E se le andava stropicciando, come se le lavasse davvero. Imparate a parlare: non si viene a sorprender cosi un galantuomo. Ma senta, ma senta, ripeteva indarno Renzo: il dottore, sempre gridando, lo spingeva con le mani verso luscio; e, quando ve lebbe cacciato, apri, chiamo la serva, e le disse: restituite subito a questuomo quello che ha portato: io non voglio niente, non voglio niente. Quella donna non aveva mai, in tutto il tempo chera stata in quella casa, eseguito un ordine simile: ma era stato proferito con una tale risoluzione, che non esito a ubbidire. Prese le quattro povere bestie, e le diede a Renzo, con unocchiata di compassione sprezzante, che pareva volesse dire: bisogna che tu labbia fatta bella. Renzo voleva far cerimonie; ma il dottore fu inespugnabile; e il giovine, piu attonito e piu stizzito che mai, dovette riprendersi le vittime rifiutate, e tornar al paese, a raccontar alle donne il bel costrutto della sua spedizione. Le donne, nella sua assenza, dopo essersi tristamente levate il vestito delle feste e messo quello del giorno di lavoro, si misero a consultar di nuovo, Lucia singhiozzando e Agnese sospirando. Quando questa ebbe ben parlato de grandi effetti che si dovevano sperare dai consigli del dottore, Lucia disse che bisognava veder daiutarsi in tutte le maniere; che il padre Cristoforo era uomo non solo da consigliare, ma da metter lopera sua, quando si trattasse di sollevar poverelli; e che sarebbe una gran bella cosa potergli far sapere cio chera accaduto. Sicuro, disse Agnese: e si diedero a cercare insieme la maniera; giacche andar esse al convento, distante di la forse due miglia, non se ne sentivano il coraggio, in quel giorno: e certo nessun uomo di giudizio gliene avrebbe dato il parere. Ma, nel mentre che bilanciavano i partiti, si senti un picchietto alluscio, e, nello stesso momento, un sommesso ma distinto Deo gratias . Lucia, immaginandosi chi poteva essere, corse ad aprire; e subito, fatto un piccolo inchino famigliare, venne avanti un laico cercatore cappuccino, con la sua bisaccia pendente alla spalla sinistra, e tenendone limboccatura attortigliata e stretta nelle due mani sul petto. Oh fra Galdino dissero le due donne. Il Signore sia con voi, disse il frate. Vengo alla cerca delle noci. Va a prender le noci per i padri, disse Agnese. Lucia salzo, e savvio allaltra stanza, ma, prima dentrarvi, si trattenne dietro le spalle di fra Galdino, che rimaneva diritto nella medesima positura; e, mettendo il dito alla bocca, diede alla madre unocchiata che chiedeva il segreto, con tenerezza, con supplicazione, e anche con una certa autorita. Il cercatore, sbirciando Agnese cosi da lontano, disse: e questo matrimonio Si doveva pur fare oggi: ho veduto nel paese una certa confusione, come se ci fosse una novita. Cose stato Il signor curato e ammalato, e bisogna differire, rispose in fretta la donna. Se Lucia non faceva quel segno, la risposta sarebbe probabilmente stata diversa. E come va la cerca soggiunse poi, per mutar discorso. Poco bene, buona donna, poco bene. Le son tutte qui . E, cosi dicendo, si levo la bisaccia daddosso, e la fece saltar tra le due mani. Son tutte qui; e, per mettere insieme questa bella abbondanza, ho dovuto picchiare a dieci porte. Ma le annate vanno scarse, fra Galdino; e, quando sha a misurar il pane, non si puo allargar la mano nel resto. E per far tornare il buon tempo, che rimedio ce, la mia donna Lelemosina. Sapete di quel miracolo delle noci, che avvenne, moltanni sono, in quel nostro convento di Romagna No, in verita; raccontatemelo un poco. Oh dovete dunque sapere che, in quel convento, cera un nostro padre, il quale era un santo, e si chiamava il padre Macario. Un giorno dinverno, passando per una viottola, in un campo dun nostro benefattore, uomo dabbene anche lui, il padre Macario vide questo benefattore vicino a un suo gran noce; e quattro contadini, con le zappe in aria, che principiavano a scalzar la pianta, per metterle le radici al sole. Che fate voi a quella povera pianta domando il padre Macario. Eh padre, son anni e anni che la non mi vuol far noci; e io ne faccio legna . Lasciatela stare, disse il padre: sappiate che, questanno, la fara piu noci che foglie . Il benefattore, che sapeva chi era colui che aveva detta quella parola, ordino subito ai lavoratori, che gettasser di nuovo la terra sulle radici; e, chiamato il padre, che continuava la sua strada, padre Macario, gli disse, la meta della raccolta sara per il convento . Si sparse la voce della predizione; e tutti correvano a guardare il noce. In fatti, a primavera, fiori a bizzeffe, e, a suo tempo, noci a bizzeffe. Il buon benefattore non ebbe la consolazione di bacchiarle; perche ando, prima della raccolta, a ricevere il premio della sua carita. Ma il miracolo fu tanto piu grande, come sentirete. Quel bravuomo aveva lasciato un figliuolo di stampa ben diversa. Or dunque, alla raccolta, il cercatore ando per riscotere la meta chera dovuta al convento; ma colui se ne fece nuovo affatto, ed ebbe la temerita di rispondere che non aveva mai sentito dire che i cappuccini sapessero far noci. Sapete ora cosa avvenne Un giorno, sentite questa lo scapestrato aveva invitato alcuni suoi amici dello stesso pelo, e, gozzovigliando, raccontava la storia del noce, e rideva de frati. Que giovinastri ebber voglia dandar a vedere quello sterminato mucchio di noci; e lui li mena su in granaio. Ma sentite: apre luscio, va verso il cantuccio dovera stato riposto il gran mucchio, e mentre dice: guardate, guarda egli stesso e vede... che cosa Un bel mucchio di foglie secche di noce. Fu un esempio questo E il convento, in vece di scapitare, ci guadagno; perche, dopo un cosi gran fatto, la cerca delle noci rendeva tanto, tanto, che un benefattore, mosso a compassione del povero cercatore, fece al convento la carita dun asino, che aiutasse a portar le noci a casa. E si faceva tantolio, che ogni povero veniva a prenderne, secondo il suo bisogno; perche noi siam come il mare, che riceve acqua da tutte le parti, e la torna a distribuire a tutti i fiumi. Qui ricomparve Lucia, col grembiule cosi carico di noci, che lo reggeva a fatica, tenendone le due cocche in alto, con le braccia tese e allungate. Mentre fra Galdino, levatasi di nuovo la bisaccia, la metteva giu, e ne scioglieva la bocca, per introdurvi labbondante elemosina, la madre fece un volto attonito e severo a Lucia, per la sua prodigalita; ma Lucia le diede unocchiata, che voleva dire: mi giustifichero. Fra Galdino proruppe in elogi, in auguri, in promesse, in ringraziamenti, e, rimessa la bisaccia al posto, savviava. Ma Lucia, richiamatolo, disse: vorrei un servizio da voi; vorrei che diceste al padre Cristoforo, che ho gran premura di parlargli, e che mi faccia la carita di venir da noi poverette, subito subito; perche non possiamo andar noi alla chiesa. Non volete altro Non passera unora che il padre Cristoforo sapra il vostro desiderio. Mi fido. Non dubitate . E cosi detto, se nando, un po piu curvo e piu contento, di quel che fosse venuto. Al vedere che una povera ragazza mandava a chiamare, con tanta confidenza, il padre Cristoforo, e che il cercatore accettava la commissione, senza maraviglia e senza difficolta, nessun si pensi che quel Cristoforo fosse un frate di dozzina, una cosa da strapazzo. Era anzi uomo di molta autorita, presso i suoi, e in tutto il contorno; ma tale era la condizione de cappuccini, che nulla pareva per loro troppo basso, ne troppo elevato. Servir glinfimi, ed esser servito da potenti, entrar ne palazzi e ne tuguri, con lo stesso contegno dumilta e di sicurezza, esser talvolta, nella stessa casa, un soggetto di passatempo, e un personaggio senza il quale non si decideva nulla, chieder lelemosina per tutto, e farla a tutti quelli che la chiedevano al convento, a tutto era avvezzo un cappuccino. Andando per la strada, poteva ugualmente abbattersi in un principe che gli baciasse riverentemente la punta del cordone, o in una brigata di ragazzacci che, fingendo desser alle mani tra loro, glinzaccherassero la barba di fango. La parola frate veniva, in que tempi, proferita col piu gran rispetto, e col piu amaro disprezzo: e i cappuccini, forse piu dogni altrordine, eran oggetto de due opposti sentimenti, e provavano le due opposte fortune; perche, non possedendo nulla, portando un abito piu stranamente diverso dal comune, facendo piu aperta professione dumilta, sesponevan piu da vicino alla venerazione e al vilipendio che queste cose possono attirare da diversi umori, e dal diverso pensare degli uomini. Partito fra Galdino, tutte quelle noci esclamo Agnese: in questanno Mamma, perdonatemi, rispose Lucia; ma, se avessimo fatta unelemosina come gli altri, fra Galdino avrebbe dovuto girare ancora, Dio sa quanto, prima daver la bisaccia piena; Dio sa quando sarebbe tornato al convento; e, con le ciarle che avrebbe fatte e sentite, Dio sa se gli sarebbe rimasto in mente... Hai pensato bene; e poi e tutta carita che porta sempre buon frutto, disse Agnese, la quale, co suoi difettucci, era una gran buona donna, e si sarebbe, come si dice, buttata nel fuoco per quellunica figlia, in cui aveva riposta tutta la sua compiacenza. In questa, arrivo Renzo, ed entrando con un volto dispettoso insieme e mortificato, getto i capponi sur una tavola; e fu questa lultima trista vicenda delle povere bestie, per quel giorno. Bel parere che mavete dato disse ad Agnese. Mavete mandato da un buon galantuomo, da uno che aiuta veramente i poverelli E racconto il suo abboccamento col dottore. La donna, stupefatta di cosi trista riuscita, voleva mettersi a dimostrare che il parere pero era buono, e che Renzo non doveva aver saputo far la cosa come andava fatta; ma Lucia interruppe quella questione, annunziando che sperava daver trovato un aiuto migliore. Renzo accolse anche questa speranza, come accade a quelli che sono nella sventura e nellimpiccio. Ma, se il padre, disse, non ci trova un ripiego, lo trovero io, in un modo o nellaltro. Le donne consigliaron la pace, la pazienza, la prudenza. Domani, disse Lucia, il padre Cristoforo verra sicuramente; e vedrete che trovera qualche rimedio, di quelli che noi poveretti non sappiam nemmeno immaginare. Lo spero; disse Renzo, ma, in ogni caso, sapro farmi ragione, o farmela fare. A questo mondo ce giustizia finalmente. Co dolorosi discorsi, e con le andate e venute che si son riferite, quel giorno era passato; e cominciava a imbrunire. Buona notte, disse tristamente Lucia a Renzo, il quale non sapeva risolversi dandarsene. Buona notte, rispose Renzo, ancor piu tristamente. Qualche santo ci aiutera, replico Lucia: usate prudenza, e rassegnatevi. La madre aggiunse altri consigli dello stesso genere; e lo sposo se nando, col cuore in tempesta, ripetendo sempre quelle strane parole: a questo mondo ce giustizia, finalmente Tante vero che un uomo sopraffatto dal dolore non sa piu quel che si dica. CAPITOLO IV Il sole non era ancor tutto apparso sullorizzonte, quando il padre Cristoforo usci dal suo convento di Pescarenico, per salire alla casetta dovera aspettato. E Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dellAdda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la piu parte da pescatori, e addobbate qua e la di tramagli e di reti tese ad asciugare. Il convento era situato e la fabbrica ne sussiste tuttavia al di fuori, e in faccia allentrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo. Il cielo era tutto sereno: di mano in mano che il sole salzava dietro il monte, si vedeva la sua luce, dalle sommita de monti opposti, scendere, come spiegandosi rapidamente, giu per i pendii, e nella valle. Un venticello dautunno, staccando da rami le foglie appassite del gelso, le portava a cadere, qualche passo distante dallalbero. A destra e a sinistra, nelle vigne, sui tralci ancor tesi, brillavan le foglie rosseggianti a varie tinte; e la terra lavorata di fresco, spiccava bruna e distinta ne campi di stoppie biancastre e luccicanti dalla guazza. La scena era lieta; ma ogni figura duomo che vi apparisse, rattristava lo sguardo e il pensiero. Ogni tanto, sincontravano mendichi laceri e macilenti, o invecchiati nel mestiere, o spinti allora dalla necessita a tender la mano. Passavano zitti accanto al padre Cristoforo, lo guardavano pietosamente, e, benche non avesser nulla a sperar da lui, giacche un cappuccino non toccava mai moneta, gli facevano un inchino di ringraziamento, per lelemosina che avevan ricevuta, o che andavano a cercare al convento. Lo spettacolo de lavoratori sparsi ne campi, aveva qualcosa dancor piu doloroso. Alcuni andavan gettando le lor semente, rade, con risparmio, e a malincuore, come chi arrischia cosa che troppo gli preme; altri spingevan la vanga come a stento, e rovesciavano svogliatamente la zolla. La fanciulla scarna, tenendo per la corda al pascolo la vaccherella magra stecchita, guardava innanzi, e si chinava in fretta, a rubarle, per cibo della famiglia, qualche erba, di cui la fame aveva insegnato che anche gli uomini potevan vivere. Questi spettacoli accrescevano, a ogni passo, la mestizia del frate, il quale camminava gia col tristo presentimento in cuore, dandar a sentire qualche sciagura. Ma perche si prendeva tanto pensiero di Lucia E perche, al primo avviso, sera mosso con tanta sollecitudine, come a una chiamata del padre provinciale E chi era questo padre Cristoforo Bisogna soddisfare a tutte queste domande. Il padre Cristoforo da era un uomo piu vicino ai sessanta che ai cinquantanni. Il suo capo raso, salvo la piccola corona di capelli, che vi girava intorno, secondo il rito cappuccinesco, salzava di tempo in tempo, con un movimento che lasciava trasparire un non so che daltero e dinquieto; e subito sabbassava, per riflessione dumilta. La barba bianca e lunga, che gli copriva le guance e il mento, faceva ancor piu risaltare le forme rilevate della parte superiore del volto, alle quali unastinenza, gia da gran pezzo abituale, aveva assai piu aggiunto di gravita che tolto despressione. Due occhi incavati eran per lo piu chinati a terra, ma talvolta sfolgoravano, con vivacita repentina; come due cavalli bizzarri, condotti a mano da un cocchiere, col quale sanno, per esperienza, che non si puo vincerla, pure fanno, di tempo in tempo, qualche sgambetto, che scontan subito, con una buona tirata di morso. Il padre Cristoforo non era sempre stato cosi, ne sempre era stato Cristoforo: il suo nome di battesimo era Lodovico. Era figliuolo dun mercante di questi asterischi vengon tutti dalla circospezione del mio anonimo che, ne suoi ultimanni, trovandosi assai fornito di beni, e con quellunico figliuolo, aveva rinunziato al traffico, e sera dato a viver da signore. Nel suo nuovo ozio, comincio a entrargli in corpo una gran vergogna di tutto quel tempo che aveva speso a far qualcosa in questo mondo. Predominato da una tal fantasia, studiava tutte le maniere di far dimenticare chera stato mercante: avrebbe voluto poterlo dimenticare anche lui. Ma il fondaco, le balle, il libro, il braccio, gli comparivan sempre nella memoria, come lombra di Banco a Macbeth, anche tra la pompa delle mense, e il sorriso de parassiti. E non si potrebbe dire la cura che dovevano aver que poveretti, per schivare ogni parola che potesse parere allusiva allantica condizione del convitante. Un giorno, per raccontarne una, un giorno, sul finir della tavola, ne momenti della piu viva e schietta allegria, che non si sarebbe potuto dire chi piu godesse, o la brigata di sparecchiare, o il padrone daver apparecchiato, andava stuzzicando, con superiorita amichevole, uno di que commensali, il piu onesto mangiatore del mondo. Questo, per corrispondere alla celia, senza la minima ombra di malizia, proprio col candore dun bambino, rispose: eh io fo lorecchio del mercante . Egli stesso fu subito colpito dal suono della parola che gli era uscita di bocca: guardo, con faccia incerta, alla faccia del padrone, che sera rannuvolata: luno e laltro avrebber voluto riprender quella di prima; ma non era possibile. Gli altri convitati pensavano, ognun da se, al modo di sopire il piccolo scandolo, e di fare una diversione; ma, pensando, tacevano, e, in quel silenzio, lo scandolo era piu manifesto. Ognuno scansava dincontrar gli occhi degli altri; ognuno sentiva che tutti eran occupati del pensiero che tutti volevan dissimulare. La gioia, per quel giorno, se nando; e limprudente o, per parlar con piu giustizia, lo sfortunato, non ricevette piu invito. Cosi il padre di Lodovico passo gli ultimi suoi anni in angustie continue, temendo sempre dessere schernito, e non riflettendo mai che il vendere non e cosa piu ridicola che il comprare, e che quella professione di cui allora si vergognava, laveva pure esercitata per tantanni, in presenza del pubblico, e senza rimorso. Fece educare il figlio nobilmente, secondo la condizione de tempi, e per quanto gli era concesso dalle leggi e dalle consuetudini; gli diede maestri di lettere e desercizi cavallereschi; e mori, lasciandolo ricco e giovinetto. Lodovico aveva contratte abitudini signorili; e gli adulatori, tra i quali era cresciuto, lavevano avvezzato ad esser trattato con molto rispetto. Ma, quando volle mischiarsi coi principali della sua citta, trovo un fare ben diverso da quello a cui era accostumato; e vide che, a voler esser della lor compagnia, come avrebbe desiderato, gli conveniva fare una nuova scuola di pazienza e di sommissione, star sempre al di sotto, e ingozzarne una, ogni momento. Una tal maniera di vivere non saccordava, ne con leducazione, ne con la natura di Lodovico. Sallontano da essi indispettito. Ma poi ne stava lontano con rammarico; perche gli pareva che questi veramente avrebber dovuto essere i suoi compagni; soltanto gli avrebbe voluti piu trattabili. Con questo misto dinclinazione e di rancore, non potendo frequentarli famigliarmente, e volendo pure aver che far con loro in qualche modo, sera dato a competer con loro di sfoggi e di magnificenza, comprandosi cosi a contanti inimicizie, invidie e ridicolo. La sua indole, onesta insieme e violenta, laveva poi imbarcato per tempo in altre gare piu serie. Sentiva un orrore spontaneo e sincero per langherie e per i soprusi: orrore reso ancor piu vivo in lui dalla qualita delle persone che piu ne commettevano alla giornata; cherano appunto coloro coi quali aveva piu di quella ruggine. Per acquietare, o per esercitare tutte queste passioni in una volta, prendeva volentieri le parti dun debole sopraffatto, si piccava di farci stare un soverchiatore, sintrometteva in una briga, se ne tirava addosso unaltra; tanto che, a poco a poco, venne a costituirsi come un protettor degli oppressi, e un vendicatore de torti. Limpiego era gravoso; e non e da domandare se il povero Lodovico avesse nemici, impegni e pensieri. Oltre la guerra esterna, era poi tribolato continuamente da contrasti interni; perche, a spuntarla in un impegno senza parlare di quelli in cui restava al di sotto, doveva anche lui adoperar raggiri e violenze, che la sua coscienza non poteva poi approvare. Doveva tenersi intorno un buon numero di bravacci; e, cosi per la sua sicurezza, come per averne un aiuto piu vigoroso, doveva scegliere i piu arrischiati, cioe i piu ribaldi; e vivere co birboni, per amor della giustizia. Tanto che, piu duna volta, o scoraggito, dopo una trista riuscita, o inquieto per un pericolo imminente, annoiato del continuo guardarsi, stomacato della sua compagnia, in pensiero dellavvenire, per le sue sostanze che se nandavan, di giorno in giorno, in opere buone e in braverie, piu duna volta gli era saltata la fantasia di farsi frate; che, a que tempi, era il ripiego piu comune, per uscir dimpicci. Ma questa, che sarebbe forse stata una fantasia per tutta la sua vita, divenne una risoluzione, a causa dun accidente, il piu serio che gli fosse ancor capitato. Andava un giorno per una strada della sua citta, seguito da due bravi, e accompagnato da un tal Cristoforo, altre volte giovine di bottega e, dopo chiusa questa, diventato maestro di casa. Era un uomo di circa cinquantanni, affezionato, dalla gioventu, a Lodovico, che aveva veduto nascere, e che, tra salario e regali, gli dava non solo da vivere, ma di che mantenere e tirar su una numerosa famiglia. Vide Lodovico spuntar da lontano un signor tale, arrogante e soverchiatore di professione, col quale non aveva mai parlato in vita sua, ma che gli era cordiale nemico, e al quale rendeva, pur di cuore, il contraccambio: giacche e uno de vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi. Costui, seguito da quattro bravi, savanzava diritto, con passo superbo, con la testa alta, con la bocca composta allalterigia e allo sprezzo. Tutte due camminavan rasente al muro; ma Lodovico notate bene lo strisciava col lato destro; e cio, secondo una consuetudine, gli dava il diritto dove mai si va a ficcare il diritto di non istaccarsi dal detto muro, per dar passo a chi si fosse; cosa della quale allora si faceva gran caso. Laltro pretendeva, allopposto, che quel diritto competesse a lui, come a nobile, e che a Lodovico toccasse dandar nel mezzo; e cio in forza dunaltra consuetudine. Perocche, in questo, come accade in molti altri affari, erano in vigore due consuetudini contrarie, senza che fosse deciso qual delle due fosse la buona; il che dava opportunita di fare una guerra, ogni volta che una testa dura sabbattesse in unaltra della stessa tempra. Que due si venivano incontro, ristretti alla muraglia, come due figure di basso rilievo ambulanti. Quando si trovarono a viso a viso, il signor tale, squadrando Lodovico, a capo alto, col cipiglio imperioso, gli disse, in un tono corrispondente di voce: fate luogo. Fate luogo voi, rispose Lodovico. La diritta e mia. Co vostri pari, e sempre mia. Si, se larroganza de vostri pari fosse legge per i pari miei. I bravi delluno e dellaltro eran rimasti fermi, ciascuno dietro il suo padrone, guardandosi in cagnesco, con le mani alle daghe, preparati alla battaglia. La gente che arrivava di qua e di la, si teneva in distanza, a osservare il fatto; e la presenza di quegli spettatori animava sempre piu il puntiglio de contendenti. Nel mezzo, vile meccanico; o chio tinsegno una volta come si tratta co gentiluomini. Voi mentite chio sia vile. Tu menti chio abbia mentito . Questa risposta era di prammatica. E, se tu fossi cavaliere, come son io, aggiunse quel signore, ti vorrei far vedere, con la spada e con la cappa, che il mentitore sei tu. E un buon pretesto per dispensarvi di sostener co fatti linsolenza delle vostre parole. Gettate nel fango questo ribaldo, disse il gentiluomo, voltandosi a suoi. Vediamo disse Lodovico, dando subitamente un passo indietro, e mettendo mano alla spada. Temerario grido laltro, sfoderando la sua: io spezzero questa, quando sara macchiata del tuo vil sangue. Cosi savventarono luno allaltro; i servitori delle due parti si slanciarono alla difesa de loro padroni. Il combattimento era disuguale, e per il numero, e anche perche Lodovico mirava piuttosto a scansare i colpi, e a disarmare il nemico, che ad ucciderlo; ma questo voleva la morte di lui, a ogni costo. Lodovico aveva gia ricevuta al braccio sinistro una pugnalata dun bravo, e una sgraffiatura leggiera in una guancia, e il nemico principale gli piombava addosso per finirlo; quando Cristoforo, vedendo il suo padrone nellestremo pericolo, ando col pugnale addosso al signore. Questo, rivolta tutta la sua ira contro di lui, lo passo con la spada. A quella vista, Lodovico, come fuor di se, caccio la sua nel ventre del feritore, il quale cadde moribondo, quasi a un punto col povero Cristoforo. I bravi del gentiluomo, visto chera finita, si diedero alla fuga, malconci: quelli di Lodovico, tartassati e sfregiati anche loro, non essendovi piu a chi dare, e non volendo trovarsi impicciati nella gente, che gia accorreva, scantonarono dallaltra parte: e Lodovico si trovo solo, con que due funesti compagni ai piedi, in mezzo a una folla. Come andata E uno. Son due. Gli ha fatto un occhiello nel ventre. Chi e stato ammazzato Quel prepotente. Oh santa Maria, che sconquasso Chi cerca trova. Una le paga tutte. Ha finito anche lui. Che colpo Vuol essere una faccenda seria. E quellaltro disgraziato Misericordia che spettacolo Salvatelo, salvatelo. Sta fresco anche lui. Vedete come concio butta sangue da tutte le parti. Scappi, scappi. Non si lasci prendere. Queste parole, che piu di tutte si facevan sentire nel frastono confuso di quella folla, esprimevano il voto comune; e, col consiglio, venne anche laiuto. Il fatto era accaduto vicino a una chiesa di cappuccini, asilo, come ognun sa, impenetrabile allora a birri, e a tutto quel complesso di cose e di persone, che si chiamava la giustizia. Luccisore ferito fu quivi condotto o portato dalla folla, quasi fuor di sentimento; e i frati lo ricevettero dalle mani del popolo, che glielo raccomandava, dicendo: e un uomo dabbene che ha freddato un birbone superbo: lha fatto per sua difesa: ce stato tirato per i capelli. Lodovico non aveva mai, prima dallora, sparso sangue; e, benche lomicidio fosse, a que tempi, cosa tanto comune, che gli orecchi dognuno erano avvezzi a sentirlo raccontare, e gli occhi a vederlo, pure limpressione chegli ricevette dal veder luomo morto per lui, e luomo morto da lui, fu nuova e indicibile; fu una rivelazione di sentimenti ancora sconosciuti. Il cadere del suo nemico, lalterazione di quel volto, che passava, in un momento, dalla minaccia e dal furore, allabbattimento e alla quiete solenne della morte, fu una vista che cambio, in un punto, lanimo delluccisore. Strascinato al convento, non sapeva quasi dove si fosse, ne cosa si facesse; e, quando fu tornato in se, si trovo in un letto dellinfermeria, nelle mani del frate chirurgo i cappuccini ne avevano ordinariamente uno in ogni convento, che accomodava faldelle e fasce sulle due ferite chegli aveva ricevute nello scontro. Un padre, il cui impiego particolare era dassistere i moribondi, e che aveva spesso avuto a render questo servizio sulla strada, fu chiamato subito al luogo del combattimento. Tornato, pochi minuti dopo, entro nellinfermeria, e, avvicinatosi al letto dove Lodovico giaceva, consolatevi gli disse: almeno e morto bene, e mha incaricato di chiedere il vostro perdono, e di portarvi il suo . Questa parola fece rinvenire affatto il povero Lodovico, e gli risveglio piu vivamente e piu distintamente i sentimenti cheran confusi e affollati nel suo animo: dolore dellamico, sgomento e rimorso del colpo che gli era uscito di mano, e, nello stesso tempo, unangosciosa compassione delluomo che aveva ucciso. E laltro domando ansiosamente al frate. Laltro era spirato, quandio arrivai. Frattanto, gli accessi e i contorni del convento formicolavan di popolo curioso: ma, giunta la sbirraglia, fece smaltir la folla, e si posto a una certa distanza dalla porta, in modo pero che nessuno potesse uscirne inosservato. Un fratello del morto, due suoi cugini e un vecchio zio, vennero pure, armati da capo a piedi, con grande accompagnamento di bravi; e si misero a far la ronda intorno, guardando, con aria e con atti di dispetto minaccioso, que curiosi, che non osavan dire: gli sta bene; ma lavevano scritto in viso. Appena Lodovico ebbe potuto raccogliere i suoi pensieri, chiamato un frate confessore, lo prego che cercasse della vedova di Cristoforo, le chiedesse in suo nome perdono dessere stato lui la cagione, quantunque ben certo involontaria, di quella desolazione, e, nello stesso tempo, lassicurasse chegli prendeva la famiglia sopra di se. Riflettendo quindi a casi suoi, senti rinascere piu che mai vivo e serio quel pensiero di farsi frate, che altre volte gli era passato per la mente: gli parve che Dio medesimo lavesse messo sulla strada, e datogli un segno del suo volere, facendolo capitare in un convento, in quella congiuntura; e il partito fu preso. Fece chiamare il guardiano, e gli manifesto il suo desiderio. Nebbe in risposta, che bisognava guardarsi dalle risoluzioni precipitate; ma che, se persisteva, non sarebbe rifiutato. Allora, fatto venire un notaro, detto una donazione di tutto cio che gli rimaneva chera tuttavia un bel patrimonio alla famiglia di Cristoforo: una somma alla vedova, come se le costituisse una contraddote, e il resto a otto figliuoli che Cristoforo aveva lasciati. La risoluzione di Lodovico veniva molto a proposito per i suoi ospiti, i quali, per cagion sua, erano in un bellintrigo. Rimandarlo dal convento, ed esporlo cosi alla giustizia, cioe alla vendetta de suoi nemici, non era partito da metter neppure in consulta. Sarebbe stato lo stesso che rinunziare a propri privilegi, screditare il convento presso il popolo, attirarsi il biasimo di tutti i cappuccini delluniverso, per aver lasciato violare il diritto di tutti, concitarsi contro tutte lautorita ecclesiastiche, le quali si consideravan come tutrici di questo diritto. Dallaltra parte, la famiglia dellucciso, potente assai, e per se, e per le sue aderenze, sera messa al punto di voler vendetta; e dichiarava suo nemico chiunque sattentasse di mettervi ostacolo. La storia non dice che a loro dolesse molto dellucciso, e nemmeno che una lagrima fosse stata sparsa per lui, in tutto il parentado: dice soltanto cheran tutti smaniosi daver nellunghie luccisore, o vivo o morto. Ora questo, vestendo labito di cappuccino, accomodava ogni cosa. Faceva, in certa maniera, unemenda, simponeva una penitenza, si chiamava implicitamente in colpa, si ritirava da ogni gara; era in somma un nemico che depon larmi. I parenti del morto potevan poi anche, se loro piacesse, credere e vantarsi che sera fatto frate per disperazione, e per terrore del loro sdegno. E, ad ogni modo, ridurre un uomo a spropriarsi del suo, a tosarsi la testa, a camminare a piedi nudi, a dormir sur un saccone, a viver delemosina, poteva parere una punizione competente, anche alloffeso il piu borioso. Il padre guardiano si presento, con unumilta disinvolta, al fratello del morto, e, dopo mille proteste di rispetto per lillustrissima casa, e di desiderio di compiacere ad essa in tutto cio che fosse fattibile, parlo del pentimento di Lodovico, e della sua risoluzione, facendo garbatamente sentire che la casa poteva esserne contenta, e insinuando poi soavemente, e con maniera ancor piu destra, che, piacesse o non piacesse, la cosa doveva essere. Il fratello diede in ismanie, che il cappuccino lascio svaporare, dicendo di tempo in tempo: e un troppo giusto dolore . Fece intendere che, in ogni caso, la sua famiglia avrebbe saputo prendersi una soddisfazione: e il cappuccino, qualunque cosa ne pensasse, non disse di no. Finalmente richiese, impose come una condizione, che luccisor di suo fratello partirebbe subito da quella citta. Il guardiano, che aveva gia deliberato che questo fosse fatto, disse che si farebbe, lasciando che laltro credesse, se gli piaceva, esser questo un atto dubbidienza: e tutto fu concluso. Contenta la famiglia, che ne usciva con onore; contenti i frati, che salvavano un uomo e i loro privilegi, senza farsi alcun nemico; contenti i dilettanti di cavalleria, che vedevano un affare terminarsi lodevolmente; contento il popolo, che vedeva fuor dimpiccio un uomo ben voluto, e che, nello stesso tempo, ammirava una conversione; contento finalmente, e piu di tutti, in mezzo al dolore, il nostro Lodovico, il quale cominciava una vita despiazione e di servizio, che potesse, se non riparare, pagare almeno il mal fatto, e rintuzzare il pungolo intollerabile del rimorso. Il sospetto che la sua risoluzione fosse attribuita alla paura, lafflisse un momento; ma si consolo subito, col pensiero che anche quellingiusto giudizio sarebbe un gastigo per lui, e un mezzo despiazione. Cosi, a trentanni, si ravvolse nel sacco; e, dovendo, secondo luso, lasciare il suo nome, e prenderne un altro, ne scelse uno che gli rammentasse, ogni momento, cio che aveva da espiare: e si chiamo fra Cristoforo. Appena compita la cerimonia della vestizione, il guardiano glintimo che sarebbe andato a fare il suo noviziato a , sessanta miglia lontano, e che partirebbe allindomani. Il novizio sinchino profondamente, e chiese una grazia. Permettetemi, padre, disse, che, prima di partir da questa citta, dove ho sparso il sangue dun uomo, dove lascio una famiglia crudelmente offesa, io la ristori almeno dellaffronto, chio mostri almeno il mio rammarico di non poter risarcire il danno, col chiedere scusa al fratello dellucciso, e gli levi, se Dio benedice la mia intenzione, il rancore dallanimo . Al guardiano parve che un tal passo, oltre allesser buono in se, servirebbe a riconciliar sempre piu la famiglia col convento; e ando diviato da quel signor fratello, ad esporgli la domanda di fra Cristoforo. A proposta cosi inaspettata, colui senti, insieme con la maraviglia, un ribollimento di sdegno, non pero senza qualche compiacenza. Dopo aver pensato un momento, venga domani, disse; e assegno lora. Il guardiano torno, a portare al novizio il consenso desiderato. Il gentiluomo penso subito che, quanto piu quella soddisfazione fosse solenne e clamorosa, tanto piu accrescerebbe il suo credito presso tutta la parentela, e presso il pubblico; e sarebbe per dirla con uneleganza moderna una bella pagina nella storia della famiglia. Fece avvertire in fretta tutti i parenti che, allindomani, a mezzogiorno, restassero serviti cosi si diceva allora di venir da lui, a ricevere una soddisfazione comune. A mezzogiorno, il palazzo brulicava di signori dogni eta e dogni sesso: era un girare, un rimescolarsi di gran cappe, dalte penne, di durlindane pendenti, un moversi librato di gorgiere inamidate e crespe, uno strascico intralciato di rabescate zimarre. Le anticamere, il cortile e la strada formicolavan di servitori, di paggi, di bravi e di curiosi. Fra Cristoforo vide quellapparecchio, ne indovino il motivo, e provo un leggier turbamento; ma, dopo un istante, disse tra se: sta bene: lho ucciso in pubblico, alla presenza di tanti suoi nemici: quello fu scandalo, questa e riparazione . Cosi, con gli occhi bassi, col padre compagno al fianco, passo la porta di quella casa, attraverso il cortile, tra una folla che lo squadrava con una curiosita poco cerimoniosa; sali le scale, e, di mezzo allaltra folla signorile, che fece ala al suo passaggio, seguito da cento sguardi, giunse alla presenza del padron di casa; il quale, circondato da parenti piu prossimi, stava ritto nel mezzo della sala, con lo sguardo a terra, e il mento in aria, impugnando, con la mano sinistra, il pomo della spada, e stringendo con la destra il bavero della cappa sul petto. Ce talvolta, nel volto e nel contegno dun uomo, unespressione cosi immediata, si direbbe quasi uneffusione dellanimo interno, che, in una folla di spettatori, il giudizio sopra quellanimo sara un solo. Il volto e il contegno di fra Cristoforo disser chiaro agli astanti, che non sera fatto frate, ne veniva a quellumiliazione per timore umano: e questo comincio a concigliarglieli tutti. Quando vide loffeso, affretto il passo, gli si pose inginocchioni ai piedi, incrocio le mani sul petto, e, chinando la testa rasa, disse queste parole: io sono lomicida di suo fratello. Sa Iddio se vorrei restituirglielo a costo del mio sangue; ma, non potendo altro che farle inefficaci e tarde scuse, la supplico daccettarle per lamor di Dio . Tutti gli occhi erano immobili sul novizio, e sul personaggio a cui egli parlava; tutti gli orecchi eran tesi. Quando fra Cristoforo tacque, salzo, per tutta la sala, un mormorio di pieta e di rispetto. Il gentiluomo, che stava in atto di degnazione forzata, e dira compressa, fu turbato da quelle parole; e, chinandosi verso linginocchiato, alzatevi, disse, con voce alterata: loffesa... il fatto veramente... ma labito che portate... non solo questo, ma anche per voi... Salzi, padre... Mio fratello... non lo posso negare... era un cavaliere... era un uomo... un po impetuoso... un po vivo. Ma tutto accade per disposizion di Dio. Non se ne parli piu... Ma, padre, lei non deve stare in codesta positura . E, presolo per le braccia, lo sollevo. Fra Cristoforo, in piedi, ma col capo chino, rispose: io posso dunque sperare che lei mabbia concesso il suo perdono E se lottengo da lei, da chi non devo sperarlo Oh sio potessi sentire dalla sua bocca questa parola, perdono Perdono disse il gentiluomo. Lei non ne ha piu bisogno. Ma pure, poiche lo desidera, certo, certo, io le perdono di cuore, e tutti... Tutti tutti gridarono, a una voce, gli astanti. Il volto del frate sapri a una gioia riconoscente, sotto la quale traspariva pero ancora unumile e profonda compunzione del male a cui la remissione degli uomini non poteva riparare. Il gentiluomo, vinto da quellaspetto, e trasportato dalla commozione generale, gli getto le braccia al collo, e gli diede e ne ricevette il bacio di pace. Un bravo bene scoppio da tutte le parti della sala; tutti si mossero, e si strinsero intorno al frate. Intanto vennero servitori, con gran copia di rinfreschi. Il gentiluomo si raccosto al nostro Cristoforo, il quale faceva segno di volersi licenziare, e gli disse: padre, gradisca qualche cosa; mi dia questa prova damicizia . E si mise per servirlo prima dogni altro; ma egli, ritirandosi, con una certa resistenza cordiale, queste cose, disse, non fanno piu per me; ma non sara mai chio rifiuti i suoi doni. Io sto per mettermi in viaggio: si degni di farmi portare un pane, perche io possa dire daver goduto la sua carita, daver mangiato il suo pane, e avuto un segno del suo perdono . Il gentiluomo, commosso, ordino che cosi si facesse; e venne subito un cameriere, in gran gala, portando un pane sur un piatto dargento, e lo presento al padre; il quale, presolo e ringraziato, lo mise nella sporta. Chiese quindi licenza; e, abbracciato di nuovo il padron di casa, e tutti quelli che, trovandosi piu vicini a lui, poterono impadronirsene un momento, si libero da essi a fatica; ebbe a combatter nellanticamere, per isbrigarsi da servitori, e anche da bravi, che gli baciavano il lembo dellabito, il cordone, il cappuccio; e si trovo nella strada, portato come in trionfo, e accompagnato da una folla di popolo, fino a una porta della citta; donde usci, cominciando il suo pedestre viaggio, verso il luogo del suo noviziato. Il fratello dellucciso, e il parentado, che serano aspettati dassaporare in quel giorno la trista gioia dellorgoglio, si trovarono in vece ripieni della gioia serena del perdono e della benevolenza. La compagnia si trattenne ancor qualche tempo, con una bonarieta e con una cordialita insolita, in ragionamenti ai quali nessuno era preparato, andando la. In vece di soddisfazioni prese, di soprusi vendicati, dimpegni spuntati, le lodi del novizio, la riconciliazione, la mansuetudine furono i temi della conversazione. E taluno, che, per la cinquantesima volta, avrebbe raccontato come il conte Muzio suo padre aveva saputo, in quella famosa congiuntura, far stare a dovere il marchese Stanislao, chera quel rodomonte che ognun sa, parlo in vece delle penitenze e della pazienza mirabile dun fra Simone, morto moltanni prima. Partita la compagnia, il padrone, ancor tutto commosso, riandava tra se, con maraviglia, cio che aveva in teso, cio chegli medesimo aveva detto; e borbottava tra i denti: diavolo dun frate bisogna bene che noi trascriviamo le sue precise parole diavolo dun frate se rimaneva li in ginocchio, ancora per qualche momento, quasi quasi gli chiedevo scusa io, che mabbia ammazzato il fratello . La nostra storia nota espressamente che, da quel giorno in poi, quel signore fu un po men precipitoso, e un po piu alla mano. Il padre Cristoforo camminava, con una consolazione che non aveva mai piu provata, dopo quel giorno terribile, ad espiare il quale tutta la sua vita doveva esser consacrata. Il silenzio chera imposto a novizi, losservava, senza avvedersene, assorto comera, nel pensiero delle fatiche, delle privazioni e dellumiliazioni che avrebbe sofferte, per iscontare il suo fallo. Fermandosi, allora della refezione, presso un benefattore, mangio, con una specie di volutta, del pane del perdono: ma ne serbo un pezzo, e lo ripose nella sporta, per tenerlo, come un ricordo perpetuo. Non e nostro disegno di far la storia della sua vita claustrale: diremo soltanto che, adempiendo, sempre con gran voglia, e con gran cura, gli ufizi che gli venivano ordinariamente assegnati, di predicare e dassistere i moribondi, non lasciava mai sfuggire unoccasione desercitarne due altri, che sera imposti da se: accomodar differenze, e proteggere oppressi. In questo genio entrava, per qualche parte, senza chegli se navvedesse, quella sua vecchia abitudine, e un resticciolo di spiriti guerreschi, che lumiliazioni e le macerazioni non avevan potuto spegner del tutto. Il suo linguaggio era abitualmente umile e posato; ma, quando si trattasse di giustizia o di verita combattuta, luomo sanimava, a un tratto, dellimpeto antico, che, secondato e modificato da unenfasi solenne, venutagli dalluso del predicare, dava a quel linguaggio un carattere singolare. Tutto il suo contegno, come laspetto, annunziava una lunga guerra, tra unindole focosa, risentita, e una volonta opposta, abitualmente vittoriosa, sempre allerta, e diretta da motivi e da ispirazioni superiori. Un suo confratello ed amico, che lo conosceva bene, laveva una volta paragonato a quelle parole troppo espressive nella loro forma naturale, che alcuni, anche ben educati, pronunziano, quando la passione trabocca, smozzicate, con qualche lettera mutata; parole che, in quel travisamento, fanno pero ricordare della loro energia primitiva. Se una poverella sconosciuta, nel tristo caso di Lucia, avesse chiesto laiuto del padre Cristoforo, egli sarebbe corso immediatamente. Trattandosi poi di Lucia, accorse con tanta piu sollecitudine, in quanto conosceva e ammirava linnocenza di lei, era gia in pensiero per i suoi pericoli, e sentiva unindegnazione santa, per la turpe persecuzione della quale era divenuta loggetto. Oltre di cio, avendola consigliata, per il meno male, di non palesar nulla, e di starsene quieta, temeva ora che il consiglio potesse aver prodotto qualche tristo effetto; e alla sollecitudine di carita, chera in lui come ingenita, saggiungeva, in questo caso, quellangustia scrupolosa che spesso tormenta i buoni. Ma, intanto che noi siamo stati a raccontare i fatti del padre Cristoforo, e arrivato, se affacciato alluscio; e le donne, lasciando il manico dellaspo che facevan girare e stridere, si sono alzate, dicendo, a una voce: oh padre Cristoforo sia benedetto CAPITOLO V Il qual padre Cristoforo si fermo ritto sulla soglia, e, appena ebbe data unocchiata alle donne, dovette accorgersi che i suoi presentimenti non eran falsi. Onde, con quel tono dinterrogazione che va incontro a una trista risposta, alzando la barba con un moto leggiero della testa allindietro, disse: ebbene Lucia rispose con uno scoppio di pianto. La madre cominciava a far le scuse daver osato... ma il frate savanzo, e, messosi a sedere sur un panchetto a tre piedi, tronco i complimenti, dicendo a Lucia: quietatevi, povera figliuola. E voi, disse poi ad Agnese, raccontatemi cosa ce Mentre la buona donna faceva alla meglio la sua dolorosa relazione, il frate diventava di mille colori, e ora alzava gli occhi al cielo, ora batteva i piedi. Terminata la storia, si copri il volto con le mani, ed esclamo: o Dio benedetto fino a quando... Ma, senza compir la frase, voltandosi di nuovo alle donne: poverette disse: Dio vi ha visitate. Povera Lucia Non ci abbandonera, padre disse questa, singhiozzando. Abbandonarvi rispose. E con che faccia potrei io chieder a Dio qualcosa per me, quando vavessi abbandonata voi in questo stato voi, chEgli mi confida Non vi perdete danimo: Egli vassistera: Egli vede tutto: Egli puo servirsi anche dun uomo da nulla come son io, per confondere un... Vediamo, pensiamo quel che si possa fare. Cosi dicendo, appoggio il gomito sinistro sul ginocchio, chino la fronte nella palma, e con la destra strinse la barba e il mento, come per tener ferme e unite tutte le potenze dellanimo. Ma la piu attenta considerazione non serviva che a fargli scorgere piu distintamente quanto il caso fosse pressante e intrigato, e quanto scarsi, quanto incerti e pericolosi i ripieghi. Mettere un po di vergogna a don Abbondio, e fargli sentire quanto manchi al suo dovere Vergogna e dovere sono un nulla per lui, quando ha paura. E fargli paura Che mezzi ho io mai di fargliene una che superi quella che ha duna schioppettata Informar di tutto il cardinale arcivescovo, e invocar la sua autorita Ci vuol tempo: e intanto e poi Quandanche questa povera innocente fosse maritata, sarebbe questo un freno per quelluomo Chi sa a qual segno possa arrivare... E resistergli Come Ah se potessi, pensava il povero frate, se potessi tirar dalla mia i miei frati di qui, que di Milano Ma non e un affare comune; sarei abbandonato. Costui fa lamico del convento, si spaccia per partigiano de cappuccini: e i suoi bravi non son venuti piu duna volta a ricoverarsi da noi Sarei solo in ballo; mi buscherei anche dellinquieto, dellimbroglione, dellaccattabrighe; e, quel che piu, potrei forsanche, con un tentativo fuor di tempo, peggiorar la condizione di questa poveretta . Contrappesato il pro e il contro di questo e di quel partito, il migliore gli parve daffrontar don Rodrigo stesso, tentar di smoverlo dal suo infame proposito, con le preghiere, coi terrori dellaltra vita, anche di questa, se fosse possibile. Alla peggio, si potrebbe almeno conoscere, per questa via, piu distintamente quanto colui fosse ostinato nel suo sporco impegno, scoprir di piu le sue intenzioni, e prender consiglio da cio. Mentre il frate stava cosi meditando, Renzo, il quale, per tutte le ragioni che ognun puo indovinare, non sapeva star lontano da quella casa, era comparso sulluscio; ma, visto il padre sopra pensiero, e le donne che facevan cenno di non disturbarlo, si fermo sulla soglia, in silenzio. Alzando la faccia, per comunicare alle donne il suo progetto, il frate saccorse di lui, e lo saluto in un modo chesprimeva unaffezione consueta, resa piu intensa dalla pieta. Le hanno detto..., padre gli domando Renzo, con voce commossa. Pur troppo; e per questo son qui. Che dice di quel birbone... Che vuoi chio dica di lui Non e qui a sentire: che gioverebbero le mie parole Dico a te, il mio Renzo, che tu confidi in Dio, e che Dio non tabbandonera. Benedette le sue parole esclamo il giovane. Lei non e di quelli che dan sempre torto a poveri. Ma il signor curato, e quel signor dottor delle cause perse... Non rivangare quello che non puo servire ad altro che a inquietarti inutilmente. Io sono un povero frate; ma ti ripeto quel che ho detto a queste donne: per quel poco che posso, non vabbandonero. Oh, lei non e come gli amici del mondo Ciarloni Chi avesse creduto alle proteste che mi facevan costoro, nel buon tempo; eh eh Eran pronti a dare il sangue per me; mavrebbero sostenuto contro il diavolo. Sio avessi avuto un nemico... bastava che mi lasciassi intendere; avrebbe finito presto di mangiar pane. E ora, se vedesse come si ritirano... A questo punto, alzando gli occhi al volto del padre, vide che sera tutto rannuvolato, e saccorse daver detto cio che conveniva tacere. Ma volendo raccomodarla, sandava intrigando e imbrogliando: volevo dire... non intendo dire... cioe, volevo dire... Cosa volevi dire E che tu avevi dunque cominciato a guastar lopera mia, prima che fosse intrapresa Buon per te che sei stato disingannato in tempo. Che tu andavi in cerca damici... quali amici... che non tavrebber potuto aiutare, neppur volendo E cercavi di perder Quel solo che lo puo e lo vuole Non sai tu che Dio e lamico de tribolati, che confidano in Lui Non sai tu che, a metter fuori lunghie, il debole non ci guadagna E quando pure... A questo punto, afferro fortemente il braccio di Renzo: il suo aspetto, senza perder dautorita, satteggio duna compunzione solenne, gli occhi sabbassarono, la voce divenne lenta e come sotterranea: quando pure... e un terribile guadagno Renzo vuoi tu confidare in me... che dico in me, omiciattolo, fraticello Vuoi tu confidare in Dio Oh si rispose Renzo. Quello e il Signore davvero. Ebbene; prometti che non affronterai, che non provocherai nessuno, che ti lascerai guidar da me. Lo prometto. Lucia fece un gran respiro, come se le avesser levato un peso daddosso; e Agnese disse: bravo figliuolo. Sentite, figliuoli, riprese fra Cristoforo: io andero oggi a parlare a quelluomo. Se Dio gli tocca il cuore, e da forza alle mie parole, bene: se no, Egli ci fara trovare qualche altro rimedio. Voi intanto, statevi quieti, ritirati, scansate le ciarle, non vi fate vedere. Stasera, o domattina al piu tardi, mi rivedrete . Detto questo, tronco tutti i ringraziamenti e le benedizioni, e parti. Savvio al convento, arrivo a tempo dandare in coro a cantar sesta, desino, e si mise subito in cammino, verso il covile della fiera che voleva provarsi dammansare. Il palazzotto di don Rodrigo sorgeva isolato, a somiglianza duna bicocca, sulla cima duno de poggi onde sparsa e rilevata quella costiera. A questa indicazione lanonimo aggiunge che il luogo avrebbe fatto meglio a scriverne alla buona il nome era piu in su del paesello degli sposi, discosto da questo forse tre miglia, e quattro dal convento. Appie del poggio, dalla parte che guarda a mezzogiorno, e verso il lago, giaceva un mucchietto di casupole, abitate da contadini di don Rodrigo; ed era come la piccola capitale del suo piccol regno. Bastava passarvi, per esser chiarito della condizione e de costumi del paese. Dando unocchiata nelle stanze terrene, dove qualche uscio fosse aperto, si vedevano attaccati al muro schioppi, tromboni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti da polvere, alla rinfusa. La gente che vi sincontrava erano omacci tarchiati e arcigni, con un gran ciuffo arrovesciato sul capo, e chiuso in una reticella; vecchi che, perdute le zanne, parevan sempre pronti, chi nulla gli aizzasse, a digrignar le gengive; donne con certe facce maschie, e con certe braccia nerborute, buone da venire in aiuto della lingua, quando questa non bastasse: ne sembianti e nelle mosse de fanciulli stessi, che giocavan per la strada, si vedeva un non so che di petulante e di provocativo. Fra Cristoforo attraverso il villaggio, sali per una viuzza a chiocciola, e pervenne su una piccola spianata, davanti al palazzotto. La porta era chiusa, segno che il padrone stava desinando, e non voleva esser frastornato. Le rade e piccole finestre che davan sulla strada, chiuse da imposte sconnesse e consunte dagli anni, eran pero difese da grosse inferriate, e quelle del pian terreno tantalte che appena vi sarebbe arrivato un uomo sulle spalle dun altro. Regnava quivi un gran silenzio; e un passeggiero avrebbe potuto credere che fosse una casa abbandonata, se quattro creature, due vive e due morte, collocate in simmetria, di fuori, non avesser dato un indizio dabitanti. Due grandavoltoi, con lali spalancate, e co teschi penzoloni, luno spennacchiato e mezzo roso dal tempo, laltro ancor saldo e pennuto, erano inchiodati, ciascuno sur un battente del portone; e due bravi, sdraiati, ciascuno sur una delle panche poste a destra e a sinistra, facevan la guardia, aspettando desser chiamati a goder gli avanzi della tavola del signore. Il padre si fermo ritto, in atto di chi si dispone ad aspettare; ma un de bravi salzo, e gli disse: padre, padre, venga pure avanti: qui non si fanno aspettare i cappuccini: noi siamo amici del convento: e io ci sono stato in certi momenti che fuori non era troppo buonaria per me; e se mi avesser tenuta la porta chiusa, la sarebbe andata male . Cosi dicendo, diede due picchi col martello. A quel suono risposer subito di dentro gli urli e le strida di mastini e di cagnolini; e, pochi momenti dopo, giunse borbottando un vecchio servitore; ma, veduto il padre, gli fece un grandinchino, acquieto le bestie, con le mani e con la voce, introdusse lospite in un angusto cortile, e richiuse la porta. Accompagnatolo poi in un salotto, e guardandolo con una certaria di maraviglia e di rispetto, disse: non e lei... il padre Cristoforo di Pescarenico Per lappunto. Lei qui Come vedete, buon uomo. Sara per far del bene. Del bene, continuo mormorando tra i denti, e rincamminandosi, se ne puo far per tutto . Attraversati due o tre altri salotti oscuri, arrivarono alluscio della sala del convito. Quivi un gran frastono confuso di forchette, di coltelli, di bicchieri, di piatti, e sopra tutto di voci discordi, che cercavano a vicenda di soverchiarsi. Il frate voleva ritirarsi, e stava contrastando dietro luscio col servitore, per ottenere dessere lasciato in qualche canto della casa, fin che il pranzo fosse terminato; quando luscio sapri. Un certo conte Attilio, che stava seduto in faccia era un cugino del padron di casa; e abbiam gia fatta menzione di lui, senza nominarlo, veduta una testa rasa e una tonaca, e accortosi dellintenzione modesta del buon frate, ehi ehi grido: non ci scappi, padre riverito: avanti, avanti . Don Rodrigo, senza indovinar precisamente il soggetto di quella visita, pure, per non so qual presentimento confuso, navrebbe fatto di meno. Ma, poiche lo spensierato dAttilio aveva fatta quella gran chiamata, non conveniva a lui di tirarsene indietro; e disse: venga, padre, venga . Il padre savanzo, inchinandosi al padrone, e rispondendo, a due mani, ai saluti de commensali. Luomo onesto in faccia al malvagio, piace generalmente non dico a tutti immaginarselo con la fronte alta, con lo sguardo sicuro, col petto rilevato, con lo scilinguagnolo bene sciolto. Nel fatto pero, per fargli prender quellattitudine, si richiedon molte circostanze, le quali ben di rado si riscontrano insieme. Percio, non vi maravigliate se fra Cristoforo, col buon testimonio della sua coscienza, col sentimento fermissimo della giustizia della causa che veniva a sostenere, con un sentimento misto dorrore e di compassione per don Rodrigo, stesse con una certaria di suggezione e di rispetto, alla presenza di quello stesso don Rodrigo, chera li in capo di tavola, in casa sua, nel suo regno, circondato damici, domaggi, di tanti segni della sua potenza, con un viso da far morire in bocca a chi si sia una preghiera, non che un consiglio, non che una correzione, non che un rimprovero. Alla sua destra sedeva quel conte Attilio suo cugino, e, se fa bisogno di dirlo, suo collega di libertinaggio e di soverchieria, il quale era venuto da Milano a villeggiare, per alcuni giorni, con lui. A sinistra, e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato pero duna certa sicurezza, e duna certa saccenteria, il signor podesta, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a fare star a dovere don Rodrigo, come se visto di sopra. In faccia al podesta, in atto dun rispetto il piu puro, il piu sviscerato, sedeva il nostro dottor Azzeccagarbugli, in cappa nera, e col naso piu rubicondo del solito: in faccia ai due cugini, due convitati oscuri, de quali la nostra storia dice soltanto che non facevano altro che mangiare, chinare il capo, sorridere e approvare ogni cosa che dicesse un commensale, e a cui un altro non contraddicesse. Da sedere al padre, disse don Rodrigo. Un servitore presento una sedia, sulla quale si mise il padre Cristoforo, facendo qualche scusa al signore, desser venuto in ora inopportuna. Bramerei di parlarle da solo a solo, con suo comodo, per un affare dimportanza, soggiunse poi, con voce piu sommessa, allorecchio di don Rodrigo. Bene, bene, parleremo; rispose questo: ma intanto si porti da bere al padre. Il padre voleva schermirsi; ma don Rodrigo, alzando la voce, in mezzo al trambusto chera ricominciato, gridava: no, per bacco, non mi fara questo torto; non sara mai vero che un cappuccino vada via da questa casa, senza aver gustato del mio vino, ne un creditore insolente, senza aver assaggiate le legna de miei boschi . Queste parole eccitarono un riso universale, e interruppero un momento la questione che sagitava caldamente tra i commensali. Un servitore, portando sur una sottocoppa unampolla di vino, e un lungo bicchiere in forma di calice, lo presento al padre; il quale, non volendo resistere a un invito tanto pressante delluomo che gli premeva tanto di farsi propizio, non esito a mescere, e si mise a sorbir lentamente il vino. Lautorita del Tasso non serve al suo assunto, signor podesta riverito; anzi e contro di lei; riprese a urlare il conte Attilio: perche quelluomo erudito, quelluomo grande, che sapeva a menadito tutte le regole della cavalleria, ha fatto che il messo dArgante, prima desporre la sfida ai cavalieri cristiani, chieda licenza al pio Buglione... Ma questo replicava, non meno urlando, il podesta, questo e un di piu, un mero di piu, un ornamento poetico, giacche il messaggiero e di sua natura inviolabile, per diritto delle genti, jure gentium: e, senza andar tanto a cercare, lo dice anche il proverbio: ambasciator non porta pena. E, i proverbi, signor conte, sono la sapienza del genere umano. E, non avendo il messaggiero detto nulla in suo proprio nome, ma solamente presentata la sfida in iscritto... Ma quando vorra capire che quel messaggiero era un asino temerario, che non conosceva le prime... Con buona licenza di lor signori, interruppe don Rodrigo, il quale non avrebbe voluto che la questione andasse troppo avanti: rimettiamola nel padre Cristoforo; e si stia alla sua sentenza. Bene, benissimo, disse il conte Attilio, al quale parve cosa molto garbata di far decidere un punto di cavalleria da un cappuccino; mentre il podesta, piu infervorato di cuore nella questione, si chetava a stento, e con un certo viso, che pareva volesse dire: ragazzate. Ma, da quel che mi pare daver capito, disse il padre, non son cose di cui io mi deva intendere. Solite scuse di modestia di loro padri; disse don Rodrigo: ma non mi scappera. Eh via sappiam bene che lei non e venuta al mondo col cappuccio in capo, e che il mondo lha conosciuto. Via, via: ecco la questione. Il fatto e questo, cominciava a gridare il conte Attilio. Lasciate dir a me, che son neutrale, cugino, riprese don Rodrigo. Ecco la storia. Un cavaliere spagnolo manda una sfida a un cavalier milanese: il portatore, non trovando il provocato in casa, consegna il cartello a un fratello del cavaliere; il qual fratello legge la sfida, e in risposta da alcune bastonate al portatore. Si tratta... Ben date, ben applicate, grido il conte Attilio. Fu una vera ispirazione. Del demonio, soggiunse il podesta. Battere un ambasciatore persona sacra Anche lei, padre, mi dira se questa e azione da cavaliere. Si, signore, da cavaliere, grido il conte: e lo lasci dire a me, che devo intendermi di cio che conviene a un cavaliere. Oh, se fossero stati pugni, sarebbe unaltra faccenda; ma il bastone non isporca le mani a nessuno. Quello che non posso capire e perche le premano tanto le spalle dun mascalzone. Chi le ha parlato delle spalle, signor conte mio Lei mi fa dire spropositi che non mi son mai passati per la mente. Ho parlato del carattere, e non di spalle, io. Parlo sopra tutto del diritto delle genti. Mi dica un poco, di grazia, se i feciali che gli antichi Romani mandavano a intimar le sfide agli altri popoli, chiedevan licenza desporre lambasciata: e mi trovi un poco uno scrittore che faccia menzione che un feciale sia mai stato bastonato. Che hanno a far con noi gli ufiziali degli antichi Romani gente che andava alla buona, e che, in queste cose, era indietro, indietro. Ma, secondo le leggi della cavalleria moderna, che la vera, dico e sostengo che un messo il quale ardisce di porre in mano a un cavaliere una sfida, senza avergliene chiesta licenza, e un temerario, violabile violabilissimo, bastonabile bastonabilissimo... Risponda un poco a questo sillogismo. Niente, niente, niente. Ma ascolti, ma ascolti, ma ascolti. Percotere un disarmato e atto proditorio; atqui il messo de quo era senzarme; ergo... Piano, piano, signor podesta. Che piano Piano, le dico: cosa mi viene a dire Atto proditorio e ferire uno con la spada, per di dietro, o dargli una schioppettata nella schiena: e, anche per questo, si posson dar certi casi... ma stiamo nella questione. Concedo che questo generalmente possa chiamarsi atto proditorio; ma appoggiar quattro bastonate a un mascalzone Sarebbe bella che si dovesse dirgli: guarda che ti bastono: come si direbbe a un galantuomo: mano alla spada. E lei, signor dottor riverito, in vece di farmi de sogghigni, per farmi capire che del mio parere, perche non sostiene le mie ragioni, con la sua buona tabella, per aiutarmi a persuader questo signore Io... rispose confusetto il dottore: io godo di questa dotta disputa; e ringrazio il bellaccidente che ha dato occasione a una guerra dingegni cosi graziosa. E poi, a me non compete di dar sentenza: sua signoria illustrissima ha gia delegato un giudice... qui il padre... E vero; disse don Rodrigo: ma come volete che il giudice parli, quando i litiganti non vogliono stare zitti Ammutolisco, disse il conte Attilio. Il podesta strinse le labbra, e alzo la mano, come in atto di rassegnazione. Ah sia ringraziato il cielo A lei, padre, disse don Rodrigo, con una serieta mezzo canzonatoria. Ho gia fatte le mie scuse, col dire che non me nintendo, rispose fra Cristoforo, rendendo il bicchiere a un servitore. Scuse magre: gridarono i due cugini: vogliamo la sentenza Quande cosi, riprese il frate, il mio debole parere sarebbe che non vi fossero ne sfide, ne portatori, ne bastonate. I commensali si guardarono lun con laltro maravigliati. Oh questa e grossa disse il conte Attilio. Mi perdoni, padre, ma e grossa. Si vede che lei non conosce il mondo. Lui disse don Rodrigo: me lo volete far ridire: lo conosce, cugino mio, quanto voi: non e vero, padre Dica, dica, se non ha fatta la sua carovana In vece di rispondere a questamorevole domanda, il padre disse una parolina in segreto a se medesimo: queste vengono a te; ma ricordati, frate, che non sei qui per te, e che tutto cio che tocca te solo, non entra nel conto . Sara, disse il cugino: ma il padre... come si chiama il padre Padre Cristoforo rispose piu duno. Ma, padre Cristoforo, padron mio colendissimo, con queste sue massime, lei vorrebbe mandare il mondo sottosopra. Senza sfide Senza bastonate Addio il punto donore: impunita per tutti i mascalzoni. Per buona sorte che il supposto e impossibile. Animo, dottore, scappo fuori don Rodrigo, che voleva sempre piu divertire la disputa dai due primi contendenti, animo, a voi, che, per dar ragione a tutti, siete un uomo. Vediamo un poco come farete per dar ragione in questo al padre Cristoforo. In verita, rispose il dottore, tenendo brandita in aria la forchetta, e rivolgendosi al padre, in verita io non so intendere come il padre Cristoforo, il quale e insieme il perfetto religioso e luomo di mondo, non abbia pensato che la sua sentenza, buona, ottima e di giusto peso sul pulpito, non val niente, sia detto col dovuto rispetto, in una disputa cavalleresca. Ma il padre sa, meglio di me, che ogni cosa e buona a suo luogo; e io credo che, questa volta, abbia voluto cavarsi, con una celia, dallimpiccio di proferire una sentenza. Che si poteva mai rispondere a ragionamenti dedotti da una sapienza cosi antica, e sempre nuova Niente: e cosi fece il nostro frate. Ma don Rodrigo, per voler troncare quella questione, ne venne a suscitare unaltra. A proposito, disse, ho sentito che a Milano correvan voci daccomodamento. Il lettore sa che in quellanno si combatteva per la successione al ducato di Mantova, del quale, alla morte di Vincenzo Gonzaga, che non aveva lasciata prole legittima, era entrato in possesso il duca di Nevers, suo parente piu prossimo. Luigi XIII, ossia il cardinale di Richelieu, sosteneva quel principe, suo ben affetto, e naturalizzato francese: Filippo IV, ossia il conte dOlivares, comunemente chiamato il conte duca, non lo voleva li, per le stesse ragioni; e gli aveva mosso guerra. Siccome poi quel ducato era feudo dellimpero, cosi le due parti sadoperavano, con pratiche, con istanze, con minacce, presso limperator Ferdinando II, la prima perche accordasse linvestitura al nuovo duca; la seconda perche gliela negasse, anzi aiutasse a cacciarlo da quello stato. Non son lontano dal credere, disse il conte Attilio, che le cose si possano accomodare. Ho certi indizi... Non creda, signor conte, non creda, interruppe il podesta. Io, in questo cantuccio, posso saperle le cose; perche il signor castellano spagnolo, che, per sua bonta, mi vuole un po di bene, e per esser figliuolo dun creato del conte duca, e informato dogni cosa... Le dico che a me accade ogni giorno di parlare in Milano con ben altri personaggi; e so di buon luogo che il papa, interessatissimo, come, per la pace, ha fatto proposizioni... Cosi devessere; la cosa e in regola; sua santita fa il suo dovere; un papa deve sempre metter bene tra i principi cristiani; ma il conte duca ha la sua politica, e... E, e, e; sa lei, signor mio, come la pensi limperatore, in questo momento Crede lei che non ci sia altro che Mantova a questo mondo le cose a cui si deve pensare son molte, signor mio. Sa lei, per esempio, fino a che segno limperatore possa ora fidarsi di quel suo principe di Valdistano o di Vallistai, o come lo chiamano, e se... Il nome legittimo in lingua alemanna, interruppe ancora il podesta, e Vagliensteino, come lho sentito proferir piu volte dal nostro signor castellano spagnolo. Ma stia pur di buon animo, che... Mi vuole insegnare... riprendeva il conte; ma don Rodrigo gli die docchio, per fargli intendere che, per amor suo, cessasse di contraddire. Il conte tacque, e il podesta, come un bastimento disimbrogliato da una secca, continuo, a vele gonfie, il corso della sua eloquenza. Vagliensteino mi da poco fastidio; perche il conte duca ha locchio a tutto, e per tutto; e se Vagliensteino vorra fare il bellumore, sapra ben lui farlo rigar diritto, con le buone, o con le cattive. Ha locchio per tutto, dico, e le mani lunghe; e, se ha fisso il chiodo, come lha fisso, e giustamente, da quel gran politico che e, che il signor duca di Nivers non metta le radici in Mantova, il signor duca di Nivers non ce le mettera; e il signor cardinale di Riciliu fara un buco nellacqua. Mi fa pur ridere quel caro signor cardinale, a voler cozzare con un conte duca, con un Olivares. Dico il vero, che vorrei rinascere di qui a dugentanni, per sentir cosa diranno i posteri, di questa bella pretensione. Ci vuol altro che invidia; testa vuol esser: e teste come la testa dun conte duca, ce ne una sola al mondo. Il conte duca, signori miei, proseguiva il podesta, sempre col vento in poppa, e un po maravigliato anche lui di non incontrar mai uno scoglio: il conte duca e una volpe vecchia, parlando col dovuto rispetto, che farebbe perder la traccia a chi si sia: e, quando accenna a destra, si puo esser sicuri che battera a sinistra: onde che nessuno puo mai vantarsi di conoscere i suoi disegni; e quegli stessi che devon metterli in esecuzione, quegli stessi che scrivono i dispacci, non ne capiscon niente. Io posso parlare con qualche cognizion di causa; perche quel bravuomo del signor castellano si degna di trattenersi meco, con qualche confidenza. Il conte duca, viceversa, sa appuntino cosa bolle in pentola di tutte laltre corti; e tutti que politiconi che ce ne di diritti assai, non si puo negare hanno appena immaginato un disegno, che il conte duca te lha gia indovinato, con quella sua testa, con quelle sue strade coperte, con que suoi fili tesi per tutto. Quel poveruomo del cardinale di Riciliu tenta di qua, fiuta di la, suda, singegna: e poi quando gli e riuscito di scavare una mina, trova la contrammina gia belle fatta dal conte duca... Sa il cielo quando il podesta avrebbe preso terra; ma don Rodrigo, stimolato anche da versacci che faceva il cugino, si volto allimprovviso, come se gli venisse unispirazione, a un servitore, e gli accenno che portasse un certo fiasco. Signor podesta, e signori miei disse poi: un brindisi al conte duca; e mi sapranno dire se il vino sia degno del personaggio . Il podesta rispose con un inchino, nel quale traspariva un sentimento di riconoscenza particolare; perche tutto cio che si faceva o si diceva in onore del conte duca, lo riteneva in parte come fatto a se. Viva millanni don Gasparo Guzman, conte dOlivares, duca di san Lucar, gran privato del re don Filippo il grande, nostro signore esclamo, alzando il bicchiere. Privato, chi non lo sapesse, era il termine in uso, a que tempi, per significare il favorito dun principe. Viva millanni risposer tutti. Servite il padre, disse don Rodrigo. Mi perdoni; rispose il padre: ma ho gia fatto un disordine, e non potrei... Come disse don Rodrigo: si tratta dun brindisi al conte duca. Vuol dunque far credere chella tenga dai navarrini Cosi si chiamavano allora, per ischerno, i Francesi, dai principi di Navarra, che avevan cominciato, con Enrico IV, a regnar sopra di loro. A tale scongiuro, convenne bere. Tutti i commensali proruppero in esclamazioni, e in elogi del vino; fuor che il dottore, il quale, col capo alzato, con gli occhi fissi, con le labbra strette, esprimeva molto piu che non avrebbe potuto far con parole. Che ne dite eh, dottore domando don Rodrigo. Tirato fuor del bicchiere un naso piu vermiglio e piu lucente di quello, il dottore rispose, battendo con enfasi ogni sillaba: dico, proferisco, e sentenzio che questo e lOlivares de vini: censui, et in eam ivi sententiam, che un liquor simile non si trova in tutti i ventidue regni del re nostro signore, che Dio guardi: dichiaro e definisco che i pranzi dellillustrissimo signor don Rodrigo vincono le cene dEliogabalo; e che la carestia e bandita e confinata in perpetuo da questo palazzo, dove siede e regna la splendidezza. Ben detto ben definito gridarono, a una voce, i commensali: ma quella parola, carestia, che il dottore aveva buttata fuori a caso, rivolse in un punto tutte le menti a quel tristo soggetto; e tutti parlarono della carestia. Qui andavan tutti daccordo, almeno nel principale; ma il fracasso era forse piu grande che se ci fosse stato disparere. Parlavan tutti insieme. Non ce carestia, diceva uno: sono glincettatori... E i fornai, diceva un altro: che nascondono il grano. Impiccarli. Appunto; impiccarli, senza misericordia. De buoni processi, gridava il podesta. Che processi gridava piu forte il conte Attilio: giustizia sommaria. Pigliarne tre o quattro o cinque o sei, di quelli che, per voce pubblica, son conosciuti come i piu ricchi e i piu cani, e impiccarli. Esempi esempi senza esempi non si fa nulla. Impiccarli impiccarli; e saltera fuori grano da tutte le parti. Chi, passando per una fiera, se trovato a goder larmonia che fa una compagnia di cantambanchi, quando, tra una sonata e laltra, ognuno accorda il suo stromento, facendolo stridere quanto piu puo, affine di sentirlo distintamente, in mezzo al rumore degli altri, simmagini che tale fosse la consonanza di quei, se si puo dire, discorsi. Sandava intanto mescendo e rimescendo di quel tal vino; e le lodi di esso venivano, comera giusto, frammischiate alle sentenze di giurisprudenza economica; sicche le parole che sudivan piu sonore e piu frequenti, erano: ambrosia, e impiccarli. Don Rodrigo intanto dava dellocchiate al solo che stava zitto; e lo vedeva sempre li fermo, senza dar segno dimpazienza ne di fretta, senza far atto che tendesse a ricordare che stava aspettando; ma in aria di non voler andarsene, prima dessere stato ascoltato. Lavrebbe mandato a spasso volentieri, e fatto di meno di quel colloquio; ma congedare un cappuccino, senza avergli dato udienza, non era secondo le regole della sua politica. Poiche la seccatura non si poteva scansare, si risolvette daffrontarla subito, e di liberarsene; salzo da tavola, e seco tutta la rubiconda brigata, senza interrompere il chiasso. Chiesta poi licenza agli ospiti, savvicino, in atto contegnoso, al frate, che sera subito alzato con gli altri; gli disse: eccomi a suoi comandi ; e lo condusse in unaltra sala. CAPITOLO VI In che posso ubbidirla disse don Rodrigo, piantandosi in piedi nel mezzo della sala. Il suono delle parole era tale; ma il modo con cui eran proferite, voleva dir chiaramente: bada a chi sei davanti, pesa le parole, e sbrigati. Per dar coraggio al nostro fra Cristoforo, non cera mezzo piu sicuro e piu spedito, che prenderlo con maniera arrogante. Egli che stava sospeso, cercando le parole, e facendo scorrere tra le dita le ave marie della corona che teneva a cintola, come se in qualcheduna di quelle sperasse di trovare il suo esordio; a quel fare di don Rodrigo, si senti subito venir sulle labbra piu parole del bisogno. Ma pensando quanto importasse di non guastare i fatti suoi o, cio chera assai piu, i fatti altrui, corresse e tempero le frasi che gli si eran presentate alla mente, e disse, con guardinga umilta: vengo a proporle un atto di giustizia, a pregarla duna carita. Certuomini di mal affare hanno messo innanzi il nome di vossignoria illustrissima, per far paura a un povero curato, e impedirgli di compire il suo dovere, e per soverchiare due innocenti. Lei puo, con una parola, confonder coloro, restituire al diritto la sua forza, e sollevar quelli a cui e fatta una cosi crudel violenza. Lo puo; e potendolo... la coscienza, lonore... Lei mi parlera della mia coscienza, quando verro a confessarmi da lei. In quanto al mio onore, ha da sapere che il custode ne son io, e io solo; e che chiunque ardisce entrare a parte con me di questa cura, lo riguardo come il temerario che loffende. Fra Cristoforo, avvertito da queste parole che quel signore cercava di tirare al peggio le sue, per volgere il discorso in contesa, e non dargli luogo di venire alle strette, simpegno tanto piu alla sofferenza, risolvette di mandar giu qualunque cosa piacesse allaltro di dire, e rispose subito, con un tono sommesso: se ho detto cosa che le dispiaccia, e stato certamente contro la mia intenzione. Mi corregga pure, mi riprenda, se non so parlare come si conviene; ma si degni ascoltarmi. Per amor del cielo, per quel Dio, al cui cospetto dobbiam tutti comparire... e, cosi dicendo, aveva preso tra le dita, e metteva davanti agli occhi del suo accigliato ascoltatore il teschietto di legno attaccato alla sua corona, non sostini a negare una giustizia cosi facile, e cosi dovuta a de poverelli. Pensi che Dio ha sempre gli occhi sopra di loro, e che le loro grida, i loro gemiti sono ascoltati lassu. Linnocenza e potente al suo... Eh, padre interruppe bruscamente don Rodrigo: il rispetto chio porto al suo abito e grande: ma se qualche cosa potesse farmelo dimenticare, sarebbe il vederlo indosso a uno che ardisse di venire a farmi la spia in casa. Questa parola fece venir le fiamme sul viso del frate: il quale pero, col sembiante di chi inghiottisce una medicina molto amara, riprese: lei non crede che un tal titolo mi si convenga. Lei sente in cuor suo, che il passo chio fo ora qui, non e ne vile ne spregevole. Mascolti, signor don Rodrigo; e voglia il cielo che non venga un giorno in cui si penta di non avermi ascoltato. Non voglia metter la sua gloria... qual gloria, signor don Rodrigo qual gloria dinanzi agli uomini E dinanzi a Dio Lei puo molto quaggiu; ma... Sa lei, disse don Rodrigo, interrompendo, con istizza, ma non senza qualche raccapriccio, sa lei che, quando mi viene lo schiribizzo di sentire una predica, so benissimo andare in chiesa, come fanno gli altri Ma in casa mia Oh e continuo, con un sorriso forzato di scherno: lei mi tratta da piu di quel che sono. Il predicatore in casa Non lhanno che i principi. E quel Dio che chiede conto ai principi della parola che fa loro sentire, nelle loro regge; quel Dio le usa ora un tratto di misericordia, mandando un suo ministro, indegno e miserabile, ma un suo ministro, a pregar per una innocente... In somma, padre, disse don Rodrigo, facendo atto dandarsene, io non so quel che lei voglia dire: non capisco altro se non che ci devessere qualche fanciulla che le preme molto. Vada a far le sue confidenze a chi le piace; e non si prenda la liberta dinfastidir piu a lungo un gentiluomo. Al moversi di don Rodrigo, il nostro frate gli sera messo davanti, ma con gran rispetto; e, alzate le mani, come per supplicare e per trattenerlo ad un punto, rispose ancora: la mi preme, e vero, ma non piu di lei; son due anime che, luna e laltra, mi premon piu del mio sangue. Don Rodrigo io non posso far altro per lei, che pregar Dio; ma lo faro ben di cuore. Non mi dica di no: non voglia tener nellangoscia e nel terrore una povera innocente. Una parola di lei puo far tutto. Ebbene, disse don Rodrigo, giacche lei crede chio possa far molto per questa persona; giacche questa persona le sta tanto a cuore... Ebbene riprese ansiosamente il padre Cristoforo, al quale latto e il contegno di don Rodrigo non permettevano dabbandonarsi alla speranza che parevano annunziare quelle parole. Ebbene, la consigli di venire a mettersi sotto la mia protezione. Non le manchera piu nulla, e nessuno ardira dinquietarla, o chio non son cavaliere. A siffatta proposta, lindegnazione del frate, rattenuta a stento fin allora, trabocco. Tutti que bei proponimenti di prudenza e di pazienza andarono in fumo: luomo vecchio si trovo daccordo col nuovo; e, in que casi, fra Cristoforo valeva veramente per due. La vostra protezione esclamo, dando indietro due passi, postandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sullanca, alzando la sinistra con lindice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati: la vostra protezione E meglio che abbiate parlato cosi, che abbiate fatta a me una tale proposta. Avete colmata la misura; e non vi temo piu. Come parli, frate... Parlo come si parla a chi e abbandonato da Dio, e non puo piu far paura. La vostra protezione Sapevo bene che quella innocente e sotto la protezione di Dio; ma voi, voi me lo fate sentire ora, con tanta certezza, che non ho piu bisogno di riguardi a parlarvene. Lucia, dico: vedete come io pronunzio questo nome con la fronte alta, e con gli occhi immobili. Come in questa casa... Ho compassione di questa casa: la maledizione le sta sopra sospesa. State a vedere che la giustizia di Dio avra riguardo a quattro pietre, e suggezione di quattro sgherri. Voi avete creduto che Dio abbia fatta una creatura a sua immagine, per darvi il piacere di tormentarla Voi avete creduto che Dio non saprebbe difenderla Voi avete disprezzato il suo avviso Vi siete giudicato. Il cuore di Faraone era indurito quanto il vostro; e Dio ha saputo spezzarlo. Lucia e sicura da voi: ve lo dico io povero frate; e in quanto a voi, sentite bene quel chio vi prometto. Verra un giorno... Don Rodrigo era fin allora rimasto tra la rabbia e la maraviglia, attonito, non trovando parole; ma, quando senti intonare una predizione, saggiunse alla rabbia un lontano e misterioso spavento. Afferro rapidamente per aria quella mano minacciosa, e, alzando la voce, per troncar quella dellinfausto profeta, grido: escimi di tra piedi, villano temerario, poltrone incappucciato. Queste parole cosi chiare acquietarono in un momento il padre Cristoforo. Allidea di strapazzo e di villania, era, nella sua mente, cosi bene, e da tanto tempo, associata lidea di sofferenza e di silenzio, che, a quel complimento, gli cadde ogni spirito dira e dentusiasmo, e non gli resto altra risoluzione che quella dudir tranquillamente cio che a don Rodrigo piacesse daggiungere. Onde, ritirata placidamente la mano dagli artigli del gentiluomo, abbasso il capo, e rimase immobile, come, al cader del vento, nel forte della burrasca, un albero agitato ricompone naturalmente i suoi rami, e riceve la grandine come il ciel la manda. Villano rincivilito prosegui don Rodrigo: tu tratti da par tuo. Ma ringrazia il saio che ti copre codeste spalle di mascalzone, e ti salva dalle carezze che si fanno a tuoi pari, per insegnar loro a parlare. Esci con le tue gambe, per questa volta; e la vedremo. Cosi dicendo, addito, con impero sprezzante, un uscio in faccia a quello per cui erano entrati; il padre Cristoforo chino il capo, e se nando, lasciando don Rodrigo a misurare, a passi infuriati, il campo di battaglia. Quando il frate ebbe serrato luscio dietro a se, vide nellaltra stanza dove entrava, un uomo ritirarsi pian piano, strisciando il muro, come per non esser veduto dalla stanza del colloquio; e riconobbe il vecchio servitore chera venuto a riceverlo alla porta di strada. Era costui in quella casa, forse da quarantanni, cioe prima che nascesse don Rodrigo; entratovi al servizio del padre, il quale era stato tuttunaltra cosa. Morto lui, il nuovo padrone, dando lo sfratto a tutta la famiglia, e facendo brigata nuova, aveva pero ritenuto quel servitore, e per esser gia vecchio, e perche, sebben di massime e di costume diverso interamente dal suo, compensava pero questo difetto con due qualita: unalta opinione della dignita della casa, e una gran pratica del cerimoniale, di cui conosceva, meglio dogni altro, le piu antiche tradizioni, e i piu minuti particolari. In faccia al signore, il povero vecchio non si sarebbe mai arrischiato daccennare, non che desprimere la sua disapprovazione di cio che vedeva tutto il giorno: appena ne faceva qualche esclamazione, qualche rimprovero tra i denti a suoi colleghi di servizio; i quali se ne ridevano, e prendevano anzi piacere qualche volta a toccargli quel tasto, per fargli dir di piu che non avrebbe voluto, e per sentirlo ricantar le lodi dellantico modo di vivere in quella casa. Le sue censure non arrivavano agli orecchi del padrone che accompagnate dal racconto delle risa che se neran fatte; dimodoche riuscivano anche per lui un soggetto di scherno, senza risentimento. Ne giorni poi dinvito e di ricevimento, il vecchio diventava un personaggio serio e dimportanza. Il padre Cristoforo lo guardo, passando, lo saluto, e seguitava la sua strada; ma il vecchio se gli accosto misteriosamente, mise il dito alla bocca, e poi, col dito stesso, gli fece un cenno, per invitarlo a entrar con lui in un andito buio. Quando furon li, gli disse sotto voce: padre, ho sentito tutto, e ho bisogno di parlarle. Dite presto, buon uomo. Qui no: guai se il padrone savvede... Ma io so molte cose; e vedro di venir domani al convento. Ce qualche disegno Qualcosa per aria ce di sicuro: gia me ne son potuto accorgere. Ma ora staro sullintesa, e spero di scoprir tutto. Lasci fare a me. Mi tocca a vedere e a sentir cose... cose di fuoco Sono in una casa... Ma io vorrei salvar lanima mia. Il Signore vi benedica e, proferendo sottovoce queste parole, il frate mise la mano sul capo bianco del servitore, che, quantunque piu vecchio di lui, gli stava curvo dinanzi, nellattitudine dun figliuolo. Il Signore vi ricompensera, prosegui il frate: non mancate di venir domani. Verro, rispose il servitore: ma lei vada via subito e... per amor del cielo... non mi nomini . Cosi dicendo, e guardando intorno, usci, per laltra parte dellandito, in un salotto, che rispondeva nel cortile; e, visto il campo libero, chiamo fuori il buon frate, il volto del quale rispose a quellultima parola piu chiaro che non avrebbe potuto fare qualunque protesta. Il servitore gli addito luscita; e il frate, senza dir altro, parti. Quelluomo era stato a sentire alluscio del suo padrone: aveva fatto bene E fra Cristoforo faceva bene a lodarlo di cio Secondo le regole piu comuni e men contraddette, e cosa molto brutta; ma quel caso non poteva riguardarsi come uneccezione E ci sono delleccezioni alle regole piu comuni e men contraddette Questioni importanti; ma che il lettore risolvera da se, se ne ha voglia. Noi non intendiamo di dar giudizi: ci basta daver dei fatti da raccontare. Uscito fuori, e voltate le spalle a quella casaccia, fra Cristoforo respiro piu liberamente, e savvio in fretta per la scesa, tutto infocato in volto, commosso e sottosopra, come ognuno puo immaginarsi, per quel che aveva sentito, e per quel che aveva detto. Ma quella cosi inaspettata esibizione del vecchio era stata un gran ristorativo per lui: gli pareva che il cielo gli avesse dato un segno visibile della sua protezione. Ecco un filo, pensava, un filo che la provvidenza mi mette nelle mani. E in quella casa medesima E senza chio sognassi neppure di cercarlo Cosi ruminando, alzo gli occhi verso loccidente, vide il sole inclinato, che gia gia toccava la cima del monte, e penso che rimaneva ben poco del giorno. Allora, benche sentisse le ossa gravi e fiaccate da vari strapazzi di quella giornata, pure studio di piu il passo, per poter riportare un avviso, qual si fosse, a suoi protetti, e arrivar poi al convento, prima di notte: che era una delle leggi piu precise, e piu severamente mantenute del codice cappuccinesco. Intanto, nella casetta di Lucia, erano stati messi in campo e ventilati disegni, de quali ci conviene informare il lettore. Dopo la partenza del frate, i tre rimasti erano stati qualche tempo in silenzio; Lucia preparando tristamente il desinare; Renzo sul punto dandarsene ogni momento, per levarsi dalla vista di lei cosi accorata, e non sapendo staccarsi; Agnese tutta intenta, in apparenza, allaspo che faceva girare. Ma, in realta, stava maturando un progetto; e, quando le parve maturo, ruppe il silenzio in questi termini: Sentite, figliuoli Se volete aver cuore e destrezza, quanto bisogna, se vi fidate di vostra madre, a quel vostra Lucia si riscosse, io mimpegno di cavarvi di questimpiccio, meglio forse, e piu presto del padre Cristoforo, quantunque sia quelluomo che e . Lucia rimase li, e la guardo con un volto chesprimeva piu maraviglia che fiducia in una promessa tanto magnifica; e Renzo disse subitamente: cuore destrezza dite, dite pure quel che si puo fare. Non e vero, prosegui Agnese, che, se foste maritati, si sarebbe gia un pezzo avanti E che a tutto il resto si troverebbe piu facilmente ripiego Ce dubbio disse Renzo: maritati che fossimo... tutto il mondo e paese; e, a due passi di qui, sul bergamasco, chi lavora seta e ricevuto a braccia aperte. Sapete quante volte Bortolo mio cugino mha fatto sollecitare dandar la a star con lui, che farei fortuna, comha fatto lui: e se non gli ho mai dato retta, gli e... che serve perche il mio cuore era qui. Maritati, si va tutti insieme, si mette su casa la, si vive in santa pace, fuor dellunghie di questo ribaldo, lontano dalla tentazione di fare uno sproposito. Ne vero, Lucia Si, disse Lucia: ma come... Come ho detto io, riprese la madre: cuore e destrezza; e la cosa e facile. Facile dissero insieme que due, per cui la cosa era divenuta tanto stranamente e dolorosamente difficile. Facile, a saperla fare, replico Agnese. Ascoltatemi bene, che vedro di farvela intendere. Io ho sentito dire da gente che sa, e anzi ne ho veduto io un caso, che, per fare un matrimonio, ci vuole bensi il curato, ma non e necessario che voglia; basta che ci sia. Come sta questa faccenda domando Renzo. Ascoltate e sentirete. Bisogna aver due testimoni ben lesti e ben daccordo. Si va dal curato: il punto sta di chiapparlo allimprovviso, che non abbia tempo di scappare. Luomo dice: signor curato, questa e mia moglie; la donna dice: signor curato, questo e mio marito. Bisogna che il curato senta, che i testimoni sentano; e il matrimonio e belle fatto, sacrosanto come se lavesse fatto il papa. Quando le parole son dette, il curato puo strillare, strepitare, fare il diavolo; e inutile; siete marito e moglie. Possibile esclamo Lucia. Come disse Agnese: state a vedere che, in trentanni che ho passati in questo mondo, prima che nasceste voi altri, non avro imparato nulla. La cosa e tale quale ve la dico: per segno tale che una mia amica, che voleva prender uno contro la volonta de suoi parenti, facendo in quella maniera, ottenne il suo intento. Il curato, che ne aveva sospetto, stava allerta; ma i due diavoli seppero far cosi bene, che lo colsero in un punto giusto, dissero le parole, e furon marito e moglie: benche la poveretta se ne penti poi, in capo a tre giorni. Agnese diceva il vero, e riguardo alla possibilita, e riguardo al pericolo di non ci riuscire: che, siccome non ricorrevano a un tale espediente, se non persone che avesser trovato ostacolo o rifiuto nella via ordinaria, cosi i parrochi mettevan gran cura a scansare quella cooperazione forzata; e, quando un dessi venisse pure sorpreso da una di quelle coppie, accompagnata da testimoni, faceva di tutto per iscapolarsene, come Proteo dalle mani di coloro che volevano farlo vaticinare per forza. Se fosse vero, Lucia disse Renzo, guardandola con unaria daspettazione supplichevole. Come se fosse vero disse Agnese. Anche voi credete chio dica fandonie. Io maffanno per voi, e non sono creduta: bene bene; cavatevi dimpiccio come potete: io me ne lavo le mani. Ah no non ci abbandonate, disse Renzo. Parlo cosi, perche la cosa mi par troppo bella. Sono nelle vostre mani; vi considero come se foste proprio mia madre. Queste parole fecero svanire il piccolo sdegno dAgnese, e dimenticare un proponimento che, per verita, non era stato serio. Ma perche dunque, mamma, disse Lucia, con quel suo contegno sommesso, perche questa cosa non e venuta in mente al padre Cristoforo In mente rispose Agnese: pensa se non gli sara venuta in mente Ma non ne avra voluto parlare. Perche domandarono a un tratto i due giovani. Perche... perche, quando lo volete sapere, i religiosi dicono che veramente e cosa che non ista bene. Come puo essere che non istia bene, e che sia ben fatta, quande fatta disse Renzo. Che volete chio vi dica rispose Agnese. La legge lhanno fatta loro, come gli e piaciuto; e noi poverelli non possiamo capir tutto. E poi quante cose... Ecco; e come lasciar andare un pugno a un cristiano. Non ista bene; ma, dato che gliel abbiate, ne anche il papa non glielo puo levare. Se e cosa che non ista bene, disse Lucia, non bisogna farla. Che disse Agnese, ti vorrei forse dare un parere contro il timor di Dio Se fosse contro la volonta de tuoi parenti, per prendere un rompicollo... ma, contenta me, e per prender questo figliuolo; e chi fa nascer tutte le difficolta e un birbone; e il signor curato... Le chiara, che lintenderebbe ognuno, disse Renzo. Non bisogna parlarne al padre Cristoforo, prima di far la cosa, prosegui Agnese: ma, fatta che sia, e ben riuscita, che pensi tu che ti dira il padre Ah figliuola e una scappata grossa; me lavete fatta . I religiosi devon parlar cosi. Ma credi pure che, in cuor suo, sara contento anche lui. Lucia, senza trovar che rispondere a quel ragionamento, non ne sembrava pero capacitata: ma Renzo, tutto rincorato, disse: quande cosi, la cosa e fatta. Piano, disse Agnese. E i testimoni Trovar due che vogliano, e che intanto sappiano stare zitti E poter cogliere il signor curato che, da due giorni, se ne sta rintanato in casa E farlo star li che, benche sia pesante di sua natura, vi so dir io che, al vedervi comparire in quella conformita, diventera lesto come un gatto, e scappera come il diavolo dallacqua santa. Lho trovato io il verso, lho trovato, disse Renzo, battendo il pugno sulla tavola, e facendo balzellare le stoviglie apparecchiate per il desinare. E seguito esponendo il suo pensiero, che Agnese approvo in tutto e per tutto. Son imbrogli, disse Lucia: non son cose lisce. Finora abbiamo operato sinceramente: tiriamo avanti con fede, e Dio ci aiutera: il padre Cristoforo lha detto. Sentiamo il suo parere. Lasciati guidare da chi ne sa piu di te, disse Agnese, con volto grave. Che bisogno ce di chieder pareri Dio dice: aiutati, chio taiuto. Al padre racconteremo tutto, a cose fatte. Lucia, disse Renzo, volete voi mancarmi ora Non avevamo noi fatto tutte le cose da buon cristiani Non dovremmo esser gia marito e moglie Il curato non ci aveva fissato lui il giorno e lora E di chi e la colpa, se dobbiamo ora aiutarci con un po dingegno No, non mi mancherete. Vado e torno con la risposta . E, salutando Lucia, con un atto di preghiera, e Agnese, con unaria dintelligenza, parti in fretta. Le tribolazioni aguzzano il cervello: e Renzo il quale, nel sentiero retto e piano di vita percorso da lui fin allora, non sera mai trovato nelloccasione dassottigliar molto il suo, ne aveva, in questo caso, immaginata una, da far onore a un giureconsulto. Ando addirittura, secondo che aveva disegnato, alla casetta dun certo Tonio, chera li poco distante; e lo trovo in cucina, che, con un ginocchio sullo scalino del focolare, e tenendo, con una mano, lorlo dun paiolo, messo sulle ceneri calde, dimenava, col matterello ricurvo, una piccola polenta bigia, di gran saraceno. La madre, un fratello, la moglie di Tonio, erano a tavola; e tre o quattro ragazzetti, ritti accanto al babbo, stavano aspettando, con gli occhi fissi al paiolo, che venisse il momento di scodellare. Ma non cera quellallegria che la vista del desinare suol pur dare a chi se le meritato con la fatica. La mole della polenta era in ragion dellannata, e non del numero e della buona voglia de commensali: e ognun dessi, fissando, con uno sguardo bieco damor rabbioso, la vivanda comune, pareva pensare alla porzione dappetito che le doveva sopravvivere. Mentre Renzo barattava i saluti con la famiglia, Tonio scodello la polenta sulla tafferia di faggio, che stava apparecchiata a riceverla: e parve una piccola luna, in un gran cerchio di vapori. Nondimeno le donne dissero cortesemente a Renzo : volete restar servito , complimento che il contadino di Lombardia, e chi sa di quantaltri paesi non lascia mai di fare a chi lo trovi a mangiare, quandanche questo fosse un ricco epulone alzatosi allora da tavola, e lui fosse allultimo boccone. Vi ringrazio, rispose Renzo: venivo solamente per dire una parolina a Tonio; e, se vuoi, Tonio, per non disturbar le tue donne, possiamo andar a desinare allosteria, e li parleremo . La proposta fu per Tonio tanto piu gradita, quanto meno aspettata; e le donne, e anche i bimbi giacche, su questa materia, principian presto a ragionare non videro mal volentieri che si sottraesse alla polenta un concorrente, e il piu formidabile. Linvitato non istette a domandar altro, e ando con Renzo. Giunti allosteria del villaggio; seduti, con tutta liberta, in una perfetta solitudine, giacche la miseria aveva divezzati tutti i frequentatori di quel luogo di delizie; fatto portare quel poco che si trovava; votato un boccale di vino; Renzo, con aria di mistero, disse a Tonio: se tu vuoi farmi un piccolo servizio, io te ne voglio fare uno grande. Parla, parla; comandami pure, rispose Tonio, mescendo. Oggi mi butterei nel fuoco per te. Tu hai un debito di venticinque lire col signor curato, per fitto del suo campo, che lavoravi, lanno passato. Ah, Renzo, Renzo tu mi guasti il benefizio. Con che cosa mi vieni fuori Mhai fatto andar via il buon umore. Se ti parlo del debito, disse Renzo, e perche, se tu vuoi, io intendo di darti il mezzo di pagarlo. Dici davvero Davvero. Eh saresti contento Contento Per diana. se sarei contento Se non fossaltro, per non veder piu que versacci, e que cenni col capo, che mi fa il signor curato, ogni volta che cincontriamo. E poi sempre: Tonio, ricordatevi: Tonio, quando ci vediamo, per quel negozio A tal segno che quando, nel predicare, mi fissa quegli occhi addosso, io sto quasi in timore che abbia a dirmi, li in pubblico: quelle venticinque lire Che maledette siano le venticinque lire E poi, mavrebbe a restituir la collana doro di mia moglie, che la baratterei in tanta polenta. Ma... Ma, ma, se tu mi vuoi fare un servizietto, le venticinque lire son preparate. Di su. Ma... disse Renzo, mettendo il dito alla bocca. Fa bisogno di queste cose tu mi conosci. Il signor curato va cavando fuori certe ragioni senza sugo, per tirare in lungo il mio matrimonio; e io in vece vorrei spicciarmi. Mi dicon di sicuro che, presentandosegli davanti i due sposi, con due testimoni, e dicendo io: questa e mia moglie, e Lucia: questo e mio marito, il matrimonio e belle fatto. Mhai tu inteso Tu vuoi chio venga per testimonio Per lappunto. E pagherai per me le venticinque lire Cosi lintendo. Birba chi manca. Ma bisogna trovare un altro testimonio. Lho trovato. Quel sempliciotto di mio fratel Gervaso fara quello che gli diro io. Tu gli pagherai da bere E da mangiare, rispose Renzo. Lo condurremo qui a stare allegro con noi. Ma sapra fare Glinsegnero io: tu sai bene chio ho avuta anche la sua parte di cervello. Domani... Bene. Verso sera... Benone. Ma... disse Renzo, mettendo di nuovo il dito alla bocca. Poh... rispose Tonio, piegando il capo sulla spalla destra, e alzando la mano sinistra, con un viso che diceva: mi fai torto. Ma, se tua moglie ti domanda, come ti domandera, senza dubbio... Di bugie, sono in debito io con mia moglie, e tanto tanto, che non so se arrivero mai a saldare il conto. Qualche pastocchia la trovero, da metterle il cuore in pace. Domattina, disse Renzo, discorreremo con piu comodo, per intenderci bene su tutto. Con questo, uscirono dallosteria, Tonio avviandosi a casa, e studiando la fandonia che racconterebbe alle donne, e Renzo, a render conto de concerti presi. In questo tempo Agnese, sera affaticata invano a persuader la figliuola. Questa andava opponendo a ogni ragione, ora luna, ora laltra parte del suo dilemma: o la cosa e cattiva, e non bisogna farla; o non e, e perche non dirla al padre Cristoforo Renzo arrivo tutto trionfante, fece il suo rapporto, e termino con un ahn interiezione che significa: sono o non sono un uomo io si poteva trovar di meglio vi sarebbe venuta in mente e cento cose simili. Lucia tentennava mollemente il capo; ma i due infervorati le badavan poco, come si suol fare con un fanciullo, al quale non si spera di far intendere tutta la ragione duna cosa, e che sindurra poi, con le preghiere e con lautorita, a cio che si vuol da lui. Va bene, disse Agnese: va bene; ma... non avete pensato a tutto. Cosa ci manca rispose Renzo. E Perpetua non avete pensato a Perpetua. Tonio e suo fratello, li lascera entrare; ma voi voi due pensate avra ordine di tenervi lontani, piu che un ragazzo da un pero che ha le frutte mature. Come faremo disse Renzo, un po imbrogliato. Ecco: ci ho pensato io. Verro io con voi; e ho un segreto per attirarla, e per incantarla di maniera che non saccorga di voi altri, e possiate entrare. La chiamero io, e le tocchero una corda... vedrete. Benedetta voi esclamo Renzo: lho sempre detto che siete nostro aiuto in tutto. Ma tutto questo non serve a nulla, disse Agnese, se non si persuade costei, che si ostina a dire che e peccato. Renzo mise in campo anche lui la sua eloquenza; ma Lucia non sl lasciava smovere. Io non so che rispondere a queste vostre ragioni, diceva: ma vedo che, per far questa cosa, come dite voi, bisogna andar avanti a furia di sotterfugi, di bugie, di finzioni. Ah Renzo non abbiam cominciato cosi. Io voglio esser vostra moglie, e non cera verso che potesse proferir quella parola, e spiegar quellintenzione, senza fare il viso rosso: io voglio esser vostra moglie, ma per la strada diritta, col timor di Dio, allaltare. Lasciamo fare a Quello lassu. Non volete che sappia trovar Lui il bandolo daiutarci, meglio che non possiamo far noi, con tutte codeste furberie E perche far misteri al padre Cristoforo La disputa durava tuttavia, e non pareva vicina a finire, quando un calpestio affrettato di sandali, e un rumore di tonaca sbattuta, somigliante a quello che fanno in una vela allentata i soffi ripetuti del vento, annunziarono il padre Cristoforo. Si chetaron tutti; e Agnese ebbe appena tempo di susurrare allorecchio di Lucia: bada bene, ve, di non dirgli nulla. CAPITOLO VII Il padre Cristoforo arrivava nellattitudine dun buon capitano che, perduta, senza sua colpa, una battaglia importante, afflitto ma non scoraggito, sopra pensiero ma non sbalordito, di corsa e non in fuga, si porta dove il bisogno lo chiede, a premunire i luoghi minacciati, a raccoglier le truppe, a dar nuovi ordini. La pace sia con voi, disse, nellentrare. Non ce nulla da sperare dalluomo: tanto piu bisogna confidare in Dio: e gia ho qualche pegno della sua protezione. Sebbene nessuno dei tre sperasse molto nel tentativo del padre Cristoforo, giacche il vedere un potente ritirarsi da una soverchieria, senza esserci costretto, e per mera condiscendenza a preghiere disarmate, era cosa piuttosto inaudita che rara; nulladimeno la trista certezza fu un colpo per tutti. Le donne abbassarono il capo; ma nellanimo di Renzo, lira prevalse allabbattimento. Quellannunzio lo trovava gia amareggiato da tante sorprese dolorose, da tanti tentativi andati a voto, da tante speranze deluse, e, per di piu, esacerbato, in quel momento, dalle ripulse di Lucia. Vorrei sapere, grido, digrignando i denti, e alzando la voce, quanto non aveva mai fatto prima dallora, alla presenza del padre Cristoforo; vorrei sapere che ragioni ha dette quel cane, per sostenere... per sostenere che la mia sposa non devessere la mia sposa. Povero Renzo rispose il frate, con una voce grave e pietosa, e con uno sguardo che comandava amorevolmente la pacatezza : se il potente che vuol commettere lingiustizia fosse sempre obbligato a dir le sue ragioni, le cose non anderebbero come vanno. Ha detto dunque quel cane, che non vuole, perche non vuole Non ha detto nemmen questo, povero Renzo Sarebbe ancora un vantaggio se, per commetter liniquita, dovessero confessarla apertamente. Ma qualcosa ha dovuto dire: cosha detto quel tizzone dinferno Le sue parole, io lho sentite, e non te le saprei ripetere. Le parole delliniquo che e forte, penetrano e sfuggono. Puo adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello di che tu sospetti e certo: puo insultare e chiamarsi offeso, schernire e chieder ragione, atterrire e lagnarsi, essere sfacciato e irreprensibile. Non chieder piu in la. Colui non ha proferito il nome di questa innocente, ne il tuo; non ha figurato nemmen di conoscervi, non ha detto di pretender nulla; ma... ma pur troppo ho dovuto intendere che irremovibile. Nondimeno, confidenza in Dio Voi, poverette, non vi perdete danimo; e tu, Renzo... oh credi pure, chio so mettermi ne tuoi panni, chio sento quello che passa nel tuo cuore. Ma, pazienza E una magra parola, una parola amara, per chi non crede; ma tu... non vorrai tu concedere a Dio un giorno, due giorni, il tempo che vorra prendere, per far trionfare la giustizia Il tempo e suo; e ce nha promesso tanto Lascia fare a Lui, Renzo; e sappi... sappiate tutti chio ho gia in mano un filo, per aiutarvi. Per ora, non posso dirvi di piu. Domani io non verro quassu; devo stare al convento tutto il giorno, per voi. Tu, Renzo, procura di venirci: o se, per caso impensato, tu non potessi, mandate un uomo fidato, un garzoncello di giudizio, per mezzo del quale io possa farvi sapere quello che occorrera. Si fa buio; bisogna chio corra al convento. Fede, coraggio; e addio. Detto questo, usci in fretta, e se nando, correndo, e quasi saltelloni, giu per quella viottola storta e sassosa, per non arrivar tardi al convento, a rischio di buscarsi una buona sgridata, o quel che gli sarebbe pesato ancor piu, una penitenza, che glimpedisse, il giorno dopo, di trovarsi pronto e spedito a cio che potesse richiedere il bisogno de suoi protetti. Avete sentito cosha detto dun non so che... dun filo che ha, per aiutarci disse Lucia. Convien fidarsi a lui; e un uomo che, quando promette dieci... Se non ce altro... interruppe Agnese. Avrebbe dovuto parlar piu chiaro, o chiamar me da una parte, e dirmi cosa sia questo... Chiacchiere la finiro io: io la finiro interruppe Renzo, questa volta, andando in su e in giu per la stanza, e con una voce, con un viso, da non lasciar dubbio sul senso di quelle parole. Oh Renzo esclamo Lucia. Cosa volete dire esclamo Agnese. Che bisogno ce di dire La finiro io. Abbia pur cento, mille diavoli nellanima, finalmente e di carne e ossa anche lui... No, no, per amor del cielo... comincio Lucia; ma il pianto le tronco la voce. Non son discorsi da farsi, neppur per burla, disse Agnese. Per burla grido Renzo, fermandosi ritto in faccia ad Agnese seduta, e piantandole in faccia due occhi stralunati. Per burla vedrete se sara burla. Oh Renzo disse Lucia, a stento, tra i singhiozzi: non vho mai visto cosi. Non dite queste cose, per amor del cielo, riprese ancora in fretta Agnese, abbassando la voce. Non vi ricordate quante braccia ha al suo comando colui E quandanche... Dio liberi... contro i poveri ce sempre giustizia. La faro io, la giustizia, io E ormai tempo. La cosa non e facile: lo so anchio. Si guarda bene, il cane assassino: sa come sta; ma non importa. Risoluzione e pazienza... e il momento arriva. Si, la faro io, la giustizia: lo liberero io, il paese: quanta gente mi benedira... e poi in tre salti... Lorrore che Lucia senti di queste piu chiare parole, le sospese il pianto, e le diede forza di parlare. Levando dalle palme il viso lagrimoso, disse a Renzo, con voce accorata, ma risoluta: non vimporta piu dunque davermi per moglie. Io mera promessa a un giovine che aveva il timor di Dio; ma un uomo che avesse... Fosse al sicuro dogni giustizia e dogni vendetta, fossanche il figlio del re... E bene grido Renzo, con un viso piu che mai stravolto: io non vavro; ma non vavra ne anche lui. Io qui senza di voi, e lui a casa del... Ah no per carita, non dite cosi, non fate quegli occhi: no, non posso vedervi cosi, esclamo Lucia, piangendo, supplicando, con le mani giunte; mentre Agnese chiamava e richiamava il giovine per nome, e gli palpava le spalle, le braccia, le mani, per acquietarlo. Stette egli immobile e pensieroso, qualche tempo, a contemplar quella faccia supplichevole di Lucia; poi, tutta un tratto, la guardo torvo, diede addietro, tese il braccio e lindice verso di essa, e grido: questa si questa egli vuole. Ha da morire E io che male vho fatto, perche mi facciate morire disse Lucia, buttandosegli inginocchioni davanti. Voi rispose, con una voce chesprimeva unira ben diversa, ma unira tuttavia: voi Che bene mi volete voi Che prova mavete data Non vho io pregata, e pregata, e pregata E voi: no no Si si, rispose precipitosamente Lucia: verro dal curato, domani, ora, se volete; verro. Tornate quello di prima; verro. Me lo promettete disse Renzo, con una voce e con un viso divenuto, tutta un tratto, piu umano. Ve lo prometto. Me lavete promesso. Signore, vi ringrazio esclamo Agnese, doppiamente contenta. In mezzo a quella sua gran collera, aveva Renzo pensato di che profitto poteva esser per lui lo spavento di Lucia E non aveva adoperato un po dartifizio a farlo crescere, per farlo fruttare Il nostro autore protesta di non ne saper nulla; e io credo che nemmen Renzo non lo sapesse bene. Il fatto sta chera realmente infuriato contro don Rodrigo, e che bramava ardentemente il consenso di Lucia; e quando due forti passioni schiamazzano insieme nel cuor dun uomo, nessuno, neppure il paziente, puo sempre distinguer chiaramente una voce dallaltra, e dir con sicurezza qual sia quella che predomini. Ve lho promesso, rispose Lucia, con un tono di rimprovero timido e affettuoso: ma anche voi avevate promesso di non fare scandoli, di rimettervene al padre... Oh via per amor di chi vado in furia Volete tornare indietro, ora e farmi fare uno sproposito No no, disse Lucia, cominciando a rispaventarsi. Ho promesso, e non mi ritiro. Ma vedete voi come mi avete fatto promettere. Dio non voglia... Perche volete far de cattivi auguri, Lucia Dio sa che non facciam male a nessuno. Promettetemi almeno che questa sara lultima. Ve lo prometto, da povero figliuolo. Ma, questa volta, mantenete poi, disse Agnese. Qui lautore confessa di non sapere unaltra cosa: se Lucia fosse, in tutto e per tutto, malcontenta dessere stata spinta ad acconsentire. Noi lasciamo, come lui, la cosa in dubbio. Renzo avrebbe voluto prolungare il discorso, e fissare, a parte a parte, quello che si doveva fare il giorno dopo; ma era gia notte, e le donne glielaugurarono buona; non parendo loro cosa conveniente che, a quellora, si trattenesse piu a lungo. La notte pero fu a tutte tre cosi buona come puo essere quella che succede a un giorno pieno dagitazione e di guai, e che ne precede uno destinato a unimpresa importante, e desito incerto. Renzo si lascio veder di buonora, e concerto con le donne, o piuttosto con Agnese, la grandoperazione della sera, proponendo e sciogliendo a vicenda difficolta, antivedendo contrattempi, e ricominciando, ora luno ora laltra, a descriver la faccenda, come si racconterebbe una cosa fatta. Lucia ascoltava; e, senza approvar con parole cio che non poteva approvare in cuor suo, prometteva di far meglio che saprebbe. Anderete voi giu al convento, per parlare al padre Cristoforo, come vha detto ier sera domando Agnese a Renzo. Le zucche rispose questo: sapete che diavoli docchi ha il padre: mi leggerebbe in viso, come sur un libro, che ce qualcosa per aria; e se cominciasse a farmi dellinterrogazioni, non potrei uscirne a bene. E poi, io devo star qui, per accudire allaffare. Sara meglio che mandiate voi qualcheduno. Mandero Menico. Va bene, rispose Renzo; e parti, per accudire allaffare, come aveva detto. Agnese ando a una casa vicina, a cercar Menico, chera un ragazzetto di circa dodici anni, sveglio la sua parte, e che, per via di cugini e di cognati, veniva a essere un po suo nipote. Lo chiese ai parenti, come in prestito, per tutto quel giorno, per un certo servizio, diceva. Avutolo, lo condusse nella sua cucina, gli diede da colazione, e gli disse che andasse a Pescarenico, e si facesse vedere al padre Cristoforo, il quale lo rimanderebbe poi, con una risposta, quando sarebbe tempo. Il padre Cristoforo, quel bel vecchio, tu sai, con la barba bianca, quello che chiamano il santo... Ho capito, disse Menico: quello che ci accarezza sempre, noi altri ragazzi, e ci da, ogni tanto, qualche santino. Appunto, Menico. E se ti dira che tu aspetti qualche poco, li vicino al convento, non ti sviare: bada di non andar, con de compagni, al lago, a veder pescare, ne a divertirti con le reti attaccate al muro ad asciugare, ne a far quellaltro tuo giochetto solito... Bisogna saper che Menico era bravissimo per fare a rimbalzello; e si sa che tutti, grandi e piccoli, facciam volentieri le cose alle quali abbiamo abilita: non dico quelle sole. Poh zia; non son poi un ragazzo. Bene, abbi giudizio; e, quando tornerai con la risposta... guarda; queste due belle parpagliole nuove son per te. Datemele ora, che lo stesso. No, no, tu le giocheresti. Va, e portati bene; che navrai anche di piu. Nel rimanente di quella lunga mattinata, si videro certe novita che misero non poco in sospetto lanimo gia conturbato delle donne. Un mendico, ne rifinito ne cencioso come i suoi pari, e con un non so che doscuro e di sinistro nel sembiante, entro a chieder la carita, dando in qua e in la certocchiate da spione. Gli fu dato un pezzo di pane, che ricevette e ripose, con unindifferenza mal dissimulata. Si trattenne poi, con una certa sfacciataggine, e, nello stesso tempo, con esitazione, facendo molte domande, alle quali Agnese saffretto di risponder sempre il contrario di quello che era. Movendosi, come per andar via, finse di sbagliar luscio, entro in quello che metteva alla scala, e li diede unaltra occhiata in fretta, come pote. Gridatogli dietro: ehi ehi dove andate galantuomo di qua di qua torno indietro, e usci dalla parte che gli veniva indicata, scusandosi, con una sommissione, con unumilta affettata, che stentava a collocarsi nei lineamenti duri di quella faccia. Dopo costui, continuarono a farsi vedere, di tempo in tempo, altre strane figure. Che razza duomini fossero, non si sarebbe potuto dir facilmente; ma non si poteva creder neppure che fossero quegli onesti viandanti che volevan parere. Uno entrava col pretesto di farsi insegnar la strada; altri, passando davanti alluscio, rallentavano il passo, e guardavan sottocchio nella stanza, a traverso il cortile, come chi vuol vedere senza dar sospetto. Finalmente, verso il mezzogiorno, quella fastidiosa processione fini. Agnese salzava ogni tanto, attraversava il cortile, saffacciava alluscio di strada, guardava a destra e a sinistra, e tornava dicendo: nessuno : parola che proferiva con piacere, e che Lucia con piacere sentiva, senza che ne luna ne laltra ne sapessero ben chiaramente il perche. Ma ne rimase a tutte due una non so quale inquietudine, che levo loro, e alla figliuola principalmente, una gran parte del coraggio che avevan messo in serbo per la sera. Convien pero che il lettore sappia qualcosa di piu preciso, intorno a que ronzatori misteriosi: e, per informarlo di tutto, dobbiam tornare un passo indietro, e ritrovar don Rodrigo, che abbiam lasciato ieri, solo in una sala del suo palazzotto, al partir del padre Cristoforo. Don Rodrigo, come abbiam detto, misurava innanzi e indietro, a passi lunghi, quella sala, dalle pareti della quale pendevano ritratti di famiglia, di varie generazioni. Quando si trovava col viso a una parete, e voltava, si vedeva in faccia un suo antenato guerriero, terrore de nemici e de suoi soldati, torvo nella guardatura, co capelli corti e ritti, co baffi tirati e a punta, che sporgevan dalle guance, col mento obliquo: ritto in piedi leroe, con le gambiere, co cosciali, con la corazza, co bracciali, co guanti, tutto di ferro; con la destra sul fianco, e la sinistra sul pomo della spada. Don Rodrigo lo guardava; e quando gli era arrivato sotto, e voltava, ecco in faccia un altro antenato, magistrato, terrore de litiganti e degli avvocati, a sedere sur una gran seggiola coperta di velluto rosso, ravvolto in unampia toga nera; tutto nero, fuorche un collare bianco, con due larghe facciole, e una fodera di zibellino arrovesciata era il distintivo de senatori, e non lo portavan che linverno, ragion per cui non si trovera mai un ritratto di senatore vestito destate; macilento, con le ciglia aggrottate: teneva in mano una supplica, e pareva che dicesse: vedremo. Di qua una matrona, terrore delle sue cameriere; di la un abate, terrore de suoi monaci: tutta gente in somma che aveva fatto terrore, e lo spirava ancora dalle tele. Alla presenza di tali memorie, don Rodrigo tanto piu sarrovellava, si vergognava, non poteva darsi pace, che un frate avesse osato venirgli addosso, con la prosopopea di Nathan. Formava un disegno di vendetta, labbandonava, pensava come soddisfare insieme alla passione, e a cio che chiamava onore; e talvolta vedete un poco sentendosi fischiare ancora agli orecchi quellesordio di profezia, si sentiva venir, come si dice, i bordoni, e stava quasi per deporre il pensiero delle due soddisfazioni. Finalmente, per far qualche cosa, chiamo un servitore, e gli ordino che lo scusasse con la compagnia, dicendo chera trattenuto da un affare urgente. Quando quello torno a riferire che que signori eran partiti, lasciando i loro rispetti: e il conte Attilio domando, sempre camminando, don Rodrigo. E uscito con que signori, illustrissimo. Bene: sei persone di seguito, per la passeggiata: subito. La spada, la cappa, il cappello: subito. Il servitore parti, rispondendo con un inchino; e, poco dopo, torno, portando la ricca spada, che il padrone si cinse; la cappa, che si butto sulle spalle; il cappello a gran penne, che mise e inchiodo, con una manata, fieramente sul capo: segno di marina torbida. Si mosse, e, alla porta, trovo i sei ribaldi tutti armati, i quali, fatto ala, e inchinatolo, gli andaron dietro. Piu burbero, piu superbioso, piu accigliato del solito, usci, e ando passeggiando verso Lecco. I contadini, gli artigiani, al vederlo venire, si ritiravan rasente al muro, e di li facevano scappellate e inchini profondi, ai quali non rispondeva. Come inferiori, linchinavano anche quelli che da questi eran detti signori; che, in que contorni, non ce nera uno che potesse, a mille miglia, competer con lui, di nome, di ricchezze, daderenze e della voglia di servirsi di tutto cio, per istare al di sopra degli altri. E a questi corrispondeva con una degnazione contegnosa. Quel giorno non avvenne, ma quando avveniva che sincontrasse col signor castellano spagnolo, linchino allora era ugualmente profondo dalle due parti; la cosa era come tra due potentati, i quali non abbiano nulla da spartire tra loro; ma, per convenienza, fanno onore al grado luno dellaltro. Per passare un poco la mattana, e per contrapporre allimmagine del frate che gli assediava la fantasia, immagini in tutto diverse, don Rodrigo entro, quel giorno, in una casa, dove andava, per il solito, molta gente, e dove fu ricevuto con quella cordialita affaccendata e rispettosa, che riserbata agli uomini che si fanno molto amare o molto temere; e, a notte gia fatta, torno al suo palazzotto. Il conte Attilio era anche lui tornato in quel momento; e fu messa in tavola la cena, durante la quale, don Rodrigo fu sempre sopra pensiero, e parlo poco. Cugino, quando pagate questa scommessa disse, con un fare di malizia e di scherno, il conte Attilio, appena sparecchiato, e andati via i servitori. San Martino non e ancor passato. Tante che la paghiate subito; perche passeranno tutti i santi del lunario, prima che... Questo e quel che si vedra. Cugino, voi volete fare il politico; ma io ho capito tutto, e son tanto certo daver vinta la scommessa, che son pronto a farne unaltra. Sentiamo. Che il padre... il padre... che so io quel frate in somma vha convertito. Eccone unaltra delle vostre. Convertito, cugino; convertito, vi dico. Io per me, ne godo. Sapete che sara un bello spettacolo vedervi tutto compunto, e con gli occhi bassi E che gloria per quel padre Come sara tornato a casa gonfio e pettoruto Non son pesci che si piglino tutti i giorni, ne con tutte le reti. Siate certo che vi portera per esempio; e, quando andera a far qualche missione un po lontano, parlera de fatti vostri. Mi par di sentirlo . E qui, parlando col naso, accompagnando le parole con gesti caricati, continuo, in tono di predica: in una parte di questo mondo, che, per degni rispetti, non nomino, viveva, uditori carissimi, e vive tuttavia, un cavaliere scapestrato, piu amico delle femmine, che degli uomini dabbene, il quale, avvezzo a far dogni erba un fascio, aveva messo gli occhi... Basta, basta, interruppe don Rodrigo, mezzo sogghignando, e mezzo annoiato. Se volete raddoppiar la scommessa, son pronto anchio. Diavolo che aveste voi convertito il padre Non mi parlate di colui: e in quanto alla scommessa, san Martino decidera . La curiosita del conte era stuzzicata; non gli risparmio interrogazioni, ma don Rodrigo le seppe eluder tutte, rimettendosi sempre al giorno della decisione, e non volendo comunicare alla parte avversa disegni che non erano ne incamminati, ne assolutamente fissati. La mattina seguente, don Rodrigo si desto don Rodrigo. Lapprensione che quel verra un giorno gli aveva messa in corpo, era svanita del tutto, co sogni della notte; e gli rimaneva la rabbia sola, esacerbata anche dalla vergogna di quella debolezza passeggiera. Limmagini piu recenti della passeggiata trionfale, deglinchini, dellaccoglienze, e il canzonare del cugino, avevano contribuito non poco a rendergli lanimo antico. Appena alzato, fece chiamare il Griso. Cose grosse , disse tra se il servitore a cui fu dato lordine; perche luomo che aveva quel soprannome, non era niente meno che il capo de bravi, quello a cui simponevano le imprese piu rischiose e piu inique, il fidatissimo del padrone, luomo tutto suo, per gratitudine e per interesse. Dopo aver ammazzato uno, di giorno, in piazza, era andato ad implorar la protezione di don Rodrigo; e questo, vestendolo della sua livrea, laveva messo al coperto da ogni ricerca della giustizia. Cosi, impegnandosi a ogni delitto che gli venisse comandato, colui si era assicurata limpunita del primo. Per don Rodrigo, lacquisto non era stato di poca importanza; perche il Griso, oltre allessere, senza paragone, il piu valente della famiglia, era anche una prova di cio che il suo padrone aveva potuto attentar felicemente contro le leggi; di modo che la sua potenza ne veniva ingrandita, nel fatto e nellopinione. Griso disse don Rodrigo: in questa congiuntura, si vedra quel che tu vali. Prima di domani, quella Lucia deve trovarsi in questo palazzo. Non si dira mai che il Griso si sia ritirato da un comando dellillustrissimo signor padrone. Piglia quanti uomini ti possono bisognare, ordina e disponi, come ti par meglio; purche la cosa riesca a buon fine. Ma bada sopra tutto, che non le sia fatto male. Signore, un po di spavento, perche la non faccia troppo strepito... non si potra far di meno. Spavento... capisco... e inevitabile. Ma non le si torca un capello; e sopra tutto, le si porti rispetto in ogni maniera. Hai inteso Signore, non si puo levare un fiore dalla pianta, e portarlo a vossignoria, senza toccarlo. Ma non si fara che il puro necessario. Sotto la tua sicurta. E... come farai Ci stavo pensando, signore. Siam fortunati che la casa e in fondo al paese. Abbiam bisogno dun luogo per andarci a postare. e appunto ce, poco distante di la, quel casolare disabitato e solo, in mezzo ai campi, quella casa... vossignoria non sapra niente di queste cose... una casa che brucio, pochi anni sono, e non hanno avuto danari da riattarla, e lhanno abbandonata, e ora ci vanno le streghe: ma non e sabato, e me ne rido. Questi villani, che son pieni dubbie, non ci bazzicherebbero, in nessuna notte della settimana, per tutto loro del mondo: sicche possiamo andare a fermarci la, con sicurezza che nessuno verra a guastare i fatti nostri. Va bene; e poi Qui, il Griso a proporre, don Rodrigo a discutere, finche daccordo ebbero concertata la maniera di condurre a fine limpresa, senza che rimanesse traccia degli autori, la maniera anche di rivolgere, con falsi indizi, i sospetti altrove, dimpor silenzio alla povera Agnese, dincutere a Renzo tale spavento, da fargli passare il dolore, e il pensiero di ricorrere alla giustizia, e anche la volonta di lagnarsi; e tutte laltre bricconerie necessarie alla riuscita della bricconeria principale. Noi tralasciamo di riferir que concerti, perche, come il lettore vedra, non son necessari allintelligenza della storia; e siam contenti anche noi di non doverlo trattener piu lungamente a sentir parlamentare que due fastidiosi ribaldi. Basta che, mentre il Griso se nandava, per metter mano allesecuzione, don Rodrigo lo richiamo, e gli disse: senti: se per caso, quel tanghero temerario vi desse nellunghie questa sera, non sara male che gli sia dato anticipatamente un buon ricordo sulle spalle. Cosi, lordine che gli verra intimato domani di stare zitto, fara piu sicuramente leffetto. Ma non landate a cercare, per non guastare quello che piu importa: tu mhai inteso. Lasci fare a me, rispose il Griso, inchinandosi, con un atto dossequio e di millanteria; e se nando. La mattina fu spesa in giri, per riconoscere il paese. Quel falso pezzente che sera inoltrato a quel modo nella povera casetta, non era altro che il Griso, il quale veniva per levarne a occhio la pianta: i falsi viandanti eran suoi ribaldi, ai quali, per operare sotto i suoi ordini, bastava una cognizione piu superficiale del luogo. E, fatta la scoperta, non seran piu lasciati vedere, per non dar troppo sospetto. Tornati che furon tutti al palazzotto, il Griso rese conto, e fisso definitivamente il disegno dellimpresa; assegno le parti, diede istruzioni. Tutto cio non si pote fare, senza che quel vecchio servitore, il quale stava a occhi aperti, e a orecchi tesi, saccorgesse che qualche gran cosa si macchinava. A forza di stare attento e di domandare; accattando una mezza notizia di qua, una mezza di la, commentando tra se una parola oscura, interpretando un andare misterioso, tanto fece, che venne in chiaro di cio che si doveva eseguir quella notte. Ma quando ci fu riuscito, essa era gia poco lontana, e gia una piccola vanguardia di bravi era andata a imboscarsi in quel casolare diroccato. Il povero vecchio, quantunque sentisse bene a che rischioso giuoco giocava, e avesse anche paura di portare il soccorso di Pisa, pure non volle mancare: usci, con la scusa di prendere un po daria, e sincammino in fretta in fretta al convento, per dare al padre Cristoforo lavviso promesso. Poco dopo, si mossero gli altri bravi, e discesero spicciolati, per non parere una compagnia: il Griso venne dopo; e non rimase indietro che una bussola, la quale doveva esser portata al casolare, a sera inoltrata; come fu fatto. Radunati che furono in quel luogo, il Griso spedi tre di coloro allosteria del paesetto; uno che si mettesse sulluscio, a osservar cio che accadesse nella strada, e a veder quando tutti gli abitanti fossero ritirati: gli altri due che stessero dentro a giocare e a bere, come dilettanti; e attendessero intanto a spiare, se qualche cosa da spiare ci fosse. Egli, col grosso della truppa, rimase nellagguato ad aspettare. Il povero vecchio trottava ancora; i tre esploratori arrivavano al loro posto; il sole cadeva; quando Renzo entro dalle donne, e disse: Tonio e Gervaso maspettan fuori: vo con loro allosteria, a mangiare un boccone; e, quando sonera lave maria, verremo a prendervi. Su, coraggio, Lucia tutto dipende da un momento . Lucia sospiro, e ripete: coraggio, con una voce che smentiva la parola. Quando Renzo e i due compagni giunsero allosteria, vi trovaron quel tale gia piantato in sentinella, che ingombrava mezzo il vano della porta, appoggiata con la schiena a uno stipite, con le braccia incrociate sul petto; e guardava e riguardava, a destra e a sinistra, facendo lampeggiare ora il bianco, ora il nero di due occhi grifagni. Un berretto piatto di velluto chermisi, messo storto, gli copriva la meta del ciuffo, che, dividendosi sur una fronte fosca, girava, da una parte e dallaltra, sotto gli orecchi, e terminava in trecce, fermate con un pettine sulla nuca. Teneva sospeso in una mano un grosso randello; arme propriamente, non ne portava in vista; ma, solo a guardargli in viso, anche un fanciullo avrebbe pensato che doveva averne sotto quante ce ne poteva stare. Quando Renzo, chera innanzi agli altri, fu li per entrare, colui, senza scomodarsi, lo guardo fisso fisso; ma il giovine, intento a schivare ogni questione, come suole ognuno che abbia unimpresa scabrosa alle mani, non fece vista daccorgersene, non disse neppure: fatevi in la; e, rasentando laltro stipite, passo per isbieco, col fianco innanzi, per lapertura lasciata da quella cariatide. I due compagni dovettero far la stessa evoluzione, se vollero entrare. Entrati, videro gli altri, de quali avevan gia sentita la voce, cioe que due bravacci, che seduti a un canto della tavola, giocavano alla mora, gridando tutte due insieme li, e il giuoco che lo richiede, e mescendosi or luno or laltro da bere, con un gran fiasco chera tra loro. Questi pure guardaron fisso la nuova compagnia; e un de due specialmente, tenendo una mano in aria, con tre ditacci tesi e allargati, e avendo la bocca ancora aperta, per un gran sei che nera scoppiato fuori in quel momento, squadro Renzo da capo a piedi; poi diede docchio al compagno, poi a quel delluscio, che rispose con un cenno del capo. Renzo insospettito e incerto guardava ai suoi due convitati, come se volesse cercare ne loro aspetti uninterpretazione di tutti que segni: ma i loro aspetti non indicavano altro che un buon appetito. Loste guardava in viso a lui, come per aspettar gli ordini: egli lo fece venir con se in una stanza vicina, e ordino la cena. Chi sono que forestieri gli domando poi a voce bassa, quando quello torno, con una tovaglia grossolana sotto il braccio, e un fiasco in mano. Non li conosco, rispose loste, spiegando la tovaglia. Come ne anche uno Sapete bene, rispose ancora colui, stirando, con tutte due le mani, la tovaglia sulla tavola, che la prima regola del nostro mestiere, e di non domandare i fatti degli altri: tanto che, fin le nostre donne non son curiose. Si starebbe freschi, con tanta gente che va e viene: e sempre un porto di mare: quando le annate son ragionevoli, voglio dire; ma stiamo allegri, che tornera il buon tempo. A noi basta che gli avventori siano galantuomini: chi siano poi, o chi non siano, non fa niente. E ora vi portero un piatto di polpette, che le simili non le avete mai mangiate. Come potete sapere... ripigliava Renzo; ma loste, gia avviato alla cucina, seguito la sua strada. E li, mentre prendeva il tegame delle polpette summentovate, gli saccosto pian piano quel bravaccio che aveva squadrato il nostro giovine, e gli disse sottovoce: Chi sono que galantuomini Buona gente qui del paese, rispose loste, scodellando le polpette nel piatto. Va bene; ma come si chiamano chi sono insistette colui, con voce alquanto sgarbata. Uno si chiama Renzo, rispose loste, pur sottovoce: un buon giovine, assestato; filatore di seta, che sa bene il suo mestiere. Laltro e un contadino che ha nome Tonio: buon camerata, allegro: peccato che nabbia pochi; che gli spenderebbe tutti qui. Laltro e un sempliciotto, che mangia pero volentieri, quando gliene danno. Con permesso. E, con uno sgambetto, usci tra il fornello e linterrogante; e ando a portare il piatto a chi si doveva. Come potete sapere, riattacco Renzo, quando lo vide ricomparire, che siano galantuomini, se non li conoscete Le azioni, caro mio: luomo si conosce allazioni. Quelli che bevono il vino senza criticarlo, che pagano il conto senza tirare, che non metton su lite con gli altri avventori, e se hanno una coltellata da consegnare a uno, lo vanno ad aspettar fuori, e lontano dallosteria, tanto che il povero oste non ne vada di mezzo, quelli sono i galantuomini. Pero, se si puo conoscer la gente bene, come ci conosciamo tra noi quattro, e meglio. E che diavolo vi vien voglia di saper tante cose, quando siete sposo, e dovete aver tuttaltro in testa e con davanti quelle polpette, che farebbero resuscitare un morto Cosi dicendo, se ne torno in cucina. Il nostro autore, osservando al diverso modo che teneva costui nel soddisfare alle domande, dice chera un uomo cosi fatto, che, in tutti i suoi discorsi, faceva professione desser molto amico de galantuomini in generale; ma, in atto pratico, usava molto maggior compiacenza con quelli che avessero riputazione o sembianza di birboni. Che carattere singolare eh La cena non fu molto allegra. I due convitati avrebbero voluto godersela con tutto loro comodo; ma linvitante, preoccupato di cio che il lettore sa, e infastidito, e anche un po inquieto del contegno strano di quegli sconosciuti, non vedeva lora dandarsene. Si parlava sottovoce, per causa loro; ed eran parole tronche e svogliate. Che bella cosa, scappo fuori di punto in bianco Gervaso, che Renzo voglia prender moglie, e abbia bisogno... Renzo gli fece un viso brusco. Vuoi stare zitto, bestia gli disse Tonio, accompagnando il titolo con una gomitata. La conversazione fu sempre piu fredda, fino alla fine. Renzo, stando indietro nel mangiare, come nel bere, attese a mescere ai due testimoni, con discrezione, in maniera di dar loro un po di brio, senza farli uscir di cervello. Sparecchiato, pagato il conto da colui che aveva fatto men guasto, dovettero tutti e tre passar novamente davanti a quelle facce, le quali tutte si voltarono a Renzo, come quandera entrato. Questo, fatti chebbe pochi passi fuori dellosteria, si volto indietro, e vide che i due che aveva lasciati seduti in cucina, lo seguitavano: si fermo allora, co suoi compagni, come se dicesse: vediamo cosa voglion da me costoro. Ma i due, quando saccorsero dessere osservati, si fermarono anchessi, si parlaron sottovoce, e tornarono indietro. Se Renzo fosse stato tanto vicino da sentir le loro parole, gli sarebbero parse molto strane. Sarebbe pero un bellonore, senza contar la mancia, diceva uno de malandrini, se, tornando al palazzo, potessimo raccontare davergli spianate le costole in fretta in fretta, e cosi da noi, senza che il signor Griso fosse qui a regolare. E guastare il negozio principale rispondeva laltro. Ecco: se avvisto di qualche cosa; si ferma a guardarci. Ih se fosse piu tardi Torniamo indietro, per non dar sospetto. Vedi che vien gente da tutte le parti: lasciamoli andar tutti a pollaio. Cera in fatti quel brulichio, quel ronzio che si sente in un villaggio, sulla sera, e che, dopo pochi momenti, da luogo alla quiete solenne della notte. Le donne venivan dal campo, portandosi in collo i bambini, e tenendo per la mano i ragazzi piu grandini, ai quali facevan dire le divozioni della sera; venivan gli uomini, con le vanghe, e con le zappe sulle spalle. Allaprirsi degli usci, si vedevan luccicare qua e la i fuochi accesi per le povere cene: si sentiva nella strada barattare i saluti, e qualche parola, sulla scarsita della raccolta, e sulla miseria dellannata; e piu delle parole, si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, che annunziava il finir del giorno. Quando Renzo vide che i due indiscreti seran ritirati, continuo la sua strada nelle tenebre crescenti, dando sottovoce ora un ricordo, ora un altro, ora alluno, ora allaltro fratello. Arrivarono alla casetta di Lucia, chera gia notte. Tra il primo pensiero duna impresa terribile, e lesecuzione di essa ha detto un barbaro che non era privo dingegno, lintervallo e un sogno, pieno di fantasmi e di paure. Lucia era, da molte ore, nellangosce dun tal sogno: e Agnese, Agnese medesima, lautrice del consiglio, stava sopra pensiero, e trovava a stento parole per rincorare la figlia. Ma, al momento di destarsi, al momento cioe di dar principio allopera, lanimo si trova tutto trasformato. Al terrore e al coraggio che vi contrastavano, succede un altro terrore e un altro coraggio: limpresa saffaccia alla mente, come una nuova apparizione: cio che prima spaventava di piu, sembra talvolta divenuto agevole tutta un tratto: talvolta comparisce grande lostacolo a cui sera appena badato; limmaginazione da indietro sgomentata; le membra par che ricusino dubbidire; e il cuore manca alle promesse che aveva fatte con piu sicurezza. Al picchiare sommesso di Renzo, Lucia fu assalita da tanto terrore, che risolvette, in quel momento, di soffrire ogni cosa, di star sempre divisa da lui, piuttosto cheseguire quella risoluzione; ma quando si fu fatto vedere, ed ebbe detto: son qui, andiamo ; quando tutti si mostraron pronti ad avviarsi, senza esitazione, come a cosa stabilita, irrevocabile; Lucia non ebbe tempo ne forza di far difficolta, e, come strascinata, prese tremando un braccio della madre, un braccio del promesso sposo, e si mosse con la brigata avventuriera. Zitti zitti, nelle tenebre, a passo misurato, usciron dalla casetta, e preser la strada fuori del paese. La piu corta sarebbe stata dattraversarlo: che sandava diritto alla casa di don Abbondio; ma scelsero quella, per non esser visti. Per viottole, tra gli orti e i campi, arrivaron vicino a quella casa, e li si divisero. I due promessi rimaser nascosti dietro langolo di essa; Agnese con loro, ma un po piu innanzi, per accorrere in tempo a fermar Perpetua, e a impadronirsene; Tonio, con lo scempiato di Gervaso, che non sapeva far nulla da se, e senza il quale non si poteva far nulla, saffacciaron bravamente alla porta, e picchiarono. Chi e, a questora grido una voce dalla finestra, che sapri in quel momento: era la voce di Perpetua. Ammalati non ce ne, chio sappia. E forse accaduta qualche disgrazia Son io, rispose Tonio, con mio fratello, che abbiam bisogno di parlare al signor curato. E ora da cristiani questa disse bruscamente Perpetua. Che discrezione Tornate domani. Sentite: tornero o non tornero: ho riscosso non so che danari, e venivo a saldar quel debituccio che sapete: aveva qui venticinque belle berlinghe nuove; ma se non si puo, pazienza: questi, so come spenderli, e tornero quando nabbia messi insieme degli altri. Aspettate, aspettate: vo e torno. Ma perche venire a questora Gli ho ricevuti, anchio, poco fa; e ho pensato, come vi dico, che, se li tengo a dormir con me, non so di che parere saro domattina. Pero, se lora non vi piace, non so che dire: per me, son qui; e se non mi volete, me ne vo. No, no, aspettate un momento: torno con la risposta. Cosi dicendo, richiuse la finestra. A questo punto, Agnese si stacco dai promessi, e, detto sottovoce a Lucia: coraggio; e un momento; e come farsi cavar un dente, si riuni ai due fratelli, davanti alluscio; e si mise a ciarlare con Tonio, in maniera che Perpetua, venendo ad aprire, dovesse credere che si fosse abbattuta li a caso, e che Tonio lavesse trattenuta un momento. CAPITOLO VIII Carneade Chi era costui ruminava tra se don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza del piano superiore, con un libricciolo aperto davanti, quando Perpetua entro a portargli limbasciata. Carneade questo nome mi par bene daverlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: e un nome di quelli; ma chi diavolo era costui Tanto il poveruomo era lontano da prevedere che burrasca gli si addensasse sul capo Bisogna sapere che don Abbondio si dilettava di leggere un pochino ogni giorno; e un curato suo vicino, che aveva un po di libreria, gli prestava un libro dopo laltro, il primo che gli veniva alle mani. Quello su cui meditava in quel momento don Abbondio, convalescente della febbre dello spavento, anzi piu guarito quanto alla febbre che non volesse lasciar credere, era un panegirico in onore di san Carlo, detto con molta enfasi, e udito con molta ammirazione nel duomo di Milano, due anni prima. Il santo vera paragonato, per lamore allo studio, ad Archimede; e fin qui don Abbondio non trovava inciampo; perche Archimede ne ha fatte di cosi curiose, ha fatto dir tanto di se, che, per saperne qualche cosa, non ce bisogno dunerudizione molto vasta. Ma, dopo Archimede, loratore chiamava a paragone anche Carneade: e li il lettore era rimasto arrenato. In quel momento entro Perpetua ad annunziar la visita di Tonio. A questora disse anche don Abbondio, comera naturale. Cosa vuole Non hanno discrezione: ma se non lo piglia al volo... Gia: se non lo piglio ora, chi sa quando lo potro pigliare Fatelo venire... Ehi ehi siete poi ben sicura che sia proprio lui Diavolo rispose Perpetua, e scese; apri luscio, e disse: dove siete Tonio si fece vedere; e, nello stesso tempo, venne avanti anche Agnese, e saluto Perpetua per nome. Buona sera, Agnese, disse Perpetua: di dove si viene, a questora Vengo da... e nomino un paesetto vicino. E se sapeste... continuo: mi son fermata di piu, appunto in grazia vostra. Oh perche domando Perpetua; e voltandosi a due fratelli, entrate, disse, che vengo anchio. Perche, rispose Agnese, una donna di quelle che non sanno le cose, e voglion parlare... credereste sostinava a dire che voi non vi siete maritata con Beppe Suolavecchia, ne con Anselmo Lunghigna, perche non vhanno voluta. Io sostenevo che siete stata voi che gli avete rifiutati, luno e laltro... Sicuro. Oh la bugiarda la bugiardona Chi e costei Non me lo domandate, che non mi piace metter male. Me lo direte, me lavete a dire: oh la bugiarda Basta... ma non potete credere quanto mi sia dispiaciuto di non saper bene tutta la storia, per confonder colei. Guardate se si puo inventare, a questo modo esclamo di nuovo Perpetua; e riprese subito: in quanto a Beppe, tutti sanno, e hanno potuto vedere... Ehi, Tonio accostate luscio, e salite pure, che vengo . Tonio, di dentro, rispose di si; e Perpetua continuo la sua narrazione appassionata. In faccia alluscio di don Abbondio, sapriva, tra due casipole, una stradetta, che, finite quelle, voltava in un campo. Agnese vi savvio, come se volesse tirarsi alquanto in disparte, per parlar piu liberamente; e Perpetua dietro. Quandebbero voltato, e furono in luogo, donde non si poteva piu veder cio che accadesse davanti alla casa di don Abbondio, Agnese tossi forte. Era il segnale: Renzo lo senti, fece coraggio a Lucia, con una stretta di braccio; e tutte due, in punta di piedi, vennero avanti, rasentando il muro, zitti zitti; arrivarono alluscio, lo spinsero adagino adagino; cheti e chinati, entraron nellandito, doverano i due fratelli ad aspettarli. Renzo accosto di nuovo luscio pian piano; e tutte quattro su per le scale, non facendo rumore neppur per uno. Giunti sul pianerottolo, i due fratelli savvicinarono alluscio della stanza, chera di fianco alla scala; gli sposi si strinsero al muro. Deo gratias, disse Tonio, a voce chiara. Tonio, eh Entrate, rispose la voce di dentro. Il chiamato apri luscio, appena quanto bastava per poter passar lui e il fratello, a un per volta. La striscia di luce, che usci dimprovviso per quella apertura, e si disegno sul pavimento oscuro del pianerottolo, fece riscoter Lucia, come se fosse scoperta. Entrati i fratelli, Tonio si tiro dietro luscio: gli sposi rimasero immobili nelle tenebre, con lorecchie tese, tenendo il fiato: il rumore piu forte era il martellar che faceva il povero cuore di Lucia. Don Abbondio stava, come abbiam detto, sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra, con in capo una vecchia papalina, che gli faceva cornice intorno alla faccia, al lume scarso duna piccola lucerna. Due folte ciocche di capelli, che gli scappavano fuor della papalina, due folti sopraccigli, due folti baffi, un folto pizzo, tutti canuti, e sparsi su quella faccia bruna e rugosa, potevano assomigliarsi a cespugli coperti di neve, sporgenti da un dirupo, al chiaro di luna. Ah ah fu il suo saluto, mentre si levava gli occhiali, e li riponeva nel libricciolo. Dira il signor curato, che son venuto tardi, disse Tonio, inchinandosi, come pure fece, ma piu goffamente, Gervaso. Sicuro che tardi: tardi in tutte le maniere. Lo sapete, che sono ammalato Oh mi dispiace. Lavrete sentito dire; sono ammalato, e non so quando potro lasciarmi vedere... Ma perche vi siete condotto dietro quel... quel figliuolo Cosi per compagnia, signor curato. Basta, vediamo. Son venticinque berlinghe nuove, di quelle col santAmbrogio a cavallo, disse Tonio, levandosi un involtino di tasca. Vediamo, replico don Abbondio: e, preso linvoltino, si rimesse gli occhiali, lapri, cavo le berlinghe, le conto, le volto, le rivolto, le trovo senza difetto. Ora, signor curato, mi dara la collana della mia Tecla. E giusto, rispose don Abbondio; poi ando a un armadio, si levo una chiave di tasca, e, guardandosi intorno, come per tener lontani gli spettatori, apri una parte di sportello, riempi lapertura con la persona, mise dentro la testa, per guardare, e un braccio, per prender la collana; la prese, e, chiuso larmadio, la consegno a Tonio, dicendo: va bene Ora, disse Tonio, si contenti di mettere un po di nero sul bianco. Anche questa disse don Abbondio: le sanno tutte. Ih come divenuto sospettoso il mondo Non vi fidate di me Come, signor curato sio mi fido Lei mi fa torto. Ma siccome il mio nome e sul suo libraccio, dalla parte del debito... dunque, giacche ha gia avuto lincomodo di scrivere una volta, cosi... dalla vita alla morte... Bene bene, interruppe don Abbondio, e brontolando, tiro a se una cassetta del tavolino, levo fuori carta, penna e calamaio, e si mise a scrivere, ripetendo a viva voce le parole, di mano in mano che gli uscivan dalla penna. Frattanto Tonio e, a un suo cenno, Gervaso, si piantaron ritti davanti al tavolino, in maniera dimpedire allo scrivente la vista delluscio; e, come per ozio, andavano stropicciando, co piedi, il pavimento, per dar segno a quei cherano fuori, dentrare, e per confondere nello stesso tempo il rumore delle loro pedate. Don Abbondio, immerso nella sua scrittura, non badava ad altro. Allo stropiccio de quattro piedi, Renzo prese un braccio di Lucia, lo strinse, per darle coraggio, e si mosse, tirandosela dietro tutta tremante, che da se non vi sarebbe potuta venire. Entraron pian piano, in punta di piedi, rattenendo il respiro; e si nascosero dietro i due fratelli. Intanto don Abbondio, finito di scrivere, rilesse attentamente, senza alzar gli occhi dalla carta; la piego in quattro, dicendo: ora, sarete contento e, levatosi con una mano gli occhiali dal naso, la porse con laltra a Tonio, alzando il viso. Tonio, allungando la mano per prender la carta, si ritiro da una parte; Gervaso, a un suo cenno, dallaltra; e, nel mezzo, come al dividersi duna scena, apparvero Renzo e Lucia. Don Abbondio, vide confusamente, poi vide chiaro, si spavento, si stupi, sinfurio, penso, prese una risoluzione: tutto questo nel tempo che Renzo mise a proferire le parole: signor curato, in presenza di questi testimoni, queste mia moglie . Le sue labbra non erano ancora tornate al posto, che don Abbondio, lasciando cader la carta, aveva gia afferrata e alzata, con la mancina, la lucerna, ghermito, con la diritta, il tappeto del tavolino, e tiratolo a se, con furia, buttando in terra libro, carta, calamaio e polverino; e, balzando tra la seggiola e il tavolino, sera avvicinato a Lucia. La poveretta, con quella sua voce soave, e allora tutta tremante, aveva appena potuto proferire: e questo... che don Abbondio le aveva buttato sgarbatamente il tappeto sulla testa e sul viso, per impedirle di pronunziare intera la formola. E subito, lasciata cader la lucerna che teneva nellaltra mano, saiuto anche con quella a imbacuccarla col tappeto, che quasi la soffogava; e intanto gridava quanto naveva in canna: Perpetua Perpetua tradimento aiuto Il lucignolo, che moriva sul pavimento, mandava una luce languida e saltellante sopra Lucia, la quale, affatto smarrita, non tentava neppure di svolgersi, e poteva parere una statua abbozzata in creta, sulla quale lartefice ha gettato un umido panno. Cessata ogni luce, don Abbondio lascio la poveretta, e ando cercando a tastoni luscio che metteva a una stanza piu interna; lo trovo, entro in quella, si chiuse dentro, gridando tuttavia: Perpetua tradimento aiuto fuori di questa casa fuori di questa casa Nellaltra stanza, tutto era confusione: Renzo, cercando di fermare il curato, e remando con le mani, come se facesse a mosca cieca, era arrivato alluscio, e picchiava, gridando: apra, apra; non faccia schiamazzo . Lucia chiamava Renzo, con voce fioca, e diceva, pregando: andiamo, andiamo, per lamor di Dio . Tonio, carpone, andava spazzando con le mani il pavimento, per veder di raccapezzare la sua ricevuta. Gervaso, spiritato, gridava e saltellava, cercando luscio di scala, per uscire a salvamento. In mezzo a questo serra serra, non possiam lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo, che strepitava di notte in casa altrui, che vi sera introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta lapparenza dun oppressore; eppure, alla fin de fatti, era loppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realta, era lui che faceva un sopruso. Cosi va spesso il mondo... voglio dire, cosi andava nel secolo decimo settimo. Lassediato, vedendo che il nemico non dava segno di ritirarsi, apri una finestra che guardava sulla piazza della chiesa, e si diede a gridare: aiuto aiuto Era il piu bel chiaro di luna; lombra della chiesa, e piu in fuori lombra lunga ed acuta del campanile, si stendeva bruna e spiccata sul piano erboso e lucente della piazza: ogni oggetto si poteva distinguere, quasi come di giorno. Ma, fin dove arrivava lo sguardo, non appariva indizio di persona vivente. Contiguo pero al muro laterale della chiesa, e appunto dal lato che rispondeva verso la casa parrocchiale, era un piccolo abituro, un bugigattolo, dove dormiva il sagrestano. Fu questo riscosso da quel disordinato grido, fece un salto, scese il letto in furia, apri limpannata duna sua finestrina, mise fuori la testa, con gli occhi tra peli, e disse: cosa ce Correte, Ambrogio aiuto gente in casa, grido verso lui don Abbondio. Vengo subito, rispose quello; tiro indietro la testa, richiuse la sua impannata, e, quantunque mezzo tra l sonno, e piu che mezzo sbigottito, trovo su due piedi un espediente per dar piu aiuto di quello che gli si chiedeva, senza mettersi lui nel tafferuglio, quale si fosse. Da di piglio alle brache, che teneva sul letto; se le caccia sotto il braccio, come un cappello di gala, e giu balzelloni per una scaletta di legno; corre al campanile, afferra la corda della piu grossa di due campanette che cerano, e suona a martello. Ton, ton, ton, ton: i contadini balzano a sedere sul letto; i giovinetti sdraiati sul fenile, tendon lorecchio, si rizzano. Cose Cose Campana a martello fuoco ladri banditi Molte donne consigliano, pregano i mariti, di non moversi, di lasciar correre gli altri: alcuni salzano, e vanno alla finestra: i poltroni, come se si arrendessero alle preghiere, ritornan sotto: i piu curiosi e piu bravi scendono a prender le forche e gli schioppi, per correre al rumore: altri stanno a vedere. Ma, prima che quelli fossero allordine, prima anzi che fosser ben desti, il rumore era giunto agli orecchi daltre persone che vegliavano, non lontano, ritte e vestite: i bravi in un luogo, Agnese e Perpetua in un altro. Diremo prima brevemente cio che facesser coloro, dal momento in cui gli abbiamo lasciati, parte nel casolare e parte allosteria. Questi tre, quando videro tutti gli usci chiusi e la strada deserta, uscirono in fretta, come se si fossero avvisti daver fatto tardi, e dicendo di voler andar subito a casa; diedero una giravolta per il paese, per venire in chiaro se tutti eran ritirati e in fatti, non incontrarono anima vivente, ne sentirono il piu piccolo strepito. Passarono anche, pian piano, davanti alla nostra povera casetta: la piu quieta di tutte, giacche non cera piu nessuno. Andarono allora diviato al casolare, e fecero la loro relazione al signor Griso. Subito, questo si mise in testa un cappellaccio, sulle spalle un sanrocchino di tela incerata, sparso di conchiglie; prese un bordone da pellegrino, disse: andiamo da bravi: zitti, e attenti agli ordini , sincammino il primo, gli altri dietro; e, in un momento, arrivarono alla casetta, per una strada opposta a quella per cui se nera allontanata la nostra brigatella, andando anchessa alla sua spedizione. Il Griso trattenne la truppa, alcuni passi lontano, ando innanzi solo ad esplorare, e, visto tutto deserto e tranquillo di fuori fece venire avanti due di quei tristi, diede loro ordine di scalar adagino il muro che chiudeva il cortiletto, e, calati dentro, nascondersi in un angolo, dietro un folto fico, sul quale aveva messo locchio, la mattina. Cio fatto, picchio pian piano, con intenzione di dirsi un pellegrino smarrito, che chiedeva ricovero, fino a giorno. Nessun risponde: ripicchia un po piu forte; nemmeno uno zitto. Allora, va a chiamare un terzo malandrino, lo fa scendere nel cortiletto, come gli altri due, con lordine di sconficcare adagio il paletto, per aver libero lingresso e la ritirata. Tutto seseguisce con gran cautela, e con prospero successo. Va a chiamar gli altri, li fa entrar con se, li manda a nascondersi accanto ai primi; accosta adagio adagio luscio di strada, vi posta due sentinelle di dentro; e va diritto alluscio del terreno. Picchia anche li, e aspetta: e poteva ben aspettare. Sconficca pian pianissimo anche quelluscio: nessuno di dentro dice: chi va la; nessuno si fa sentire: meglio non puo andare. Avanti dunque : st , chiama quei del fico, entra con loro nella stanza terrena, dove, la mattina, aveva scelleratamente accattato quel pezzo di pane. Cava fuori esca, pietra, acciarino e zolfanelli, accende un suo lanternino, entra nellaltra stanza piu interna, per accertarsi che nessun ci sia: non ce nessuno. Torna indietro, va alluscio di scala, guarda, porge lorecchio: solitudine e silenzio. Lascia due altre sentinelle a terreno, si fa venir dietro il Grignapoco, chera un bravo del contado di Bergamo, il quale solo doveva minacciare, acchetare, comandare, essere in somma il dicitore, affinche il suo linguaggio potesse far credere ad Agnese che la spedizione veniva da quella parte. Con costui al fianco, e gli altri dietro, il Griso sale adagio adagio, bestemmiando in cuor suo ogni scalino che scricchiolasse, ogni passo di que mascalzoni che facesse rumore. Finalmente e in cima. Qui giace la lepre. Spinge mollemente luscio che mette alla prima stanza; luscio cede, si fa spiraglio: vi mette locchio; e buio: vi mette lorecchio, per sentire se qualcheduno russa, fiata, brulica la dentro; niente. Dunque avanti: si mette la lanterna davanti al viso, per vedere, senza esser veduto, spalanca luscio, vede un letto; addosso: il letto e fatto e spianato, con la rimboccatura arrovesciata, e composta sul capezzale. Si stringe nelle spalle, si volta alla compagnia, accenna loro che va a vedere nellaltra stanza, e che gli vengan dietro pian piano; entra, fa le stesse cerimonie, trova la stessa cosa. Che diavolo e questo dice allora: che qualche cane traditore abbia fatto la spia Si metton tutti, con men cautela, a guardare, a tastare per ogni canto, buttan sottosopra la casa. Mentre costoro sono in tali faccende, i due che fan la guardia alluscio di strada, sentono un calpestio di passini frettolosi, che savvicinano in fretta; simmaginano che, chiunque sia, passera diritto; stan quieti, e, a buon conto, si mettono allerta. In fatti, il calpestio si ferma appunto alluscio. Era Menico che veniva di corsa, mandato dal padre Cristoforo ad avvisar le due donne che, per lamor del cielo, scappassero subito di casa, e si rifugiassero al convento, perche... il perche lo sapete. Prende la maniglia del paletto, per picchiare, e se lo sente tentennare in mano, schiodato e sconficcato. Che e questo pensa; e spinge luscio con paura: quello sapre. Menico mette il piede dentro, in gran sospetto, e si sente a un punto acchiappar per le braccia, e due voci sommesse, a destra e a sinistra, che dicono, in tono minaccioso: zitto o sei morto . Lui in vece caccia un urlo: uno di que malandrini gli mette una mano alla bocca; laltro tira fuori un coltellaccio, per fargli paura. Il garzoncello trema come una foglia, e non tenta neppur di gridare; ma, tutta un tratto, in vece di lui, e con ben altro tono, si fa sentir quel primo tocco di campana cosi fatto, e dietro una tempesta di rintocchi in fila. Chi e in difetto e in sospetto, dice il proverbio milanese: alluno e allaltro furfante parve di sentire in que tocchi il suo nome, cognome e soprannome: lasciano andar le braccia di Menico, ritirano le loro in furia, spalancan la mano e la bocca, si guardano in viso, e corrono alla casa, dovera il grosso della compagnia. Menico, via a gambe per la strada, alla volta del campanile, dove a buon conto qualcheduno ci doveva essere. Agli altri furfanti che frugavan la casa, dallalto al basso, il terribile tocco fece la stessa impressione: si confondono, si scompigliano, surtano a vicenda: ognuno cerca la strada piu corta, per arrivare alluscio. Eppure era tutta gente provata e avvezza a mostrare il viso; ma non poterono star saldi contro un pericolo indeterminato, e che non sera fatto vedere un po da lontano, prima di venir loro addosso. Ci volle tutta la superiorita del Griso a tenerli insieme, tanto che fosse ritirata e non fuga. Come il cane che scorta una mandra di porci, corre or qua or la a quei che si sbandano; ne addenta uno per un orecchio, e lo tira in ischiera; ne spinge un altro col muso; abbaia a un altro che esce di fila in quel momento; cosi il pellegrino acciuffa un di coloro, che gia toccava la soglia, e lo strappa indietro; caccia indietro col bordone uno e un altro che savviavan da quella parte: grida agli altri che corron qua e la, senza saper dove; tanto che li raccozzo tutti nel mezzo del cortiletto. Presto, presto pistole in mano, coltelli in pronto, tutti insieme; e poi anderemo: cosi si va. Chi volete che ci tocchi, se stiam ben insieme, sciocconi Ma, se ci lasciamo acchiappare a uno a uno, anche i villani ce ne daranno. Vergogna Dietro a me, e uniti . Dopo questa breve aringa, si mise alla fronte, e usci il primo. La casa, come abbiam detto, era in fondo al villaggio; il Griso prese la strada che metteva fuori, e tutti gli andaron dietro in buon ordine. Lasciamoli andare, e torniamo un passo indietro a prendere Agnese e Perpetua, che abbiam lasciate in una certa stradetta. Agnese aveva procurato dallontanar laltra dalla casa di don Abbondio, il piu che fosse possibile; e, fino a un certo punto, la cosa era andata bene. Ma tutta un tratto, la serva sera ricordata delluscio rimasto aperto, e aveva voluto tornare indietro. Non cera che ridire: Agnese, per non farle nascere qualche sospetto, aveva dovuto voltar con lei, e andarle dietro, cercando di trattenerla, ogni volta che la vedesse riscaldata ben bene nel racconto di que tali matrimoni andati a monte. Mostrava di darle molta udienza, e, ogni tanto, per far vedere che stava attenta, o per ravviare il cicalio, diceva: sicuro: adesso capisco: va benissimo: e chiara: e poi e lui e voi Ma intanto, faceva un altro discorso con se stessa. Saranno usciti a questora o saranno ancor dentro Che sciocchi che siamo stati tutte tre, a non concertar qualche segnale, per avvisarmi, quando la cosa fosse riuscita E stata proprio grossa Ma e fatta: ora non ce altro che tener costei a bada, piu che posso: alla peggio, sara un po di tempo perduto . Cosi, a corserelle e a fermatine, eran tornate poco distante dalla casa di don Abbondio, la quale pero non vedevano, per ragione di quella cantonata: e Perpetua, trovandosi a un punto importante del racconto, sera lasciata fermare senza far resistenza, anzi senza avvedersene; quando, tutta un tratto, si senti venir rimbombando dallalto, nel vano immoto dellaria, per lampio silenzio della notte, quel primo sgangherato grido di don Abbondio: aiuto aiuto Misericordia cose stato grido Perpetua, e volle correre. Cosa ce cosa ce disse Agnese, tenendola per la sottana. Misericordia non avete sentito replico quella, svincolandosi. Cosa ce cosa ce ripete Agnese, afferrandola per un braccio. Diavolo duna donna esclamo Perpetua, rispingendola, per mettersi in liberta; e prese la rincorsa. Quando, piu lontano, piu acuto, piu istantaneo, si sente lurlo di Menico. Misericordia grida anche Agnese; e di galoppo dietro laltra. Avevan quasi appena alzati i calcagni, quando scocco la campana: un tocco, e due, e tre, e seguita: sarebbero stati sproni, se quelle ne avessero avuto bisogno. Perpetua arriva, un momento prima dellaltra; mentre vuole spinger luscio, luscio si spalanca di dentro, e sulla soglia compariscono Tonio, Gervaso, Renzo, Lucia, che, trovata la scala, eran venuti giu saltelloni; e, sentendo poi quel terribile scampanio, correvano in furia, a mettersi in salvo. Cosa ce cosa ce domando Perpetua ansante ai fratelli, che le risposero con un urtone, e scantonarono. E voi come che fate qui voi domando poscia allaltra coppia, quando lebbe raffigurata. Ma quelli pure usciron senza rispondere. Perpetua, per accorrere dove il bisogno era maggiore, non domando altro, entro in fretta nellandito, e corse, come poteva al buio, verso la scala. I due sposi rimasti promessi si trovarono in faccia Agnese, che arrivava tuttaffannata. Ah siete qui disse questa, cavando fuori la parola a stento: come andata cose la campana mi par daver sentito... A casa, a casa, diceva Renzo, prima che venga gente . E s avviavano; ma arriva Menico di corsa, li riconosce, li ferma, e, ancor tutto tremante, con voce mezza fioca, dice: dove andate indietro, indietro per di qua, al convento Sei tu che... cominciava Agnese. Cosa ce daltro domandava Renzo. Lucia, tutta smarrita, taceva e tremava. Ce il diavolo in casa, riprese Menico ansante. Gli ho visti io: mhanno voluto ammazzare: lha detto il padre Cristoforo: e anche voi, Renzo, ha detto che veniate subito: e poi gli ho visti io: provvidenza che vi trovo qui tutti vi diro poi, quando saremo fuori. Renzo, chera il piu in se di tutti, penso che, di qua o di la, conveniva andar subito, prima che la gente accorresse; e che la piu sicura era di far cio che Menico consigliava, anzi comandava, con la forza duno spaventato. Per istrada poi, e fuor del pericolo, si potrebbe domandare al ragazzo una spiegazione piu chiara. Cammina avanti, gli disse. Andiam con lui, disse alle donne. Voltarono, sincamminarono in fretta verso la chiesa, attraversaron la piazza, dove per grazia del eielo, non cera ancora anima vivente; entrarono in una stradetta che era tra la chiesa e la casa di don Abbondio; al primo buco che videro in una siepe, dentro, e via per i campi. Non seran forse allontanati un cinquanta passi, quando la gente comincio ad accorrere sulla piazza, e ingrossava ogni momento. Si guardavano in viso gli uni con gli altri: ognuno aveva una domanda da fare, nessuno una risposta da dare. I primi arrivati corsero alla porta della chiesa: era serrata. Corsero al campanile di fuori; e uno di quelli, messa la bocca a un finestrino, una specie di feritoia, caccio dentro un: che diavolo ce Quando Ambrogio senti una voce conosciuta, lascio andar la corda; e assicurato dal ronzio, chera accorso molto popolo, rispose: vengo ad aprire . Si mise in fretta larnese che aveva portato sotto il braccio, venne, dalla parte di dentro, alla porta della chiesa, e lapri. Cose tutto questo fracasso Cose Dove Chi e Come, chi e disse Ambrogio, tenendo con una mano un battente della porta, e, con laltra, il lembo di quel tale arnese, che sera messo cosi in fretta: come non lo sapete gente in casa del signor curato. Animo, figliuoli: aiuto . Si voltan tutti a quella casa, vi savvicinano in folla, guardano in su, stanno in orecchi: tutto quieto. Altri corrono dalla parte dove cera luscio: e chiuso, e non par che sia stato toccato. Guardano in su anche loro: non ce una finestra aperta: non si sente uno zitto. Chi e la dentro Ohe, ohe Signor curato Signor curato Don Abbondio, il quale, appena accortosi della fuga deglinvasori, sera ritirato dalla finestra, e laveva richiusa, e che in questo momento stava a bisticciar sottovoce con Perpetua, che laveva lasciato solo in quellimbroglio, dovette, quando si senti chiamare a voce di popolo, venir di nuovo alla finestra; e visto quel gran soccorso, si penti daverlo chiesto. Cose stato Che le hanno fatto Chi sono costoro Dove sono gli veniva gridato da cinquanta voci a un tratto. Non ce piu nessuno: vi ringrazio: tornate pure a casa. Ma chi e stato Dove sono andati Che e accaduto Cattiva gente, gente che gira di notte; ma sono fuggiti: tornate a casa; non ce piu niente: unaltra volta, figliuoli: vi ringrazio del vostro buon cuore . E, detto questo, si ritiro, e chiuse la finestra. Qui alcuni cominciarono a brontolare, altri a canzonare, altri a sagrare; altri si stringevan nelle spalle, e se nandavano: quando arriva uno tutto trafelato, che stentava a formar le parole. Stava costui di casa quasi dirimpetto alle nostre donne, ed essendosi, al rumore, affacciato alla finestra, aveva veduto nel cortiletto quello scompiglio de bravi, quando il Griso saffannava a raccoglierli. Quandebbe ripreso fiato, grido: che fate qui, figliuoli non e qui il diavolo; e giu in fondo alla strada, alla casa dAgnese Mondella: gente armata; son dentro; par che vogliano ammazzare un pellegrino; chi sa che diavolo ce Che Che Che E comincia una consulta tumultuosa. Bisogna andare. Bisogna vedere. Quanti sono Quanti siamo Chi sono Il console il console Son qui, risponde il console, di mezzo alla folla: son qui; ma bisogna aiutarmi, bisogna ubbidire. Presto: dove il sagrestano Alla campana, alla campana. Presto: uno che corra a Lecco a cercar soccorso: venite qui tutti... Chi accorre, chi sguizza tra uomo e uomo, e se la batte; il tumulto era grande, quando arriva un altro, che gli aveva veduti partire in fretta, e grida: correte, figliuoli: ladri, o banditi che scappano con un pellegrino: son gia fuori del paese: addosso addosso A questavviso, senza aspettar gli ordini del capitano, si movono in massa, e giu alla rinfusa per la strada; di mano in mano che lesercito savanza, qualcheduno di quei della vanguardia rallenta il passo, si lascia sopravanzare, e si ficca nel corpo della battaglia: gli ultimi spingono innanzi: lo sciame confuso giunge finalmente al luogo indicato. Le tracce dellinvasione eran fresche e manifeste: luscio spalancato, la serratura sconficcata; ma glinvasori erano spariti. Sentra nel cortile; si va alluscio del terreno: aperto e sconficcato anche quello: si chiama: Agnese Lucia Il pellegrino Dove il pellegrino Lavra sognato Stefano, il pellegrino. No, no: lha visto anche Carlandrea. Ohe, pellegrino Agnese Lucia Nessuno risponde. Le hanno portate via Le hanno portate via Ci fu allora di quelli che, alzando la voce, proposero dinseguire i rapitori: che era uninfamita; e sarebbe una vergogna per il paese, se ogni birbone potesse a man salva venire a portar via le donne, come il nibbio i pulcini da unaia deserta. Nuova consulta e piu tumultuosa: ma uno e non si seppe mai bene chi fosse stato getto nella brigata una voce, che Agnese e Lucia seran messe in salvo in una casa. La voce corse rapidamente, ottenne credenza; non si parlo piu di dar la caccia ai fuggitivi; e la brigata si sparpaglio, andando ognuno a casa sua. Era un bisbiglio, uno strepito, un picchiare e un aprir dusci, un apparire e uno sparir di lucerne, un interrogare di donne dalle finestre, un rispondere dalla strada. Tornata questa deserta e silenziosa, i discorsi continuaron nelle case, e moriron negli sbadigli, per ricominciar poi la mattina. Fatti pero, non ce ne fu altri; se non che, quella medesima mattina, il console, stando nel suo campo, col mento in una mano, e il gomito appoggiato sul manico della vanga mezza ficcata nel terreno, e con un piede sul vangile; stando, dico, a speculare tra se sui misteri della notte passata, e sulla ragion composta di cio che gli toccase a fare, e di cio che gli convenisse fare, vide venirsi incontro due uomini dassai gagliarda presenza, chiomati come due re de Franchi della prima razza, e somigliantissimi nel resto a que due che cinque giorni prima avevano affrontato don Abbondio, se pur non eran que medesimi. Costoro, con un fare ancor men cerimonioso, intimarono al console che guardasse bene di non far deposizione al podesta dellaccaduto, di non rispondere il vero, caso che ne venisse interrogato, di non ciarlare, di non fomentar le ciarle de villani, per quanto aveva cara la speranza di morir di malattia. I nostri fuggiaschi camminarono un pezzo di buon trotto, in silenzio, voltandosi, ora luno ora laltro, a guardare se nessuno glinseguiva, tutti in affanno per la fatica della fuga, per il batticuore e per la sospensione in cui erano stati, per il dolore della cattiva riuscita, per lapprensione confusa del nuovo oscuro pericolo. E ancor piu in affanno li teneva lincalzare continuo di que rintocchi, i quali, quanto, per lallontanarsi, venivan piu fiochi e ottusi, tanto pareva che prendessero un non so che di piu lugubre e sinistro. Finalmente cessarono. I fuggiaschi allora, trovandosi in un campo disabitato, e non sentendo un alito allintorno, rallentarono il passo; e fu la prima Agnese che, ripreso fiato, ruppe il silenzio, domandando a Renzo comera andata, domandando a Menico cosa fosse quel diavolo in casa. Renzo racconto brevemente la sua trista storia; e tutte tre si voltarono al fanciullo, il quale riferi piu espressamente lavviso del padre, e racconto quello chegli stesso aveva veduto e rischiato, e che pur troppo confermava lavviso. Gli ascoltatori compresero piu di quel che Menico avesse saputo dire: a quella scoperta, si sentiron rabbrividire; si fermaron tutte tre a un tratto, si guardarono in viso lun con laltro, spaventati; e subito, con un movimento unanime, tutte tre posero una mano, chi sul capo, chi sulle spalle del ragazzo, come per accarezzarlo, per ringraziarlo tacitamente che fosse stato per loro un angelo tutelare, per dimostrargli la compassione che sentivano dellangoscia da lui sofferta, e del pericolo corso per la loro salvezza; e quasi per chiedergliene scusa. Ora torna a casa, perche i tuoi non abbiano a star piu in pena per te, gli disse Agnese; e rammentandosi delle due parpagliole promesse, se ne levo quattro di tasca, e gliele diede, aggiungendo: basta; prega il Signore che ci rivediamo presto: e allora... Renzo gli diede una berlinga nuova, e gli raccomando molto di non dir nulla della commissione avuta dal frate; Lucia laccarezzo di nuovo, lo saluto con voce accorata; il ragazzo li saluto tutti, intenerito; e torno indietro. Quelli ripresero la loro strada, tutti pensierosi; le donne innanzi, e Renzo dietro, come per guardia. Lucia stava stretta al braccio della madre, e scansava dolcemente, e con destrezza, laiuto che il giovine le offriva ne passi malagevoli di quel viaggio fuor di strada; vergognosa in se, anche in un tale turbamento, desser gia stata tanto sola con lui, e tanto famigliarmente, quando saspettava di divenir sua moglie, tra pochi momenti. Ora, svanito cosi dolorosamente quel sogno, si pentiva dessere andata troppo avanti, e, tra tante cagioni di tremare, tremava anche per quel pudore che non nasce dalla trista scienza del male, per quel pudore che ignora se stesso, somigliante alla paura del fanciullo, che trema nelle tenebre, senza saper di che. E la casa disse a un tratto Agnese. Ma, per quanto la domanda fosse importante, nessuno rispose, perche nessuno poteva darle una risposta soddisfacente. Continuarono in silenzio la loro strada, e poco dopo, sboccarono finalmente sulla piazzetta davanti alla chiesa del convento. Renzo saffaccio alla porta, e la sospinse bel bello. La porta di fatto sapri; e la luna, entrando per lo spiraglio, illumino la faccia pallida, e la barba dargento del padre Cristoforo, che stava quivi ritto in aspettativa. Visto che non ci mancava nessuno, Dio sia benedetto disse, e fece lor cenno chentrassero. Accanto a lui, stava un altro cappuccino; ed era il laico sagrestano, chegli, con preghiere e con ragioni, aveva persuaso a vegliar con lui, a lasciar socchiusa la porta, e a starci in sentinella, per accogliere que poveri minacciati: e non si richiedeva meno dellautorita del padre, della sua fama di santo, per ottener dal laico una condiscendenza incomoda, pericolosa e irregolare. Entrati che furono, il padre Cristoforo riaccosto la porta adagio adagio. Allora il sagrestano non pote piu reggere, e, chiamato il padre da una parte, gli andava susurrando allorecchio: ma padre, padre di notte... in chiesa... con donne... chiudere... la regola... ma padre E tentennava la testa. Mentre diceva stentatamente quelle parole, vedete un poco pensava il padre Cristoforo, se fosse un masnadiero inseguito, fra Fazio non gli farebbe una difficolta al mondo; e una povera innocente, che scappa dagli artigli del lupo... Omnia munda mundis, disse poi, voltandosi tutta un tratto a fra Fazio, e dimenticando che questo non intendeva il latino. Ma una tale dimenticanza fu appunto quella che fece leffetto. Se il padre si fosse messo a questionare con ragioni, a fra Fazio non sarebber mancate altre ragioni da opporre; e sa il cielo quando e come la cosa sarebbe finita. Ma, al sentir quelle parole gravide dun senso misterioso, e proferite cosi risolutamente, gli parve che in quelle dovesse contenersi la soluzione di tutti i suoi dubbi. Sacquieto, e disse: basta lei ne sa piu di me. Fidatevi pure, rispose il padre Cristoforo; e, allincerto chiarore della lampada che ardeva davanti allaltare, saccosto ai ricoverati, i quali stavano sospesi aspettando, e disse loro: figliuoli ringraziate il Signore, che vha scampati da un gran pericolo. Forse in questo momento... E qui si mise a spiegare cio che aveva fatto accennare dal piccol messo: giacche non sospettava chessi ne sapesser piu di lui, e supponeva che Menico gli avesse trovati tranquilli in casa, prima che arrivassero i malandrini. Nessuno lo disinganno, nemmeno Lucia, la quale pero sentiva un rimorso segreto duna tale dissimulazione, con un tal uomo; ma era la notte deglimbrogli e de sotterfugi. Dopo di cio, continuo egli, vedete bene, figliuoli, che ora questo paese non e sicuro per voi. il vostro; ci siete nati; non avete fatto male a nessuno; ma Dio vuol cosi. E una prova, figliuoli: sopportatela con pazienza, con fiducia, senza odio, e siate sicuri che verra un tempo in cui vi troverete contenti di cio che ora accade. Io ho pensato a trovarvi un rifugio, per questi primi momenti. Presto, io spero, potrete ritornar sicuri a casa vostra; a ogni modo, Dio vi provvedera, per il vostro meglio; e io certo mi studiero di non mancare alla grazia che mi fa, scegliendomi per suo ministro, nel servizio di voi suoi poveri cari tribolati. Voi, continuo volgendosi alle due donne, potrete fermarvi a . La sarete abbastanza fuori dogni pericolo, e, nello stesso tempo, non troppo lontane da casa vostra. Cercate del nostro convento, fate chiamare il padre guardiano, dategli questa lettera: sara per voi un altro fra Cristoforo. E anche tu, il mio Renzo, anche tu devi metterti, per ora, in salvo dalla rabbia degli altri, e dalla tua. Porta questa lettera al padre Bonaventura da Lodi, nel nostro convento di Porta Orientale in Milano. Egli ti fara da padre, ti guidera, ti trovera del lavoro, per fin che tu non possa tornare a viver qui tranquillamente. Andate alla riva del lago, vicino allo sbocco del Bione . E un torrente a pochi passi da Pescarenico. Li vedrete un battello fermo; direte: barca; vi sara domandato per chi; risponderete: san Francesco. La barca vi ricevera, vi trasportera allaltra riva, dove troverete un baroccio che vi condurra addirittura fino a . Chi domandasse come fra Cristoforo avesse cosi subito a sua disposizione que mezzi di trasporto, per acqua e per terra, farebbe vedere di non conoscere qual fosse il potere dun cappuccino tenuto in concetto di santo. Restava da pensare alla custodia delle case. Il padre ne ricevette le chiavi, incaricandosi di consegnarle a quelli che Renzo e Agnese glindicarono. Questultima, levandosi di tasca la sua, mise un gran sospiro, pensando che, in quel momento, la casa era aperta, che cera stato il diavolo, e chi sa cosa ci rimaneva da custodire Prima che partiate, disse il padre, preghiamo tutti insieme il Signore, perche sia con voi, in codesto viaggio, e sempre; e sopra tutto vi dia forza, vi dia amore di volere cio chEgli ha voluto . Cosi dicendo singinocchio nel mezzo della chiesa; e tutti fecer lo stesso. Dopo chebbero pregato, alcuni momenti, in silenzio, il padre, con voce sommessa, ma distinta, articolo queste parole: noi vi preghiamo ancora per quel poveretto che ci ha condotti a questo passo. Noi saremmo indegni della vostra misericordia, se non ve la chiedessimo di cuore per lui; ne ha tanto bisogno Noi, nella nostra tribolazione, abbiamo questo conforto, che siamo nella strada dove ci avete messi Voi: possiamo offrirvi i nostri guai; e diventano un guadagno. Ma lui... e vostro nemico. Oh disgraziato compete con Voi Abbiate pieta di lui, o Signore, toccategli il cuore, rendetelo vostro amico, concedetegli tutti i beni che noi possiamo desiderare a noi stessi. Alzatosi poi, come in fretta, disse: via, figliuoli, non ce tempo da perdere: Dio vi guardi, il suo angelo vaccompagni: andate . E mentre savviavano, con quella commozione che non trova parole, e che si manifesta senza di esse, il padre soggiunse, con voce alterata: il cuor mi dice che ci rivedremo presto. Certo, il cuore, chi gli da retta, ha sempre qualche cosa da dire su quello che sara. Ma che sa il cuore Appena un poco di quello che e gia accaduto. Senza aspettar risposta, fra Cristoforo, ando verso la sagrestia; i viaggiatori usciron di chiesa; e fra Fazio chiuse la porta, dando loro un addio, con la voce alterata anche lui. Essi savviarono zitti zitti alla riv chera stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e barattata la parola, centrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne stacco; afferrato poi laltro remo, e vogando a due braccia, prese il largo, verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e londeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava da mezzo il cielo. Sudiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgoglio piu lontano dellacqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que due remi, che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. Londa segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che sandava allontanando dal lido. I passeggieri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e la di grandombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di don Rodrigo, con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia daddormentati, vegliasse, meditando un delitto. Lucia lo vide, e rabbrividi; scese con locchio giu giu per la china, fino al suo paesello, guardo fisso allestremita, scopri la sua casetta, scopri la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scopri la finestra della sua camera; e, seduta, comera, nel fondo della barca, poso il braccio sulla sponda, poso sul braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente. Addio, monti sorgenti dallacque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi e cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia laspetto de suoi piu familiari; torrenti, de quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendio, come branchi di pecore pascenti; addio Quanto e tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia dessersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornera dovizioso. Quanto piu si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quellampiezza uniforme; laria gli par gravosa e morta; sinoltra mesto e disattento nelle citta tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha gia messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprera, tornando ricco a suoi monti. Ma chi non aveva mai spinto al di la di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dellavvenire, e ne sbalzato lontano, da una forza perversa Chi, staccato a un tempo dalle piu care abitudini, e disturbato nelle piu care speranze, lascia que monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non puo con limmaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno Addio, casa natia, dove, sedendo, con un pensiero occulto, simparo a distinguere dal rumore de passi comuni il rumore dun passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove lanimo torno tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dovera promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e lamore venir comandato, e chiamarsi santo; addio Chi dava a voi tanta giocondita e per tutto; e non turba mai la gioia de suoi figli, se non per prepararne loro una piu certa e piu grande. Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dellAdda. CAPITOLO IX Lurtar che fece la barca contro la proda, scosse Lucia, la quale, dopo aver asciugate in segreto le lacrime, alzo la testa, come se si svegliasse. Renzo usci il primo, e diede la mano ad Agnese, la quale, uscita pure, la diede alla figlia; e tutte tre resero tristamente grazie al barcaiolo. Di che cosa rispose quello: siam quaggiu per aiutarci luno con laltro, e ritiro la mano, quasi con ribrezzo, come se gli fosse proposto di rubare, allorche Renzo cerco di farvi sdrucciolare una parte de quattrinelli che si trovava indosso, e che aveva presi quella sera, con intenzione di regalar generosamente don Abbondio, quando questo lavesse, suo malgrado, servito. Il baroccio era li pronto; il conduttore saluto i tre aspettati, li fece salire, diede una voce alla bestia, una frustata, e via. Il nostro autore non descrive quel viaggio notturno, tace il nome del paese dove fra Cristoforo aveva indirizzate le due donne; anzi protesta espressamente di non lo voler dire. Dal progresso della storia si rileva poi la cagione di queste reticenze. Le avventure di Lucia in quel soggiorno, si trovano avviluppate in un intrigo tenebroso di persona appartenente a una famiglia, come pare, molto potente, al tempo che lautore scriveva. Per render ragione della strana condotta di quella persona, nel caso particolare, egli ha poi anche dovuto raccontarne in succinto la vita antecedente; e la famiglia ci fa quella figura che vedra chi vorra leggere. Ma cio che la circospezione del poveruomo ci ha voluto sottrarre, le nostre diligenze ce lhanno fatto trovare in altra parte. Uno storico milanese Josephi Ripamontii, Historiae Patriae, Decadis V, Lib. VI, Cap. III, pag. et seq. che ha avuto a far menzione di quella persona medesima, non nomina, e vero, ne lei, ne il paese; ma di questo dice chera un borgo antico e nobile, a cui di citta non mancava altro che il nome; dice altrove, che ci passa il Lambro; altrove, che ce un arciprete. Dal riscontro di questi dati noi deduciamo che fosse Monza senzaltro. Nel vasto tesoro dellinduzioni erudite, ce ne potra ben essere delle piu fine, ma delle piu sicure, non crederei. Potremmo anche, sopra congetture molto fondate, dire il nome della famiglia; ma, sebbene sia estinta da un pezzo, ci par meglio lasciarlo nella penna, per non metterci a rischio di far torto neppure ai morti, e per lasciare ai dotti qualche soggetto di ricerca. I nostri viaggiatori arrivaron dunque a Monza, poco dopo il levar del sole: il conduttore entro in unosteria, e li, come pratico del luogo, e conoscente del padrone, fece assegnar loro una stanza, e ve gli accompagno. Tra i ringraziamenti, Renzo tento pure di fargli ricevere qualche danaro; ma quello, al pari del barcaiolo, aveva in mira unaltra ricompensa, piu lontana, ma piu abbondante: ritiro le mani, anche lui, e, come fuggendo, corse a governare la sua bestia. Dopo una sera quale labbiamo descritta, e una notte quale ognuno puo immaginarsela, passata in compagnia di que pensieri, col sospetto incessante di qualche incontro spiacevole, al soffio di una brezzolina piu che autunnale, e tra le continue scosse della disagiata vettura, che ridestavano sgarbatamente chi di loro cominciasse appena a velar locchio, non parve vero a tutte tre di sedersi sur una panca che stava ferma, in una stanza, qualunque fosse. Fecero colazione, come permetteva la penuria de tempi, e i mezzi scarsi in proporzione de contingenti bisogni dun avvenire incerto, e il poco appetito. A tutte tre passo per la mente il banchetto che, due giorni prima, saspettavan di fare; e ciascuno mise un gran sospiro. Renzo avrebbe voluto fermarsi li, almeno tutto quel giorno, veder le donne allogate, render loro i primi servizi; ma il padre aveva raccomandato a queste di mandarlo subito per la sua strada. Addussero quindi esse e quegli ordini, e cento altre ragioni; che la gente ciarlerebbe, che la separazione piu ritardata sarebbe piu dolorosa, chegli potrebbe venir presto a dar nuove e a sentirne; tanto che si risolvette di partire. Si concertaron, come poterono, sulla maniera di rivedersi, piu presto che fosse possibile. Lucia non nascose le lacrime; Renzo trattenne a stento le sue, e, stringendo forte forte la mano a Agnese, disse con voce soffogata: a rivederci, e parti. Le donne si sarebber trovate ben impicciate, se non fosse stato quel buon barocciaio, che aveva ordine di guidarle al convento de cappuccini, e di dar loro ognaltro aiuto che potesse bisognare. Savviaron dunque con lui a quel convento; il quale, come ognun sa, era pochi passi distante da Monza. Arrivati alla porta, il conduttore tiro il campanello, fece chiamare il padre guardiano; questo venne subito, e ricevette la lettera, sulla soglia. Oh fra Cristoforo disse, riconoscendo il carattere. Il tono della voce e i movimenti del volto indicavano manifestamente che proferiva il nome dun grandamico. Convien poi dire che il nostro buon Cristoforo avesse, in quella lettera, raccomandate le donne con molto calore, e riferito il loro caso con molto sentimento, perche il guardiano, faceva, di tanto in tanto, atti di sorpresa e dindegnazione; e, alzando gli occhi dal foglio, li fissava sulle donne con una certa espressione di pieta e dinteresse. Finito chebbe di leggere, stette li alquanto a pensare; poi disse: non ce che la signora: se la signora vuol prendersi questimpegno... Tirata quindi Agnese in disparte, sulla piazza davanti al convento, le fece alcune interrogazioni, alle quali essa soddisfece; e, tornato verso Lucia, disse a tutte due: donne mie, io tentero; e spero di potervi trovare un ricovero piu che sicuro, piu che onorato, fin che Dio non vabbia provvedute in miglior maniera. Volete venir con me Le donne accennarono rispettosamente di si; e il frate riprese: bene; io vi conduco subito al monastero della signora. State pero discoste da me alcuni passi, perche la gente si diletta di dir male; e Dio sa quante belle chiacchiere si farebbero, se si vedesse il padre guardiano per la strada, con una bella giovine... con donne voglio dire. Cosi dicendo, ando avanti. Lucia arrossi; il barocciaio sorrise, guardando Agnese, la quale non pote tenersi di non fare altrettanto; e tutte tre si mossero, quando il frate si fu avviato; e gli andaron dietro, dieci passi discosto. Le donne allora domandarono al barocciaio, cio che non avevano osato al padre guardiano, chi fosse la signora. La signora, rispose quello, e una monaca; ma non e una monaca come laltre. Non e che sia la badessa, ne la priorache anzi, a quel che dicono, e una delle piu giovani: ma e della costola dAdamo; e i suoi del tempo antico erano gente grande, venuta di Spagna, dove son quelli che comandano; e per questo la chiamano la signora, per dire che una gran signora; e tutto il paese la chiama con quel nome, perche dicono che in quel monastero non hanno avuto mai una persona simile; e i suoi dadesso, laggiu a Milano, contan molto, e son di quelli che hanno sempre ragione, e in Monza anche di piu, perche suo padre, quantunque non ci stia, e il primo del paese; onde anche lei puo far alto e basso nel monastero; e anche la gente di fuori le porta un gran rispetto; e quando prende un impegno, le riesce anche di spuntarlo; e percio, se quel buon religioso li, ottiene di mettervi nelle sue mani, e che lei vaccetti, vi posso dire che sarete sicure come sullaltare. Quando fu vicino alla porta del borgo, fiancheggiata allora da un antico torracchione mezzo rovinato, e da un pezzo di castellaccio, diroccato anchesso, che forse dieci de miei lettori possono ancor rammentarsi daver veduto in piedi, il guardiano si fermo, e si volto a guardar se gli altri venivano; quindi entro, e savvio al monastero, dove arrivato, si fermo di nuovo sulla soglia, aspettando la piccola brigata. Prego il barocciaio che, tra un par dore, tornasse da lui, a prender la risposta: questo lo promise, e si licenzio dalle donne, che lo caricaron di ringraziamenti, e di commissioni per il padre Cristoforo. Il guardiano fece entrare la madre e la figlia nel primo cortile del monastero, le introdusse nelle camere della fattoressa; e ando solo a chieder la grazia. Dopo qualche tempo, ricomparve giulivo, a dir loro che venissero avanti con lui; ed era ora, perche la figlia e la madre non sapevan piu come fare a distrigarsi dallinterrogazioni pressanti della fattoressa. Attraversando un secondo cortile, diede qualche avvertimento alle donne, sul modo di portarsi con la signora. E ben disposta per voi altre, disse, e vi puo far del bene quanto vuole. Siate umili e rispettose, rispondete con sincerita alle domande che le piacera di farvi, e quando non siete interrogate, lasciate fare a me . Entrarono in una stanza terrena, dalla quale si passava nel parlatorio: prima di mettervi il piede, il guardiano, accennando luscio, disse sottovoce alle donne: e qui, come per rammentar loro tutti quegli avvertimenti. Lucia, che non aveva mai visto un monastero, quando fu nel parlatorio, guardo in giro dove fosse la signora a cui fare il suo inchino, e, non iscorgendo persona, stava come incantata; quando, visto il padre e Agnese andar verso un angolo, guardo da quella parte, e vide una finestra duna forma singolare, con due grosse e fitte grate di ferro, distanti luna dallaltra un palmo; e dietro quelle una monaca ritta. Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista unimpressione di bellezza, ma duna bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta. Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto alquanto dal viso; sotto il velo, una bianchissima benda di lino cingeva, fino al mezzo, una fronte di diversa, ma non dinferiore bianchezza; unaltra benda a pieghe circondava il viso, e terminava sotto il mento in un soggolo, che si stendeva alquanto sul petto, a coprire lo scollo dun nero saio. Ma quella fronte si raggrinzava spesso, come per una contrazione dolorosa; e allora due sopraccigli neri si ravvicinavano, con un rapido movimento. Due occhi, neri neri anchessi, si fissavano talora in viso alle persone, con uninvestigazione superba; talora si chinavano in fretta, come per cercare un nascondiglio; in certi momenti, un attento osservatore avrebbe argomentato che chiedessero affetto, corrispondenza, pieta; altre volte avrebbe creduto coglierci la rivelazione istantanea dun odio inveterato e compresso, un non so che di minaccioso e di feroce: quando restavano immobili e fissi senza attenzione, chi ci avrebbe immaginata una svogliatezza orgogliosa, chi avrebbe potuto sospettarci il travaglio dun pensiero nascosto, duna preoccupazione familiare allanimo, e piu forte su quello che gli oggetti circostanti. Le gote pallidissime scendevano con un contorno delicato e grazioso, ma alterato e reso mancante da una lenta estenuazione. Le labbra, quantunque appena tinte dun roseo sbiadito, pure, spiccavano in quel pallore: i loro moti erano, come quelli degli occhi, subitanei, vivi, pieni despressione e di mistero. La grandezza ben formata della persona scompariva in un certo abbandono del portamento, o compariva sfigurata in certe mosse repentine, irregolari e troppo risolute per una donna, non che per una monaca. Nel vestire stesso cera qua e la qualcosa di studiato o di negletto, che annunziava una monaca singolare: la vita era attillata con una certa cura secolaresca, e dalla benda usciva sur una tempia una ciocchettina di neri capelli; cosa che dimostrava o dimenticanza o disprezzo della regola che prescriveva di tenerli sempre corti, da quando erano stati tagliati, nella cerimonia solenne del vestimento. Queste cose non facevano specie alle due donne, non esercitate a distinguer monaca da monaca: e il padre guardiano, che non vedeva la signora per la prima volta, era gia avvezzo, come tantaltri, a quel non so che di strano, che appariva nella sua persona, come nelle sue maniere. Era essa, in quel momento, come abbiam detto, ritta vicino alla grata, con una mano appoggiata languidamente a quella, e le bianchissime dita intrecciate ne voti; e guardava fisso Lucia, che veniva avanti esitando. Reverenda madre, e signora illustrissima, disse il guardiano, a capo basso, e con la mano al petto: questa e quella povera giovine, per la quale mha fatto sperare la sua valida protezione; e questa e la madre. Le due presentate facevano grandinchini: la signora accenno loro con la mano, che bastava, e disse, voltandosi, al padre: e una fortuna per me il poter fare un piacere a nostri buoni amici i padri cappuccini. Ma, continuo; mi dica un po piu particolarmente il caso di questa giovine, per veder meglio cosa si possa fare per lei. Lucia divento rossa, e abbasso la testa. Deve sapere, reverenda madre... incominciava Agnese; ma il guardiano le tronco, con unocchiata, le parole in bocca, e rispose: questa giovine, signora illustrissima, mi vien raccomandata, come le ho detto, da un mio confratello. Essa ha dovuto partir di nascosto dal suo paese, per sottrarsi a de gravi pericoli; e ha bisogno, per qualche tempo, dun asilo nel quale possa vivere sconosciuta, e dove nessuno ardisca venire a disturbarla, quandanche... Quali pericoli interruppe la signora. Di grazia, padre guardiano, non mi dica la cosa cosi in enimma. Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto. Sono pericoli, rispose il guardiano, che allorecchie purissime della reverenda madre devon essere appena leggermente accennati... Oh certamente, disse in fretta la signora, arrossendo alquanto. Era verecondia Chi avesse osservata una rapida espressione di dispetto che accompagnava quel rossore, avrebbe potuto dubitarne; e tanto piu se lavesse paragonato con quello che di tanto in tanto si spandeva sulle gote di Lucia. Bastera dire, riprese il guardiano, che un cavalier prepotente... non tutti i grandi del mondo si servono dei doni di Dio, a gloria sua, e in vantaggio del prossimo, come vossignoria illustrissima: un cavalier prepotente, dopo aver perseguitata qualche tempo questa creatura con indegne lusinghe, vedendo cherano inutili, ebbe cuore di perseguitarla apertamente con la forza, di modo che la poveretta e stata ridotta a fuggir da casa sua. Accostatevi, quella giovine, disse la signora a Lucia, facendole cenno col dito. So che il padre guardiano e la bocca della verita; ma nessuno puo esser meglio informato di voi, in questaffare. Tocca a voi a dirci se questo cavaliere era un persecutore odioso . In quanto allaccostarsi, Lucia ubbidi subito; ma rispondere era unaltra faccenda. Una domanda su quella materia, quandanche le fosse stata fatta da una persona sua pari, lavrebbe imbrogliata non poco: proferita da quella signora, e con una certaria di dubbio maligno, le levo ogni coraggio a rispondere. Signora... madre... reverenda... balbetto, e non dava segno daver altro a dire. Qui Agnese, come quella che, dopo di lei, era certamente la meglio informata, si crede autorizzata a venirle in aiuto. Illustrissima signora, disse, io posso far testimonianza che questa mia figlia aveva in odio quel cavaliere, come il diavolo lacqua santa: voglio dire, il diavolo era lui; ma mi perdonera se parlo male, perche noi siam gente alla buona. Il fatto sta che questa povera ragazza era promessa a un giovine nostro pari, timorato di Dio, e ben avviato; e se il signor curato fosse stato un po piu un uomo di quelli che mintendo io... so che parlo dun religioso, ma il padre Cristoforo, amico qui del padre guardiano, e religioso al par di lui, e quello e un uomo pieno di carita, e, se fosse qui, potrebbe attestare... Siete ben pronta a parlare senzessere interrogata, interruppe la signora, con un atto altero e iracondo, che la fece quasi parer brutta. State zitta voi: gia lo so che i parenti hanno sempre una risposta da dare in nome de loro figliuoli Agnese mortificata diede a Lucia una occhiata che voleva dire: vedi quel che mi tocca, per esser tu tanto impicciata. Anche il guardiano accennava alla giovine, dandole docchio e tentennando il capo, che quello era il momento di sgranchirsi, e di non lasciare in secco la povera mamma. Reverenda signora, disse Lucia, quanto le ha detto mia madre e la pura verita. Il giovine che mi discorreva, e qui divento rossa rossa, lo prendevo io di mia volonta. Mi scusi se parlo da sfacciata, ma e per non lasciar pensar male di mia madre. E in quanto a quel signore Dio gli perdoni vorrei piuttosto morire, che cader nelle sue mani. E se lei fa questa carita di metterci al sicuro, giacche siam ridotte a far questa faccia di chieder ricovero, e ad incomodare le persone dabbene; ma sia fatta la volonta di Dio; sia certa, signora, che nessuno potra pregare per lei piu di cuore che noi povere donne. A voi credo, disse la signora con voce raddolcita. Ma avro piacere di sentirvi da solo a solo. Non che abbia bisogno daltri schiarimenti, ne daltri motivi, per servire alle premure del padre guardiano, aggiunse subito, rivolgendosi a lui, con una compitezza studiata. Anzi, continuo, ci ho gia pensato; ed ecco cio che mi pare di poter far di meglio, per ora. La fattoressa del monastero ha maritata, pochi giorni sono, lultima sua figliuola. Queste donne potranno occupar la camera lasciata in liberta da quella, e supplire a que pochi servizi che faceva lei. Veramente... e qui accenno al guardiano che savvicinasse alla grata, e continuo sottovoce: veramente, attesa la scarsezza dellannate, non si pensava di sostituir nessuno a quella giovine; ma parlero io alla madre badessa, e una mia parola... e per una premura del padre guardiano... In somma do la cosa per fatta. Il guardiano cominciava a ringraziare, ma la signora linterruppe: non occorron cerimonie: anchio, in un caso, in un bisogno, saprei far capitale dellassistenza de padri cappuccini. Alla fine, continuo, con un sorriso, nel quale traspariva un non so che dironico e damaro, alla fine, non siam noi fratelli e sorelle Cosi detto, chiamo una conversa due di queste erano, per una distinzione singolare, assegnate al suo servizio privato, e le ordino che avvertisse di cio la badessa, e prendesse poi i concerti opportuni, con la fattoressa e con Agnese. Licenzio questa, accommiato il guardiano, e ritenne Lucia. Il guardiano accompagno Agnese alla porta, dandole nuove istruzioni, e se nando a scriver la lettera di ragguaglio allamico Cristoforo. Gran cervellino che e questa signora pensava tra se, per la strada: curiosa davvero Ma chi la sa prendere per il suo verso, le fa far cio che vuole. Il mio Cristoforo non saspettera certamente chio labbia servito cosi presto e bene. Quel bravuomo non ce rimedio: bisogna che si prenda sempre qualche impegno; ma lo fa per bene. Buon per lui questa volta, che ha trovato un amico, il quale, senza tanto strepito, senza tanto apparato, senza tante faccende, ha condotto laflare a buon porto, in un batter docchio. Sara contento quel buon Cristoforo, e saccorgera che, anche noi qui, siam buoni a qualche cosa . La signora, che, alla presenza dun provetto cappuccino, aveva studiati gli atti e le parole, rimasta poi sola con una giovine contadina inesperta, non pensava piu tanto a contenersi; e i suoi discorsi divennero a poco a poco cosi strani, che, in vece di riferirli, noi crediam piu opportuno di raccontar brevemente la storia antecedente di questa infelice; quel tanto cioe che basti a render ragione dellinsolito e del misterioso che abbiam veduto in lei, e a far comprendere i motivi della sua condotta, in quello che avvenne dopo. Era essa lultima figlia del principe , gran gentiluomo milanese, che poteva contarsi tra i piu doviziosi ddla citta. Ma lalta opinione che aveva del suo titolo gli faceva parer le sue sostanze appena sufficienti, anzi scarse, a sostenerne il decoro; e tutto il suo pensiero era di conservarle, almeno quali erano, unite in perpetuo, per quanto dipendeva da lui. Quanti figliuoli avesse, la storia non lo dice espressamente; fa solamente intendere che aveva destinati al chiostro tutti i cadetti delluno e dellaltro sesso, per lasciare intatta la sostanza al primogenito, destinato a conservar la famiglia, a procrear cioe de figliuoli, per tormentarsi a tormentarli nella stessa maniera. La nostra infelice era ancor nascosta nel ventre della madre, che la sua condizione era gia irrevocabilmente stabilita. Rimaneva soltanto da decidersi se sarebbe un monaco o una monaca; decisione per la quale faceva bisogno, non il suo consenso, ma la sua presenza. Quando venne alla luce, il principe suo padre, volendo darle un nome che risvegliasse immediatamente lidea del chiostro, e che fosse stato portato da una santa dalti natali, la chiamo Gertrude. Bambole vestite da monaca furono i primi balocchi che le si diedero in mano; poi santini che rappresentavan monache; e que regali eran sempre accompagnati con gran raccomandazioni di tenerli ben di conto; come cosa preziosa, e con quellinterrogare affermativo: bello eh Quando il principe, o la principessa o il principino, che solo de maschi veniva allevato in casa, volevano lodar laspetto prosperoso della fanciullina, pareva che non trovasser modo desprimer bene la loro idea, se non con le parole: che madre badessa Nessuno pero le disse mai direttamente: tu devi farti monaca. Era unidea sottintesa e toccata incidentemente, in ogni discorso che riguardasse i suoi destini futuri. Se qualche volta la Gertrudina trascorreva a qualche atto un po arrogante e imperioso, al che la sua indole la portava molto facilmente, tu sei una ragazzina, le si diceva: queste maniere non ti convengono: quando sarai madre badessa, allora comanderai a bacchetta, farai alto e basso . Qualche altra volta il principe, riprendendola di certaltre maniere troppo libere e famigliari alle quali essa trascorreva con uguale facilita, ehi ehi le diceva; non e questo il fare duna par tua: se vuoi che un giorno ti si porti il rispetto che ti sara dovuto, impara fin dora a star sopra di te: ricordati che tu devi essere, in ogni cosa, la prima del monastero; perche il sangue si porta per tutto dove si va. Tutte le parole di questo genere stampavano nel cervello della fanciullina lidea che gia lei doveva esser monaca; ma quelle che venivan dalla bocca del padre, facevan piu effetto di tutte laltre insieme. Il contegno del principe era abitualmente quello dun padrone austero; ma quando si trattava dello stato futuro de suoi figli, dal suo volto e da ogni sua parola traspariva unimmobilita di risoluzione, una ombrosa gelosia di comando, che imprimeva il sentimento duna necessita fatale. A sei anni, Gertrude fu collocata, per educazione e ancor piu per istradamento alla vocazione impostale, nel monastero dove labbiamo veduta: e la scelta del luogo non fu senza disegno. Il buon conduttore delle due donne ha detto che il padre ddla signora era il primo in Monza: e, accozzando questa qualsisia testimonianza con alcune altre indicazioni che lanonimo lascia scappare sbadatamente qua e la, noi potremmo anche asserire che fosse il feudatario di quel paese. Comunque sia, vi godeva duna grandissima autorita; e penso che li, meglio che altrove, la sua figlia sarebbe trattata con quelle distinzioni e con quelle finezze che potesser piu allettarla a scegliere quel monastero per sua perpetua dimora. Ne singannava: la badessa e alcune altre monache faccendiere, che avevano, come si suol dire, il mestolo in mano, esultarono nel vedersi offerto il pegno duna protezione tanto utile in ogni occorrenza, tanto gloriosa in ogni momento; accettaron la proposta, con espressioni di riconoscenza, non esagerate, per quanto fossero forti; e corrisposero pienamente allintenzioni che il principe aveva lasciate trasparire sul collocamento stabile della figliuola: intenzioni che andavan cosi daccordo con le loro. Gertrude, appena entrata nel monastero, fu chiamata per antonomasia la signorina; posto distinto a tavola, nel dormitorio; la sua condotta proposta allaltre per esemplare; chicche e carezze senza fine, e condite con quella famigliarita un po rispettosa, che tanto adesca i fanciulli, quando la trovano in coloro che vedon trattare gli altri fanciulli con un contegno abituale di superiorita. Non che tutte le monache fossero congiurate a tirar la poverina nel laccio; ce neran molte delle semplici e lontane da ogni intrigo, alle quali il pensiero di sacrificare una figlia a mire interessate avrebbe fatto ribrezzo; ma queste, tutte attente alle loro occupazioni particolari, parte non saccorgevan bene di tutti que maneggi, parte non distinguevano quanto vi fosse di cattivo, parte sastenevano dal farvi sopra esame, parte stavano zitte, per non fare scandoli inutili. Qualcheduna anche, rammentandosi dessere stata, con simili arti, condotta a quello di cui sera pentita poi, sentiva compassione della povera innocentina, e si sfogava col farle carezze tenere e malinconiche: ma questa era ben lontana dal sospettare che ci fosse sotto mistero; e la faccenda camminava. Sarebbe forse camminata cosi fino alla fine, se Gertrude fosse stata la sola ragazza in quel monastero. Ma, tra le sue compagne deducazione, ce nerano alcune che sapevano desser destinate al matrimonio. Gertrudina, nudrita nelle idee della sua superiorita, parlava magnificamente de suoi destini futuri di badessa, di principessa del monastero, voleva a ogni conto esser per le altre un soggetto dinvidia; e vedeva con maraviglia e con dispetto, che alcune di quelle non ne sentivano punto. Allimmagini maestose, ma circoscritte e fredde, che puo somministrare il primato in un monastero, contrapponevan esse le immagini varie e luccicanti, di nozze, di pranzi, di conversazioni, di festini, come dicevano allora, di villeggiature, di vestiti, di carrozze. Queste immagini cagionarono nel cervello di Gertrude quel movimento, quel brulichio che produrrebbe un gran paniere di fiori appena colti, messo davanti a un alveare. I parenti e leducatrici avevan coltivata e accresciuta in lei la vanita naturale, per farle piacere il chiostro; ma quando questa passione fu stuzzicata da idee tanto piu omogenee ad essa, si getto su quelle, con un ardore ben piu vivo e piu spontaneo. Per non restare al di sotto di quelle sue compagne, e per condiscendere nello stesso tempo al suo nuovo genio, rispondeva che, alla fin de conti, nessuno le poteva mettere il velo in capo senza il suo consenso, che anche lei poteva maritarsi, abitare un palazzo, godersi il mondo, e meglio di tutte loro; che lo poteva, pur che lavesse voluto, che lo vorrebbe, che lo voleva; e lo voleva in fatti. Lidea della necessita del suo consenso, idea che, fino a quel tempo, era stata come inosservata e rannicchiata in un angolo della sua mente, si sviluppo allora, e si manifesto, con tutta la sua importanza. Essa la chiamava ogni momento in aiuto, per godersi piu tranquillamente limmagini dun avvenire gradito. Dietro questa idea pero, ne compariva sempre infallibilmente unaltra: che quel consenso si trattava di negarlo al principe padre, il quale lo teneva gia, o mostrava di tenerlo per dato; e, a questa idea, lanimo della figlia era ben lontano dalla sicurezza che ostentavano le sue parole. Si paragonava allora con le compagne, cherano ben altrimenti sicure, e provava per esse dolorosamente linvidia che, da principio, aveva creduto di far loro provare. Invidiandole, le odiava: talvolta lodio sesalava in dispetti, in isgarbatezze, in motti pungenti; talvolta luniformita dellinclinazioni e delle speranze lo sopiva, e faceva nascere unintrinsichezza apparente e passeggiera. Talvolta, volendo pure godersi intanto qualche cosa di reale e di presente, si compiaceva delle preferenze che le venivano accordate, e faceva sentire allaltre quella sua superiorita; talvolta, non potendo piu tollerar la solitudine de suoi timori e de suoi desideri, andava, tutta buona, in cerca di quelle, quasi ad implorar benevolenza, consigli, coraggio. Tra queste deplorabili guerricciole con se e con gli altri, aveva varcata la puerizia, e sinoltrava in quelleta cosi critica, nella quale par che entri nellanimo quasi una potenza misteriosa, che solleva, adorna, rinvigorisce tutte linclinazioni, tutte lidee, e qualche volta le trasforma, o le rivolge a un corso impreveduto. Cio che Gertrude aveva fino allora piu distintamente vagheggiato in que sogni dellavvenire, era lo splendore esterno e la pompa: un non so che di molle e daffettuoso, che da prima vera diffuso leggermente e come in nebbia, comincio allora a spiegarsi e a primeggiare nelle sue fantasie. Sera fatto, nella parte piu riposta della mente, come uno splendido ritiro: ivi si rifugiava dagli oggetti presenti, ivi accoglieva certi personaggi stranamente composti di confuse memorie della puerizia, di quel poco che poteva vedere del mondo esteriore, di cio che aveva imparato dai discorsi delle compagne; si tratteneva con essi, parlava loro, e si rispondeva in loro nome; ivi dava ordini, e riceveva omaggi dogni genere. Di quando in quando, i pensieri della religione venivano a disturbare quelle feste brillanti e faticose. Ma la religione, come lavevano insegnata alla nostra poveretta, e come essa laveva ricevuta, non bandiva lorgoglio, anzi lo santificava e lo proponeva come un mezzo per ottenere una felicita terrena. Privata cosi della sua essenza, non era piu la religione, ma una larva come laltre. Neglintervalli in cui questa larva prendeva il primo posto, e grandeggiava nella fantasia di Gertrude, linfelice, sopraffatta da terrori confusi, e compresa da una confusa idea di doveri, simmaginava che la sua ripugnanza al chiostro, e la resistenza allinsinuazioni de suoi maggiori, nella scelta dello stato, fossero una colpa; e prometteva in cuor suo despiarla, chiudendosi volontariamente nel chiostro. Era legge che una giovine non potesse venire accettata monaca, prima dessere stata esaminata da un ecclesiastico, chiamato il vicario delle monache, o da qualche altro deputato a cio, affinche fosse certo che ci andava di sua libera scelta: e questo esame non poteva aver luogo, se non un anno dopo chella avesse esposto a quel vicario il suo desiderio, con una supplica in iscritto. Quelle monache che avevan preso il tristo incarico di far che Gertrude sobbligasse per sempre, con la minor possibile cognizione di cio che faceva, colsero un de momenti che abbiam detto, per farle trascrivere e sottoscrivere una tal supplica. E a fine dindurla piu facilmente a cio, non mancaron di dirle e di ripeterle, che finalmente era una mera formalita, la quale e questo era vero non poteva avere efficacia, se non da altri atti posteriori, che dipenderebbero dalla sua volonta. Con tutto cio, la supplica non era forse ancor giunta al suo destino, che Gertrude sera gia pentita daverla sottoscritta. Si pentiva poi dessersi pentita, passando cosi i giorni e i mesi in unincessante vicenda di sentimenti contrari. Tenne lungo tempo nascosto alle compagne quel passo, ora per timore desporre alle contraddizioni una buona risoluzione, ora per vergogna di palesare uno sproposito. Vinse finalmente il desiderio di sfogar lanimo, e daccattar consiglio e coraggio. Cera unaltra legge, che una giovine non fosse ammessa a quellesame della vocazione, se non dopo aver dimorato almeno un mese fuori del monastero dove era stata in educazione. Era gia scorso lanno da che la supplica era stata mandata; e Gertrude fu avvertita che tra poco verrebbe levata dal monastero, e condotta nella casa paterna, per rimanervi quel mese, e far tutti i passi necessari al compimento dellopera che aveva di fatto cominciata. Il principe e il resto della famiglia tenevano tutto cio per certo, come se fosse gia avvenuto; ma la giovine aveva tuttaltro in testa: in vece di far gli altri passi pensava alla maniera di tirare indietro il primo. In tali angustie, si risolvette daprirsi con una delle sue compagne, la piu franca, e pronta sempre a dar consigli risoluti. Questa suggeri a Gertrude dinformar con una lettera il padre della sua nuova risoluzione; giacche non le bastava lanimo di spiattellargli sul viso un bravo: non voglio. E perche i pareri gratuiti, in questo mondo, son molto rari, la consigliera fece pagar questo a Gertrude, con tante beffe sulla sua dappocaggine. La lettera fu concertata tra quattro o cinque confidenti, scritta di nascosto, e fatta ricapitare per via dartifizi molto studiati. Gertrude stava con grandansieta, aspettando una risposta che non venne mai. Se non che, alcuni giorni dopo, la badessa, la fece venir nella sua cella, e, con un contegno di mistero, di disgusto e di compassione, le diede un cenno oscuro duna gran collera del principe, e dun fallo chella doveva aver commesso, lasciandole pero intendere che, portandosi bene, poteva sperare che tutto sarebbe dimenticato. La giovinetta intese, e non oso domandar piu in la. Venne finalmente il giorno tanto temuto e bramato. Quantunque Gertrude sapesse che andava a un combattimento, pure luscir di monastero, il lasciar quelle mura nelle quali era stata ottanni rinchiusa, lo scorrere in carrozza per laperta campagna, il riveder la citta, la casa, furon sensazioni piene duna gioia tumultuosa. In quanto al combattimento, la poveretta, con la direzione di quelle confidenti, aveva gia prese le sue misure, e fatto, comora si direbbe, il suo piano. O mi vorranno forzare , pensava, e io staro dura; saro umile, rispettosa, ma non acconsentiro: non si tratta che di non dire un altro si; e non lo diro. Ovvero mi prenderanno con le buone; e io saro piu buona di loro; piangero, preghero, li movero a compassione: finalmente non pretendo altro che di non esser sacrificata . Ma, come accade spesso di simili previdenze, non avvenne ne una cosa ne laltra. I giorni passavano, senza che il padre ne altri le parlasse della supplica, ne della ritrattazione, senza che le venisse fatta proposta nessuna, ne con carezze, ne con minacce. I parenti eran seri, tristi, burberi con lei, senza mai dirne il perche. Si vedeva solamente che la riguardavano come una rea, come unindegna: un anatema misterioso pareva che pesasse sopra di lei, e la segregasse dalla famiglia, lasciandovela soltanto unita quanto bisognava per farle sentire la sua suggezione. Di rado, e solo a certe ore stabilite, era ammessa alla compagnia de parenti e del primogenito. Tra loro tre pareva che regnasse una gran confidenza, la quale rendeva piu sensibile e piu doloroso labbandono in cui era lasciata Gertrude. Nessuno le rivolgeva il discorso; e quando essa arrischiava timidamente qualche parola, che non fosse per cosa necessaria, o non attaccava, o veniva corrisposta con uno sguardo distratto, o sprezzante, o severo. Che se, non potendo piu soffrire una cosi amara e umiliante distinzione, insisteva, e tentava di famigliarizzarsi; se implorava un po damore, si sentiva subito toccare, in maniera indiretta ma chiara, quel tasto della scelta dello stato; le si faceva copertamente sentire che cera un mezzo di riacquistar laffetto della famiglia. Allora Gertrude, che non lavrebbe voluto a quella condizione, era costretta di tirarsi indietro, di rifiutar quasi i primi segni di benevolenza che aveva tanto desiderati, di rimettersi da se al suo posto di scomunicata; e per di piu, vi rimaneva con una certa apparenza del torto. Tali sensazioni doggetti presenti facevano un contrasto doloroso con quelle ridenti visioni delle quali Gertrude sera gia tanto occupata, e soccupava tuttavia, nel segreto della sua mente. Aveva sperato che, nella splendida e frequentata casa paterna, avrebbe potuto godere almeno qualche saggio reale delle cose immaginate; ma si trovo del tutto ingannata. La clausura era stretta e intera, come nel monastero; dandare a spasso non si parlava neppure; e un coretto che, dalla casa, guardava in una chiesa contigua, toglieva anche lunica necessita che ci sarebbe stata duscire. La compagnia era piu trista, piu scarsa, meno variata che nel monastero. A ogni annunzio duna visita, Gertrude doveva salire allultimo piano, per chiudersi con alcune vecchie donne di servizio: e li anche desinava, quando cera invito. I servitori suniformavano, nelle maniere e ne discorsi, allesempio e allintenzioni de padroni: e Gertrude, che, per sua inclinazione, avrebbe voluto trattarli con una famigliarita signorile, e che, nello stato in cui si trovava, avrebbe avuto di grazia che le facessero qualche dimostrazione daffetto, come a una loro pari, e scendeva anche a mendicarne, rimaneva poi umiliata, e sempre piu afflitta di vedersi corrisposta con una noncuranza manifesta, benche accompagnata da un leggiero ossequio di formalita. Dovette pero accorgersi che un paggio, ben diverso da coloro, le portava un rispetto, e sentiva per lei una compassione dun genere particolare. Il contegno di quel ragazzotto era cio che Gertrude aveva fino allora visto di piu somigliante a quellordine di cose tanto contemplato nella sua immaginativa, al contegno di quelle sue creature ideali. A poco a poco si scopri un non so che di nuovo nelle maniere della giovinetta: una tranquillita e uninquietudine diversa dalla solita, un fare di chi ha trovato qualche cosa che gli preme, che vorrebbe guardare ogni momento, e non lasciar vedere agli altri. Le furon tenuti gli occhi addosso piu che mai: che e che non e, una mattina, fu sorpresa da una di quelle cameriere, mentre stava piegando alla sfuggita una carta, sulla quale avrebbe fatto meglio a non iscriver nulla. Dopo un breve tira tira, la carta rimase nelle mani della cameriera, e da queste passo in quelle del principe. Il terrore di Gertrude, al rumor de passi di lui, non si puo descrivere ne immaginare: era quel padre, era irritato, e lei si sentiva colpevole. Ma quando lo vide comparire, con quel cipiglio, con quella carta in mano, avrebbe voluto esser cento braccia sotto terra, non che in un chiostro. Le parole non furon molte, ma terribili: il gastigo intimato subito non fu che desser rinchiusa in quella camera, sotto la guardia della donna che aveva fatta la scoperta; ma questo non era che un principio, che un ripiego del momento; si prometteva, si lasciava vedere per aria, un altro gastigo oscuro, indeterminato, e quindi piu spaventoso. Il paggio fu subito sfrattato, comera naturale; e fu minacciato anche a lui qualcosa di terribile, se, in qualunque tempo, avesse osato fiatar nulla dellavvenuto. Nel fargli questa intimazione, il principe gli appoggio due solenni schiaffi, per associare a quellavventura un ricordo, che togliesse al ragazzaccio ogni tentazion di vantarsene. Un pretesto qualunque, per coonestare la licenza data a un paggio, non era difficile a trovarsi; in quanto alla figlia, si disse chera incomodata. Rimase essa dunque col batticuore, con la vergogna, col rimorso, col terrore dellavvenire, e con la sola compagnia di quella donna odiata da lei, come il testimonio della sua colpa, e la cagione della sua disgrazia. Costei odiava poi a vicenda Gertrude, per la quale si trovava ridotta, senza saper per quanto tempo, alla vita noiosa di carceriera, e divenuta per sempre custode dun segreto pericoloso. Il primo confuso tumulto di que sentimenti sacquieto a poco a poco; ma tornando essi poi a uno per volta nellanimo, vi singrandivano, e si fermavano a tormentarlo piu distintamente e a bellagio. Che poteva mai esser quella punizione minacciata in enimma Molte e varie e strane se ne affacciavano alla fantasia ardente e inesperta di Gertrude. Quella che pareva piu probabile, era di venir ricondotta al monastero di Monza, di ricomparirvi, non piu come la signorina, ma in forma di colpevole, e di starvi rinchiusa, chi sa fino a quando chi sa con quali trattamenti Cio che una tale immaginazione, tutta piena di dolori, aveva forse di piu doloroso per lei, era lapprensione della vergogna. Le frasi, le parole, le virgole di quel foglio sciagurato, passavano e ripassavano nella sua memoria: le immaginava osservate, pesate da un lettore tanto impreveduto, tanto diverso da quello a cui eran destinate; si figurava che avesser potuto cader sotto gli occhi anche della madre o del fratello, o di chi sa altri: e, al paragon di cio, tutto il rimanente le pareva quasi un nulla. Limmagine di colui chera stato la prima origine di tutto lo scandolo, non lasciava di venire spesso anchessa ad infestar la povera rinchiusa: e pensate che strana comparsa doveva far quel fantasma, tra quegli altri cosi diversi da lui, seri, freddi, minacciosi. Ma, appunto perche non poteva separarlo da essi, ne tornare un momento a quelle fuggitive compiacenze, senza che subito non le saffacciassero i dolori presenti che nerano la conseguenza, comincio a poco a poco a tornarci piu di rado, a rispingerne la rimembranza, a divezzarsene. Ne piu a lungo, o piu volentieri, si fermava in quelle liete e brillanti fantasie duna volta: eran troppo opposte alle circostanze reali, a ogni probabilita dellavvenire. Il solo castello nel quale Gertrude potesse immaginare un rifugio tranquillo e onorevole, e che non fosse in aria, era il monastero, quando si risolvesse dentrarci per sempre. Una tal risoluzione non poteva dubitarne avrebbe accomodato ogni cosa, saldato ogni debito, e cambiata in un attimo la sua situazione. Contro questo proposito insorgevano, e vero, i pensieri di tutta la sua vita: ma i tempi eran mutati; e, nellabisso in cui Gertrude era caduta, e al paragone di cio che poteva temere in certi momenti, la condizione di monaca festeggiata, ossequiata, ubbidita, le pareva uno zuccherino. Due sentimenti di ben diverso genere contribuivan pure a intervalli a scemare quella sua antica avversione: talvolta il rimorso del fallo, e una tenerezza fantastica di divozione; talvolta lorgoglio amareggiato e irritato dalle maniere della carceriera, la quale spesso, a dire il vero, provocata da lei si vendicava, ora facendole paura di quel minacciato gastigo, ora svergognandola del fallo. Quando poi voleva mostrarsi benigna, prendeva un tono di protezione, piu odioso ancora dellinsulto. In tali diverse occasioni, il desiderio che Gertrude sentiva duscir dallunghie di colei, e di comparirle in uno stato al di sopra della sua collera e della sua pieta, questo desiderio abituale diveniva tanto vivo e pungente, da far parere amabile ogni cosa che potesse condurre ad appagarlo. In capo a quattro o cinque lunghi giorni di prigionia, una mattina, Gertrude stuccata ed invelenita alleccesso, per un di que dispetti della sua guardiana, ando a cacciarsi in un angolo della camera, e li, con la faccia nascosta tra le mani, stette qualche tempo a divorar la sua rabbia. Senti allora un bisogno prepotente di vedere altri visi, di sentire altre parole, desser trattata diversamente. Penso al padre, alla famiglia: il pensiero se ne arretrava spaventato. Ma le venne in mente che dipendeva da lei di trovare in loro degli amici; e provo una gioia improvvisa. Dietro questa, una confusione e un pentimento straordinario del suo fallo, e un ugual desiderio despiarlo. Non gia che la sua volonta si fermasse in quel proponimento, ma giammai non cera entrata con tanto ardore. Salzo di li, ando a un tavolino, riprese quella penna fatale, e scrisse al padre una lettera piena dentusiasmo e dabbattimento, dafflizione e di speranza, implorando il perdono, e mostrandosi indeterminatamente pronta a tutto cio che potesse piacere a chi doveva accordarlo. CAPITOLO X Vi son de momenti in cui lanimo, particolarmente de giovani, e disposto in maniera che ogni poco distanza basta a ottenerne ogni cosa che abbia unapparenza di bene e di sacrifizio: come un fiore appena sbocciato, sabbandona mollemente sul suo fragile stelo, pronto a concedere le sue fragranze alla primaria che gli aliti punto dintorno. Questi momenti, che si dovrebbero dagli altri ammirare con timido rispetto, son quelli appunto che lastuzia interessata spia attentamente, e coglie di volo, per legare una volonta che non si guarda. Al legger quella lettera, il principe vide subito lo spiraglio aperto alle sue antiche e costanti mire. Mando a dire a Gertrude che venisse da lui; e aspettandola, si dispose a batter il ferro, mentre era caldo. Gertrude comparve, e, senza alzar gli occhi in viso al padre, gli si butto in ginocchioni davanti, ed ebbe appena fiato di dire: perdono Egli le fece cenno che salzasse; ma, con una voce poco atta a rincorare, le rispose che il perdono non bastava desiderarlo ne chiederlo; chera cosa troppo agevole e troppo naturale a chiunque sia trovato in colpa, e tema la punizione; che in somma bisognava meritarlo. Gertrude domando, sommessamente e tremando, che cosa dovesse fare. Il principe non ci regge il cuore di dargli in questo momento il titolo di padre non rispose direttamente, ma comincio a parlare a lungo del fallo di Gertrude: e quelle parole frizzavano sullanimo della poveretta, come lo scorrere duna mano ruvida sur una ferita. Continuo dicendo che, quandanche... caso mai... che avesse avuto prima qualche intenzione di collocarla nel secolo, lei stessa ci aveva messo ora un ostacolo insuperabile; giacche a un cavalier donore, comera lui, non sarebbe mai bastato lanimo di regalare a un galantuomo una signorina che aveva dato un tal saggio di se. La misera ascoltatrice era annichilata: allora il principe, raddolcendo a grado a grado la voce e le parole, prosegui dicendo che pero a ogni fallo cera rimedio e misericordia; che il suo era di quelli per i quali il rimedio e piu chiaramente indicato: chessa doveva vedere, in questo tristo accidente, come un avviso che la vita del secolo era troppo piena di pericoli per lei... Ah si esclamo Gertrude, scossa dal timore, preparata dalla vergogna, e mossa in quel punto da una tenerezza istantanea. Ah lo capite anche voi, riprese incontanente il principe. Ebbene, non si parli piu del passato: tutto e cancellato. Avete preso il solo partito onorevole, conveniente, che vi rimanesse; ma perche lavete preso di buona voglia, e con buona maniera, tocca a me a farvelo riuscir gradito in tutto e per tutto: tocca a me a farne tornare tutto il vantaggio e tutto il merito sopra di voi. Ne prendo io la cura . Cosi dicendo, scosse un campanello che stava sul tavolino, e al servitore che entro, disse: la principessa e il principino subito . E seguito poi con Gertrude: voglio metterli subito a parte della mia consolazione; voglio che tutti comincin subito a trattarvi come si conviene. Avete sperimentato in parte il padre severo; ma da qui innanzi proverete tutto il padre amoroso. A queste parole, Gertrude rimaneva come sbalordita. Ora ripensava come mai quel si che le era scappato, avesse potuto significar tanto, ora cercava se ci fosse maniera di riprenderlo, di ristringerne il senso; ma la persuasione del principe pareva cosi intera, la sua gioia cosi gelosa, la benignita cosi condizionata, che Gertrude non oso proferire una parola che potesse turbarle menomamente. Dopo pochi momenti, vennero i due chiamati, e vedendo li Gertrude, la guardarono in viso, incerti e maravigliati. Ma il principe, con un contegno lieto e amorevole, che ne prescriveva loro un somigliante, ecco, disse, la pecora smarrita: e sia questa lultima parola che richiami triste memorie. Ecco la consolazione della famiglia. Gertrude non ha piu bisogno di consigli; cio che noi desideravamo per suo bene, lha voluto lei spontaneamente. E risoluta, mha fatto intendere che e risoluta... A questo passo, alzo essa verso il padre uno sguardo tra atterrito e supplichevole, come per chiedergli che sospendesse, ma egli prosegui francamente: che e risoluta di prendere il velo. Brava bene esclamarono, a una voce, la madre e il figlio, e luno dopo laltra abbracciaron Gertrude; la quale ricevette queste accoglienze con lacrime, che furono interpretate per lacrime di consolazione. Allora il principe si diffuse a spiegar cio che farebbe per render lieta e splendida la sorte della figlia. Parlo delle distinzioni di cui goderebbe nel monastero e nel paese; che, la sarebbe come una principessa, come la rappresentante della famiglia; che, appena leta lavrebbe permesso, sarebbe innalzata alla prima dignita; e, intanto, non sarebbe soggetta che di nome. La principessa e il principino rinnovavano, ogni momento, le congratulazioni e gli applausi: Gertrude era come dominata da un sogno. Converra poi fissare il giorno, per andare a Monza, a far la richiesta alla badessa, disse il principe. Come sara contenta Vi so dire che tutto il monastero sapra valutar lonore che Gertrude gli fa. Anzi... perche non ci andiamo oggi Gertrude prendera volentieri un po daria. Andiamo pure, disse la principessa. Vo a dar gli ordini, disse il principino. Ma... proferi sommessamente Gertrude. Piano, piano, riprese il principe: lasciam decidere a lei: forse oggi non si sente abbastanza disposta, e le piacerebbe piu aspettar fino a domani. Dite: volete che andiamo oggi o domani Domani, rispose, con voce fiacca, Gertrude, alla quale pareva ancora di far qualche cosa, prendendo un po di tempo. Domani, disse solennemente il principe: ha stabilito che si vada domani. Intanto io vo dal vicario delle monache, a fissare un giorno per lesame . Detto fatto, il principe usci, e ando veramente che non fu piccola degnazione dal detto vicario; e concertarono che verrebbe di li a due giorni. In tutto il resto di quella giornata, Gertrude non ebbe un minuto di bene. Avrebbe desiderato riposar lanimo da tante commozioni, lasciar, per dir cosi, chiarire i suoi pensieri, render conto a se stessa di cio che aveva fatto, di cio che le rimaneva da fare, sapere cio che volesse, rallentare un momento quella macchina che, appena avviata, andava cosi precipitosamente; ma non ci fu verso. Loccupazioni si succedevano senza interruzione, sincastravano luna con laltra. Subito dopo partito il principe, fu condotta nel gabinetto della principessa, per essere, sotto la sua direzione, pettinata e rivestita dalla sua propria cameriera. Non era ancor terminato di dar lultima mano, che furon avvertite chera in tavola. Gertrude passo in mezzo aglinchini della servitu, che accennava di congratularsi per la guarigione, e trovo alcuni parenti piu prossimi, cherano stati invitati in fretta, per farle onore, e per rallegrarsi con lei de due felici avvenimenti, la ricuperata salute, e la spiegata vocazione. La sposina cosi si chiamavan le giovani monacande, e Gertrude, al suo apparire, fu da tutti salutata con quel nome, la sposina ebbe da dire e da fare a rispondere a complimenti che le fioccavan da tutte le parti. Sentiva bene che ognuna delle sue risposte era come unaccettazione e una conferma; ma come rispondere diversamente Poco dopo alzati da tavola, venne lora della trottata. Gertrude entro in carrozza con la madre, e con due zii cherano stati al pranzo. Dopo un solito giro, si riusci alla strada Marina, che allora attraversava lo spazio occupato ora dal giardin pubblico, ed era il luogo dove i signori venivano in carrozza a ricrearsi delle fatiche della giornata. Gli zii parlarono anche a Gertrude, come portava la convenienza in quel giorno: e uno di loro, il qual pareva che, piu dellaltro, conoscesse ogni persona, ogni carrozza, ogni livrea, e aveva ogni momento qualcosa da dire del signor tale e della signora tal altra, si volto a lei tutta un tratto, e le disse: ah furbetta voi date un calcio a tutte queste corbellerie; siete una dirittona voi; piantate neglimpicci noi poveri mondani, vi ritirate a fare una vita beata, e andate in paradiso in carrozza. Sul tardi, si torno a casa; e i servitori, scendendo in fretta con le torce, avvertirono che molte visite stavano aspettando. La voce era corsa; e i parenti e gli amici venivano a fare il loro dovere. Sentro nella sala della conversazione. La sposina ne fu lidolo, il trastullo, la vittima. Ognuno la voleva per se: chi si faceva prometter dolci, chi prometteva visite, chi parlava della madre tale sua parente, chi della madre tal altra sua conoscente, chi lodava il cielo di Monza, chi discorreva, con gran sapore, della gran figura chessa avrebbe fatta la. Altri, che non avevan potuto ancora avvicinarsi a Gertrude cosi assediata, stavano spiando loccasione di farsi innanzi, e sentivano un certo rimorso, fin che non avessero fatto il loro dovere. A poco a poco, la compagnia sando dileguando; tutti se nandarono senza rimorso, e Gertrude rimase sola co genitori e il fratello. Finalmente, disse il principe, ho avuto la consolazione di veder mia figlia trattata da par sua. Bisogna pero confessare che anche lei se portata benone, e ha fatto vedere che non sara impicciata a far la prima figura, e a sostenere il decoro della famiglia. Si ceno in fretta, per ritirarsi subito, ed esser pronti presto la mattina seguente. Gertrude contristata, indispettita e, nello stesso tempo, un po gonfiata da tutti que complimenti, si rammento in quel punto cio che aveva patito dalla sua carceriera; e, vedendo il padre cosi disposto a compiacerla in tutto, fuor che in una cosa, volle approfittare dellauge in cui si trovava, per acquietare almeno una delle passioni che la tormentavano. Mostro quindi una gran ripugnanza a trovarsi con colei, lagnandosi fortemente delle sue maniere. Come disse il principe: vha mancato di rispetto colei Domani, domani, le lavero il capo come va. Lasciate fare a me, che le faro conoscere chi e lei, e chi siete voi. E a ogni modo, una figlia della quale io son contento, non deve vedersi intorno una persona che le dispiaccia . Cosi detto, fece chiamare unaltra donna, e le ordino di servir Gertrude; la quale intanto, masticando e assaporando la soddisfazione che aveva ricevuta, si stupiva di trovarci cosi poco sugo, in paragone del desiderio che naveva avuto. Cio che, anche suo malgrado, simpossessava di tutto il suo animo, era il sentimento de gran progressi che aveva fatti, in quella giornata, sulla strada del chiostro, il pensiero che a ritirarsene ora ci vorrebbe molta piu forza e risolutezza di quella che sarebbe bastata pochi giorni prima, e che pure non sera sentita davere. La donna che ando ad accompagnarla in camera, era una vecchia di casa, stata gia governante del principino, che aveva ricevuto appena uscito dalle fasce, e tirato su fino alladolescenza, e nel quale aveva riposte tutte le sue compiacenze, le sue speranze, la sua gloria. Era essa contenta della decisione fatta in quel giorno, come duna sua propria fortuna; e Gertrude, per ultimo divertimento, dovette succiarsi le congratulazioni, le lodi, i consigli della vecchia, e sentir parlare di certe sue zie e prozie, le quali seran trovate ben contente desser monache, perche, essendo di quella casa, avevan sempre goduto i primi onori, avevan sempre saputo tenere uno zampino di fuori, e, dal loro parlatorio, avevano ottenuto cose che le piu gran dame, nelle loro sale, non ceran potute arrivare. Le parlo delle visite che avrebbe ricevute: un giorno poi, verrebbe il signor principino con la sua sposa, la quale doveva esser certamente una gran signorona; e allora, non solo il monastero, ma tutto il paese sarebbe in moto. La vecchia aveva parlato mentre spogliava Gertrude, quando Gertrude era a letto; parlava ancora, che Gertrude dormiva. La giovinezza e la fatica erano state piu forti de pensieri. Il sonno fu affannoso, torbido, pieno di sogni penosi, ma non fu rotto che dalla voce strillante della vecchia, che venne a svegliarla, perche si preparasse per la gita di Monza. Andiamo, andiamo, signora sposina: e giorno fatto; e prima che sia vestita e pettinata, ci vorra unora almeno. La signora principessa si sta vestendo; e lhanno svegliata quattrore prima del solito. Il signor principino e gia sceso alle scuderie, poi e tornato su, ed e allordine per partire quando si sia. Vispo come una lepre, quel diavoletto: ma e stato cosi fin da bambino; e io posso dirlo, che lho portato in collo. Ma quande pronto, non bisogna farlo aspettare, perche, sebbene sia della miglior pasta del mondo, allora simpazientisce e strepita. Poveretto bisogna compatirlo: e il suo naturale; e poi questa volta avrebbe anche un po di ragione, perche sincomoda per lei. Guai chi lo tocca in que momenti non ha riguardo per nessuno, fuorche per il signor principe. Ma finalmente non ha sopra di se che il signor principe, e un giorno, il signor principe sara lui; piu tardi che sia possibile, pero. Lesta, lesta, signorina Perche mi guarda cosi incantata A questora dovrebbe esser fuor della cuccia. Allimmagine del principino impaziente, tutti gli altri pensieri che serano affollati alla mente risvegliata di Gertrude, si levaron subito, come uno stormo di passere allapparir del nibbio. Ubbidi, si vesti in fretta, si lascio pettinare, e comparve nella sala, dove i genitori e il fratello eran radunati. Fu fatta sedere sur una sedia a braccioli, e le fu portata una chicchera di cioccolata: il che, a que tempi, era quel che gia presso i Romani il dare la veste virile. Quando vennero a avvertir chera attaccato, il principe tiro la figlia in disparte, e le disse: orsu, Gertrude, ieri vi siete fatta onore: oggi dovete superar voi medesima. Si tratta di fare una comparsa solenne nel monastero e nel paese dove siete destinata a far la prima figura. Vaspettano... E inutile dire che il principe aveva spedito un avviso alla badessa, il giorno avanti. Vaspettano, e tutti gli occhi saranno sopra di voi. Dignita e disinvoltura. La badessa vi domandera cosa volete: e una formalita. Potete rispondere che chiedete dessere ammessa a vestir labito in quel monastero, dove siete stata educata cosi amorevolmente, dove avete ricevute tante finezze: che e la pura verita. Dite quelle poche parole, con un fare sciolto: che non savesse a dire che vhanno imboccata, e che non sapete parlare da voi. Quelle buone madri non sanno nulla dellaccaduto: e un segreto che deve restar sepolto nella famiglia; e percio non fate una faccia contrita e dubbiosa, che potesse dar qualche sospetto. Fate vedere di che sangue uscite: manierosa, modesta; ma ricordatevi che, in quel luogo, fuor della famiglia, non ci sara nessuno sopra di voi. Senza aspettar risposta, il principe si mosse; Gertrude, la principessa e il principino lo seguirono; scesero tutti le scale, e montarono in carrozza. Glimpicci e le noie del mondo, e la vita beata del chiostro, principalmente per le giovani di sangue nobilissimo, furono il tema della conversazione, durante il tragitto. Sul finir della strada, il principe rinnovo listruzioni alla figlia, e le ripete piu volte la formola della risposta. Allentrare in Monza, Gertrude si senti stringere il cuore; ma la sua attenzione fu attirata per un istante da non so quali signori che, fatta fermar la carrozza, recitarono non so qual complimento. Ripreso il cammino, sando quasi di passo al monastero, tra gli sguardi de curiosi, che accorrevano da tutte le parti sulla strada. Al fermarsi della carrozza, davanti a quelle mura, davanti a quella porta, il cuore si strinse ancor piu a Gertrude. Si smonto tra due ale di popolo, che i servitori facevano stare indietro. Tutti quegli occhi addosso alla poveretta lobbligavano a studiar continuamente il suo contegno: ma piu di tutti quelli insieme, la tenevano in suggezione i due del padre, a quali essa, quantunque ne avesse cosi gran paura, non poteva lasciar di rivolgere i suoi, ogni momento. E quegli occhi governavano le sue mosse e il suo volto, come per mezzo di redini invisibili. Attraversato il primo cortile, sentro in un altro, e li si vide la porta del chiostro interno, spalancata e tutta occupata da monache. Nella prima fila, la badessa circondata da anziane; dietro, altre monache alla rinfusa, alcune in punta di piedi; in ultimo le converse ritte sopra panchetti. Si vedevan pure qua e la luccicare a mezzaria alcuni occhietti, spuntar qualche visino tra le tonache: eran le piu destre, e le piu coraggiose tra leducande, che, ficcandosi e penetrando tra monaca e monaca, eran riuscite a farsi un po di pertugio, per vedere anchesse qualche cosa. Da quella calca uscivano acclamazioni; si vedevan molte braccia dimenarsi, in segno daccoglienza e di gioia. Giunsero alla porta; Gertrude si trovo a viso a viso con la madre badessa. Dopo i primi complimenti, questa, con una maniera tra il giulivo e il solenne, le domando cosa desiderasse in quel luogo, dove non cera chi le potesse negar nulla. Son qui..., comincio Gertrude; ma, al punto di proferir le parole che dovevano decider quasi irrevocabilmente del suo destino, esito un momento, e rimase con gli occhi fissi sulla folla che le stava davanti. Vide, in quel momento, una di quelle sue note compagne, che la guardava con unaria di compassione e di malizia insieme, e pareva che dicesse: ah la ce cascata la brava. Quella vista, risvegliando piu vivi nellanimo suo tutti gli antichi sentimenti, le restitui anche un po di quel poco antico coraggio: e gia stava cercando una risposta qualunque, diversa da quella che le era stata dettata; quando, alzato lo sguardo alla faccia del padre, quasi per esperimentar le sue forze, scorse su quella uninquietudine cosi cupa, unimpazienza cosi minaccevole, che, risoluta per paura, con la stessa prontezza che avrebbe preso la fuga dinanzi un oggetto terribile, prosegui: son qui a chiedere desser ammessa a vestir labito religioso, in questo monastero, dove sono stata allevata cosi amorevolmente . La badessa rispose subito, che le dispiaceva molto, in una tale occasione, che le regole non le permettessero di dare immediatamente una risposta, la quale doveva venire dai voti comuni delle suore, e alla quale doveva precedere la licenza de superiori. Che pero Gertrude, conoscendo i sentimenti che savevan per lei in quel luogo, poteva preveder con certezza qual sarebbe questa risposta; e che intanto nessuna regola proibiva alla badessa e alle suore di manifestare la consolazione che sentivano di quella richiesta. Salzo allora un frastono confuso di congratulazioni e dacclamazioni. Vennero subito gran guantiere colme di dolci, che furon presentati, prima alla sposina, e dopo ai parenti. Mentre alcune monache facevano a rubarsela, e altre complimentavan la madre, altre il principino, la badessa fece pregare il principe che volesse venire alla grata del parlatorio, dove lattendeva. Era accompagnata da due anziane; e quando lo vide comparire, signor principe, disse: per ubbidire alle regole... per adempire una formalita indispensabile, sebbene in questo caso... pure devo dirle... che, ogni volta che una figlia chiede dessere ammessa a vestir labito,... la superiora, quale io sono indegnamente,... e obbligata davvertire i genitori... che se, per caso... forzassero la volonta della figlia, incorrerebbero nella scomunica. Mi scusera... Benissimo, benissimo, reverenda madre. Lodo la sua esattezza: e troppo giusto... Ma lei non puo dubitare... Oh pensi, signor principe,... ho parlato per obbligo preciso,... del resto... Certo, certo, madre badessa. Barattate queste poche parole, i due interlocutori sinchinarono vicendevolmente, e si separarono, come se a tutte due pesasse di rimaner li testa testa; e andarono a riunirsi ciascuno alla sua compagnia, luno fuori, laltra dentro la soglia claustrale. Dato luogo a un po daltre ciarle, Oh via, disse il principe: Gertrude potra presto godersi a suo bellagio la compagnia di queste madri. Per ora le abbiamo incomodate abbastanza . Cosi detto, fece un inchino; la famiglia si mosse con lui; si rinnovarono i complimenti, e si parti. Gertrude, nel tornare, non aveva troppa voglia di discorrere. Spaventata del passo che aveva fatto, vergognosa della sua dappocaggine, indispettita contro gli altri e contro se stessa, faceva tristamente il conto delloccasioni, che le rimanevano ancora di dir di no; e prometteva debolmente e confusamente a se stessa che, in questa, o in quella, o in quellaltra, sarebbe piu destra e piu forte. Con tutti questi pensieri, non le era pero cessato affatto il terrore di quel cipiglio del padre; talche, quando, con unocchiata datagli alla sfuggita, pote chiarirsi che sul volto di lui non cera piu alcun vestigio di collera, quando anzi vide che si mostrava soddisfattissimo di lei, le parve una bella cosa, e fu, per un istante, tutta contenta. Appena arrivati, bisogno rivestirsi e rilisciarsi; poi il desinare, poi alcune visite, poi la trottata, poi la conversazione, poi la cena. Sulla fine di questa, il principe mise in campo un altro affare, la scelta della madrina. Cosi si chiamava una dama, la quale, pregata da genitori, diventava custode e scorta della giovane monacanda, nel tempo tra la richiesta e lentratura nel monastero; tempo che veniva speso in visitar le chiese, i palazzi pubblici, le conversazioni, le ville, i santuari: tutte le cose in somma piu notabili della citta e de contorni; affinche le giovani, prima di proferire un voto irrevocabile, vedessero bene a cosa davano un calcio. Bisognera pensare a una madrina, disse il principe: perche domani verra il vicario delle monache, per la formalita dellesame, e subito dopo, Gertrude verra proposta in capitolo, per esser accettata dalle madri . Nel dir questo, sera voltato verso la principessa; e questa, credendo che fosse un invito a proporre, cominciava: ci sarebbe... Ma il principe interruppe: No, no, signora principessa: la madrina deve prima di tutto piacere alla sposina; e benche luso universale dia la scelta ai parenti, pure Gertrude ha tanto giudizio, tanta assennatezza, che merita bene che si faccia uneccezione per lei . E qui, voltandosi a Gertrude, in atto di chi annunzia una grazia singolare, continuo: ognuna delle dame che si son trovate questa sera alla conversazione, ha quel che si richiede per esser madrina duna figlia della nostra casa; non ce ne nessuna, crederei, che non sia per tenersi onorata della preferenza: scegliete voi. Gertrude vedeva bene che far questa scelta era dare un nuovo consenso; ma la proposta veniva fatta con tanto apparato, che il rifiuto, per quanto fosse umile, poteva parer disprezzo, o almeno capriccio e leziosaggine. Fece dunque anche quel passo; e nomino la dama che, in quella sera, le era andata piu a genio; quella cioe che le aveva fatto piu carezze, che laveva piu lodata, che laveva trattata con quelle maniere famigliari, affettuose e premurose, che, ne primi momenti duna conoscenza, contraffanno una antica amicizia. Ottima scelta, disse il principe, che desiderava e aspettava appunto quella. Fosse arte o caso, era avvenuto come quando il giocator di bussolotti facendovi scorrere davanti agli occhi le carte dun mazzo, vi dice che ne pensiate una, e lui poi ve la indovinera; ma le ha fatte scorrere in maniera che ne vediate una sola. Quella dama era stata tanto intorno a Gertrude tutta la sera, laveva tanto occupata di se, che a questa sarebbe bisognato uno sforzo di fantasia per pensarne unaltra. Tante premure poi non eran senza motivo: la dama aveva, da molto tempo, messo gli occhi addosso al principino, per farlo suo genero: quindi riguardava le cose di quella casa come sue proprie; ed era ben naturale che sinteressasse per quella cara Gertrude, niente meno de suoi parenti piu prossimi. Il giorno dopo, Gertrude si sveglio col pensiero dellesaminatore che doveva venire; e mentre stava ruminando se potesse cogliere quella occasione cosi decisiva, per tornare indietro, e in qual maniera, il principe la fece chiamare. Orsu, figliuola, le disse: finora vi siete portata egregiamente: oggi si tratta di coronar lopera. Tutto quel che se fatto finora, se fatto di vostro consenso. Se in questo tempo vi fosse nato qualche dubbio, qualche pentimentuccio, grilli di gioventu, avreste dovuto spiegarvi; ma al punto a cui sono ora le cose, non e piu tempo di far ragazzate. Quelluomo dabbene che deve venire stamattina, vi fara cento domande sulla vostra vocazione: e se vi fate monaca di vostra volonta, e il perche e il per come, e che so io Se voi titubate nel rispondere, vi terra sulla corda chi sa quanto. Sarebbe unuggia, un tormento per voi; ma ne potrebbe anche venire un altro guaio piu serio. Dopo tutte le dimostrazioni pubbliche che si son fatte, ogni piu piccola esitazione che si vedesse in voi, metterebbe a repentaglio il mio onore, potrebbe far credere chio avessi presa una vostra leggerezza per una ferma risoluzione, che avessi precipitato la cosa, che avessi... che so io In questo caso, mi troverei nella necessita di scegliere tra due partiti dolorosi: o lasciar che il mondo formi un tristo concetto della mia condotta: partito che non puo stare assolutamente con cio che devo a me stesso. O svelare il vero motivo della vostra risoluzione e... Ma qui, vedendo che Gertrude era diventata scarlatta, che le si gonfiavan gli occhi, e il viso si contraeva, come le foglie dun fiore, nellafa che precede la burrasca, tronco quel discorso, e, con aria serena, riprese: via, via, tutto dipende da voi, dal vostro buon giudizio. So che navete molto, e non siete ragazza da guastar sulla fine una cosa fatta bene; ma io doveva preveder tutti i casi. Non se ne parli piu; e restiam daccordo che voi risponderete con franchezza, in maniera di non far nascer dubbi nella testa di quelluomo dabbene. Cosi anche voi ne sarete fuori piu presto . E qui, dopo aver suggerita qualche risposta allinterrogazioni piu probabili, entro nel solito discorso delle dolcezze e de godimenti cheran preparati a Gertrude nel monastero; e la trattenne in quello, fin che venne un servitore ad annunziare il vicario. Il principe rinnovo in fretta gli avvertimenti piu importanti, e lascio la figlia sola con lui, comera prescritto. Luomo dabbene veniva con un po dopinione gia fatta che Gertrude avesse una gran vocazione al chiostro: perche cosi gli aveva detto il principe, quando era stato a invitarlo. E vero che il buon prete, il quale sapeva che la diffidenza era una delle virtu piu necessarie nel suo ufizio, aveva per massima dandar adagio nel credere a simili proteste, e di stare in guardia contro le preoccupazioni; ma ben di rado avviene che le parole affermative e sicure duna persona autorevole, in qualsivoglia genere, non tingano del loro colore la mente di chi le ascolta. Dopo i primi complimenti, signorina, le disse, io vengo a far la parte del diavolo; vengo a mettere in dubbio cio che, nella sua supplica lei ha dato per certo; vengo a metterle davanti agli occhi le difficolta, e ad accertarmi se le ha ben considerate. Si contenti chio le faccia qualche interrogazione. Dica pure, rispose Gertrude. Il buon prete comincio allora a interrogarla, nella forma prescritta dalle regole. Sente lei in cuor suo una libera, spontanea risoluzione di farsi monaca Non sono state adoperate minacce, o lusinghe Non se fatto uso di nessuna autorita, per indurla a questo Parli senza riguardi, e con sincerita, a un uomo il cui dovere e di conoscere la sua vera volonta, per impedire che non le venga usata violenza in nessun modo. La vera risposta a una tale domanda saffaccio subito alla mente di Gertrude, con unevidenza terribile. Per dare quella risposta, bisognava venire a una spiegazione, dire di che era stata minacciata, raccontare una storia... Linfelice rifuggi spaventata da questa idea; cerco in fretta unaltra risposta; ne trovo una sola che potesse liberarla presto e sicuramente da quel supplizio, la piu contraria al vero. Mi fo monaca, disse, nascondendo il suo turbamento, mi fo monaca, di mio genio, liberamente. Da quanto tempo le e nato codesto pensiero domando ancora il buon prete. Lho sempre avuto, rispose Gertrude, divenuta, dopo quel primo passo, piu franca a mentire contro se stessa. Ma quale e il motivo principale che la induce a farsi monaca Il buon prete non sapeva che terribile tasto toccasse; e Gertrude si fece una gran forza per non lasciar trasparire sul viso leffetto che quelle parole le producevano nellanimo. Il motivo, disse, e di servire a Dio, e di fuggire i pericoli del mondo. Non sarebbe mai qualche disgusto qualche... mi scusi... capriccio Alle volte, una cagione momentanea puo fare unimpressione che par che deva durar sempre; e quando poi la cagione cessa, e lanimo si muta, allora... No, no, rispose precipitosamente Gertrude: la cagione e quella che le ho detto. Il vicario, piu per adempire interamente il suo obbligo, che per la persuasione che ce ne fosse bisogno, insistette con le domande; ma Gertrude era determinata dingannarlo. Oltre il ribrezzo che le cagionava il pensiero di render consapevole della sua debolezza quel grave e dabben prete, che pareva cosi lontano dal sospettar tal cosa di lei; la poveretta pensava poi anche chegli poteva bene impedire che si facesse monaca; ma li finiva la sua autorita sopra di lei, e la sua protezione. Partito che fosse, essa rimarrebbe sola col principe. E qualunque cosa avesse poi a patire in quella casa, il buon prete non navrebbe saputo nulla, o sapendolo, con tutta la sua buona intenzione, non avrebbe potuto far altro che aver compassione di lei, quella compassione tranquilla e misurata, che, in generale, saccorda, come per cortesia, a chi abbia dato cagione o pretesto al male che gli fanno. Lesaminatore fu prima stanco dinterrogare, che la sventurata di mentire: e, sentendo quelle risposte sempre conformi, e non avendo alcun motivo di dubitare della loro schiettezza, muto finalmente linguaggio; si rallegro con lei, le chiese, in certo modo, scusa daver tardato tanto a far questo suo dovere; aggiunse cio che credeva piu atto a confermarla nel buon proposito; e si licenzio. Attraversando le sale per uscire, sabbatte nel principe, il quale pareva che passasse di la a caso; e con lui pure si congratulo delle buone disposizioni in cui aveva trovata la sua figliuola. Il principe era stato fino allora in una sospensione molto penosa: a quella notizia, respiro, e dimenticando la sua gravita consueta, ando quasi di corsa da Gertrude, la ricolmo di lodi, di carezze e di promesse, con un giubilo cordiale, con una tenerezza in gran parte sincera: cosi fatto e questo guazzabuglio del cuore umano. Noi non seguiremo Gertrude in quel giro continuato di spettacoli e di divertimenti. E neppure descriveremo, in particolare e per ordine, i sentimenti dellanimo suo in tutto quel tempo: sarebbe una storia di dolori e di fluttuazioni, troppo monotona, e troppo somigliante alle cose gia dette. Lamenita de luoghi, la varieta degli oggetti, quello svago che pur trovava nello scorrere in qua e in la allaria aperta, le rendevan piu odiosa lidea del luogo dove alla fine si smonterebbe per lultima volta, per sempre. Piu pungenti ancora eran limpressioni che riceveva nelle conversazioni e nelle feste. La vista delle spose alle quali si dava questo titolo nel senso piu ovvio e piu usitato, le cagionava uninvidia, un rodimento intollerabile; e talvolta laspetto di qualche altro personaggio le faceva parere che, nel sentirsi dare quel titolo, dovesse trovarsi il colmo dogni felicita. Talvolta la pompa de palazzi, lo splendore degli addobbi, il brulichio e il fracasso giulivo delle feste, le comunicavano unebbrezza, un ardor tale di viver lieto, che prometteva a se stessa di disdirsi, di soffrir tutto, piuttosto che tornare allombra fredda e morta del chiostro. Ma tutte quelle risoluzioni sfumavano alla considerazione piu riposata delle difficolta, al solo fissar gli occhi in viso al principe. Talvolta anche, il pensiero di dover abbandonare per sempre que godimenti, gliene rendeva arnaro e penoso quel piccol saggio; come linfermo assetato guarda con rabbia, e quasi rispinge con dispetto il cucchiaio dacqua che il medico gli concede a fatica. Intanto il vicario delle monache ebbe rilasciata lattestazione necessaria, e venne la licenza di tenere il capitolo per laccettazione di Gertrude. Il capitolo si tenne; concorsero, comera da aspettarsi, i due terzi de voti segreti cheran richiesti da regolamenti; e Gertrude fu accettata. Lei medesima, stanca di quel lungo strazio, chiese allora dentrar piu presto che fosse possibile, nel monastero. Non cera sicuramente chi volesse frenare una tale impazienza. Fu dunque fatta la sua volonta; e, condotta pomposamente al monastero, vesti labito. Dopo dodici mesi di noviziato, pieni di pentimenti e di ripentimenti, si trovo al momento della professione, al momento cioe in cui conveniva, o dire un no piu strano, piu inaspettato, piu scandaloso che mai, o ripetere un si tante volte detto; lo ripete, e fu monaca per sempre. E una delle facolta singolari e incomunicabili della religione cristiana, il poter indirizzare e consolare chiunque, in qualsivoglia congiuntura, a qualsivoglia termine, ricorra ad essa. Se al passato ce rimedio, essa lo prescrive, lo somministra, da lume e vigore per metterlo in opera, a qualunque costo; se non ce, essa da il modo di far realmente e in effetto, cio che si dice in proverbio, di necessita virtu. Insegna a continuare con sapienza cio che stato intrapreso per leggerezza; piega lanimo ad abbracciar con propensione cio che e stato imposto dalla prepotenza, e da a una scelta che fu temeraria, ma che e irrevocabile, tutta la santita, tutta la saviezza, diciamolo pur francamente, tutte le gioie della vocazione. E una strada cosi fatta che, da qualunque laberinto, da qualunque precipizio, luomo capiti ad essa, e vi faccia un passo, puo dallora in poi camminare con sicurezza e di buona voglia, e arrivar lietamente a un lieto fine. Con questo mezzo, Gertrude avrebbe potuto essere una monaca santa e contenta, comunque lo fosse divenuta. Ma linfelice si dibatteva in vece sotto il giogo, e cosi ne sentiva piu forte il peso e le scosse. Un rammarico incessante della liberta perduta, labborrimento dello stato presente, un vagar faticoso dietro a desideri che non sarebbero mai soddisfatti, tali erano le principali occupazioni dellanimo suo. Rimasticava quellamaro passato, ricomponeva nella memoria tutte le circostanze per le quali si trovava li; e disfaceva mille volte inutilmente col pensiero cio che aveva fatto con lopera; accusava se di dappocaggine, altri di tirannia e di perfidia; e si rodeva. Idolatrava insieme e piangeva la sua bellezza, deplorava una gioventu destinata a struggersi in un lento martirio, e invidiava, in certi momenti, qualunque donna, in qualunque condizione, con qualunque coscienza, potesse liberamente godersi nel mondo que doni. La vista di quelle monache che avevan tenuto di mano a tirarla la dentro, le era odiosa. Si ricordava larti e i raggiri che avevan messi in opera, e le pagava con tante sgarbatezze, con tanti dispetti, e anche con aperti rinfacciamenti. A quelle conveniva le piu volte mandar giu e tacere: perche il principe aveva ben voluto tiranneggiar la figlia quanto era necessario per ispingerla al chiostro; ma ottenuto lintento, non avrebbe cosi facilmente sofferto che altri pretendesse daver ragione contro il suo sangue: e ogni po di rumore che avesser fatto, poteva esser cagione di far loro perdere quella gran protezione, o cambiar per avventura il protettore in nemico. Pare che Gertrude avrebbe dovuto sentire una certa propensione per laltre suore, che non avevano avuto parte in queglintrighi, e che, senza averla desiderata per compagna, lamavano come tale; e pie, occupate e ilari, le mostravano col loro esempio come anche la dentro si potesse non solo vivere, ma starci bene. Ma queste pure le erano odiose, per un altro verso. La loro aria di pieta e di contentezza le riusciva come un rimprovero della sua inquietudine, e della sua condotta bisbetica; e non lasciava sfuggire occasione di deriderle dietro le spalle, come pinzochere, o di morderle come ipocrite. Forse sarebbe stata meno avversa ad esse, se avesse saputo o indovinato che le poche palle nere, trovate nel bossolo che decise della sua accettazione, cerano appunto state messe da quelle. Qualche consolazione le pareva talvolta di trovar nel comandare, nellesser corteggiata in monastero, nel ricever visite di complimento da persone di fuori, nello spuntar qualche impegno, nello spendere la sua protezione, nel sentirsi chiamar la signora; ma quali consolazioni Il cuore, trovandosene cosi poco appagato, avrebbe voluto di quando in quando aggiungervi, e goder con esse le consolazioni della religione; ma queste non vengono se non a chi trascura quellaltre: come il naufrago, se vuole afferrar la tavola che puo condurlo in salvo sulla riva, deve pure allargare il pugno, e abbandonar lalghe, che aveva prese, per una rabbia distinto. Poco dopo la professione, Gertrude era stata fatta maestra delleducande; ora pensate come dovevano stare quelle giovinette, sotto una tal disciplina. Le sue antiche confidenti eran tutte uscite; ma lei serbava vive tutte le passioni di quel tempo; e, in un modo o in un altro, lallieve dovevan portarne il peso. Quando le veniva in mente che molte di loro eran destinate a vivere in quel mondo dal quale essa era esclusa per sempre, provava contro quelle poverine un astio, un desiderio quasi di vendetta; e le teneva sotto, le bistrattava, faceva loro scontare anticipatamente i piaceri che avrebber goduti un giorno. Chi avesse sentito, in que momenti, con che sdegno magistrale le gridava, per ogni piccola scappatella, lavrebbe creduta una donna duna spiritualita salvatica e indiscreta. In altri momenti, lo stesso orrore per il chiostro, per la regola, per lubbidienza, scoppiava in accessi dumore tutto opposto. Allora, non solo sopportava la svagatezza clamorosa delle sue allieve, ma leccitava; si mischiava ne loro giochi, e li rendeva piu sregolati; entrava a parte de loro discorsi, e li spingeva piu in la dellintenzioni con le quali esse gli avevano incominciati. Se qualcheduna diceva una parola sul cicalio della madre badessa, la maestra lo imitava lungamente, e ne faceva una scena di commedia; contraffaceva il volto duna monaca, landatura dunaltra: rideva allora sgangheratamente; ma eran risa che non la lasciavano piu allegra di prima. Cosi era vissuta alcuni anni, non avendo comodo, ne occasione di far di piu; quando la sua disgrazia volle che unoccasione si presentasse. Tra laltre distinzioni e privilegi che le erano stati concessi, per compensarla di non poter esser badessa, cera anche quello di stare in un quartiere a parte. Quel lato del monastero era contiguo a una casa abitata da un giovine, scellerato di professione, uno de tanti, che, in que tempi, e co loro sgherri, e con lalleanze daltri scellerati, potevano, fino a un certo segno, ridersi della forza pubblica e delle leggi. Il nostro manoscritto lo nomina Egidio, senza parlar del casato. Costui, da una sua finestrina che dominava un cortiletto di quel quartiere, avendo veduta Gertrude qualche volta passare o girandolar li, per ozio, allettato anzi che atterrito dai pericoli e dallempieta dellimpresa, un giorno oso rivolgerle il discorso. La sventurata rispose. In que primi momenti, provo una contentezza, non schietta al certo, ma viva. Nel voto uggioso dellanimo suo sera venuta a infondere unoccupazione forte, continua e, direi quasi, una vita potente; ma quella contentezza era simile alla bevanda ristorativa che la crudelta ingegnosa degli antichi mesceva al condannato, per dargli forza a sostenere i tormenti. Si videro, nello stesso tempo, di gran novita in tutta la sua condotta: divenne, tutta un tratto, piu regolare, piu tranquilla, smesse gli scherni e il brontolio, si mostro anzi carezzevole e manierosa, dimodoche le suore si rallegravano a vicenda del cambiamento felice; lontane comerano dallimmaginarne il vero motivo, e dal comprendere che quella nuova virtu non era altro che ipocrisia aggiunta allantiche magagne. Quellapparenza pero, quella, per dir cosi, imbiancatura esteriore, non duro gran tempo, almeno con quella continuita e uguaglianza: ben presto tornarono in campo i soliti dispetti e i soliti capricci, tornarono a farsi sentire limprecazioni e gli scherni contro la prigione claustrale, e talvolta espressi in un linguaggio insolito in quel luogo, e anche in quella bocca. Pero, ad ognuna di queste scappate veniva dietro un pentimento, una gran cura di farle dimenticare, a forza di moine e buone parole. Le suore sopportavano alla meglio tutti questi alte bassi, e gli attribuivano allindole bisbetica e leggiera della signora. Per qualche tempo, non parve che nessuna pensasse piu in la; ma un giorno che la signora, venuta a parole con una conversa, per non so che pettegolezzo, si lascio andare a maltrattarla fuor di modo, e non la finiva piu, la conversa, dopo aver sofferto, ed essersi morse le labbra un pezzo, scappatale finalmente la pazienza, butto la una parola, che lei sapeva qualche cosa, e, che, a tempo e luogo, avrebbe parlato. Da quel momento in poi, la signora non ebbe piu pace. Non passo pero molto tempo, che la conversa fu aspettata in vano, una mattina, a suoi ufizi consueti: si va a veder nella sua cella, e non si trova: e chiamata ad alta voce; non risponde: cerca di qua, cerca di la, gira e rigira, dalla cima al fondo; non ce in nessun luogo. E chi sa quali congetture si sarebber fatte, se, appunto nel cercare, non si fosse scoperto una buca nel muro dellorto; la qual cosa fece pensare a tutte, che fosse sfrattata di la. Si fecero gran ricerche in Monza e ne contorni, e principalmente a Meda, di dovera quella conversa; si scrisse in varie parti: non se nebbe mai la piu piccola notizia. Forse se ne sarebbe potuto saper di piu, se, in vece di cercar lontano, si fosse scavato vicino. Dopo molte maraviglie, perche nessuno lavrebbe creduta capace di cio, e dopo molti discorsi, si concluse che doveva essere andata lontano, lontano. E perche scappo detto a una suora: se rifugiata in Olanda di sicuro, si disse subito, e si ritenne per un pezzo, nel monastero e fuori, che si fosse rifugiata in Olanda. Non pare pero che la signora fosse di questo parere. Non gia che mostrasse di non credere, o combattesse lopinion comune, con sue ragioni particolari: se ne aveva, certo, ragioni non furono mai cosi ben dissimulate; ne cera cosa da cui sastenesse piu volentieri che da rimestar quella storia, cosa di cui si curasse meno che di toccare il fondo di quel mistero. Ma quanto meno ne parlava, tanto piu ci pensava. Quante volte al giorno limmagine di quella donna veniva a cacciarsi dimprovviso nella sua mente, e si piantava li, e non voleva moversi Quante volte avrebbe desiderato di vedersela dinanzi viva e reale, piuttosto che averla sempre fissa nel pensiero, piuttosto che dover trovarsi, giorno e notte, in compagnia di quella forma vana, terribile, impassibile Quante volte avrebbe voluto sentir davvero la voce di colei, qualunque cosa avesse potuto minacciare, piuttosto che aver sempre nellintimo dellorecchio mentale il susurro fantastico di quella stessa voce, e sentirne parole ripetute con una pertinacia, con uninsistenza infaticabile, che nessuna persona vivente non ebbe mai Era scorso circa un anno dopo quel fatto, quando Lucia fu presentata alla signora, ed ebbe con lei quel colloquio al quale siam rimasti col racconto. La signora moltiplicava le domande intorno alla persecuzione di don Rodrigo, e entrava in certi particolari, con una intrepidezza, che riusci e doveva riuscire piu che nuova a Lucia, la quale non aveva mai pensato che la curiosita delle monache potesse esercitarsi intorno a simili argomenti. I giudizi poi che quella frammischiava allinterrogazioni, o che lasciava trasparire, non eran meno strani. Pareva quasi che ridesse del gran ribrezzo che Lucia aveva sempre avuto di quel signore, e domandava se era un mostro, da far tanta paura: pareva quasi che avrebbe trovato irragionevole e sciocca la ritrosia della giovine, se non avesse avuto per ragione la preferenza data a Renzo. E su questo pure savanzava a domande, che facevano stupire e arrossire linterrogata. Avvedendosi poi daver troppo lasciata correr la lingua dietro agli svagamenti del cervello, cerco di correggere e dinterpretare in meglio quelle sue ciarle; ma non pote fare che a Lucia non ne rimanesse uno stupore dispiacevole, e come un confuso spavento. E appena pote trovarsi sola con la madre, se napri con lei; ma Agnese, come piu esperta, sciolse, con poche parole, tutti que dubbi, e spiego tutto il mistero. Non te ne far maraviglia, disse: quando avrai conosciuto il mondo quanto me, vedrai che non son cose da farsene maraviglia. I signori, chi piu, chi meno, chi per un verso, chi per un altro, han tutti un po del matto. Convien lasciarli dire, principalmente quando sha bisogno di loro; far vista dascoltarli sul serio, come se dicessero delle cose giuste. Hai sentito come mha dato sulla voce, come se avessi detto qualche gran sproposito Io non me ne son fatta caso punto. Son tutti cosi. E con tutto cio, sia ringraziato il cielo, che pare che questa signora tabbia preso a ben volere, e voglia proteggerci davvero. Del resto, se camperai, figliuola mia, e se taccadera ancora daver che fare con de signori, ne sentirai, ne sentirai, ne sentirai. Il desiderio dobbligare il padre guardiano, la compiacenza di proteggere, il pensiero del buon concetto che poteva fruttare la protezione impiegata cosi santamente, una certa inclinazione per Lucia, e anche un certo sollievo nel far del bene a una creatura innocente, nel soccorrere e consolare oppressi, avevan realmente disposta la signora a prendersi a petto la sorte delle due povere fuggitive. A sua richiesta, e a suo riguardo, furono alloggiate nel quartiere della fattoressa attiguo al chiostro, e trattate come se fossero addette al servizio del monastero. La madre e la figlia si rallegravano insieme daver trovato cosi presto un asilo sicuro e onorato. Avrebber anche avuto molto piacere di rimanervi ignorate da ogni persona; ma la cosa non era facile in un monastero: tanto piu che cera un uomo troppo premuroso daver notizie duna di loro, e nellanimo del quale, alla passione e alla picca di prima sera aggiunta anche la stizza dessere stato prevenuto e deluso. E noi, lasciando le donne nel loro ricovero, torneremo al palazzotto di costui, nellora in cui stava attendendo lesito della sua scellerata spedizione. CAPITOLO XI Come un branco di segugi, dopo aver inseguita invano una lepre, tornano mortificati verso il padrone, co musi bassi, e con le code ciondoloni, cosi, in quella scompigliata notte, tornavano i bravi al palazzotto di don Rodrigo. Egli camminava innanzi e indietro, al buio, per una stanzaccia disabitata dellultimo piano, che rispondeva sulla spianata. Ogni tanto si fermava, tendeva lorecchio, guardava dalle fessure dellimposte intarlate, pieno dimpazienza e non privo dinquietudine, non solo per lincertezza della riuscita, ma anche per le conseguenze possibili; perche era la piu grossa e la piu arrischiata a cui il bravuomo avesse ancor messo mano. Sandava pero rassicurando col pensiero delle precauzioni prese per distrugger glindizi, se non i sospetti. In quanto ai sospetti , pensava, me ne rido. Vorrei un po sapere chi sara quel voglioso che venga quassu a veder se ce o non ce una ragazza. Venga, venga quel tanghero, che sara ben ricevuto. Venga il frate, venga. La vecchia Vada a Bergamo la vecchia. La giustizia Poh la giustizia Il podesta non e un ragazzo, ne un matto. E a Milano Chi si cura di costoro a Milano Chi gli darebbe retta Chi sa che ci siano Son come gente perduta sulla terra; non hanno ne anche un padrone: gente di nessuno. Via, via, niente paura. Come rimarra Attilio, domattina Vedra, vedra sio fo ciarle o fatti. E poi... se mai nascesse qualche imbroglio... che so io qualche nemico che volesse cogliere questoccasione,... anche Attilio sapra consigliarmi: ce impegnato lonore di tutto il parentado . Ma il pensiero sul quale si fermava di piu, perche in esso trovava insieme un acquietamento de dubbi, e un pascolo alla passion principale, era il pensiero delle lusinghe, delle promesse che adoprerebbe per abbonire Lucia. Avra tanta paura di trovarsi qui sola, in mezzo a costoro, a queste facce, che... il viso piu umano qui son io, per bacco... che dovra ricorrere a me, tocchera a lei a pregare; e se prega . Mentre fa questi bei conti, sente un calpestio, va alla finestra, apre un poco, fa capolino; son loro. E la bussola Diavolo dove la bussola Tre, cinque, otto: ci son tutti; ce anche il Griso; la bussola non ce: diavolo diavolo il Griso me ne rendera conto . Entrati che furono, il Griso poso in un angolo duna stanza terrena il suo bordone, poso il cappellaccio e il sanrocchino, e, come richiedeva la sua carica, che in quel momento nessuno glinvidiava, sali a render quel conto a don Rodrigo. Questo laspettava in cima alla scala; e vistolo apparire con quella goffa e sguaiata presenza del birbone deluso, ebbene, gli disse, o gli grido: signore spaccone, signor capitano, signor lascifareame Le dura, rispose il Griso, restando con un piede sul primo scalino, le dura di ricever de rimproveri, dopo aver lavorato fedelmente, e cercato di fare il proprio dovere, e arrischiata anche la pelle. Come andata Sentiremo, sentiremo, disse don Rodrigo, e savvio verso la sua camera, dove il Griso lo segui, e fece subito la relazione di cio che aveva disposto, fatto, veduto e non veduto, sentito, temuto, riparato; e la fece con quellordine e con quella confusione, con quella dubbiezza e con quello sbalordimento, che dovevano per forza regnare insieme nelle sue idee. Tu non hai torto, e ti sei portato bene, disse don Rodrigo: hai fatto quello che si poteva; ma... ma, che sotto questo tetto ci fosse una spia Se ce, se lo arrivo a scoprire, e lo scopriremo se ce, te laccomodo io; ti so dir io, Griso, che lo concio per il di delle feste. Anche a me, signore, disse il Griso, e passato per la mente un tal sospetto: e se fosse vero, se si venisse a scoprire un birbone di questa sorte, il signor padrone lo deve metter nelle mie mani. Uno che si fosse preso il divertimento di farmi passare una notte come questa toccherebbe a me a pagarlo. Pero, da varie cose me parso di poter rilevare che ci devessere qualche altro intrigo, che per ora non si puo capire. Domani, signore, domani se ne verra in chiaro. Non siete stati riconosciuti almeno Il Griso rispose che sperava di no; e la conclusione del discorso fu che don Rodrigo gli ordino, per il giorno dopo, tre cose che colui avrebbe sapute ben pensare anche da se. Spedire la mattina presto due uomini a fare al console quella tale intimazione, che fu poi fatta, come abbiam veduto; due altri al casolare a far la ronda, per tenerne lontano ogni ozioso che vi capitasse, e sottrarre a ogni sguardo la bussola fino alla notte prossima, in cui si manderebbe a prenderla; giacche per allora non conveniva fare altri movimenti da dar sospetto; andar poi lui, e mandare anche altri, de piu disinvolti e di buona testa, a mescolarsi con la gente, per scovar qualcosa intorno allimbroglio di quella notte. Dati tali ordini, don Rodrigo se nando a dormire, e ci lascio andare anche il Griso, congedandolo con molte lodi, dalle quali traspariva evidentemente lintenzione di risarcirlo deglimproperi precipitati coi quali lo aveva accolto. Va a dormire, povero Griso, che tu ne devi aver bisogno. Povero Griso In faccende tutto il giorno, in faccende mezza la notte, senza contare il pericolo di cader sotto lunghie de villani, o di buscarti una taglia per rapto di donna honesta, per giunta di quelle che hai gia addosso; e poi esser ricevuto in quella maniera Ma cosi pagano spesso gli uomini. Tu hai pero potuto vedere, in questa circostanza, che qualche volta la giustizia, se non arriva alla prima, arriva, o presto o tardi anche in questo mondo. Va a dormire per ora: che un giorno avrai forse a somministrarcene unaltra prova, e piu notabile di questa. La mattina seguente, il Griso era fuori di nuovo in faccende, quando don Rodrigo salzo. Questo cerco subito del conte Attilio, il quale, vedendolo spuntare, fece un viso e un atto canzonatorio, e gli grido: san Martino Non so cosa vi dire, rispose don Rodrigo, arrivandogli accanto: paghero la scommessa; ma non e questo quel che piu mi scotta. Non vavevo detto nulla, perche, lo confesso, pensavo di farvi rimanere stamattina. Ma... basta, ora vi raccontero tutto. Ci ha messo uno zampino quel frate in questaffare, disse il cugino, dopo aver sentito tutto, con piu serieta che non si sarebbe aspettato da un cervello cosi balzano. Quel frate, continuo, con quel suo fare di gatta morta, e con quelle sue proposizioni sciocche, io lho per un dirittone, e per un impiccione. E voi non vi siete fidato di me, non mavete mai detto chiaro cosa sia venuto qui a impastocchiarvi laltro giorno . Don Rodrigo riferi il dialogo. E voi avete avuto tanta sofferenza esclamo il conte Attilio: e lavete lasciato andare comera venuto Che volevate chio mi tirassi addosso tutti i cappuccini dItalia Non so, disse il conte Attilio, se, in quel momento, mi sarei ricordato che ci fossero al mondo altri cappuccini che quel temerario birbante; ma via, anche nelle regole della prudenza, manca la maniera di prendersi soddisfazione anche dun cappuccino Bisogna saper raddoppiare a tempo le gentilezze a tutto il corpo, e allora si puo impunemente dare un carico di bastonate a un membro. Basta; ha scansato la punizione che gli stava piu bene; ma lo prendo io sotto la mia protezione, e voglio aver la consolazione dinsegnargli come si parla co pari nostri. Non mi fate peggio. Fidatevi una volta, che vi serviro da parente e da amico. Cosa pensate di fare Non lo so ancora; ma lo serviro io di sicuro il frate. Ci pensero, e... il signor conte zio del Consiglio segreto e lui che mi deve fare il servizio. Caro signor conte zio Quanto mi diverto ogni volta che lo posso far lavorare per me, un politicone di quel calibro Doman laltro saro a Milano, e, in una maniera o in unaltra, il frate sara servito. Venne intanto la colazione, la quale non interruppe il discorso dun affare di quellimportanza. Il conte Attilio ne parlava con disinvoltura; e, sebbene ci prendesse quella parte che richiedeva la sua amicizia per il cugino, e lonore del nome comune, secondo le idee che aveva damicizia e donore, pure ogni tanto non poteva tenersi di non rider sotto i baffi, di quella bella riuscita. Ma don Rodrigo, chera in causa propria, e che, credendo di far quietamente un gran colpo, gli era andato fallito con fracasso, era agitato da passioni piu gravi, e distratto da pensieri piu fastidiosi. Di belle ciarle, diceva, faranno questi mascalzoni, in tutto il contorno. Ma che mimporta In quanto alla giustizia, me ne rido: prove non ce ne; quando ce ne fosse, me ne riderei ugualmente: a buon conto, ho fatto stamattina avvertire il console che guardi bene di non far deposizione dellavvenuto. Non ne seguirebbe nulla; ma le ciarle, quando vanno in lungo, mi seccano. E anche troppo chio sia stato burlato cosi barbaramente. Avete fatto benissimo, rispondeva il conte Attilio. Codesto vostro podesta... gran caparbio, gran testa vota, gran seccatore dun podesta... e poi un galantuomo, un uomo che sa il suo dovere; e appunto quando sha che fare con persone tali, bisogna aver piu riguardo di non metterle in impicci. Se un mascalzone di console fa una deposizione, il podesta, per quanto sia ben intenzionato, bisogna pure che... Ma voi, interruppe, con un po di stizza, don Rodrigo, voi guastate le mie faccende, con quel vostro contraddirgli in tutto, e dargli sulla voce, e canzonarlo anche, alloccorrenza. Che diavolo, che un podesta non possa esser bestia e ostinato, quando nel rimanente e un galantuomo Sapete, cugino, disse guardandolo, maravigliato, il conte Attilio, sapete, che comincio a credere che abbiate un po di paura Mi prendete sul serio anche il podesta... Via via, non avete detto voi stesso che bisogna tenerlo di conto Lho detto: e quando si tratta dun affare serio, vi faro vedere che non sono un ragazzo. Sapete cosa mi basta lanimo di far per voi Son uomo da andare in persona a far visita al signor podesta. Ah sara contento dellonore E son uomo da lasciarlo parlare per mezzora del conte duca, e del nostro signor castellano spagnolo, e da dargli ragione in tutto, anche quando ne dira di quelle cosi massicce. Buttero poi la qualche parolina sul conte zio del Consiglio segreto: e sapete che efletto fanno quelle paroline nellorecchio del signor podesta. Alla fin de conti, ha piu bisogno lui della nostra protezione, che voi della sua condiscendenza. Faro di buono, e ci andero, e ve lo lascero meglio disposto che mai. Dopo queste e altre simili parole, il conte Attilio usci, per andare a caccia; e don Rodrigo stette aspettando con ansieta il ritorno del Griso. Venne costui finalmente, sullora del desinare, a far la sua relazione. Lo scompiglio di quella notte era stato tanto clamoroso, la sparizione di tre persone da un paesello era un tal avvenimento, che le ricerche, e per premura e per curiosita, dovevano naturalmente esser molte e calde e insistenti; e dallaltra parte, glinformati di qualche cosa eran troppi, per andar tutti daccordo a tacer tutto. Perpetua non poteva farsi veder sulluscio, che non fosse tempestata da quello e da quellaltro, perche dicesse chi era stato a far quella gran paura al suo padrone: e Perpetua, ripensando a tutte le circostanze del fatto, e raccapezzandosi finalmente chera stata infinocchiata da Agnese, sentiva tanta rabbia di quella perfidia, che aveva proprio bisogno dun po di sfogo. Non gia che andasse lamentandosi col terzo e col quarto della maniera tenuta per infinocchiar lei: su questo non fiatava; ma il tiro fatto al suo povero padrone non lo poteva passare affatto sotto silenzio; e sopra tutto, che un tiro tale fosse stato concertato e tentato da quel giovine dabbene, da quella buona vedova, da quella madonnina infilzata. Don Abbondio poteva ben comandarle risolutamente, e pregarla cordialmente che stesse zitta; lei poteva bene ripetergli che non faceva bisogno di suggerirle una cosa tanto chiara e tanto naturale; certo e che un cosi gran segreto stava nel cuore della povera donna, come, in una botte vecchia e mal cerchiata, un vino molto giovine, che grilla e gorgoglia e ribolle, e, se non manda il tappo per aria, gli geme allintorno, e vien fuori in ischiuma, e trapela tra doga e doga, e gocciola di qua e di la, tanto che uno puo assaggiarlo, e dire a un di presso che vino e. Gervaso, a cui non pareva vero dessere una volta piu informato degli altri, a cui non pareva piccola gloria lavere avuta una gran paura, a cui, per aver tenuto dl mano a una cosa che puzzava di criminale, pareva desser diventato un uomo come gli altri, crepava di voglia di vantarsene. E quantunque Tonio, che pensava seriamente allinquisizioni e ai processi possibili e al conto da rendere, gli comandasse, co pugni sul viso, di non dir nulla a nessuno, pure non ci fu verso di soffogargli in bocca ogni parola. Del resto Tonio, anche lui, dopo essere stato quella notte fuor di casa in ora insolita, tornandovi, con un passo e con un sembiante insolito, e con unagitazion danimo che lo disponeva alla sincerita, non pote dissimulare il fatto a sua moglie; la quale non era muta. Chi parlo meno, fu Menico; perche, appena ebbe raccontata ai genitori la storia e il motivo della sua spedizione, parve a questi una cosa cosi terribile che un loro figliuolo avesse avuto parte a buttare allaria unimpresa di don Rodrigo, che quasi quasi non lasciaron finire al ragazzo il suo racconto. Gli fecero poi subito i piu forti e minacciosi comandi che guardasse bene di non far neppure un cenno di nulla: e la mattina seguente, non parendo loro dessersi abbastanza assicurati, risolvettero di tenerlo chiuso in casa, per quel giorno, e per qualche altro ancora. Ma che essi medesimi poi, chiacchierando con la gente del paese, e senza voler mostrar di saperne piu di loro, quando si veniva a quel punto oscuro della fuga de nostri tre poveretti, e del come, e del perche, e del dove, aggiungevano, come cosa conosciuta, che seran rifugiati a Pescarenico. Cosi anche questa circostanza entro ne discorsi comuni. Con tutti questi brani di notizie, messi poi insieme e cuciti come susa, e con la frangia che ci sattacca naturalmente nel cucire, cera da fare una storia duna certezza e duna chiarezza tale, da esserne pago ogni intelletto piu critico. Ma quella invasion de bravi, accidente troppo grave e troppo rumoroso per esser lasciato fuori, e del quale nessuno aveva una conoscenza un po positiva, quellaccidente era cio che imbrogliava tutta la storia. Si mormorava il nome di don Rodrigo: in questo andavan tutti daccordo; nel resto tutto era oscurita e congetture diverse. Si parlava molto de due bravacci cherano stati veduti nella strada, sul far della sera, e dellaltro che stava sulluscio dellosteria; ma che lume si poteva ricavare da questo fatto cosi asciutto Si domandava bene alloste chi era stato da lui la sera avanti; ma loste, a dargli retta, non sl rammentava neppure se avesse veduto gente quella sera; e badava a dire che losteria e un porto di mare. Sopra tutto, confondeva le teste, e disordinava le congetture quel pellegrino veduto da Stefano e da Carlandrea, quel pellegrino che i malandrini volevano ammazzare, e che se nera andato con loro, o che essi avevan portato via. Cosera venuto a fare Era unanima del purgatorio, comparsa per aiutar le donne; era unanima dannata dun pellegrino birbante e impostore, che veniva sempre di notte a unirsi con chi facesse di quelle che lui aveva fatte vivendo; era un pellegrino vivo e vero, che coloro avevan voluto ammazzare, per timor che gridasse, e destasse il paese; era vedete un po cosa si va a pensare uno di quegli stessi malandrini travestito da pellegrino; era questo, era quello, era tante cose che tutta la sagacita e lesperienza del Griso non sarebbe bastata a scoprire chi fosse, se il Griso avesse dovuto rilevar questa parte della storia da discorsi altrui. Ma, come il lettore sa, cio che la rendeva imbrogliata agli altri, era appunto il piu chiaro per lui: servendosene di chiave per interpretare le altre notizie raccolte da lui immediatamente, o col mezzo degli esploratori subordinati, pote di tutto comporne per don Rodrigo una relazione bastantemente distinta. Si chiuse subito con lui, e linformo del colpo tentato dai poveri sposi, il che spiegava naturalmente la casa trovata vota e il sonare a martello, senza che facesse bisogno di supporre che in casa ci fosse qualche traditore, come dicevano que due galantuomini. Linformo della fuga; e anche a questa era facile trovarci le sue ragioni: il timore degli sposi colti in fallo, o qualche avviso dellinvasione, dato loro quandera scoperta, e il paese tutto a soqquadro. Disse finalmente che seran ricoverati a Pescarenico; piu in la non andava la sua scienza. Piacque a don Rodrigo lesser certo che nessuno laveva tradito, e il vedere che non rimanevano tracce del suo fatto; ma fu quella una rapida e leggiera compiacenza. Fuggiti insieme grido: insieme E quel frate birbante Quel frate la parola gli usciva arrantolata dalla gola, e smozzicata tra denti, che mordevano il dito: il suo aspetto era brutto come le sue passioni. Quel frate me la paghera. Griso non son chi sono... voglio sapere, voglio trovare... questa sera, voglio saper dove sono. Non ho pace. A Pescarenico, subito, a sapere, a vedere, a trovare... Quattro scudi subito, e la mia protezione per sempre. Questa sera lo voglio sapere. E quel birbone... quel frate... Il Griso di nuovo in campo; e, la sera di quel giorno medesimo, pote riportare al suo degno padrone la notizia desiderata: ed ecco in qual maniera. Una delle piu gran consolazioni di questa vita e lamicizia; e una delle consolazioni dellamicizia e quellavere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha piu duno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine. Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno dun altro, da a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, e vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione. Cosi, damico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quellimmensa catena, tanto che arriva allorecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto di non lasciarlo arrivar mai. Avrebbe pero ordinariamente a stare un gran pezzo in cammino, se ognuno non avesse che due amici: quello che gli dice, e quello a cui ridice la cosa da tacersi. Ma ci son degli uomini privilegiati che li contano a centinaia; e quando il segreto e venuto a uno di questi uomini, i giri divengon si rapidi e si moltiplici, che non e piu possibile di seguirne la traccia. Il nostro autore non ha potuto accertarsi per quante bocche fosse passato il segreto che il Griso aveva ordine di scovare: il fatto sta che il buon uomo da cui erano state scortate le donne a Monza, tornando, verso le ventitre, col suo baroccio, a Pescarenico, sabbatte, prima darrivare a casa, in un amico fidato, al quale racconto, in gran confidenza, lopera buona che aveva fatta, e il rimanente; e il fatto sta che il Griso pote, due ore dopo, correre al palazzotto, a riferire a don Rodrigo che Lucia e sua madre seran ricoverate in un convento di Monza, e che Renzo aveva seguitata la sua strada fino a Milano. Don Rodrigo provo una scellerata allegrezza di quella separazione, e senti rinascere un po di quella scellerata speranza darrivare al suo intento. Penso alla maniera, gran parte della notte; e salzo presto, con due disegni, luno stabilito, laltro abbozzato. Il primo era di spedire immantinente il Griso a Monza, per aver piu chiare notizie di Lucia, e sapere se ci fosse da tentar qualche cosa. Fece dunque chiamar subito quel suo fedele, gli mise in mano i quattro scudi, lo lodo di nuovo dellabilita con cui gli aveva guadagnati, e gli diede lordine che aveva premeditato. Signore... disse, tentennando, il Griso. Che non ho io parlato chiaro Se potesse mandar qualchedun altro... Come Signore illustrissimo, io son pronto a metterci la pelle per il mio padrone: e il mio dovere; ma so anche che lei non vuole arrischiar troppo la vita de suoi sudditi. Ebbene Vossignoria illustrissima sa bene quelle poche taglie chio ho addosso: e... Qui son sotto la sua protezione; siamo una brigata; il signor podesta e amico di casa; i birri mi portan rispetto; e anchio... e cosa che fa poco onore, ma per viver quieto... li tratto da amici. In Milano la livrea di vossignoria e conosciuta; ma in Monza... ci sono conosciuto io in vece. E sa vossignoria che, non fo per dire, chi mi potesse consegnare alla giustizia, o presentar la mia testa, farebbe un bel colpo Cento scudi luno sullaltro, e la facolta di liberar due banditi. Che diavolo disse don Rodrigo: tu mi riesci ora un can da pagliaio che ha cuore appena davventarsi alle gambe di chi passa sulla porta, guardandosi indietro se quei di casa lo spalleggiano, e non si sente dallontanarsi Credo, signor padrone, daver date prove... Dunque Dunque, ripiglio francamente il Griso, messo cosi al punto, dunque vossignoria faccia conto chio non abbia parlato: cuor di leone, gamba di lepre, e son pronto a partire. E io non ho detto che tu vada solo. Piglia con te un paio de meglio... lo Sfregiato, e il Tiradritto; e va di buon animo, e sii il Griso. Che diavolo Tre figure come le vostre, e che vanno per i fatti loro, chi vuoi che non sia contento di lasciarle passare Bisognerebbe che a birri di Monza fosse ben venuta a noia la vita, per metterla su contro cento scudi a un gioco cosi rischioso. E poi, e poi, non credo desser cosi sconosciuto da quelle parti, che la qualita di mio servitore non ci si conti per nulla. Svergognato cosi un poco il Griso, gli diede poi piu ampie e particolari istruzioni. Il Griso prese i due compagni, e parti con faccia allegra e baldanzosa, ma bestemmiando in cuor suo Monza e le taglie e le donne e i capricci de padroni; e camminava come il lupo, che spinto dalla fame, col ventre raggrinzato, e con le costole che gli si potrebber contare, scende da suoi monti, dove non ce che neve, savanza sospettosamente nel piano, si ferma ogni tanto, con una zampa sospesa, dimenando la coda spelacchiata, Leva il muso, adorando il vento infido, se mai gli porti odore duomo o di ferro, rizza gli orecchi acuti, e gira due occhi sanguigni, da cui traluce insieme lardore della preda e il terrore della caccia. Del rimanente, quel bel verso, chi volesse saper donde venga, e tratto da una diavoleria inedita di crociate e di lombardi, che presto non sara piu inedita, e fara un bel rumore; e io lho preso, perche mi veniva in taglio; e dico dove, per non farmi bello della roba altrui: che qualcheduno non pensasse che sia una mia astuzia per far sapere che lautore di quella diavoleria ed io siamo come fratelli, e chio frugo a piacer mio ne suoi manoscritti. Laltra cosa che premeva a don Rodrigo, era di trovar la maniera che Renzo non potesse piu tornar con Lucia, ne metter piede in paese; e a questo fine, macchinava di fare sparger voci di minacce e dinsidie, che, venendogli allorecchio, per mezzo di qualche amico, gli facessero passar la voglia di tornar da quelle parti. Pensava pero che la piu sicura sarebbe se si potesse farlo sfrattar dallo stato: e per riuscire in questo, vedeva che piu della forza gli avrebbe potuto servir la giustizia. Si poteva, per esempio, dare un po di colore al tentativo fatto nella casa parrocchiale, dipingerlo come unaggressione, un atto sedizioso, e, per mezzo del dottore, fare intendere al podesta chera il caso di spedir contro Renzo una buona cattura. Ma penso che non conveniva a lui di rimestar quella brutta faccenda; e senza star altro a lambiccarsi il cervello, si risolvette daprirsi col dottor Azzeccagarbugli, quanto era necessario per fargli comprendere il suo desiderio. Le gride son tante pensava: e il dottore non e unoca: qualcosa che faccia al caso mio sapra trovare, qualche garbuglio da azzeccare a quel villanaccio: altrimenti gli muto nome . Ma come vanno alle volte le cose di questo mondo intanto che colui pensava al dottore, come alluomo piu abile a servirlo in questo, un altruomo, luomo che nessuno simmaginerebbe, Renzo medesimo, per dirla, lavorava di cuore a servirlo, in un modo piu certo e piu spedito di tutti quelli che il dottore avrebbe mai saputi trovare. Ho visto piu volte un caro fanciullo, vispo, per dire il vero, piu del bisogno, ma che, a tutti i segnali, mostra di voler riuscire un galantuomo; lho visto, dico, piu volte affaccendato sulla sera a mandare al coperto un suo gregge di porcellini dIndia, che aveva lasciati scorrer liberi il giorno, in un giardinetto. Avrebbe voluto fargli andar tutti insieme al covile; ma era fatica buttata: uno si sbandava a destra, e mentre il piccolo pastore correva per cacciarlo nel branco, un altro, due, tre ne uscivano a sinistra, da ogni parte. Dimodoche, dopo essersi un po impazientito, sadattava al loro genio, spingeva prima dentro quelli cheran piu vicini alluscio, poi andava a prender gli altri, a uno, a due, a tre, come gli riusciva. Un gioco simile ci convien fare co nostri personaggi: ricoverata Lucia, siam corsi a don Rodrigo; e ora lo dobbiamo abbandonare, per andar dietro a Renzo, che avevam perduto di vista. Dopo la separazione dolorosa che abbiam raccontata, camminava Renzo da Monza verso Milano, in quello stato danimo che ognuno puo immaginarsi facilmente. Abbandonar la casa, tralasciare il mestiere, e quel chera piu di tutto, allontanarsi da Lucia, trovarsi sur una strada, senza saper dove anderebbe a posarsi; e tutto per causa di quel birbone Quando si tratteneva col pensiero sulluna o sullaltra di queste cose, singolfava tutto nella rabbia, e nel desiderio della vendetta; ma gli tornava poi in mente quella preghiera che aveva recitata anche lui col suo buon frate, nella chiesa di Pescarenico; e si ravvedeva: gli si risvegliava ancora la stizza; ma vedendo unimmagine sul muro, si levava il cappello, e si fermava un momento a pregar di nuovo: tanto che, in quel viaggio, ebbe ammazzato in cuor suo don Rodrigo, e risuscitatolo, almeno venti volte. La strada era allora tutta sepolta tra due alte rive, fangosa, sassosa, solcata da rotaie profonde, che, dopo una pioggia, divenivan rigagnoli; e in certe parti piu basse, sallagava tutta, che si sarebbe potuto andarci in barca. A que passi, un piccol sentiero erto, a scalini, sulla riva, indicava che altri passeggieri seran fatta una strada ne campi. Renzo, salito per un di que valichi sul terreno piu elevato, vide quella gran macchina del duomo sola sul piano, come se, non di mezzo a una citta, ma sorgesse in un deserto; e si fermo su due piedi, dimenticando tutti i suoi guai, a contemplare anche da lontano quellottava maraviglia, di cui aveva tanto sentito parlare fin da bambino. Ma dopo qualche momento, voltandosi indietro, vide allorizzonte quella cresta frastagliata di montagne, vide distinto e alto tra quelle il suo Resegone, si senti tutto rimescolare il sangue, stette li alquanto a guardar tristamente da quella parte, poi tristamente si volto, e seguito la sua strada. A poco a poco comincio poi a scoprir campanili e torri e cupole e tetti; scese allora nella strada, cammino ancora qualche tempo, e quando saccorse desser ben vicino alla citta, saccosto a un viandante, e, inchinatolo, con tutto quel garbo che seppe, gli disse: di grazia, quel signore. Che volete, bravo giovine Saprebbe insegnarmi la strada piu corta, per andare al convento de cappuccini dove sta il padre Bonaventura Luomo a cui Renzo sindirizzava, era un agiato abitante del contorno, che, andato quella mattina a Milano, per certi suoi affari, se ne tornava, senza aver fatto nulla, in gran fretta, che non vedeva lora di trovarsi a casa, e avrebbe fatto volentieri di meno di quella fermata. Con tutto cio, senza dar segno dimpazienza, rispose molto gentilmente: figliuol caro, de conventi ce ne piu duno: bisognerebbe che mi sapeste dir piu chiaro quale e quello che voi cercate . Renzo allora si levo di seno la lettera del padre Cristoforo, e la fece vedere a quel signore, il quale, lettovi: porta orientale, gliela rendette dicendo: siete fortunato, bravo giovine; il convento che cercate e poco lontano di qui. Prendete per questa viottola a mancina: e una scorciatoia: in pochi minuti arriverete a una cantonata duna fabbrica lunga e bassa: e il lazzeretto; costeggiate il fossato che lo circonda, e riuscirete a porta orientale. Entrate, e, dopo tre o quattrocento passi, vedrete una piazzetta con de begli olmi: la e il convento: non potete sbagliare. Dio vassista, bravo giovine . E, accompagnando lultime parole con un gesto grazioso della mano, se nando. Renzo rimase stupefatto e edificato della buona maniera de cittadini verso la gente di campagna; e non sapeva chera un giorno fuor dellordinario, un giorno in cui le cappe sinchinavano ai farsetti. Fece la strada che gli era stata insegnata, e si trovo a porta orientale. Non bisogna pero che, a questo nome, il lettore si lasci correre alla fantasia limmagini che ora vi sono associate. Quando Renzo entro per quella porta, la strada al di fuori non andava diritta che per tutta la lunghezza del lazzeretto; poi scorreva serpeggiante e stretta, tra due siepi. La porta consisteva in due pilastri, con sopra una tettoia, per riparare i battenti, e da una parte, una casuccia per i gabellini. I bastioni scendevano in pendio irregolare, e il terreno era una superficie aspra e inuguale di rottami e di cocci buttati la a caso. La strada che sapriva dinanzi a chi entrava per quella porta, non si paragonerebbe male a quella che ora si presenta a chi entri da porta Tosa. Un fossatello le scorreva nel mezzo, fino a poca distanza dalla porta, e la divideva cosi in due stradette tortuose, ricoperte di polvere o di fango, secondo la stagione. Al punto dovera, e dove tuttora quella viuzza chiamata di Borghetto, il fossatello si perdeva in una fogna. Li cera una colonna, con sopra una croce, detta di san Dionigi: a destra e a sinistra, erano orti cinti di siepe e, ad intervalli, casucce, abitate per lo piu da lavandai. Renzo entra, passa; nessuno de gabellini gli bada: cosa che gli parve strana, giacche, da que pochi del suo paese che potevan vantarsi dessere stati a Milano, aveva sentito raccontar cose grosse de frugamenti e dellinterrogazioni a cui venivan sottoposti quelli che arrivavan dalla campagna. La strada era deserta, dimodoche, se non avesse sentito un ronzio lontano che indicava un gran movimento, gli sarebbe parso dentrare in una citta disabitata. Andando avanti, senza saper cosa si pensare, vide per terra certe strisce bianche e soffici, come di neve; ma neve non poteva essere; che non viene a strisce, ne, per il solito, in quella stagione. Si chino sur una di quelle, guardo, tocco, e trovo chera farina. Grandabbondanza , disse tra se, ci devessere in Milano, se straziano in questa maniera la grazia di Dio. Ci davan poi ad intendere che la carestia e per tutto. Ecco come fanno, per tener quieta la povera gente di campagna . Ma, dopo pochi altri passi, arrivato a fianco della colonna, vide, appie di quella, qualcosa di piu strano; vide sugli scalini del piedestallo certe cose sparse, che certamente non eran ciottoli, e se fossero state sul banco dun fornaio, non si sarebbe esitato un momento a chiamarli pani. Ma Renzo non ardiva creder cosi presto a suoi occhi; perche, diamine non era luogo da pani quello. Vediamo un po che affare e questo , disse ancora tra se; ando verso la colonna, si chino, ne raccolse uno: era veramente un pan tondo, bianchissimo, di quelli che Renzo non era solito mangiarne che nelle solennita. E pane davvero disse ad alta voce; tanta era la sua maraviglia: cosi lo seminano in questo paese in questanno e non si scomodano neppure per raccoglierlo, quando cade Che sia il paese di cuccagna questo Dopo dieci miglia di strada, allaria fresca della mattina, quel pane, insieme con la maraviglia, gli risveglio lappetito. Lo piglio deliberava tra se: poh lhanno lasciato qui alla discrezion de cani; tante che ne goda anche un cristiano. Alla fine, se comparisce il padrone, glielo paghero . Cosi pensando, si mise in una tasca quello che aveva in mano, ne prese un secondo, e lo mise nellaltra; un terzo, e comincio a mangiare; e si rincammino, piu incerto che mai, e desideroso di chiarirsi che storia fosse quella. Appena mosso, vide spuntar gente che veniva dallinterno della citta, e guardo attentamente quelli che apparivano i primi. Erano un uomo, una donna e, qualche passo indietro, un ragazzotto; tutte tre con un carico addosso, che pareva superiore alle loro forze, e tutte tre in una figura strana. I vestiti o gli stracci infarinati; infarinati i visi, e di piu stravolti e accesi; e andavano, non solo curvi, per il peso, ma sopra doglia, come se gli fossero state peste lossa. Luomo reggeva a stento sulle spalle un gran sacco di farina, il quale, bucato qua e la, ne seminava un poco, a ogni intoppo, a ogni mossa disequilibrata. Ma piu sconcia era la figura della donna: un pancione smisurato, che pareva tenuto a fatica da due braccia piegate: come una pentolaccia a due manichi; e di sotto a quel pancione uscivan due gambe, nude fin sopra il ginocchio, che venivano innanzi barcollando. Renzo guardo piu attentamente, e vide che quel gran corpo era la sottana che la donna teneva per il lembo, con dentro farina quanta ce ne poteva stare, e un po di piu; dimodoche, quasi a ogni passo, ne volava via una ventata. Il ragazzotto teneva con tutte due le mani sul capo una paniera colma di pani; ma, per aver le gambe piu corte de suoi genitori, rimaneva a poco a poco indietro, e, allungando poi il passo ogni tanto, per raggiungerli, la paniera perdeva lequilibrio, e qualche pane cadeva. Buttane via ancor un altro, buono a niente che sei, disse la madre, digrignando i denti verso il ragazzo. Io non li butto via; cascan da se: comho a fare rispose quello. Ih buon per te, che ho le mani impicciate, riprese la donna, dimenando i pugni, come se desse una buona scossa al povero ragazzo; e, con quel movimento, fece volar via piu farina, di quel che ci sarebbe voluto per farne i due pani lasciati cadere allora dal ragazzo. Via, via, disse luomo: torneremo indietro a raccoglierli, o qualcheduno li raccogliera. Si stenta da tanto tempo: ora che viene un po dabbondanza, godiamola in santa pace. In tanto arrivava altra gente dalla porta; e uno di questi, accostatosi alla donna, le domando: dove si va a prendere il pane Piu avanti, rispose quella; e quando furon lontani dieci passi, soggiunse borbottando: questi contadini birboni verranno a spazzar tutti i forni e tutti i magazzini, e non restera piu niente per noi. Un po per uno, tormento che sei, disse il marito: abbondanza, abbondanza. Da queste e da altrettali cose che vedeva e sentiva, Renzo comincio a raccapezzarsi chera arrivato in una citta sollevata, e che quello era un giorno di conquista, vale a dire che ognuno pigliava, a proporzione della voglia e della forza, dando busse in pagamento. Per quanto noi desideriamo di far fare buona figura al nostro povero montanaro, la sincerita storica ci obbliga a dire che il suo primo sentimento fu di piacere. Aveva cosi poco da lodarsi dellandamento ordinario delle cose, che si trovava inclinato ad approvare cio che lo mutasse in qualunque maniera. E del resto, non essendo punto un uomo superiore al suo secolo, viveva anche lui in quellopinione o in quella passione comune, che la scarsezza del pane fosse cagionata daglincettatori e da fornai; ed era disposto a trovar giusto ogni modo di strappar loro dalle mani lalimento che essi, secondo quellopinione, negavano crudelmente alla fame di tutto un popolo. Pure, si propose di star fuori del tumulto, e si rallegro desser diretto a un cappuccino, che gli troverebbe ricovero, e gli farebbe da padre. Cosi pensando, e guardando intanto i nuovi conquistatori che venivano carichi di preda, fece quella po di strada che gli rimaneva per arrivare al convento. Dove ora sorge quel bel palazzo, con quellalto loggiato, cera allora, e cera ancora non son moltanni, una piazzetta, e in fondo a quella la chiesa e il convento de cappuccini, con quattro grandolmi davanti. Noi ci rallegriamo, non senza invidia, con que nostri lettori che non han visto le cose in quello stato: cio vuol dire che son molto giovani, e non hanno avuto tempo di far molte corbellerie. Renzo ando diritto alla porta, si ripose in seno il mezzo pane che gli rimaneva, levo fuori e tenne preparata in mano la lettera, e tiro il campanello. Sapri uno sportellino che aveva una grata, e vi comparve la faccia del frate portinaio a domandar chi era. Uno di campagna, che porta al padre Bonaventura una lettera pressante del padre Cristoforo. Date qui, disse il portinaio, mettendo una mano alla grata. No, no, disse Renzo: gliela devo consegnare in proprie mani. Non e in convento. Mi lasci entrare, che laspettero. Fate a mio modo, rispose il frate: andate a aspettare in chiesa, che intanto potrete fare un po di bene. In convento, per adesso, non sentra . E detto questo, richiuse lo sportello. Renzo rimase li, con la sua lettera in mano. Fece dieci passi verso la porta della chiesa, per seguire il consiglio del portinaio; ma poi penso di dar prima unaltra occhiata al tumulto. Attraverso la piazzetta, si porto sullorlo della strada, e si fermo, con le braccia incrociate sul petto, a guardare a sinistra, verso linterno della citta, dove il brulichio era piu folto e piu rumoroso. Il vortice attrasse lo spettatore. Andiamo a vedere , disse tra se; tiro fuori il suo mezzo pane, e sbocconcellando, si mosse verso quella parte. Intanto che sincammina, noi racconteremo, piu brevemente che sia possibile, le cagioni e il principio di quello sconvolgimento. CAPITOLO XII Era quello il secondanno di raccolta scarsa. Nellantecedente, le provvisioni rimaste degli anni addietro avevan supplito, fino a un certo segno, al difetto; e la popolazione era giunta, non satolla ne affamata, ma, certo, affatto sprovveduta, alla messe del , nel quale siamo con la nostra storia. Ora, questa messe tanto desiderata riusci ancor piu misera della precedente, in parte per maggior contrarieta delle stagioni e questo non solo nel milanese, ma in un buon tratto di paese circonvicino; in parte per colpa degli uomini. Il guasto e lo sperperio della guerra, di quella bella guerra di cui abbiam fatto menzione di sopra, era tale, che, nella parte dello stato piu vicina ad essa, molti poderi piu dellordinario rimanevano incolti e abbandonati da contadini, i quali, in vece di procacciar col lavoro pane per se e per gli altri, eran costretti dandare ad accattarlo per carita. Ho detto: piu dellordinario; perche le insopportabili gravezze, imposte con una cupidigia e con uninsensatezza del pari sterminate, la condotta abituale, anche in piena pace, delle truppe alloggiate ne paesi, condotta che i dolorosi documenti di que tempi uguagliano a quella dun nemico invasore, altre cagioni che non e qui il luogo di mentovare, andavano gia da qualche tempo operando lentamente quel tristo effetto in tutto il milanese: le circostanze particolari di cui ora parliamo, erano come una repentina esacerbazione dun mal cronico. E quella qualunque raccolta non era ancor finita di riporre, che le provvisioni per lesercito, e lo sciupinio che sempre le accompagna, ci fecero dentro un tal voto, che la penuria si fece subito sentire, e con la penuria quel suo doloroso, ma salutevole come inevitabile effetto, il rincaro. Ma quando questo arriva a un certo segno, nasce sempre o almeno e sempre nata finora; e se ancora, dopo tanti scritti di valentuomini, pensate in quel tempo, nasce unopinione ne molti, che non ne sia cagione la scarsezza. Si dimentica daverla temuta, predetta; si suppone tutta un tratto che ci sia grano abbastanza, e che il male venga dal non vendersene abbastanza per il consumo: supposizioni che non stanno ne in cielo, ne in terra; ma che lusingano a un tempo la collera e la speranza. Glincettatori di grano, reali o immaginari, i possessori di terre, che non lo vendevano tutto in un giorno, i fornai che ne compravano, tutti coloro in somma che ne avessero o poco o assai, o che avessero il nome daverne, a questi si dava la colpa della penuria e del rincaro, questi erano il bersaglio del lamento universale, labbominio della moltitudine male e ben vestita. Si diceva di sicuro doverano i magazzini, i granai, colmi, traboccanti, appuntellati; sindicava il numero de sacchi, spropositato; si parlava con certezza dellimmensa quantita di granaglie che veniva spedita segretamente in altri paesi; ne quali probabilmente si gridava, con altrettanta sicurezza e con fremito uguale, che le granaglie di la venivano a Milano. Simploravan da magistrati que provvedimenti, che alla moltitudine paion sempre, o almeno sono sempre parsi finora, cosi giusti, cosi semplici, cosi atti a far saltar fuori il grano, nascosto, murato, sepolto, come dicevano, e a far ritornar labbondanza. I magistrati qualche cosa facevano: come di stabilire il prezzo massimo dalcune derrate, dintimar pene a chi ricusasse di vendere, e altri editti di quel genere. Siccome pero tutti i provvedimenti di questo mondo, per quanto siano gagliardi, non hanno virtu di diminuire il bisogno del cibo, ne di far venire derrate fuor di stagione; e siccome questi in ispecie non avevan certamente quella dattirarne da dove ce ne potesse essere di soprabbondanti; cosi il male durava e cresceva. La moltitudine attribuiva un tale effetto alla scarsezza e alla debolezza de rimedi, e ne sollecitava ad alte grida de piu generosi e decisivi. E per sua sventura, trovo luomo secondo il suo cuore. Nellassenza del governatore don Gonzalo Fernandez de Cordova, che comandava lassedio di Casale del Monferrato, faceva le sue veci in Milano il gran cancelliere Antonio Ferrer, pure spagnolo. Costui vide, e chi non lavrebbe veduto che lessere il pane a un prezzo giusto, e per se una cosa molto desiderabile; e penso, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla. Fisso la meta cosi chiamano qui la tariffa in materia di commestibili, fisso la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il grano si fosse comunemente venduto trentatre lire il moggio: e si vendeva fino a ottanta. Fece come una donna stata giovine, che pensasse di ringiovinire, alterando la sua fede di battesimo. Ordini meno insensati e meno iniqui eran, piu duna volta, per la resistenza delle cose stesse, rimasti ineseguiti; ma allesecuzione di questo vegliava la moltitudine, che, vedendo finalmente convertito in legge il suo desiderio, non avrebbe sofferto che fosse per celia. Accorse subito ai forni, a chieder pane al prezzo tassato; e lo chiese con quel fare di risolutezza e di minaccia, che danno la passione, la forza e la legge riunite insieme. Se i fornai strillassero, non lo domandate. Intridere, dimenare, infornare e sfornare senza posa; perche il popolo, sentendo in confuso che lera una cosa violenta, assediava i forni di continuo, per goder quella cuccagna fin che durava; affacchinarsi, dico, e scalmanarsi piu del solito, per iscapitarci, ognun vede che bel piacere dovesse essere. Ma, da una parte i magistrati che intimavan pene, dallaltra il popolo che voleva esser servito, e, punto punto che qualche fornaio indugiasse, pressava e brontolava, con quel suo vocione, e minacciava una di quelle sue giustizie, che sono delle peggio che si facciano in questo mondo; non cera redenzione, bisognava rimenare, infornare, sfornare e vendere. Pero, a farli continuare in quellimpresa, non bastava che fosse lor comandato, ne che avessero molta paura; bisognava potere: e un po piu che la cosa fosse durata, non avrebbero piu potuto. Facevan vedere ai magistrati liniquita e linsopportabilita del carico imposto loro, protestavano di voler gettar la pala nel forno, e andarsene; e intanto tiravano avanti come potevano, sperando, sperando che, una volta o laltra, il gran cancelliere avrebbe inteso la ragione. Ma Antonio Ferrer, il quale era quel che ora si direbbe un uomo di carattere, rispondeva che i fornai serano avvantaggiati molto e poi molto nel passato, che savvantaggerebbero molto e poi molto col ritornar dellabbondanza; che anche si vedrebbe, si penserebbe forse a dar loro qualche risarcimento; e che intanto tirassero ancora avanti. O fosse veramente persuaso lui di queste ragioni che allegava agli altri, o che, anche conoscendo dagli effetti limpossibilita di mantener quel suo editto, volesse lasciare agli altri lodiosita di rivocarlo; giacche, chi puo ora entrar nel cervello dAntonio Ferrer il fatto sta che rimase fermo su cio che aveva stabilito. Finalmente i decurioni un magistrato municipale composto di nobili, che duro fino al novantasei del secolo scorso informaron per lettera il governatore, dello stato in cui eran le cose: trovasse lui qualche ripiego, che le facesse andare. Don Gonzalo, ingolfato fin sopra i capelli nelle faccende della guerra, fece cio che il lettore simmagina certamente: nomino una giunta, alla quale conferi lautorita di stabilire al pane un prezzo che potesse correre; una cosa da poterci campar tanto una parte che laltra. I deputati si radunarono, o come qui si diceva spagnolescamente nel gergo segretariesco dallora, si giuntarono; e dopo mille riverenze, complimenti, preamboli, sospiri, sospensioni, proposizioni in aria, tergiversazioni, strascinati tutti verso una deliberazione da una necessita sentita da tutti, sapendo bene che giocavano una gran carta, ma convinti che non cera da far altro, conclusero di rincarare il pane. I fornai respirarono; ma il popolo imbestiali. La sera avanti questo giorno in cui Renzo arrivo in Milano, le strade e le piazze brulicavano duomini, che trasportati da una rabbia comune, predominati da un pensiero comune, conoscenti o estranei, si riunivano in crocchi, senza essersi dati lintesa, quasi senza avvedersene, come gocciole sparse sullo stesso pendio. Ogni discorso accresceva la persuasione e la passione degli uditori, come di colui che laveva proferito. Tra tanti appassionati, ceran pure alcuni piu di sangue freddo, i quali stavano osservando con molto piacere, che lacqua sandava intorbidando; e singegnavano dintorbidarla di piu, con que ragionamenti, e con quelle storie che i furbi sanno comporre, e che gli animi alterati sanno credere; e si proponevano di non lasciarla posare, quellacqua, senza farci un po di pesca. Migliaia duomini andarono a letto col sentimento indeterminato che qualche cosa bisognava fare, che qualche cosa si farebbe. Avanti giorno, le strade eran di nuovo sparse di crocchi: fanciulli, donne, uomini, vecchi, operai, poveri, si radunavano a sorte: qui era un bisbiglio confuso di molte voci; la uno predicava, e gli altri applaudivano; questo faceva al piu vicino la stessa domanda chera allora stata fatta a lui; questaltro ripeteva lesclamazione che sera sentita risonare agli orecchi; per tutto lamenti, minacce, maraviglie: un piccol numero di vocaboli era il materiale di tanti discorsi. Non mancava altro che unoccasione, una spinta, un avviamento qualunque, per ridurre le parole a fatti; e non tardo molto. Uscivano, sul far del giorno, dalle botteghe de fornai i garzoni che, con una gerla carica di pane, andavano a portarne alle solite case. Il primo comparire duno di que malcapitati ragazzi dovera un crocchio di gente, fu come il cadere dun salterello acceso in una polveriera. Ecco se ce il pane gridarono cento voci insieme. Si, per i tiranni, che notano nellabbondanza, e voglion far morir noi di fame, dice uno; saccosta al ragazzetto, avventa la mano allorlo della gerla, da una stratta, e dice: lascia vedere . Il ragazzetto diventa rosso, pallido, trema, vorrebbe dire: lasciatemi andare; ma la parola gli muore in bocca; allenta le braccia, e cerca di liberarle in fretta dalle cigne. Giu quella gerla, si grida intanto. Molte mani lafferrano a un tempo: e in terra; si butta per aria il canovaccio che la copre: una tepida fragranza si diffonde allintorno. Siam cristiani anche noi: dobbiamo mangiar pane anche noi, dice il primo; prende un pan tondo, lalza, facendolo vedere alla folla, laddenta: mani alla gerla, pani per aria; in men che non si dice, fu sparecchiato. Coloro a cui non era toccato nulla, irritati alla vista del guadagno altrui, e animati dalla facilita dellimpresa, si mossero a branchi, in cerca daltre gerle: quante incontrate, tante svaligiate. E non cera neppur bisogno di dar lassalto ai portatori: quelli che, per loro disgrazia, si trovavano in giro, vista la mala parata, posavano volontariamente il carico, e via a gambe. Con tutto cio, coloro che rimanevano a denti secchi, erano senza paragone i piu; anche i conquistatori non eran soddisfatti di prede cosi piccole, e, mescolati poi con gli uni e con gli altri, ceran coloro che avevan fatto disegno sopra un disordine piu co fiocchi. Al forno al forno si grida. Nella strada chiamata la Corsia de Servi, cera, e ce tuttavia un forno, che conserva lo stesso nome; nome che in toscano viene a dire il forno delle grucce, e in milanese e composto di parole cosi eteroclite, cosi bisbetiche, cosi salvatiche, che lalfabeto della lingua non ha i segni per indicarne il suono El prestin di scansc.. A quella parte savvento la gente. Quelli della bottega stavano interrogando il garzone tornato scarico, il quale, tutto sbigottito e abbaruffato, riferiva balbettando la sua trista avventura; quando si sente un calpestio e un urlio insieme; cresce e savvicina; compariscono i forieri della masnada. Serra, serra; presto, presto: uno corre a chiedere aiuto al capitano di giustizia; gli altri chiudono in fretta la bottega, e appuntellano i battenti. La gente comincia a affollarsi di fuori, e a gridare: pane pane aprite aprite Pochi momenti dopo, arriva il capitano di giustizia, con una scorta dalabardieri. Largo, largo, figliuoli: a casa, a casa; fate luogo al capitano di giustizia, grida lui e gli alabardieri. La gente, che non era ancor troppo fitta, fa un po di luogo; dimodoche quelli poterono arrivare, e postarsi, insieme, se non in ordine, davanti alla porta della bottega. Ma figliuoli, predicava di li il capitano, che fate qui A casa, a casa. Dove il timor di Dio Che dira il re nostro signore Non vogliam farvi male; ma andate a casa. Da bravi Che diamine volete far qui, cosi ammontati Niente di bene, ne per lanima, ne per il corpo. A casa, a casa. Ma quelli che vedevan la faccia del dicitore, e sentivan le sue parole, quandanche avessero voluto ubbidire, dite un poco in che maniera avrebber potuto, spinti comerano, e incalzati da quelli di dietro, spinti anchessi da altri, come flutti da flutti, via via fino al lestremita della folla, che andava sempre crescendo. Al capitano, cominciava a mancargli il respiro. Fateli dare addietro chio possa riprender fiato, diceva agli alabardieri: ma non fate male a nessuno. Vediamo dentrare in bottega: picchiate; fateli stare indietro. Indietro indietro gridano gli alabardieri, buttandosi tutti insieme addosso ai primi, e respingendoli con laste dellalabarde. Quelli urlano, si tirano indietro, come possono; danno con le schiene ne petti, co gomiti nelle pance, co calcagni sulle punte de piedi a quelli che son dietro a loro: si fa un pigio, una calca, che quelli che si trovavano in mezzo, avrebbero pagato qualcosa a essere altrove. Intanto un po di voto se fatto davanti alla porta: il capitano picchia, ripicchia, urla che gli aprano: quelli di dentro vedono dalle finestre, scendon di corsa, aprono; il capitano entra, chiama gli alabardieri, che si ficcan dentro anchessi lun dopo laltro, gli ultimi rattenendo la folla con lalabarde. Quando sono entrati tutti, si mette tanto di catenaccio, si riappuntella; il capitano sale di corsa, e saffaccia a una finestra. Uh, che formicolaio Figliuoli, grida: molti si voltano in su; figliuoli, andate a casa. Perdono generale a chi torna subito a casa. Pane pane aprite aprite eran le parole piu distinte nellurlio orrendo, che la folla mandava in risposta. Giudizio, figliuoli badate bene siete ancora a tempo. Via, andate, tornate a casa. Pane, ne avrete; ma non e questa la maniera. Eh... eh che fate laggiu Eh a quella porta Oibo oibo Vedo, vedo: giudizio badate bene e un delitto grosso. Or ora vengo io. Eh eh smettete con que ferri; giu quelle mani. Vergogna Voi altri milanesi, che, per la bonta, siete nominati in tutto il mondo Sentite, sentite: siete sempre stati buoni fi... Ah canaglia Questa rapida mutazione di stile fu cagionata da una pietra che, uscita dalle mani duno di que buoni figliuoli, venne a batter nella fronte del capitano, sulla protuberanza sinistra della profondita metafisica. Canaglia canaglia continuava a gridare, chiudendo presto presto la finestra, e ritirandosi. Ma quantunque avesse gridato quanto naveva in canna, le sue parole, buone e cattive, seran tutte dileguate e disfatte a mezzaria, nella tempesta delle grida che venivan di giu. Quello poi che diceva di vedere, era un gran lavorare di pietre, di ferri i primi che coloro avevano potuto procacciarsi per la strada, che si faceva alla porta, per sfondarla, e alle finestre, per svellere linferriate: e gia lopera era molto avanzata. Intanto, padroni e garzoni della bottega, cherano alle finestre de piani di sopra, con una munizione di pietre avranno probabilmente disselciato un cortile, urlavano e facevan versacci a quelli di giu, perche smettessero; facevan vedere le pietre, accennavano di volerle buttare. Visto chera tempo perso, cominciarono a buttarle davvero. Neppur una ne cadeva in fallo; giacche la calca era tale, che un granello di miglio, come si suol dire, non sarebbe andato in terra. Ah birboni ah furfantoni E questo il pane, che date alla povera gente Ahi Ahime Ohi Ora, ora surlava di giu. Piu duno fu conciato male; due ragazzi vi rimasero morti. Il furore accrebbe le forze della moltitudine: la porta fu sfondata, linferriate, svelte; e il torrente penetro per tutti i varchi. Quelli di dentro, vedendo la mala parata, scapparono in soffitta: il capitano, gli alabardieri, e alcuni della casa stettero li rannicchiati ne cantucci; altri, uscendo per gli abbaini, andavano su pe tetti, come i gatti. La vista della preda fece dimenticare ai vincitori i disegni di vendette sanguinose. Si slanciano ai cassoni; il pane e messo a ruba. Qualcheduno in vece corre al banco, butta giu la serratura, agguanta le ciotole, piglia a manate, intasca, ed esce carico di quattrini, per tornar poi a rubar pane, se ne rimarra. La folla si sparge ne magazzini. Metton mano ai sacchi, li strascicano, li rovesciano: chi se ne caccia uno tra le gambe, gli scioglie la bocca, e, per ridurlo a un carico da potersi portare, butta via una parte della farina: chi, gridando: aspetta, aspetta, si china a parare il grembiule, un fazzoletto, il cappello, per ricever quella grazia di Dio; uno corre a una madia, e prende un pezzo di pasta, che sallunga, e gli scappa da ogni parte; un altro, che ha conquistato un burattello, lo porta per aria: chi va, chi viene: uomini, donne, fanciulli, spinte, rispinte, urli, e un bianco polverio che per tutto si posa, per tutto si solleva, e tutto vela e annebbia. Di fuori, una calca composta di due processioni opposte, che si rompono e sintralciano a vicenda, di chi esce con la preda, e di chi vuol entrare a farne. Mentre quel forno veniva cosi messo sottosopra, nessun altro della citta era quieto e senza pericolo. Ma a nessuno la gente accorse in numero tale da potere intraprender tutto; in alcuni, i padroni avevan raccolto degli ausiliari, e stavan sulle difese; altrove, trovandosi in pochi, venivano in certo modo a patti: distribuivan pane a quelli che seran cominciati a affollare davanti alle botteghe, con questo che se nandassero. E quelli se nandavano, non tanto perche fosser soddisfatti, quanto perche gli alabardieri e la sbirraglia, stando alla larga da quel tremendo forno delle grucce, si facevan pero vedere altrove, in forza bastante a tenere in rispetto i tristi che non fossero una folla. Cosi il trambusto andava sempre crescendo a quel primo disgraziato forno; perche tutti coloro che gli pizzicavan le mani di far qualche bellimpresa, correvan la, dove gli amici erano i piu forti, e limpunita sicura. A questo punto eran le cose, quando Renzo, avendo ormai sgranocchiato il suo pane, veniva avanti per il borgo di porta orientale, e savviava, senza saperlo, proprio al luogo centrale del tumulto. Andava, ora lesto, ora ritardato dalla folla; e andando, guardava e stava in orecchi, per ricavar da quel ronzio confuso di discorsi qualche notizia piu positiva dello stato delle cose. Ed ecco a un di presso le parole che gli riusci di rilevare in tutta la strada che fece. Ora e scoperta, gridava uno, limpostura infame di que birboni, che dicevano che non cera ne pane, ne farina, ne grano. Ora si vede la cosa chiara e lampante; e non ce la potranno piu dare ad intendere. Viva labbondanza Vi dico io che tutto questo non serve a nulla, diceva un altro: e un buco nellacqua; anzi sara peggio, se non si fa una buona giustizia. Il pane verra a buon mercato, ma ci metteranno il veleno, per far morir la povera gente, come mosche. Gia lo dicono che siam troppi; lhanno detto nella giunta; e lo so di certo, per averlo sentito dir io, con questorecchi, da una mia comare, che e amica dun parente duno sguattero duno di que signori. Parole da non ripetersi diceva, con la schiuma alla bocca, un altro, che teneva con una mano un cencio di fazzoletto su capelli arruffati e insanguinati. E qualche vicino, come per consolarlo, gli faceva eco. Largo, largo, signori, in cortesia; lascin passare un povero padre di famiglia, che porta da mangiare a cinque figliuoli . Cosi diceva uno che veniva barcollando sotto un gran sacco di farina; e ognuno singegnava di ritirarsi, per fargli largo. Io diceva un altro, quasi sottovoce, a un suo compagno: io me la batto. Son uomo di mondo, e so come vanno queste cose. Questi merlotti che fanno ora tanto fracasso, domani o doman laltro, se ne staranno in casa, tutti pieni di paura. Ho gia visto certi visi, certi galantuomini che giran, facendo lindiano, e notano chi ce e chi non ce: quando poi tutto e finito, si raccolgono i conti, e a chi tocca, tocca. Quello che protegge i fornai, gridava una voce sonora, che attiro lattenzione di Renzo, e il vicario di provvisione. Son tutti birboni, diceva un vicino. Si; ma il capo e lui, replicava il primo. Il vicario di provvisione, eletto ognanno dal governatore tra sei nobili proposti dal Consiglio de decurioni, era il presidente di questo, e del tribunale di provvisione; il quale, composto di dodici, anche questi nobili, aveva, con altre attribuzioni, quella principalmente dellannona. Chi occupava un tal posto doveva necessariamente, in tempi di fame e dignoranza, esser detto lautore de mali: meno che non avesse fatto cio che fece Ferrer; cosa che non era nelle sue facolta, se anche fosse stata nelle sue idee. Scellerati esclamava un altro: si puo far di peggio sono arrivati a dire che il gran cancelliere e un vecchio rimbambito, per levargli il credito, e comandar loro soli. Bisognerebbe fare una gran stia, e metterli dentro, a viver di vecce e di loglio, come volevano trattar noi. Pane eh diceva uno che cercava dandar in fretta: sassate di libbra: pietre di questa fatta, che venivan giu come la grandine. E che schiacciata di costole Non vedo lora dessere a casa mia. Tra questi discorsi, dai quali non saprei dire se fosse piu informato o sbalordito, e tra gli urtoni, arrivo Renzo finalmente davanti a quel forno. La gente era gia molto diradata, dimodoche pote contemplare il brutto e recente soqquadro. Le mura scalcinate e ammaccate da sassi, da mattoni, le finestre sgangherate, diroccata la porta. Questa poi non e una bella cosa , disse Renzo tra se: se concian cosi tutti i forni, dove voglion fare il pane Ne pozzi Ogni tanto, usciva dalla bottega qualcheduno che portava un pezzo di cassone, o di madia, o di frullone, la stanga duna gramola, una panca, una paniera, un libro di conti, qualche cosa in somma di quel povero forno; e gridando: largo, largo, passava tra la gente. Tutti questi sincamminavano dalla stessa parte, e a un luogo convenuto, si vedeva. Cose questaltra storia penso di nuovo Renzo; e ando dietro a uno che, fatto un fascio dasse spezzate e di schegge, se lo mise in ispalla, avviandosi, come gli altri, per la strada che costeggia il fianco settentrionale del duomo, e ha preso nome dagli scalini che cerano, e da poco in qua non ci son piu. La voglia dosservar gli avvenimenti non pote fare che il montanaro, quando gli si scopri davanti la gran mole, non si soffermasse a guardare in su, con la bocca aperta. Studio poi il passo, per raggiunger colui che aveva preso come per guida; volto il canto, diede unocchiata anche alla facciata del duomo, rustica allora in gran parte e ben lontana dal compimento; e sempre dietro a colui, che andava verso il mezzo della piazza. La gente era piu fitta quanto piu sandava avanti, ma al portatore gli si faceva largo: egli fendeva londa del popolo, e Renzo, standogli sempre attaccato, arrivo con lui al centro della folla. Li cera uno spazio voto, e in mezzo, un mucchio di brace, reliquie degli attrezzi detti di sopra. Allintorno era un batter di mani e di piedi, un frastono di mille grida di trionfo e dimprecazione. Luomo del fascio lo butto su quel mucchio; un altro, con un mozzicone di pala mezzo abbruciacchiato, sbracia il fuoco: il fumo cresce e saddensa; la fiamma si ridesta; con essa le grida sorgon piu forti. Viva labbondanza Moiano gli affamatori Moia la carestia Crepi la Provvisione Crepi la giunta Viva il pane Veramente, la distruzion de frulloni e delle madie, la devastazion de forni, e lo scompiglio de fornai, non sono i mezzi piu spicci per far vivere il pane; ma questa e una di quelle sottigliezze metafisiche, che una moltitudine non ci arriva. Pero, senza essere un gran metafisico, un uomo ci arriva talvolta alla prima, finche nuovo nella questione; e solo a forza di parlarne, e di sentirne parlare, diventera inabile anche a intenderle. A Renzo in fatti quel pensiero gli era venuto, come abbiam visto, da principio, e gli tornava ogni momento. Lo tenne per altro in se; perche, di tanti visi, non ce nera uno che sembrasse dire: fratello, se fallo, correggimi, che lavro caro. Gia era di nuovo finita la fiamma; non si vedeva piu venir nessuno con altra materia, e la gente cominciava a annoiarsi; quando si sparse la voce, che, al Cordusio una piazzetta o un crocicchio non molto distante di li, sera messo lassedio a un forno. Spesso, in simili circostanze, lannunzio duna cosa la fa essere. Insieme con quella voce, si diffuse nella moltitudine una voglia di correr la: io vo; tu, vai vengo; andiamo, si sentiva per tutto: la calca si rompe, e diventa una processione. Renzo rimaneva indietro, non movendosi quasi, se non quanto era strascinato dal torrente; e teneva intanto consiglio in cuor suo, se dovesse uscir dal baccano, e ritornare al convento, in cerca del padre Bonaventura, o andare a vedere anche questaltra. Prevalse di nuovo la curiosita. Pero risolvette di non cacciarsi nel fitto della mischia, a farsi ammaccar lossa, o a risicar qualcosa di peggio; ma di tenersi in qualche distanza, a osservare. E trovandosi gia un poco al largo, si levo di tasca il secondo pane, e attaccandoci un morso, savvio alla coda dellesercito tumultuoso. Questo, dalla piazza, era gia entrato nella strada corta e stretta di Pescheria vecchia, e di la, per quellarco a sbieco, nella piazza de Mercanti. E li eran ben pochi quelli che, nel passar davanti alla nicchia che taglia il mezzo della loggia delledifizio chiamato allora il collegio de dottori, non dessero unocchiatina alla grande statua che vi campeggiava, a quel viso serio, burbero, accipigliato, e non dico abbastanza, di don Filippo II, che, anche dal marmo, imponeva un non so che di rispetto, e, con quel braccio teso, pareva che fosse li per dire: ora vengo io, marmaglia. Quella statua non ce piu, per un caso singolare. Circa cento settantanni dopo quello che stiam raccontando, un giorno le fu cambiata la testa, le fu levato di mano lo scettro, e sostituito a questo un pugnale; e alla statua fu messo nome Marco Bruto. Cosi accomodata stette forse un par danni; ma, una mattina, certuni che non avevan simpatia con Marco Bruto, anzi dovevano avere con lui una ruggine segreta, gettarono una fune intorno alla statua, la tiraron giu, le fecero cento angherie; e, mutilata e ridotta a un torso informe, la strascicarono, con gli occhi in fuori, e con le lingue fuori, per le strade, e, quando furon stracchi bene, la ruzzolarono non so dove. Chi lavesse detto a Andrea Biffi, quando la scolpiva Dalla piazza de Mercanti, la marmaglia insacco, per quellaltrarco, nella via de fustagnai, e di li si sparpaglio nel Cordusio. Ognuno, al primo sboccarvi, guardava subito verso il forno chera stato indicato. Ma in vece della moltitudine damici che saspettavano di trovar li gia al lavoro, videro soltanto alcuni starsene, come esitando, a qualche distanza della bottega, la quale era chiusa, e alle finestre gente armata, in atto di star pronti a difendersi. A quella vista, chi si maravigliava, chi sagrava, chi rideva; chi si voltava, per informar quelli che arrivavan via via; chi si fermava, chi voleva tornare indietro, chi diceva: avanti, avanti . Cera un incalzare e un rattenere, come un ristagno, una titubazione, un ronzio confuso di contrasti e di consulte. In questa, scoppio di mezzo alla folla una maledetta voce: ce qui vicino la casa del vicario di provvisione: andiamo a far giustizia, e a dare il sacco . Parve il rammentarsi comune dun concerto preso, piuttosto che laccettazione duna proposta. Dal vicario dal vicario e il solo grido che si possa sentire. La turba si move, tutta insieme, verso la strada dovera la casa nominata in un cosi cattivo punto. CAPITOLO XIII Lo sventurato vicario stava, in quel momento, facendo un chilo agro e stentato dun desinare biascicato senza appetito, e senza pan fresco, e attendeva, con gran sospensione, come avesse a finire quella burrasca, lontano pero dal sospettar che dovesse cader cosi spaventosamente addosso a lui. Qualche galantuomo precorse di galoppo la folla, per avvertirlo di quel che gli sovrastava. I servitori, attirati gia dal rumore sulla porta, guardavano sgomentati lungo la strada, dalla parte donde il rumore veniva avvicinandosi. Mentre ascoltan lavviso, vedon comparire la vanguardia: in fretta e in furia, si porta lavviso al padrone: mentre questo pensa a fuggire, e come fuggire, un altro viene a dirgli che non e piu a tempo. I servitori ne hanno appena tanto che basti per chiuder la porta. Metton la stanga, metton puntelli, corrono a chiuder le finestre, come quando si vede venire avanti un tempo nero, e saspetta la grandine, da un momento allaltro. Lurlio crescente, scendendo dallalto come un tuono, rimbomba nel voto cortile; ogni buco della casa ne rintrona: e di mezzo al vasto e confuso strepito, si senton forti e fitti colpi di pietre alla porta. Il vicario Il tiranno Laffamatore Lo vogliamo vivo o morto Il meschino girava di stanza in stanza, pallido, senza fiato, battendo palma a palma, raccomandandosi a Dio, e a suoi servitori, che tenessero fermo, che trovassero la maniera di farlo scappare. Ma come, e di dove Sali in soffitta; da un pertugio, guardo ansiosamente nella strada, e la vide piena zeppa di furibondi; senti le voci che chiedevan la sua morte; e piu smarrito che mai, si ritiro, e ando a cercare il piu sicuro e riposto nascondiglio. Li rannicchiato, stava attento, attento, se mai il funesto rumore saffievolisse, se il tumulto sacquietasse un poco; ma sentendo in vece il muggito alzarsi piu feroce e piu rumoroso, e raddoppiare i picchi, preso da un nuovo soprassalto al cuore, si turava gli orecchi in fretta. Poi, come fuori di se, stringendo i denti, e raggrinzando il viso, stendeva le braccia, e puntava i pugni, come se volesse tener ferma la porta... Del resto, quel che facesse precisamente non si puo sapere, giacche era solo; e la storia e costretta a indovinare. Fortuna che ce avvezza. Renzo, questa volta, si trovava nel forte del tumulto, non gia portatovi dalla piena, ma cacciatovisi deliberatamente. A quella prima proposta di sangue, aveva sentito il suo rimescolarsi tutto: in quanto al saccheggio, non avrebbe saputo dire se fosse bene o male in quel caso; ma lidea dellomicidio gli cagiono un orrore pretto e immediato. E quantunque, per quella funesta docilita degli animi appassionati allaffermare appassionato di molti, fosse persuasissimo che il vicario era la cagion principale della fame, il nemico de poveri, pure, avendo, al primo moversi della turba, sentita a caso qualche parola che indicava la volonta di fare ogni sforzo per salvarlo, sera subito proposto daiutare anche lui unopera tale; e, con questintenzione, sera cacciato, quasi fino a quella porta, che veniva travagliata in cento modi. Chi con ciottoli picchiava su chiodi della serratura, per isconficcarla; altri, con pali e scarpelli e martelli, cercavano di lavorar piu in regola: altri poi, con pietre, con coltelli spuntati, con chiodi, con bastoni, con lunghie, non avendo altro, scalcinavano e sgretolavano il muro, e singegnavano di levare i mattoni, e fare una breccia. Quelli che non potevano aiutare, facevan coraggio con gli urli; ma nello stesso tempo, con lo star li a pigiare, impicciavan di piu il lavoro gia impicciato dalla gara disordinata de lavoranti: giacche, per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori piu ardenti divengano un impedimento. I magistrati chebbero i primi lavviso di quel che accadeva, spediron subito a chieder soccorso al comandante del castello, che allora si diceva di porta Giovia; il quale mando alcuni soldati. Ma, tra lavviso, e lordine, e il radunarsi, e il mettersi in cammino, e il cammino, essi arrivarono che la casa era gia cinta di vasto assedio; e fecero alto lontano da quella, allestremita della folla. Lufiziale che li comandava, non sapeva che partito prendere. Li non era altro che una, lasciatemi dire, accozzaglia di gente varia deta e di sesso, che stava a vedere. Allintimazioni che gli venivan fatte, di sbandarsi, e di dar luogo, rispondevano con un cupo e lungo mormorio; nessuno si moveva. Far fuoco sopra quella ciurma, pareva allufiziale cosa non solo crudele, ma piena di pericolo; cosa che, offendendo i meno terribili, avrebbe irritato i molti violenti: e del resto, non aveva una tale istruzione. Aprire quella prima folla, rovesciarla a destra e a sinistra, e andare avanti a portar la guerra a chi la faceva, sarebbe stata la meglio; ma riuscirvi, li stava il punto. Chi sapeva se i soldati avrebber potuto avanzarsi uniti e ordinati Che se, in vece di romper la folla, si fossero sparpagliati loro tra quella, si sarebber trovati a sua discrezione, dopo averla aizzata. Lirresolutezza del comandante e limmobilita de soldati parve, a diritto o a torto, paura. La gente che si trovavan vicino a loro, si contentavano di guardargli in viso, con unaria, come si dice, di me nimpipo; quelli cherano un po piu lontani, non se ne stavano di provocarli, con visacci e con grida di scherno; piu in la, pochi sapevano o si curavano che ci fossero; i guastatori seguitavano a smurare, senzaltro pensiero che di riuscir presto nellimpresa; gli spettatori non cessavano danimarla con gli urli. Spiccava tra questi, ed era lui stesso spettacolo, un vecchio mal vissuto, che, spalancando due occhi affossati e infocati, contraendo le grinze a un sogghigno di compiacenza diabolica, con le mani alzate sopra una canizie vituperosa, agitava in aria un martello, una corda, quattro gran chiodi, con che diceva di volere attaccare il vicario a un battente della sua porta, ammazzato che fosse. Oibo vergogna scappo fuori Renzo, inorridito a quelle parole, alla vista di tantaltri visi che davan segno dapprovarle, e incoraggito dal vederne degli altri, sui quali, benche muti, traspariva lo stesso orrore del quale era compreso lui. Vergogna Vogliam noi rubare il mestiere al boia assassinare un cristiano Come volete che Dio ci dia del pane, se facciamo di queste atrocita Ci mandera de fulmini, e non del pane Ah cane ah traditor della patria grido, voltandosi a Renzo, con un viso da indemoniato, un di coloro che avevan potuto sentire tra il frastono quelle sante parole. Aspetta, aspetta E un servitore del vicario, travestito da contadino: e una spia: dalli, dalli Cento voci si spargono allintorno. Cose dove chi e Un servitore del vicario. Una spia. Il vicario travestito da contadino, che scappa. Dove dove dalli, dalli Renzo ammutolisce, diventa piccino piccino, vorrebbe sparire; alcuni suoi vicini lo prendono in mezzo; e con alte e diverse grida cercano di confondere quelle voci nemiche e omicide. Ma cio che piu di tutto lo servi fu un largo, largo, che si senti gridar li vicino: largo e qui laiuto: largo, ohe Cosera Era una lunga scala a mano, che alcuni portavano, per appoggiarla alla casa, e entrarci da una finestra. Ma per buona sorte, quel mezzo, che avrebbe resa la cosa facile, non era facile esso a mettere in opera. I portatori, alluna e allaltra cima, e di qua e di la della macchina, urtati, scompigliati, divisi dalla calca, andavano a onde: uno, con la testa tra due scalini, e gli staggi sulle spalle, oppresso come sotto un giogo scosso, mugghiava; un altro veniva staccato dal carico con una spinta; la scala abbandonata picchiava spalle, braccia, costole: pensate cosa dovevan dire coloro de quali erano. Altri sollevano con le mani il peso morto, vi si caccian sotto, se lo mettono addosso, gridando: animo andiamo La macchina fatale savanza balzelloni, e serpeggiando. Arrivo a tempo a distrarre e a disordinare i nemici di Renzo, il quale profitto della confusione nata nella confusione; e, quatto quatto sul principio, poi giocando di gomita a piu non posso, sallontano da quel luogo, dove non cera buonaria per lui, con lintenzione anche duscire, piu presto che potesse, dal tumulto, e dandar davvero a trovare o a aspettare il padre Bonaventura. Tutta un tratto, un movimento straordinario cominciato a una estremita, si propaga per la folla, una voce si sparge, viene avanti di bocca in bocca: Ferrer Ferrer Una maraviglia, una gioia, una rabbia, uninclinazione, una ripugnanza, scoppiano per tutto dove arriva quel nome; chi lo grida, chi vuol soffogarlo; chi afferma, chi nega, chi benedice, chi bestemmia. E qui Ferrer Non e vero, non e vero Si, si; viva Ferrer quello che ha messo il pane a buon mercato. No, no E qui, e qui in carrozza. Cosa importa che centra lui non vogliamo nessuno Ferrer viva Ferrer lamico della povera gente viene per condurre in prigione il vicario. No, no: vogliamo far giustizia noi: indietro, indietro Si, si: Ferrer venga Ferrer in prigione il vicario E tutti, alzandosi in punta di piedi, si voltano a guardare da quella parte donde sannunziava linaspettato arrivo. Alzandosi tutti, vedevano ne piu ne meno che se fossero stati tutti con le piante in terra; ma tante, tutti salzavano. In fatti, allestremita della folla, dalla parte opposta a quella dove stavano i soldati, era arrivato in carrozza Antonio Ferrer, il gran cancelliere; il quale, rimordendogli probabilmente la coscienza dessere co suoi spropositi e con la sua ostinazione, stato causa, o almeno occasione di quella sommossa, veniva ora a cercar dacquietarla, e dimpedirne almeno il piu terribile e irreparabile effetto: veniva a spender bene una popolarita mal acquistata. Ne tumulti popolari ce sempre un certo numero duomini che, o per un riscaldamento di passione, o per una persuasione fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispinger le cose al peggio; propongono o promovono i piu spietati consigli, soffian nel fuoco ogni volta che principia a illanguidire: non e mai troppo per costoro; non vorrebbero che il tumulto avesse ne fine ne misura. Ma per contrappeso, ce sempre anche un certo numero daltri uomini che, con pari ardore e con insistenza pari, sadoprano per produr leffetto contrario: taluni mossi da amicizia o da parzialita per le persone minacciate; altri senzaltro impulso che dun pio e spontaneo orrore del sangue e de fatti atroci. Il cielo li benedica. In ciascuna di queste due parti opposte, anche quando non ci siano concerti antecedenti, luniformita de voleri crea un concerto istantaneo nelloperazioni. Chi forma poi la massa, e quasi il materiale del tumulto, e un miscuglio accidentale duomini, che, piu o meno, per gradazioni indefinite, tengono delluno e dellaltro estremo: un po riscaldati, un po furbi, un po inclinati a una certa giustizia, come lintendon loro, un po vogliosi di vederne qualcheduna grossa, pronti alla ferocia e alla misericordia, a detestare e ad adorare, secondo che si presenti loccasione di provar con pienezza luno o laltro sentimento; avidi ogni momento di sapere, di credere qualche cosa grossa, bisognosi di gridare, dapplaudire a qualcheduno, o durlargli dietro. Viva e moia, son le parole che mandan fuori piu volentieri; e chi e riuscito a persuaderli che un tale non meriti dessere squartato, non ha bisogno di spender piu parole per convincerli che sia degno desser portato in trionfo: attori, spettatori, strumenti, ostacoli, secondo il vento; pronti anche a stare zitti, quando non sentan piu grida da ripetere, a finirla, quando manchino glistigatori, a sbandarsi, quando molte voci concordi e non contraddette abbiano detto: andiamo; e a tornarsene a casa, domandandosi luno con laltro: cose stato Siccome pero questa massa, avendo la maggior forza, la puo dare a chi vuole, cosi ognuna delle due parti attive usa ogni arte per tirarla dalla sua, per impadronirsene: sono quasi due anime nemiche, che combattono per entrare in quel corpaccio, e farlo movere. Fanno a chi sapra sparger le voci piu atte a eccitar le passioni, a dirigere i movimenti a favore delluno o dellaltro intento; a chi sapra piu a proposito trovare le nuove che riaccendano gli sdegni, o gli affievoliscano, risveglino le speranze o i terrori; a chi sapra trovare il grido, che ripetuto dai piu e piu forte, esprima, attesti e crei nello stesso tempo il voto della pluralita, per luna o per laltra parte. Tutta questa chiacchierata se fatta per venire a dire che, nella lotta tra le due parti che si contendevano il voto della gente affollata alla casa del vicario, lapparizione dAntonio Ferrer diede, quasi in un momento, un gran vantaggio alla parte degli umani, la quale era manifestamente al di sotto, e, un po piu che quel soccorso fosse tardato, non avrebbe avuto piu, ne forza, ne motivo di combattere. Luomo era gradito alla moltitudine, per quella tariffa di sua invenzione cosi favorevole a compratori, e per quel suo eroico star duro contro ogni ragionamento in contrario. Gli animi gia propensi erano ora ancor piu innamorati dalla fiducia animosa del vecchio che, senza guardie, senza apparato, veniva cosi a trovare, ad affrontare una moltitudine irritata e procellosa. Faceva poi un effetto mirabile il sentire che veniva a condurre in prigione il vicario: cosi il furore contro costui, che si sarebbe scatenato peggio, chi lavesse preso con le brusche, e non gli avesse voluto conceder nulla, ora, con quella promessa di soddisfazione, con quellosso in bocca, sacquietava un poco, e dava luogo agli altri opposti sentimenti, che sorgevano in una gran parte degli animi. I partigiani della pace, ripreso fiato, secondavano Ferrer in cento maniere: quelli che si trovavan vicini a lui, eccitando e rieccitando col loro il pubblico applauso, e cercando insieme di far ritirare la gente, per aprire il passo alla carrozza; gli altri, applaudendo, ripetendo e facendo passare le sue parole, o quelle che a lor parevano le migliori che potesse dire, dando sulla voce ai furiosi ostinati, e rivolgendo contro di loro la nuova passione della mobile adunanza. Chi e che non vuole che si dica: viva Ferrer Tu non vorresti eh, che il pane fosse a buon mercato Son birboni che non vogliono una giustizia da cristiani: e ce di quelli che schiamazzano piu degli altri, per fare scappare il vicario. In prigione il vicario Viva Ferrer Largo a Ferrer E crescendo sempre piu quelli che parlavan cosi, sandava a proporzione abbassando la baldanza della parte contraria; di maniera che i primi dal predicare vennero anche a dar sulle mani a quelli che diroccavano ancora, a cacciarli indietro, a levar loro dallunghie gli ordigni. Questi fremevano, minacciavano anche, cercavan di rifarsi; ma la causa del sangue era perduta: il grido che predominava era: prigione, giustizia, Ferrer Dopo un po di dibattimento, coloro furon respinti: gli altri simpadroniron della porta, e per tenerla difesa da nuovi assalti, e per prepararvi ladito a Ferrer; e alcuno di essi, mandando dentro una voce a quelli di casa fessure non ne mancava, gli avviso che arrivava soccorso, e che facessero star pronto il vicario, per andar subito... in prigione: ehm, avete inteso E quel Ferrer che aiuta a far le gride domando a un nuovo vicino il nostro Renzo, che si rammento del vidit Ferrer che il dottore gli aveva gridato allorecchio, facendoglielo vedere in fondo di quella tale. Gia: il gran cancelliere gli fu risposto. E un galantuomo, ne vero Eccome se e un galantuomo e quello che aveva messo il pane a buon mercato; e gli altri non hanno voluto; e ora viene a condurre in prigione il vicario, che non ha fatto le cose giuste. Non fa bisogno di dire che Renzo fu subito per Ferrer. Volle andargli incontro addirittura: la cosa non era facile; ma con certe sue spinte e gomitate da alpigiano, riusci a farsi far largo, e a arrivare in prima fila, proprio di fianco alla carrozza. Era questa gia un po inoltrata nella folla; e in quel momento stava ferma, per uno di queglincagli inevitabili e frequenti, in unandata di quella sorte. Il vecchio Ferrer presentava ora alluno, ora allaltro sportello, un viso tutto umile, tutto ridente, tutto amoroso, un viso che aveva tenuto sempre in serbo per quando si trovasse alla presenza di don Filippo IV; ma fu costretto a spenderlo anche in questoccasione. Parlava anche; ma il chiasso e il ronzlo di tante voci, gli evviva stessi che si facevano a lui, lasciavano ben poco e a ben pochi sentir le sue parole. Saiutava dunque co gesti, ora mettendo la punta delle mani sulle labbra, a prendere un bacio che le mani, separandosi subito, distribuivano a destra e a sinistra in ringraziamento alla pubblica benevolenza; ora stendendole e movendole lentamente fuori duno sportello, per chiedere un po di luogo; ora abbassandole garbatamente, per chiedere un po di silenzio. Quando naveva ottenuto un poco, i piu vicini sentivano e ripetevano le sue parole: pane, abbondanza: vengo a far giustizia: un po di luogo di grazia . Sopraffatto poi e come soffogato dal fracasso di tante voci, dalla vista di tanti visi fitti, di tantocchi addosso a lui, si tirava indietro un momento, gonfiava le gote, mandava un gran soffio, e diceva tra se: por mi vida que de gente Viva Ferrer Non abbia paura. Lei e un galantuomo. Pane, pane Si; pane, pane, rispondeva Ferrer: abbondanza; lo prometto io, e metteva la mano al petto. Un po di luogo, aggiungeva subito: vengo per condurlo in prigione, per dargli il giusto gastigo che si merita: e soggiungeva sottovoce: si es culpable. Chinandosi poi innanzi verso il cocchiere, gli diceva in fretta: adelante Pedro si puedes. Il cocchiere sorrideva anche lui alla moltitudine, con una grazia affettuosa, come se fosse stato un gran personaggio; e con un garbo ineffabile, dimenava adagio adagio la frusta, a destra e a sinistra, per chiedere aglincomodi vicini che si ristringessero e si ritirassero un poco. Di grazia, diceva anche lui, signori miei, un po di luogo, un pochino; appena appena da poter passare. Intanto i benevoli piu attivi sadopravano a far fare il luogo chiesto cosi gentilmente. Alcuni davanti ai cavalli facevano ritirar le persone, con buone parole, con un mettere le mani sui petti, con certe spinte soavi: in la, via, un po di luogo, signori ; alcuni facevan lo stesso dalle due parti della carrozza, perche potesse passare senza arrotar piedi, ne ammaccar mostacci; che, oltre il male delle persone, sarebbe stato porre a un gran repentaglio lauge dAntonio Ferrer. Renzo, dopo essere stato qualche momento a vagheggiare quella decorosa vecchiezza, conturbata un po dallangustia, aggravata dalla fatica, ma animata dalla sollecitudine, abbellita, per dir cosi, dalla speranza di togliere un uomo allangosce mortali, Renzo, dico, mise da parte ogni pensiero dandarsene; e si risolvette daiutare Ferrer, e di non abbandonarlo, fin che non fosse ottenuto lintento. Detto fatto, si mise con gli altri a far far largo; e non era certo de meno attivi. Il largo si fece; venite pure avanti, diceva piu duno al cocchiere, ritirandosi o andando a fargli un po di strada piu innanzi. Adelante, presto, con juicio, gli disse anche il padrone; e la carrozza si mosse. Ferrer, in mezzo ai saluti che scialacquava al pubblico in massa, ne faceva certi particolari di ringraziamento, con un sorriso dintelligenza, a quelli che vedeva adoprarsi per lui: e di questi sorrisi ne tocco piu duno a Renzo, il quale per verita se li meritava, e serviva in quel giorno il gran cancelliere meglio che non avrebbe potuto fare il piu bravo de suoi segretari. Al giovane montanaro invaghito di quella buona grazia, pareva quasi daver fatto amicizia con Antonio Ferrer. La carrozza, una volta incamminata, seguito poi, piu o meno adagio, e non senza qualche altra fermatina. Il tragitto non era forse piu che un tiro di schioppo; ma riguardo al tempo impiegatovi, avrebbe potuto parere un viaggetto, anche a chi non avesse avuto la santa fretta di Ferrer. La gente si moveva, davanti e di dietro, a destra e a sinistra della carrozza, a guisa di cavalloni intorno a una nave che avanza nel forte della tempesta. Piu acuto, piu scordato, piu assordante di quello della tempesta era il frastono. Ferrer, guardando ora da una parte, ora dallaltra; atteggiandosi e gestendo insieme, cercava dintender qualche cosa, per accomodar le risposte al bisogno; voleva far alla meglio un po di dialogo con quella brigata damici; ma la cosa era difficile, la piu difficile forse che gli fosse ancora capitata, in tantanni di grancancellierato. Ogni tanto pero, qualche parola, anche qualche frase, ripetuta da un crocchio nel suo passaggio, gli si faceva sentire, come lo scoppio dun razzo piu forte si fa sentire nellimmenso scoppiettio dun fuoco artifiziale. E lui, ora ingegnandosi di rispondere in modo soddisfacente a queste grida, ora dicendo a buon conto le parole che sapeva dover esser piu accette, o che qualche necessita istantanea pareva richiedere, parlo anche lui per tutta la strada. Si, signori; pane, abbondanza. Lo condurro io in prigione: sara gastigato... si es culpable. Si, si, comandero io: il pane a buon mercato. Asi es... cosi e, voglio dire: il re nostro signore non vuole che codesti fedelissimi vassalli patiscan la fame. Ox ox guardaos: non si facciano male, signori. Pedro adelante con juicio. Abbondanza, abbondanza. Un po di luogo, per carita. Pane, pane. In prigione, in prigione. Cosa domandava poi a uno che sera buttato mezzo dentro lo sportello, a urlargli qualche suo consiglio o preghiera o applauso che fosse. Ma costui, senza poter neppure ricevere il cosa era stato tirato indietro da uno che lo vedeva li li per essere schiacciato da una rota. Con queste botte e risposte, tra le incessanti acclamazioni, tra qualche fremito anche dopposizione, che si faceva sentire qua e la, ma era subito soffogato, ecco alla fine Ferrer arrivato alla casa, per opera principalmente di que buoni ausiliari. Gli altri che, come abbiam detto, eran gia li con le medesime buone intenzioni, avevano intanto lavorato a fare e a rifare un po di piazza. Prega, esorta, minaccia; pigia, ripigia, incalza di qua e di la, con quel raddoppiare di voglia, e con quel rinnovamento di forze che viene dal veder vicino il fine desiderato; gli era finalmente riuscito di divider la calca in due, e poi di spingere indietro le due calche; tanto che, tra la porta e la carrozza, che vi si fermo davanti, vera un piccolo spazio voto. Renzo, che, facendo un po da battistrada, un po da scorta, era arrivato con la carrozza, pote collocarsi in una di quelle due frontiere di benevoli, che facevano, nello stesso tempo, ala alla carrozza e argine alle due onde prementi di popolo. E aiutando a rattenerne una con le poderose sue spalle, si trovo anche in un bel posto per poter vedere. Ferrer mise un gran respiro, quando vide quella piazzetta libera, e la porta ancor chiusa. Chiusa qui vuol dire non aperta; del resto i gangheri eran quasi sconficcati fuor de pilastri: i battenti scheggiati, ammaccati, sforzati e scombaciati nel mezzo lasciavano veder fuori da un largo spiraglio un pezzo di catenaccio storto, allentato, e quasi divelto, che, se vogliam dir cosi, li teneva insieme. Un galantuomo sera affacciato a quel fesso, a gridar che aprissero; un altro spalanco in fretta lo sportello della carrozza: il vecchio mise fuori la testa, salzo, e afferrando con la destra il braccio di quel galantuomo, usci, e scese sul predellino. La folla, da una parte e dallaltra, stava tutta in punta di piedi per vedere: mille visi, mille barbe in aria: la curiosita e lattenzione generale creo un momento di generale silenzio. Ferrer, fermatosi quel momento sul predellino, diede unocchiata in giro, saluto con un inchino la moltitudine, come da un pulpito, e messa la mano sinistra al petto, grido: pane e giustizia ; e franco, diritto, togato, scese in terra, tra lacclamazioni che andavano alle stelle. Intanto quelli di dentro avevano aperto, ossia avevan finito daprire, tirando via il catenaccio insieme con gli anelli gia mezzi sconficcati, e allargando lo spiraglio, appena quanto bastava per fare entrare il desideratissimo ospite. Presto, presto, diceva lui: aprite bene, chio possa entrare: e voi, da bravi, tenete indietro la gente; non mi lasciate venire addosso... per lamor del cielo Serbate un po di largo per tra poco. Ehi ehi signori, un momento, diceva poi ancora a quelli di dentro: adagio con quel battente, lasciatemi passare: eh le mie costole; vi raccomando le mie costole. Chiudete ora: no; eh eh la toga la toga Sarebbe in fatti rimasta presa tra i battenti, se Ferrer non navesse ritirato con molta disinvoltura lo strascico, che disparve come la coda duna serpe, che si rimbuca inseguita. Riaccostati i battenti, furono anche riappuntellati alla meglio. Di fuori, quelli che seran costituiti guardia del corpo di Ferrer, lavoravano di spalle, di braccia e di grida, a mantener la piazza vota, pregando in cuor loro il Signore che lo facesse far presto. Presto, presto, diceva anche Ferrer di dentro, sotto il portico, ai servitori, che gli si eran messi dintorno ansanti, gridando: sia benedetto ah eccellenza oh eccellenza uh eccellenza Presto, presto, ripeteva Ferrer: dove questo benedettuomo Il vicario scendeva le scale, mezzo strascicato e mezzo portato da altri suoi servitori, bianco come un panno lavato. Quando vide il suo aiuto, mise un gran respiro; gli torno il polso, gli scorse un po di vita nelle gambe, un po di colore sulle gote; e corse, come pote, verso Ferrer, dicendo: sono nelle mani di Dio e di vostra eccellenza. Ma come uscir di qui Per tutto ce gente che mi vuol morto. Venga usted con migo, e si faccia coraggio: qui fuori ce la mia carrozza; presto, presto . Lo prese per la mano, e lo condusse verso la porta, facendogli coraggio tuttavia; ma diceva intanto tra se: aqui esta el busilis; Dios nos valga La porta sapre; Ferrer esce il primo; laltro dietro, rannicchiato, attaccato, incollato alla toga salvatrice, come un bambino alla sottana della mamma. Quelli che avevan mantenuta la piazza vota, fanno ora, con un alzar di mani, di cappelli, come una rete, una nuvola, per sottrarre alla vista pericolosa della moltitudine il vicario; il quale entra il primo nella carrozza, e vi si rimpiatta in un angolo. Ferrer sale dopo; lo sportello vien chiuso. La moltitudine vide in confuso, riseppe, indovino quel chera accaduto; e mando un urlo dapplausi e dimprecazioni. La parte della strada che rimaneva da farsi, poteva parer la piu difficile e la piu pericolosa. Ma il voto pubblico era abbastanza spiegato per lasciar andare in prigione il vicario; e nel tempo della fermata, molti di quelli che avevano agevolato larrivo di Ferrer, seran tanto ingegnati a preparare e a mantener come una corsia nel mezzo della folla, che la carrozza pote, questa seconda volta, andare un po piu lesta, e di seguito. Di mano in mano che savanzava, le due folle rattenute dalle parti, si ricadevano addosso e si rimischiavano, dietro a quella. Ferrer, appena seduto, sera chinato per avvertire il vicario, che stesse ben rincantucciato nel fondo, e non si facesse vedere, per lamor del cielo; ma lavvertimento era superfluo. Lui, in vece, bisognava che si facesse vedere, per occupare e attirare a se tutta lattenzione del pubblico. E per tutta questa gita, come nella prima, fece al mutabile uditorio un discorso, il piu continuo nel tempo, e il piu sconnesso nel senso, che fosse mai; interrompendolo pero ogni tanto con qualche parolina spagnola, che in fretta in fretta si voltava a bisbigliar nellorecchio del suo acquattato compagno. Si, signori; pane e giustizia: in castello, in prigione, sotto la mia guardia. Grazie, grazie, grazie tante. No, no: non iscappera. Por ablandarlos. E troppo giusto; sesaminera, si vedra. Anchio voglio bene a lor signori. Un gastigo severo. Esto lo digo por su bien. Una meta giusta, una meta onesta, e gastigo agli affamatori. Si tirin da parte, di grazia. Si, si; io sono un galantuomo, amico del popolo. Sara gastigato: e vero, e un birbante, uno scellerato. Perdone, usted. La passera male, la passera male... si es culpable. Si, si, li faremo rigar diritto i fornai. Viva il re, e i buoni milanesi, suoi fedelissimi vassalli Sta fresco, sta fresco. Animo; estamos ya quasi fuera. Avevano in fatti attraversata la maggior calca, e gia eran vicini a uscir al largo, del tutto. Li Ferrer, mentre cominciava a dare un po di riposo a suoi polmoni, vide il soccorso di Pisa, que soldati spagnoli, che pero sulla fine non erano stati affatto inutili, giacche sostenuti e diretti da qualche cittadino, avevano cooperato a mandare in pace un po di gente, e a tenere il passo libero allultima uscita. Allarrivar della carrozza, fecero ala, e presentaron larme al gran cancelliere, il quale fece anche qui un saluto a destra, un saluto a sinistra; e allufiziale, che venne piu vicino a fargli il suo, disse, accompagnando le parole con un cenno della destra: beso a usted las manos: parole che lufiziale intese per quel che volevano dir realmente, cioe: mavete dato un bellaiuto In risposta, fece un altro saluto, e si ristrinse nelle spalle. Era veramente il caso di dire: cedant arma togae; ma Ferrer non aveva in quel momento la testa a citazioni: e del resto sarebbero state parole buttate via, perche lufiziale non intendeva il latino. A Pedro, nel passar tra quelle due file di micheletti, tra que moschetti cosi rispettosamente alzati, gli torno in petto il cuore antico. Si riebbe affatto dallo sbalordimento, si rammento chi era, e chi conduceva; e gridando: ohe ohe senzaggiunta daltre cerimonie, alla gente ormai rada abbastanza per poter esser trattata cosi, e sferzando i cavalli, fece loro prender la rincorsa verso il castello. Levantese levantese; estamos ya fuera, disse Ferrer al vicario; il quale, rassicurato dal cessar delle grida, e dal rapido moto della carrozza, e da quelle parole, si svolse, si sgruppo, salzo; e riavutosi alquanto, comincio a render grazie, grazie e grazie al suo liberatore. Questi, dopo essersi condoluto con lui del pericolo e rallegrato della salvezza: ah esclamo, battendo la mano sulla sua zucca monda, que dira de esto su excelencia, che ha gia tanto la luna a rovescio, per quel maledetto Casale, che non vuole arrendersi Que dira el conde duque, che piglia ombra se una foglia fa piu rumore del solito Que dira el rey nuestro seor, che pur qualche cosa bisognera che venga a risapere dun fracasso cosi E sara poi finito Dios lo sabe. Ah per me, non voglio piu impicciarmene, diceva il vicario: me ne chiamo fuori; rassegno la mia carica nelle mani di vostra eccellenza, e vo a vivere in una grotta, sur una montagna, a far leremita, lontano, lontano da questa gente bestiale. Usted fara quello che sara piu conveniente por el servicio de su magestad, rispose gravemente il gran cancelliere. Sua maesta non vorra la mia morte, replicava il vicario: in una grotta, in una grotta; lontano da costoro. Che avvenisse poi di questo suo proponimento non lo dice il nostro autore, il quale, dopo avere accompagnato il poveruomo in castello, non fa piu menzione de fatti suoi. CAPITOLO XIV La folla rimasta indietro comincio a sbandarsi, a diramarsi a destra e a sinistra, per questa e per quella strada. Chi andava a casa, a accudire anche alle sue faccende; chi sallontanava, per respirare un po al largo, dopo tante ore di stretta; chi, in cerca damici, per ciarlare de gran fatti della giornata. Lo stesso sgombero sandava facendo dallaltro sbocco della strada, nella quale la gente resto abbastanza rada perche quel drappello di spagnoli potesse, senza trovar resistenza, avanzarsi, e postarsi alla casa del vicario. Accosto a quella stava ancor condensato il fondaccio, per dir cosi, del tumulto; un branco di birboni, che malcontenti duna fine cosi fredda e cosi imperfetta dun cosi grandapparato, parte brontolavano, parte bestemmiavano, parte tenevan consiglio, per veder se qualche cosa si potesse ancora intraprendere; e, come per provare, andavano urtacchiando e pigiando quella povera porta, chera stata di nuovo appuntellata alla meglio. Allarrivar del drappello, tutti coloro, chi diritto diritto, chi baloccandosi, e come a stento, se nandarono dalla parte opposta, lasciando il campo libero a soldati, che lo presero, e vi si postarono, a guardia della casa e della strada. Ma tutte le strade del contorno erano seminate di crocchi: dove ceran due o tre persone ferme, se ne fermavano tre, quattro, venti altre: qui qualcheduno si staccava; la tutto un crocchio si moveva insieme: era come quella nuvolaglia che talvolta rimane sparsa, e gira per lazzurro del cielo, dopo una burrasca; e fa dire a chi guarda in su: questo tempo non e rimesso bene. Pensate poi che babilonia di discorsi. Chi raccontava con enfasi i casi particolari che aveva visti; chi raccontava cio che lui stesso aveva fatto; chi si rallegrava che la cosa fosse finita bene, e lodava Ferrer, e pronosticava guai seri per il vicario; chi, sghignazzando, diceva: non abbiate paura, che non lammazzeranno: il lupo non mangia la carne del lupo ; chi piu stizzosamente mormorava che non seran fatte le cose a dovere, chera un inganno, e chera stata una pazzia il far tanto chiasso, per lasciarsi poi canzonare in quella maniera. Intanto il sole era andato sotto, le cose diventavan tutte dun colore; e molti, stanchi della giornata e annoiati di ciarlare al buio, tornavano verso casa. Il nostro giovine, dopo avere aiutato il passaggio della carrozza, finche cera stato bisogno daiuto, e esser passato anche lui dietro a quella, tra le file de soldati, come in trionfo, si rallegro quando la vide correr liberamente, e fuor di pericolo; fece un po di strada con la folla, e nusci, alla prima cantonata, per respirare anche lui un po liberamente. Fatto chebbe pochi passi al largo, in mezzo allagitazione di tanti sentimenti, di tante immagini, recenti e confuse, senti un gran bisogno di mangiare e di riposarsi; e comincio a guardare in su, da una parte e dallaltra, cercando uninsegna dosteria; giacche, per andare al convento de cappuccini, era troppo tardi. Camminando cosi con la testa per aria, si trovo a ridosso a un crocchio; e fermatosi, senti che vi discorrevan di congetture, di disegni, per il giorno dopo. Stato un momento a sentire, non pote tenersi di non dire anche lui la sua; parendogli che potesse senza presunzione proporre qualche cosa chi aveva fatto tanto. E persuaso, per tutto cio che aveva visto in quel giorno, che ormal, per mandare a effetto una cosa, bastasse farla entrare in grazia a quelli che giravano per le strade, signori miei grido, in tono desordio: devo dire anchio il mio debol parere Il mio debol parere e questo: che non e solamente nellaffare del pane che si fanno delle bricconerie: e giacche oggi se visto chiaro che, a farsi sentire, sottiene quel che e giusto; bisogna andar avanti cosi, fin che non si sia messo rimedio a tutte quelle altre scelleratezze, e che il mondo vada un po piu da cristiani. Non e vero, signori miei, che ce una mano di tiranni, che fanno proprio al rovescio de dieci comandamenti, e vanno a cercar la gente quieta, che non pensa a loro, per farle ogni male, e poi hanno sempre ragione anzi quando nhanno fatta una piu grossa del solito, camminano con la testa piu alta, che par che gli sabbia a rifare il resto Gia anche in Milano ce ne devessere la sua parte. Pur troppo, disse una voce. Lo dicevo io, riprese Renzo: gia le storie si raccontano anche da noi. E poi la cosa parla da se. Mettiamo, per esempio, che qualcheduno di costoro che voglio dir io stia un po in campagna, un po in Milano: se e un diavolo la, non vorra esser un angiolo qui; mi pare. Dunque mi dicano un poco, signori miei, se hanno mai visto uno di questi col muso allinferriata. E quel che e peggio e questo lo posso dir io di sicuro, e che le gride ci sono, stampate, per gastigarli: e non gia gride senza costrutto; fatte benissimo, che noi non potremmo trovar niente di meglio; ci son nominate le bricconerie chiare, proprio come succedono; e a ciascheduna, il suo buon gastigo. E dice: sia chi si sia, vili e plebei, e che so io. Ora, andate a dire ai dottori, scribi e farisei, che vi facciano far giustizia, secondo che canta la grida: vi danno retta come il papa ai furfanti: cose da far girare il cervello a qualunque galantuomo. Si vede dunque chiaramente che il re, e quelli che comandano, vorrebbero che i birboni fossero gastigati; ma non se ne fa nulla, perche ce una lega. Dunque bisogna romperla; bisogna andar domattina da Ferrer, che quello e un galantuomo, un signore alla mano; e oggi se potuto vedere comera contento di trovarsi con la povera gente, e come cercava di sentir le ragioni che gli venivan dette, e rispondeva con buona grazia. Bisogna andar da Ferrer, e dirgli come stanno le cose; e io, per la parte mia, gliene posso raccontar delle belle; che ho visto io, co miei occhi, una grida con tanto darme in cima, ed era stata fatta da tre di quelli che possono, che dognuno cera sotto il suo nome belle stampato, e uno di questi nomi era Ferrer, visto da me, co miei occhi: ora, questa grida diceva proprio le cose giuste per me; e un dottore al quale io gli dissi che dunque mi facesse render giustizia, comera lintenzione di que tre signori, tra i quali cera anche Ferrer, questo signor dottore, che maveva fatto veder la grida lui medesimo, che e il piu bello, ah ah pareva che gli dicessi delle pazzie. Son sicuro che, quando quel caro vecchione sentira queste belle cose; che lui non le puo saper tutte, specialmente quelle di fuori; non vorra piu che il mondo vada cosi, e ci mettera un buon rimedio. E poi, anche loro, se fanno le gride, devono aver piacere che subbidisca: che e anche un disprezzo, un pitaffio col loro nome, contarlo per nulla. E se i prepotenti non vogliono abbassar la testa, e fanno il pazzo, siam qui noi per aiutarlo, come se fatto oggi. Non dico che deva andar lui in giro, in carrozza, ad acchiappar tutti i birboni, prepotenti e tiranni: si; ci vorrebbe larca di Noe. Bisogna che lui comandi a chi tocca, e non solamente in Milano, ma per tutto, che faccian le cose conforme dicon le gride; e formare un buon processo addosso a tutti quelli che hanno commesso di quelle bricconerie; e dove dice prigione, prigione; dove dice galera, galera; e dire ai podesta che faccian davvero; se no, mandarli a spasso, e metterne de meglio: e poi, come dico, ci saremo anche noi a dare una mano. E ordinare a dottori che stiano a sentire i poveri e parlino in difesa della ragione. Dico bene, signori miei Renzo aveva parlato tanto di cuore, che, fin dallesordio, una gran parte de radunati, sospeso ogni altro discorso, seran rivoltati a lui; e, a un certo punto, tutti erano divenuti suoi uditori. Un grido confuso dapplausi, di bravo: sicuro: ha ragione: e vero pur troppo, fu come la risposta delludienza. Non mancaron pero i critici. Eh si, diceva uno: dar retta a montanari: son tutti avvocati ; e se ne andava. Ora, mormorava un altro, ogni scalzacane vorra dir la sua; e a furia di metter carne a fuoco, non savra il pane a buon mercato; che e quello per cui ci siam mossi . Renzo pero non senti che i complimenti; chi gli prendeva una mano, chi gli prendeva laltra. A rivederci a domani. Dove Sulla piazza del duomo. Va bene. Va bene. E qualcosa si fara. E qualcosa si fara. Chi e di questi bravi signori che voglia insegnarmi unosteria, per mangiare un boccone, e dormire da povero figliuolo disse Renzo. Son qui io a servirvi, quel bravo giovine, disse uno, che aveva ascoltata attentamente la predica, e non aveva detto ancor nulla. Conosco appunto unosteria che fara al caso vostro; e vi raccomandero al padrone, che e mio amico, e galantuomo. Qui vicino domando Renzo. Poco distante, rispose colui. La radunata si sciolse; e Renzo, dopo molte strette di mani sconosciute, savvio con lo sconosciuto, ringraziandolo della sua cortesia. Di che cosa diceva colui: una mano lava laltra, e tutte due lavano il viso. Non siamo obbligati a far servizio al prossimo E camminando, faceva a Renzo, in aria di discorso, ora una, ora unaltra domanda. Non per sapere i fatti vostri; ma voi mi parete molto stracco: da che paese venite Vengo, rispose Renzo, fino, fino da Lecco. Fin da Lecco Di Lecco siete Di Lecco... cioe del territorio. Povero giovine per quanto ho potuto intendere da vostri discorsi, ve nhanno fatte delle grosse. Eh caro il mio galantuomo ho dovuto parlare con un po di politica, per non dire in pubblico i fatti miei; ma... basta, qualche giorno si sapra; e allora... Ma qui vedo uninsegna dosteria; e, in fede mia, non ho voglia dandar piu lontano. No, no venite dovho detto io, che ce poco, disse la guida: qui non istareste bene. Eh, si; rispose il giovine: non sono un signorino avvezzo a star nel cotone: qualcosa alla buona da mettere in castello, e un saccone, mi basta: quel che mi preme e di trovar presto luno e laltro. Alla provvidenza Ed entro in un usciaccio, sopra il quale pendeva linsegna della luna piena. Bene; vi condurro qui, giacche vi piace cosi, disse lo sconosciuto; e gli ando dietro. Non occorre che vincomodiate di piu, rispose Renzo. Pero, soggiunse, se venite a bere un bicchiere con me, mi fate piacere. Accettero le vostre grazie, rispose colui; e ando, come piu pratico del luogo, innanzi a Renzo, per un cortiletto; saccosto alluscio che metteva in cucina, alzo il saliscendi, apri, e ventro col suo compagno. Due lumi a mano, pendenti da due pertiche attaccate alla trave del palco, vi spandevano una mezza luce. Molta gente era seduta, non pero in ozio, su due panche, di qua e di la duna tavola stretta e lunga, che teneva quasi tutta una parte della stanza: a intervalli, tovaglie e piatti; a intervalli, carte voltate e rivoltate, dadi buttati e raccolti; fiaschi e bicchieri per tutto. Si vedevano anche correre berlinghe, reali e parpagliole, che, se avessero potuto parlare, avrebbero detto probabilmente: noi eravamo stamattina nella ciotola dun fornaio, o nelle tasche di qualche spettatore del tumulto, che tuttintento a vedere come andassero gli affari pubblici, si dimenticava di vigilar le sue faccendole private . Il chiasso era grande. Un garzone girava innanzi e indietro, in fretta e in furia, al servizio di quella tavola insieme e tavoliere: loste era a sedere sur una piccola panca, sotto la cappa del cammino, occupato, in apparenza, in certe figure che faceva e disfaceva nella cenere, con le molle; ma in realta intento a tutto cio che accadeva intorno a lui. Salzo, al rumore del saliscendi; e ando incontro ai soprarrivati. Vista chebbe la guida, maledetto disse tra se: che tu mabbia a venir sempre tra piedi, quando meno ti vorrei Data poi unocchiata in fretta a Renzo, disse, ancora tra se: non ti conosco; ma venendo con un tal cacciatore, o cane o lepre sarai: quando avrai detto due parole, ti conoscero . Pero, di queste riflessioni nulla trasparve sulla faccia delloste, la quale stava immobile come un ritratto: una faccia pienotta e lucente, con una barbetta folta, rossiccia, e due occhietti chiari e fissi. Cosa comandan questi signori disse ad alta voce. Prima di tutto, un buon fiasco di vino sincero, disse Renzo: e poi un boccone . Cosi dicendo, si butto a sedere sur una panca, verso la cima della tavola, e mando un ah sonoro, come se volesse dire: fa bene un po di panca, dopo essere stato, tanto tempo, ritto e in faccende. Ma gli venne subito in mente quella panca e quella tavola, a cui era stato seduto lultima volta, con Lucia e con Agnese: e mise un sospiro. Scosse poi la testa, come per iscacciar quel pensiero: e vide venir loste col vino. Il compagno sera messo a sedere in faccia a Renzo. Questo gli mesce subito da bere, dicendo: per bagnar le labbra . E riempito laltro bicchiere, lo tracanno in un sorso. Cosa mi darete da mangiare disse poi alloste. Ho dello stufato: vi piace disse questo. Si, bravo; dello stufato. Sarete servito, disse loste a Renzo; e al garzone: servite questo forestiero . E savvio verso il cammino. Ma... riprese poi, tornando verso Renzo: ma pane, non ce nho in questa giornata. Al pane, disse Renzo, ad alta voce e ridendo, ci ha pensato la provvidenza . E tirato fuori il terzo e ultimo di que pani raccolti sotto la croce di san Dionigi, lalzo per aria, gridando: ecco il pane della provvidenza Allesclamazione, molti si voltarono; e vedendo quel trofeo in aria, uno grido: viva il pane a buon mercato A buon mercato disse Renzo: gratis et amore. Meglio, meglio. Ma, soggiunse subito Renzo, non vorrei che lor signori pensassero a male. Non e chio labbia, come si suol dire, sgraffignato. Lho trovato in terra; e se potessi trovare anche il padrone, son pronto a pagarglielo. Bravo bravo gridarono, sghignazzando piu forte, i compagnoni; a nessuno de quali passo per la mente che quelle parole fossero dette davvero. Credono chio canzoni; ma le proprio cosi, disse Renzo alla sua guida; e, girando in mano quel pane, soggiunse: vedete come lhanno accomodato; pare una schiacciata: ma ce nera del prossimo Se ci si trovavan di quelli che han lossa un po tenere, saranno stati freschi . E subito, divorati tre o quattro bocconi di quel pane, gli mando dietro un secondo bicchier di vino; e soggiunse: da se non vuol andar giu questo pane. Non ho avuto mai la gola tanto secca. Se fatto un gran gridare Preparate un buon letto a questo bravo giovine, disse la guida: perche ha intenzione di dormir qui. Volete dormir qui domando loste a Renzo, avvicinandosi alla tavola. Sicuro, rispose Renzo: un letto alla buona; basta che i lenzoli sian di bucato; perche son povero figliuolo, ma avvezzo alla pulizia. Oh, in quanto a questo disse loste: ando al banco, chera in un angolo della cucina; e ritorno, con un calamaio e un pezzetto di carta bianca in una mano, e una penna nellaltra. Cosa vuol dir questo esclamo Renzo, ingoiando un boccone dello stufato che il garzone gli aveva messo davanti, e sorridendo poi con maraviglia, soggiunse: e il lenzolo di bucato, codesto Loste, senza rispondere, poso sulla tavola il calamaio e la carta; poi appoggio sulla tavola medesima il braccio sinistro e il gomito destro; e, con la penna in aria, e il viso alzato verso Renzo, gli disse: fatemi il piacere di dirmi il vostro nome, cognome e patria. Cosa disse Renzo: cosa centrano codeste storie col letto Io fo il mio dovere, disse loste, guardando in viso alla guida: noi siamo obbligati a render conto di tutte le persone che vengono a alloggiar da noi: nome e cognome, e di che nazione sara, a che negozio viene, se ha seco armi... quanto tempo ha di fermarsi in questa citta... Son parole della grida. Prima di rispondere, Renzo voto un altro bicchiere: era il terzo; e dora in poi ho paura che non li potremo piu contare. Poi disse: ah ah avete la grida E io fo conto desser dottor di legge; e allora so subito che caso si fa delle gride. Dico davvero, disse loste, sempre guardando il muto compagno di Renzo; e, andato di nuovo al banco, ne levo dalla cassetta un gran foglio, un proprio esemplare della grida; e venne a spiegarlo davanti agli occhi di Renzo. Ah ecco esclamo questo, alzando con una mano il bicchiere riempito di nuovo, e rivotandolo subito, e stendendo poi laltra mano, con un dito teso, verso la grida: ecco quel bel foglio di messale. Me ne rallegro moltissimo. La conosco quellarme; so cosa vuol dire quella faccia dariano, con la corda al collo . In cima alle gride si metteva allora larme del governatore; e in quella di don Gonzalo Fernandez de Cordova, spiccava un re moro incatenato per la gola. Vuol dire, quella faccia: comanda chi puo, e ubbidisce chi vuole. Quando questa faccia avra fatto andare in galera il signor don... basta, lo so io; come dice in un altro foglio di messale compagno a questo; quando avra fatto in maniera che un giovine onesto possa sposare una giovine onesta che e contenta di sposarlo, allora le diro il mio nome a questa faccia; le daro anche un bacio per di piu. Posso aver delle buone ragioni per non dirlo, il mio nome. Oh bella E se un furfantone, che avesse al suo comando una mano daltri furfanti: perche se fosse solo... e qui fini la frase con un gesto: se un furfantone volesse saper dovio sono, per farmi qualche brutto tiro, domando io se questa faccia si moverebbe per aiutarmi. Devo dire i fatti miei Anche questa e nuova. Son venuto a Milano per confessarmi, supponiamo; ma voglio confessarmi da un padre cappuccino, per modo di dire, e non da un oste. Loste stava zitto, e seguitava a guardar la guida, la quale non faceva dimostrazione di sorte veruna. Renzo, ci dispiace il dirlo, tracanno un altro bicchiere, e prosegui: ti portero una ragione, il mio caro oste, che ti capacitera. Se le gride che parlan bene, in favore de buoni cristiani, non contano; tanto meno devon contare quelle che parlan male. Dunque leva tutti questimbrogli, e porta in vece un altro fiasco; perche questo e fesso . Cosi dicendo, lo percosse leggermente con le nocca, e soggiunse: senti, senti, oste, come crocchia. Anche questa volta, Renzo aveva, a poco a poco, attirata lattenzione di quelli che gli stavan dintorno: e anche questa volta, fu applaudito dal suo uditorio. Cosa devo fare disse loste, guardando quello sconosciuto, che non era tale per lui. Via, via, gridaron molti di que compagnoni: ha ragione quel giovine: son tutte angherie, trappole, impicci: legge nuova Oggi, legge nuova. In mezzo a queste grida, lo sconosciuto, dando alloste unocchiata di rimprovero, per quellinterrogazione troppo scoperta, disse: lasciatelo un po fare a suo modo: non fate scene. Ho fatto il mio dovere, disse loste, forte; e poi tra se: ora ho le spalle al muro. E prese la carta, la penna, il calamaio, la grida, e il fiasco voto, per consegnarlo al garzone. Porta del medesimo, disse Renzo: che lo trovo galantuomo; e lo metteremo a letto come laltro, senza domandargli nome e cognome, e di che nazione sara, e cosa viene a fare, e se ha a stare un pezzo in questa citta. Del medesimo, disse loste al garzone, dandogli il fiasco; e ritorno a sedere sotto la cappa del cammino. Altro che lepre pensava, istoriando di nuovo la cenere: e in che mani sei capitato Pezzo dasino se vuoi affogare, affoga; ma loste della luna piena non deve andarne di mezzo, per le tue pazzie . Renzo ringrazio la guida, e tutti quegli altri che avevan prese le sue parti. Bravi amici disse: ora vedo proprio che i galantuomini si danno la mano, e si sostengono . Poi, spianando la destra per aria sopra la tavola, e mettendosi di nuovo in attitudine di predicatore, gran cosa, esclamo, che tutti quelli che regolano il mondo, voglian fare entrar per tutto carta, penna e calamaio Sempre la penna per aria Grande smania che hanno que signori dadoprar la penna Ehi, quel galantuomo di campagna volete saperne la ragione disse ridendo uno di que giocatori, che vinceva. Sentiamo un poco, rispose Renzo. La ragione e questa, disse colui: che que signori son loro che mangian loche, e si trovan li tante penne, tante penne, che qualcosa bisogna che ne facciano. Tutti si misero a ridere, fuor che il compagno che perdeva. To, disse Renzo: e un poeta costui. Ce ne anche qui de poeti: gia ne nasce per tutto. Nho una vena anchio, e qualche volta ne dico delle curiose... ma quando le cose vanno bene. Per capire questa baggianata del povero Renzo, bisogna sapere che, presso il volgo di Milano, e del contado ancora piu, poeta non significa gia, come per tutti i galantuomini, un sacro ingegno, un abitator di Pindo, un allievo delle Muse; vuol dire un cervello bizzarro e un po balzano, che, ne discorsi e ne fatti, abbia piu dellarguto e del singolare che del ragionevole. Tanto quel guastamestieri del volgo e ardito a manomettere le parole, e a far dir loro le cose piu lontane dal loro legittimo significato Perche, vi domando io, cosa ci ha che fare poeta con cervello balzano Ma la ragione giusta la diro io, soggiunse Renzo: e perche la penna la tengon loro: e cosi, le parole che dicon loro, volan via, e spariscono; le parole che dice un povero figliuolo, stanno attenti bene, e presto presto le infilzan per aria, con quella penna, e te le inchiodano sulla carta, per servirsene, a tempo e luogo. Hanno poi anche unaltra malizia; che, quando vogliono imbrogliare un povero figliuolo, che non abbia studiato, ma che abbia un po di... so io quel che voglio dire... e, per farsi intendere, andava picchiando, e come arietando la fronte con la punta dellindice; e saccorgono che comincia a capir limbroglio, taffete, buttan dentro nel discorso qualche parola in latino, per fargli perdere il filo, per confondergli la testa. Basta; se ne deve smetter dellusanze Oggi, a buon conto, se fatto tutto in volgare, e senza carta, penna e calamaio; e domani, se la gente sapra regolarsi, se ne fara anche delle meglio: senza torcere un capello a nessuno, pero; tutto per via di giustizia. Intanto alcuni di que compagnoni seran rimessi a giocare, altri a mangiare, molti a gridare; alcuni se nandavano; altra gente arrivava; loste badava agli uni e agli altri: tutte cose che non hanno che fare con la nostra storia. Anche la sconosciuta guida non vedeva lora dandarsene; non aveva, a quel che paresse, nessun affare in quel luogo; eppure non voleva partire prima daver chiacchierato un altro poco con Renzo in particolare. Si volto a lui, riattacco il discorso del pane; e dopo alcune di quelle frasi che, da qualche tempo, correvano per tutte le bocche, venne a metter fuori un suo progetto. Eh se comandassi io, disse, lo troverei il verso di fare andar le cose bene. Come vorreste fare domando Renzo, guardandolo con due occhietti brillanti piu del dovere, e storcendo un po la bocca, come per star piu attento. Come vorrei fare disse colui: vorrei che ci fosse pane per tutti; tanto per i poveri, come per i ricchi. Ah cosi va bene, disse Renzo. Ecco come farei. Una meta onesta, che tutti ci potessero campare. E poi, distribuire il pane in ragione delle bocche: perche ce deglingordi indiscreti, che vorrebbero tutto per loro, e fanno a ruffa raffa, pigliano a buon conto; e poi manca il pane alla povera gente. Dunque dividere il pane. E come si fa Ecco: dare un bel biglietto a ogni famiglia, in proporzion delle bocche, per andare a prendere il pane dal fornaio. A me, per esempio, dovrebbero rilasciare un biglietto in questa forma: Ambrogio Fusella, di professione spadaio, con moglie e quattro figliuoli, tutti in eta da mangiar pane notate bene: gli si dia pane tanto, e paghi soldi tanti. Ma far le cose giuste, sempre in ragion delle bocche. A voi, per esempio, dovrebbero fare un biglietto per... il vostro nome Lorenzo Tramaglino, disse il giovine; il quale, invaghito del progetto, non fece attenzione chera tutto fondato su carta, penna e calamaio; e che, per metterlo in opera, la prima cosa doveva essere di raccogliere i nomi delle persone. Benissimo, disse lo sconosciuto: ma avete moglie e figliuoli Dovrei bene... figliuoli no... troppo presto... ma la moglie... se il mondo andasse come dovrebbe andare... Ah siete solo Dunque abbiate pazienza, ma una porzione piu piccola. E giusto; ma se presto, come spero... e con laiuto di Dio.. Basta; quando avessi moglie anchio Allora si cambia il biglietto, e si cresce la porzione. Come vho detto; sempre in ragion delle bocche, disse lo sconosciuto, alzandosi. Cosi va bene, grido Renzo; e continuo, gridando e battendo il pugno sulla tavola: e perche non la fanno una legge cosi Cosa volete che vi dica Intanto vi do la buona notte, e me ne vo; perche penso che la moglie e i figliuoli maspetteranno da un pezzo. Un altro gocciolino, un altro gocciolino, gridava Renzo, riempiendo in fretta il bicchiere di colui; e subito alzatosi, e acchiappatolo per una falda del farsetto, tirava forte, per farlo seder di nuovo. Un altro gocciolino: non mi fate questaffronto. Ma lamico, con una stratta, si libero, e lasciando Renzo fare un guazzabuglio distanze e di rimproveri, disse di nuovo: buona notte, e se nando. Renzo seguitava ancora a predicargli, che quello era gia in istrada; e poi ripiombo sulla panca. Fisso gli occhi su quel bicchiere che aveva riempito; e, vedendo passar davanti alla tavola il garzone, gli accenno di fermarsi, come se avesse qualche affare da comunicargli; poi gli accenno il bicchiere, e con una pronunzia lenta e solenne, spiccando le parole in un certo modo particolare, disse: ecco, lavevo preparato per quel galantuomo: vedete; pieno raso, proprio da amico; ma non lha voluto. Alle volte, la gente ha dellidee curiose. Io non ci ho colpa: il mio buon cuore lho fatto vedere. Ora, giacche la cosa e fatta, non bisogna lasciarlo andare a male . Cosi detto, lo prese, e lo voto in un sorso. Ho inteso, disse il garzone, andandosene. Ah avete inteso anche voi, riprese Renzo: dunque e vero. Quando le ragioni son giuste... Qui e necessario tutto lamore, che portiamo alla verita, per farci proseguire fedelmente un racconto di cosi poco onore a un personaggio tanto principale, si potrebbe quasi dire al primo uomo della nostra storia. Per questa stessa ragione dimparzialita, dobbiamo pero anche avvertire chera la prima volta, che a Renzo avvenisse un caso simile: e appunto questo suo non esser uso a stravizi fu cagione in gran parte che il primo gli riuscisse cosi fatale. Que pochi bicchieri che aveva buttati giu da principio, luno dietro laltro, contro il suo solito, parte per quellarsione che si sentiva, parte per una certa alterazione danimo, che non gli lasciava far nulla con misura, gli diedero subito alla testa: a un bevitore un po esercitato non avrebbero fatto altro che levargli la sete. Su questo il nostro anonimo fa una osservazione, che noi ripeteremo: e conti quel che puo contare. Le abitudini temperate e oneste, dice, recano anche questo vantaggio, che, quanto piu sono inveterate e radicate in un uomo, tanto piu facilmente, appena appena se nallontani, se ne risente subito; dimodoche se ne ricorda poi per un pezzo; e anche uno sproposito gli serve di scola. Comunque sia, quando que primi fumi furono saliti alla testa di Renzo, vino e parole continuarono a andare, luno in giu e laltre in su, senza misura ne regola: e, al punto a cui labbiam lasciato, stava gia come poteva. Si sentiva una gran voglia di parlare: ascoltatori, o almeno uomini presenti che potesse prender per tali, non ne mancava; e, per qualche tempo, anche le parole eran venute via senza farsi pregare, e seran lasciate collocare in un certo qual ordine. Ma a poco a poco, quella faccenda di finir le frasi comincio a divenirgli fieramente difficile. Il pensiero, che sera presentato vivo e risoluto alla sua mente, sannebbiava e svaniva tutta un tratto; e la parola, dopo essersi fatta aspettare un pezzo, non era quella che fosse al caso. In queste angustie, per uno di que falsi istinti che, in tante cose, rovinan gli uomini, ricorreva a quel benedetto fiasco. Ma di che aiuto gli potesse essere il fiasco, in una tale circostanza, chi ha fior di senno lo dica. Noi riferiremo soltanto alcune delle moltissime parole che mando fuori, in quella sciagurata sera: le molte piu che tralasciamo, disdirebbero troppo; perche, non solo non hanno senso, ma non fanno vista daverlo: condizione necessaria in un libro stampato. Ah oste, oste ricomincio, accompagnandolo con locchio intorno alla tavola, o sotto la cappa del cammino; talvolta fissandolo dove non era, e parlando sempre in mezzo al chiasso della brigata: oste che tu sei Non posso mandarla giu... quel tiro del nome, cognome e negozio. A un figliuolo par mio... Non ti sei portato bene. Che soddisfazione, che sugo, che gusto... di mettere in carta un povero figliuolo Parlo bene, signori Gli osti dovrebbero tenere dalla parte de buoni figliuoli... Senti, senti, oste; ti voglio fare un paragone... per la ragione... Ridono eh Ho un po di brio, si... ma le ragioni le dico giuste. Dimmi un poco; chi e che ti manda avanti la bottega I poveri figliuoli, ne vero dico bene Guarda un po se que signori delle gride vengono mai da te a bere un bicchierino. Tutta gente che beve acqua, disse un vicino di Renzo. Vogliono stare in se, soggiunse un altro, per poter dir le bugie a dovere. Ah grido Renzo: ora e il poeta che ha parlato. Dunque intendete anche voi altri le mie ragioni. Rispondi dunque, oste: e Ferrer, che e il meglio di tutti, e mai venuto qui a fare un brindisi, e a spendere un becco dun quattrino E quel cane assassino di don... Sto zitto, perche sono in cervello anche troppo. Ferrer e il padre Crrr... so io, son due galantuomini; ma ce ne pochi de galantuomini. I vecchi peggio de giovani; e i giovani... peggio ancora de vecchi. Pero, son contento che non si sia fatto sangue: oibo; barbarie, da lasciarle fare al boia. Pane; oh questo si. Ne ho ricevuti degli urtoni; ma... ne ho anche dati. Largo abbondanza viva... Eppure, anche Ferrer... qualche parolina in latino... sies baraos trapolorum... Maledetto vizio Viva giustizia pane ah, ecco le parole giuste... La ci volevano que galantuomini... quando scappo fuori quel maledetto ton ton ton, e poi ancora ton ton ton. Non si sarebbe fuggiti, ve, allora. Tenerlo li quel signor curato... So io a chi penso A questa parola, abbasso la testa, e stette qualche tempo, come assorto in un pensiero: poi mise un gran sospiro, e alzo il viso, con due occhi inumiditi e lustri, con un certo accoramento cosi svenevole, cosi sguaiato, che guai se chi nera loggetto avesse potuto vederlo un momento. Ma quegli omacci che gia avevan cominciato a prendersi spasso delleloquenza appassionata e imbrogliata di Renzo, tanto piu se ne presero della sua aria compunta; i piu vicini dicevano agli altri: guardate; e tutti si voltavano a lui; tanto che divenne lo zimbello della brigata. Non gia che tutti fossero nel loro buon senno, o nel loro qual si fosse senno ordinario; ma, per dire il vero, nessuno nera tanto uscito, quanto il povero Renzo: e per di piu era contadino. Si misero, or luno or laltro, a stuzzicarlo con domande sciocche e grossolane, con cerimonie canzonatorie. Renzo, ora dava segno daverselo per male, ora prendeva la cosa in ischerzo, ora, senza badare a tutte quelle voci, parlava di tuttaltro, ora rispondeva, ora interrogava; sempre a salti, e fuor di proposito. Per buona sorte, in quel vaneggiamento, gli era pero rimasta come unattenzione istintiva a scansare i nomi delle persone; dimodoche anche quello che doveva esser piu altamente fitto nella sua memoria, non fu proferito: che troppo ci dispiacerebbe se quel nome, per il quale anche noi sentiamo un po daffetto e di riverenza, fosse stato strascinato per quelle boccacce, fosse divenuto trastullo di quelle lingue sciagurate. CAPITOLO XV Loste, vedendo che il gioco andava in lungo, sera accostato a Renzo; e pregando, con buona grazia, quegli altri che lo lasciassero stare, landava scotendo per un braccio, e cercava di fargli intendere e di persuaderlo che andasse a dormire. Ma Renzo tornava sempre da capo col nome e cognome, e con le gride, e co buoni figliuoli. Pero quelle parole: letto e dormire, ripetute al suo orecchio, gli entraron finalmente in testa; gli fecero sentire un po piu distintamente il bisogno di cio che significavano, e produssero un momento di lucido intervallo. Quel po di senno che gli torno, gli fece in certo modo capire che il piu se nera andato: a un di presso come lultimo moccolo rimasto acceso dunilluminazione, fa vedere gli altri spenti. Si fece coraggio; stese le mani, e le appuntello sulla tavola; tento, una e due volte, dalzarsi; sospiro, barcollo; alla terza, sorretto dalloste, si rizzo. Quello, reggendolo tuttavia, lo fece uscire di tra la tavola e la panca; e, preso con una mano un lume, con laltra, parte lo condusse, parte lo tiro, alla meglio, verso luscio di scala. Li Renzo, al chiasso de saluti che coloro gli urlavan dietro, si volto in fretta; e se il suo sostenitore non fosse stato ben lesto a tenerlo per un braccio, la voltata sarebbe stata un capitombolo; si volto dunque, e, con laltro braccio che gli rimaneva libero, andava trinciando e iscrivendo nellaria certi saluti, a guisa dun nodo di Salomone. Andiamo a letto, a letto, disse loste, strascicandolo; gli fece imboccar luscio; e con piu fatica ancora, lo tiro in cima di quella scaletta, e poi nella camera che gli aveva destinata. Renzo, visto il letto che laspettava, si rallegro; guardo amorevolmente loste, con due occhietti che ora scintillavan piu che mai, ora seclissavano, come due lucciole; cerco dequilibrarsi sulle gambe; e stese la mano al viso delloste, per prendergli il ganascino, in segno damicizia e di riconoscenza; ma non gli riusci. Bravo oste gli riusci pero di dire: ora vedo che sei un galantuomo: questa e unopera buona, dare un letto a un buon figliuolo; ma quella figura che mhai fatta, sul nome e cognome, quella non era da galantuomo. Per buona sorte che anchio son furbo la mia parte... Loste, il quale non pensava che colui potesse ancor tanto connettere; loste che, per lunga esperienza, sapeva quanto gli uomini, in quello stato, sian piu soggetti del solito a cambiar di parere, volle approfittare di quel lucido intervallo, per fare un altro tentativo. Figliuolo caro, disse, con una voce e con un fare tutto gentile: non lho fatto per seccarvi, ne per sapere i fatti vostri. Cosa volete e legge: anche noi bisogna ubbidire; altrimenti siamo i primi a portarne la pena. E meglio contentarli, e... Di che si tratta finalmente Gran cosa dir due parole. Non per loro, ma per fare un piacere a me: via; qui tra noi, a quattrocchi, facciam le nostre cose; ditemi il vostro nome, e... e poi andate a letto col cuor quieto. Ah birbone esclamo Renzo: mariolo tu mi torni ancora in campo con quellinfamita del nome, cognome e negozio Sta zitto, buffone; va a letto, diceva loste. Ma Renzo continuava piu forte: ho inteso: sei della lega anche tu. Aspetta, aspetta, che taccomodo io . E voltando la testa verso la scaletta, cominciava a urlare piu forte ancora: amici loste e della... Ho detto per celia, grido questo sul viso di Renzo, spingendolo verso il letto: per celia; non hai inteso che ho detto per celia Ah per celia: ora parli bene. Quando hai detto per celia... Son proprio celie . E cadde bocconi sul letto. Animo; spogliatevi; presto, disse loste, e al consiglio aggiunse laiuto; che ce nera bisogno. Quando Renzo si fu levato il farsetto e ce ne volle, loste lagguanto subito, e corse con le mani alle tasche, per vedere se cera il morto. Lo trovo: e pensando che, il giorno dopo, il suo ospite avrebbe avuto a fare i conti con tuttaltri E che con lui, e che quel morto sarebbe probabilmente caduto in mani di dove un oste non avrebbe potuto farlo uscire; volle provarsi se almeno gli riusciva di concluder questaltro affare. Voi siete un buon figliuolo, un galantuomo; ne vero disse. Buon figliuolo, galantuomo, rispose Renzo, facendo tuttavia litigar le dita co bottoni de panni che non sera ancor potuto levare. Bene, replico loste: saldate ora dunque quel poco conticino, perche domani io devo uscire per certi miei affari... Queste giusto, disse Renzo. Son furbo, ma galantuomo... Ma i danari Andare a cercare i danari ora Eccoli qui, disse loste: e, mettendo in opera tutta la sua pratica, tutta la sua pazienza, tutta la sua destrezza, gli riusci di fare il conto con Renzo, e di pagarsi. Dammi una mano, chio possa finir di spogliarmi, oste, disse Renzo. Lo vedo anchio, ve, che ho addosso un gran sonno. Loste gli diede laiuto richiesto; gli stese per di piu la coperta addosso, e gli disse sgarbatamente buona notte, che gia quello russava. Poi, per quella specie dattrattiva, che alle volte ci tiene a considerare un oggetto di stizza, al pari che un oggetto damore, e che forse non e altro che il desiderio di conoscere cio che opera fortemente sullanimo nostro, si fermo un momento a contemplare lospite cosi noioso per lui, alzandogli il lume sul viso, e facendovi, con la mano stesa, ribatter sopra la luce; in quellatto a un di presso che vien dipinta Psiche, quando sta a spiare furtivamente le forme del consorte sconosciuto. Pezzo dasino disse nella sua mente al povero addormentato: sei andato proprio a cercartela. Domani poi, mi saprai dire che bel gusto ci avrai. Tangheri, che volete girare il mondo, senza saper da che parte si levi il sole; per imbrogliar voi e il prossimo. Cosi detto o pensato, ritiro il lume, si mosse, usci dalla camera, e chiuse luscio a chiave. Sul pianerottolo della scala, chiamo lostessa; alla quale disse che lasciasse i figliuoli in guardia a una loro servetta, e scendesse in cucina, a far le sue veci. Bisogna chio vada fuori, in grazia dun forestiero capitato qui, non so come diavolo, per mia disgrazia, soggiunse; e le racconto in compendio il noioso accidente. Poi soggiunse ancora: occhio a tutto; e sopra tutto prudenza, in questa maledetta giornata. Abbiamo laggiu una mano di scapestrati che, tra il bere, e tra che di natura sono sboccati, ne dicon di tutti i colori. Basta, se qualche temerario... Oh non sono una bambina, e so anchio quel che va fatto. Finora, mi pare che non si possa dire... Bene, bene; e badar che paghino; e tutti que discorsi che fanno, sul vicario di provvisione e il governatore e Ferrer e i decurioni e i cavalieri e Spagna e Francia e altre simili corbellerie, far vista di non sentire; perche, se si contraddice, la puo andar male subito; e se si da ragione, la puo andar male in avvenire: e gia sai anche tu che qualche volta quelli che le dicon piu grosse... Basta; quando si senton certe proposizioni, girar la testa, e dire: vengo; come se qualcheduno chiamasse da unaltra parte. Io cerchero di tornare piu presto che posso. Cio detto, scese con lei in cucina, diede unocchiata in giro, per veder se cera novita di rilievo; stacco da un cavicchio il cappello e la cappa, prese un randello da un cantuccio, ricapitolo, con unaltra occhiata alla moglie, listruzioni che le aveva date; e usci. Ma, gia nel far quelle operazioni, aveva ripreso, dentro di se, il filo dellapostrofe cominciata al letto del povero Renzo; e la proseguiva, camminando in istrada. Testardo dun montanaro Che, per quanto Renzo avesse voluto tener nascosto lesser suo, questa qualita si manifestava da se, nelle parole, nella pronunzia, nellaspetto e negli atti. Una giornata come questa, a forza di politica, a forza daver giudizio, io nuscivo netto; e dovevi venir tu sulla fine, a guastarmi luova nel paniere. Manca osterie in Milano, che tu dovessi proprio capitare alla mia Fossi almeno capitato solo; che avrei chiuso un occhio, per questa sera; e domattina tavrei fatto intender la ragione. Ma no signore; in compagnia ci vieni; e in compagnia dun bargello, per far meglio A ogni passo, loste incontrava o passeggieri scompagnati, o coppie, o brigate di gente, che giravano susurrando. A questo punto della sua muta allocuzione, vide venire una pattuglia di soldati; e tirandosi da parte, per lasciarli passare, li guardo con la coda dellocchio, e continuo tra se: eccoli i gastigamatti. E tu, pezzo dasino, per aver visto un po di gente in giro a far baccano, ti sei cacciato in testa che il mondo abbia a mutarsi. E su questo bel fondamento, ti sei rovinato te, e volevi anche rovinar me; che non e giusto. Io facevo di tutto per salvarti; e tu, bestia, in contraccambio, ce mancato poco che non mhai messo sottosopra losteria. Ora tocchera a te a levarti dimpiccio: per me ci penso io. Come se io volessi sapere il tuo nome per una mia curiosita Cosa mimporta a me che tu ti chiami Taddeo o Bartolommeo Ci ho un bel gusto anchio a prender la penna in mano ma non siete voi altri soli a voler le cose a modo vostro. Lo so anchio che ci son delle gride che non contan nulla: bella novita, da venircela a dire un montanaro Ma tu non sai che le gride contro gli osti contano. E pretendi girare il mondo, e parlare; e non sai che, a voler fare a modo suo, e impiparsi delle gride, la prima cosa e di parlarne con gran riguardo. E per un povero oste che fosse del tuo parere, e non domandasse il nome di chi capita a favorirlo, sai tu, bestia, cosa ce di bello Sotto pena a qual si voglia dei detti osti, tavernai ed altri, come sopra, di trecento scudi: si, son li che covano trecento scudi; e per ispenderli cosi bene; da esser applicati, per i due terzi alla regia Camera, e laltro allaccusatore o delatore: quel bel cecino Ed in caso di inabilita, cinque anni di galera, e maggior pena, pecuniaria o corporale, allarbitrio di sua eccellenza. Obbligatissimo alle sue grazie . A queste parole, loste toccava la soglia del palazzo di giustizia. Li, come a tutti gli altri ufizi, cera un gran da fare: per tutto sattendeva a dar gli ordini che parevan piu atti a preoccupare il giorno seguente, a levare i pretesti e lardire agli animi vogliosi di nuovi tumulti, ad assicurare la forza nelle mani solite a adoprarla. Saccrebbe la soldatesca alla casa del vicario; gli sbocchi della strada furono sbarrati di travi, trincerati di carri. Sordino a tutti i fornai che facessero pane senza intermissione; si spedirono staffette a paesi circonvicini, con ordini di mandar grano alla citta; a ogni forno furono deputati nobili, che vi si portassero di buon mattino, a invigilare sulla distribuzione e a tenere a freno glinquieti, con lautorita della presenza, e con le buone parole. Ma per dar, come si dice, un colpo al cerchio e uno alla botte, e render piu efficaci i consigli con un po di spavento, si penso anche a trovar la maniera di metter le mani addosso a qualche sedizioso: e questa era principalmente la parte del capitano di giustizia; il quale, ognuno puo pensare che sentimenti avesse per le sollevazioni e per i sollevati, con una pezzetta dacqua vulneraria sur uno degli organi della profondita metafisica. I suoi bracchi erano in campo fino dal principio del tumulto: e quel sedicente Ambrogio Fusella era, come ha detto loste, un bargello travestito, mandato in giro appunto per cogliere sul fatto qualcheduno da potersi riconoscere, e tenerlo in petto, e appostarlo, e acchiapparlo poi, a notte affatto quieta, o il giorno dopo. Sentite quattro parole di quella predica di Renzo, colui gli aveva fatto subito assegnamento sopra; parendogli quello un reo buon uomo, proprio quel che ci voleva. Trovandolo poi nuovo affatto del paese, aveva tentato il colpo maestro di condurlo caldo caldo alle carceri, come alla locanda piu sicura della citta; ma gli ando fallito, come avete visto. Pote pero portare a casa la notizia sicura del nome, cognome e patria, oltre centaltre belle notizie congetturali; dimodoche, quando loste capito li, a dir cio che sapeva intorno a Renzo, ne sapevan gia piu di lui. Entro nella solita stanza, e fece la sua deposizione: come era giunto ad alloggiar da lui un forestiero, che non aveva mai voluto manifestare il suo nome. Avete fatto il vostro dovere a informar la giustizia ; disse un notaio criminale, mettendo giu la penna, ma gia lo sapevamo. Bel segreto penso loste: ci vuole un gran talento E sappiamo anche, continuo il notaio, quel riverito nome. Diavolo il nome poi, comhanno fatto penso loste questa volta. Ma voi, riprese laltro, con volto serio, voi non dite tutto sinceramente. Cosa devo dire di piu Ah ah sappiamo benissimo che colui ha portato nella vostra osteria una quantita di pane rubato, e rubato con violenza, per via di saccheggio e di sedizione. Vien uno con un pane in tasca; so assai dove andato a prenderlo. Perche, a parlar come in punto di morte, posso dire di non avergli visto che un pane solo. Gia; sempre scusare, difendere: chi sente voi altri, son tutti galantuomini. Come potete provare che quel pane fosse di buon acquisto Cosa ho da provare io io non centro: io fo loste. Non potrete pero negare che codesto vostro avventore non abbia avuta la temerita di proferir parole ingiuriose contro le gride, e di fare atti mali e indecenti contro larme di sua eccellenza. Mi faccia grazia, vossignoria: come puo mai essere mio avventore, se lo vedo per la prima volta E il diavolo, con rispetto parlando, che lha mandato a casa mia: e se lo conoscessi, vossignoria vede bene che non avrei avuto bisogno di domandargli il suo nome. Pero, nella vostra osteria, alla vostra presenza, si son dette cose di fuoco: parole temerarie, proposizioni sediziose, mormorazioni, strida, clamori. Come vuole vossignoria chio badi agli spropositi che posson dire tanti urloni che parlan tutti insieme Io devo attendere a miei interessi, che sono un poveruomo. E poi vossignoria sa bene che chi e di lingua sciolta, per il solito e anche lesto di mano, tanto piu quando sono una brigata, e... Si, si; lasciateli fare e dire: domani, domani, vedrete se gli sara passato il ruzzo. Cosa credete Io non credo nulla. Che la canaglia sia diventata padrona di Milano Oh giusto Vedrete, vedrete. Intendo benissimo: il re sara sempre il re; ma chi avra riscosso, avra riscosso: e naturalmente un povero padre di famiglia non ha voglia di riscotere. Lor signori hanno la forza: a lor signori tocca. Avete ancora molta gente in casa Un visibilio. E quel vostro avventore cosa fa Continua a schiamazzare, a metter su la gente, a preparar tumulti per domani Quel forestiero, vuol dire vossignoria: e andato a letto. Dunque avete molta gente... Basta; badate a non lasciarlo scappare. Che devo fare il birro io penso loste; ma non disse ne si ne no. Tornate pure a casa; e abbiate giudizio, riprese il notaio. Io ho sempre avuto giudizio. Vossignoria puo dire se ho mai dato da fare alla giustizia. E non crediate che la giustizia abbia perduta la sua forza. Io per carita io non credo nulla: abbado a far loste. La solita canzone: non avete mai altro da dire. Che ho da dire altro La verita e una sola. Basta; per ora riteniamo cio che avete deposto; se verra poi il caso, informerete piu minutamente la giustizia, intorno a cio che vi potra venir domandato. Cosa ho da informare io non so nulla; appena appena ho la testa da attendere ai fatti miei. Badate a non lasciarlo partire. Spero che lillustrissimo signor capitano sapra che son venuto subito a fare il mio dovere. Bacio le mani a vossignoria. Allo spuntar del giorno, Renzo russava da circa settore, ed era ancora, poveretto sul piu bello, quando due forti scosse alle braccia, e una voce che dappie del letto gridava : Lorenzo Tramaglino , lo fecero riscotere. Si risenti, ritiro le braccia, apri gli occhi a stento; e vide ritto appie del letto un uomo vestito di nero, e due armati, uno di qua, uno di la del capezzale. E, tra la sorpresa, e il non esser desto bene, e la spranghetta di quel vino che sapete, rimase un momento come incantato; e credendo di sognare, e non piacendogli quel sogno, si dimenava, come per isvegliarsi affatto. Ah avete sentito una volta, Lorenzo Tramaglino disse luomo dalla cappa nera, quel notaio medesimo della sera avanti. Animo dunque; levatevi, e venite con noi. Lorenzo Tramaglino disse Renzo Tramaglino: cosa vuol dir questo Cosa volete da me Chi vha detto il mio nome Meno ciarle, e fate presto, disse uno de birri che gli stavano a fianco, prendendogli di nuovo il braccio. Ohe che prepotenza e questa grido Renzo, ritirando il braccio. Oste o loste Lo portiam via in camicia disse ancora quel birro, voltandosi al notaio. Avete inteso disse questo a Renzo: si fara cosi, se non vi levate subito subito, per venir con noi. E perche domando Renzo. Il perche lo sentirete dal signor capitano di giustizia. Io Io sono un galantuomo: non ho fatto nulla; e mi maraviglio... Meglio per voi, meglio per voi; cosi, in due parole sarete spicciato, e potrete andarvene per i fatti vostri. Mi lascino andare ora, disse Renzo: io non ho che far nulla con la giustizia. Orsu, finiamola disse un birro. Lo portiamo via davvero disse laltro. Lorenzo Tramaglino disse il notaio. Come sa il mio nome, vossignoria Fate il vostro dovere, disse il notaio a birri; i quali misero subito le mani addosso a Renzo, per tirarlo fuori del letto. Eh non toccate la carne dun galantuomo, che... Mi so vestir da me. Dunque vestitevi subito, disse il notaio. Mi vesto, rispose Renzo; e andava di fatti raccogliendo qua e la i panni sparsi sul letto, come gli avanzi dun naufragio sul lido. E cominciando a metterseli, proseguiva tuttavia dicendo: ma io non ci voglio andare dal capitano di giustizia. Non ho che far nulla con lui. Giacche mi si fa questaffronto ingiustamente, voglio esser condotto da Ferrer. Quello lo conosco, so che e un galantuomo; e mha dellobbligazioni. Si, si, figliuolo, sarete condotto da Ferrer, rispose il notaio. In altre circostanze, avrebbe riso, proprio di gusto, duna richiesta simile; ma non era momento da ridere. Gia nel venire, aveva visto per le strade un certo movimento, da non potersi ben definire se fossero rimasugli duna sollevazione non del tutto sedata, o principi duna nuova: uno sbucar di persone, un accozzarsi, un andare a brigate, un far crocchi. E ora, senza farne sembiante, o cercando almeno di non farlo, stava in orecchi, e gli pareva che il ronzio andasse crescendo. Desiderava dunque di spicciarsi; ma avrebbe anche voluto condur via Renzo damore e daccordo; giacche, se si fosse venuti a guerra aperta con lui, non poteva esser certo, quando fossero in istrada, di trovarsi tre contruno. Percio dava docchio a birri, che avessero pazienza, e non inasprissero il giovine; e dalla parte sua, cercava di persuaderlo con buone parole. Il giovine intanto, mentre si vestiva adagino adagino, richiamandosi, come poteva, alla memoria gli avvenimenti del giorno avanti, indovinava bene, a un di presso, che le gride e il nome e il cognome dovevano esser la causa di tutto; ma come diamine colui lo sapeva quel nome E che diamine era accaduto in quella notte, perche la giustizia avesse preso tantanimo, da venire a colpo sicuro, a metter le mani addosso a uno de buoni figliuoli che, il giorno avanti, avevan tanta voce in capitolo e che non dovevano esser tutti addormentati, poiche Renzo saccorgeva anche lui dun ronzio crescente nella strada. Guardando poi in viso il notaio, vi scorgeva in pelle in pelle la titubazione che costui si sforzava invano di tener nascosta. Onde, cosi per venire in chiaro delle sue congetture, e scoprir paese, come per tirare in lungo, e anche per tentare un colpo, disse: vedo bene cose lorigine di tutto questo: gli e per amor del nome e del cognome. Ier sera veramente ero un po allegro: questi osti alle volte hanno certi vini traditori; e alle volte, come dico, si sa, quando il vino e giu, e lui che parla. Ma, se non si tratta daltro, ora son pronto a darle ogni soddisfazione. E poi, gia lei lo sa il mio nome. Chi diamine gliel ha detto Bravo, figliuolo, bravo rispose il notaio, tutto manieroso: vedo che avete giudizio; e, credete a me che son del mestiere, voi siete piu furbo che tantaltri. E la miglior maniera duscirne presto e bene: con codeste buone disposizioni, in due parole siete spicciato, e lasciato in liberta. Ma io, vedete figliuolo, ho le mani legate, non posso rilasciarvi qui, come vorrei. Via, fate presto, e venite pure senza timore; che quando vedranno chi siete; e poi io diro... Lasciate fare a me... Basta; sbrigatevi, figliuolo. Ah lei non puo: intendo, disse Renzo; e continuava a vestirsi, rispingendo con de cenni i cenni che i birri facevano di mettergli le mani addosso, per farlo spicciare. Passeremo dalla piazza del duomo domando poi al notaio. Di dove volete; per la piu corta, affine di lasciarvi piu presto in liberta, disse quello, rodendosi dentro di se, di dover lasciar cadere in terra quella domanda misteriosa di Renzo, che poteva divenire un tema di cento interrogazioni. Quando uno nasce disgraziato pensava. Ecco; mi viene alle mani uno che, si vede, non vorrebbe altro che cantare; e, un po di respiro che savesse, cosi extra formam, accademicamente, in via di discorso amichevole, gli si farebbe confessar, senza corda, quel che uno volesse; un uomo da condurlo in prigione gia belle esaminato, senza che se ne fosse accorto: e un uomo di questa sorte mi deve per lappunto capitare in un momento cosi angustiato. Eh non ce scampo , continuava a pensare, tendendo gli orecchi, e piegando la testa allindietro: non ce rimedio; e risica dessere una giornata peggio di ieri . Cio che lo fece pensar cosi, fu un rumore straordinario che si senti nella strada: e non pote tenersi di non aprir limpannata, per dare unocchiatina. Vide chera un crocchio di cittadini, i quali, allintimazione di sbandarsi, fatta loro da una pattuglia, avevan da principio risposto con cattive parole, e finalmente si separavan continuando a brontolare; e quel che al notaio parve un segno mortale, i soldati eran pieni di civilta. Chiuse limpannata, e stette un momento in forse, se dovesse condur limpresa a termine, o lasciar Renzo in guardia de due birri, e correr dal capitano di giustizia, a render conto di cio che accadeva. Ma , penso subito, mi si dira che sono un buon a nulla, un pusillanime, e che dovevo eseguir gli ordini. Siamo in ballo; bisogna ballare. Malannaggia la furia Maledetto il mestiere Renzo era levato; i due satelliti gli stavano a fianchi. Il notaio accenno a costoro che non lo sforzasser troppo, e disse a lui: da bravo, figliuolo; a noi, spicciatevi. Anche Renzo sentiva, vedeva e pensava. Era ormai tutto vestito, salvo il farsetto, che teneva con una mano, frugando con laltra nelle tasche. Ohe disse, guardando il notaio, con un viso molto significante: qui cera de soldi e una lettera. Signor mio Vi sara dato ogni cosa puntualmente, disse il notaio, dopo adempite quelle poche formalita. Andiamo, andiamo. No, no, no, disse Renzo, tentennando il capo: questa non mi va: voglio la roba mia, signor mio. Rendero conto delle mie azioni; ma voglio la roba mia. Voglio farvi vedere che mi fido di voi: tenete, e fate presto, disse il notaio, levandosi di seno, e consegnando, con un sospiro, a Renzo le cose sequestrate. Questo, riponendole al loro posto, mormorava tra denti: alla larga bazzicate tanto co ladri, che avete un poco imparato il mestiere . I birri non potevan piu stare alle mosse; ma il notaio li teneva a freno con gli occhi, e diceva intanto tra se: se tu arrivi a metter piede dentro quella soglia, lhai da pagar con usura, lhai da pagare . Mentre Renzo si metteva il farsetto, e prendeva il cappello, il notaio fece cenno a un de birri, che savviasse per la scala; gli mando dietro il prigioniero, poi laltro amico; poi si mosse anche lui. In cucina che furono, mentre Renzo dice: e questoste benedetto dove se cacciato il notaio fa un altro cenno a birri; i quali afferrano, luno la destra, laltro la sinistra del giovine, e in fretta in fretta gli legano i polsi con certi ordigni, per quellipocrita figura deufemismo, chiamati manichini. Consistevano questi ci dispiace di dover dlscendere a particolari indegni della gravita storica; ma la chiarezza lo richiede, consistevano in una cordicella lunga un po piu che il giro dun polso ordinario, la quale aveva nelle cime due pezzetti di legno, come due piccole stanghette. La cordicella circondava il polso del paziente; i legnetti, passati tra il medio e lanulare del prenditore, gli rimanevano chiusi in pugno, di modo che, girandoli, ristringeva la legatura, a volonta; e con cio aveva mezzo, non solo dassicurare la presa, ma anche di martirizzare un ricalcitrante: e a questo fine, la cordicella era sparsa di nodi. Renzo si divincola, grida: che tradimento e questo A un galantuomo... Ma il notaio, che per ogni tristo fatto aveva le sue buone parole, abbiate pazienza, diceva: fanno il loro dovere. Cosa volete son tutte formalita; e anche noi non possiamo trattar la gente a seconda del nostro cuore. Se non si facesse quello che ci vien comandato, staremmo freschi noi altri, peggio di voi. Abbiate pazienza. Mentre parlava, i due a cui toccava a fare, diedero una girata a legnetti. Renzo sacquieto, come un cavallo bizzarro che si sente il labbro stretto tra le morse, e esclamo: pazienza Bravo figliuolo disse il notaio: questa e la vera maniera duscirne a bene. Cosa volete e una seccatura; lo vedo anchio; ma, portandovi bene, in un momento ne siete fuori. E giacche vedo che siete ben disposto, e io mi sento inclinato a aiutarvi, voglio darvi anche un altro parere, per vostro bene. Credete a me, che son pratico di queste cose: andate via diritto diritto, senza guardare in qua e in la, senza farvi scorgere: cosi nessuno bada a voi, nessuno savvede di quel che e; e voi conservate il vostro onore. Di qui a unora voi siete in liberta: ce tanto da fare, che avranno fretta anche loro di sbrigarvi: e poi parlero io... Ve nandate per i fatti vostri; e nessuno sapra che siete stato nelle mani della giustizia. E voi altri, continuo poi, voltandosi a birri, con un viso severo: guardate bene di non fargli male, perche lo proteggo io: il vostro dovere bisogna che lo facciate; ma ricordatevi che e un galantuomo, un giovine civile, il quale, di qui a poco, sara in liberta; e che gli deve premere il suo onore. Andate in maniera che nessuno savveda di nulla: come se foste tre galantuomini che vanno a spasso . E, con tono imperativo, e con sopracciglio minaccioso, concluse: mavete inteso . Voltatosi poi a Renzo, col sopracciglio spianato, e col viso divenuto a un tratto ridente, che pareva volesse dire: oh noi si che siamo amici, gli bisbiglio di nuovo: giudizio; fate a mio modo: andate raccolto e quieto; fidatevi di chi vi vuol bene: andiamo . E la comitiva savvio. Pero, di tante belle parole Renzo, non ne credette una: ne che il notaio volesse piu bene a lui che a birri, ne che prendesse tanto a cuore la sua riputazione, ne che avesse intenzion daiutarlo: capi benissimo che il galantuomo, temendo che si presentasse per la strada qualche buona occasione di scappargli dalle mani, metteva innanzi que bei motivi, per istornar lui dallo starci attento e da approfittarne. Dimodoche tutte quelle esortazioni non servirono ad altro che a confermarlo nel disegno che gia aveva in testa, di far tutto il contrario. Nessuno concluda da cio che il notaio fosse un furbo inesperto e novizio; perche singannerebbe. Era un furbo matricolato, dice il nostro storico, il quale pare che fosse nel numero de suoi amici: ma, in quel momento, si trovava con lanimo agitato. A sangue freddo, vi so dir io come si sarebbe fatto beffe di chi, per indurre un altro a fare una cosa per se sospetta, fosse andato suggerendogliela e inculcandogliela caldamente, con quella miserabile finta di dargli un parere disinteressato, da amico. Ma e una tendenza generale degli uomini, quando sono agitati e angustiati, e vedono cio che un altro potrebbe fare per levarli dimpiccio, di chiederglielo con istanza e ripetutamente e con ogni sorte di pretesti; e i furbi, quando sono angustiati e agitati, cadono anche loro sotto questa legge comune. Quindi e che, in simili circostanze, fanno per lo piu una cosi meschina figura. Que ritrovati maestri, quelle belle malizie, con le quali sono avvezzi a vincere, che son diventate per loro quasi una seconda natura, e che, messe in opera a tempo, e condotte con la pacatezza danimo, con la serenita di mente necessarie, fanno il colpo cosi bene e cosi nascostamente, e conosciute anche, dopo la riuscita, riscotono lapplauso universale; i poverini quando sono alle strette, le adoprano in fretta, allimpazzata, senza garbo ne grazia. Di maniera che a uno che li veda ingegnarsi e arrabattarsi a quel modo, fanno pieta e movon le risa, e luomo che pretendono allora di mettere in mezzo, quantunque meno accorto di loro, scopre benissimo tutto il loro gioco, e da quegli artifizi ricava lume per se, contro di loro. Percio non si puo mai abbastanza raccomandare a furbi di professione di conservar sempre il loro sangue freddo, o desser sempre i piu forti, che e la piu sicura. Renzo adunque, appena furono in istrada, comincio a girar gli occhi in qua e in la, a sporgersi con la persona, a destra e a sinistra, a tender gli orecchi. Non cera pero concorso straordinario; e benche sul viso di piu dun passeggiero si potesse legger facilmente un certo non so che di sedizioso, pure ognuno andava diritto per la sua strada; e sedizione propriamente detta, non cera. Giudizio, giudizio gli susurrava il notaio dietro le spalle: il vostro onore; lonore, figliuolo . Ma quando Renzo, badando attentamente a tre che venivano con visi accesi, senti che parlavan dun forno, di farina nascosta, di giustizia, comincio anche a far loro de cenni col viso, e a tossire in quel modo che indica tuttaltro che un raffreddore. Quelli guardarono piu attentamente la comitiva, e si fermarono; con loro si fermarono altri che arrivavano; altri, che gli eran passati davanti, voltatisi al bisbiglio, tornavano indietro, e facevan coda. Badate a voi; giudizio, figliuolo; peggio per voi vedete; non guastate i fatti vostri; lonore, la riputazione, continuava a susurrare il notaio. Renzo faceva peggio. I birri, dopo essersi consultati con locchio, pensando di far bene ognuno e soggetto a sbagliare, gli diedero una stretta di manichini. Ahi ahi ahi grida il tormentato: al grido, la gente saffolla intorno; naccorre da ogni parte della strada: la comitiva si trova incagliata. E un malvivente, bisbigliava il notaio a quelli che gli erano a ridosso: e un ladro colto sul fatto. Si ritirino, lascin passar la giustizia . Ma Renzo, visto il bel momento, visti i birri diventar bianchi, o almeno pallidi, se non maiuto ora, penso, mio danno . E subito alzo la voce: figliuoli mi menano in prigione, perche ieri ho gridato: pane e giustizia. Non ho fatto nulla; son galantuomo: aiutatemi, non mabbandonate, figliuoli Un mormorio favorevole, voci piu chiare di protezione salzano in risposta: i birri sul principio comandano, poi chiedono, poi pregano i piu vicini dandarsene, e di far largo: la folla in vece incalza e pigia sempre piu. Quelli, vista la mala parata, lascian andare i manichini, e non si curan piu daltro che di perdersi nella folla, per uscirne inosservati. Il notaio desiderava ardentemente di far lo stesso; ma cera de guai, per amor della cappa nera. Il poveruomo, pallido e sbigottito, cercava di farsi piccino piccino, sandava storcendo, per isgusciar fuor della folla; ma non poteva alzar gli occhi, che non se ne vedesse venti addosso. Studiava tutte le maniere di comparire un estraneo che, passando di li a caso, si fosse trovato stretto nella calca, come una pagliucola nel ghiaccio; e riscontrandosi a viso a viso con uno che lo guardava fisso, con un cipiglio peggio degli altri, lui, composta la bocca al sorriso, con un suo fare sciocco, gli domando: cose stato Uh corvaccio rispose colui. Corvaccio corvaccio risono allintorno. Alle grida saggiunsero gli urtoni; di maniera che, in poco tempo, parte con le gambe proprie, parte con le gomita altrui, ottenne cio che piu gli premeva in quel momento, desser fuori di quel serra serra. CAPITOLO XVI Scappa, scappa, galantuomo: li ce un convento, ecco la una chiesa; di qui, di la, si grida a Renzo da ogni parte. In quanto allo scappare, pensate se aveva bisogno di consigli. Fin dal primo momento che gli era balenato in mente una speranza duscir da quellunghie, aveva cominciato a fare i suoi conti, e stabilito, se questo gli riusciva, dandare senza fermarsi, fin che non fosse fuori, non solo della citta, ma del ducato. Perche , aveva pensato, il mio nome lhanno su loro libracci, in qualunque maniera labbiano avuto; e col nome e cognome, mi vengono a prendere quando vogliono . E in quanto a un asilo, non vi si sarebbe cacciato che quando avesse avuto i birri alle spalle. Perche, se posso essere uccel di bosco , aveva anche pensato, non voglio diventare uccel di gabbia . Aveva dunque disegnato per suo rifugio quel paese nel territorio di Bergamo, dovera accasato quel suo cugino Bortolo, se ve ne rammentate, che piu volte laveva invitato a andar la. Ma trovar la strada, li stava il male. Lasciato in una parte sconosciuta duna citta si puo dire sconosciuta, Renzo non sapeva neppure da che porta suscisse per andare a Bergamo; e quando lavesse saputo, non sapeva poi andare alla porta. Fu li li per farsi insegnar la strada da qualcheduno de suoi liberatori; ma siccome nel poco tempo che aveva avuto per meditare su casi suoi, gli eran passate per la mente certe idee su quello spadaio cosi obbligante, padre di quattro figliuoli, cosi, a buon conto, non volle manifestare i suoi disegni a una gran brigata, dove ce ne poteva essere qualche altro di quel conio; e risolvette subito dallontanarsi in fretta di li: che la strada se la farebbe poi insegnare, in luogo dove nessuno sapesse chi era, ne il perche la domandasse. Disse a suoi liberatori: grazie tante, figliuoli: siate benedetti, e, uscendo per il largo che gli fu fatto immediatamente, prese la rincorsa, e via; dentro per un vicolo, giu per una stradetta, galoppo un pezzo, senza saper dove. Quando gli parve dessersi allontanato abbastanza, rallento il passo, per non dar sospetto; e comincio a guardare in qua e in la, per isceglier la persona a cui far la sua domanda, una faccia che ispirasse confidenza. Ma anche qui cera dellimbroglio. La domanda per se era sospetta; il tempo stringeva; i birri, appena liberati da quel piccolo intoppo, dovevan senza dubbio essersi rimessi in traccia del loro fuggitivo; la voce di quella fuga poteva essere arrivata fin la; e in tali strette, Renzo dovette fare forse dieci giudizi fisionomici, prima di trovar la figura che gli paresse a proposito. Quel grassotto, che stava ritto sulla soglia della sua bottega, a gambe larghe, con le mani di dietro, con la pancia in fuori, col mento in aria, dal quale pendeva una gran pappagorgia, e che, non avendo altro che fare, andava alternativamente sollevando sulla punta de piedi la sua massa tremolante, e lasciandola ricadere sui calcagni, aveva un viso di cicalone curioso, che, in vece di dar delle risposte, avrebbe fatto delle interrogazioni. Quellaltro che veniva innanzi, con gli occhi fissi, e col labbro in fuori, non che insegnar presto e bene la strada a un altro, appena pareva conoscer la sua. Quel ragazzotto, che, a dire il vero, mostrava desser molto sveglio, mostrava pero dessere anche piu malizioso; e probabilmente avrebbe avuto un gusto matto a far andare un povero contadino dalla parte opposta a quella che desiderava. Tante vero che alluomo impicciato, quasi ogni cosa e un nuovo impiccio Visto finalmente uno che veniva in fretta, penso che questo, avendo probabilmente qualche affare pressante, gli risponderebbe subito, senzaltre chiacchiere; e sentendolo parlar da se, giudico che dovesse essere un uomo sincero. Gli saccosto, e disse: di grazia, quel signore, da che parte si va per andare a Bergamo Per andare a Bergamo Da porta orientale. Grazie tante; e per andare a porta orientale Prendete questa strada a mancina; vi troverete sulla piazza del duomo; poi... Basta, signore; il resto lo so. Dio gliene renda merito . E diviato sincammino dalla parte che gli era stata indicata. Laltro gli guardo dietro un momento, e, accozzando nel suo pensiero quella maniera di camminare con la domanda, disse tra se: o nha fatta una, o qualcheduno la vuol fare a lui . Renzo arriva sulla piazza del duomo; lattraversa, passa accanto a un mucchio di cenere e di carboni spenti, e riconosce gli avanzi del falo di cui era stato spettatore il giorno avanti; costeggia gli scalini del duomo, rivede il forno delle grucce, mezzo smantellato, e guardato da soldati; e tira diritto per la strada da cui era venuto insieme con la folla; arriva al convento de cappuccini; da unocchiata a quella piazza e alla porta della chiesa, e dice tra se, sospirando: maveva pero dato un buon parere quel frate di ieri: che stessi in chiesa a aspettare, e a fare un po di bene . Qui, essendosi fermato un momento a guardare attentamente alla porta per cui doveva passare, e vedendovi, cosi da lontano, molta gente a guardia, e avendo la fantasia un po riscaldata bisogna compatirlo; aveva i suoi motivi, provo una certa ripugnanza ad affrontare quel passo. Si trovava cosi a mano un luogo dasilo, e dove, con quella lettera, sarebbe ben raccomandato; fu tentato fortemente dentrarvi. Ma, subito ripreso animo, penso: uccel di bosco, fin che si puo. Chi mi conosce Di ragione, i birri non si saran fatti in pezzi, per andarmi ad aspettare a tutte le porte . Si volto, per vedere se mai venissero da quella parte: non vide ne quelli, ne altri che paressero occuparsi di lui. Va innanzi; rallenta quelle gambe benedette, che volevan sempre correre, mentre conveniva soltanto camminare; e adagio adagio, fischiando in semitono, arriva alla porta. Cera, proprio sul passo, un mucchio di gabellini, e, per rinforzo, anche de micheletti spagnoli; ma stavan tutti attenti verso il di fuori, per non lasciare entrar di quelli che, alla notizia duna sommossa, vaccorrono, come i corvi al campo dove e stata data battaglia; di maniera che Renzo, con unaria indifferente, con gli occhi bassi, e con un andare cosi tra il viandante e uno che vada a spasso, usci, senza che nessuno gli dicesse nulla; ma il cuore di dentro faceva un gran battere. Vedendo a diritta una viottola, entro in quella, per evitare la strada maestra; e cammino un pezzo prima di voltarsi neppure indietro. Cammina, cammina; trova cascine, trova villaggi, tira innanzi senza domandarne il nome; e certo dallontanarsi da Milano, spera dandar verso Bergamo; questo gli basta per ora. Ogni tanto, si voltava indietro; ogni tanto, andava anche guardando e strofinando or luno or laltro polso, ancora un po indolenziti, e segnati in giro duna striscia rosseggiante, vestigio della cordicella. I suoi pensieri erano, come ognuno puo immaginarsi, un guazzabuglio di pentimenti, dinquietudini, di rabbie, di tenerezze; era uno studio faticoso di raccapezzare le cose dette e fatte la sera avanti, di scoprir la parte segreta della sua dolorosa storia, e sopra tutto come avean potuto risapere il suo nome. I suoi sospetti cadevan naturalmente sullo spadaio, al quale si rammentava bene daverlo spiattellato. E ripensando alla maniera con cui gliel aveva cavato di bocca, e a tutto il fare di colui, e a tutte quellesibizioni che riuscivan sempre a voler saper qualcosa, il sospetto diveniva quasi certezza. Se non che si rammentava poi anche, in confuso, daver, dopo la partenza dello spadaio, continuato a cicalare; con chi, indovinala grillo; di cosa, la memoria, per quanto venisse esaminata, non lo sapeva dire: non sapeva dir altro che dessersi in quel tempo trovata fuor di casa. Il poverino si smarriva in quella ricerca: era come un uomo che ha sottoscritti molti fogli bianchi, e gli ha affidati a uno che credeva il fior de galantuomini; e scoprendolo poi un imbroglione, vorrebbe conoscere lo stato de suoi affari: che conoscere e un caos. Un altro studio penoso era quello di far sullavvenire un disegno che gli potesse piacere: quelli che non erano in aria, eran tutti malinconici. Ma ben presto, lo studio piu penoso fu quello di trovar la strada. Dopo aver camminato un pezzo, si puo dire, alla ventura, vide che da se non ne poteva uscire. Provava bensi una certa ripugnanza a metter fuori quella parola Bergamo, come se avesse un non so che di sospetto, di sfacciato; ma non si poteva far di meno. Risolvette dunque di rivolgersi, come aveva fatto in Milano, al primo viandante la cui fisonomia gli andasse a genio; e cosi fece. Siete fuor di strada, gli rispose questo; e, pensatoci un poco, parte con parole, parte co cenni, glindico il giro che doveva fare, per rimettersi sulla strada maestra. Renzo lo ringrazio, fece le viste di far come gli era stato detto, prese in fatti da quella parte, con intenzione pero davvicinarsi bensi a quella benedetta strada maestra, di non perderla di vista, di costeggiarla piu che fosse possibile; ma senza mettervi piede. Il disegno era piu facile da concepirsi che da eseguirsi. La conclusione fu che, andando cosi da destra a sinistra, e, come si dice, a zig zag, parte seguendo laltre indicazioni che si faceva coraggio a pescar qua e la, parte correggendole secondo i suoi lumi, e adattandole al suo intento, parte lasciandosi guidar dalle strade in cui si trovava incamminato, il nostro fuggitivo aveva fatte forse dodici miglia, che non era distante da Milano piu di sei; e in quanto a Bergamo, era molto se non se nera allontanato. Comincio a persuadersi che, anche in quella maniera, non se nusciva a bene; e penso a trovar qualche altro ripiego. Quello che gli venne in mente, fu di scovar, con qualche astuzia, il nome di qualche paese vicino al confine, e al quale si potesse andare per istrade comunali: e domandando di quello, si farebbe insegnar la strada, senza seminar qua e la quella domanda di Bergamo, che gli pareva puzzar tanto di fuga, di sfratto, di criminale. Mentre cerca la maniera di pescar tutte quelle notizie, senza dar sospetto, vede pendere una frasca da una casuccia solitaria, fuori dun paesello. Da qualche tempo, sentiva anche crescere il bisogno di ristorar le sue forze; penso che li sarebbe il luogo di fare i due servizi in una volta; entro. Non cera che una vecchia, con la rocca al fianco, e col fuso in mano. Chiese un boccone; gli fu offerto un po di stracchino e del vin buono: accetto lo stracchino, del vino la ringrazio gli era venuto in odio, per quello scherzo che gli aveva fatto la sera avanti; e si mise a sedere, pregando la donna che facesse presto. Questa, in un momento, ebbe messo in tavola; e subito dopo comincio a tempestare il suo ospite di domande, e sul suo essere, e sui gran fatti di Milano: che la voce nera arrivata fin la. Renzo, non solo seppe schermirsi dalle domande, con molta disinvoltura; ma, approfittandosi della difficolta medesima, fece servire al suo intento la curiosita della vecchia, che gli domandava dove fosse incamminato. Devo andare in molti luoghi, rispose: e, se trovo un ritaglio di tempo, vorrei anche passare un momento da quel paese, piuttosto grosso, sulla strada di Bergamo, vicino al confine, pero nello stato di Milano... Come si chiama Qualcheduno ce ne sara , pensava intanto tra se. Gorgonzola, volete dire, rispose la vecchia. Gorgonzola ripete Renzo, quasi per mettersi meglio in mente la parola. E molto lontano di qui riprese poi. Non lo so precisamente: saranno dieci, saranno dodici miglia. Se ci fosse qualcheduno de miei figliuoli, ve lo saprebbe dire. E credete che ci si possa andare per queste belle viottole, senza prender la strada maestra dove ce una polvere, una polvere Tanto tempo che non piove A me mi par di si: potete domandare nel primo paese che troverete andando a diritta . E glielo nomino. Va bene; disse Renzo; salzo, prese un pezzo di pane che gli era avanzato della magra colazione, un pane ben diverso da quello che aveva trovato, il giorno avanti, appie della croce di san Dionigi; pago il conto, usci, e prese a diritta. E, per non ve lallungar piu del bisogno, col nome di Gorgonzola in bocca, di paese in paese, ci arrivo, unora circa prima di sera. Gia cammin facendo, aveva disegnato di far li unaltra fermatina, per fare un pasto un po piu sostanzioso. Ilcorpo avrebbe anche gradito un po di letto; ma prima che contentarlo in questo, Renzo lavrebbe lasciato cader rifinito sulla strada. Il suo proposito era dinformarsi allosteria, della distanza dellAdda, di cavar destramente notizia di qualche traversa che mettesse la, e di rincamminarsi da quella parte, subito dopo essersi rinfrescato. Nato e cresciuto alla seconda sorgente, per dir cosi, di quel fiume, aveva sentito dir piu volte, che, a un certo punto, e per un certo tratto, esso faceva confine tra lo stato milanese e il veneto: del punto e del tratto non aveva unidea precisa; ma, allora come allora, laffar piu urgente era di passarlo, dovunque si fosse. Se non gli riusciva in quel giorno, era risoluto di camminare fin che lora e la lena glielo permettessero: e daspettar poi lalba, in un campo, in un deserto; dove piacesse a Dio; pur che non fosse unosteria. Fatti alcuni passi in Gorgonzola, vide uninsegna, entro; e alloste, che gli venne incontro, chiese un boccone, e una mezzetta di vino: le miglia di piu, e il tempo gli avevan fatto passare quellodio cosi estremo e fanatico. Vi prego di far presto, soggiunse: perche ho bisogno di rimettermi subito in istrada . E questo lo disse, non solo perche era vero, ma anche per paura che loste, immaginandosi che volesse dormir li, non gli uscisse fuori a domandar del nome e del cognome, e donde veniva, e per che negozio... Alla larga Loste rispose a Renzo, che sarebbe servito; e questo si mise a sedere in fondo della tavola, vicino alluscio: il posto de vergognosi. Cerano in quella stanza alcuni sfaccendati del paese, i quali, dopo aver discusse e commentate le gran notizie di Milano del giorno avanti, si struggevano di sapere un poco come fosse andata anche in quel giorno; tanto piu che quelle prime eran piu atte a stuzzicar la curiosita, che a soddisfarla: una sollevazione, ne soggiogata ne vittoriosa, sospesa piu che terminata dalla notte; una cosa tronca, la fine dun atto piuttosto che dun dramma. Un di coloro si stacco dalla brigata, saccosto al soprarrivato, e gli domando se veniva da Milano. Io disse Renzo sorpreso, per prender tempo a rispondere. Voi, se la domanda e lecita. Renzo, tentennando il capo, stringendo le labbra, e facendone uscire un suono inarticolato, disse: Milano, da quel che ho sentito dire... non devessere un luogo da andarci in questi momenti, meno che per una gran necessita. Continua dunque anche oggi il fracasso domando, con piu istanza, il curioso. Bisognerebbe esser la, per saperlo, disse Renzo. Ma voi, non venite da Milano Vengo da Liscate, rispose lesto il giovine, che intanto aveva pensata la sua risposta. Ne veniva in fatti, a rigor di termini, perche cera passato; e il nome laveva saputo, a un certo punto della strada, da un viandante che gli aveva indicato quel paese come il primo che doveva attraversare, per arrivare a Gorgonzola. Oh disse lamico; come se volesse dire: faresti meglio a venir da Milano, ma pazienza. E a Liscate, soggiunse, non si sapeva niente di Milano Potrebbessere benissimo che qualcheduno la sapesse qualche cosa, rispose il montanaro: ma io non ho sentito dir nulla. E queste parole le proferi in quella maniera particolare che par che voglia dire: ho finito. Il curioso ritorno al suo posto; e, un momento dopo, loste venne a mettere in tavola. Quanto ce di qui allAdda gli disse Renzo, mezzo tra denti, con un fare da addormentato, che gli abbiam visto qualche altra volta. AllAdda, per passare disse loste. Cioe... si... allAdda. Volete passare dal ponte di Cassano, o sulla chiatta di Canonica Dove si sia... Domando cosi per curiosita. Eh, volevo dire, perche quelli sono i luoghi dove passano i galantuomini, la gente che puo dar conto di se. Va bene: e quanto ce Fate conto che, tanto a un luogo, come allaltro, poco piu, poco meno, ci sara sei miglia. Sei miglia non credevo tanto, disse Renzo. E gia, e gia, chi avesse bisogno di prendere una scorciatoia, ci saranno altri luoghi da poter passare Ce ne sicuro, rispose loste, ficcandogli in viso due occhi pieni duna curiosita maliziosa. Basto questo per far morir tra denti al giovine laltre domande che aveva preparate. Si tiro davanti il piatto; e guardando la mezzetta che loste aveva posata, insieme con quello, sulla tavola, disse: il vino e sincero Come loro, disse loste: domandatene pure a tutta la gente del paese e del contorno, che se nintende: e poi, lo sentirete . E cosi dicendo, torno verso la brigata. Maledetti gli osti esclamo Renzo tra se: piu ne conosco, peggio li trovo . Non ostante, si mise a mangiare con grandappetito, stando, nello stesso tempo, in orecchi, senza che paresse suo fatto, per veder di scoprir paese, di rilevare come si pensasse cola sul grandavvenimento nel quale egli aveva avuta non piccola parte, e dosservare specialmente se, tra que parlatori, ci fosse qualche galantuomo, a cui un povero figliuolo potesse fidarsi di domandar la strada, senza timore desser messo alle strette, e forzato a ciarlare de fatti suoi. Ma diceva uno: questa volta par proprio che i milanesi abbian voluto far davvero. Basta; domani al piu tardi, si sapra qualcosa. Mi pento di non esser andato a Milano stamattina, diceva un altro. Se vai domani, vengo anchio, disse un terzo; poi un altro, poi un altro. Quel che vorrei sapere, riprese il primo, e se que signori di Milano penseranno anche alla povera gente di campagna, o se faranno far la legge buona solamente per loro. Sapete come sono eh Cittadini superbi, tutto per loro: gli altri, come se non ci fossero. La bocca labbiamo anche noi, sia per mangiare, sia per dir la nostra ragione, disse un altro, con voce tanto piu modesta, quanto piu la proposizione era avanzata: e quando la cosa sia incamminata... Ma credette meglio di non finir la frase. Del grano nascosto, non ce ne solamente in Milano, cominciava un altro, con unaria cupa e maliziosa; quando sentono avvicinarsi un cavallo. Corron tutti alluscio; e, riconosciuto colui che arrivava, gli vanno incontro. Era un mercante di Milano, che, andando piu volte lanno a Bergamo, per i suoi traffichi, era solito passar la notte in quellosteria; e siccome ci trovava quasi sempre la stessa compagnia, li conosceva tutti. Gli saffollano intorno; uno prende la briglia, un altro la staffa. Ben arrivato, ben arrivato Ben trovati. Avete fatto buon viaggio Bonissimo; e voi altri, come state Bene, bene. Che nuove ci portate di Milano Ah ecco quelli delle novita, disse il mercante, smontando, e lasciando il cavallo in mano dun garzone. E poi, e poi, continuo, entrando con la compagnia, a questora le saprete forse meglio di me. Non sappiamo nulla, davvero, disse piu duno, mettendosi la mano al petto. Possibile disse il mercante. Dunque ne sentirete delle belle... o delle brutte. Ehi, oste, il mio letto solito e in liberta Bene: un bicchier di vino, e il mio solito boccone, subito; perche voglio andare a letto presto, per partir presto domattina, e arrivare a Bergamo per lora del desinare. E voi altri, continuo, mettendosi a sedere, dalla parte opposta a quella dove stava Renzo, zitto e attento, voi altri non sapete di tutte quelle diavolerie di ieri Di ieri si. Vedete dunque, riprese il mercante, se le sapete le novita. Lo dicevo io che, stando qui sempre di guardia, per frugar quelli che passano... Ma oggi, come andata oggi Ah oggi. Non sapete niente doggi Niente affatto: non e passato nessuno. Dunque lasciatemi bagnar le labbra; e poi vi diro le cose doggi. Sentirete . Empi il bicchiere, lo prese con una mano, poi con le prime due dita dellaltra sollevo i baffi, poi si liscio la barba, bevette, e riprese: oggi, amici cari, ci manco poco, che non fosse una giornata brusca come ieri, o peggio. E non mi par quasi vero desser qui a chiacchierar con voi altri; perche avevo gia messo da parte ogni pensiero di viaggio, per restare a guardar la mia povera bottega. Che diavolo cera disse uno degli ascoltanti. Proprio il diavolo: sentirete . E trinciando la pietanza che gli era stata messa davanti, e poi mangiando, continuo il suo racconto. I compagni, ritti di qua e di la della tavola, lo stavano a sentire, con la bocca aperta; Renzo, al suo posto, senza che paresse suo fatto, stava attento, forse piu di tutti, masticando adagio adagio gli ultimi suoi bocconi. Stamattina dunque que birboni che ieri avevano fatto quel chiasso orrendo, si trovarono a posti convenuti gia cera unintelligenza: tutte cose preparate; si riunirono, e ricominciarono quella bella storia di girare di strada in strada, gridando per tirar altra gente. Sapete che e come quando si spazza, con riverenza parlando, la casa; il mucchio del sudiciume ingrossa quanto piu va avanti. Quando parve loro desser gente abbastanza, savviarono verso la casa del signor vicario di provvisione; come se non bastassero le tirannie che gli hanno fatte ieri: a un signore di quella sorte oh che birboni E la roba che dicevan contro di lui Tutte invenzioni: un signor dabbene, puntuale; e io lo posso dire, che son tutto di casa, e lo servo di panno per le livree della servitu. Sincamminaron dunque verso quella casa: bisognava veder che canaglia, che facce: figuratevi che son passati davanti alla mia bottega: facce che... i giudei della Via Crucis non ci son per nulla. E le cose che uscivan da quelle bocche da turarsene gli orecchi, se non fosse stato che non tornava conto di farsi scorgere. Andavan dunque con la buona intenzione di dare il sacco; ma... E qui, alzata in aria, e stesa la mano sinistra, si mise la punta del pollice alla punta del naso. Ma dissero forse tutti gli ascoltatori. Ma, continuo il mercante, trovaron la strada chiusa con travi e con carri, e, dietro quella barricata, una bella fila di micheletti, con gli archibusi spianati, per riceverli come si meritavano. Quando videro questo bellapparato... Cosa avreste fatto voi altri Tornare indietro. Sicuro; e cosi fecero. Ma vedete un poco se non era il demonio che li portava. Son li sul Cordusio, vedon li quel forno che fin da ieri, avevan voluto saccheggiare; e cosa si faceva in quella bottega si distribuiva il pane agli avventori; cera de cavalieri, e fior di cavalieri, a invigilare che tutto andasse bene; e costoro avevano il diavolo addosso vi dico, e poi cera chi gli aizzava, costoro, dentro come disperati; piglia tu, che piglio anchio: in un batter docchio, cavalieri, fornai, avventori, pani, banco, panche, madie, casse, sacchi, frulloni, crusca, farina, pasta, tutto sottosopra. E i micheletti I micheletti avevan la casa del vicario da guardare: non si puo cantare e portar la croce. Fu in un batter docchio, vi dico: piglia piglia; tutto cio che cera buono a qualcosa, fu preso. E poi torna in campo quel bel ritrovato di ieri, di portare il resto sulla piazza, e di farne una fiammata. E gia cominciavano, i manigoldi, a tirar fuori roba; quando uno piu manigoldo degli altri, indovinate un po con che bella proposta venne fuori. Con che cosa Di fare un mucchio di tutto nella bottega, e di dar fuoco al mucchio e alla casa insieme. Detto fatto... Ci han dato fuoco Aspettate. Un galantuomo del vicinato ebbe unispirazione dal cielo. Corse su nelle stanze, cerco dun Crocifisso, lo trovo, lattacco allarchetto duna finestra, prese da capo dun letto due candele benedette, le accese, e le mise sul davanzale, a destra e a sinistra del Crocifisso. La gente guarda in su. In un Milano, bisogna dirla, ce ancora del timor di Dio; tutti tornarono in se. La piu parte, voglio dire; cera bensi de diavoli che, per rubare, avrebbero dato fuoco anche al paradiso; ma visto che la gente non era del loro parere, dovettero smettere, e star cheti. Indovinate ora chi arrivo allimprovviso. Tutti i monsignori del duomo, in processione, a croce alzata, in abito corale; e monsignor Mazenta, arciprete, comincio a predicare da una parte, e monsignor Settala, penitenziere, da unaltra, e gli altri anche loro: ma, brava gente ma cosa volete fare ma e questo lesempio che date a vostri figliuoli ma tornate a casa; ma non sapete che il pane e a buon mercato, piu di prima ma andate a vedere, che ce lavviso sulle cantonate. Era vero Diavolo Volete che i monsignori del duomo venissero in cappa magna a dir delle fandonie E la gente cosa fece A poco a poco se nandarono; corsero alle cantonate; e, chi sapeva leggere, la cera proprio la meta. Indovinate un poco: un pane dottonce, per un soldo. Che bazza La vigna e bella; pur che la duri. Sapete quanta farina hanno mandata a male, tra ieri e stamattina Da mantenerne il ducato per due mesi. E per fuori di Milano, non se fatta nessuna legge buona Quel che se fatto per Milano, e tutto a spese della citta. Non so che vi dire: per voi altri sara quel che Dio vorra. A buon conto, i fracassi son finiti. Non vho detto tutto; ora viene il buono. Cosa ce ancora Ce che, ier sera o stamattina che sia, ne sono stati agguantati molti; e subito se saputo che i capi saranno impiccati. Appena comincio a spargersi questa voce, ognuno andava a casa per la piu corta, per non arrischiare desser nel numero. Milano, quandio ne sono uscito, pareva un convento di frati. Glimpiccheranno poi davvero Eccome e presto, rispose il mercante. E la gente cosa fara domando ancora colui che aveva fatta laltra domanda. La gente andera a vedere, disse il mercante. Avevan tanta voglia di veder morire un cristiano allaria aperta, che volevano, birboni far la festa al signor vicario di provvisione. In vece sua, avranno quattro tristi, serviti con tutte le formalita, accompagnati da cappuccini, e da confratelli della buona morte; e gente che se le meritato. E una provvidenza, vedete; era una cosa necessaria. Cominciavan gia a prender il vizio dentrar nelle botteghe, e di servirsi, senza metter mano alla borsa; se li lasciavan fare, dopo il pane sarebbero venuti al vino, e cosi di mano in mano... Pensate se coloro volevano smettere, di loro spontanea volonta, una usanza cosi comoda. E vi so dir io che, per un galantuomo che ha bottega aperta, era un pensier poco allegro. Davvero, disse uno degli ascoltatori. Davvero, ripeteron gli altri, a una voce. E, continuo il mercante, asciugandosi la barba col tovagliolo, lera ordita da un pezzo: cera una lega, sapete Cera una lega Cera una lega. Tutte cabale ordite da navarrini, da quel cardinale la di Francia, sapete chi voglio dire, che ha un certo nome mezzo turco, e che ogni giorno ne pensa una, per far qualche dispetto alla corona di Spagna. Ma sopra tutto, tende a far qualche tiro a Milano; perche vede bene, il furbo, che qui sta la forza del re. Gia. Ne volete una prova Chi ha fatto il piu gran chiasso, eran forestieri; andavano in giro facce, che in Milano non seran mai vedute. Anzi mi dimenticavo di dirvene una che me stata data per certa. La giustizia aveva acchiappato uno in unosteria... Renzo, il quale non perdeva un ette di quel discorso, al tocco di questa corda, si senti venir freddo, e diede un guizzo, prima che potesse pensare a contenersi. Nessuno pero se navvide; e il dicitore, senza interrompere il filo del racconto, seguito: uno che non si sa bene ancora da che parte fosse venuto, da chi fosse mandato, ne che razza duomo si fosse; ma certo era uno de capi. Gia ieri, nel forte del baccano, aveva fatto il diavolo; e poi, non contento di questo, sera messo a predicare, e a proporre, cosi una galanteria, che sammazzassero tutti i signori. Birbante Chi farebbe viver la povera gente, quando i signori fossero ammazzati La giustizia, che laveva appostato, gli mise lunghie addosso; gli trovarono un fascio di lettere; e lo menavano in gabbia; ma che i suoi compagni, che facevan la ronda intorno allosteria, vennero in gran numero, e lo liberarono, il manigoldo. E cosa ne stato Non si sa; sara scappato, o sara nascosto in Milano: son gente che non ha ne casa ne tetto, e trovan per tutto da alloggiare e da rintanarsi: pero finche il diavolo puo, e vuole aiutarli: ci dan poi dentro quando meno se lo pensano; perche, quando la pera e matura, convien che caschi. Per ora si sa di sicuro che le lettere son rimaste in mano della giustizia, e che ce descritta tutta la cabala; e si dice che nandera di mezzo molta gente. Peggio per loro; che hanno messo a soqquadro mezzo Milano, e volevano anche far peggio. Dicono che i fornai son birboni. Lo so anchio; ma bisogna impiccarli per via di giustizia. Ce del grano nascosto. Chi non lo sa Ma tocca a chi comanda a tener buone spie, e andarlo a disotterrare, e mandare anche glincettatori a dar calci allaria, in compagnia de fornai. E se chi comanda non fa nulla, tocca alla citta a ricorrere; e se non danno retta alla prima, ricorrere ancora; che a forza di ricorrere sottiene; e non metter su unusanza cosi scellerata dentrar nelle botteghe e ne fondachi, a prender la roba a man salva. A Renzo quel poco mangiare era andato in tanto veleno. Gli pareva millanni desser fuori e lontano da quellosteria, da quel paese; e piu di dieci volte aveva detto a se stesso: andiamo, andiamo. Ma quella paura di dar sospetto, cresciuta allora oltremodo, e fatta tiranna di tutti i suoi pensieri, laveva tenuto sempre inchiodato sulla panca. In quella perplessita, penso che il ciarlone doveva poi finire di parlar di lui; e concluse tra se, di moversi, appena sentisse attaccare qualche altro discorso. E per questo, disse uno della brigata, io che so come vanno queste faccende, e che ne tumulti i galantuomini non ci stanno bene, non mi son lasciato vincere dalla curiosita, e son rimasto a casa mia. E io, mi son mosso disse un altro. Io soggiunse un terzo: se per caso mi fossi trovato in Milano, avrei lasciato imperfetto qualunque affare, e sarei tornato subito a casa mia. Ho moglie e figliuoli; e poi, dico la verita, i baccani non mi piacciono. A questo punto, loste, chera stato anche lui a sentire, ando verso laltra cima della tavola, per veder cosa faceva quel forestiero. Renzo colse loccasione, chiamo loste con un cenno, gli chiese il conto, lo saldo senza tirare, quantunque lacque fossero molto basse; e, senza far altri discorsi, ando diritto alluscio, passo la soglia, e, a guida della Provvidenza, sincammino dalla parte opposta a quella per cui era venuto. CAPITOLO XVII Basta spesso una voglia, per non lasciar ben avere un uomo; pensate poi due alla volta, luna in guerra collaltra. Il povero Renzo naveva, da molte ore, due tali in corpo, come sapete: la voglia di correre, e quella di star nascosto: e le sciagurate parole del mercante gli avevano accresciuta oltremodo luna e laltra a un colpo. Dunque la sua avventura aveva fatto chiasso; dunque lo volevano a qualunque patto; chi sa quanti birri erano in campo per dargli la caccia quali ordini erano stati spediti di frugar ne paesi, nellosterie, per le strade Pensava bensi che finalmente i birri che lo conoscevano, eran due soli, e che il nome non lo portava scritto in fronte; ma gli tornavano in mente certe storie che aveva sentite raccontare, di fuggitivi colti e scoperti per istrane combinazioni, riconosciuti allandare, allaria sospettosa, ad altri segnali impensati: tutto gli faceva ombra. Quantunque, nel momento che usciva di Gorgonzola, scoccassero le ventiquattro, e le tenebre che venivano innanzi, diminuissero sempre piu que pericoli, cio non ostante prese contro voglia la strada maestra, e si propose dentrar nella prima viottola che gli paresse condur dalla parte dove gli premeva di riuscire. Sul principio, incontrava qualche viandante; ma, pieno la fantasia di quelle brutte apprensioni, non ebbe cuore dabbordarne nessuno, per informarsi della strada. Ha detto sei miglia, colui, pensava: se andando fuor di strada, dovessero anche diventar otto o dieci, le gambe che hanno fatte laltre, faranno anche queste. Verso Milano non vo di certo; dunque vo verso lAdda. Cammina, cammina, o presto o tardi ci arrivero. LAdda ha buona voce; e, quando le saro vicino, non ho piu bisogno di chi me linsegni. Se qualche barca ce, da poter passare, passo subito, altrimenti mi fermero fino alla mattina, in un campo, sur una pianta, come le passere: meglio sur una pianta, che in prigione . Ben presto vide aprirsi una straducola a mancina; e ventro. A quellora, se si fosse abbattuto in qualcheduno, non avrebbe piu fatte tante cerimonie per farsi insegnar la strada; ma non sentiva anima vivente. Andava dunque dove la strada lo conduceva; e pensava. Io fare il diavolo Io ammazzare tutti i signori Un fascio di lettere, io I miei compagni che mi stavano a far la guardia Pagherei qualche cosa a trovarmi a viso a viso con quel mercante, di la dallAdda ah quando lavro passata questAdda benedetta, e fermarlo, e domandargli con comodo dovabbia pescate tutte quelle belle notizie. Sappiate ora, mio caro signore, che la cosa e andata cosi e cosi, e che il diavolo chio ho fatto, e stato daiutar Ferrer, come se fosse stato un mio fratello; sappiate che que birboni che, a sentir voi, erano i miei amici, perche, in un certo momento, io dissi una parola da buon cristiano, mi vollero fare un brutto scherzo; sappiate che, intanto che voi stavate a guardar la vostra bottega, io mi faceva schiacciar le costole, per salvare il vostro signor vicario di provvisione, che non lho mai ne visto ne conosciuto. Aspetta che mi mova unaltra volta, per aiutar signori... E vero che bisogna farlo per lanima: son prossimo anche loro. E quel gran fascio di lettere, dove cera tutta la cabala, e che adesso e in mano della giustizia, come voi sapete di certo; scommettiamo che ve lo fo comparir qui, senza laiuto del diavolo Avreste curiosita di vederlo quel fascio Eccolo qui... Una lettera sola... Si signore, una lettera sola; e questa lettera, se lo volete sapere, lha scritta un religioso che vi puo insegnar la dottrina, quando si sia; un religioso che, senza farvi torto, val piu un pelo della sua barba che tutta la vostra; e e scritta, questa lettera, come vedete, a un altro religioso, un uomo anche lui... Vedete ora quali sono i furfanti miei amici. E imparate a parlare unaltra volta; principalmente quando si tratta del prossimo . Ma dopo qualche tempo, questi pensieri ed altri simili cessarono affatto: le circostanze presenti occupavan tutte le facolta del povero pellegrino. La paura dessere inseguito o scoperto, che aveva tanto amareggiato il viaggio in pieno giorno, non gli dava ormai piu fastidio; ma quante cose rendevan questo molto piu noioso Le tenebre, la solitudine, la stanchezza cresciuta, e ormai dolorosa; tirava una brezzolina sorda, uguale, sottile, che doveva far poco servizio a chi si trovava ancora indosso quegli stessi vestiti che sera messi per andare a nozze in quattro salti, e tornare subito trionfante a casa sua; e, cio che rendeva ogni cosa piu grave, quellandare alla ventura, e, per dir cosi, al tasto, cercando un luogo di riposo e di sicurezza. Quando sabbatteva a passare per qualche paese, andava adagio adagio, guardando pero se ci fosse ancora qualche uscio aperto; ma non vide mai altro segno di gente desta, che qualche lumicino trasparente da qualche impannata. Nella strada fuor dellabitato, si soffermava ogni tanto; stava in orecchi, per veder se sentiva quella benedetta voce dellAdda; ma invano. Altre voci non sentiva, che un mugolio di cani, che veniva da qualche cascina isolata, vagando per laria, lamentevole insieme e minaccioso. Al suo avvicinarsi a qualcheduna di quelle, il mugolio si cambiava in un abbaiar frettoloso e rabbioso: nel passar davanti alla porta, sentiva, vedeva quasi, il bestione, col muso al fessolino della porta, raddoppiar gli urli: cosa che gli faceva andar via la tentazione di picchiare, e di chieder ricovero. E forse, anche senza i cani, non ci si sarebbe risolto. Chi e la pensava: cosa volete a questora Come siete venuto qui Fatevi conoscere. Non ce osterie da alloggiare Ecco, andandomi bene, quel che mi diranno, se picchio: quandanche non ci dorma qualche pauroso che, a buon conto, si metta a gridare: aiuto al ladro Bisogna aver subito qualcosa di chiaro da rispondere: e cosa ho da rispondere io Chi sente un rumore la notte, non gli viene in testa altro che ladri, malviventi, trappole: non si pensa mai che un galantuomo possa trovarsi in istrada di notte, se non e un cavaliere in carrozza . Allora serbava quel partito allestrema necessita, e tirava innanzi, con la speranza di scoprire almeno lAdda, se non passarla, in quella notte; e di non dover andarne alla cerca, di giorno chiaro. Cammina, cammina; arrivo dove la campagna coltivata moriva in una sodaglia sparsa di felci e di scope. Gli parve, se non indizio, almeno un certo qual argomento di fiume vicino, e sinoltro per quella, seguendo un sentiero che lattraversava. Fatti pochi passi, si fermo ad ascoltare; ma ancora invano. La noia del viaggio veniva accresciuta dalla salvatichezza del luogo, da quel non veder piu ne un gelso, ne una vite, ne altri segni di coltura umana, che prima pareva quasi che gli facessero una mezza compagnia. Cio non ostante ando avanti; e siccome nella sua mente cominciavano a suscitarsi certe immagini, certe apparizioni, lasciatevi in serbo dalle novelle sentite raccontar da bambino, cosi, per discacciarle, o per acquietarle, recitava, camminando, dellorazioni per i morti. A poco a poco, si trovo tra macchie piu alte, di pruni, di quercioli, di marruche. Seguitando a andare avanti, e allungando il passo, con piu impazienza che voglia, comincio a veder tra le macchie qualche albero sparso; e andando ancora, sempre per lo stesso sentiero, saccorse dentrare in un bosco. Provava un certo ribrezzo a inoltrarvisi; ma lo vinse, e contro voglia ando avanti; ma piu che sinoltrava, piu il ribrezzo cresceva, piu ogni cosa gli dava fastidio. Gli alberi che vedeva in lontananza, gli rappresentavan figure strane, deformi, mostruose; lannoiava lombra delle cime leggermente agitate, che tremolava sul sentiero illuminato qua e la dalla luna; lo stesso scrosciar delle foglie secche che calpestava o moveva camminando, aveva per il suo orecchio un non so che dodioso. Le gambe provavano come una smania, un impulso di corsa, e nello stesso tempo pareva che durassero fatica a regger la persona. Sentiva la brezza notturna batter piu rigida e maligna sulla fronte e sulle gote; se la sentiva scorrer tra i panni e le carni, e raggrinzarle, e penetrar piu acuta nelle ossa rotte dalla stanchezza, e spegnervi quellultimo rimasuglio di vigore. A un certo punto, quelluggia, quellorrore indefinito con cui lanimo combatteva da qualche tempo, parve che a un tratto lo soverchiasse. Era per perdersi affatto; ma atterrito, piu che dogni altra cosa, del suo terrore, richiamo al cuore gli antichi spiriti, e gli comando che reggesse. Cosi rinfrancato un momento, si fermo su due piedi a deliberare; risolveva duscir subito di li per la strada gia fatta, dandar diritto allultimo paese per cui era passato, di tornar tra gli uomini, e di cercare un ricovero, anche allosteria. E stando cosi fermo, sospeso il fruscio de piedi nel fogliame, tutto tacendo dintorno a lui, comincio a sentire un rumore, un mormorio, un mormorio dacqua corrente. Sta in orecchi; ne certo; esclama: e lAdda Fu il ritrovamento dun amico, dun fratello, dun salvatore. La stanchezza quasi scomparve, gli torno il polso, senti il sangue scorrer libero e tepido per tutte le vene, senti crescer la fiducia de pensieri, e svanire in gran parte quellincertezza e gravita delle cose; e non esito a internarsi sempre piu nel bosco, dietro allamico rumore. Arrivo in pochi momenti allestremita del piano, sullorlo duna riva profonda; e guardando in giu tra le macchie che tutta la rivestivano, vide lacqua luccicare e correre. Alzando poi lo sguardo, vide il vasto piano dellaltra riva, sparso di paesi, e al di la i colli, e sur uno di quelli una gran macchia biancastra, che gli parve dover essere una citta, Bergamo sicuramente. Scese un po sul pendio, e, separando e diramando, con le mani e con le braccia, il prunaio, guardo giu, se qualche barchetta si movesse nel fiume, ascolto se sentisse batter de remi; ma non vide ne senti nulla. Se fosse stato qualcosa di meno dellAdda, Renzo scendeva subito, per tentarne il guado; ma sapeva bene che lAdda non era fiume da trattarsi cosi in confidenza. Percio si mise a consultar tra se, molto a sangue freddo, sul partito da prendere. Arrampicarsi sur una pianta, e star li a aspettar laurora, per forse sei ore che poteva ancora indugiare, con quella brezza, con quella brina, vestito cosi, cera piu che non bisognasse per intirizzir davvero. Passeggiare innanzi e indietro, tutto quel tempo, oltre che sarebbe stato poco efficace aiuto contro il rigore del sereno, era un richieder troppo da quelle povere gambe, che gia avevano fatto piu del loro dovere. Gli venne in mente daver veduto, in uno de campi piu vicini alla sodaglia, una di quelle capanne coperte di paglia, costrutte di tronchi e di rami, intonacati poi con la mota, dove i contadini del milanese usan, lestate, depositar la raccolta, e ripararsi la notte a guardarla: nellaltre stagioni, rimangono abbandonate. La disegno subito per suo albergo; si rimise sul sentiero, ripasso il bosco, le macchie, la sodaglia; e ando verso la capanna. Un usciaccio intarlato e sconnesso, era rabbattuto, senza chiave ne catenaccio; Renzo lapri, entro; vide sospeso per aria, e sostenuto da ritorte di rami, un graticcio, a foggia dhamac; ma non sl curo di salirvi. Vide in terra un po di paglia; e penso che, anche li, una dormitina sarebbe ben saporita. Prima pero di sdraiarsi su quel letto che la Provvidenza gli aveva preparato, vi singinocchio, a ringraziarla di quel benefizio, e di tutta lassistenza che aveva avuta da essa, in quella terribile giornata. Disse poi le sue solite divozioni; e per di piu, chiese perdono a Domeneddio di non averle dette la sera avanti; anzi, per dir le sue parole, dessere andato a dormire come un cane, e peggio. E per questo, soggiunse poi tra se; appoggiando le mani sulla paglia, e dinginocchioni mettendosi a giacere: per questo, me toccata, la mattina, quella bella svegliata . Raccolse poi tutta la paglia che rimaneva allintorno, e se laccomodo addosso, facendosene, alla meglio, una specie di coperta, per temperare il freddo, che anche la dentro si faceva sentir molto bene; e vi si rannicchio sotto, con lintenzione di dormire un bel sonno, parendogli daverlo comprato anche piu caro del dovere. Ma appena ebbe chiusi gli occhi, comincio nella sua memoria o nella sua fantasia il luogo preciso non ve lo saprei dire, comincio, dico, un andare e venire di gente, cosi affollato, cosi incessante, che addio sonno. Il mercante, il notaio, i birri, lo spadaio, loste, Ferrer, il vicario, la brigata dellosteria, tutta quella turba delle strade, poi don Abbondio, poi don Rodrigo: tutta gente con cui Renzo aveva che dire. Tre sole immagini gli si presentavano non accompagnate da alcuna memoria amara, nette dogni sospetto, amabili in tutto; e due principalmente, molto differenti al certo, ma strettamente legate nel cuore del giovine: una treccia nera e una barba bianca. Ma anche la consolazione che provava nel fermare sopra di esse il pensiero, era tuttaltro che pretta e tranquilla. Pensando al buon frate, sentiva piu vivamente la vergogna delle proprie scappate, della turpe intemperanza, del bel caso che aveva fatto de paterni consigli di lui; e contemplando limmagine di Lucia non ci proveremo a dire cio che sentisse: il lettore conosce le circostanze; se lo figuri. E quella povera Agnese, come lavrebbe potuta dimenticare QuellAgnese, che laveva scelto, che laveva gia considerato come una cosa sola con la sua unica figlia, e prima di ricever da lui il titolo di madre, naveva preso il linguaggio e il cuore, e dimostrata co fatti la premura. Ma era un dolore di piu, e non il meno pungente, quel pensiero, che, in grazia appunto di cosi amorevoli intenzioni, di tanto bene che voleva a lui, la povera donna si trovava ora snidata, quasi raminga, incerta dellavvenire, e raccoglieva guai e travagli da quelle cose appunto da cui aveva sperato il riposo e la giocondita degli ultimi suoi anni. Che notte, povero Renzo Quella che doveva esser la quinta delle sue nozze Che stanza Che letto matrimoniale E dopo qual giornata E per arrivare a qual domani, a qual serie di giorni Quel che Dio vuole, rispondeva ai pensieri che gli davan piu noia: quel che Dio vuole. Lui sa quel che fa: ce anche per noi. Vada tutto in isconto de miei peccati. Lucia e tanto buona non vorra poi farla patire un pezzo, un pezzo, un pezzo Tra questi pensieri, e disperando ormai dattaccar sonno, e facendosegli il freddo sentir sempre piu, a segno chera costretto ogni tanto a tremare e a battere i denti, sospirava la venuta del giorno, e misurava con impazienza il lento scorrer dellore. Dico misurava, perche, ogni mezzora, sentiva in quel vasto silenzio, rimbombare i tocchi dun orologio: mimmagino che dovesse esser quello di Trezzo. E la prima volta che gli feri gli orecchi quello scocco, cosi inaspettato, senza che potesse avere alcuna idea del luogo donde venisse, gli fece un senso misterioso e solenne, come dun avvertimento che venisse da persona non vista, con una voce sconosciuta. Quando finalmente quel martello ebbe battuto undici tocchi, chera lora disegnata da Renzo per levarsi, salzo mezzo intirizzito, si mise inginocchioni, disse, e con piu fervore del solito, le divozioni della mattina, si rizzo, si stiro in lungo e in largo, scosse la vita e le spalle, come per mettere insieme tutte le membra, che ognuno pareva che facesse da se, soffio in una mano, poi nellaltra, se le stropiccio, apri luscio della capanna; e, per la prima cosa, diede unocchiata in qua e in la, per veder se cera nessuno. E non vedendo nessuno, cerco con locchio il sentiero della sera avanti; lo riconobbe subito, e prese per quello. Il cielo prometteva una bella giornata: la luna, in un canto, pallida e senza raggio, pure spiccava nel campo immenso dun bigio ceruleo, che, giu giu verso loriente, sandava sfumando leggermente in un giallo roseo. Piu giu, allorizzonte, si stendevano, a lunghe falde ineguali, poche nuvole, tra lazzurro e il bruno, le piu basse orlate al di sotto duna striscia quasi di fuoco, che di mano in mano si faceva piu viva e tagliente: da mezzogiorno, altre nuvole ravvolte insieme, leggieri e soffici, per dir cosi, sandavan lumeggiando di mille colori senza nome: quel cielo di Lombardia, cosi bello quande bello, cosi splendido, cosi in pace. Se Renzo si fosse trovato li andando a spasso, certo avrebbe guardato in su, e ammirato quellalbeggiare cosi diverso da quello chera solito vedere ne suoi monti; ma badava alla sua strada, e camminava a passi lunghi, per riscaldarsi, e per arrivar presto. Passa i campi, passa la sodaglia, passa le macchie, attraversa il bosco, guardando in qua e in la, e ridendo e vergognandosi nello stesso tempo, del ribrezzo che vi aveva provato poche ore prima; e sul ciglio della riva, guarda giu; e, di tra i rami, vede una barchetta di pescatore, che veniva adagio, contracqua, radendo quella sponda. Scende subito per la piu corta, tra i pruni; e sulla riva; da una voce leggiera leggiera al pescatore; e, con lintenzione di far come se chiedesse un servizio di poca importanza, ma, senza avvedersene, in una maniera mezzo supplichevole, gli accenna che approdi. Il pescatore gira uno sguardo lungo la riva, guarda attentamente lungo lacqua che viene, si volta a guardare indietro, lungo lacqua che va, e poi dirizza la prora verso Renzo, e approda. Renzo che stava sullorlo della riva, quasi con un piede nellacqua, afferra la punta del battello, ci salta dentro, e dice: mi fareste il servizio, col pagare, di tragittarmi di la Il pescatore laveva indovinato, e gia voltava da quella parte. Renzo, vedendo sul fondo della barca un altro remo, si china, e lafferra. Adagio, adagio, disse il padrone; ma nel veder poi con che garbo il giovine aveva preso lo strumento, e sl disponeva a maneggiarlo, ah, ah, riprese: siete del mestiere. Un pochino, rispose Renzo, e ci si mise con un vigore e con una maestria, piu che da dilettante. E senza mai rallentare, dava ogni tanto unocchiata ombrosa alla riva da cui sallontanavano, e poi una impaziente a quella doveran rivolti, e si coceva di non poterci andar per la piu corta; che la corrente era, in quel luogo, troppo rapida, per tagliarla direttamente; e la barca, parte rompendo, parte secondando il filo dellacqua, doveva fare un tragitto diagonale. Come accade in tutti gli affari un po imbrogliati, che le difficolta alla prima si presentino allingrosso, e nelleseguire poi, vengan fuori per minuto, Renzo, ora che lAdda era, si puo dir, passata, gli dava fastidio il non saper di certo se li essa fosse confine, o se, superato quellostacolo, gliene rimanesse un altro da superare. Onde, chiamato il pescatore, e accennando col capo quella macchia biancastra che aveva veduta la notte avanti, e che allora gli appariva ben piu distinta, disse: e Bergamo, quel paese La citta di Bergamo, rispose il pescatore. E quella riva li, e bergamasca Terra di san Marco. Viva san Marco esclamo Renzo. Il pescatore non disse nulla. Toccano finalmente quella riva; Renzo vi si slancia; ringrazia Dio tra se, e poi con la bocca il barcaiolo; mette le mani in tasca, tira fuori una berlinga, che, attese le circostanze, non fu un piccolo sproprio, e la porge al galantuomo; il quale, data ancora una occhiata alla riva milanese, e al fiume di sopra e di sotto, stese la mano, prese la mancia, la ripose, poi strinse le labbra, e per di piu ci mise il dito in croce, accompagnando quel gesto con unocchiata espressiva; e disse poi : buon viaggio , e torno indietro. Perche la cosi pronta e discreta cortesia di costui verso uno sconosciuto non faccia troppo maravigliare il lettore, dobbiamo informarlo che quelluomo, pregato spesso dun simile servizio da contrabbandieri e da banditi, era avvezzo a farlo; non tanto per amore del poco e incerto guadagno che gliene poteva venire, quanto per non farsi de nemici in quelle classi. Lo faceva, dico, ogni volta che potesse esser sicuro che non lo vedessero ne gabellieri, ne birri, ne esploratori. Cosi, senza voler piu bene ai primi che ai secondi, cercava di soddisfarli tutti, con quellimparzialita, che e la dote ordinaria di chi e obbligato a trattar con certuni, e soggetto a render conto a certaltri. Renzo si fermo un momentino sulla riva a contemplar la riva opposta, quella terra che poco prima scottava tanto sotto i suoi piedi. Ah ne son proprio fuori fu il suo primo pensiero. Sta li, maledetto paese , fu il secondo, laddio alla patria. Ma il terzo corse a chi lasciava in quel paese. Allora incrocio le braccia sul petto, mise un sospiro, abbasso gli occhi sullacqua che gli scorreva a piedi, e penso e passata sotto il ponte Cosi, alluso del suo paese, chiamava, per antonomasia, quello di Lecco. Ah mondo birbone Basta; quel che Dio vuole . Volto le spalle a que tristi oggetti, e sincammino, prendendo per punto di mira la macchia biancastra sul pendio del monte, finche trovasse qualcheduno da farsi insegnar la strada giusta. E bisognava vedere con che disinvoltura saccostava a viandanti, e, senza tanti rigiri, nominava il paese dove abitava quel suo cugino. Dal primo a cui si rivolse, seppe che gli rimanevano ancor nove miglia da fare. Quel viaggio non fu lieto. Senza parlare de guai che Renzo portava con se, il suo occhio veniva ogni momento rattristato da oggetti dolorosi, da quali dovette accorgersi che troverebbe nel paese in cui sinoltrava, la penuria che aveva lasciata nel suo. Per tutta la strada, e piu ancora nelle terre e ne borghi, incontrava a ogni passo poveri, che non eran poveri di mestiere, e mostravan la miseria piu nel viso che nel vestiario: contadini, montanari, artigiani, famiglie intere; e un misto ronzio di preghiere, di lamenti e di vagiti. Quella vista, oltre la compassione e la malinconia, lo metteva anche in pensiero de casi suoi. Chi sa, andava meditando, se trovo da far bene se ce lavoro, come negli anni passati Basta; Bortolo mi voleva bene, e un buon figliuolo, ha fatto danari, mha invitato tante volte; non mabbandonera. E poi, la Provvidenza mha aiutato finora; maiutera anche per lavvenire . Intanto lappetito, risvegliato gia da qualche tempo, andava crescendo di miglio in miglio; e quantunque Renzo, quando comincio a dargli retta, sentisse di poter reggere, senza grandincomodo, per quelle due o tre che gli potevan rimanere; penso, da unaltra parte, che non sarebbe una bella cosa di presentarsi al cugino, come un pitocco, e dirgli, per primo complimento: dammi da mangiare. Si levo di tasca tutte le sue ricchezze, le fece scorrere sur una mano, tiro la somma. Non era un conto che richiedesse una grande aritmetica; ma pero cera abbondantemente da fare una mangiatina. Entro in unosteria a ristorarsi lo stomaco; e in fatti, pagato che ebbe, gli rimase ancor qualche soldo. Nelluscire, vide, accanto alla porta, che quasi vinciampava, sdraiate in terra, piu che sedute, due donne, una attempata, unaltra piu giovine, con un bambino, che, dopo aver succhiata invano luna e laltra mammella, piangeva, piangeva; tutti del color della morte: e ritto, vicino a loro, un uomo, nel viso del quale e nelle membra, si potevano ancora vedere i segni dunantica robustezza, domata e quasi spenta dal lungo disagio. Tutte tre stesero la mano verso colui che usciva con passo franco, e con laspetto rianimato: nessuno parlo; che poteva dir di piu una preghiera La ce la Provvidenza disse Renzo; e, cacciata subito la mano in tasca, la voto di que pochi soldi; li mise nella mano che si trovo piu vicina, e riprese la sua strada. La refezione e lopera buona giacche siam composti danima e di corpo avevano riconfortati e rallegrati tutti i suoi pensieri. Certo, dallessersi cosi spogliato degli ultimi danari, gli era venuto piu di confidenza per lavvenire, che non gliene avrebbe dato il trovarne dieci volte tanti. Perche, se a sostenere in quel giorno que poverini che mancavano sulla strada, la Provvidenza aveva tenuti in serbo proprio gli ultimi quattrini dun estraneo, fuggitivo, incerto anche lui del come vivrebbe; chi poteva credere che volesse poi lasciare in secco colui del quale sera servita a cio, e a cui aveva dato un sentimento cosi vivo di se stessa, cosi efficace, cosi risoluto Questo era, a un di presso, il pensiero del giovine; pero men chiaro ancora di quello chio labbia saputo esprimere. Nel rimanente della strada, ripensando a casi suoi, tutto gli si spianava. La carestia doveva poi finire: tutti gli anni si miete: intanto aveva il cugino Bortolo e la propria abilita: aveva, per di piu, a casa un po di danaro, che si farebbe mandar subito. Con quello, alla peggio, camperebbe, giorno per giorno, finche tornasse labbondanza. Ecco poi tornata finalmente labbondanza, proseguiva Renzo nella sua fantasia: rinasce la furia de lavori: i padroni fanno a gara per aver degli operai milanesi, che son quelli che sanno bene il mestiere; gli operai milanesi alzan la cresta; chi vuol gente abile, bisogna che la paghi; si guadagna da vivere per piu duno, e da metter qualcosa da parte; e si fa scrivere alle donne che vengano... E poi, perche aspettar tanto Non e vero che, con quel poco che abbiamo in serbo, si sarebbe campati la, anche questinverno Cosi camperemo qui. De curati ce ne per tutto. Vengono quelle due care donne: si mette su casa. Che piacere, andar passeggiando su questa stessa strada tutti insieme andar fino allAdda in baroccio, e far merenda sulla riva, proprio sulla riva, e far vedere alle donne il luogo dove mi sono imbarcato, il prunaio da cui sono sceso, quel posto dove sono stato a guardare se cera un battello . Arriva al paese del cugino; nellentrare, anzi prima di mettervi piede, distingue una casa alta alta, a piu ordini di finestre lunghe lunghe; riconosce un filatoio, entra, domanda ad alta voce, tra il rumore dellacqua cadente e delle rote, se stia li un certo Bortolo Castagneri. Il signor Bortolo Eccolo la. Signore buon segno , pensa Renzo; vede il cugino, gli corre incontro. Quello si volta, riconosce il giovine, che gli dice: son qui . Un oh di sorpresa, un alzar di braccia, un gettarsele al collo scambievolmente. Dopo quelle prime accoglienze, Bortolo tira il nostro giovine lontano dallo strepito degli ordigni, e dagli occhi de curiosi, in unaltra stanza, e gli dice: ti vedo volentieri; ma sei un benedetto figliuolo. Tavevo invitato tante volte; non sei mai voluto venire; ora arrivi in un momento un po critico. Se te lo devo dire, non sono venuto via di mia volonta, disse Renzo; e, con la piu gran brevita, non pero senza molta commozione, gli racconto la dolorosa storia. E un altro par di maniche, disse Bortolo. Oh povero Renzo Ma tu hai fatto capitale di me; e io non tabbandonero. Veramente, ora non ce ricerca doperai; anzi appena appena ognuno tiene i suoi, per non perderli e disviare il negozio; ma il padrone mi vuol bene, e ha della roba. E, a dirtela, in gran parte la deve a me, senza vantarmi: lui il capitale, e io quella poca abilita. Sono il primo lavorante, sai e poi, a dirtela, sono il factotum. Povera Lucia Mondella Me ne ricordo, come se fosse ieri: una buona ragazza sempre la piu composta in chiesa; e quando si passava da quella sua casuccia... Mi par di vederla, quella casuccia, appena fuor del paese, con un bel fico che passava il muro... No, no; non ne parliamo. Volevo dire che, quando si passava da quella casuccia, sempre si sentiva quellaspo, che girava, girava, girava. E quel don Rodrigo gia, anche al mio tempo, era per quella strada; ma ora fa il diavolo affatto, a quel che vedo: fin che Dio gli lascia la briglia sul collo. Dunque, come ti dicevo, anche qui si patisce un po la fame... A proposito, come stai dappetito Ho mangiato poco fa, per viaggio. E a danari, come stiamo Renzo stese una mano, lavvicino alla bocca, e vi fece scorrer sopra un piccol soffio. Non importa, disse Bortolo: nho io: e non ci pensare, che, presto presto, cambiandosi le cose, se Dio vorra, me li renderai, e te navanzera anche per te. Ho qualcosina a casa; e me li faro mandare. Va bene; e intanto fa conto di me. Dio mha dato del bene, perche faccia del bene; e se non ne fo a parenti e agli amici, a chi ne faro Lho detto io della Provvidenza esclamo Renzo, stringendo affettuosamente la mano al buon cugino. Dunque, riprese questo, in Milano hanno fatto tutto quel chiasso. Mi paiono un po matti coloro. Gia, nera corsa la voce anche qui; ma voglio che tu mi racconti poi la cosa piu minutamente. Eh nabbiamo delle cose da discorrere. Qui pero, vedi, la va piu quietamente, e si fanno le cose con un po piu di giudizio. La citta ha comprate duemila some di grano da un mercante che sta a Venezia: grano che vien di Turchia; ma, quando si tratta di mangiare, la non si guarda tanto per il sottile. Ora senti un po cosa nasce: nasce che i rettori di Verona e di Brescia chiudono i passi, e dicono: di qui non passa grano. Che ti fanno i bergamaschi Spediscono a Venezia Lorenzo Torre, un dottore, ma di quelli E partito in fretta, se presentato al doge, e ha detto: che idea e venuta a que signori rettori Ma un discorso un discorso, dicono, da dare alle stampe. Cosa vuol dire avere un uomo che sappia parlare Subito un ordine che si lasci passare il grano; e i rettori, non solo lasciarlo passare, ma bisogna che lo facciano scortare; ed e in viaggio. E se pensato anche al contado. Giovanbatista Biava, nunzio di Bergamo in Venezia un uomo anche quello ha fatto intendere al senato che, anche in campagna, si pativa la fame; e il senato ha concesso quattro mila staia di miglio. Anche questo aiuta a far pane. E poi, lo vuoi sapere se non ci sara pane, mangeremo del companatico. Il Signore mha dato del bene, come ti dico. Ora ti condurro dal mio padrone: gli ho parlato di te tante volte, e ti fara buona accoglienza. Un buon bergamascone allantica, un uomo di cuor largo. Veramente, ora non taspettava; ma quando sentira la storia... E poi gli operai sa tenerli di conto, perche la carestia passa, e il negozio dura. Ma prima di tutto, bisogna che tavverta duna cosa. Sai come ci chiamano in questo paese, noi altri dello stato di Milano Come ci chiamano Ci chiaman baggiani. Non e un bel nome. Tante: chi e nato nel milanese, e vuol vivere nel bergamasco, bisogna prenderselo in santa pace. Per questa gente, dar del baggiano a un milanese, e come dar dellillustrissimo a un cavaliere. Lo diranno, mimmagino, a chi se lo vorra lasciar dire. Figliuolo mio, se tu non sei disposto a succiarti del baggiano a tutto pasto, non far conto di poter viver qui. Bisognerebbe esser sempre col coltello in mano: e quando, supponiamo, tu navessi ammazzati due, tre, quattro, verrebbe poi quello che ammazzerebbe te: e allora, che bel gusto di comparire al tribunal di Dio, con tre o quattro omicidi sullanima E un milanese che abbia un po di... e qui picchio la fronte col dito, come aveva fatto nellosteria della luna piena. Voglio dire, uno che sappia bene il suo mestiere Tuttuno: qui e un baggiano anche lui. Sai come dice il mio padrone, quando parla di me co suoi amici Quel baggiano e stato la man di Dio, per il mio negozio; se non avessi quel baggiano, sarei ben impicciato . Le usanza cosi. Le unusanza sciocca. E vedendo quello che sappiam fare che finalmente chi ha portata qui questarte, e chi la fa andare, siamo noi, possibile che non si sian corretti Finora no: col tempo puo essere; i ragazzi che vengon su; ma gli uomini fatti, non ce rimedio: hanno preso quel vizio; non lo smetton piu. Cose poi finalmente Era ben unaltra cosa quelle galanterie che thanno fatte, e il di piu che ti volevan fare i nostri cari compatriotti. Gia, e vero: se non ce altro di male... Ora che sei persuaso di questo, tutto andera bene. Vieni dal padrone, e coraggio. Tutto in fatti ando bene, e tanto a seconda delle promesse di Bortolo, che crediamo inutile di farne particolar relazione. E fu veramente provvidenza; perche la roba e i quattrini che Renzo aveva lasciati in casa, vedremo or ora quanto fosse da farci assegnamento. CAPITOLO XVIII Quello stesso giorno, di novembre, arriva un espresso al signor podesta di Lecco, e gli presenta un dispaccio del signor capitano di giustizia, contenente un ordine di fare ogni possibile e piu opportuna inquisizione, per iscoprire se un certo giovine nominato Lorenzo Tramaglino, filatore di seta, scappato dalle forze praedicti egregii domini capitanei, sia tornato, palam vel clam, al suo paese, ignotum quale per lappunto, verum in territorio Leuci: quod si compertum fuerit sic esse, cerchi il detto signor podesta, quanta maxima diligentia fieri poterit, daverlo nelle mani, e, legato a dovere, videlizet con buone manette, attesa lesperimentata insufficienza de manichini per il nominato soggetto, lo faccia condurre nelle carceri, e lo ritenga li, sotto buona custodia, per farne consegna a chi sara spedito a prenderlo; e tanto nel caso del si, come nel caso del no, accedatis ad domum praedicti Laurentii Tramaliini; et, facta debita diligentia, quidquid ad rem repertum fuerit auferatis; et informationes de illius prava qualitate, vita, et complicibus sumatis; e di tutto il detto e il fatto, il trovato e il non trovato, il preso e il lasciato, diligenter referatis. Il signor podesta, dopo essersi umanamente cerziorato che il soggetto non era tornato in paese, fa chiamare il console del villaggio, e si fa condur da lui alla casa indicata, con gran treno di notaio e di birri. La casa e chiusa; chi ha le chiavi non ce, o non si lascia trovare. Si sfonda luscio; si fa la debita diligenza, vale a dire che si fa come in una citta presa dassalto. La voce di quella spedizione si sparge immediatamente per tutto il contorno; viene agli orecchi del padre Cristoforo; il quale, attonito non meno che afflitto, domanda al terzo e al quarto, per aver qualche lume intorno alla cagione dun fatto cosi inaspettato; ma non raccoglie altro che congetture in aria, e scrive subito al padre Bonaventura, dal quale spera di poter ricevere qualche notizia piu precisa. Intanto i parenti e gli amici di Renzo vengono citati a deporre cio che posson sapere della sua prava qualita: aver nome Tramaglino e una disgrazia, una vergogna, un delitto: il paese e sottosopra. A poco a poco, si viene a sapere che Renzo e scappato dalla giustizia, nel bel mezzo di Milano, e poi scomparso; corre voce che abbia fatto qualcosa di grosso; ma la cosa poi non si sa dire, o si racconta in cento maniere. Quanto piu e grossa, tanto meno vien creduta nel paese, dove Renzo e conosciuto per un bravo giovine: i piu presumono, e vanno susurrandosi agli orecchi luno con laltro, che e una macchina mossa da quel prepotente di don Rodrigo, per rovinare il suo povero rivale. Tante vero che, a giudicar per induzione, e senza la necessaria cognizione de fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti. Ma noi, co fatti alla mano, come si suol dire, possiamo affermare che, se colui non aveva avuto parte nella sciagura di Renzo, se ne compiacque pero, come se fosse opera sua, e ne trionfo co suoi fidati, e principalmente col conte Attilio. Questo, secondo i suoi primi disegni, avrebbe dovuto a quellora trovarsi gia in Milano; ma, alle prime notizie del tumulto, e della canaglia che girava per le strade, in tuttaltra attitudine che di ricever bastonate, aveva creduto bene di trattenersi in campagna, fino a cose quiete. Tanto piu che, avendo offeso molti, aveva qualche ragion di temere che alcuno de tanti, che solo per impotenza stavano cheti, non prendesse animo dalle circostanze, e giudicasse il momento buono da far le vendette di tutti. Questa sospensione non fu di lunga durata: lordine venuto da Milano dellesecuzione da farsi contro Renzo era gia un indizio che le cose avevan ripreso il corso ordinario; e, quasi nello stesso tempo, se nebbe la certezza positiva. Il conte Attilio parti immediatamente, animando il cugino a persister nellimpresa, a spuntar limpegno, e promettendogli che, dal canto suo, metterebbe subito mano a sbrigarlo dal frate; al qual affare, il fortunato accidente dellabietto rivale doveva fare un gioco mirabile. Appena partito Attilio, arrivo il Griso da Monza sano e salvo, e riferi al suo padrone cio che aveva potuto raccogliere: che Lucia era ricoverata nel tal monastero, sotto la protezione della tal signora; e stava sempre nascosta, come se fosse una monaca anche lei, non mettendo mai piede fuor della porta, e assistendo alle funzioni di chiesa da una finestrina con la grata: cosa che dispiaceva a molti, i quali avendo sentito motivar non so che di sue avventure, e dir gran cose del suo viso, avrebbero voluto un poco vedere come fosse fatto. Questa relazione mise il diavolo addosso a don Rodrigo, o, per dir meglio, rende piu cattivo quello che gia ci stava di casa. Tante circostanze favorevoli al suo disegno infiammavano sempre piu la sua passione, cioe quel misto di puntiglio, di rabbia e dinfame capriccio, di cui la sua passione era composta. Renzo assente, sfrattato, bandito, di maniera che ogni cosa diventava lecita contro di lui, e anche la sua sposa poteva esser considerata, in certo modo, come roba di rubello: il solo uomo al mondo che volesse e potesse prender le sue parti, e fare un rumore da esser sentito anche lontano e da persone alte, larrabbiato frate, tra poco sarebbe probabilmente anche lui fuor del caso di nuocere. Ed ecco che un nuovo impedimento, non che contrappesare tutti que vantaggi, li rendeva, si puo dire, inutili. Un monastero di Monza, quandanche non ci fosse stata una principessa, era un osso troppo duro per i denti di don Rodrigo; e per quanto egli ronzasse con la fantasia intorno a quel ricovero, non sapeva immaginar ne via ne verso despugnarlo, ne con la forza, ne per insidie. Fu quasi quasi per abbandonar limpresa; fu per risolversi dandare a Milano, allungando anche la strada, per non passar neppure da Monza; e a Milano, gettarsi in mezzo agli amici e ai divertimenti, per discacciar, con pensieri affatto allegri, quel pensiero divenuto ormai tutto tormentoso. Ma, ma, ma, gli amici; piano un poco con questi amici. In vece duna distrazione, poteva aspettarsi di trovar nella loro compagnia, nuovi dispiaceri: perche Attilio certamente avrebbe gia preso la tromba, e messo tutti in aspettativa. Da ogni parte gli verrebbero domandate notizie della montanara: bisognava render ragione. Sera voluto, sera tentato; cosa sera ottenuto Sera preso un impegno: un impegno un po ignobile, a dire il vero: ma, via, uno non puo alle volte regolare i suoi capricci; il punto e di soddisfarli; e come susciva da questimpegno Dandola vinta a un villano e a un frate Uh E quando una buona sorte inaspettata, senza fatica del buon a nulla, aveva tolto di mezzo luno, e un abile amico laltro, il buon a nulla non aveva saputo valersi della congiuntura, e si ritirava vilmente dallimpresa. Ce nera piu del bisogno, per non alzar mai piu il viso tra i galantuomini, o avere ogni momento la spada alle mani. E poi, come tornare, o come rimanere in quella villa, in quel paese, dove, lasciando da parte i ricordi incessanti e pungenti della passione, si porterebbe lo sfregio dun colpo fallito dove, nello stesso tempo, sarebbe cresciuto lodio pubblico, e scemata la riputazion del potere dove sul viso dogni mascalzone, anche in mezzo aglinchini, si potrebbe leggere un amaro: lhai ingoiata, ci ho gusto La strada delliniquita, dice qui il manoscritto, e larga; ma questo non vuol dire che sia comoda: ha i suoi buoni intoppi, i suoi passi scabrosi; e noiosa la sua parte, e faticosa, benche vada allingiu. A don Rodrigo, il quale non voleva uscirne, ne dare addietro, ne fermarsi, e non poteva andare avanti da se, veniva bensi in mente un mezzo con cui potrebbe: ed era di chieder laiuto dun tale, le cui mani arrivavano spesso dove non arrivava la vista degli altri: un uomo o un diavolo, per cui la difficolta dellimprese era spesso uno stimolo a prenderle sopra di se. Ma questo partito aveva anche i suoi inconvenienti e i suoi rischi, tanto piu gravi quanto meno si potevano calcolar prima; giacche nessuno avrebbe saputo prevedere fin dove anderebbe, una volta che si fosse imbarcato con quelluomo, potente ausiliario certamente, ma non meno assoluto e pericoloso condottiere. Tali pensieri tennero per piu giorni don Rodrigo tra un si e un no, luno e laltro piu che noiosi. Venne intanto una lettera del cugino, la quale diceva che la trama era ben avviata. Poco dopo il baleno, scoppio il tuono; vale a dire che, una bella mattina, si senti che il padre Cristoforo era partito dal convento di Pescarenico. Questo buon successo cosi pronto, la lettera dAttilio che faceva un gran coraggio, e minacciava di gran canzonature, fecero inclinar sempre piu don Rodrigo al partito rischioso: cio che gli diede lultima spinta, fu la notizia inaspettata che Agnese era tornata a casa sua: un impedimento di meno vicino a Lucia. Rendiam conto di questi due avvenimenti, cominciando dallultimo. Le due povere donne serano appena accomodate nel loro ricovero, che si sparse per Monza, e per conseguenza anche nel monastero, la nuova di quel gran fracasso di Milano; e dietro alla nuova grande, una serie infinita di particolari, che andavano crescendo e variandosi ogni momento. La fattoressa, che, dalla sua casa, poteva tenere un orecchio alla strada, e uno al monastero, raccoglieva notizie di qui, notizie di li, e ne faceva parte allospiti. Due, sei, otto, quattro, sette ne hanno messi in prigione; glimpiccheranno, parte davanti al forno delle grucce, parte in cima alla strada dove ce la casa del vicario di provvisione... Ehi, ehi, sentite questa ne scappato uno, che e di Lecco, o di quelle parti. Il nome non lo so; ma verra qualcheduno che me lo sapra dire; per veder se lo conoscete. Questannunzio, con la circostanza desser Renzo appunto arrivato in Milano nel giorno fatale, diede qualche inquietudine alle donne, e principalmente a Lucia; ma pensate cosa fu quando la fattoressa venne a dir loro: e proprio del vostro paese quello che se le battuta, per non essere impiccato; un filatore di seta, che si chiama Tramaglino: lo conoscete A Lucia, chera a sedere, orlando non so che cosa, cadde il lavoro di mano; impallidi, si cambio tutta, di maniera che la fattoressa se ne sarebbe avvista certamente, se le fosse stata piu vicina. Ma era ritta sulla soglia con Agnese; la quale, conturbata anche lei, pero non tanto, pote star forte; e, per risponder qualcosa, disse che, in un piccolo paese, tutti si conoscono, e che lo conosceva; ma che non sapeva pensare come mai gli fosse potuta seguire una cosa simile; perche era un giovine posato. Domando poi se era scappato di certo, e dove. Scappato, lo dicon tutti; dove, non si sa; puo essere che laccalappino ancora, puo essere che sia in salvo; ma se gli torna sotto lunghie, il vostro giovine posato... Qui, per buona sorte, la fattoressa fu chiamata, e se nando: figuratevi come rimanessero la madre e la figlia. Piu dun giorno, dovettero la povera donna e la desolata fanciulla stare in una tale incertezza, a mulinare sul come, sul perche, sulle conseguenze di quel fatto doloroso, a commentare, ognuna tra se, o sottovoce tra loro, quando potevano, quelle terribili parole. Un giovedi finalmente, capito al monastero un uomo a cercar dAgnese. Era un pesciaiolo di Pescarenico, che andava a Milano, secondo lordinario, a spacciar la sua mercanzia; e il buon frate Cristoforo laveva pregato che, passando per Monza, facesse una scappata al monastero, salutasse le donne da parte sua, raccontasse loro quel che si sapeva del tristo caso di Renzo, raccomandasse loro daver pazienza, e confidare in Dio; e che lui povero frate non si dimenticherebbe certamente di loro, e spierebbe loccasione di poterle aiutare; e intanto non mancherebbe, ogni settimana, di far loro saper le sue nuove, per quel mezzo, o altrimenti. Intorno a Renzo, il messo non seppe dir altro di nuovo e di certo, se non la visita fattagli in casa, e le ricerche per averlo nelle mani; ma insieme cherano andate tutte a voto, e si sapeva di certo che sera messo in salvo sul bergamasco. Una tale certezza, e non fa bisogno di dirlo, fu un gran balsamo per Lucia: dallora in poi le sue lacrime scorsero piu facili e piu dolci; provo maggior conforto negli sfoghi segreti con la madre; e in tutte le sue preghiere, cera mescolato un ringraziamento. Gertrude la faceva venire spesso in un suo parlatorio privato, e la tratteneva talvolta lungamente, compiacendosi dellingenuita e della dolcezza della poverina, e nel sentirsi ringraziare e benedire ogni momento. Le raccontava anche, in confidenza, una parte la parte netta della sua storia, di cio che aveva patito, per andar li a patire; e quella prima maraviglia sospettosa di Lucia sandava cambiando in compassione. Trovava in quella storia ragioni piu che sufficienti a spiegar cio che cera dun po strano nelle maniere della sua benefattrice; tanto piu con laiuto di quella dottrina dAgnese su cervelli de signori. Per quanto pero si sentisse portata a contraccambiare la confidenza che Gertrude le dimostrava, non le passo neppur per la testa di parlarle delle sue nuove inquietudini, della sua nuova disgrazia, di dirle chi fosse quel filatore scappato; per non rischiare di spargere una voce cosi piena di dolore e di scandolo. Si schermiva anche, quanto poteva, dal rispondere alle domande curiose di quella, sulla storia antecedente alla promessa; ma qui non eran ragioni di prudenza. Era perche alla povera innocente quella storia pareva piu spinosa, piu difficile da raccontarsi, di tutte quelle che aveva sentite, e che credesse di poter sentire dalla signora. In queste cera tirannia, insidie, patimenti; cose brutte e dolorose, ma che pur si potevan nominare: nella sua cera mescolato per tutto un sentimento, una parola, che non le pareva possibile di proferire, parlando di se; e alla quale non avrebbe mai trovato da sostituire una perifrasi che non le paresse sfacciata: lamore Qualche volta, Gertrude quasi sindispettiva di quello star cosi sulle difese; ma vi traspariva tanta amorevolezza, tanto rispetto, tanta riconoscenza, e anche tanta fiducia Qualche volta forse, quel pudore cosi delicato, cosi ombroso, le dispiaceva ancor piu per un altro verso; ma tutto si perdeva nella soavita dun pensiero che le tornava ogni momento, guardando Lucia: a questa fo del bene . Ed era vero; perche, oltre il ricovero, que discorsi, quelle carezze famigliari erano di non poco conforto a Lucia. Un altro ne trovava nel lavorar di continuo; e pregava sempre che le dessero qualcosa da fare: anche nel parlatorio, portava sempre qualche lavoro da tener le mani in esercizio: ma, come i pensieri dolorosi si caccian per tutto cucendo, cucendo, chera un mestiere quasi nuovo per lei, le veniva ogni poco in mente il suo aspo; e dietro allaspo, quante cose Il secondo giovedi, torno quel pesciaiolo o un altro messo, co saluti del padre Cristoforo, e con la conferma della fuga felice di Renzo. Notizie piu positive intorno a suoi guai, nessuna; perche, come abbiam detto al lettore, il cappuccino aveva sperato daverle dal suo confratello di Milano, a cui laveva raccomandato; e questo rispose di non aver veduto ne la persona, ne la lettera; che uno di campagna era bensi venuto al convento, a cercar di lui; ma che, non avendocelo trovato, era andato via, e non era piu comparso. Il terzo giovedi, non si vide nessuno; e, per le povere donne, fu non solo una privazione dun conforto desiderato e sperato, ma, come accade per ogni piccola cosa a chi e afflitto e impicciato, una cagione dinquietudine, di cento sospetti molesti. Gia prima dallora, Agnese aveva pensato a fare una scappata a casa; questa novita di non vedere lambasciatore promesso, la fece risolvere. Per Lucia era una faccenda seria il rimanere distaccata dalla gonnella della madre; ma la smania di saper qualche cosa, e la sicurezza che trovava in quellasilo cosi guardato e sacro, vinsero le sue ripugnanze. E fu deciso tra loro che Agnese anderebbe il giorno seguente ad aspettar sulla strada il pesciaiolo che doveva passar di li, tornando da Milano; e gli chiederebbe in cortesia un posto sul baroccio, per farsi condurre a suoi monti. Lo trovo in fatti, gli domando se il padre Cristoforo non gli aveva data qualche commissione per lei: il pesciaiolo, tutto il giorno avanti la sua partenza era stato a pescare, e non aveva saputo niente del padre. La donna non ebbe bisogno di pregare, per ottenere il piacere che desiderava: prese congedo dalla signora e dalla figlia, non senza lacrime, promettendo di mandar subito le sue nuove, e di tornar presto; e parti. Nel viaggio, non accadde nulla di particolare. Riposarono parte della notte in unosteria, secondo il solito; ripartirono innanzi giorno; e arrivaron di buonora a Pescarenico. Agnese smonto sulla piazzetta del convento, lascio andare il suo conduttore con molti: Dio ve ne renda merito; e giacche era li, volle, prima dandare a casa, vedere il suo buon frate benefattore. Sono il campanello; chi venne a aprire, fu fra Galdino, quel delle noci. Oh la mia donna, che vento vha portata Vengo a cercare il padre Cristoforo. Il padre Cristoforo Non ce. Oh stara molto a tornare Ma... disse il frate, alzando le spalle, e ritirando nel cappuccio la testa rasa. Dove andato A Rimini. A A Rimini. Dove questo paese Eh eh eh rispose il frate, trinciando verticalmente laria con la mano distesa, per significare una gran distanza. Oh povera me Ma perche e andato via cosi allimprovviso Perche ha voluto cosi il padre provinciale. E perche mandarlo via che faceva tanto bene qui Oh Signore Se i superiori dovessero render conto degli ordini che danno, dove sarebbe lubbidienza, la mia donna Si; ma questa e la mia rovina. Sapete cosa sara Sara che a Rimini avranno avuto bisogno dun buon predicatore ce nabbiamo per tutto; ma alle volte ci vuol quelluomo fatto apposta; il padre provinciale di la avra scritto al padre provinciale di qui, se aveva un soggetto cosi e cosi; e il padre provinciale avra detto: qui ci vuole il padre Cristoforo. Devesser proprio cosi, vedete. Oh poveri noi Ouande partito Ierlaltro. Ecco sio davo retta alla mia ispirazione di venir via qualche giorno prima E non si sa quando possa tornare cosi a un di presso Eh la mia donna lo sa il padre provinciale; se lo sa anche lui. Quando un nostro padre predicatore ha preso il volo, non si puo prevedere su che ramo potra andarsi a posare. Li cercan di qua, li cercan di la: e abbiamo conventi in tutte le quattro parti del mondo. Supponete che, a Rimini, il padre Cristoforo faccia un gran fracasso col suo quaresimale: perche non predica sempre a braccio, come faceva qui, per i pescatori e i contadini: per i pulpiti delle citta, ha le sue belle prediche scritte; e fior di roba. Si sparge la voce, da quelle parti, di questo gran predicatore; e lo possono cercare da... da che so io E allora, bisogna mandarlo; perche noi viviamo della carita di tutto il mondo, ed e giusto che serviamo tutto il mondo. Oh Signore Signore esclamo di nuovo Agnese, quasi piangendo: come devo fare, senza quelluomo Era quello che ci faceva da padre Per noi e una rovina. Sentite, buona donna; il padre Cristoforo era veramente un uomo; ma ce nabbiamo degli altri, sapete pieni di carita e di talento, e che sanno trattare ugualmente co signori e co poveri. Volete il padre Atanasio volete il padre Girolamo volete il padre Zaccaria E un uomo di vaglia, vedete, il padre Zaccaria. E non istate a badare, come fanno certi ignoranti, che sia cosi mingherlino, con una vocina fessa, e una barbetta misera misera: non dico per predicare, perche ognuno ha i suoi doni; ma per dar pareri, e un uomo, sapete Oh per carita esclamo Agnese, con quel misto di gratitudine e dimpazienza, che si prova a unesibizione in cui si trovi piu la buona volonta altrui, che la propria convenienza: cosa mimporta a me che uomo sia o non sia un altro, quando quel poveruomo che non ce piu, era quello che sapeva le nostre cose, e aveva preparato tutto per aiutarci Allora, bisogna aver pazienza. Questo lo so, rispose Agnese: scusate dellincomodo. Di che cosa, la mia donna mi dispiace per voi. E se vi risolvete di cercar qualcheduno de nostri padri, il convento e qui che non si move. Ehi, mi lascero poi veder presto, per la cerca dellolio. State bene, disse Agnese; e sincammino verso il suo paesetto, desolata, confusa, sconcertata, come il povero cieco che avesse perduto il suo bastone. Un po meglio informati che fra Galdino, noi possiamo dire come ando veramente la cosa. Attilio, appena arrivato a Milano, ando, come aveva promesso a don Rodrigo, a far visita al loro comune zio del Consiglio segreto. Era una consulta, composta allora di tredici personaggi di toga e di spada, da cui il governatore prendeva parere, e che, morendo uno di questi, o venendo mutato, assumeva temporaneamente il governo. Il conte zio, togato, e uno degli anziani del consiglio, vi godeva un certo credito; ma nel farlo valere, e nel farlo rendere con gli altri, non cera il suo compagno. Un parlare ambiguo, un tacere significativo, un restare a mezzo, uno stringer docchi che esprimeva: non posso parlare; un lusingare senza promettere, un minacciare in cerimonia; tutto era diretto a quel fine; e tutto, o piu o meno, tornava in pro. A segno che fino a un: io non posso niente in questo affare: detto talvolta per la pura verita, ma detto in modo che non gli era creduto, serviva ad accrescere il concetto, e quindi la realta del suo potere: come quelle scatole che si vedono ancora in qualche bottega di speziale, con su certe parole arabe, e dentro non ce nulla; ma servono a mantenere il credito alla bottega. Quello del conte zio, che, da gran tempo, era sempre andato crescendo a lentissimi gradi, ultimamente aveva fatto in una volta un passo, come si dice, di gigante, per unoccasione straordinaria, un viaggio a Madrid, con una missione alla corte; dove, che accoglienza gli fosse fatta, bisognava sentirlo raccontar da lui. Per non dir altro, il conte duca laveva trattato con una degnazione particolare, e ammesso alla sua confidenza, a segno davergli una volta domandato, in presenza, si puo dire, di mezza la corte come gli piacesse Madrid, e davergli unaltra volta detto a quattrocchi, nel vano duna finestra, che il duomo di Milano era il tempio piu grande che fosse negli stati del re. Fatti i suoi complimenti al conte zio, e presentatigli quelli del cugino, Attilio, con un suo contegno serio, che sapeva prendere a tempo, disse: credo di fare il mio dovere, senza mancare alla confidenza di Rodrigo, avvertendo il signore zio dun affare che, se lei non ci mette una mano, puo diventar serio, e portar delle conseguenze... Qualcheduna delle sue, mimmagino. Per giustizia, devo dire che il torto non e dalla parte di mio cugino. Ma e riscaldato; e, come dico, non ce che il signore zio, che possa... Vediamo, vediamo. Ce da quelle parti un frate cappuccino che lha con Rodrigo e la cosa e arrivata a un punto che... Quante volte vho detto, alluno e allaltro, che i frati bisogna lasciarli cuocere nel loro brodo Basta il da fare che danno a chi deve... a chi tocca... E qui soffio. Ma voi altri che potete scansarli... Signore zio, in questo, e mio dovere di dirle che Rodrigo lavrebbe scansato, se avesse potuto. E il frate che lha con lui, che lha preso a provocarlo in tutte la maniere... Che diavolo ha codesto frate con mio nipote Prima di tutto, e una testa inquieta, conosciuto per tale, e che fa professione di prendersela coi cavalieri. Costui protegge, dirige, che so io una contadinotta di la; e ha per questa creatura una carita, una carita... non dico pelosa, ma una carita molto gelosa, sospettosa, permalosa. Intendo, disse il conte zio; e sur un certo fondo di goffaggine, dipintogli in viso dalla natura, velato poi e ricoperto, a piu mani, di politica, baleno un raggio di malizia, che vi faceva un bellissimo vedere. Ora, da qualche tempo, continuo Attilio, se cacciato in testa questo frate, che Rodrigo avesse non so che disegni sopra questa... Se cacciato in testa, se cacciato in testa: lo conosco anchio il signor don Rodrigo; e ci vuol altro avvocato che vossignoria, per giustificarlo in queste materie. Signore zio, che Rodrigo possa aver fatto qualche scherzo a quella creatura, incontrandola per la strada, non sarei lontano dal crederlo: e giovine, e finalmente non e cappuccino; ma queste son bazzecole da non trattenerne il signore zio; il serio e che il frate se messo a parlar di Rodrigo come si farebbe dun mascalzone, cerca daizzargli contro tutto il paese... E gli altri frati Non se ne impicciano, perche lo conoscono per una testa calda, e hanno tutto il rispetto per Rodrigo; ma, dallaltra parte, questo frate ha un gran credito presso i villani, perche fa poi anche il santo, e... Mimmagino che non sappia che Rodrigo e mio nipote. Se lo sa Anzi questo e quel che gli mette piu il diavolo addosso. Come Come Perche, e lo va dicendo lui, ci trova piu gusto a farla vedere a Rodrigo, appunto perche questo ha un protettor naturale, di tanta autorita come vossignoria: e che lui se la ride de grandi e de politici, e che il cordone di san Francesco tien legate anche le spade, e che... Oh frate temerario Come si chiama costui Fra Cristoforo da disse Attilio; e il conte zio, preso da una cassetta del suo tavolino, un libriccino di memorie, vi scrisse, soffiando, soffiando, quel povero nome. Intanto Attilio seguitava: e sempre stato di quellumore, costui: si sa la sua vita. Era un plebeo che, trovandosi aver quattro soldi, voleva competere coi cavalieri del suo paese; e, per rabbia di non poterla vincer con tutti, ne ammazzo uno; onde, per iscansar la forca, si fece frate. Ma bravo ma bene La vedremo, la vedremo, diceva il conte zio, seguitando a soffiare. Ora poi, continuava Attilio, e piu arrabbiato che mai, perche gli e andato a monte un disegno che gli premeva molto molto: e da questo il signore zio capira che uomo sia. Voleva costui maritare quella sua creatura: fosse per levarla dai pericoli del mondo, lei mintende, o per che altro si fosse, la voleva maritare assolutamente; e aveva trovato il... luomo: unaltra sua creatura, un soggetto, che, forse e senza forse, anche il signore zio lo conoscera di nome; perche tengo per certo che il Consiglio segreto avra dovuto occuparsi di quel degno soggetto. Chi e costui Un filatore di seta, Lorenzo Tramaglino, quello che... Lorenzo Tramaglino esclamo il conte zio. Ma bene ma bravo, padre Sicuro... infatti..., aveva una lettera per un... Peccato che... Ma non importa; va bene. E perche il signor don Rodrigo non mi dice nulla di tutto questo perche lascia andar le cose tantavanti, e non si rivolge a chi lo puo e vuole dirigere e sostenere Diro il vero anche in questo, proseguiva Attilio. Da una parte, sapendo quante brighe, quante cose ha per la testa il signore zio... questo, soffiando, vi mise la mano, come per significare la gran fatica chera a farcele star tutte se fatto scrupolo di darle una briga di piu. E poi, diro tutto: da quello che ho potuto capire, e cosi irritato, cosi fuor de gangheri, cosi stucco delle villanie di quel frate, che ha piu voglia di farsi giustizia da se, in qualche maniera sommaria, che dottenerla in una maniera regolare, dalla prudenza e dal braccio del signore zio. Io ho cercato di smorzare; ma vedendo che la cosa andava per le brutte, ho creduto che fosse mio dovere davvertir di tutto il signore zio, che alla fine e il capo e la colonna della casa... Avresti fatto meglio a parlare un poco prima. E vero; ma io andavo sperando che la cosa svanirebbe da se, o che il frate tornerebbe finalmente in cervello, o che se nanderebbe da quel convento, come accade di questi frati, che ora sono qua, ora sono la; e allora tutto sarebbe finito. Ma... Ora tocchera a me a raccomodarla. Cosi ho pensato anchio. Ho detto tra me: il signore zio, con la sua avvedutezza, con la sua autorita, sapra lui prevenire uno scandolo, e insieme salvar lonore di Rodrigo, che e poi anche il suo. Questo frate, dicevo io, lha sempre col cordone di san Francesco; ma per adoprarlo a proposito, il cordone di san Francesco, non e necessario daverlo intorno alla pancia. Il signore zio ha cento mezzi chio non conosco: so che il padre provinciale ha, come giusto, una gran deferenza per lui; e se il signore zio crede che in questo caso il miglior ripiego sia di far cambiar aria al frate, lui con due parole... Lasci il pensiero a chi tocca, vossignoria, disse un po ruvidamente il conte zio. Ah e vero esclamo Attilio, con una tentennatina di testa, e con un sogghigno di compassione per se stesso. Son io luomo da dar pareri al signore zio Ma e la passione che ho della riputazione del casato che mi fa parlare. E ho anche paura daver fatto un altro male, soggiunse con unaria pensierosa: ho paura daver fatto torto a Rodrigo nel concetto del signore zio. Non mi darei pace, se fossi cagione di farle pensare che Rodrigo non abbia tutta quella fede in lei, tutta quella sommissione che deve avere. Creda, signore zio, che in questo caso e proprio... Via, via; che torto, che torto tra voi altri due che sarete sempre amici, finche luno non metta giudizio. Scapestrati, scapestrati, che sempre ne fate una; e a me tocca di rattopparle: che... mi fareste dire uno sproposito, mi date piu da pensare voi altri due, che, e qui immaginatevi che soffio mise, tutti questi benedetti affari di stato. Attilio fece ancora qualche scusa, qualche promessa, qualche complimento; poi si licenzio, e se nando, accompagnato da un e abbiamo giudizio, chera la formola di commiato del conte zio per i suoi nipoti. CAPITOLO XIX Chi, vedendo in un campo mal coltivato, unerbaccia, per esempio un bel lapazio, volesse proprio sapere se sia venuto da un seme maturato nel campo stesso, o portatovi dal vento, o lasciatovi cader da un uccello, per quanto ci pensasse, non ne verrebbe mai a una conclusione. Cosi anche noi non sapremmo dire se dal fondo naturale del suo cervello, o dallinsinuazione dAttilio, venisse al conte zio la risoluzione di servirsi del padre provinciale per troncare nella miglior maniera quel nodo imbrogliato. Certo e che Attilio non aveva detta a caso quella parola; e quantunque dovesse aspettarsi che, a un suggerimento cosi scoperto, la boria ombrosa del conte zio avrebbe ricalcitrato, a ogni modo volle fargli balenar dinanzi lidea di quel ripiego, e metterlo sulla strada, dove desiderava che andasse. Dallaltra parte, il ripiego era talmente adattato allumore del conte zio, talmente indicato dalle circostanze, che, senza suggerimento di chi si sia, si puo scommettere che lavrebbe trovato da se. Si trattava che, in una guerra pur troppo aperta, uno del suo nome, un suo nipote, non rimanesse al di sotto: punto essenzialissimo alla riputazione del potere che gli stava tanto a cuore. La soddisfazione che il nipote poteva prendersi da se, sarebbe stata un rimedio peggior del male, una sementa di guai; e bisognava impedirla, in qualunque maniera, e senza perder tempo. Comandargli che partisse in quel momento dalla sua villa; gia non avrebbe ubbidito; e quandanche avesse, era un cedere il campo, una ritirata della casa dinanzi a un convento. Ordini, forza legale, spauracchi di tal genere, non valevano contro un avversario di quella condizione: il clero regolare e secolare era affatto immune da ogni giurisdizione laicale; non solo le persone, ma i luoghi ancora abitati da esso: come deve sapere anche chi non avesse letta altra storia che la presente; che starebbe fresco. Tutto quel che si poteva contro un tale avversario era cercar dallontanarlo, e il mezzo a cio era il padre provinciale, in arbitrio del quale era landare e lo stare di quello. Ora, tra il padre provinciale e il conte zio passava unantica conoscenza: seran veduti di rado, ma sempre con gran dimostrazioni damicizia, e con esibizioni sperticate di servizi. E alle volte, e meglio aver che fare con uno che sia sopra a molti individui, che con un solo di questi, il quale non vede che la sua causa, non sente che la sua passione, non cura che il suo punto; mentre laltro vede in un tratto cento relazioni, cento conseguenze, cento interessi, cento cose da scansare, cento cose da salvare; e si puo quindi prendere da cento parti. Tutto ben ponderato, il conte zio invito un giorno a pranzo il padre provinciale, e gli fece trovare una corona di commensali assortiti con un intendimento sopraffino. Oualche parente de piu titolati, di quelli il cui solo casato era un gran titolo; e che, col solo contegno, con una certa sicurezza nativa, con una sprezzatura signorile, parlando di cose grandi con termini famigliari, riuscivano, anche senza farlo apposta, a imprimere e rinfrescare, ogni momento, lidea della superiorita e della potenza; e alcuni clienti legati alla casa per una dipendenza ereditaria, e al personaggio per una servitu di tutta la vita; i quali, cominciando dalla minestra a dir di si, con la bocca, con gli occhi, con gli orecchi, con tutta la testa, con tutto il corpo, con tutta lanima, alle frutte vavevan ridotto un uomo a non ricordarsi piu come si facesse a dir di no. A tavola, il conte padrone fece cader ben presto il discorso sul tema di Madrid. A Roma si va per piu strade; a Madrid egli andava per tutte. Parlo della corte, del conte duca, de ministri, della famiglia del governatore; delle cacce del toro, che lui poteva descriver benissimo, perche le aveva godute da un posto distinto; dellEscuriale di cui poteva render conto a un puntino, perche un creato del conte duca laveva condotto per tutti i buchi. Per qualche tempo, tutta la compagnia stette, come un uditorio, attenta a lui solo, poi si divise in colloqui particolari; e lui allora continuo a raccontare altre di quelle belle cose, come in confidenza, al padre provinciale che gli era accanto, e che lo lascio dire, dire e dire. Ma a un certo punto, diede una giratina al discorso, lo stacco da Madrid, e di corte in corte, di dignita in dignita, lo tiro sul cardinal Barberini, chera cappuccino, e fratello del papa allora sedente, Urbano VIII: niente meno. Il conte zio dovette anche lui lasciar parlare un poco, e stare a sentire, e ricordarsi che finalmente, in questo mondo, non cera soltanto i personaggi che facevan per lui. Poco dopo alzati da tavola, prego il padre provinciale di passar con lui in unaltra stanza. Due potesta, due canizie, due esperienze consumate si trovavano a fronte. Il magnifico signore fece sedere il padre molto reverendo, sedette anche lui, e comincio: stante lamicizia che passa tra di noi, ho creduto di far parola a vostra paternita dun affare di comune interesse, da concluder tra di noi, senzandar per altre strade, che potrebbero... E percio, alla buona, col cuore in mano, le diro di che si tratta; e in due parole son certo che anderemo daccordo. Mi dica: nel loro convento di Pescarenico ce un padre Cristoforo da Il provinciale fece cenno di si. Mi dica un poco vostra paternita, schiettamente, da buon amico... questo soggetto... questo padre... Di persona io non lo conosco; e si che de padri cappuccini ne conosco parecchi: uomini doro, zelanti, prudenti, umili: sono stato amico dellordine fin da ragazzo... Ma in tutte le famiglie un po numerose... ce sempre qualche individuo, qualche testa... E questo padre Cristoforo, so da certi ragguagli che e un uomo... un po amico de contrasti... che non ha tutta quella prudenza, tutti que riguardi... Scommetterei che ha dovuto dar piu duna volta da pensare a vostra paternita. Ho inteso: e un impegno, pensava intanto il provinciale: colpa mia; lo sapevo che quel benedetto Cristoforo era un soggetto da farlo girare di pulpito in pulpito, e non lasciarlo fermare mesi in un luogo, specialmente in conventi di campagna . Oh disse poi: mi dispiace davvero di sentire che vostra magnificenza abbia in un tal concetto il padre Cristoforo; mentre, per quanto ne so io, e un religioso... esemplare in convento, e tenuto in molta stima anche di fuori. Intendo benissimo; vostra paternita deve... Pero, pero, da amico sincero, voglio avvertirla duna cosa che le sara utile di sapere; e se anche ne fosse gia informata, posso, senza mancare ai miei doveri, metterle sottocchio certe conseguenze... possibili: non dico di piu. Questo padre Cristoforo, sappiamo che proteggeva un uomo di quelle parti, un uomo... vostra paternita navra sentito parlare; quello che, con tanto scandolo, scappo dalle mani della giustizia, dopo aver fatto, in quella terribile giornata di san Martino, cose... cose... Lorenzo Tramaglino Ahi penso il provinciale; e disse: questa circostanza mi riesce nuova; ma vostra magnificenza sa bene che una parte del nostro ufizio e appunto dandare in cerca de traviati, per ridurli... Va bene; ma la protezione de traviati duna certa specie... Son cose spinose, affari delicati... E qui, in vece di gonfiar le gote e di soffiare, strinse le labbra, e tiro dentro tantaria quanta ne soleva mandar fuori, soffiando. E riprese: ho creduto bene di darle un cenno su questa circostanza, perche se mai sua eccellenza... Potrebbe esser fatto qualche passo a Roma... non so niente... e da Roma venirle... Son ben tenuto a vostra magnificenza di codesto avviso; pero son certo che, se si prenderanno informazioni su questo proposito, si trovera che il padre Cristoforo non avra avuto che fare con luomo che lei dice, se non a fine di mettergli il cervello a partito. Il padre Cristoforo, lo conosco. Gia lei sa meglio di me che soggetto fosse al secolo, le cosette che ha fatte in gioventu. E la gloria dellabito questa, signor conte, che un uomo, il quale al secolo ha potuto far dir di se, con questo indosso, diventi un altro. E da che il padre Cristoforo porta questabito... Vorrei crederlo: lo dico di cuore: vorrei crederlo; ma alle volte, come dice il proverbio... labito non fa il monaco. Il proverbio non veniva in taglio esattamente; ma il conte laveva sostituito in fretta a un altro che gli era venuto sulla punta della lingua: il lupo cambia il pelo, ma non il vizio. Ho de riscontri, continuava, ho de contrassegni... Se lei sa positivamente, disse il provinciale, che questo religioso abbia commesso qualche errore tutti si puo mancare, avro per un vero favore lesserne informato. Son superiore: indegnamente; ma lo sono appunto per correggere, per rimediare. Le diro: insieme con questa circostanza dispiacevole della protezione aperta di questo padre per chi le ho detto, ce unaltra cosa disgustosa, e che potrebbe... Ma, tra di noi, accomoderemo tutto in una volta. Ce, dico, che lo stesso padre Cristoforo ha preso a cozzare con mio nipote, don Rodrigo . Oh questo mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace davvero. Mio nipote e giovine, vivo, si sente quello che e, non e avvezzo a esser provocato... Sara mio dovere di prender buone informazioni dun fatto simile. Come ho gia detto a vostra magnificenza, e parlo con un signore che non ha meno giustizia che pratica di mondo, tutti siamo di carne, soggetti a sbagliare... tanto da una parte, quanto dallaltra: e se il padre Cristoforo avra mancato... Veda vostra paternita; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo... si fa peggio. Lei sa cosa segue: questurti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori centaltri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire. Mio nipote e giovine; il religioso, da quel che sento, ha ancora tutto lo spirito, le... inclinazioni dun giovine: e tocca a noi, che abbiamo i nostri anni... pur troppo eh, padre molto reverendo... Chi fosse stato li a vedere, in quel punto, fu come quando, nel mezzo dunopera seria, salza, per isbaglio, uno scenario, prima del tempo, e si vede un cantante che, non pensando, in quel momento, che ci sia un pubblico al mondo, discorre alla buona con un suo compagno. Il viso, latto, la voce del conte zio, nel dir quel pur troppo, tutto fu naturale: li non cera politica: era proprio vero che gli dava noia davere i suoi anni. Non gia che piangesse i passatempi, il brio, lavvenenza della gioventu: frivolezze, sciocchezze, miserie La cagion del suo dispiacere era ben piu soda e importante: era che sperava un certo posto piu alto, quando fosse vacato; e temeva di non arrivare a tempo. Ottenuto che lavesse, si poteva esser certi che non si sarebbe piu curato degli anni, non avrebbe desiderato altro, e sarebbe morto contento, come tutti quelli che desideran molto una cosa, assicurano di voler fare, quando siano arrivati a ottenerla. Ma per lasciarlo parlar lui, tocca a noi, continuo, a aver giudizio per i giovani, e a rassettar le loro malefatte. Per buona sorte, siamo ancora a tempo; la cosa non ha fatto chiasso; e ancora il caso dun buon principiis obsta. Allontanare il fuoco dalla paglia. Alle volte un soggetto che, in un luogo, non fa bene, o che puo esser causa di qualche inconveniente, riesce a maraviglia in un altro. Vostra paternita sapra ben trovare la nicchia conveniente a questo religioso. Ce giusto anche laltra circostanza, che possa esser caduto in sospetto di chi... potrebbe desiderare che fosse rimosso: e, collocandolo in qualche posto un po lontanetto, facciamo un viaggio e due servizi; tutto saccomoda da se, o per dir meglio, non ce nulla di guasto. Questa conclusione, il padre provinciale se laspettava fino dal principio del discorso. Eh gia pensava tra se: vedo dove vuoi andar a parare: delle solite; quando un povero frate e preso a noia da voi altri, o da uno di voi altri, o vi da ombra, subito, senza cercar se abbia torto o ragione, il superiore deve farlo sgomberare . E quando il conte ebbe finito, e messo un lungo soffio, che equivaleva a un punto fermo, intendo benissimo, disse il provinciale, quel che il signor conte vuol dire; ma prima di fare un passo... E un passo e non e un passo, padre molto reverendo: e una cosa naturale, una cosa ordinaria; e se non si prende questo ripiego, e subito, prevedo un monte di disordini, uniliade di guai. Uno sproposito... mio nipote non crederei... ci son io, per questo... Ma, al punto a cui la cosa e arrivata, se non la tronchiamo noi, senza perder tempo, con un colpo netto, non e possibile che si fermi, che resti segreta... e allora non e piu solamente mio nipote... Si stuzzica un vespaio, padre molto reverendo. Lei vede; siamo una casa, abbiamo attinenze... Cospicue. Lei mintende: tutta gente che ha sangue nelle vene, e che, a questo mondo... e qualche cosa. Centra il puntiglio; diviene un affare comune; e allora... anche chi e amico della pace... Sarebbe un vero crepacuore per me, di dovere... di trovarmi... io che ho sempre avuta tanta propensione per i padri cappuccini... Loro padri, per far del bene, come fanno con tanta edificazione del pubblico, hanno bisogno di pace, di non aver contese, di stare in buona armonia con chi... E poi, hanno de parenti al secolo... e questi affaracci di puntiglio, per poco che vadano in lungo, sestendono, si ramificano, tiran dentro... mezzo mondo. Io mi trovo in questa benedetta carica, che mobbliga a sostenere un certo decoro... Sua eccellenza... i miei signori colleghi... tutto diviene affar di corpo... tanto piu con quellaltra circostanza... Lei sa come vanno queste cose. Veramente, disse il padre provinciale, il padre Cristoforo e predicatore; e avevo gia qualche pensiero... Mi si richiede appunto... Ma in questo momento, in tali circostanze, potrebbe parere una punizione; e una punizione prima daver ben messo in chiaro... No punizione, no: un provvedimento prudenziale, un ripiego di comune convenienza, per impedire i sinistri che potrebbero... mi sono spiegato. Tra il signor conte e me, la cosa rimane in questi termini; intendo. Ma, stando il fatto come fu riferito a vostra magnificenza, e impossibile, mi pare, che nel paese non sia traspirato qualcosa. Per tutto ce degli aizzatori, de mettimale, o almeno de curiosi maligni che, se posson vedere alle prese signori e religiosi, ci hanno un gusto matto; e fiutano, interpretano, ciarlano... Ognuno ha il suo decoro da conservare; e io poi, come superiore indegno, ho un dovere espresso... Lonor dellabito... non e cosa mia... e un deposito del quale... Il suo signor nipote, giacche e cosi alterato, come dice vostra magnificenza, potrebbe prender la cosa come una soddisfazione data a lui, e... non dico vantarsene, trionfarne, ma... Le pare, padre molto reverendo Mio nipote e un cavaliere che nel mondo e considerato... secondo il suo grado e il dovere: ma davanti a me e un ragazzo; e non fara ne piu ne meno di quello che gli prescrivero io. Le diro di piu: mio nipote non ne sapra nulla. Che bisogno abbiamo noi di render conto Son cose che facciamo tra di noi, da buoni amici; e tra di noi hanno da rimanere. Non si dia pensiero di cio. Devo essere avvezzo a non parlare . E soffio. In quanto ai cicaloni, riprese, che vuol che dicano Un religioso che vada a predicare in un altro paese, e cosa cosi ordinaria E poi, noi che vediamo... noi che prevediamo... noi che ci tocca... non dobbiamo poi curarci delle ciarle. Pero, affine di prevenirle, sarebbe bene che, in questoccasione, il suo signor nipote facesse qualche dimostrazione, desse qualche segno palese damicizia, di riguardo... non per noi, ma per labito... Sicuro, sicuro; queste giusto... Pero non ce bisogno: so che i cappuccini son sempre accolti come si deve da mio nipote. Lo fa per inclinazione: e un genio in famiglia: e poi sa di far cosa grata a me. Del resto, in questo caso... qualcosa di straordinario... e troppo giusto. Lasci fare a me, padre molto reverendo; che comandero a mio nipote... Cioe bisognera insinuargli con prudenza, affinche non savveda di quel che e passato tra di noi. Perche non vorrei alle volte che mettessimo un impiastro dove non ce ferita. E per quel che abbiamo concluso, quanto piu presto sara, meglio. E se si trovasse qualche nicchia un po lontana... per levar proprio ogni occasione... Mi vien chiesto per lappunto un predicatore da Rimini; e forsanche, senzaltro motivo, avrei potuto metter gli occhi... Molto a proposito, molto a proposito. E quando... Giacche la cosa si deve fare, si fara presto. Presto, presto, padre molto reverendo: meglio oggi che domani. E, continuava poi, alzandosi da sedere, se posso qualche cosa, tanto io, come la mia famiglia, per i nostri buoni padri cappuccini... Conosciamo per prova la bonta della casa, disse il padre provinciale, alzatosi anche lui, e avviandosi verso luscio, dietro al suo vincitore. Abbiamo spento una favilla, disse questo, soffermandosi, una favilla, padre molto reverendo, che poteva destare un grandincendio. Tra buoni amici, con due parole saccomodano di gran cose. Arrivato alluscio, lo spalanco, e volle assolutamente che il padre provinciale andasse avanti: entrarono nellaltra stanza, e si riunirono al resto della compagnia. Un grande studio, una grandarte, di gran parole, metteva quel signore nel maneggio dun affare; ma produceva poi anche effetti corrispondenti. Infatti, col colloquio che abbiam riferito, riusci a far andar fra Cristoforo a piedi da Pescarenico a Rimini, che e una bella passeggiata. Una sera, arriva a Pescarenico un cappuccino di Milano, con un plico per il padre guardiano. Ce dentro lobbedienza per fra Cristoforo, di portarsi a Rimini, dove predichera la quaresima. La lettera al guardiano porta listruzione dinsinuare al detto frate che deponga ogni pensiero daffari che potesse avere avviati nel paese da cui deve partire, e che non vi mantenga corrispondenze: il frate latore devessere il compagno di viaggio. Il guardiano non dice nulla la sera; la mattina, fa chiamar fra Cristoforo, gli fa vedere lobbedienza, gli dice che vada a prender la sporta, il bastone, il sudario e la cintura, e con quel padre compagno che gli presenta, si metta poi subito in viaggio. Se fu un colpo per il nostro frate, lo lascio pensare a voi. Renzo, Lucia, Agnese, gli vennero subito in mente; e esclamo, per dir cosi, dentro di se: oh Dio cosa faranno que meschini, quando io non saro piu qui Ma alzo gli occhi al cielo, e saccuso daver mancato di fiducia, dessersi creduto necessario a qualche cosa. Mise le mani in croce sul petto, in segno dubbidienza, e chino la testa davanti al padre guardiano; il quale lo tiro poi in disparte, e gli diede quellaltro avviso, con parole di consiglio, e con significazione di precetto. Fra Cristoforo ando alla sua cella, prese la sporta, vi ripose il breviario, il suo quaresimale, e il pane del perdono, sallaccio la tonaca con la sua cintura di pelle, si licenzio da suoi confratelli che si trovavano in convento, ando da ultimo a prender la benedizione del guardiano, e col compagno, prese la strada che gli era stata prescritta. Abbiamo detto che don Rodrigo, intestato piu che mai di venire a fine della sua bella impresa, sera risoluto di cercare il soccorso dun terribile uomo. Di costui non possiam dare ne il nome, ne il cognome, ne un titolo, e nemmeno una congettura sopra nulla di tutto cio: cosa tanto piu strana, che del personaggio troviamo memoria in piu dun libro libri stampati, dico di quel tempo. Che il personaggio sia quel medesimo, lidentita de fatti non lascia luogo a dubitarne; ma per tutto un grande studio a scansarne il nome, quasi avesse dovuto bruciar la penna, la mano dello scrittore. Francesco Rivola, nella vita del cardinal Federigo Borromeo, dovendo parlar di quelluomo, lo chiama un signore altrettanto potente per ricchezze, quanto nobile per nascita , e fermi li. Giuseppe Ripamonti, che, nel quinto libro della quinta decade della sua Storia Patria, ne fa piu distesa menzione, lo nomina uno, costui, colui, questuomo, quel personaggio. Riferiro , dice, nel suo bel latino, da cui traduciamo come ci riesce, il caso dun tale che, essendo de primi tra i grandi della citta, aveva stabilita la sua dimora in una campagna, situata sul confine; e li, assicurandosi a forza di delitti, teneva per niente i giudizi, i giudici, ogni magistratura, la sovranita; menava una vita affatto indipendente; ricettatore di forusciti, foruscito un tempo anche lui; poi tornato, come se niente fosse... Da questo scrittore prenderemo qualche altro passo, che ci venga in taglio per confermare e per dilucidare il racconto del nostro anonimo; col quale tiriamo avanti Fare cio chera vietato dalle leggi, o impedito da una forza qualunque; esser arbitro, padrone negli affari altrui, senzaltro interesse che il gusto di comandare; esser temuto da tutti, aver la mano da coloro cheran soliti averla dagli altri; tali erano state in ogni tempo le passioni principali di costui. Fino dalladolescenza, allo spettacolo e al rumore di tante prepotenze, di tante gare, alla vista di tanti tiranni, provava un misto sentimento di sdegno e dinvidia impaziente. Giovine, e vivendo in citta, non tralasciava occasione, anzi nandava in cerca, daver che dire co piu famosi di quella professione, dattraversarli, per provarsi con loro, e farli stare a dovere, o tirarli a cercare la sua amicizia. Superiore di ricchezze e di seguito alla piu parte, e forse a tutti dardire e di costanza, ne ridusse molti a ritirarsi da ogni rivalita, molti ne concio male, molti nebbe amici; non gia amici del pari, ma, come soltanto potevan piacere a lui, amici subordinati, che si riconoscessero suoi inferiori, che gli stessero alla sinistra. Nel fatto pero, veniva anche lui a essere il faccendiere, lo strumento di tutti coloro: essi non mancavano di richiedere ne loro impegni lopera dun tanto ausiliario; per lui, tirarsene indietro sarebbe stato decadere dalla sua riputazione, mancare al suo assunto. Di maniera che, per conto suo, e per conto daltri, tante ne fece che, non bastando ne il nome, ne il parentado, ne gli amici, ne la sua audacia a sostenerlo contro i bandi pubblici, e contro tante animosita potenti, dovette dar luogo, e uscir dallo stato. Credo che a questa circostanza si riferisca un tratto notabile raccontato dal Ripamonti. Una volta che costui ebbe a sgomberare il paese, la segretezza che uso, il rispetto, la timidezza, furon tali: attraverso la citta a cavallo, con un seguito di cani, a suon di tromba; e passando davanti al palazzo di corte, lascio alla guardia unimbasciata dimpertinenze per il governatore . Nellassenza, non ruppe le pratiche, ne tralascio le corrispondenze con que suoi tali amici, i quali rimasero uniti con lui, per tradurre letteralmente dal Ripamonti, in lega occulta di consigli atroci, e di cose funeste . Pare anzi che allora contraesse con piu alte persone, certe nuove terribili pratiche, delle quali lo storico summentovato parla con una brevita misteriosa. Anche alcuni principi esteri, dice, si valsero piu volte dellopera sua, per qualche importante omicidio, e spesso gli ebbero a mandar da lontano rinforzi di gente che servisse sotto i suoi ordini . Finalmente non si sa dopo quanto tempo, o fosse levato il bando, per qualche potente intercessione, o laudacia di quelluomo gli tenesse luogo dimmunita, si risolvette di tornare a casa, e vi torno difatti; non pero in Milano, ma in un castello confinante col territorio bergamasco, che allora era, come ognun sa, stato veneto. Quella casa cito ancora il Ripamonti, era come unofficina di mandati sanguinosi: servitori, la cui testa era messa a taglia, e che avevan per mestiere di troncar teste: ne cuoco, ne sguattero dispensati dallomicidio: le mani de ragazzi insanguinate. Oltre questa bella famiglia domestica, naveva, come afferma lo stesso storico, unaltra di soggetti simili, dispersi e posti come a quartiere in vari luoghi de due stati sul lembo de quali viveva, e pronti sempre a suoi ordini. Tutti i tiranni, per un bel tratto di paese allintorno, avevan dovuto, chi in unoccasione e chi in unaltra, scegliere tra lamicizia e linimicizia di quel tiranno straordinario. Ma ai primi che avevano voluto provar di resistergli, la gli era andata cosi male, che nessuno si sentiva piu di mettersi a quella prova. E neppur col badare a fatti suoi, con lo stare a se, uno non poteva rimanere indipendente da lui. Capitava un suo messo a intimargli che abbandonasse la tale impresa, che cessasse di molestare il tal debitore, o cose simili: bisognava rispondere si o no. Quando una parte, con un omaggio vassallesco, era andata a rimettere in lui un affare qualunque, laltra parte si trovava a quella dura scelta, o di stare alla sua sentenza, o di dichiararsi suo nemico; il che equivaleva a esser, come si diceva altre volte, tisico in terzo grado. Molti, avendo il torto, ricorrevano a lui per aver ragione in effetto; molti anche, avendo ragione, per preoccupare un cosi gran patrocinio, e chiuderne ladito allavversario: gli uni e gli altri divenivano piu specialmente suoi dipendenti. Accadde qualche volta che un debole oppresso, vessato da un prepotente, si rivolse a lui; e lui, prendendo le parti del debole, forzo il prepotente a finirla, a riparare il mal fatto, a chiedere scusa; o, se stava duro, gli mosse tal guerra, da costringerlo a sfrattar dai luoghi che aveva tiranneggiati, o gli fece anche pagare un piu pronto e piu terribile fio. E in quei casi, quel nome tanto temuto e abborrito era stato benedetto un momento: perche, non diro quella giustizia, ma quel rimedio, quel compenso qualunque, non si sarebbe potuto, in que tempi, aspettarlo da nessunaltra forza ne privata, ne pubblica. Piu spesso, anzi per lordinario, la sua era stata ed era ministra di voleri iniqui, di soddisfazioni atroci, di capricci superbi. Ma gli usi cosi diversi di quella forza producevan sempre leffetto medesimo, dimprimere negli animi una grandidea di quanto egli potesse volere e eseguire in onta dellequita e delliniquita, quelle due cose che metton tanti ostacoli alla volonta degli uomini, e li fanno cosi spesso tornare indietro. La fama de tiranni ordinari rimaneva per lo piu ristretta in quel piccolo tratto di paese doverano i piu ricchi e i piu forti: ogni distretto aveva i suoi; e si rassomigliavan tanto, che non cera ragione che la gente soccupasse di quelli che non aveva a ridosso. Ma la fama di questo nostro era gia da gran tempo diffusa in ogni parte del milanese: per tutto, la sua vita era un soggetto di racconti popolari; e il suo nome significava qualcosa dirresistibile, di strano, di favoloso. Il sospetto che per tutto saveva de suoi collegati e de suoi sicari, contribuiva anchesso a tener viva per tutto la memoria di lui. Non eran piu che sospetti; giacche chi avrebbe confessata apertamente una tale dipendenza ma ogni tiranno poteva essere un suo collegato, ogni malandrino, uno de suoi; e lincertezza stessa rendeva piu vasta lopinione, e piu cupo il terrore della cosa. E ogni volta che in qualche parte si vedessero comparire figure di bravi sconosciute e piu brutte dellordinario, a ogni fatto enorme di cui non si sapesse alla prima indicare o indovinar lautore, si proferiva, si mormorava il nome di colui che noi, grazie a quella benedetta, per non dir altro, circospezione de nostri autori, saremo costretti a chiamare linnominato. Dal castellaccio di costui al palazzotto di don Rodrigo, non cera piu di sette miglia: e questultimo, appena divenuto padrone e tiranno, aveva dovuto vedere che, a cosi poca distanza da un tal personaggio, non era possibile far quel mestiere senza venire alle prese, o andar daccordo con lui. Gli sera percio offerto e gli era divenuto amico, al modo di tutti gli altri, sintende; gli aveva reso piu dun servizio il manoscritto non dice di piu; e naveva riportate ogni volta promesse di contraccambio e daiuto, in qualunque occasione. Metteva pero molta cura a nascondere una tale amicizia, o almeno a non lasciare scorgere quanto stretta, e di che natura fosse. Don Rodrigo voleva bensi fare il tiranno, ma non il tiranno salvatico: la professione era per lui un mezzo, non uno scopo: voleva dimorar liberamente in citta, godere i comodi, gli spassi, gli onori della vita civile; e percio bisognava che usasse certi riguardi, tenesse di conto parenti, coltivasse lamicizia di persone alte, avesse una mano sulle bilance della giustizia, per farle a un bisogno traboccare dalla sua parte, o per farle sparire, o per darle anche, in qualche occasione, sulla testa di qualcheduno che in quel modo si potesse servir piu facilmente che con larmi della violenza privata. Ora, lintrinsichezza, diciam meglio, una lega con un uomo di quella sorte, con un aperto nemico della forza pubblica, non gli avrebbe certamente fatto buon gioco a cio, specialmente presso il conte zio. Pero quel tanto duna tale amicizia che non era possibile di nascondere, poteva passare per una relazione indispensabile con un uomo la cui inimicizia era troppo pericolosa; e cosi ricevere scusa dalla necessita: giacche chi ha lassunto di provvedere, e non nha la volonta, o non ne trova il verso, alla lunga acconsente che altri provveda da se, fino a un certo segno, a casi suoi; e se non acconsente espressamente, chiude un occhio. Una mattina, don Rodrigo usci a cavallo, in treno da caccia, con una piccola scorta di bravi a piedi; il Griso alla staffa, e quattro altri in coda; e savvio al castello dellinnominato. CAPITOLO XX Il castello dellinnominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima dun poggio che sporge in fuori da unaspra giogaia di monti, ed e, non si saprebbe dir bene, se congiunto ad essa o separatone, da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di tane e di precipizi, che si prolungano anche dalle due parti. Quella che guarda la valle e la sola praticabile; un pendio piuttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle falde a campi, sparsi qua e la di casucce. Il fondo e un letto di ciottoloni, dove scorre un rigagnolo o torrentaccio, secondo la stagione: allora serviva di confine ai due stati. I gioghi opposti, che formano, per dir cosi, laltra parete della valle, hanno anchessi un po di falda coltivata; il resto e schegge e macigni, erte ripide, senza strada e nude, meno qualche cespuglio ne fessi e sui ciglioni. Dallalto del castellaccio, come laquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava allintorno tutto lo spazio dove piede duomo potesse posarsi, e non vedeva mai nessuno al di sopra di se, ne piu in alto. Dando unocchiata in giro, scorreva tutto quel recinto, i pendii, il fondo, le strade praticate la dentro. Quella che, a gomiti e a giravolte, saliva al terribile domicilio, si spiegava davanti a chi guardasse di lassu, come un nastro serpeggiante: dalle finestre, dalle feritoie, poteva il signore contare a suo bellagio i passi di chi veniva, e spianargli larme contro, cento volte. E anche duna grossa compagnia, avrebbe potuto, con quella guarnigione di bravi che teneva lassu, stenderne sul sentiero, o farne ruzzolare al fondo parecchi, prima che uno arrivasse a toccar la cima. Del resto, non che lassu, ma neppure nella valle, e neppur di passaggio, non ardiva metter piede nessuno che non fosse ben visto dal padrone del castello. Il birro poi che vi si fosse lasciato vedere, sarebbe stato trattato come una spia nemica che venga colta in un accampamento. Si raccontavano le storie tragiche degli ultimi che avevano voluto tentar limpresa; ma eran gia storie antiche; e nessuno de giovani si rammentava daver veduto nella valle uno di quella razza, ne vivo, ne morto. Tale e la descrizione che lanonimo fa del luogo: del nome, nulla; anzi, per non metterci sulla strada di scoprirlo, non dice niente del viaggio di don Rodrigo, e lo porta addirittura nel mezzo della valle, appie del poggio, allimboccatura dellerto e tortuoso sentiero. Li cera una taverna, che si sarebbe anche potuta chiamare un corpo di guardia. Sur una vecchia insegna che pendeva sopra luscio, era dipinto da tutte due le parti un sole raggiante; ma la voce pubblica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, talvolta li rifa a modo suo, non chiamava quella taverna che col nome della Malanotte. Al rumore duna cavalcatura che savvicinava, comparve sulla soglia un ragazzaccio, armato come un saracino; e data unocchiata, entro ad informare tre sgherri, che stavan giocando, con certe carte sudice e piegate in forma di tegoli. Colui che pareva il capo salzo, saffaccio alluscio, e, riconosciuto un amico del suo padrone, lo saluto rispettosamente. Don Rodrigo, resogli con molto garbo il saluto, domando se il signore si trovasse al castello; e rispostogli da quel caporalaccio, che credeva di si, smonto da cavallo, e butto la briglia al Tiradritto, uno del suo seguito. Si levo lo schioppo, e lo consegno al Montanarolo, come per isgravarsi dun peso inutile, e salir piu lesto; ma, in realta, perche sapeva bene, che su quellerta non era permesso dandar con lo schioppo. Si cavo poi di tasca alcune berlinghe, e le diede al Tanabuso, dicendogli: voi altri state ad aspettarmi; e intanto starete un po allegri con questa brava gente . Cavo finalmente alcuni scudi doro, e li mise in mano al caporalaccio, assegnandone meta a lui, e meta da dividersi tra i suoi uomini. Finalmente, col Griso, che aveva anche lui posato lo schioppo, comincio a piedi la salita. Intanto i tre bravi sopraddetti, e lo Squinternotto chera il quarto oh vedete che bei nomi, da serbarceli con tanta cura, rimasero coi tre dellinnominato, e con quel ragazzo allevato alle forche, a giocare, a trincare, e a raccontarsi a vicenda le loro prodezze. Un altro bravaccio dellinnominato, che saliva, raggiunse poco dopo don Rodrigo; lo guardo, lo riconobbe, e saccompagno con lui; e gli risparmio cosi la noia di dire il suo nome, e di rendere altro conto di se a quantaltri avrebbe incontrati, che non lo conoscessero. Arrivato al castello, e introdotto lasciando pero il Griso alla porta, fu fatto passare per un andirivieni di corridoi bui, e per varie sale tappezzate di moschetti, di sciabole e di partigiane, e in ognuna delle quali cera di guardia qualche bravo; e, dopo avere alquanto aspettato, fu ammesso in quella dove si trovava linnominato. Questo gli ando incontro, rendendogli il saluto, e insieme guardandogli le mani e il viso, come faceva per abitudine, e ormai quasi involontariamente, a chiunque venisse da lui, per quanto fosse de piu vecchi e provati amici. Era grande, bruno, calvo; bianchi i pochi capelli che gli rimanevano; rugosa la faccia: a prima vista, gli si sarebbe dato piu de sessantanni che aveva; ma il contegno, le mosse, la durezza risentita de lineamenti, il lampeggiar sinistro, ma vivo degli occhi, indicavano una forza di corpo e di animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovine. Don Rodrigo disse che veniva per consiglio e per aiuto; che, trovandosi in un impegno difficile, dal quale il suo onore non gli permetteva di ritirarsi, sera ricordato delle promesse di quelluomo che non prometteva mai troppo, ne invano; e si fece ad esporre il suo scellerato imbroglio. Linnominato che ne sapeva gia qualcosa, ma in confuso, stette a sentire con attenzione, e come curioso di simili storie, e per essere in questa mischiato un nome a lui noto e odiosissimo, quello di fra Cristoforo, nemico aperto de tiranni, e in parole e, dove poteva, in opere. Don Rodrigo, sapendo con chi parlava, si mise poi a esagerare le difficolta dellimpresa; la distanza del luogo, un monastero, la signora... A questo, linnominato, come se un demonio nascosto nel suo cuore gliel avesse comandato, interruppe subitamente, dicendo che prendeva limpresa sopra di se. Prese lappunto del nome della nostra povera Lucia, e licenzio don Rodrigo, dicendo: tra poco avrete da me lavviso di quel che dovrete fare. Se il lettore si ricorda di quello sciagurato Egidio che abitava accanto al monastero dove la povera Lucia stava ricoverata, sappia ora che costui era uno de piu stretti ed intimi colleghi di scelleratezze che avesse linnominato: percio questo aveva lasciata correre cosi prontamente e risolutamente la sua parola. Ma appena rimase solo, si trovo, non diro pentito, ma indispettito daverla data. Gia da qualche tempo cominciava a provare, se non un rimorso, una certuggia delle sue scelleratezze. Quelle tante cherano ammontate, se non sulla sua coscienza, almeno nella sua memoria, si risvegliavano ogni volta che ne commettesse una di nuovo, e si presentavano allanimo brutte e troppe: era come il crescere e crescere dun peso gia incomodo. Una certa ripugnanza provata ne primi delitti, e vinta poi, e scomparsa quasi affatto, tornava ora a farsi sentire. Ma in que primi tempi, limmagine dun avvenire lungo, indeterminato, il sentimento duna vitalita vigorosa, riempivano lanimo duna fiducia spensierata: ora allopposto, i pensieri dellavvenire eran quelli che rendevano piu noioso il passato. Invecchiare morire e poi E, cosa notabile limmagine della morte, che, in un pericolo vicino, a fronte dun nemico, soleva raddoppiar gli spiriti di quelluomo, e infondergli unira piena di coraggio, quella stessa immagine, apparendogli nel silenzio della notte, nella sicurezza del suo castello, gli metteva addosso una costernazione repentina. Non era la morte minacciata da un avversario mortale anche lui; non si poteva rispingerla con armi migliori, e con un braccio piu pronto; veniva sola, nasceva di dentro; era forse ancor lontana, ma faceva un passo ogni momento; e, intanto che la mente combatteva dolorosamente per allontanarne il pensiero, quella savvicinava. Ne primi tempi, gli esempi cosi frequenti, lo spettacolo, per dir cosi, continuo della violenza, della vendetta, dellomicidio, ispirandogli unemulazione feroce, gli avevano anche servito come duna specie dautorita contro la coscienza: ora, gli rinasceva ogni tanto nellanimo lidea confusa, ma terribile, dun giudizio individuale, duna ragione indipendente dallesempio; ora, lessere uscito dalla turba volgare de malvagi, lessere innanzi a tutti, gli dava talvolta il sentimento duna solitudine tremenda. Quel Dio di cui aveva sentito parlare, ma che, da gran tempo, non si curava di negare ne di riconoscere, occupato soltanto a vivere come se non ci fosse, ora, in certi momenti dabbattimento senza motivo, di terrore senza pericolo, gli pareva sentirlo gridar dentro di se: Io sono pero. Nel primo bollor delle passioni, la legge che aveva, se non altro, sentita annunziare in nome di Lui, non gli era parsa che odiosa: ora, quando gli tornava dimprovviso alla mente, la mente, suo malgrado, la concepiva come una cosa che ha il suo adempimento. Ma, non che aprirsi con nessuno su questa sua nuova inquietudine, la copriva anzi profondamente, e la mascherava con lapparenze duna piu cupa ferocia; e con questo mezzo, cercava anche di nasconderla a se stesso, o di soffogarla. Invidiando giacche non poteva annientarli ne dimenticarli que tempi in cui era solito commettere liniquita senza rimorso, senzaltro pensiero che della riuscita, faceva ogni sforzo per farli tornare, per ritenere o per riafferrare quellantica volonta, pronta, superba, imperturbata, per convincer se stesso chera ancor quello. Cosi in questoccasione, aveva subito impegnata la sua parola a don Rodrigo, per chiudersi ladito a ogni esitazione. Ma appena partito costui, sentendo scemare quella fermezza che sera comandata per promettere, sentendo a poco a poco venirsi innanzi nella mente pensieri che lo tentavano di mancare a quella parola, e lavrebbero condotto a scomparire in faccia a un amico, a un complice secondario; per troncare a un tratto quel contrasto penoso, chiamo il Nibbio, uno de piu destri e arditi ministri delle sue enormita, e quello di cui era solito servirsi per la corrispondenza con Egidio. E, con aria risoluta, gli comando che montasse subito a cavallo, andasse diritto a Monza, informasse Egidio dellimpegno contratto, e richiedesse il suo aiuto per adempirlo. Il messo ribaldo torno piu presto che il suo padrone non se laspettasse, con la risposta dEgidio: che limpresa era facile e sicura; gli si mandasse subito una carrozza, con due o tre bravi ben travisati; e lui prendeva la cura di tutto il resto, e guiderebbe la cosa. A questannunzio, linnominato, comunque stesse di dentro, diede ordine in fretta al Nibbio stesso, che disponesse tutto secondo aveva detto Egidio, e andasse con due altri che gli nomino, alla spedizione. Se per rendere lorribile servizio che gli era stato chiesto, Egidio avesse dovuto far conto de soli suoi mezzi ordinari, non avrebbe certamente data cosi subito una promessa cosi decisa. Ma, in quellasilo stesso dove pareva che tutto dovesse essere ostacolo, latroce giovine aveva un mezzo noto a lui solo; e cio che per gli altri sarebbe stata la maggior difficolta, era strumento per lui. Noi abbiamo riferito come la sciagurata signora desse una volta retta alle sue parole; e il lettore puo avere inteso che quella volta non fu lultima, non fu che un primo passo in una strada dabbominazione e di sangue. Quella stessa voce, che aveva acquistato forza e, direi quasi, autorita dal delitto, le impose ora il sagrifizio dellinnocente che aveva in custodia. La proposta riusci spaventosa a Gertrude. Perder Lucia per un caso impreveduto, senza colpa, le sarebbe parsa una sventura, una punizione amara: e le veniva comandato di privarsene con una scellerata perfidia, di cambiare in un nuovo rimorso un mezzo di espiazione. La sventurata tento tutte le strade per esimersi dallorribile comando; tutte, fuorche la sola chera sicura, e che le stava pur sempre aperta davanti. Il delitto e un padrone rigido e inflessibile, contro cui non divien forte se non chi se ne ribella interamente. A questo Gertrude non voleva risolversi; e ubbidi. Era il giorno stabilito; lora convenuta savvicinava; Gertrude, ritirata con Lucia nel suo parlatorio privato, le faceva piu carezze dellordinario, e Lucia le riceveva e le contraccambiava con tenerezza crescente: come la pecora, tremolando senza timore sotto la mano del pastore che la palpa e la strascina mollemente, si volta a leccar quella mano; e non sa che, fuori della stalla, laspetta il macellaio, a cui il pastore lha venduta un momento prima. Ho bisogno dun gran servizio; e voi sola potete farmelo. Ho tanta gente a miei comandi; ma di cui mi fidi, nessuno. Per un affare di grandimportanza, che vi diro poi, ho bisogno di parlar subito subito con quel padre guardiano de cappuccini che vha condotta qui da me, la mia povera Lucia; ma e anche necessario che nessuno sappia che lho mandato a chiamare io. Non ho che voi per far segretamente questimbasciata. Lucia fu atterrita duna tale richiesta; e con quella sua suggezione, ma senza nascondere una gran maraviglia, addusse subito, per disimpegnarsene, le ragioni che la signora doveva intendere, che avrebbe dovute prevedere: senza la madre, senza nessuno, per una strada solitaria, in un paese sconosciuto... Ma Gertrude, ammaestrata a una scola infernale, mostro tanta maraviglia anche lei, e tanto dispiacere di trovare una tal ritrosia nella persona di cui credeva poter far piu conto, figuro di trovar cosi vane quelle scuse di giorno chiaro, quattro passi, una strada che Lucia aveva fatta pochi giorni prima, e che, quandanche non lavesse mai veduta, a insegnargliela, non la poteva sbagliare... Tanto disse, che la poverina, commossa e punta a un tempo, si lascio sfuggir di bocca: e bene; cosa devo fare Andate al convento de cappuccini: e le descrisse la strada di nuovo: fate chiamare il padre guardiano, ditegli, da solo a solo, che venga da me subito subito; ma che non dica a nessuno che son io che lo mando a chiamare. Ma cosa diro alla fattoressa, che non mha mai vista uscire, e mi domandera dove vo Cercate di passare senzesser vista; e se non vi riesce, ditele che andate alla chiesa tale, dove avete promesso di fare orazione. Nuova difficolta per la povera giovine: dire una bugia; ma la signora si mostro di nuovo cosi afflitta delle ripulse, le fece parer cosi brutta cosa lanteporre un vano scrupolo alla riconoscenza, che Lucia, sbalordita piu che convinta, e soprattutto commossa piu che mai, rispose: e bene; andero. Dio maiuti E si mosse. Quando Gertrude, che dalla grata la seguiva con locchio fisso e torbido, la vide metter piede sulla soglia, come sopraffatta da un sentimento irresistibile, apri la bocca, e disse: sentite, Lucia Questa si volto, e torno verso la grata. Ma gia un altro pensiero, un pensiero avvezzo a predominare, aveva vinto di nuovo nella mente sciagurata di Gertrude. Facendo le viste di non esser contenta dellistruzioni gia date, spiego di nuovo a Lucia la strada che doveva tenere, e la licenzio dicendo: fate ogni cosa come vho detto, e tornate presto . Lucia parti. Passo inosservata la porta del chiostro, prese la strada, con gli occhi bassi, rasente al muro; trovo, con lindicazioni avute e con le proprie rimembranze, la porta del borgo, nusci, ando tutta raccolta e un po tremante, per la strada maestra, arrivo in pochi momenti a quella che conduceva al convento; e la riconobbe. Quella strada era, ed e tuttora, affondata, a guisa dun letto di fiume, tra due alte rive orlate di macchie, che vi forman sopra una specie di volta. Lucia, entrandovi, e vedendola affatto solitaria, senti crescere la paura, e allungava il passo; ma poco dopo si rincoro alquanto, nel vedere una carrozza da viaggio ferma, e accanto a quella, davanti allo sportello aperto, due viaggiatori che guardavano in qua e in la, come incerti della strada. Andando avanti, senti uno di que due, che diceva: ecco una buona giovine che cinsegnera la strada . Infatti, quando fu arrivata alla carrozza, quel medesimo, con un fare piu gentile che non fosse laspetto, si volto, e disse: quella giovine, ci sapreste insegnar la strada di Monza Andando di li, vanno a rovescio, rispondeva la poverina: Monza e di qua... e si voltava, per accennar col dito; quando laltro compagno era il Nibbio, afferrandola dimprovviso per la vita, lalzo da terra. Lucia giro la testa indietro atterrita, e caccio un urlo; il malandrino la mise per forza nella carrozza: uno che stava a sedere davanti, la prese e la caccio, per quanto lei si divincolasse e stridesse, a sedere dirimpetto a se: un altro, mettendole un fazzoletto alla bocca, le chiuse il grido in gola. In tanto il Nibbio entro presto presto anche lui nella carrozza: lo sportello si chiuse, e la carrozza parti di carriera. Laltro che le aveva fatta quella domanda traditora, rimasto nella strada, diede unocchiata in qua e in la, per veder se fosse accorso qualcheduno agli urli di Lucia: non cera nessuno; salto sur una riva, attaccandosi a un albero della macchia, e disparve. Era costui uno sgherro dEgidio; era stato, facendo lindiano, sulla porta del suo padrone, per veder quando Lucia usciva dal monastero; laveva osservata bene, per poterla riconoscere; ed era corso, per una scorciatoia, ad aspettarla al posto convenuto. Chi potra ora descrivere il terrore, langoscia di costei, esprimere cio che passava nel suo animo Spalancava gli occhi spaventati, per ansieta di conoscere la sua orribile situazione, e li richiudeva subito, per il ribrezzo e per il terrore di que visacci: si storceva, ma era tenuta da tutte le parti: raccoglieva tutte le sue forze, e dava delle stratte, per buttarsi verso lo sportello; ma due braccia nerborute la tenevano come conficcata nel fondo della carrozza; quattro altre manacce ve lappuntellavano. Ogni volta che aprisse la bocca per cacciare un urlo, il fazzoletto veniva a soffogarglielo in gola. Intanto tre bocche dinferno, con la voce piu umana che sapessero formare, andavan ripetendo: zitta, zitta, non abbiate paura, non vogliamo farvi male . Dopo qualche momento duna lotta cosi angosciosa, parve che sacquietasse; allento le braccia, lascio cader la testa allindietro, alzo a stento le palpebre, tenendo locchio immobile; e quegli orridi visacci che le stavan davanti le parvero confondersi e ondeggiare insieme in un mescuglio mostruoso: le fuggi il colore dal viso; un sudor freddo glielo copri; sabbandono, e svenne. Su, su, coraggio, diceva il Nibbio. Coraggio, coraggio, ripetevan gli altri due birboni; ma lo smarrimento dogni senso preservava in quel momento Lucia dal sentire i conforti di quelle orribili voci. Diavolo par morta, disse uno di coloro: se fosse morta davvero Oh morta disse laltro: e uno di quegli svenimenti che vengono alle donne. Io so che, quando ho voluto mandare allaltro mondo qualcheduno, uomo o donna che fosse, ce voluto altro. Via disse il Nibbio: attenti al vostro dovere, e non andate a cercar altro. Tirate fuori dalla cassetta i tromboni, e teneteli pronti; che in questo bosco dove sentra ora, ce sempre de birboni annidati. Non cosi in mano, diavolo riponeteli dietro le spalle, stesi: non vedete che costei e un pulcin bagnato che basisce per nulla Se vede armi, e capace di morir davvero. E quando sara rinvenuta, badate bene di non farle paura; non la toccate, se non vi fo segno; a tenerla basto io. E zitti: lasciate parlare a me. Intanto la carrozza, andando sempre di corsa, sera inoltrata nel bosco. Dopo qualche tempo, la povera Lucia comincio a risentirsi, come da un sonno profondo e affannoso, e apri gli occhi. Peno alquanto a distinguere gli spaventosi oggetti che la circondavano, a raccogliere i suoi pensieri: alfine comprese di nuovo la sua terribile situazione. Il primo uso che fece delle poche forze ritornatele, fu di buttarsi ancora verso lo sportello, per slanciarsi fuori; ma fu ritenuta, e non pote che vedere un momento la solitudine selvaggia del luogo per cui passava. Caccio di nuovo un urlo; ma il Nibbio, alzando la manaccia col fazzoletto, via, le disse, piu dolcemente che pote; state zitta, che sara meglio per voi: non vogliamo farvi male; ma se non istate zitta, vi faremo star noi. Lasciatemi andare Chi siete voi Dove mi conducete Perche mavete presa Lasciatemi andare, lasciatemi andare Vi dico che non abbiate paura: non siete una bambina, e dovete capire che noi non vogliamo farvi male. Non vedete che avremmo potuto ammazzarvi cento volte, se avessimo cattive intenzioni Dunque state quieta. No, no, lasciatemi andare per la mia strada: io non vi conosco. Vi conosciamo noi. Oh santissima Vergine come mi conoscete Lasciatemi andare, per carita. Chi siete voi Perche mavete presa Perche ce stato comandato. Chi chi chi ve lo puo aver comandato Zitta disse con un visaccio severo il Nibbio: a noi non si fa di codeste domande. Lucia tento unaltra volta di buttarsi dimprovviso allo sportello; ma vedendo chera inutile, ricorse di nuovo alle preghiere; e con la testa bassa, con le gote irrigate di lacrime, con la voce interrotta dal pianto, con le mani giunte dinanzi alle labbra, oh diceva: per lamor di Dio, e della Vergine santissima, lasciatemi andare Cosa vho fatto di male io Sono una povera creatura che non vha fatto niente. Quello che mavete fatto voi, ve lo perdono di cuore; e preghero Dio per voi. Se avete anche voi una figlia, una moglie, una madre, pensate quello che patirebbero, se fossero in questo stato. Ricordatevi che dobbiamo morir tutti, e che un giorno desidererete che Dio vi usi misericordia. Lasciatemi andare, lasciatemi qui: il Signore mi fara trovar la mia strada. Non possiamo. Non potete Oh Signore perche non potete Dove volete condurmi Perche ... Non possiamo: e inutile: non abbiate paura, che non vogliamo farvi male: state quieta, e nessuno vi tocchera. Accorata, affannata, atterrita sempre piu nel vedere che le sue parole non facevano nessun colpo, Lucia si rivolse a Colui che tiene in mano il cuore degli uomini, e puo, quando voglia, intenerire i piu duri. Si strinse il piu che pote, nel canto della carrozza, mise le braccia in croce sul petto, e prego qualche tempo con la mente; poi, tirata fuori la corona, comincio a dire il rosario, con piu fede e con piu affetto che non avesse ancor fatto in vita sua. Ogni tanto, sperando davere impetrata la misericordia che implorava, si voltava a ripregar coloro; ma sempre inutilmente. Poi ricadeva ancora senza sentimenti, poi si riaveva di nuovo, per rivivere a nuove angosce. Ma ormai non ci regge il cuore a descriverle piu a lungo: una pieta troppo dolorosa ci affretta al termine di quel viaggio, che duro piu di quattrore; e dopo il quale avremo altre ore angosciose da passare. Trasportiamoci al castello dove linfelice era aspettata. Era aspettata dallinnominato, con uninquietudine, con una sospension danimo insolita. Cosa strana quelluomo, che aveva disposto a sangue freddo di tante vite, che in tanti suoi fatti non aveva contato per nulla i dolori da lui cagionati, se non qualche volta per assaporare in essi una selvaggia volutta di vendetta, ora, nel metter le mani addosso a questa sconosciuta, a questa povera contadina, sentiva come un ribrezzo, direi quasi un terrore. Da unalta finestra del suo castellaccio, guardava da qualche tempo verso uno sbocco della valle; ed ecco spuntar la carrozza, e venire innanzi lentamente: perche quel primo andar di carriera aveva consumata la foga, e domate le forze de cavalli. E benche, dal punto dove stava a guardare, la non paresse piu che una di quelle carrozzine che si danno per balocco ai fanciulli, la riconobbe subito, e si senti il cuore batter piu forte. Ci sara penso subito; e continuava tra se: che noia mi da costei Liberiamocene . E voleva chiamare uno de suoi sgherri, e spedirlo subito incontro alla carrozza, a ordinare al Nibbio che voltasse, e conducesse colei al palazzo di don Rodrigo. Ma un no imperioso che risono nella sua mente, fece svanire quel disegno. Tormentato pero dal bisogno di dar qualche ordine, riuscendogli intollerabile lo stare aspettando oziosamente quella carrozza che veniva avanti passo passo, come un tradimento, che so io come un gastigo, fece chiamare una sua vecchia donna. Era costei nata in quello stesso castello, da un antico custode di esso, e aveva passata li tutta la sua vita. Cio che aveva veduto e sentito fin dalle fasce, le aveva impresso nella mente un concetto magnifico e terribile del potere de suoi padroni; e la massima principale che aveva attinta dallistruzioni e dagli esempi, era che bisognava ubbidirli in ogni cosa, perche potevano far del gran male e del gran bene. Lidea del dovere, deposta come un germe nel cuore di tutti gli uomini, svolgendosi nel suo, insieme co sentimenti dun rispetto, dun terrore, duna cupidigia servile, sera associata e adattata a quelli. Quando linnominato, divenuto padrone, comincio a far quelluso spaventevole della sua forza, costei ne provo da principio un certo ribrezzo insieme e un sentimento piu profondo di sommissione. Col tempo, sera avvezzata a cio che aveva tutto il giorno davanti agli occhi e negli orecchi: la volonta potente e sfrenata dun cosi gran signore, era per lei come una specie di giustizia fatale. Ragazza gia fatta, aveva sposato un servitor di casa, il quale, poco dopo, essendo andato a una spedizione rischiosa, lascio lossa sur una strada, e lei vedova nel castello. La vendetta che il signore ne fece subito, le diede una consolazione feroce, e le accrebbe lorgoglio di trovarsi sotto una tal protezione. Dallora in poi, non mise piede fuor del castello, che molto di rado; e a poco a poco non le rimase del vivere umano quasi altre idee salvo quelle che ne riceveva in quel luogo. Non era addetta ad alcun servizio particolare, ma, in quella masnada di sgherri, ora luno ora laltro, le davan da fare ogni poco; chera il suo rodimento. Ora aveva cenci da rattoppare, ora da preparare in fretta da mangiare a chi tornasse da una spedizione, ora feriti da medicare. I comandi poi di coloro, i rimproveri, i ringraziamenti, eran conditi di beffe e dimproperi: vecchia, era il suo appellativo usuale; gli aggiunti, che qualcheduno sempre ci se nattaccava, variavano secondo le circostanze e lumore dellamico. E colei, disturbata nella pigrizia, e provocata nella stizza, cherano due delle sue passioni predominanti, contraccambiava alle volte que complimenti con parole, in cui Satana avrebbe riconosciuto piu del suo ingegno, che in quelle de provocatori. Tu vedi laggiu quella carrozza le disse il signore. La vedo, rispose la vecchia, cacciando avanti il mento appuntato, e aguzzando gli occhi infossati, come se cercasse di spingerli su gli orli dellocchiaie. Fa allestir subito una bussola, entraci, e fatti portare alla Malanotte. Subito subito; che tu ci arrivi prima di quella carrozza: gia la viene avanti col passo della morte. In quella carrozza ce... ci devessere... una giovine. Se ce, di al Nibbio, in mio nome, che la metta nella bussola, e lui venga su subito da me. Tu starai nella bussola, con quella... giovine; e quando sarete quassu, la condurrai nella tua camera. Se ti domanda dove la meni, di chi e il castello, guarda di non... Oh disse la vecchia. Ma, continuo linnominato, falle coraggio. Cosa le devo dire Cosa le devi dire Falle coraggio, ti dico. Tu sei venuta a codesta eta, senza sapere come si fa coraggio a una creatura, quando sI vuole Hai tu mai sentito affanno di cuore Hai tu mai avuto paura Non sai le parole che fanno piacere in que momenti Dille di quelle parole: trovale, alla malora. Va. E partita che fu, si fermo alquanto alla finestra, con gli occhi fissi a quella carrozza, che gia appariva piu grande di molto; poi gli alzo al sole, che in quel momento si nascondeva dietro la montagna; poi guardo le nuvole sparse al di sopra, che di brune si fecero, quasi a un tratto, di fuoco. Si ritiro, chiuse la finestra, e si mise a camminare innanzi e indietro per la stanza, con un passo di viaggiatore frettoloso. CAPITOLO XXI La vecchia era corsa a ubbidire e a comandare, con lautorita di quel nome che, da chiunque fosse pronunziato in quel luogo, li faceva spicciar tutti; perche a nessuno veniva in testa che ci fosse uno tanto ardito da servirsene falsamente. Si trovo infatti alla Malanotte un po prima che la carrozza ci arrivasse; e vistala venire, usci di bussola, fece segno al cocchiere che fermasse, savvicino allo sportello; e al Nibbio, che mise il capo fuori, riferi sottovoce gli ordini del padrone. Lucia, al fermarsi della carrozza, si scosse, e rinvenne da una specie di letargo. Si senti da capo rimescolare il sangue, spalanco la bocca e gli occhi, e guardo. Il Nibbio sera tirato indietro; e la vecchia, col mento sullo sportello, guardando Lucia, diceva: venite, la mia giovine; venite, poverina; venite con me, che ho ordine di trattarvi bene e di farvi coraggio. Al suono duna voce di donna, la poverina provo un conforto, un coraggio momentaneo; ma ricadde subito in uno spavento piu cupo. Chi siete disse con voce tremante, fissando lo sguardo attonito in viso alla vecchia. Venite, venite, poverina, andava questa ripetendo. Il Nibbio e gli altri due, argomentando dalle parole e dalla voce cosi straordinariamente raddolcita di colei, quali fossero lintenzioni del signore, cercavano di persuader con le buone loppressa a ubbidire. Ma lei seguitava a guardar fuori; e benche il luogo selvaggio e sconosciuto, e la sicurezza de suoi guardiani non le lasciassero concepire speranza di soccorso, apriva non ostante la bocca per gridare; ma vedendo il Nibbio far gli occhiacci del fazzoletto, ritenne il grido, tremo, si storse, fu presa e messa nella bussola. Dopo, centro la vecchia; il Nibbio disse ai due altri manigoldi che andassero dietro, e prese speditamente la salita, per accorrere ai comandi del padrone. Chi siete domandava con ansieta Lucia al ceffo sconosciuto e deforme: perche son con voi dove sono dove mi conducete Da chi vuol farvi del bene, rispondeva la vecchia, da un gran... Fortunati quelli a cui vuol far del bene Buon per voi, buon per voi. Non abbiate paura, state allegra, che mha comandato di farvi coraggio. Glielo direte, eh che vho fatto coraggio Chi e perche che vuol da me Io non son sua. Ditemi dove sono; lasciatemi andare; dite a costoro che mi lascino andare, che mi portino in qualche chiesa. Oh voi che siete una donna, in nome di Maria Vergine... Quel nome santo e soave, gia ripetuto con venerazione ne primi anni, e poi non piu invocato per tanto tempo, ne forse sentito proferire, faceva nella mente della sciagurata che lo sentiva in quel momento, unimpressione confusa, strana, lenta, come la rimembranza della luce, in un vecchione accecato da bambino. Intanto linnominato, ritto sulla porta del castello, guardava in giu; e vedeva la bussola venir passo passo, come prima la carrozza, e avanti, a una distanza che cresceva ogni momento, salir di corsa il Nibbio. Quando questo fu in cima, il signore gli accenno che lo seguisse; e ando con lui in una stanza del castello. Ebbene disse, fermandosi li. Tutto a un puntino, rispose, inchinandosi, il Nibbio: lavviso a tempo, la donna a tempo, nessuno sul luogo, un urlo solo, nessuno comparso, il cocchiere pronto, i cavalli bravi, nessun incontro: ma... Ma che Ma... dico il vero, che avrei avuto piu piacere che lordine fosse stato di darle una schioppettata nella schiena, senza sentirla parlare, senza vederla in viso. Cosa cosa che vuoi tu dire Voglio dire che tutto quel tempo, tutto quel tempo... Mha fatto troppa compassione. Compassione Che sai tu di compassione Cose la compassione Non lho mai capito cosi bene come questa volta: e una storia la compassione un poco come la paura: se uno la lascia prender possesso, non e piu uomo. Sentiamo un poco come ha fatto costei per moverti a compassione. O signore illustrissimo tanto tempo... piangere, pregare, e far certocchi, e diventar bianca bianca come morta, e poi singhiozzare, e pregar di nuovo, e certe parole... Non la voglio in casa costei, pensava intanto linnominato. Sono stato una bestia a impegnarmi; ma ho promesso, ho promesso. Quando sara lontana... E alzando la testa, in atto di comando, verso il Nibbio, ora, gli disse, metti da parte la compassione: monta a cavallo, prendi un compagno, due se vuoi; e va di corsa a casa di quel don Rodrigo che tu sai. Digli che mandi... ma subito subito, perche altrimenti... Ma un altro no interno piu imperioso del primo gli proibi di finire. No, disse con voce risoluta, quasi per esprimere a se stesso il comando di quella voce segreta, no: va a riposarti; e domattina... farai quello che ti diro Un qualche demonio ha costei dalla sua, pensava poi, rimasto solo, ritto, con le braccia incrociate sul petto, e con lo sguardo immobile sur una parte del pavimento, dove il raggio della luna, entrando da una finestra alta, disegnava un quadrato di luce pallida, tagliata a scacchi dalle grosse inferriate, e intagliata piu minutamente dai piccoli compartimenti delle vetriate. Un qualche demonio, o... un qualche angelo che la protegge... Compassione al Nibbio... Domattina, domattina di buonora, fuor di qui costei; al suo destino, e non se ne parli piu, e, proseguiva tra se, con quellanimo con cui si comanda a un ragazzo indocile, sapendo che non ubbidira, e non ci si pensi piu. Quellanimale di don Rodrigo non mi venga a romper la testa con ringraziamenti; che... non voglio piu sentir parlar di costei. Lho servito perche... perche ho promesso: e ho promesso perche... e il mio destino. Ma voglio che me lo paghi bene questo servizio, colui. Vediamo un poco... E voleva almanaccare cosa avrebbe potuto richiedergli di scabroso, per compenso, e quasi per pena; ma gli si attraversaron di nuovo alla mente quelle parole: compassione al Nibbio Come puo aver fatto costei continuava, strascinato da quel pensiero. Voglio vederla... Eh no... Si, voglio vederla . E duna stanza in unaltra, trovo una scaletta, e su a tastone, ando alla camera della vecchia, e picchio alluscio con un calcio. Chi e Apri. A quella voce, la vecchia fece tre salti; e subito si senti scorrere il paletto negli anelli, e luscio si spalanco. Linnominato, dalla soglia, diede unocchiata in giro; e, al lume duna lucerna che ardeva sur un tavolino, vide Lucia rannicchiata in terra, nel canto il piu lontano dalluscio. Chi tha detto che tu la buttassi la come un sacco di cenci, sciagurata disse alla vecchia, con un cipiglio iracondo. Se messa dove le e piaciuto, rispose umilmente colei: io ho fatto di tutto per farle coraggio: lo puo dire anche lei; ma non ce stato verso. Alzatevi, disse linnominato a Lucia, andandole vicino. Ma Lucia, a cui il picchiare, laprire, il comparir di quelluomo, le sue parole, avevan messo un nuovo spavento nellanimo spaventato, stava piu che mai raggomitolata nel cantuccio, col viso nascosto tra le mani, e non movendosi, se non che tremava tutta. Alzatevi, che non voglio farvi del male... e posso farvi del bene, ripete il signore... Alzatevi tono poi quella voce, sdegnata daver due volte comandato invano. Come rinvigorita dallo spavento, linfelicissima si rizzo subito inginocchioni; e giungendo le mani, come avrebbe fatto davanti a unimmagine, alzo gli occhi in viso allinnominato, e riabbassandoli subito, disse: son qui: mammazzi. Vho detto che non voglio farvi del male, rispose, con voce mitigata, linnominato, fissando quel viso turbato dallaccoramento e dal terrore. Coraggio, coraggio, diceva la vecchia: se ve lo dice lui, che non vuol farvi del male... E perche, riprese Lucia con una voce, in cui, col tremito della paura, si sentiva una certa sicurezza dellindegnazione disperata, perche mi fa patire le pene dellinferno Cosa le ho fatto io... Vhanno forse maltrattata Parlate. Oh maltrattata Mhanno presa a tradimento, per forza perche perche mhanno presa perche son qui dove sono Sono una povera creatura: cosa le ho fatto In nome di Dio... Dio, Dio, interruppe linnominato: sempre Dio: coloro che non possono difendersi da se, che non hanno la forza, sempre han questo Dio da mettere in campo, come se gli avessero parlato. Cosa pretendete con codesta vostra parola Di farmi... e lascio la frase a mezzo. Oh Signore pretendere Cosa posso pretendere io meschina, se non che lei mi usi misericordia Dio perdona tante cose, per unopera di misericordia Mi lasci andare; per carita mi lasci andare Non torna conto a uno che un giorno deve morire di far patir tanto una povera creatura. Oh lei che puo comandare, dica che mi lascino andare Mhanno portata qui per forza. Mi mandi con questa donna a dove mia madre. Oh Vergine santissima mia madre mia madre, per carita, mia madre Forse non e lontana di qui... ho veduto i miei monti Perche lei mi fa patire Mi faccia condurre in una chiesa. Preghero per lei, tutta la mia vita. Cosa le costa dire una parola Oh ecco vedo che si move a compassione: dica una parola, la dica. Dio perdona tante cose, per unopera di misericordia Oh perche non e figlia duno di que cani che mhanno bandito pensava linnominato: duno di que vili che mi vorrebbero morto che ora godrei di questo suo strillare; e in vece... Non iscacci una buona ispirazione proseguiva fervidamente Lucia, rianimata dal vedere una certaria desitazione nel viso e nel contegno del suo tiranno. Se lei non mi fa questa carita, me la fara il Signore: mi fara morire, e per me sara finita; ma lei... Forse un giorno anche lei... Ma no, no; preghero sempre io il Signore che la preservi da ogni male. Cosa le costa dire una parola Se provasse lei a patir queste pene... Via, fatevi coraggio, interruppe linnominato, con una dolcezza che fece strasecolar la vecchia. Vho fatto nessun male Vho minacciata Oh no Vedo che lei ha buon cuore, e che sente pieta di questa povera creatura. Se lei volesse, potrebbe farmi paura piu di tutti gli altri, potrebbe farmi morire; e in vece mi ha... un po allargato il cuore. Dio gliene rendera merito. Compisca lopera di misericordia: mi liberi, mi liberi. Domattina... Oh mi liberi ora, subito... Domattina ci rivedremo, vi dico. Via, intanto fatevi coraggio. Riposate. Dovete aver bisogno di mangiare. Ora ve ne porteranno. No, no; io moio se alcuno entra qui: io moio. Mi conduca lei in chiesa... que passi Dio glieli contera. Verra una donna a portarvi da mangiare, disse linnominato; e dettolo, rimase stupito anche lui che gli fosse venuto in mente un tal ripiego, e che gli fosse nato il bisogno di cercarne uno, per rassicurare una donnicciola. E tu, riprese poi subito, voltandosi alla vecchia, falle coraggio che mangi; mettila a dormire in questo letto: e se ti vuole in compagnia, bene; altrimenti, tu puoi ben dormire una notte in terra. Falle coraggio, ti dico; tienla allegra. E che non abbia a lamentarsi di te Cosi detto, si mosse rapidamente verso luscio. Lucia salzo e corse per trattenerlo, e rinnovare la sua preghiera; ma era sparito. Oh povera me Chiudete, chiudete subito . E sentito chebbe accostare i battenti e scorrere il paletto, torno a rannicchiarsi nel suo cantuccio. Oh povera me esclamo di nuovo singhiozzando: chi preghero ora Dove sono Ditemi voi, ditemi per carita, chi e quel signore... quello che mha parlato Chi e, eh chi e Volete chio ve lo dica. Aspetta chio te lo dica. Perche vi protegge, avete messo su superbia; e volete esser soddisfatta voi, e farne andar di mezzo me. Domandatene a lui. Sio vi contentassi anche in questo, non mi toccherebbe di quelle buone parole che avete sentite voi. Io son vecchia, son vecchia, continuo, mormorando tra i denti. Maledette le giovani, che fanno bel vedere a piangere e a ridere, e hanno sempre ragione . Ma sentendo Lucia singhiozzare, e tornandole minaccioso alla mente il comando del padrone, si chino verso la povera rincantucciata, e, con voce raddolcita, riprese: via, non vho detto niente di male: state allegra. Non mi domandate di quelle cose che non vi posso dire; e del resto, state di buon animo. Oh se sapeste quanta gente sarebbe contenta di sentirlo parlare come ha parlato a voi State allegra, che or ora verra da mangiare; e io che capisco... nella maniera che vha parlato, ci sara della roba buona. E poi anderete a letto, e... mi lascerete un cantuccino anche a me, spero, soggiunse, con una voce, suo malgrado, stizzosa. Non voglio mangiare, non voglio dormire. Lasciatemi stare; non vaccostate; non partite di qui No, no, via, disse la vecchia, ritirandosi, e mettendosi a sedere sur una seggiolaccia, donde dava alla poverina certe occhiate di terrore e dastio insieme; e poi guardava il suo covo, rodendosi desserne forse esclusa per tutta la notte, e brontolando contro il freddo. Ma si rallegrava col pensiero della cena, e con la speranza che ce ne sarebbe anche per lei. Lucia non savvedeva del freddo, non sentiva la fame, e come sbalordita, non aveva de suoi dolori, de suoi terrori stessi, che un sentimento confuso, simile allimmagini sognate da un febbricitante. Si riscosse quando senti picchiare; e, alzando la faccia atterrita, grido: chi e chi e Non venga nessuno Nulla, nulla; buone nuove, disse la vecchia: e Marta che porta da mangiare. Chiudete, chiudete gridava Lucia. Ih subito, subito, rispondeva la vecchia; e presa una paniera dalle mani di quella Marta, la mando via, richiuse, e venne a posar la paniera sur una tavola nel mezzo della camera. Invito poi piu volte Lucia che venisse a goder di quella buona roba. Adoprava le parole piu efficaci, secondo lei, a mettere appetito alla poverina, prorompeva in esclamazioni sulla squisitezza de cibi: di que bocconi che, quando le persone come noi possono arrivare a assaggiarne, se ne ricordan per un pezzo Del vino che beve il padrone co suoi amici... quando capita qualcheduno di quelli... e vogliono stare allegri Ehm Ma vedendo che tutti glincanti riuscivano inutili, siete voi che non volete, disse. Non istate poi a dirgli domani chio non vho fatto coraggio. Mangero io; e ne restera piu che abbastanza per voi, per quando metterete giudizio, e vorrete ubbidire . Cosi detto, si mise a mangiare avidamente. Saziata che fu, salzo, ando verso il cantuccio, e, chinandosi sopra Lucia, linvito di nuovo a mangiare, per andar poi a letto. No, no, non voglio nulla, rispose questa, con voce fiacca e come sonnolenta. Poi, con piu risolutezza, riprese: e serrato luscio e serrato bene E dopo aver guardato in giro per la camera, salzo, e, con le mani avanti, con passo sospettoso, andava verso quella parte. La vecchia ci corse prima di lei, stese la mano al paletto, lo scosse, e disse: sentite vedete e serrato bene siete contenta ora Oh contenta contenta io qui disse Lucia, rimettendosi di nuovo nel suo cantuccio. Ma il Signore lo sa che ci sono Venite a letto: cosa volete far li, accucciata come un cane Se mai visto rifiutare i comodi, quando si possono avere No, no; lasciatemi stare. Siete voi che lo volete. Ecco, io vi lascio il posto buono: mi metto sulla sponda; staro incomoda per voi. Se volete venire a letto, sapete come avete a fare. Ricordatevi che vho pregata piu volte . Cosi dicendo, si caccio sotto vestita; e tutto tacque. Lucia stava immobile in quel cantuccio, tutta in un gomitolo, con le ginocchia alzate, con le mani appoggiate sulle ginocchia, e col viso nascosto nelle mani. Non era il suo ne sonno ne veglia, ma una rapida successione, una torbida vicenda di pensieri, dimmaginazioni, di spaventi. Ora, piu presente a se stessa, e rammentandosi piu distintamente gli orrori veduti e sofferti in quella giornata, sapplicava dolorosamente alle circostanze delloscura e formidabile realta in cui si trovava avviluppata; ora la mente, trasportata in una regione ancor piu oscura, si dibatteva contro i fantasmi nati dallincertezza e dal terrore. Stette un pezzo in questangoscia; alfine, piu che mai stanca e abbattuta, stese le membra intormentite, si sdraio, o cadde sdraiata, e rimase alquanto in uno stato piu somigliante a un sonno vero. Ma tutta un tratto si risenti, come a una chiamata interna, e provo il bisogno di risentirsi interamente, di riaver tutto il suo pensiero, di conoscere dove fosse, come, perche. Tese lorecchio a un suono: era il russare lento, arrantolato della vecchia; spalanco gli occhi, e vide un chiarore fioco apparire e sparire a vicenda: era il lucignolo della lucerna, che, vicino a spegnersi, scoccava una luce tremola, e subito la ritirava, per dir cosi, indietro, come e il venire e landare dellonda sulla riva: e quella luce, fuggendo dagli oggetti, prima che prendessero da essa rilievo e colore distinto, non rappresentava allo sguardo che una successione di guazzabugli. Ma ben presto le recenti impressioni, ricomparendo nella mente, laiutarono a distinguere cio che appariva confuso al senso. Linfelice risvegliata riconobbe la sua prigione: tutte le memorie dellorribil giornata trascorsa, tutti i terrori dellavvenire, lassalirono in una volta: quella nuova quiete stessa dopo tante agitazioni, quella specie di riposo, quellabbandono in cui era lasciata, le facevano un nuovo spavento: e fu vinta da un tale affanno, che desidero di morire. Ma in quel momento, si rammento che poteva almen pregare, e insieme con quel pensiero, le spunto in cuore come unimprovvisa speranza. Prese di nuovo la sua corona, e ricomincio a dire il rosario; e, di mano in mano che la preghiera usciva dal suo labbro tremante, il cuore sentiva crescere una fiducia indeterminata. Tutta un tratto, le passo per la mente un altro pensiero; che la sua orazione sarebbe stata piu accetta e piu certamente esaudita, quando, nella sua desolazione, facesse anche qualche offerta. Si ricordo di quello che aveva di piu caro, o che di piu caro aveva avuto; giacche, in quel momento, lanimo suo non poteva sentire altra affezione che di spavento, ne concepire altro desiderio che della liberazione; se ne ricordo, e risolvette subito di farne un sacrifizio. Salzo, e si mise in ginocchio, e tenendo giunte al petto le mani, dalle quali pendeva la corona, alzo il viso e le pupille al cielo, e disse: o Vergine santissima Voi, a cui mi sono raccomandata tante volte, e che tante volte mavete consolata Voi che avete patito tanti dolori, e siete ora tanto gloriosa, e avete fatti tanti miracoli per i poveri tribolati; aiutatemi fatemi uscire da questo pericolo, fatemi tornar salva con mia madre, Madre del Signore; e fo voto a voi di rimaner vergine; rinunzio per sempre a quel mio poveretto, per non esser mai daltri che vostra. Proferite queste parole, abbasso la testa, e si mise la corona intorno al collo, quasi come un segno di consacrazione, e una salvaguardia a un tempo, come unarmatura della nuova milizia a cui sera ascritta. Rimessasi a sedere in terra, senti entrar nellanimo una certa tranquillita, una piu larga fiducia. Le venne in mente quel domattina ripetuto dallo sconosciuto potente, e le parve di sentire in quella parola una promessa di salvazione. I sensi affaticati da tanta guerra sassopirono a poco a poco in quellacquietamento di pensieri: e finalmente, gia vicino a giorno, col nome della sua protettrice tronco tra le labbra, Lucia saddormento dun sonno perfetto e continuo. Ma cera qualchedun altro in quello stesso castello, che avrebbe voluto fare altrettanto, e non pote mai. Partito, o quasi scappato da Lucia, dato lordine per la cena di lei, fatta una consueta visita a certi posti del castello, sempre con quellimmagine viva nella mente, e con quelle parole risonanti allorecchio, il signore sera andato a cacciare in camera, sera chiuso dentro in fretta e in furia, come se avesse avuto a trincerarsi contro una squadra di nemici; e spogliatosi, pure in furia, era andato a letto. Ma quellimmagine, piu che mai presente, parve che in quel momento gli dicesse: tu non dormirai. Che sciocca curiosita da donnicciola, pensava, me venuta di vederla Ha ragione quel bestione del Nibbio; uno non e piu uomo; e vero, non e piu uomo... Io... io non son piu uomo, io Cose stato che diavolo me venuto addosso che ce di nuovo Non lo sapevo io prima dora, che le donne strillano Strillano anche gli uomini alle volte, quando non si possono rivoltare. Che diavolo non ho mai sentito belar donne E qui, senza che saffaticasse molto a rintracciare nella memoria, la memoria da se gli rappresento piu dun caso in cui ne preghi ne lamenti non lavevano punto smosso dal compire le sue risoluzioni. Ma la rimembranza di tali imprese, non che gli ridonasse la fermezza, che gia gli mancava, di compir questa; non che spegnesse nellanimo quella molesta pieta; vi destava in vece una specie di terrore, una non so qual rabbia di pentimento. Di maniera che gli parve un sollievo il tornare a quella prima immagine di Lucia, contro la quale aveva cercato di rinfrancare il suo coraggio. E viva costei, pensava, e qui; sono a tempo; le posso dire: andate, rallegratevi; posso veder quel viso cambiarsi, le posso anche dire: perdonatemi... Perdonatemi io domandar perdono a una donna io... Ah, eppure se una parola, una parola tale mi potesse far bene, levarmi daddosso un po di questa diavoleria, la direi; eh sento che la direi. A che cosa son ridotto Non son piu uomo, non son piu uomo... Via disse, poi, rivoltandosi arrabbiatamente nel letto divenuto duro duro, sotto le coperte divenute pesanti pesanti: via sono sciocchezze che mi son passate per la testa altre volte. Passera anche questa . E per farla passare, ando cercando col pensiero qualche cosa importante, qualcheduna di quelle che solevano occuparlo fortemente, onde applicarvelo tutto; ma non ne trovo nessuna. Tutto gli appariva cambiato: cio che altre volte stimolava piu fortemente i suoi desideri, ora non aveva piu nulla di desiderabile: la passione, come un cavallo divenuto tutta un tratto restio per unombra, non voleva piu andare avanti. Pensando allimprese avviate e non finite, in vece danimarsi al compimento, in vece dirritarsi degli ostacoli che lira in quel momento gli sarebbe parsa soave, sentiva una tristezza, quasi uno spavento de passi gia fatti. Il tempo gli saffaccio davanti voto dogni intento, dogni occupazione, dogni volere, pieno soltanto di memorie intollerabili; tutte lore somiglianti a quella che gli passava cosi lenta, cosi pesante sul capo. Si schierava nella fantasia tutti i suoi malandrini, e non trovava da comandare a nessuno di loro una cosa che glimportasse; anzi lidea di rivederli, di trovarsi tra loro, era un nuovo peso, unidea di schifo e dimpiccio. E se volle trovare unoccupazione per lindomani, unopera fattibile, dovette pensare che allindomani poteva lasciare in liberta quella poverina. La liberero, si; appena spunta il giorno, correro da lei, e le diro: andate, andate. La faro accompagnare... E la promessa e limpegno e don Rodrigo... Chi e don Rodrigo A guisa di chi e colto da una interrogazione inaspettata e imbarazzante dun superiore, linnominato penso subito a rispondere a questa che sera fatta lui stesso, o piuttosto quel nuovo lui, che cresciuto terribilmente a un tratto, sorgeva come a giudicare lantico. Andava dunque cercando le ragioni per cui, prima quasi desser pregato, sera potuto risolvere a prender limpegno di far tanto patire, senzodio, senza timore, uninfelice sconosciuta, per servire colui; ma, non che riuscisse a trovar ragioni che in quel momento gli paressero buone a scusare il fatto, non sapeva quasi spiegare a se stesso come ci si fosse indotto. Quel volere, piuttosto che una deliberazione, era stato un movimento istantaneo dellanimo ubbidiente a sentimenti antichi, abituali, una conseguenza di mille fatti antecedenti; e il tormentato esaminator di se stesso, per rendersi ragione dun sol fatto, si trovo ingolfato nellesame di tutta la sua vita. Indietro, indietro, danno in anno, dimpegno in impegno, di sangue in sangue, di scelleratezza in scelleratezza: ognuna ricompariva allanimo consapevole e nuovo, separata da sentimenti che lavevan fatta volere e commettere; ricompariva con una mostruosita che que sentimenti non avevano allora lasciato scorgere in essa. Eran tutte sue, eran lui: lorrore di questo pensiero, rinascente a ognuna di quellimmagini, attaccato a tutte, crebbe fino alla disperazione. Salzo in furia a sedere, getto in furia le mani alla parete accanto al letto, afferro una pistola, la stacco, e... al momento di finire una vita divenuta insopportabile, il suo pensiero sorpreso da un terrore, da uninquietudine, per dir cosi, superstite, si slancio nel tempo che pure continuerebbe a scorrere dopo la sua fine. Simmaginava con raccapriccio il suo cadavere sformato, immobile, in balia del piu vile sopravvissuto; la sorpresa, la confusione nel castello, il giorno dopo: ogni cosa sottosopra; lui, senza forza, senza voce, buttato chi sa dove. Immaginava i discorsi che se ne sarebber fatti li, dintorno, lontano; la gioia de suoi nemici. Anche le tenebre, anche il silenzio, gli facevan veder nella morte qualcosa di piu tristo, di spaventevole; gli pareva che non avrebbe esitato, se fosse stato di giorno, allaperto, in faccia alla gente: buttarsi in un fiume e sparire. E assorto in queste contemplazioni tormentose, andava alzando e riabbassando, con una forza convulsiva del pollice, il cane della pistola; quando gli baleno in mente un altro pensiero. Se quellaltra vita di cui mhanno parlato quandero ragazzo, di cui parlano sempre, come se fosse cosa sicura; se quella vita non ce, se e uninvenzione de preti; che fo io perche morire cosimporta quello che ho fatto cosimporta e una pazzia la mia... E se ce questaltra vita... A un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione piu nera, piu grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppur con la morte. Lascio cader larme, e stava con le mani ne capelli, battendo i denti, tremando. Tutta un tratto, gli tornarono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ore prima: Dio perdona tante cose, per unopera di misericordia E non gli tornavan gia con quellaccento dumile preghiera, con cui erano state proferite; ma con un suono pieno dautorita, e che insieme induceva una lontana speranza. Fu quello un momento di sollievo: levo le mani dalle tempie, e, in unattitudine piu composta, fisso gli occhi della mente in colei da cui aveva sentite quelle parole; e la vedeva, non come la sua prigioniera, non come una supplichevole, ma in atto di chi dispensa grazie e consolazioni. Aspettava ansiosamente il giorno, per correre a liberarla, a sentire dalla bocca di lei altre parole di refrigerio e di vita; simmaginava di condurla lui stesso alla madre. E poi che faro domani, il resto della giornata che faro doman laltro che faro dopo doman laltro E la notte la notte, che tornera tra dodici ore Oh la notte no, no, la notte E ricaduto nel voto penoso dellavvenire, cercava indarno un impiego del tempo, una maniera di passare i giorni, le notti. Ora si proponeva dabbandonare il castello, e dandarsene in paesi lontani, dove nessun lo conoscesse, neppur di nome; ma sentiva che lui, lui sarebbe sempre con se: ora gli rinasceva una fosca speranza di ripigliar lanimo antico, le antiche voglie; e che quello fosse come un delirio passeggiero; ora temeva il giorno, che doveva farlo vedere a suoi cosi miserabilmente mutato; ora lo sospirava, come se dovesse portar la luce anche ne suoi pensieri. Ed ecco, appunto sullalbeggiare, pochi momenti dopo che Lucia sera addormentata, ecco che, stando cosi immoto a sedere, senti arrivarsi allorecchio come unonda di suono non bene espresso, ma che pure aveva non so che dallegro. Stette attento, e riconobbe uno scampanare a festa lontano; e dopo qualche momento, senti anche leco del monte, che ogni tanto ripeteva languidamente il concento, e si confondeva con esso. Di li a poco, sente un altro scampanio piu vicino, anche quello a festa; poi un altro. Che allegria ce coshanno di bello tutti costoro Salto fuori da quel covile di pruni; e vestitosi a mezzo, corse a aprire una finestra, e guardo. Le montagne eran mezze velate di nebbia; il cielo, piuttosto che nuvoloso, era tutto una nuvola cenerognola; ma, al chiarore che pure andava a poco a poco crescendo, si distingueva, nella strada in fondo alla valle, gente che passava, altra che usciva dalle case, e savviava, tutti dalla stessa parte, verso lo sbocco, a destra del castello, tutti col vestito delle feste, e con unalacrita straordinaria. Che diavolo hanno costoro che ce dallegro in questo maledetto paese dove va tutta quella canaglia E data una voce a un bravo fidato che dormiva in una stanza accanto, gli domando qual fosse la cagione di quel movimento. Quello, che ne sapeva quanto lui, rispose che anderebbe subito a informarsene. Il signore rimase appoggiato alla finestra, tutto intento al mobile spettacolo. Erano uomini, donne, fanciulli, a brigate, a coppie, soli; uno, raggiungendo chi gli era avanti, saccompagnava con lui; un altro, uscendo di casa, suniva col primo che rintoppasse; e andavano insieme, come amici a un viaggio convenuto. Gli atti indicavano manifestamente una fretta e una gioia comune; e quel rimbombo non accordato ma consentaneo delle varie campane, quali piu, quali meno vicine, pareva, per dir cosi, la voce di que gesti, e il supplimento delle parole che non potevano arrivar lassu. Guardava, guardava; e gli cresceva in cuore una piu che curiosita di saper cosa mai potesse comunicare un trasporto uguale a tanta gente diversa. CAPITOLO XXII Poco dopo, il bravo venne a riferire che, il giorno avanti, il cardinal Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano, era arrivato a , e ci starebbe tutto quel giorno; e che la nuova sparsa la sera di questarrivo ne paesi dintorno aveva invogliati tutti dandare a veder quelluomo; e si scampanava piu per allegria, che per avvertir la gente. Il signore, rimasto solo, continuo a guardar nella valle, ancor piu pensieroso. Per un uomo Tutti premurosi, tutti allegri, per vedere un uomo E pero ognuno di costoro avra il suo diavolo che lo tormenti. Ma nessuno, nessuno navra uno come il mio; nessuno avra passata una notte come la mia Cosha quelluomo, per render tanta gente allegra Qualche soldo che distribuira cosi alla ventura... Ma costoro non vanno tutti per lelemosina. Ebbene, qualche segno nellaria, qualche parola... Oh se le avesse per me le parole che possono consolare se... Perche non vado anchio Perche no... Andero, andero; e gli voglio parlare: a quattrocchi gli voglio parlare. Cosa gli diro Ebbene, quello che, quello che... Sentiro cosa sa dir lui, questuomo Fatta cosi in confuso questa risoluzione, fini in fretta di vestirsi, mettendosi una sua casacca dun taglio che aveva qualche cosa del militare; prese la terzetta rimasta sul letto, e lattacco alla cintura da una parte; dallaltra, unaltra che stacco da un chiodo della parete; mise in quella stessa cintura il suo pugnale; e staccata pur dalla parete una carabina famosa quasi al par di lui, se la mise ad armacollo; prese il cappello, usci di camera; e ando prima di tutto a quella dove aveva lasciata Lucia. Poso fuori la carabina in un cantuccio vicino alluscio, e picchio, facendo insieme sentir la sua voce. La vecchia scese il letto in un salto, e corse ad aprire. Il signore entro, e data unocchiata per la camera, vide Lucia rannicchiata nel suo cantuccio e quieta. Dorme domando sotto voce alla vecchia: la, dorme eran questi i miei ordini, sciagurata Io ho fatto di tutto, rispose quella: ma non ha mai voluto mangiare, non e mai voluta venire... Lasciala dormire in pace; guarda di non la disturbare; e quando si svegliera... Marta verra qui nella stanza vicina; e tu manderai a prendere qualunque cosa che costei possa chiederti. Quando si svegliera... dille che io... che il padrone e partito per poco tempo, che tornera, e che... fara tutto quello che lei vorra. La vecchia rimase tutta stupefatta pensando tra se: che sia qualche principessa costei Il signore usci, riprese la sua carabina, mando Marta a far anticamera, mando il primo bravo che incontro a far la guardia, perche nessun altro che quella donna mettesse piede nella camera; e poi usci dal castello, e prese la scesa, di corsa. Il manoscritto non dice quanto ci fosse dal castello al paese dovera il cardinale; ma dai fatti che siam per raccontare, risulta che non doveva esser piu che una lunga passeggiata. Dal solo accorrere de valligiani, e anche di gente piu lontana, a quel paese, questo non si potrebbe argomentare; giacche nelle memorie di quel tempo troviamo che da venti e piu miglia veniva gente in folla, per veder Federigo. I bravi che sabbattevano sulla salita, si fermavano rispettosamente al passar del signore, aspettando se mai avesse ordini da dar loro, o se volesse prenderli seco, per qualche spedizione; e non sapevan che si pensare della sua aria, e dellocchiate che dava in risposta a loro inchini. Quando fu nella strada pubblica, quello che faceva maravigliare i passeggieri, era di vederlo senza seguito. Del resto, ognuno gli faceva luogo, prendendola larga, quanto sarebbe bastato anche per il seguito, e levandosi rispettosamente il cappello. Arrivato al paese, trovo una gran folla; ma il suo nome passo subito di bocca in bocca; e la folla sapriva. Saccosto a uno, e gli domando dove fosse il cardinale. In casa del curato, rispose quello, inchinandosi, e glindico dovera. Il signore ando la, entro in un cortiletto dove ceran molti preti, che tutti lo guardarono con unattenzione maravigliata e sospettosa. Vide dirimpetto un uscio spalancato, che metteva in un salottino, dove molti altri preti eran congregati. Si levo la carabina, e lappoggio in un canto del cortile; poi entro nel salottino: e anche li, occhiate, bisbigli, un nome ripetuto, e silenzio. Lui, voltatosi a uno di quelli, gli domando dove fosse il cardinale; e che voleva parlargli. Io son forestiero, rispose linterrogato, e data unocchiata intorno, chiamo il cappellano crocifero, che in un canto del salottino, stava appunto dicendo sotto voce a un suo compagno: colui quel famoso che ha a far qui colui alla larga Pero, a quella chiamata che risono nel silenzio generale, dovette venire linnominato, stette a sentir quel che voleva, e alzando con una curiosita inquieta gli occhi su quel viso, e riabbassandoli subito, rimase li un poco, poi disse o balbetto: non saprei se monsignore illustrissimo... in questo momento... si trovi... sia... possa... Basta, vado a vedere . E ando a malincorpo a far limbasciata nella stanza vicina, dove si trovava il cardinale. A questo punto della nostra storia, noi non possiam far a meno di non fermarci qualche poco, come il viandante, stracco e tristo da un lungo camminare per un terreno arido e salvatico, si trattiene e perde un po di tempo allombra dun bellalbero, sullerba, vicino a una fonte dacqua viva. Ci siamo abbattuti in un personaggio, il nome e la memoria del quale, affacciandosi, in qualunque tempo alla mente, la ricreano con una placida commozione di riverenza, e con un senso giocondo di simpatia: ora, quanto piu dopo tante immagini di dolore, dopo la contemplazione duna moltiplice e fastidiosa perversita Intorno a questo personaggio bisogna assolutamente che noi spendiamo quattro parole: chi non si curasse di sentirle, e avesse pero voglia dandare avanti nella storia, salti addirittura al capitolo seguente. Federigo Borromeo, nato nel , fu degli uomini rari in qualunque tempo, che abbiano impiegato un ingegno egregio, tutti i mezzi duna grandopulenza, tutti i vantaggi duna condizione privilegiata, un intento continuo, nella ricerca e nellesercizio del meglio. La sua vita e come un ruscello che, scaturito limpido dalla roccia, senza ristagnare ne intorbidarsi mai, in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gettarsi nel fiume. Tra gli agi e le pompe, bado fin dalla puerizia a quelle parole dannegazione e dumilta, a quelle massime intorno alla vanita de piaceri, allingiustizia dellorgoglio, alla vera dignita e a veri beni, che, sentite o non sentite ne cuori, vengono trasmesse da una generazione allaltra, nel piu elementare insegnamento della religione. Bado, dico, a quelle parole, a quelle massime, le prese sul serio, le gusto, le trovo vere; vide che non potevan dunque esser vere altre parole e altre massime opposte, che pure si trasmettono di generazione in generazione, con la stessa sicurezza, e talora dalle stesse labbra; e propose di prender per norma dellazioni e de pensieri quelle che erano il vero. Persuaso che la vita non e gia destinata ad essere un peso per molti, e una festa per alcuni, ma per tutti un impiego, del quale ognuno rendera conto, comincio da fanciullo a pensare come potesse render la sua utile e santa. Nel manifesto la risoluzione di dedicarsi al ministero ecclesiastico, e ne prese labito dalle mani di quel suo cugino Carlo, che una fama, gia fin dallora antica e universale, predicava santo. Entro poco dopo nel collegio fondato da questo in Pavia, e che porta ancora il nome del loro casato; e li, applicandosi assiduamente alle occupazioni che trovo prescritte, due altre ne assunse di sua volonta; e furono dinsegnar la dottrina cristiana ai piu rozzi e derelitti del popolo, e di visitare, servire, consolare e soccorrere glinfermi. Si valse dellautorita che tutto gli conciliava in quel luogo, per attirare i suoi compagni a secondarlo in tali opere; e in ogni cosa onesta e profittevole esercito come un primato desempio, un primato che le sue doti personali sarebbero forse bastate a procacciargli, se fosse anche stato linfimo per condizione. I vantaggi dun altro genere, che la sua gli avrebbe potuto procurare, non solo non li ricerco, ma mise ogni studio a schivarli. Volle una tavola piuttosto povera che frugale, uso un vestiario piuttosto povero che semplice; a conformita di questo, tutto il tenore della vita e il contegno. Ne credette mai di doverlo mutare, per quanto alcuni congiunti gridassero e si lamentassero che avvilisse cosi la dignita della casa. Unaltra guerra ebbe a sostenere con glistitutori, i quali, furtivamente e come per sorpresa, cercavano di mettergli davanti, addosso, intorno, qualche suppellettile piu signorile, qualcosa che lo facesse distinguer dagli altri, e figurare come il principe del luogo: o credessero di farsi alla lunga ben volere con cio; o fossero mossi da quella svisceratezza servile che sinvanisce e si ricrea nello splendore altrui; o fossero di que prudenti che sadombrano delle virtu come de vizi, predicano sempre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dovessi sono arrivati, e ci stanno comodi. Federigo, non che lasciarsi vincere da que tentativi, riprese coloro che li facevano; e cio tra la puberta e la giovinezza. Che, vivente il cardinal Carlo, maggior di lui di ventisei anni, davanti a quella presenza grave, solenne, chesprimeva cosi al vivo la santita, e ne rammentava le opere, e alla quale, se ce ne fosse stato bisogno, avrebbe aggiunto autorita ogni momento lossequio manifesto e spontaneo de circostanti, quali e quanti si fossero, Federigo fanciullo e giovinetto cercasse di conformarsi al contegno e al pensare dun tal superiore, non e certamente da farsene maraviglia; ma e bensi cosa molto notabile che, dopo la morte di lui, nessuno si sia potuto accorgere che a Federigo, allor di ventanni, fosse mancata una guida e un censore. La fama crescente del suo ingegno, della sua dottrina e della sua pieta, la parentela e glimpegni di piu dun cardinale potente, il credito della sua famiglia, il nome stesso, a cui Carlo aveva quasi annessa nelle menti unidea di santita e di preminenza, tutto cio che deve, e tutto cio che puo condurre gli uomini alle dignita ecclesiastiche, concorreva a pronosticargliele. Ma egli, persuaso in cuore di cio che nessuno il quale professi cristianesimo puo negar con la bocca, non ci esser giusta superiorita duomo sopra gli uomini, se non in loro servizio, temeva le dignita, e cercava di scansarle; non certamente perche sfuggisse di servire altrui; che poche vite furono spese in questo come la sua; ma perche non si stimava abbastanza degno ne capace di cosi alto e pericoloso servizio. Percio, venendogli, nel , proposto da Clemente VIII larcivescovado di Milano, apparve fortemente turbato, e ricuso senza esitare. Cedette poi al comando espresso del papa. Tali dimostrazioni, e chi non lo sa non sono ne difficili ne rare; e lipocrisia non ha bisogno dun piu grande sforzo dingegno per farle, che la buffoneria per deriderle a buon conto, in ogni caso. Ma cessan forse per questo desser lespressione naturale dun sentimento virtuoso e sapiente La vita e il paragone delle parole: e le parole chesprimono quel sentimento, fossero anche passate sulle labbra di tutti glimpostori e di tutti i beffardi del mondo, saranno sempre belle, quando siano precedute e seguite da una vita di disinteresse e di sacrifizio. In Federigo arcivescovo apparve uno studio singolare e continuo di non prender per se, delle ricchezze, del tempo, delle cure, di tutto se stesso in somma, se non quanto fosse strettamente necessario. Diceva, come tutti dicono, che le rendite ecclesiastiche sono patrimonio de poveri: come poi intendesse infatti una tal massima, si veda da questo. Volle che si stimasse a quanto poteva ascendere il suo mantenimento e quello della sua servitu; e dettogli che seicento scudi scudo si chiamava allora quella moneta doro che, rimanendo sempre dello stesso peso e titolo, fu poi detta zecchino, diede ordine che tanti se ne contasse ogni anno dalla sua cassa particolare a quella della mensa; non credendo che a lui ricchissimo fosse lecito vivere di quel patrimonio. Del suo poi era cosi scarso e sottile misuratore a se stesso, che badava di non ismettere un vestito, prima che fosse logoro affatto: unendo pero, come fu notato da scrittori contemporanei, al genio della semplicita quello duna squisita pulizia: due abitudini notabili infatti, in quelleta sudicia e sfarzosa. Similmente, affinche nulla si disperdesse degli avanzi della sua mensa frugale, gli assegno a un ospizio di poveri; e uno di questi, per suo ordine, entrava ogni giorno nella sala del pranzo a raccoglier cio che fosse rimasto. Cure, che potrebbero forse indur concetto duna virtu gretta, misera, angustiosa, duna mente impaniata nelle minuzie, e incapace di disegni elevati; se non fosse in piedi questa biblioteca ambrosiana, che Federigo ideo con si animosa lautezza, ed eresse, con tanto dispendio, da fondamenti; per fornir la quale di libri e di manoscritti, oltre il dono de gia raccolti con grande studio e spesa da lui, spedi otto uomini, de piu colti ed esperti che pote avere, a farne incetta, per lItalia, per la Francia, per la Spagna, per la Germania, per le Fiandre, nella Grecia, al Libano, a Gerusalemme. Cosi riusci a radunarvi circa trentamila volumi stampati, e quattordicimila manoscritti. Alla biblioteca uni un collegio di dottori furon nove, e pensionati da lui fin che visse; dopo, non bastando a quella spesa lentrate ordinarie, furon ristretti a due; e il loro ufizio era di coltivare vari studi, teologia, storia, lettere, antichita ecclesiastiche, lingue orientali, con lobbligo ad ognuno di pubblicar qualche lavoro sulla materia assegnatagli; vuni un collegio da lui detto trilingue, per lo studio delle lingue greca, latina e italiana; un collegio dalunni, che venissero istruiti in quelle facolta e lingue, per insegnarle un giorno; vuni una stamperia di lingue orientali, dellebraica cioe, della caldea, dellarabica, della persiana, dellarmena; una galleria di quadri, una di statue, e, una scuola delle tre principali arti del disegno. Per queste, pote trovar professori gia formati; per il rimanente, abbiam visto che da fare gli avesse dato la raccolta de libri e de manoscritti; certo piu difficili a trovarsi dovevano essere i tipi di quelle lingue, allora molto men coltivate in Europa che al presente; piu ancora de tipi, gli uomini. Bastera il dire che, di nove dottori, otto ne prese tra i giovani alunni del seminario; e da questo si puo argomentare che giudizio facesse degli studi consumati e delle riputazioni fatte di quel tempo: giudizio conforme a quello che par che nabbia portato la posterita, col mettere gli uni e le altre in dimenticanza. Nelle regole che stabili per luso e per il governo della biblioteca, si vede un intento dutilita perpetua, non solamente bello in se, ma in molte parti sapiente e gentile molto al di la dellidee e dellabitudini comuni di quel tempo. Prescrisse al bibliotecario che mantenesse commercio con gli uomini piu dotti dEuropa, per aver da loro notizie dello stato delle scienze, e avviso de libri migliori che venissero fuori in ogni genere, e farne acquisto; gli prescrisse dindicare agli studiosi i libri che non conoscessero, e potesser loro esser utili; ordino che a tutti, fossero cittadini o forestieri, si desse comodita e tempo di servirsene, secondo il bisogno. Una tale intenzione deve ora parere ad ognuno troppo naturale, e immedesimata con la fondazione duna biblioteca: allora non era cosi. E in una storia dellambrosiana, scritta col costrutto e con leleganze comuni del secolo da un Pierpaolo Bosca, che vi fu bibliotecario dopo la morte di Federigo, vien notato espressamente, come cosa singolare, che in questa libreria, eretta da un privato, quasi tutta a sue spese, i libri fossero esposti alla vista del pubblico, dati a chiunque li chiedesse, e datogli anche da sedere, e carta, penne e calamaio, per prender gli appunti che gli potessero bisognare; mentre in qualche altra insigne biblioteca pubblica dItalia, i libri non erano nemmen visibili, ma chiusi in armadi, donde non si levavano se non per gentilezza de bibliotecari, quando si sentivano di farli vedere un momento; di dare ai concorrenti il comodo di studiare, non se naveva neppur lidea. Dimodoche arricchir tali biblioteche era un sottrar libri alluso comune: una di quelle coltivazioni, come ce nera e ce ne tuttavia molte, che isteriliscono il campo. Non domandate quali siano stati gli effetti di questa fondazione del Borromeo sulla coltura pubblica: sarebbe facile dimostrare in due frasi, al modo che si dimostra, che furon miracolosi, o che non furon niente; cercare e spiegare, fino a un certo segno, quali siano stati veramente, sarebbe cosa di molta fatica, di poco costrutto, e fuor di tempo. Ma pensate che generoso, che giudizioso, che benevolo, che perseverante amatore del miglioramento umano, dovesse essere colui che volle una tal cosa, la volle in quella maniera, e lesegui, in mezzo a quellignorantaggine, a quellinerzia, a quellantipatia generale per ogni applicazione studiosa, e per conseguenza in mezzo ai cosimporta e cera altro da pensare e che bellinvenzione e mancava anche questa, e simili; che saranno certissimamente stati piu che gli scudi spesi da lui in quellimpresa; i quali furon centocinquemila, la piu parte de suoi. Per chiamare un tal uomo sommamente benefico e liberale, puo parer che non ci sia bisogno di sapere se nabbia spesi moltaltri in soccorso immediato de bisognosi; e ci son forse ancora di quelli che pensano che le spese di quel genere, e sto per dire tutte le spese, siano la migliore e la piu utile elemosina. Ma Federigo teneva lelemosina propriamente detta per un dovere principalissimo; e qui, come nel resto, i suoi fatti furon consentanei allopinione. La sua vita fu un continuo profondere ai poveri; e a proposito di questa stessa carestia di cui ha gia parlato la nostra storia, avremo tra poco occasione di riferire alcuni tratti, dai quali si vedra che sapienza e che gentilezza abbia saputo mettere anche in questa liberalita. De molti esempi singolari che duna tale sua virtu hanno notati i suoi biografi, ne citeremo qui un solo. Avendo risaputo che un nobile usava artifizi e angherie per far monaca una sua figlia, la quale desiderava piuttosto di maritarsi, fece venire il padre; e cavatogli di bocca che il vero motivo di quella vessazione era il non avere quattromila scudi che, secondo lui, sarebbero stati necessari a maritar la figlia convenevolmente, Federigo la doto di quattromila scudi. Forse a taluno parra questa una larghezza eccessiva, non ben ponderata, troppo condiscendente agli stolti capricci dun superbo; e che quattromila scudi potevano esser meglio impiegati in centaltre maniere. A questo non abbiamo nulla da rispondere, se non che sarebbe da desiderarsi che si vedessero spesso eccessi duna virtu cosi libera dallopinioni dominanti ogni tempo ha le sue, cosi indipendente dalla tendenza generale, come, in questo caso, fu quella che mosse un uomo a dar quattromila scudi, perche una giovine non fosse fatta monaca. La carita inesausta di questuomo, non meno che nel dare, spiccava in tutto il suo contegno. Di facile abbordo con tutti, credeva di dovere specialmente a quelli che si chiamano di bassa condizione, un viso gioviale, una cortesia affettuosa; tanto piu, quanto ne trovan meno nel mondo. E qui pure ebbe a combattere co galantuomini del ne quid nimis, i quali, in ogni cosa, avrebbero voluto farlo star ne limiti, cioe ne loro limiti. Uno di costoro, una volta che, nella visita dun paese alpestre e salvatico, Federigo istruiva certi poveri fanciulli, e, tra linterrogare e linsegnare, gli andava amorevolmente accarezzando, lavverti che usasse piu riguardo nel far tante carezze a que ragazzi, perche eran troppo sudici e stomacosi: come se supponesse, il buon uomo, che Federigo non avesse senso abbastanza per fare una tale scoperta, o non abbastanza perspicacia, per trovar da se quel ripiego cosi fino. Tale e, in certe condizioni di tempi e di cose, la sventura degli uomini costituiti in certe dignita: che mentre cosi di rado si trova chi gli avvisi de loro mancamenti, non manca poi gente coraggiosa a riprenderli del loro far bene. Ma il buon vescovo, non senza un certo risentimento, rispose: sono mie anime, e forse non vedranno mai piu la mia faccia; e non volete che gli abbracci Ben raro pero era il risentimento in lui, ammirato per la soavita de suoi modi, per una pacatezza imperturbabile, che si sarebbe attribuita a una felicita straordinaria di temperamento; ed era leffetto duna disciplina costante sopra unindole viva e risentita. Se qualche volta si mostro severo, anzi brusco, fu co pastori suoi subordinati che scoprisse rei davarizia o di negligenza o daltre tacce specialmente opposte allo spirito del loro nobile ministero. Per tutto cio che potesse toccare o il suo interesse, o la sua gloria temporale, non dava mai segno di gioia, ne di rammarico, ne dardore, ne dagitazione: mirabile se questi moti non si destavano nellanimo suo, piu mirabile se vi si destavano. Non solo da molti conclavi ai quali assistette, riporto il concetto di non aver mai aspirato a quel posto cosi desiderabile allambizione, e cosi terribile alla pieta; ma una volta che un collega, il quale contava molto, venne a offrirgli il suo voto e quelli della sua fazione brutta parola, ma era quella che usavano, Federigo rifiuto una tal proposta in modo, che quello depose il pensiero, e si rivolse altrove. Questa stessa modestia, questavversione al predominare apparivano ugualmente nelloccasioni piu comuni della vita. Attento e infaticabile a disporre e a governare, dove riteneva che fosse suo dovere il farlo, sfuggi sempre dimpicciarsi negli affari altrui; anzi si scusava a tutto potere dallingerirvisi ricercato: discrezione e ritegno non comune, come ognuno sa, negli uomini zelatori del bene, qual era Federigo. Se volessimo lasciarci andare al piacere di raccogliere i tratti notabili del suo carattere, ne risulterebbe certamente un complesso singolare di meriti in apparenza opposti, e certo difficili a trovarsi insieme. Pero non ometteremo di notare unaltra singolarita di quella bella vita: che, piena come fu dattivita, di governo, di funzioni, dinsegnamento, dudienze, di visite diocesane, di viaggi, di contrasti, non solo lo studio cebbe una parte, ma ce nebbe tanta, che per un letterato di professione sarebbe bastato. E infatti, con tantaltri e diversi titoli di lode, Federigo ebbe anche, presso i suoi contemporanei, quello duom dotto. Non dobbiamo pero dissimulare che tenne con ferma persuasione, e sostenne in pratica, con lunga costanza, opinioni, che al giorno doggi parrebbero a ognuno piuttosto strane che mal fondate; dico anche a coloro che avrebbero una gran voglia di trovarle giuste. Chi lo volesse difendere in questo, ci sarebbe quella scusa cosi corrente e ricevuta, cherano errori del suo tempo, piuttosto che suoi: scusa che, per certe cose, e quando risulti dallesame particolare de fatti, puo aver qualche valore, o anche molto; ma che applicata cosi nuda e alla cieca, come si fa dordinario, non significa proprio nulla. E percio, non volendo risolvere con formole semplici questioni complicate, ne allungar troppo un episodio, tralasceremo anche desporle; bastandoci davere accennato cosi alla sfuggita che, dun uomo cosi ammirabile in complesso, noi non pretendiamo che ogni cosa lo fosse ugualmente; perche non paia che abbiam voluto scrivere unorazion funebre. Non e certamente fare ingiuria ai nostri lettori il supporre che qualcheduno di loro domandi se di tanto ingegno e di tanto studio questuomo abbia lasciato qualche monumento. Se nha lasciati Circa cento son lopere che rimangon di lui, tra grandi e piccole, tra latine e italiane, tra stampate e manoscritte, che si serbano nella biblioteca da lui fondata: trattati di morale, orazioni, dissertazioni di storia, dantichita sacra e profana, di letteratura, darti e daltro. E come mai, dira codesto lettore, tante opere sono dimenticate, o almeno cosi poco conosciute, cosi poco ricercate Come mai, con tanto ingegno, con tanto studio, con tanta pratica degli uomini e delle cose, con tanto meditare, con tanta passione per il buono e per il bello, con tanto candor danimo, con tantaltre di quelle qualita che fanno il grande scrittore, questo, in cento opere, non ne ha lasciata neppur una di quelle che son riputate insigni anche da chi non le approva in tutto, e conosciute di titolo anche da chi non le legge Come mai, tutte insieme, non sono bastate a procurare, almeno col numero, al suo nome una fama letteraria presso noi posteri La domanda e ragionevole senza dubbio, e la questione, molto interessante; perche le ragioni di questo fenomeno si troverebbero con losservar molti fatti generali: e trovate, condurrebbero alla spiegazione di piu altri fenomeni simili. Ma sarebbero molte e prolisse: e poi se non vandassero a genio se vi facessero arricciare il naso Sicche sara meglio che riprendiamo il filo della storia, e che, in vece di cicalar piu a lungo intorno a questuomo, andiamo a vederlo in azione, con la guida del nostro autore. CAPITOLO XXIII Il cardinal Federigo, intanto che aspettava lora dandar in chiesa a celebrar gli ufizi divini, stava studiando, comera solito di fare in tutti i ritagli di tempo; quando entro il cappellano crocifero, con un viso alterato. Una strana visita, strana davvero, monsignore illustrissimo Chi e domando il cardinale. Niente meno che il signor... riprese il cappellano e spiccando le sillabe con una gran significazione, proferi quel nome che noi non possiamo scrivere ai nostri lettori. Poi soggiunse: e qui fuori in persona; e chiede nientaltro che desser introdotto da vossignoria illustrissima. Lui disse il cardinale, con un viso animato, chiudendo il libro, e alzandosi da sedere: venga venga subito Ma... replico il cappellano, senza moversi: vossignoria illustrissima deve sapere chi e costui: quel bandito, quel famoso... E non e una fortuna per un vescovo, che a un tal uomo sia nata la volonta di venirlo a trovare Ma... insistette il cappellano: noi non possiamo mai parlare di certe cose, perche monsignore dice che le son ciance: pero quando viene il caso, mi pare che sia un dovere... Lo zelo fa de nemici, monsignore; e noi sappiamo positivamente che piu dun ribaldo ha osato vantarsi che, un giorno o laltro... E che hanno fatto interruppe il cardinale. Dico che costui e un appaltatore di delitti, un disperato, che tiene corrispondenza co disperati piu furiosi, e che puo esser mandato... Oh, che disciplina e codesta, interruppe ancora sorridendo Federigo, che i soldati esortino il generale ad aver paura Poi, divenuto serio e pensieroso, riprese: san Carlo non si sarebbe trovato nel caso di dibattere se dovesse ricevere un tal uomo: sarebbe andato a cercarlo. Fatelo entrar subito: ha gia aspettato troppo. Il cappellano si mosse, dicendo tra se: non ce rimedio: tutti questi santi sono ostinati . Aperto luscio, e affacciatosi alla stanza dovera il signore e la brigata, vide questa ristretta in una parte, a bisbigliare e a guardar di sottocchio quello, lasciato solo in un canto. Savvio verso di lui; e intanto squadrandolo, come poteva, con la coda dellocchio, andava pensando che diavolo darmeria poteva esser nascosta sotto quella casacca; e che, veramente, prima dintrodurlo, avrebbe dovuto proporgli almeno... ma non si seppe risolvere. Gli saccosto, e disse: monsignore aspetta vossignoria. Si contenti di venir con me . E precedendolo in quella piccola folla, che subito fece ala, dava a destra e a sinistra occhiate, le quali significavano: cosa volete non lo sapete anche voi altri, che fa sempre a modo suo Appena introdotto linnominato, Federigo gli ando incontro, con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte, come a una persona desiderata, e fece subito cenno al cappellano che uscisse: il quale ubbidi. I due rimasti stettero alquanto senza parlare, e diversamente sospesi. Linnominato, chera stato come portato li per forza da una smania inesplicabile, piuttosto che condotto da un determinato disegno, ci stava anche come per forza, straziato da due passioni opposte, quel desiderio e quella speranza confusa di trovare un refrigerio al tormento interno, e dallaltra parte una stizza, una vergogna di venir li come un pentito, come un sottomesso, come un miserabile, a confessarsi in colpa, a implorare un uomo: e non trovava parole, ne quasi ne cercava. Pero, alzando gli occhi in viso a quelluomo, si sentiva sempre piu penetrare da un sentimento di venerazione imperioso insieme e soave, che, aumentando la fiducia, mitigava il dispetto, e senza prender lorgoglio di fronte, labbatteva, e, diro cosi, glimponeva silenzio. La presenza di Federigo era infatti di quelle che annunziano una superiorita, e la fanno amare. Il portamento era naturalmente composto, e quasi involontariamente maestoso, non incurvato ne impigrito punto dagli anni; locchio grave e vivace, la fronte serena e pensierosa; con la canizie, nel pallore, tra i segni dellastinenza, della meditazione, della fatica, una specie di floridezza verginale: tutte le forme del volto indicavano che, in altre eta, cera stata quella che piu propriamente si chiama bellezza; labitudine de pensieri solenni e benevoli, la pace interna duna lunga vita, lamore degli uomini, la gioia continua duna speranza ineffabile, vi avevano sostituita una, direi quasi, bellezza senile, che spiccava ancor piu in quella magnifica semplicita della porpora. Tenne anche lui, qualche momento, fisso nellaspetto dellinnominato il suo sguardo penetrante, ed esercitato da lungo tempo a ritrarre dai sembianti i pensieri; e, sotto a quel fosco e a quel turbato, parendogli di scoprire sempre piu qualcosa di conforme alla speranza da lui concepita al primo annunzio duna tal visita, tuttanimato, oh disse: che preziosa visita e questa e quanto vi devo esser grato duna si buona risoluzione; quantunque per me abbia un po del rimprovero Rimprovero esclamo il signore maravigliato, ma raddolcito da quelle parole e da quel fare, e contento che il cardinale avesse rotto il ghiaccio, e avviato un discorso qualunque. Certo, me un rimprovero, riprese questo, chio mi sia lasciato prevenir da voi; quando, da tanto tempo, tante volte, avrei dovuto venir da voi io. Da me, voi Sapete chi sono Vhanno detto bene il mio nome E questa consolazione chio sento, e che, certo, vi si manifesta nel mio aspetto, vi par egli chio dovessi provarla allannunzio, alla vista duno sconosciuto Siete voi che me la fate provare; voi, dico, che avrei dovuto cercare; voi che almeno ho tanto amato e pianto, per cui ho tanto pregato; voi, de miei figli, che pure amo tutti e di cuore, quello che avrei piu desiderato daccogliere e dabbracciare, se avessi creduto di poterlo sperare. Ma Dio sa fare Egli solo le maraviglie, e supplisce alla debolezza, alla lentezza de suoi poveri servi. Linnominato stava attonito a quel dire cosi infiammato, a quelle parole, che rispondevano tanto risolutamente a cio che non aveva ancor detto, ne era ben determinato di dire; e commosso ma sbalordito, stava in silenzio. E che riprese, ancor piu affettuosamente, Federigo: voi avete una buona nuova da darmi, e me la fate tanto sospirare Una buona nuova, io Ho linferno nel cuore; e vi daro una buona nuova Ditemi voi, se lo sapete, qual e questa buona nuova che aspettate da un par mio. Che Dio vha toccato il cuore, e vuol farvi suo, rispose pacatamente il cardinale. Dio Dio Dio Se lo vedessi Se lo sentissi Dove questo Dio Voi me lo domandate voi E chi piu di voi lha vicino Non ve lo sentite in cuore, che vopprime, che vagita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo vattira, vi fa presentire una speranza di quiete, di consolazione, duna consolazione che sara piena, immensa, subito che voi lo riconosciate, lo confessiate, limploriate Oh, certo ho qui qualche cosa che mopprime, che mi rode Ma Dio Se ce questo Dio, se e quello che dicono, cosa volete che faccia di me Queste parole furon dette con un accento disperato; ma Federigo, con un tono solenne, come di placida ispirazione, rispose: cosa puo far Dio di voi cosa vuol farne Un segno della sua potenza e della sua bonta: vuol cavar da voi una gloria che nessun altro gli potrebbe dare. Che il mondo gridi da tanto tempo contro di voi, che mille e mille voci detestino le vostre opere... linnominato si scosse, e rimase stupefatto un momento nel sentir quel linguaggio cosi insolito, piu stupefatto ancora di non provarne sdegno, anzi quasi un sollievo; che gloria, proseguiva Federigo, ne viene a Dio Son voci di terrore, son voci dinteresse; voci forse anche di giustizia, ma duna giustizia cosi facile, cosi naturale alcune forse, pur troppo, dinvidia di codesta vostra sciagurata potenza, di codesta, fino ad oggi, deplorabile sicurezza danimo. Ma quando voi stesso sorgerete a condannare la vostra vita, ad accusar voi stesso, allora allora Dio sara glorificato E voi domandate cosa Dio possa far di voi Chi son io poveruomo, che sappia dirvi fin dora che profitto possa ricavar da voi un tal Signore cosa possa fare di codesta volonta impetuosa, di codesta imperturbata costanza, quando labbia animata, infiammata damore, di speranza, di pentimento Chi siete voi, poveruomo, che vi pensiate daver saputo da voi immaginare e fare cose piu grandi nel male, che Dio non possa farvene volere e operare nel bene Cosa puo Dio far di voi E perdonarvi e farvi salvo e compire in voi lopera della redenzione Non son cose magnifiche e degne di Lui Oh pensate se io omiciattolo, io miserabile, e pur cosi pieno di me stesso, io qual mi sono, mi struggo ora tanto della vostra salute, che per essa darei con gaudio Egli me testimonio questi pochi giorni che mi rimangono; oh pensate quanta, quale debba essere la carita di Colui che minfonde questa cosi imperfetta, ma cosi viva; come vi ami, come vi voglia Quello che mi comanda e mispira un amore per voi che mi divora A misura che queste parole uscivan dal suo labbro, il volto, lo sguardo, ogni moto ne spirava il senso. La faccia del suo ascoltatore, di stravolta e convulsa, si fece da principio attonita e intenta; poi si compose a una commozione piu profonda e meno angosciosa; i suoi occhi, che dallinfanzia piu non conoscevan le lacrime, si gonfiarono; quando le parole furon cessate, si copri il viso con le mani, e diede in un dirotto pianto, che fu come lultima e piu chiara risposta. Dio grande e buono esclamo Federigo, alzando gli occhi e le mani al cielo: che ho mai fatto io, servo inutile, pastore sonnolento, perche Voi mi chiamaste a questo convito di grazia, perche mi faceste degno dassistere a un si giocondo prodigio Cosi dicendo, stese la mano a prender quella dellinnominato. No grido questo, no lontano, lontano da me voi: non lordate quella mano innocente e benefica. Non sapete tutto cio che ha fatto questa che volete stringere. Lasciate, disse Federigo, prendendola con amorevole violenza, lasciate chio stringa codesta mano che riparera tanti torti, che spargera tante beneficenze, che sollevera tanti afflitti, che si stendera disarmata, pacifica, umile a tanti nemici. E troppo disse, singhiozzando, linnominato. Lasciatemi, monsignore; buon Federigo, lasciatemi. Un popolo affollato vaspetta; tantanime buone, tantinnocenti, tanti venuti da lontano, per vedervi una volta, per sentirvi: e voi vi trattenete... con chi Lasciamo le novantanove pecorelle, rispose il cardinale: sono in sicuro sul monte: io voglio ora stare con quella chera smarrita. Quellanime son forse ora ben piu contente, che di vedere questo povero vescovo. Forse Dio, che ha operato in voi il prodigio della misericordia, diffonde in esse una gioia di cui non sentono ancora la cagione. Quel popolo e forse unito a noi senza saperlo: forse lo Spirito mette ne loro cuori un ardore indistinto di carita, una preghiera chesaudisce per voi, un rendimento di grazie di cui voi siete loggetto non ancor conosciuto . Cosi dicendo, stese le braccia al collo dellinnominato; il quale, dopo aver tentato di sottrarsi, e resistito un momento, cedette, come vinto da quellimpeto di carita, abbraccio anche lui il cardinale, e abbandono sullomero di lui il suo volto tremante e mutato. Le sue lacrime ardenti cadevano sulla porpora incontaminata di Federigo; e le mani incolpevoli di questo stringevano affettuosamente quelle membra, premevano quella casacca, avvezza a portar larmi della violenza e del tradimento. Linnominato, sciogliendosi da quellabbraccio, si copri di nuovo gli occhi con una mano, e, alzando insieme la faccia, esclamo: Dio veramente grande Dio veramente buono io mi conosco ora, comprendo chi sono; le mie iniquita mi stanno davanti; ho ribrezzo di me stesso; eppure... eppure provo un refrigerio, una gioia, si una gioia, quale non ho provata mai in tutta questa mia orribile vita E un saggio, disse Federigo, che Dio vi da per cattivarvi al suo servizio, per animarvi ad entrar risolutamente nella nuova vita in cui avrete tanto da disfare, tanto da riparare, tanto da piangere Me sventurato esclamo il signore, quante, quante... cose, le quali non potro se non piangere Ma almeno ne ho dintraprese, dappena avviate, che posso, se non altro, rompere a mezzo: una ne ho, che posso romper subito, disfare, riparare. Federigo si mise in attenzione; e linnominato racconto brevemente, ma con parole desecrazione anche piu forti di quelle che abbiamo adoprato noi, la prepotenza fatta a Lucia, i terrori, i patimenti della poverina, e come aveva implorato, e la smania che quellimplorare aveva messa addosso a lui, e come essa era ancor nel castello... Ah, non perdiam tempo esclamo Federigo, ansante di pieta e di sollecitudine. Beato voi Questo e pegno del perdono di Dio far che possiate diventare strumento di salvezza a chi volevate esser di rovina. Dio vi benedica Dio vha benedetto Sapete di dove sia questa povera nostra travagliata Il signore nomino il paese di Lucia. Non e lontano di qui, disse il cardinale: lodato sia Dio; e probabilmente... Cosi dicendo, corse a un tavolino, e scosse un campanello. E subito entro con ansieta il cappellano crocifero, e per la prima cosa, guardo linnominato; e vista quella faccia mutata, e quegli occhi rossi di pianto, guardo il cardinale; e sotto quellinalterabile compostezza, scorgendogli in volto come un grave contento, e una premura quasi impaziente, era per rimanere estatico con la bocca aperta, se il cardinale non lavesse subito svegliato da quella contemplazione, domandandogli se, tra i parrochi radunati li, si trovasse quello di . Ce, monsignore illustrissimo, rispose il cappellano. Fatelo venir subito, disse Federigo, e con lui il parroco qui della chiesa. Il cappellano usci, e ando nella stanza doveran que preti riuniti: tutti gli occhi si rivolsero a lui. Lui, con la bocca tuttavia aperta, col viso ancor tutto dipinto di quellestasi, alzando le mani, e movendole per aria, disse: signori signori haec mutatio dexterae Excelsi. E stette un momento senza dir altro. Poi, ripreso il tono e la voce della carica, soggiunse: sua signoria illustrissima e reverendissima vuole il signor curato della parrocchia, e il signor curato di . Il primo chiamato venne subito avanti, e nello stesso tempo, usci di mezzo alla folla un: io strascicato, con unintonazione di maraviglia. Non e lei il signor curato di riprese il cappellano. Per lappunto; ma... Sua signoria illustrissima e reverendissima vuol lei. Me disse ancora quella voce, significando chiaramente in quel monosillabo: come ci posso entrar io Ma questa volta, insieme con la voce, venne fuori luomo, don Abbondio in persona, con un passo forzato, e con un viso tra lattonito e il disgustato. Il cappellano gli fece un cenno con la mano, che voleva dire: a noi, andiamo; ci vuol tanto E precedendo i due curati, ando alluscio, lapri, e glintrodusse. Il cardinale lascio andar la mano dellinnominato, col quale intanto aveva concertato quello che dovevan fare; si discosto un poco, e chiamo con un cenno il curato della chiesa. Gli disse in succinto di che si trattava; e se saprebbe trovar subito una buona donna che volesse andare in una lettiga al castello, a prender Lucia: una donna di cuore e di testa, da sapersi ben governare in una spedizione cosi nuova, e usar le maniere piu a proposito, trovar le parole piu adattate, a rincorare, a tranquillizzare quella poverina, a cui, dopo tante angosce, e in tanto turbamento, la liberazione stessa poteva metter nellanimo una nuova confusione. Pensato un momento, il curato disse che aveva la persona a proposito, e usci. Il cardinale chiamo con un altro cenno il cappellano, al quale ordino che facesse preparare subito la lettiga e i lettighieri, e sellare due mule. Uscito anche il cappellano, si volto a don Abbondio. Questo, che gia gli era vicino, per tenersi lontano da quellaltro signore, e che intanto dava unocchiatina di sotto in su ora alluno ora allaltro, seguitando a almanaccar tra se che cosa mai potesse essere tutto quel rigirio, saccosto di piu, fece una riverenza, e disse: mhanno significato che vossignoria illustrissima mi voleva me; ma io credo che abbiano sbagliato. Non hanno sbagliato, rispose Federigo: ho una buona nuova da darvi, e un consolante, un soavissimo incarico. Una vostra parrocchiana, che avrete pianta per ismarrita, Lucia Mondella, e ritrovata, e qui vicino, in casa di questo mio caro amico; e voi anderete ora con lui, e con una donna che il signor curato di qui e andato a cercare, anderete, dico, a prendere quella vostra creatura, e laccompagnerete qui. Don Abbondio fece di tutto per nascondere la noia, che dico laffanno e lamaritudine che gli dava una tale proposta, o comando che fosse; e non essendo piu a tempo a sciogliere e a scomporre un versaccio gia formato sulla sua faccia, lo nascose, chinando profondamente la testa, in segno dubbidienza. E non lalzo che per fare un altro profondo inchino allinnominato, con unocchiata pietosa che diceva: sono nelle vostre mani: abbiate misericordia: parcere subjectis. Gli domando poi il cardinale, che parenti avesse Lucia. Di stretti, e con cui viva, o vivesse, non ha che la madre, rispose don Abbondio. E questa si trova al suo paese Monsignor, si. Giacche, riprese Federigo, quella povera giovine non potra esser cosi presto restituita a casa sua, le sara una gran consolazione di veder subito la madre: quindi, se il signor curato di qui non torna prima chio vada in chiesa, fatemi voi il piacere di dirgli che trovi un baroccio o una cavalcatura; e spedisca un uomo di giudizio a cercar quella donna, per condurla qui. E se andassi io disse don Abbondio. No, no, voi: vho gia pregato daltro, rispose il cardinale. Dicevo, replico don Abbondio, per disporre quella povera madre. E una donna molto sensitiva; e ci vuole uno che la conosca, e la sappia prendere per il suo verso, per non farle male in vece di bene. E per questo, vi prego davvertire il signor curato che scelga un uomo di proposito: voi siete molto piu necessario altrove, rispose il cardinale. E avrebbe voluto dire: quella povera giovine ha molto piu bisogno di veder subito una faccia conosciuta, una persona sicura, in quel castello, dopo tantore di spasimo, e in una terribile oscurita dellavvenire. Ma questa non era ragione da dirsi cosi chiaramente davanti a quel terzo. Parve pero strano al cardinale che don Abbondio non lavesse intesa per aria, anzi pensata da se; e cosi fuor di luogo gli parve la proposta e linsistenza, che penso doverci esser sotto qualche cosa. Lo guardo in viso, e vi scopri facilmente la paura di viaggiare con quelluomo tremendo, dandare in quella casa, anche per pochi momenti. Volendo quindi dissipare affatto quellombre codarde, e non piacendogli di tirare in disparte il curato e di bisbigliar con lui in segreto, mentre il suo nuovo amico era li in terzo, penso che il mezzo piu opportuno era di far cio che avrebbe fatto anche senza questo motivo, parlare allinnominato medesimo; e dalle sue risposte don Abbondio intenderebbe finalmente che quello non era piu uomo da averne paura. Savvicino dunque allinnominato, e con quellaria di spontanea confidenza, che si trova in una nuova e potente affezione, come in unantica intrinsichezza, non crediate, gli disse, chio mi contenti di questa visita per oggi. Voi tornerete, ne vero in compagnia di questo ecclesiastico dabbene Sio tornero rispose linnominato: quando voi mi rifiutaste, rimarrei ostinato alla vostra porta, come il povero. Ho bisogno di parlarvi ho bisogno di sentirvi, di vedervi ho bisogno di voi Federigo gli prese la mano, gliela strinse, e disse: favorirete dunque di restare a desinare con noi. Vaspetto. Intanto, io vo a pregare, e a render grazie col popolo; e voi a cogliere i primi frutti della misericordia. Don Abbondio, a quelle dimostrazioni, stava come un ragazzo pauroso, che veda uno accarezzar con sicurezza un suo cagnaccio grosso, rabbuffato, con gli occhi rossi, con un nomaccio famoso per morsi e per ispaventi, e senta dire al padrone che il suo cane e un buon bestione, quieto, quieto: guarda il padrone, e non contraddice ne approva; guarda il cane, e non ardisce accostarglisi, per timore che il buon bestione non gli mostri i denti, fosse anche per fargli le feste; non ardisce allontanarsi, per non farsi scorgere; e dice in cuor suo: oh se fossi a casa mia Al cardinale, che sera mosso per uscire, tenendo sempre per la mano e conducendo seco linnominato, diede di nuovo nellocchio il poveruomo, che rimaneva indietro, mortificato, malcontento, facendo il muso senza volerlo. E pensando che forse quel dispiacere gli potesse anche venire dal parergli desser trascurato, e come lasciato in un canto, tanto piu in paragone dun facinoroso cosi ben accolto, cosi accarezzato, se gli volto nel passare, si fermo un momento, e con un sorriso amorevole, gli disse: signor curato, voi siete sempre con me nella casa del nostro buon Padre; ma questo... questo perierat, et inventus est. Oh quanto me ne rallegro disse don Abbondio, facendo una gran riverenza a tutte due in comune. Larcivescovo ando avanti, spinse luscio, che fu subito spalancato di fuori da due servitori, che stavano uno di qua e uno di la: e la mirabile coppia apparve agli sguardi bramosi del clero raccolto nella stanza. Si videro que due volti sui quali era dipinta una commozione diversa, ma ugualmente profonda; una tenerezza riconoscente, unumile gioia nellaspetto venerabile di Federigo; in quello dellinnominato, una confusione temperata di conforto, un nuovo pudore, una compunzione, dalla quale pero traspariva tuttavia il vigore di quella selvaggia e risentita natura. E si seppe poi, che a piu duno de riguardanti era allora venuto in mente quel detto dIsaia: il lupo e lagnello andranno ad un pascolo; il leone e il bue mangeranno insieme lo strame. Dietro veniva don Abbondio, a cui nessuno bado. Quando furono nel mezzo della stanza, entro dallaltra parte laiutante di camera del cardinale, e gli saccosto, per dirgli che aveva eseguiti gli ordini comunicatigli dal cappellano; che la lettiga e le due mule eran preparate, e saspettava soltanto la donna che il curato avrebbe condotta. Il cardinale gli disse che, appena arrivato questo, lo facesse parlar subito con don Abbondio: e tutto poi fosse agli ordini di questo e dellinnominato; al quale strinse di nuovo la mano, in atto di commiato, dicendo: vaspetto . Si volto a salutar don Abbondio, e savvio dalla parte che conduceva alla chiesa. Il clero gli ando dietro, tra in folla e in processione: i due compagni di viaggio rimasero soli nella stanza. Stava linnominato tutto raccolto in se, pensieroso, impaziente che venisse il momento dandare a levar di pene e di carcere la sua Lucia: sua ora in un senso cosi diverso da quello che lo fosse il giorno avanti: e il suo viso esprimeva unagitazione concentrata, che allocchio ombroso di don Abbondio poteva facilmente parere qualcosa di peggio. Lo sogguardava, avrebbe voluto attaccare un discorso amichevole; ma, cosa devo dirgli pensava: devo dirgli ancora: mi rallegro Mi rallegro di che che essendo stato finora un demonio, vi siate finalmente risoluto di diventare un galantuomo come gli altri Bel complimento Eh eh eh in qualunque maniera io le rigiri, le congratulazioni non vorrebbero dir altro che questo. E se sara poi vero che sia diventato galantuomo: cosi a un tratto Delle dimostrazioni se ne fanno tante a questo mondo, e per tante cagioni Che so io, alle volte E intanto mi tocca a andar con lui in quel castello Oh che storia che storia che storia Chi me lavesse detto stamattina Ah, se posso uscirne a salvamento, mha da sentire la signora Perpetua, davermi cacciato qui per forza, quando non cera necessita, fuor della mia pieve: e che tutti i parrochi dintorno accorrevano, anche piu da lontano; e che non bisognava stare indietro; e che questo, e che questaltro; e imbarcarmi in un affare di questa sorte Oh povero me Eppure qualcosa bisognera dirgli a costui . E pensa e ripensa, aveva trovato che gli avrebbe potuto dire: non mi sarei mai aspettato questa fortuna dincontrarmi in una cosi rispettabile compagnia; e stava per aprir bocca, quando entro laiutante di camera, col curato del paese, il quale annunzio che la donna era pronta nella lettiga; e poi si volto a don Abbondio, per ricevere da lui laltra commissione del cardinale. Don Abbondio se ne sbrigo come pote, in quella confusione di mente; e accostatosi poi allaiutante, gli disse: mi dia almeno una bestia quieta; perche, dico la verita, sono un povero cavalcatore. Si figuri, rispose laiutante, con un mezzo sogghigno: e la mula del segretario, che e un letterato. Basta... replico don Abbondio, e continuo pensando: il cielo me la mandi buona . Il signore sera incamminato di corsa, al primo avviso: arrivato alluscio, saccorse di don Abbondio, chera rimasto indietro. Si fermo ad aspettarlo; e quando questo arrivo frettoloso, in aria di chieder perdono, linchino, e lo fece passare avanti, con un atto cortese e umile: cosa che raccomodo alquanto lo stomaco al povero tribolato. Ma appena messo piede nel cortiletto, vide unaltra novita che gli guasto quella poca consolazione; vide linnominato andar verso un canto, prender per la canna, con una mano, la sua carabina, poi per la cigna con laltra, e, con un movimento spedito, come se facesse lesercizio, mettersela ad armacollo. Ohi ohi ohi penso don Abbondio: cosa vuol farne di quellordigno, costui Bel cilizio, bella disciplina da convertito E se gli salta qualche grillo Oh che spedizione oh che spedizione Se quel signore avesse potuto appena sospettare che razza di pensieri passavano per la testa al suo compagno, non si puo dire cosa avrebbe fatto per rassicurarlo; ma era lontano le mille miglia da un tal sospetto; e don Abbondio stava attento a non far nessun atto che significasse chiaramente: non mi fido di vossignoria. Arrivati alluscio di strada, trovarono le due cavalcature in ordine: linnominato salto su quella che gli fu presentata da un palafreniere. Vizi non ne ha disse allaiutante di camera don Abbondio, rimettendo in terra il piede, che aveva gia alzato verso la staffa. Vada pur su di buon animo: e un agnello . Don Abbondio, arrampicandosi alla sella, sorretto dallaiutante, su, su, su, e a cavallo. La lettiga, chera innanzi qualche passo, portata da due mule, si mosse, a una voce del lettighiero; e la comitiva parti. Si doveva passar davanti alla chiesa piena zeppa di popolo, per una piazzetta piena anchessa daltro popolo del paese e forestieri, che non avevan potuto entrare in quella. Gia la gran nuova era corsa; e allapparir della comitiva, allapparir di quelluomo, oggetto ancor poche ore prima di terrore e desecrazione, ora di lieta maraviglia, salzo nella folla un mormorio quasi dapplauso; e facendo largo, si faceva insieme alle spinte, per vederlo da vicino. La lettiga passo, linnominato passo; e davanti alla porta spalancata della chiesa, si levo il cappello, e chino quella fronte tanto temuta, fin sulla criniera della mula, tra il susurro di cento voci che dicevano: Dio la benedica Don Abbondio si levo anche lui il cappello, si chino, si raccomando al cielo; ma sentendo il concerto solenne de suoi confratelli che cantavano a distesa, provo uninvidia, una mesta tenerezza, un accoramento tale, che duro fatica a tener le lacrime. Fuori poi dellabitato, nellaperta campagna, negli andirivieni talvolta affatto deserti della strada, un velo piu nero si stese sui suoi pensieri. Altro oggetto non aveva su cui riposar con fiducia lo sguardo, che il lettighiero, il quale, essendo al servizio del cardinale, doveva essere certamente un uomo dabbene, e insieme non aveva aria dimbelle. Ogni tanto, comparivano viandanti, anche a comitive, che accorrevano per vedere il cardinale; ed era un ristoro per don Abbondio; ma passeggiero, ma sandava verso quella valle tremenda, dove non sincontrerebbe che sudditi dellamico: e che sudditi Con lamico avrebbe desiderato ora piu che mai dentrare in discorso, tanto per tastarlo sempre piu, come per tenerlo in buona; ma vedendolo cosi soprappensiero, gliene passava la voglia. Dovette dunque parlar con se stesso; ed ecco una parte di cio che il poveruomo si disse in quel tragitto: che, a scriver tutto, ci sarebbe da farne un libro. E un gran dire che tanto i santi come i birboni gli abbiano a aver largento vivo addosso, e non si contentino desser sempre in moto loro, ma voglian tirare in ballo, se potessero, tutto il genere umano; e che i piu faccendoni mi devan proprio venire a cercar me, che non cerco nessuno, e tirarmi per i capelli ne loro affari: io che non chiedo altro che desser lasciato vivere Quel matto birbone di don Rodrigo Cosa gli mancherebbe per esser luomo il piu felice di questo mondo, se avesse appena un pochino di giudizio Lui ricco, lui giovine, lui rispettato, lui corteggiato: gli da noia il bene stare; e bisogna che vada accattando guai per se e per gli altri. Potrebbe far larte di Michelaccio; no signore: vuol fare il mestiere di molestar le femmine: il piu pazzo, il piu ladro, il piu arrabbiato mestiere di questo mondo; potrebbe andare in paradiso in carrozza, e vuol andare a casa del diavolo a pie zoppo. E costui... E qui lo guardava, come se avesse sospetto che quel costui sentisse i suoi pensieri, costui, dopo aver messo sottosopra il mondo con le scelleratezze, ora lo mette sottosopra con la conversione... se sara vero. Intanto tocca a me a farne lesperienza... E finita: quando son nati con quella smania in corpo, bisogna che faccian sempre fracasso. Ci vuol tanto a fare il galantuomo tutta la vita, comho fattio No signore: si deve squartare, ammazzare, fare il diavolo... oh povero me... e poi uno scompiglio, anche per far penitenza. La penitenza, quando sha buona volonta, si puo farla a casa sua, quietamente, senza tantapparato, senza dar tantincomodo al prossimo. E sua signoria illustrissima, subito subito, a braccia aperte, caro amico, amico caro; stare a tutto quel che gli dice costui, come se lavesse visto far miracoli; e prendere addirittura una risoluzione, mettercisi dentro con le mani e co piedi, presto di qua, presto di la: a casa mia si chiama precipitazione. E senza avere una minima caparra, dargli in mano un povero curato questo si chiama giocare un uomo a pari e caffo. Un vescovo santo, come lui, de curati dovrebbe esserne geloso, come della pupilla degli occhi suoi. Un pochino di flemma, un pochino di prudenza, un pochino di carita, mi pare che possa stare anche con la santita... E se fosse tutto unapparenza Chi puo conoscer tutti i fini degli uomini e dico degli uomini come costui A pensare che mi tocca a andar con lui, a casa sua Ci puo esser sotto qualche diavolo: oh povero me e meglio non ci pensare. Che imbroglio e questo di Lucia Che ci fosse unintesa con don Rodrigo che gente ma almeno la cosa sarebbe chiara. Ma come lha avuta nellunghie costui Chi lo sa E tutto un segreto con monsignore: e a me che mi fanno trottare in questa maniera, non si dice nulla. Io non mi curo di sapere i fatti degli altri; ma quando uno ci ha a metter la pelle, ha anche ragione di sapere. Se fosse proprio per andare a prendere quella povera creatura, pazienza Benche, poteva ben condurla con se addirittura. E poi, se e cosi convertito, se e diventato un santo padre, che bisogno cera di me Oh che caos Basta; voglia il cielo che la sia cosi: sara stato un incomodo grosso, ma pazienza Saro contento anche per quella povera Lucia: anche lei deve averla scampata grossa; sa il cielo cosha patito: la compatisco; ma e nata per la mia rovina... Almeno potessi vedergli proprio in cuore a costui, come la pensa. Chi lo puo conoscere Ecco li, ora pare santAntonio nel deserto; ora pare Oloferne in persona. Oh povero me povero me Basta: il cielo e in obbligo daiutarmi, perche non mi ci son messo io di mio capriccio . Infatti, sul volto dellinnominato si vedevano, per dir cosi, passare i pensieri, come, in unora burrascosa, le nuvole trascorrono dinanzi alla faccia del sole, alternando ogni momento una luce arrabbiata e un freddo buio. Lanimo, ancor tutto inebriato dalle soavi parole di Federigo, e come rifatto e ringiovanito nella nuova vita, selevava a quellidee di misericordia, di perdono e damore; poi ricadeva sotto il peso del terribile passato. Correva con ansieta a cercare quali fossero le iniquita riparabili, cosa si potesse troncare a mezzo, quali i rimedi piu espedienti e piu sicuri, come scioglier tanti nodi, che fare di tanti complici: era uno sbalordimento a pensarci. A quella stessa spedizione, chera la piu facile e cosi vicina al termine, andava con unimpazienza mista dangoscia, pensando che intanto quella creatura pativa, Dio sa quanto, e che lui, il quale pure si struggeva di liberarla, era lui che la teneva intanto a patire. Dove ceran due strade, il lettighiero si voltava, per saper quale dovesse prendere: linnominato glielindicava con la mano, e insieme accennava di far presto. Entrano nella valle. Come stava allora il povero don Abbondio Quella valle famosa, della quale aveva sentito raccontar tante storie orribili, esserci dentro: que famosi uomini, il fiore della braveria dItalia, quegli uomini senza paura e senza misericordia, vederli in carne e in ossa; incontrarne uno o due o tre a ogni voltata di strada. Si chinavano sommessamente al signore; ma certi visi abbronzati certi baffi irti certi occhiacci, che a don Abbondio pareva che volessero dire: fargli la festa a quel prete A segno che, in un punto di somma costernazione, gli venne detto tra se: gli avessi maritati non mi poteva accader di peggio . Intanto sandava avanti per un sentiero sassoso, lungo il torrente: al di la quel prospetto di balze aspre, scure, disabitate; al di qua quella popolazione da far parer desiderabile ogni deserto: Dante non istava peggio nel mezzo di Malebolge. Passan davanti la Malanotte; bravacci sulluscio, inchini al signore, occhiate al suo compagno e alla lettiga. Coloro non sapevan cosa si pensare: gia la partenza dellinnominato solo, la mattina, aveva dello straordinario; il ritorno non lo era meno. Era una preda che conduceva E come laveva fatta da se E come una lettiga forestiera E di chi poteva esser quella livrea Guardavano, guardavano, ma nessuno si moveva, perche questo era lordine che il padrone dava loro con dellocchiate. Fanno la salita, sono in cima. I bravi che si trovan sulla spianata e sulla porta, si ritirano di qua e di la, per lasciare il passo libero: linnominato fa segno che non si movan di piu; sprona, e passa davanti alla lettiga; accenna al lettighiero e a don Abbondio che lo seguano; entra in un primo cortile, da quello in un secondo; va verso un usciolino, fa stare indietro con un gesto un bravo che accorreva per tenergli la staffa, e gli dice: tu sta costi, e non venga nessuno . Smonta, lega in fretta la mula a uninferriata, va alla lettiga, saccosta alla donna, che aveva tirata la tendina, e le dice sottovoce: consolatela subito; fatele subito capire che e libera, in mano damici. Dio ve ne rendera merito . Poi fa cenno al lettighiero, che apra; poi savvicina a don Abbondio, e, con un sembiante cosi sereno come questo non gliel aveva ancor visto, ne credeva che lo potesse avere, con dipintavi la gioia dellopera buona che finalmente stava per compire, gli dice, ancora sotto voce: signor curato, non le chiedo scusa dellincomodo che ha per cagion mia: lei lo fa per Uno che paga bene, e per questa sua poverina . Cio detto, prende con una mano il morso, con laltra la staffa, per aiutar don Abbondio a scendere. Quel volto, quelle parole, quellatto, gli avevan dato la vita. Mise un sospiro, che da unora gli saggirava dentro, senza mai trovar luscita; si chino verso linnominato, rispose a voce bassa bassa: le pare Ma, ma, ma, ma,... e sdrucciolo alla meglio dalla sua cavalcatura. Linnominato lego anche quella, e detto al lettighiero che stesse li a aspettare, si levo una chiave di tasca, apri luscio, entro, fece entrare il curato e la donna, savvio davanti a loro alla scaletta; e tutte tre salirono in silenzio. CAPITOLO XXIV Lucia sera risentita da poco tempo; e di quel tempo una parte aveva penato a svegliarsi affatto, a separar le torbide visioni del sonno dalle memorie e dallimmagini di quella realta troppo somigliante a una funesta visione dinfermo. La vecchia le si era subito avvicinata, e, con quella voce forzatamente umile, le aveva detto: ah avete dormito Avreste potuto dormire in letto: ve lho pur detto tante volte ier sera . E non ricevendo risposta, aveva continuato, sempre con un tono di supplicazione stizzosa: mangiate una volta: abbiate giudizio. Uh come siete brutta Avete bisogno di mangiare. E poi se, quando torna, la piglia con me No, no; voglio andar via, voglio andar da mia madre. Il padrone me lha promesso, ha detto: domattina. Dove il padrone E uscito; mha detto che tornera presto, e che fara tutto quel che volete. Ha detto cosi ha detto cosi Ebbene; io voglio andar da mia madre; subito, subito. Ed ecco si sente un calpestio nella stanza vicina; poi un picchio alluscio. La vecchia accorre, domanda: chi e Apri, risponde sommessamente la nota voce. La vecchia tira il paletto; linnominato, spingendo leggermente i battenti, fa un po di spiraglio: ordina alla vecchia di venir fuori, fa entrar subito don Abbondio con la buona donna. Socchiude poi di nuovo luscio, si ferma dietro a quello, e manda la vecchia in una parte lontana del castellaccio; come aveva gia mandata via anche laltra donna che stava fuori, di guardia. Tutto questo movimento, quel punto daspetto, il primo apparire di persone nuove, cagionarono un soprassalto dagitazione a Lucia, alla quale, se lo stato presente era intollerabile, ogni cambiamento pero era motivo di sospetto e di nuovo spavento. Guardo, vide un prete, una donna; si rincoro alquanto: guarda piu attenta: e lui, o non e lui Riconosce don Abbondio, e rimane con gli occhi fissi, come incantata. La donna, andatale vicino, si chino sopra di lei, e, guardandola pietosamente, prendendole le mani, come per accarezzarla e alzarla a un tempo, le disse: oh poverina venite, venite con noi. Chi siete le domando Lucia; ma, senza aspettar la risposta, si volto ancora a don Abbondio, che sera trattenuto discosto due passi, con un viso, anche lui, tutto compassionevole; lo fisso di nuovo, e esclamo: lei e lei il signor curato Dove siamo... Oh povera me son fuori di sentimento No, no, rispose don Abbondio: son io davvero: fatevi coraggio. Vedete siam qui per condurvi via. Son proprio il vostro curato, venuto qui apposta, a cavallo... Lucia, come riacquistate in un tratto tutte le sue forze, si rizzo precipitosamente; poi fisso ancora lo sguardo su que due visi, e disse: e dunque la Madonna che vi ha mandati. Io credo di si, disse la buona donna. Ma possiamo andar via, possiamo andar via davvero riprese Lucia, abbassando la voce, e con uno sguardo timido e sospettoso. E tutta quella gente... continuo, con le labbra contratte e tremanti di spavento e dorrore: e quel signore... quelluomo... Gia, me laveva promesso... E qui anche lui in persona, venuto apposta con noi, disse don Abbondio: e qui fuori che aspetta. Andiamo presto; non lo facciamo aspettare, un par suo. Allora, quello di cui si parlava, spinse luscio, e si fece vedere; Lucia, che poco prima lo desiderava, anzi, non avendo speranza in altra cosa del mondo, non desiderava che lui, ora, dopo aver veduti visi, e sentite voci amiche, non pote reprimere un subitaneo ribrezzo; si riscosse, ritenne il respiro, si strinse alla buona donna, e le nascose il viso in seno. Linnominato, alla vista di quellaspetto sul quale gia la sera avanti non aveva potuto tener fermo lo sguardo, di quellaspetto reso ora piu squallido, sbattuto, affannato dal patire prolungato e dal digiuno, era rimasto li fermo, quasi sulluscio; nel veder poi quellatto di terrore, abbasso gli occhi, stette ancora un momento immobile e muto; indi rispondendo a cio che la poverina non aveva detto, e vero, esclamo: perdonatemi Viene a liberarvi; non e piu quello; e diventato buono: sentite che vi chiede perdono diceva la buona donna allorecchio di Lucia. Si puo dir di piu Via, su quella testa; non fate la bambina; che possiamo andar presto, le diceva don Abbondio. Lucia alzo la testa, guardo linnominato, e, vedendo bassa quella fronte, atterrato e confuso quello sguardo, presa da un misto sentimento di conforto, di riconoscenza e di pieta, disse: oh, il mio signore Dio le renda merito della sua misericordia E a voi, cento volte, il bene che mi fanno codeste vostre parole. Cosi detto, si volto, ando verso luscio, e usci il primo. Lucia, tutta rianimata, con la donna che le dava braccio, gli ando dietro; don Abbondio in coda. Scesero la scala, arrivarono alluscio che metteva nel cortile. Linnominato lo spalanco, ando alla lettiga, apri lo sportello, e, con una certa gentilezza quasi timida due cose nuove in lui sorreggendo il braccio di Lucia, laiuto ad entrarvi, poi la buona donna. Slego quindi la mula di don Abbondio, e laiuto anche lui a montare. Oh che degnazione disse questo; e monto molto piu lesto che non avesse fatto la prima volta. La comitiva si mosse quando linnominato fu anche lui a cavallo. La sua fronte sera rialzata; lo sguardo aveva ripreso la solita espressione dimpero. I bravi che incontrava, vedevan bene sul suo viso i segni dun forte pensiero, duna preoccupazione straordinaria; ma non capivano, ne potevan capire piu in la. Al castello, non si sapeva ancor nulla della gran mutazione di quelluomo; e per congettura, certo, nessun di coloro vi sarebbe arrivato. La buona donna aveva subito tirate le tendine della lettiga: prese poi affettuosamente le mani di Lucia, sera messa a confortarla, con parole di pieta, di congratulazione e di tenerezza. E vedendo come, oltre la fatica di tanto travaglio sofferto, la confusione e loscurita degli avvenimenti impedivano alla poverina di sentir pienamente la contentezza della sua liberazione, le disse quanto poteva trovar di piu atto a distrigare, a ravviare, per dir cosi, i suoi poveri pensieri. Le nomino il paese dove andavano. Si disse Lucia, la qual sapeva chera poco discosto dal suo. Ah Madonna santissima, vi ringrazio Mia madre mia madre La manderemo a cercar subito, disse la buona donna, la quale non sapeva che la cosa era gia fatta. Si, si; che Dio ve ne renda merito... E voi, chi siete Come siete venuta... Mha mandata il nostro curato, disse la buona donna: perche questo signore, Dio gli ha toccato il cuore sia benedetto, ed e venuto al nostro paese, per parlare al signor cardinale arcivescovo che labbiamo la in visita, quel santuomo, e se pentito de suoi peccatacci, e vuol mutar vita; e ha detto al cardinale che aveva fatta rubare una povera innocente, che siete voi, dintesa con un altro senza timor di Dio, che il curato non mha detto chi possa essere. Lucia alzo gli occhi al cielo. Lo saprete forse voi, continuo la buona donna: basta; dunque il signor cardinale ha pensato che, trattandosi duna giovine, ci voleva una donna per venire in compagnia, e ha detto al curato che ne cercasse una; e il curato, per sua bonta, e venuto da me... Oh il Signore vi ricompensi della vostra carita Che dite mai, la mia povera giovine E mha detto il signor curato, che vi facessi coraggio, e cercassi di sollevarvi subito, e farvi intendere come il Signore vha salvata miracolosamente... Ah si proprio miracolosamente; per intercession della Madonna. Dunque, che stiate di buon animo, e perdonare a chi vha fatto del male, e esser contenta che Dio gli abbia usata misericordia, anzi pregare per lui; che, oltre allacquistarne merito, vi sentirete anche allargare il cuore. Lucia rispose con uno sguardo che diceva di si, tanto chiaro come avrebbero potuto far le parole, e con una dolcezza che le parole non avrebbero saputa esprimere. Brava giovine riprese la donna: e trovandosi al nostro paese anche il vostro curato che ce ne tanti tanti, di tutto il contorno, da mettere insieme quattro ufizi generali, ha pensato il signor cardinale di mandarlo anche lui in compagnia; ma e stato di poco aiuto. Gia lavevo sentito dire chera un uomo da poco; ma in questoccasione, ho dovuto proprio vedere che e piu impicciato che un pulcin nella stoppa. E questo... domando Lucia, questo che e diventato buono... chi e Come non lo sapete disse la buona donna, e lo nomino. Oh misericordia esclamo Lucia. Quel nome, quante volte laveva sentito ripetere con orrore in piu duna storia, in cui figurava sempre come in altre storie quello dellorco E ora, al pensiero dessere stata nel suo terribil potere, e dessere sotto la sua guardia pietosa; al pensiero duna cosi orrenda sciagura, e duna cosi improvvisa redenzione; a considerare di chi era quel viso che aveva veduto burbero, poi commosso, poi umiliato, rimaneva come estatica, dicendo solo, ogni poco: oh misericordia E una gran misericordia davvero diceva la buona donna: devessere un gran sollievo per mezzo mondo. A pensare quanta gente teneva sottosopra; e ora, come mha detto il nostro curato... e poi, solo a guardarlo in viso, e diventato un santo E poi si vedon subito le opere. Dire che questa buona donna non provasse molta curiosita di conoscere un po piu distintamente la grandavventura nella quale si trovava a fare una parte, non sarebbe la verita. Ma bisogna dire a sua gloria che, compresa duna pieta rispettosa per Lucia, sentendo in certo modo la gravita e la dignita dellincarico che le era stato affidato, non penso neppure a farle una domanda indiscreta, ne oziosa: tutte le sue parole, in quel tragitto, furono di conforto e di premura per la povera giovine. Dio sa quante che non avete mangiato Non me ne ricordo piu... Da un pezzo. Poverina Avrete bisogno di ristorarvi. Si, rispose Lucia con voce fioca. A casa mia, grazie a Dio, troveremo subito qualcosa. Fatevi coraggio, che ormai ce poco. Lucia si lasciava poi cader languida sul fondo della lettiga, come assopita; e allora la buona donna la lasciava in riposo. Per don Abbondio questo ritorno non era certo cosi angoscioso come landata di poco prima; ma non fu neppur esso un viaggio di piacere. Al cessar di quella pauraccia, sera da principio sentito tutto scarico, ma ben presto cominciarono a spuntargli in cuore centaltri dispiaceri; come, quande stato sbarbato un grandalbero, il terreno rimane sgombro per qualche tempo, ma poi si copre tutto derbacce. Era diventato piu sensibile a tutto il resto; e tanto nel presente, quanto ne pensieri dellavvenire, non gli mancava pur troppo materia di tormentarsi. Sentiva ora, molto piu che nellandare, lincomodo di quel modo di viaggiare, al quale non era molto avvezzo; e specialmente sul principio, nella scesa dal castello al fondo della valle. Il lettighiero, stimolato da cenni dellinnominato, faceva andar di buon passo le sue bestie; le due cavalcature andavan dietro dietro, con lo stesso passo; onde seguiva che, a certi luoghi piu ripidi, il povero don Abbondio, come se fosse messo a leva per di dietro, tracollava sul davanti, e, per reggersi, doveva appuntellarsi con la mano allarcione; e non osava pero pregare che sandasse piu adagio, e dallaltra parte avrebbe voluto esser fuori di quel paese piu presto che fosse possibile. Oltre di cio, dove la strada era sur un rialto, sur un ciglione, la mula, secondo luso de pari suoi, pareva che facesse per dispetto a tener sempre dalla parte di fuori, e a metter proprio le zampe sullorlo; e don Abbondio vedeva sotto di se, quasi a perpendicolo, un salto, o come pensava lui, un precipizio. Anche tu, diceva tra se alla bestia, hai quel maledetto gusto dandare a cercare i pericoli, quando ce tanto sentiero E tirava la briglia dallaltra parte; ma inutilmente. Sicche, al solito, rodendosi di stizza e di paura, si lasciava condurre a piacere altrui. I bravi non gli facevan piu tanto spavento, ora che sapeva piu di certo come la pensava il padrone. Ma, rifletteva pero, se la notizia di questa gran conversione si sparge qua dentro, intanto che ci siamo ancora, chi sa come lintenderanno costoro Chi sa cosa nasce Che sandassero a immaginare che sia venuto io a fare il missionario Povero me mi martirizzano Il cipiglio dellinnominato non gli dava fastidio. Per tenere a segno quelle facce li, pensava, non ci vuol meno di questa qui; lo capisco anchio; ma perche deve toccare a me a trovarmi tra tutti costoro Basta; sarrivo in fondo alla scesa, e susci finalmente anche dalla valle. La fronte dellinnominato sando spianando. Anche don Abbondio prese una faccia piu naturale, sprigiono alquanto la testa di tra le spalle, sgranchi le braccia e le gambe, si mise a stare un po piu sulla vita, che faceva un tuttaltro vedere, mando piu larghi respiri, e, con animo piu riposato, si mise a considerare altri lontani pericoli. Cosa dira quel bestione di don Rodrigo Rimaner con tanto di naso a questo modo, col danno e con le beffe, figuriamoci se la gli deve parere amara. Ora e quando fa il diavolo davvero. Sta a vedere che se la piglia anche con me, perche mi son trovato dentro in questa cerimonia. Se ha avuto cuore fin dallora di mandare que due demoni a farmi una figura di quella sorte sulla strada, ora poi, chi sa cosa fara Con sua signoria illustrissima non la puo prendere, che e un pezzo molto piu grosso di lui; li bisognera rodere il freno. Intanto il veleno lavra in corpo, e sopra qualcheduno lo vorra sfogare. Come finiscono queste faccende I colpi cascano sempre allingiu; i cenci vanno allaria. Lucia, di ragione, sua signoria illustrissima pensera a metterla in salvo: quellaltro poveraccio mal capitato e fuor del tiro, e ha gia avuto la sua: ecco che il cencio son diventato io. La sarebbe barbara, dopo tantincomodi, dopo tante agitazioni, e senza acquistarne merito, che ne dovessi portar la pena io. Cosa fara ora sua signoria illustrissima per difendermi, dopo avermi messo in ballo Mi puo star mallevadore lui che quel dannato non mi faccia unazione peggio della prima E poi, ha tanti affari per la testa mette mano a tante cose Come si puo badare a tutto Lascian poi alle volte le cose piu imbrogliate di prima. Quelli che fanno il bene, lo fanno allingrosso: quandhanno provata quella soddisfazione, nhanno abbastanza, e non si voglion seccare a star dietro a tutte le conseguenze; ma coloro che hanno quel gusto di fare il male, ci mettono piu diligenza, ci stanno dietro fino alla fine, non prendon mai requie, perche hanno quel canchero che li rode. Devo andar io a dire che son venuto qui per comando espresso di sua signoria illustrissima, e non di mia volonta Parrebbe che volessi tenere dalla parte delliniquita. Oh santo cielo Dalla parte delliniquita io Per gli spassi che la mi da Basta; il meglio sara raccontare a Perpetua la cosa come; e lascia poi fare a Perpetua a mandarla in giro. Purche a monsignore non venga il grillo di far qualche pubblicita, qualche scena inutile, e mettermici dentro anche me. A buon conto, appena siamo arrivati, se e uscito di chiesa, vado a riverirlo in fretta in fretta; se no, lascio le mie scuse, e me ne vo diritto diritto a casa mia. Lucia e bene appoggiata; di me non ce ne piu bisogno; e dopo tantincomodi, posso pretendere anchio dandarmi a riposare. E poi... che non venisse anche curiosita a monsignore di saper tutta la storia, e mi toccasse a render conto dellaffare del matrimonio Non ci mancherebbe altro. E se viene in visita anche alla mia parrocchia... Oh sara quel che sara; non vo confondermi prima del tempo: nho abbastanza de guai. Per ora vo a chiudermi in casa. Fin che monsignore si trova da queste parti, don Rodrigo non avra faccia di far pazzie. E poi... E poi Ah vedo che i miei ultimi anni ho da passarli male La comitiva arrivo che le funzioni di chiesa non erano ancor terminate; passo per mezzo alla folla medesima non meno commossa della prima volta; e poi si divise. I due a cavallo voltarono sur una piazzetta di fianco, in fondo a cui era la casa del parroco; la lettiga ando avanti verso quella della buona donna. Don Abbondio fece quello che aveva pensato: appena smontato, fece i piu sviscerati complimenti allinnominato, e lo prego di volerlo scusar con monsignore; che lui doveva tornare alla parrocchia addirittura, per affari urgenti. Ando a cercare quel che chiamava il suo cavallo, cioe il bastone che aveva lasciato in un cantuccio del salotto, e sincammino. Linnominato stette a aspettare che il cardinale tornasse di chiesa. La buona donna, fatta seder Lucia nel miglior luogo della sua cucina, saffaccendava a preparar qualcosa da ristorarla, ricusando, con una certa rustichezza cordiale, i ringraziamenti e le scuse che questa rinnovava ogni tanto. Presto presto, rimettendo stipa sotto un calderotto, dove notava un buon cappone, fece alzare il bollore al brodo, e riempitane una scodella gia guarnita di fette di pane, pote finalmente presentarla a Lucia. E nel vedere la poverina a riaversi a ogni cucchiaiata, si congratulava ad alta voce con se stessa che la cosa fosse accaduta in un giorno in cui, comessa diceva, non cera il gatto nel fuoco. Tutti singegnano oggi a far qualcosina, aggiungeva: meno que poveri poveri che stentano a aver pane di vecce e polenta di saggina; pero oggi da un signore cosi caritatevole sperano di buscar tutti qualcosa. Noi, grazie al cielo, non siamo in questo caso: tra il mestiere di mio marito, e qualcosa che abbiamo al sole, si campa. Sicche mangiate senza pensieri intanto; che presto il cappone sara a tiro, e potrete ristorarvi un po meglio . Cosi detto, ritorno ad accudire al desinare, e ad apparecchiare. Lucia, tornatele alquanto le forze, e acquietandosele sempre piu lanimo, andava intanto assettandosi, per unabitudine, per un istinto di pulizia e di verecondia: rimetteva e fermava le trecce allentate e arruffate, raccomodava il fazzoletto sul seno, e intorno al collo. In far questo, le sue dita sintralciarono nella corona che ci aveva messa, la notte avanti; lo sguardo vi corse; si fece nella mente un tumulto istantaneo; la memoria del voto, oppressa fino allora e soffogata da tante sensazioni presenti, vi si suscito dimprovviso, e vi comparve chiara e distinta. Allora tutte le potenze del suo animo, appena riavute, furon sopraffatte di nuovo, a un tratto: e se quellanimo non fosse stato cosi preparato da una vita dinnocenza, di rassegnazione e di fiducia, la costernazione che provo in quel momento, sarebbe stata disperazione. Dopo un ribollimento di que pensieri che non vengono con parole, le prime che si formarono nella sua mente furono: oh povera me, cosho fatto Ma non appena lebbe pensate, ne risenti come uno spavento. Le tornarono in mente tutte le circostanze del voto, langoscia intollerabile, il non avere una speranza di soccorso, il fervore della preghiera, la pienezza del sentimento con cui la promessa era stata fatta. E dopo avere ottenuta la grazia, pentirsi della promessa, le parve uningratitudine sacrilega, una perfidia verso Dio e la Madonna; le parve che una tale infedelta le attirerebbe nuove e piu terribili sventure, in mezzo alle quali non potrebbe piu sperare neppur nella preghiera; e saffretto di rinnegare quel pentimento momentaneo. Si levo con divozione la corona dal collo, e tenendola nella mano tremante, confermo, rinnovo il voto, chiedendo nello stesso tempo, con una supplicazione accorata, che le fosse concessa la forza dadempirlo, che le fossero risparmiati i pensieri e loccasioni le quali avrebbero potuto, se non ismovere il suo animo, agitarlo troppo. La lontananza di Renzo, senza nessuna probabilita di ritorno, quella lontananza che fin allora le era stata cosi amara, le parve ora una disposizione della Provvidenza, che avesse fatti andare insieme i due avvenimenti per un fine solo; e si studiava di trovar nelluno la ragione desser contenta dellaltro. E dietro a quel pensiero, sandava figurando ugualmente che quella Provvidenza medesima, per compir lopera, saprebbe trovar la maniera di far che Renzo si rassegnasse anche lui, non pensasse piu... Ma una tale idea, appena trovata, mise sottosopra la mente chera andata a cercarla. La povera Lucia, sentendo che il cuore era li li per pentirsi, ritorno alla preghiera, alle conferme, al combattimento, dal quale salzo, se ci si passa questespressione, come il vincitore stanco e ferito, di sopra il nemico abbattuto: non dico ucciso. Tutta un tratto, si sente uno scalpiccio, e un chiasso di voci allegre. Era la famigliola che tornava di chiesa. Due bambinette e un fanciullo entran saltando; si fermano un momento a dare unocchiata curiosa a Lucia, poi corrono alla mamma, e le saggruppano intorno: chi domanda il nome dellospite sconosciuta, e il come e il perche; chi vuol raccontare le maraviglie vedute: la buona donna risponde a tutto e a tutti con un zitti, zitti . Entra poi, con un passo piu quieto, ma con una premura cordiale dipinta in viso, il padrone di casa. Era, se non labbiamo ancor detto, il sarto del villaggio, e de contorni; un uomo che sapeva leggere, che aveva letto in fatti piu duna volta il Leggendario de Santi, il Guerrin meschino e i Reali di Francia, e passava, in quelle parti, per un uomo di talento e di scienza: lode pero che rifiutava modestamente, dicendo soltanto che aveva sbagliato la vocazione; e che se fosse andato agli studi, in vece di tantaltri... Con questo, la miglior pasta del mondo. Essendosi trovato presente quando sua moglie era stata pregata dal curato dintraprendere quel viaggio caritatevole, non solo ci aveva data la sua approvazione, ma le avrebbe fatto coraggio, se ce ne fosse stato bisogno. E ora che la funzione, la pompa, il concorso, e soprattutto la predica del cardinale avevano, come si dice, esaltati tutti i suoi buoni sentimenti, tornava a casa con unaspettativa, con un desiderio ansioso di sapere come la cosa fosse riuscita, e di trovare la povera innocente salvata. Guardate un poco, gli disse, al suo entrare, la buona donna, accennando Lucia; la quale fece il viso rosso, salzo, e cominciava a balbettar qualche scusa. Ma lui, avvicinatosele, linterruppe facendole una gran festa, e esclamando: ben venuta, ben venuta Siete la benedizione del cielo in questa casa. Come son contento di vedervi qui Gia ero sicuro che sareste arrivata a buon porto; perche non ho mai trovato che il Signore abbia cominciato un miracolo senza finirlo bene; ma son contento di vedervi qui. Povera giovine Ma e pero una gran cosa daver ricevuto un miracolo Ne si creda che fosse lui il solo a qualificar cosi quellavvenimento, perche aveva letto il Leggendario: per tutto il paese e per tutti contorni non se ne parlo con altri termini, fin che ce ne rimase la memoria. E, a dir la verita, con le frange che vi sattaccarono, non gli poteva convenire altro nome. Accostatosi Poi passo passo alla moglie, che staccava il calderotto dalla catena, le disse sottovoce: e andato bene ogni cosa Benone: ti raccontero poi tutto. Si, si; con comodo. Messo poi subito in tavola, la padrona ando a prender Lucia, ve laccompagno, la fece sedere; e staccata unala di quel cappone, gliela mise davanti; si mise a sedere anche lei e il marito, facendo tutte due coraggio allospite abbattuta e vergognosa, perche mangiasse. Il sarto comincio, ai primi bocconi, a discorrere con grandenfasi, in mezzo allinterruzioni de ragazzi, che mangiavano ritti intorno alla tavola, e che in verita avevano viste troppe cose straordinarie, per fare alla lunga la sola parte dascoltatori. Descriveva le cerimonie solenni, poi saltava a parlare della conversione miracolosa. Ma cio che gli aveva fatto piu impressione, e su cui tornava piu spesso, era la predica del cardinale. A vederlo li davanti allaltare, diceva, un signore di quella sorte, come un curato... E quella cosa doro che aveva in testa... diceva una bambinetta. Sta zitta. A pensare, dico, che un signore di quella sorte, e un uomo tanto sapiente, che, a quel che dicono, ha letto tutti i libri che ci sono, cosa a cui non e mai arrivato nessun altro, ne anche in Milano; a pensare che sappia adattarsi a dir quelle cose in maniera che tutti intendano... Ho inteso anchio, disse laltra chiacchierina. Sta zitta cosa vuoi avere inteso, tu Ho inteso che spiegava il Vangelo in vece del signor curato. Sta zitta. Non dico chi sa qualche cosa; che allora uno e obbligato a intendere; ma anche i piu duri di testa, i piu ignoranti, andavan dietro al filo del discorso. Andate ora a domandar loro se saprebbero ripeter le parole che diceva: si; non ne ripescherebbero una; ma il sentimento lo hanno qui. E senza mai nominare quel signore, come si capiva che voleva parlar di lui E poi, per capire, sarebbe bastato osservare quando aveva le lacrime agli occhi. E allora tutta la gente a piangere... E proprio vero, scappo fuori il fanciullo: ma perche piangevan tutti a quel modo, come bambini Sta zitto. E si che ce de cuori duri in questo paese. E ha fatto proprio vedere che, benche ci sia la carestia, bisogna ringraziare il Signore, ed esser contenti: far quel che si puo, industriarsi, aiutarsi, e poi esser contenti. Perche la disgrazia non e il patire, e lesser poveri; la disgrazia e il far del male. E non son belle parole; perche si sa che anche lui vive da poveruomo, e si leva il pane di bocca per darlo agli affamati; quando potrebbe far vita scelta, meglio di chi si sia. Ah allora un uomo da soddisfazione a sentirlo discorrere; non come tantaltri, fate quello che dico, e non fate quel che fo. E poi ha fatto proprio vedere che anche coloro che non son signori, se hanno piu del necessario, sono obbligati di farne parte a chi patisce. Qui interruppe il discorso da se, come sorpreso da un pensiero. Stette un momento; poi mise insieme un piatto delle vivande cheran sulla tavola, e aggiuntovi un pane, mise il piatto in un tovagliolo, e preso questo per le quattro cocche, disse alla sua bambinetta maggiore: piglia qui . Le diede nellaltra mano un fiaschetto di vino, e soggiunse: va qui da Maria vedova; lasciale questa roba, e dille che e per stare un po allegra co suoi bambini. Ma con buona maniera, ve; che non paia che tu le faccia lelemosina. E non dir niente, se incontri qualcheduno; e guarda di non rompere. Lucia fece gli occhi rossi, e senti in cuore una tenerezza ricreatrice; come gia da discorsi di prima aveva ricevuto un sollievo che un discorso fatto apposta non le avrebbe potuto dare. Lanimo attirato da quelle descrizioni, da quelle fantasie di pompa, da quelle commozioni di pieta e di maraviglia, preso dallentusiasmo medesimo del narratore, si staccava da pensieri dolorosi di se; e anche ritornandoci sopra, si trovava piu forte contro di essi. Il pensiero stesso del gran sacrifizio, non gia che avesse perduto il suo amaro, ma insiem con esso aveva un non so che duna gioia austera e solenne. Poco dopo, entro il curato del paese, e disse desser mandato dal cardinale a informarsi di Lucia, ad avvertirla che monsignore voleva vederla in quel giorno, e a ringraziare in suo nome il sarto e la moglie. E questi e quella, commossi e confusi, non trovavan parole per corrispondere a tali dimostrazioni dun tal personaggio. E vostra madre non e ancora arrivata disse il curato a Lucia. Mia madre esclamo questa. Dicendole poi il curato, che laveva mandata a prendere, dordine dellarcivescovo, si mise il grembiule agli occhi, e diede in un dirotto pianto, che duro un pezzo dopo che fu andato via il curato. Quando poi gli affetti tumultuosi che le si erano suscitati a quellannunzio, cominciarono a dar luogo a pensieri piu posati, la poverina si ricordo che quella consolazione allora cosi vicina, di riveder la madre, una consolazione cosi inaspettata poche ore prima, era stata da lei espressamente implorata in quellore terribili, e messa quasi come una condizione al voto. Fatemi tornar salva con mia madre, aveva detto; e queste parole le ricomparvero ora distinte nella memoria. Si confermo piu che mai nel proposito di mantener la promessa, e si fece di nuovo, e piu amaramente, scrupolo di quel povera me che le era scappato detto tra se, nel primo momento. Agnese infatti, quando si parlava di lei, era gia poco lontana. E facile pensare come la povera donna fosse rimasta, a quellinvito cosi inaspettato, e a quella notizia, necessariamente tronca e confusa, dun pericolo, si poteva dir, cessato, ma spaventoso; dun caso terribile, che il messo non sapeva ne circostanziare ne spiegare; e lei non aveva a che attaccarsi per ispiegarlo da se. Dopo essersi cacciate le mani ne capelli, dopo aver gridato piu volte: ah Signore ah Madonna , dopo aver fatte al messo varie domande, alle quali questo non sapeva che rispondere, era entrata in fretta e in furia nel baroccio, continuando per la strada a esclamare e interrogare, senza profitto. Ma, a un certo punto, aveva incontrato don Abbondio che veniva adagio adagio, mettendo avanti, a ogni passo, il suo bastone. Dopo un oh di tutte due le parti, lui sera fermato, lei aveva fatto fermare, ed era smontata; e seran tirati in disparte in un castagneto che costeggiava la strada. Don Abbondio laveva ragguagliata di cio che aveva potuto sapere e dovuto vedere. La cosa non era chiara; ma almeno Agnese fu assicurata che Lucia era affatto in salvo; e respiro. Dopo, don Abbondio era voluto entrare in un altro discorso, e darle una lunga istruzione sulla maniera di regolarsi con larcivescovo, se questo, comera probabile, avesse desiderato di parlar con lei e con la figliuola; e soprattutto che non conveniva far parola del matrimonio... Ma Agnese, accorgendosi che il bravuomo non parlava che per il suo proprio interesse, laveva piantato, senza promettergli, anzi senza risolver nulla; che aveva tuttaltro da pensare. E sera rimessa in istrada. Finalmente il baroccio arriva, e si ferma alla casa del sarto. Lucia salza precipitosamente; Agnese scende, e dentro di corsa: sono nelle braccia luna dellaltra. La moglie del sarto, chera la sola che si trovava li presente, fa coraggio a tutte due, le acquieta, si rallegra con loro, e poi, sempre discreta, le lascia sole, dicendo che andava a preparare un letto per loro; che aveva il modo, senza incomodarsi; ma che, in ogni caso, tanto lei, come suo marito, avrebbero piuttosto voluto dormire in terra, che lasciarle andare a cercare un ricovero altrove. Passato quel primo sfogo dabbracciamenti e di singhiozzi, Agnese volle sapere i casi di Lucia, e questa si mise affannosamente a raccontarglieli. Ma, come il lettore sa, era una storia che nessuno la conosceva tutta; e per Lucia stessa ceran delle parti oscure, inesplicabili affatto. E principalmente quella fatale combinazione dessersi la terribile carrozza trovata li sulla strada, per lappunto quando Lucia vi passava per un caso straordinario: su di che la madre e la figlia facevan cento congetture, senza mai dar nel segno, anzi senza neppure andarci vicino. In quanto allautor principale della trama, tanto luna che laltra non potevano fare a meno di non pensare che fosse don Rodrigo. Ah anima nera ah tizzone dinferno esclamava Agnese: ma verra la sua ora anche per lui. Domeneddio lo paghera secondo il merito; e allora provera anche lui... No, no, mamma; no interruppe Lucia: non gli augurate di patire, non laugurate a nessuno Se sapeste cosa sia patire Se aveste provato No, no preghiamo piuttosto Dio e la Madonna per lui: che Dio gli tocchi il cuore, come ha fatto a questaltro povero signore, chera peggio di lui; e ora e un santo. Il ribrezzo che Lucia provava nel tornare sopra memorie cosi recenti e cosi crudeli, la fece piu duna volta restare a mezzo; piu duna volta disse che non le bastava lanimo di continuare, e dopo molte lacrime, riprese la parola a stento. Ma un sentimento diverso la tenne sospesa, a un certo punto del racconto: quando fu al voto. Il timore che la madre le desse dellimprudente e della precipitosa; e che, come aveva fatto nellaffare del matrimonio, mettesse in campo qualche sua regola larga di coscienza, e volesse fargliela trovar giusta per forza; o che, povera donna, dicesse la cosa a qualcheduno in confidenza, se non altro per aver lume e consiglio, e la facesse cosi divenir pubblica, cosa che Lucia, solamente a pensarci, si sentiva venire il viso rosso; anche una certa vergogna della madre stessa, una ripugnanza inesplicabile a entrare in quella materia; tutte queste cose insieme fecero che nascose quella circostanza importante, proponendosi di farne prima la confidenza al padre Cristoforo. Ma come rimase allorche, domandando di lui, si senti rispondere che non cera piu, chera stato mandato in un paese lontano lontano, in un paese che aveva un certo nome E Renzo disse Agnese. E in salvo, ne vero disse ansiosamente Lucia. Questo e sicuro, perche tutti lo dicono; si tien per certo che si sia ricoverato sul bergamasco; ma il luogo proprio nessuno lo sa dire: e lui finora non ha mai fatto saper nulla. Che non abbia ancora trovata la maniera. Ah, se e in salvo, sia ringraziato il Signore disse Lucia; e cercava di cambiar discorso; quando il discorso fu interrotto da una novita inaspettata: la comparsa del cardinale arcivescovo. Questo, tornato di chiesa, dove labbiam lasciato, sentito dallinnominato che Lucia era arrivata, sana e salva, era andato a tavola con lui, facendoselo sedere a destra, in mezzo a una corona di preti, che non potevano saziarsi di dare occhiate a quellaspetto cosi ammansato senza debolezza, cosi umiliato senza abbassamento, e di paragonarlo con lidea che da lungo tempo seran fatta del personaggio. Finito di desinare, loro due seran ritirati di nuovo insieme. Dopo un colloquio che duro molto piu del primo, linnominato era partito per il suo castello, su quella stessa mula della mattina; e il cardinale, fatto chiamare il curato, gli aveva detto che desiderava desser condotto alla casa dovera ricoverata Lucia. Oh monsignore, aveva risposto il curato, non sincomodi: mandero io subito ad avvertire che venga qui la giovine, la madre, se e arrivata, anche gli ospiti, se monsignore li vuole, tutti quelli che desidera vossignoria illustrissima. Desidero dandar io a trovarli, aveva replicato Federigo. Vossignoria illustrissima non deve incomodarsi: mandero io subito a chiamarli: e cosa dun momento, aveva insistito il curato guastamestieri buon uomo del resto, non intendendo che il cardinale voleva con quella visita rendere onore alla sventura, allinnocenza, allospitalita e al suo proprio ministero in un tempo. Ma, avendo il superiore espresso di nuovo il medesimo desiderio, linferiore sinchino e si mosse. Quando i due personaggi furon veduti spuntar nella strada, tutta la gente che cera ando verso di loro; e in pochi momenti naccorse da ogni parte, camminando loro ai fianchi chi poteva, e gli altri dietro, alla rinfusa. Il curato badava a dire: via, indietro, ritiratevi; ma ma Federigo gli diceva: lasciateli fare, e andava avanti, ora alzando la mano a benedir la gente, ora abbassandola ad accarezzare i ragazzi che gli venivan tra piedi. Cosi arrivarono alla casa, e centrarono: la folla rimase ammontata al di fuori. Ma nella folla si trovava anche il sarto, il quale era andato dietro come gli altri, con gli occhi fissi e con la bocca aperta, non sapendo dove si riuscirebbe. Quando vide quel dove inaspettato, si fece far largo, pensate con che strepito, gridando e rigridando: lasciate passare chi ha da passare ; e entro. Agnese e Lucia sentirono un ronzio crescente nella strada; mentre pensavano cosa potesse essere, videro luscio spalancarsi, e comparire il porporato col parroco. E quella domando il primo al secondo; e, a un cenno affermativo, ando verso Lucia, chera rimasta li con la madre, tutte due immobili e mute dalla sorpresa e dalla vergogna. Ma il tono di quella voce, laspetto, il contegno, e soprattutto le parole di Federigo lebbero subito rianimate. Povera giovine, comincio: Dio ha permesso che foste messa a una gran prova; ma vha anche fatto vedere che non aveva levato locchio da voi, che non vaveva dimenticata. Vha rimessa in salvo; e se servito di voi per una grandopera, per fare una gran misericordia a uno, e per sollevar molti nello stesso tempo. Qui comparve nella stanza la padrona, la quale, al rumore, sera affacciata anchessa alla finestra, e avendo veduto chi le entrava in casa, aveva sceso le scale, di corsa, dopo essersi raccomodata alla meglio; e quasi nello stesso tempo, entro il sarto da un altruscio. Vedendo avviato il discorso, andarono a riunirsi in un canto, dove rimasero con gran rispetto. Il cardinale, salutatili cortesemente, continuo a parlar con le donne, mescolando ai conforti qualche domanda, per veder se nelle risposte potesse trovar qualche congiuntura di far del bene a chi aveva tanto patito. Bisognerebbe che tutti i preti fossero come vossignoria, che tenessero un po dalla parte de poveri, e non aiutassero a metterli in imbroglio, per cavarsene loro, disse Agnese, animata dal contegno cosi famigliare e amorevole di Federigo, e stizzita dal pensare che il signor don Abbondio, dopo aver sempre sacrificati gli altri, pretendesse poi anche dimpedir loro un piccolo sfogo, un lamento con chi era al di sopra di lui, quando, per un caso raro, nera venuta loccasione. Dite pure tutto quel che pensate, disse il cardinale: parlate liberamente. Voglio dire che, se il nostro signor curato avesse fatto il suo dovere, la cosa non sarebbe andata cosi. Ma facendole il cardinale nuove istanze perche si spiegasse meglio, quella comincio a trovarsi impicciata a dover raccontare una storia nella quale aveva anchessa una parte che non si curava di far sapere, specialmente a un tal personaggio. Trovo pero il verso daccomodarla con un piccolo stralcio: racconto del matrimonio concertato, del rifiuto di don Abbondio, non lascio fuori il pretesto de superiori che lui aveva messo in campo ah, Agnese; e salto allattentato di don Rodrigo, e come, essendo stati avvertiti, avevano potuto scappare. Ma si, soggiunse e concluse: scappare per inciamparci di nuovo. Se in vece il signor curato ci avesse detto sinceramente la cosa, e avesse subito maritati i miei poveri giovani, noi ce nandavamo via subito, tutti insieme, di nascosto, lontano, in luogo che ne anche laria non lavrebbe saputo. Cosi se perduto tempo; ed e nato quel che e nato. Il signor curato mi rendera conto di questo fatto, disse il cardinale. No, signore, no, signore, disse subito Agnese: non ho parlato per questo: non lo gridi, perche gia quel che e stato e stato; e poi non serve a nulla: e un uomo fatto cosi: tornando il caso, farebbe lo stesso. Ma Lucia, non contenta di quella maniera di raccontar la storia, soggiunse: anche noi abbiamo fatto del male: si vede che non era la volonta del Signore che la cosa dovesse riuscire. Che male avete potuto far voi, povera giovine disse Federigo. Lucia, malgrado gli occhiacci che la madre cercava di farle alla sfuggita, racconto la storia del tentativo fatto in casa di don Abbondio; e concluse dicendo: abbiam fatto male; e Dio ci ha gastigati. Prendete dalla sua mano i patimenti che avete sofferti, e state di buon animo, disse Federigo: perche, chi avra ragione di rallegrarsi e di sperare, se non chi ha patito, e pensa ad accusar se medesimo Domando allora dove fosse il promesso sposo, e sentendo da Agnese Lucia stava zitta, con la testa e gli occhi bassi chera scappato dal suo paese, ne provo e ne mostro maraviglia e dispiacere; e volle sapere il perche. Agnese racconto alla meglio tutto quel poco che sapeva della storia di Renzo. Ho sentito parlare di questo giovine, disse il cardinale: ma come mai uno che si trovo involto in affari di quella sorte, poteva essere in trattato di matrimonio con una ragazza cosi Era un giovine dabbene, disse Lucia, facendo il viso rosso, ma con voce sicura. Era un giovine quieto, fin troppo, soggiunse Agnese: e questo lo puo domandare a chi si sia, anche al signor curato. Chi sa che imbroglio avranno fatto laggiu, che cabale I poveri, ci vuol poco a farli comparir birboni. E vero pur troppo, disse il cardinale: minformero di lui senza dubbio : e fattosi dire nome e cognome del giovine, ne prese lappunto sur un libriccin di memorie. Aggiunse poi che contava di portarsi al loro paese tra pochi giorni, che allora Lucia potrebbe venir la senza timore, e che intanto penserebbe lui a provvederla dun luogo dove potesse esser al sicuro, fin che ogni cosa fosse accomodata per il meglio. Si volto quindi ai padroni di casa, che vennero subito avanti. Rinnovo i ringraziamenti che aveva fatti fare dal curato, e domando se sarebbero stati contenti di ricoverare, per que pochi giorni, le ospiti che Dio aveva loro mandate. Oh si signore, rispose la donna, con un tono di voce e con un viso chesprimeva molto piu di quellasciutta risposta, strozzata dalla vergogna. Ma il marito, messo in orgasmo dalla presenza dun tale interrogatore, dal desiderio di farsi onore in unoccasione di tanta importanza, studiava ansiosamente qualche bella risposta. Raggrinzo la fronte, torse gli occhi in traverso, strinse le labbra, tese a tutta forza larco dellintelletto, cerco, frugo, senti di dentro un cozzo didee monche e di mezze parole: ma il momento stringeva; il cardinale accennava gia davere interpretato il silenzio: il poveruomo apri la bocca, e disse: si figuri Altro non gli volle venire. Cosa, di cui non solo rimase avvilito sul momento; ma sempre poi quella rimembranza importuna gli guastava la compiacenza del grandonore ricevuto. E quante volte, tornandoci sopra, e rimettendosi col pensiero in quella circostanza, gli venivano in mente, quasi per dispetto, parole che tutte sarebbero state meglio di quellinsulso si figuri Ma, come dice un antico proverbio, del senno di poi ne son piene le fosse. Il cardinale parti, dicendo: la benedizione del Signore sia sopra questa casa. Domando poi la sera al curato come si sarebbe potuto in modo convenevole ricompensare quelluomo, che non doveva esser ricco, dellospitalita costosa, specialmente in que tempi. Il curato rispose che, per verita, ne i guadagni della professione, ne le rendite di certi campicelli, che il buon sarto aveva del suo, non sarebbero bastate, in quellannata, a metterlo in istato desser liberale con gli altri; ma che, avendo fatto degli avanzi negli anni addietro, si trovava de piu agiati del contorno, e poteva far qualche spesa di piu, senza dissesto, come certo faceva questa volentieri; e che, del rimanente, non ci sarebbe stato verso di fargli accettare nessuna ricompensa. Avra probabilmente, disse il cardinale, crediti con gente che non puo pagare. Pensi, monsignore illustrissimo: questa povera gente paga con quel che le avanza della raccolta: lanno scorso, non avanzo nulla; in questo, tutti rimangono indietro del necessario. Ebbene, disse Federigo: prendo io sopra di me tutti que debiti; e voi mi farete il piacere daver da lui la nota delle partite, e di saldarle. Sara una somma ragionevole. Tanto meglio: e avrete pur troppo di quelli ancor piu bisognosi, che non hanno debiti perche non trovan credenza. Eh, pur troppo Si fa quel che si puo; ma come arrivare a tutto, in tempi di questa sorte Fate che lui li vesta a mio conto, e pagatelo bene. Veramente, in questanno, mi par rubato tutto cio che non va in pane; ma questo e un caso particolare. Non vogliam pero chiudere la storia di quella giornata, senza raccontar brevemente come la terminasse linnominato. Questa volta, la nuova della sua conversione laveva preceduto nella valle; vi sera subito sparsa, e aveva messo per tutto uno sbalordimento, unansieta, un cruccio, un susurro. Ai primi bravi, o servitori era tuttuno che vide, accenno che lo seguissero: e cosi di mano in mano. Tutti venivan dietro, con una sospensione nuova, e con la suggezione solita; finche, con un seguito sempre crescente, arrivo al castello. Accenno a quelli che si trovavan sulla porta, che gli venissero dietro con gli altri; entro nel primo cortile, ando verso il mezzo, e li, essendo ancora a cavallo, mise un suo grido tonante: era il segno usato, al quale accorrevano tutti que suoi che lavessero sentito. In un momento, quelli cherano sparsi per il castello, vennero dietro alla voce, e sunivano ai gia radunati, guardando tutti il padrone. Andate ad aspettarmi nella sala grande, disse loro; e dallalto della sua cavalcatura, gli stava a veder partire. Ne scese poi, la meno lui stesso alla stalla, e ando dovera aspettato. Al suo apparire, cesso subito un gran bisbiglio che cera; tutti si ristrinsero da una parte, lasciando voto per lui un grande spazio della sala: potevano essere una trentina. Linnominato alzo la mano, come per mantener quel silenzio improvviso; alzo la testa, che passava tutte quelle della brigata, e disse: ascoltate tutti, e nessuno parli, se non e interrogato. Figliuoli la strada per la quale siamo andati finora, conduce nel fondo dellinferno. Non e un rimprovero chio voglia farvi, io che sono avanti a tutti, il peggiore di tutti; ma sentite cio che vho da dire. Dio misericordioso mha chiamato a mutar vita; e io la mutero, lho gia mutata: cosi faccia con tutti voi. Sappiate dunque, e tenete per fermo che son risoluto di prima morire che far piu nulla contro la sua santa legge. Levo a ognun di voi gli ordini scellerati che avete da me; voi mintendete; anzi vi comando di non far nulla di cio che vera comandato. E tenete per fermo ugualmente, che nessuno, da qui avanti, potra far del male con la mia protezione, al mio servizio. Chi vuol restare a questi patti, sara per me come un figliuolo: e mi troverei contento alla fine di quel giorno, in cui non avessi mangiato per satollar lultimo di voi, con lultimo pane che mi rimanesse in casa. Chi non vuole, gli sara dato quello che gli e dovuto di salario, e un regalo di piu: potra andarsene; ma non metta piu piede qui: quando non fosse per mutar vita; che per questo sara sempre ricevuto a braccia aperte. Pensateci questa notte: domattina vi chiamero, a uno a uno, a darmi la risposta; e allora vi daro nuovi ordini. Per ora, ritiratevi, ognuno al suo posto. E Dio che ha usato con me tanta misericordia, vi mandi il buon pensiero. Qui fini, e tutto rimase in silenzio. Per quanto vari e tumultuosi fossero i pensieri che ribollivano in que cervellacci, non ne apparve di fuori nessun segno. Erano avvezzi a prender la voce del loro signore come la manifestazione duna volonta con la quale non cera da ripetere: e quella voce, annunziando che la volonta era mutata, non dava punto indizio che fosse indebolita. A nessuno di loro passo neppur per la mente che, per esser lui convertito, si potesse prendergli il sopravvento, rispondergli come a un altruomo. Vedevano in lui un santo, ma un di que santi che si dipingono con la testa alta, e con la spada in pugno. Oltre il timore, avevano anche per lui principalmente quelli cheran nati sul suo, ed erano una gran parte unaffezione come duomini ligi; avevan poi tutti una benevolenza dammirazione; e alla sua presenza sentivano una specie di quella, diro pur cosi, verecondia, che anche gli animi piu zotici e piu petulanti provano davanti a una superiorita che hanno gia riconosciuta. Le cose poi che allora avevan sentite da quella bocca, erano bensi odiose a loro orecchi, ma non false ne affatto estranee ai loro intelletti: se mille volte se neran fatti beffe, non era gia perche non le credessero, ma per prevenir con le beffe la paura che gliene sarebbe venuta, a pensarci sul serio. E ora, a veder leffetto di quella paura in un animo come quello del loro padrone, chi piu, chi meno, non ce ne fu uno che non gli se nattaccasse, almeno per qualche tempo. Saggiunga a tutto cio, che quelli tra loro che, trovandosi la mattina fuor della valle, avevan risaputa per i primi la gran nuova, avevano insieme veduto, e avevano anche riferito la gioia, la baldanza della popolazione, lamore e la venerazione per linnominato, cherano entrati in luogo dellantico odio e dellantico terrore. Di maniera che, nelluomo che avevan sempre riguardato, per dir cosi, di basso in alto, anche quando loro medesimi erano in gran parte la sua forza, vedevano ora la maraviglia, lidolo duna moltitudine; lo vedevano al di sopra degli altri, ben diversamente di prima, ma non meno; sempre fuori della schiera comune, sempre capo. Stavano adunque sbalorditi, incerti luno dellaltro, e ognun di se. Chi si rodeva, chi faceva disegni del dove sarebbe andato a cercar ricovero e impiego; chi sesaminava se avrebbe potuto adattarsi a diventar galantuomo; chi anche, tocco da quelle parole, se ne sentiva una certa inclinazione; chi, senza risolver nulla, proponeva di prometter tutto a buon conto, di rimanere intanto a mangiare quel pane offerto cosi di buon cuore, e allora cosi scarso, e dacquistar tempo: nessuno fiato. E quando linnominato, alla fine delle sue parole, alzo di nuovo quella mano imperiosa per accennar che se nandassero, quatti quatti, come un branco di pecore, tutti insieme se la batterono. Usci anche lui, dietro a loro, e, piantatosi prima nel mezzo del cortile, stette a vedere al barlume come si sbrancassero, e ognuno savviasse al suo posto. Salito poi a prendere una sua lanterna, giro di nuovo i cortili, i corridoi, le sale, visito tutte lentrature, e, quando vide chera tutto quieto, ando finalmente a dormire. Si, a dormire; perche aveva sonno. Affari intralciati, e insieme urgenti, per quanto ne fosse sempre andato in cerca, non se nera mai trovati addosso tanti, in nessuna congiuntura, come allora; eppure aveva sonno. I rimorsi che gliel avevan levato la notte avanti, non che essere acquietati, mandavano anzi grida piu alte, piu severe, piu assolute; eppure aveva sonno. Lordine, la specie di governo stabilito la dentro da lui in tantanni, con tante cure, con un tanto singolare accoppiamento daudacia e di perseveranza, ora laveva lui medesimo messo in forse, con poche parole; la dipendenza illimitata di que suoi, quel loro esser disposti a tutto, quella fedelta da masnadieri, sulla quale era avvezzo da tanto tempo a riposare, laveva ora smossa lui medesimo; i suoi mezzi, gli aveva fatti diventare un monte dimbrogli, sera messa la confusione e lincertezza in casa; eppure aveva sonno. Ando dunque in camera, saccosto a quel letto in cui la notte avanti aveva trovate tante spine; e vi singinocchio accanto, con lintenzione di pregare. Trovo in fatti in un cantuccio riposto e profondo della mente, le preghiere chera stato ammaestrato a recitar da bambino; comincio a recitarle; e quelle parole, rimaste li tanto tempo ravvolte insieme, venivano luna dopo laltra come sgomitolandosi. Provava in questo un misto di sentimenti indefinibile; una certa dolcezza in quel ritorno materiale allabitudini dellinnocenza; un inasprimento di dolore al pensiero dellabisso che aveva messo tra quel tempo e questo; un ardore darrivare, con opere di espiazione, a una coscienza nuova, a uno stato il piu vicino allinnocenza, a cui non poteva tornare; una riconoscenza, una fiducia in quella misericordia che lo poteva condurre a quello stato, e che gli aveva gia dati tanti segni di volerlo. Rizzatosi poi, ando a letto, e saddormento immediatamente. Cosi termino quella giornata, tanto celebre ancora quando scriveva il nostro anonimo; e ora, se non era lui, non se ne saprebbe nulla, almeno de particolari; giacche il Ripamonti e il Rivola, citati di sopra, non dicono se non che quel si segnalato tiranno, dopo un abboccamento con Federigo, muto mirabilmente vita, e per sempre. E quanti son quelli che hanno letto i libri di que due Meno ancora di quelli che leggeranno il nostro. E chi sa se, nella valle stessa, chi avesse voglia di cercarla, e labilita di trovarla, sara rimasta qualche stracca e confusa tradizione del fatto Son nate tante cose da quel tempo in poi CAPITOLO XXV Il giorno seguente, nel paesetto di Lucia e in tutto il territorio di Lecco, non si parlava che di lei, dellinnominato, dellarcivescovo e dun altro tale, che, quantunque gli piacesse molto dandar per le bocche degli uomini, navrebbe, in quella congiuntura, fatto volentieri di meno: vogliam dire il signor don Rodrigo. Non gia che prima dallora non si parlasse de fatti suoi; ma eran discorsi rotti, segreti: bisognava che due si conoscessero bene bene tra di loro, per aprirsi sur un tale argomento. E anche, non ci mettevano tutto il sentimento di che sarebbero stati capaci: perche gli uomini, generalmente parlando, quando lindegnazione non si possa sfogare senza grave pericolo, non solo dimostran meno, o tengono affatto in se quella che sentono, ma ne senton meno in effetto. Ma ora, chi si sarebbe tenuto dinformarsi, e di ragionare dun fatto cosi strepitoso, in cui sera vista la mano del cielo, e dove facevan buona figura due personaggi tali uno, in cui un amore della giustizia tanto animoso andava unito a tanta autorita; laltro, con cui pareva che la prepotenza in persona si fosse umiliata, che la braveria fosse venuta, per dir cosi, a render larmi, e a chiedere il riposo. A tali paragoni, il signor don Rodrigo diveniva un po piccino. Allora si capiva da tutti cosa fosse tormentar linnocenza per poterla disonorare, perseguitarla con uninsistenza cosi sfacciata, con si atroce violenza, con si abbominevoli insidie. Si faceva, in quelloccasione, una rivista di tantaltre prodezze di quel signore: e su tutto la dicevan come la sentivano, incoraggiti ognuno dal trovarsi daccordo con tutti. Era un susurro, un fremito generale; alla larga pero, per ragione di tutti que bravi che colui aveva dintorno. Una buona parte di questodio pubblico cadeva ancora sui suoi amici e cortigiani. Si rosolava bene il signor podesta, sempre sordo e cieco e muto sui fatti di quel tiranno; ma alla lontana, anche lui, perche, se non aveva i bravi, aveva i birri. Col dottor Azzeccagarbugli, che non aveva se non chiacchiere e cabale, e con altri cortigianelli suoi pari, non susava tanti riguardi: eran mostrati a dito, e guardati con occhi torti; di maniera che, per qualche tempo, stimaron bene di non farsi veder per le strade. Don Rodrigo, fulminato da quella notizia cosi impensata, cosi diversa dallavviso che aspettava di giorno in giorno, di momento in momento, stette rintanato nel suo palazzotto, solo co suoi bravi, a rodersi, per due giorni; il terzo, parti per Milano. Se non fosse stato altro che quel mormoracchiare della gente, forse, poiche le cose erano andate tantavanti, sarebbe rimasto apposta per affrontarlo, anzi per cercar loccasione di dare un esempio a tutti sopra qualcheduno de piu arditi; ma chi lo caccio, fu lessersi saputo per certo, che il cardinale veniva da quelle parti. Il conte zio, il quale di tutta quella storia non sapeva se non quel che gli aveva detto Attilio, avrebbe certamente preteso che, in una congiuntura simile, don Rodrigo facesse una gran figura, e avesse in pubblico dal cardinale le piu distinte accoglienze: ora, ognun vede come ci fosse incamminato. Lavrebbe preteso, e se ne sarebbe fatto render conto minutamente; perche era unoccasione importante di far vedere in che stima fosse tenuta la famiglia da una primaria autorita. Per levarsi da un impiccio cosi noioso, don Rodrigo, alzatosi una mattina prima del sole, si mise in una carrozza, col Griso e con altri bravi, di fuori, davanti e di dietro; e, lasciato lordine che il resto della servitu venisse poi in seguito, parti come un fuggitivo, come ci sia un po lecito di sollevare i nostri personaggi con qualche illustre paragone, come Catilina da Roma, sbuffando, e giurando di tornar ben presto, in altra comparsa, a far le sue vendette. Intanto, il cardinale veniva visitando, a una per giorno, le parrocchie del territorio di Lecco. Il giorno in cui doveva arrivare a quella di Lucia, gia una gran parte degli abitanti erano andati sulla strada a incontrarlo. Allentrata del paese, proprio accanto alla casetta delle nostre due donne, cera un arco trionfale, costrutto di stili per il ritto, e di pali per il traverso, rivestito di paglia e di borraccina, e ornato di rami verdi di pugnitopo e dagrifoglio, distinti di bacche scarlatte; la facciata della chiesa era parata di tappezzerie; al davanzale dogni finestra pendevano coperte e lenzoli distesi, fasce di bambini disposte a guisa di pendoni; tutto quel poco necessario che fosse atto a fare, o bene o male, figura di superfluo. Verso le ventidue, chera lora in cui saspettava il cardinale, quelli cheran rimasti in casa, vecchi, donne e fanciulli la piu parte, savviarono anche loro a incontrarlo, parte in fila, parte in truppa, preceduti da don Abbondio, uggioso in mezzo a tanta festa, e per il fracasso che lo sbalordiva, e per il brulicar della gente innanzi e indietro, che, come andava ripetendo, gli faceva girar la testa, e per il rodio segreto che le donne avesser potuto cicalare, e dovesse toccargli a render conto del matrimonio. Quandecco si vede spuntare il cardinale, o per dir meglio, la turba in mezzo a cui si trovava nella sua lettiga, col suo seguito dintorno; perche di tutto questo non si vedeva altro che un indizio in aria, al di sopra di tutte le teste, un pezzo della croce portata dal cappellano che cavalcava una mula. La gente che andava con don Abbondio, saffretto alla rinfusa, a raggiunger quellaltra: e lui, dopo aver detto, tre e quattro volte: adagio; in fila; cosa fate si volto indispettito; e seguitando a borbottare: e una babilonia, e una babilonia, entro in chiesa, intanto chera vota; e stette li ad aspettare. Il cardinale veniva avanti, dando benedizioni con la mano, e ricevendone dalle bocche della gente, che quelli del seguito avevano un bel da fare a tenere un po indietro. Per esser del paese di Lucia, avrebbe voluto quella gente fare allarcivescovo dimostrazioni straordinarie; ma la cosa non era facile, perche era uso che, per tutto dove arrivava, tutti facevano piu che potevano. Gia sul principio stesso del suo pontificato, nel primo solenne ingresso in duomo, la calca e limpeto della gente addosso a lui era stato tale, da far temere della sua vita; e alcuni gentiluomini che gli eran piu vicini, avevano sfoderate le spade, per atterrire e respinger la folla. Tanto cera in que costumi di scomposto e di violento, che, anche nel far dimostrazioni di benevolenza a un vescovo in chiesa, e nel moderarle, si dovesse andar vicino allammazzare. E quella difesa non sarebbe forse bastata, se il maestro e il sottomaestro delle cerimonie, un Clerici e un Picozzi, giovani preti che stavan bene di corpo e danimo, non lavessero alzato sulle braccia, e portato di peso, dalla porta fino allaltar maggiore. Dallora in poi, in tante visite episcopali chebbe a fare, il primo entrar nella chiesa si puo senza scherzo contarlo tra le sue pastorali fatiche, e qualche volta, tra i pericoli passati da lui. Entro anche in questa come pote; ando allaltare e, dopo essere stato alquanto in orazione, fece, secondo il suo solito, un piccol discorso al popolo, sul suo amore per loro, sul suo desiderio della loro salvezza, e come dovessero disporsi alle funzioni del giorno dopo. Ritiratosi poi nella casa del parroco, tra gli altri discorsi, gli domando informazione di Renzo. Don Abbondio disse chera un giovine un po vivo, un po testardo, un po collerico. Ma, a piu particolari e precise domande, dovette rispondere chera un galantuomo, e che anche lui non sapeva capire come, in Milano, avesse potuto fare tutte quelle diavolerie che avevan detto. In quanto alla giovine, riprese il cardinale, pare anche a voi che possa ora venir sicuramente a dimorare in casa sua Per ora, rispose don Abbondio, puo venire e stare, come vuole: dico, per ora; ma, soggiunse poi con un sospiro, bisognerebbe che vossignoria illustrissima fosse sempre qui, o almeno vicino. Il Signore e sempre vicino, disse il cardinale: del resto, pensero io a metterla al sicuro . E diede subito ordine che, il giorno dopo, si spedisse di buonora la lettiga, con una scorta, a prender le due donne. Don Abbondio usci di li tutto contento che il cardinale gli avesse parlato de due giovani, senza chiedergli conto del suo rifiuto di maritarli. Dunque non sa niente, diceva tra se: Agnese e stata zitta: miracolo E vero che shanno a tornare a vedere; ma le daremo unaltra istruzione, le daremo . E non sapeva, il poveruomo, che Federigo non era entrato in quellargomento, appunto perche intendeva di parlargliene a lungo, in tempo piu libero; e, prima di dargli cio che gli era dovuto, voleva sentire anche le sue ragioni. Ma i pensieri del buon prelato per metter Lucia al sicuro eran divenuti inutili: dopo che laveva lasciata, eran nate delle cose, che dobbiamo raccontare. Le due donne, in que pochi giorni chebbero a passare nella casuccia ospitale del sarto, avevan ripreso, per quanto avevan potuto, ognuna il suo antico tenor di vita. Lucia aveva subito chiesto da lavorare; e, come aveva fatto nel monastero, cuciva, cuciva, ritirata in una stanzina, lontano dagli occhi della gente. Agnese andava un po fuori, un po lavorava in compagnia della figlia. I loro discorsi eran tanto piu tristi, quanto piu affettuosi: tutte due eran preparate a una separazione; giacche la pecora non poteva tornare a star cosi vicino alla tana del lupo: e quando, quale, sarebbe il termine di questa separazione Lavvenire era oscuro, imbrogliato: per una di loro principalmente. Agnese tanto ci andava facendo dentro le sue congetture allegre: che Renzo finalmente, se non gli era accaduto nulla di sinistro, dovrebbe presto dar le sue nuove; e se aveva trovato da lavorare e da stabilirsi, se e come dubitarne stava fermo nelle sue promesse, perche non si potrebbe andare a star con lui E di tali speranze, ne parlava e ne riparlava alla figlia, per la quale non saprei dire se fosse maggior dolore il sentire, o pena il rispondere. Il suo gran segreto laveva sempre tenuto in se; e, inquietata bensi dal dispiacere di fare a una madre cosi buona un sotterfugio, che non era il primo; ma trattenuta, come invincibilmente, dalla vergogna e da vari timori che abbiam detto di sopra, andava doggi in domani, senza dir nulla. I suoi disegni eran ben diversi da quelli della madre, o, per dir meglio, non naveva; sera abbandonata alla Provvidenza. Cercava dunque di lasciar cadere, o di stornare quel discorso; o diceva, in termini generali, di non aver piu speranza, ne desiderio di cosa di questo mondo, fuorche di poter presto riunirsi con sua madre; le piu volte, il pianto veniva opportunamente a troncar le parole. Sai perche ti par cosi diceva Agnese: perche hai tanto patito, e non ti par vero che la possa voltarsi in bene. Ma lascia fare al Signore; e se... Lascia che si veda un barlume, appena un barlume di speranza; e allora mi saprai dire se non pensi piu a nulla . Lucia baciava la madre, e piangeva. Del resto, tra loro e i loro ospiti era nata subito una grandamicizia: e dove nascerebbe, se non tra beneficati e benefattori, quando gli uni e gli altri son buona gente Agnese specialmente faceva di gran chiacchiere con la padrona. Il sarto poi dava loro un po di svago con delle storie, e con de discorsi morali: e, a desinare soprattutto, aveva sempre qualche bella cosa da raccontare, di Bovo dAntona o de Padri del deserto. Poco distante da quel paesetto, villeggiava una coppia dalto affare; don Ferrante e donna Prassede: il casato, al solito, nella penna dellanonimo. Era donna Prassede una vecchia gentildonna molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il piu degno che luomo possa esercitare; ma che pur troppo puo anche guastare, come tutti gli altri. Per fare il bene, bisogna conoscerlo; e, al pari dogni altra cosa, non possiamo conoscerlo che in mezzo alle nostre passioni, per mezzo de nostri giudizi, con le nostre idee; le quali bene spesso stanno come possono. Con lidee donna Prassede si regolava come dicono che si deve far con gli amici: naveva poche; ma a quelle poche era molto affezionata. Tra le poche, ce nera per disgrazia molte delle storte; e non eran quelle che le fossero men care. Le accadeva quindi, o di proporsi per bene cio che non lo fosse, o di prender per mezzi, cose che potessero piuttosto far riuscire dalla parte opposta, o di crederne leciti di quelli che non lo fossero punto, per una certa supposizione in confuso, che chi fa piu del suo dovere possa far piu di quel che avrebbe diritto; le accadeva di non vedere nel fatto cio che cera di reale, o di vederci cio che non cera; e molte altre cose simili, che possono accadere, e che accadono a tutti, senza eccettuarne i migliori; ma a donna Prassede, troppo spesso e, non di rado, tutte in una volta. Al sentire il gran caso di Lucia, e tutto cio che, in quelloccasione, si diceva della giovine, le venne la curiosita di vederla; e mando una carrozza, con un vecchio bracciere, a prender la madre e la figlia. Questa si ristringeva nelle spalle, e pregava il sarto, il quale aveva fatta loro limbasciata, che trovasse maniera di scusarla. Finche sera trattato di gente alla buona che cercava di conoscer la giovine del miracolo, il sarto le aveva reso volentieri un tal servizio; ma in questo caso, il rifiuto gli pareva una specie di ribellione. Fece tanti versi, tantesclamazioni, disse tante cose: e che non si faceva cosi, e chera una casa grande, e che ai signori non si dice di no, e che poteva esser la loro fortuna, e che la signora donna Prassede, oltre il resto, era anche una santa; tante cose insomma, che Lucia si dovette arrendere: molto piu che Agnese confermava tutte quelle ragioni con altrettanti sicuro, sicuro. Arrivate davanti alla signora, essa fece loro grandaccoglienza, e molte congratulazioni; interrogo, consiglio: il tutto con una certa superiorita quasi innata, ma corretta da tante espressioni umili, temperata da tanta premura, condita di tanta spiritualita, che, Agnese quasi subito, Lucia poco dopo, cominciarono a sentirsi sollevate dal rispetto opprimente che da principio aveva loro incusso quella signorile presenza; anzi ci trovarono una certa attrattiva. E per venire alle corte, donna Prassede, sentendo che il cardinale sera incaricato di trovare a Lucia un ricovero, punta dal desiderio di secondare e di prevenire a un tratto quella buona intenzione, sesibi di prender la giovine in casa, dove, senzessere addetta ad alcun servizio particolare, potrebbe, a piacer suo, aiutar laltre donne ne loro lavori. E soggiunse che penserebbe lei a darne parte a monsignore. Oltre il bene chiaro e immediato che cera in unopera tale, donna Prassede ce ne vedeva, e se ne proponeva un altro, forse piu considerabile, secondo lei; di raddirizzare un cervello, di metter sulla buona strada chi naveva gran bisogno. Perche, fin da quando aveva sentito la prima volta parlar di Lucia, sera subito persuasa che una giovine la quale aveva potuto promettersi a un poco di buono, a un sedizioso, a uno scampaforca in somma, qualche magagna, qualche pecca nascosta la doveva avere. Dimmi chi pratichi, e ti diro chi sei. La vista di Lucia aveva confermata quella persuasione. Non che, in fondo, come si dice, non le paresse una buona giovine; ma cera molto da ridire. Quella testina bassa, col mento inchiodato sulla fontanella della gola, quel non rispondere, o risponder secco secco, come per forza, potevano indicar verecondia; ma denotavano sicuramente molta caparbieta: non ci voleva molto a indovinare che quella testina aveva le sue idee. E quellarrossire ogni momento, e quel rattenere i sospiri... Due occhioni poi, che a donna Prassede non piacevan punto. Teneva essa per certo, come se lo sapesse di buon luogo, che tutte le sciagure di Lucia erano una punizione del cielo per la sua amicizia con quel poco di buono, e un avviso per far che se ne staccasse affatto; e stante questo, si proponeva di cooperare a un cosi buon fine. Giacche, come diceva spesso agli altri e a se stessa, tutto il suo studio era di secondare i voleri del cielo: ma faceva spesso uno sbaglio grosso, chera di prender per cielo il suo cervello. Pero, della seconda intenzione che abbiam detto, si guardo bene di darne il minimo indizio. Era una delle sue massime questa, che, per riuscire a far del bene alla gente, la prima cosa, nella maggior parte de casi, e di non metterli a parte del disegno. La madre e la figlia si guardarono in viso. Nella dolorosa necessita di dividersi, lesibizione parve a tutte due da accettarsi, se non altro per esser quella villa cosi vicina al loro paesetto: per cui, alla peggio de peggi, si ravvicinerebbero e potrebbero trovarsi insieme, alla prossima villeggiatura. Visto, luna negli occhi dellaltra, il consenso, si voltaron tutte due a donna Prassede con quel ringraziare che accetta. Essa rinnovo le gentilezze e le promesse, e disse che manderebbe subito una lettera da presentare a monsignore. Partite le donne, la lettera se la fece distendere da don Ferrante, di cui, per esser letterato, come diremo piu in particolare, si serviva per segretario, nelloccasioni dimportanza. Trattandosi duna di questa sorte, don Ferrante ci mise tutto il suo sapere, e, consegnando la minuta da copiare alla consorte, le raccomando caldamente lortografia; chera una delle molte cose che aveva studiate, e delle poche sulle quali avesse lui il comando in casa. Donna Prassede copio diligentissimamente, e spedi la lettera alla casa del sarto. Questo fu due o tre giorni prima che il cardinale mandasse la lettiga per ricondur le donne al loro paese. Arrivate, smontarono alla casa parrocchiale, dove si trovava il cardinale. Cera ordine dintrodurle subito: il cappellano, che fu il primo a vederle, lesegui, trattenendole solo quantera necessario per dar loro, in fretta in fretta, un po distruzione sul cerimoniale da usarsi con monsignore, e sui titoli da dargli; cosa che soleva fare, ogni volta che lo potesse di nascosto a lui. Era per il poveruomo un tormento continuo il vedere il poco ordine che regnava intorno al cardinale, su quel particolare: tutto, diceva con gli altri della famiglia, per la troppa bonta di quel benedettuomo; per quella gran famigliarita . E raccontava daver perfino sentito piu duna volta co suoi orecchi, rispondergli: messer si, e messer no. Stava in quel momento il cardinale discorrendo con don Abbondio, sugli affari della parrocchia: dimodoche questo non ebbe campo di dare anche lui, come avrebbe desiderato, le sue istruzioni alle donne. Solo, nel passar loro accanto, mentre usciva, e quelle venivano avanti, pote dar loro docchio, per accennare chera contento di loro, e che continuassero, da brave, a non dir nulla. Dopo le prime accoglienze da una parte, e i primi inchini dallaltra, Agnese si cavo di seno la lettera, e la presento al cardinale, dicendo: e della signora donna Prassede, la quale dice che conosce molto vossignoria illustrissima, monsignore; come naturalmente, tra loro signori grandi, si devon conoscer tutti. Quandavra letto, vedra. Bene, disse Federigo, letto che ebbe, e ricavato il sugo del senso da fiori di don Ferrante. Conosceva quella casa quanto bastasse per esser certo che Lucia cera invitata con buona intenzione, e che li sarebbe sicura dallinsidie e dalla violenza del suo persecutore. Che concetto avesse della testa di donna Prassede, non nabbiam notizia positiva. Probabilmente, non era quella la persona che avrebbe scelta a un tal intento; ma, come abbiam detto o fatto intendere altrove, non era suo costume di disfar le cose che non toccavano a lui, per rifarle meglio. Prendete in pace anche questa separazione, e lincertezza in cui vi trovate, soggiunse poi: confidate che sia per finir presto, e che il Signore voglia guidar le cose a quel termine a cui pare che le avesse indirizzate; ma tenete per certo che quello che vorra Lui, sara il meglio per voi . Diede a Lucia in particolare qualche altro ricordo amorevole; qualche altro conforto a tutte due; le benedisse, e le lascio andare. Appena fuori, si trovarono addosso uno sciame damici e damiche, tutto il comune, si puo dire, che le aspettava, e le condusse a casa, come in trionfo. Era tra tutte quelle donne una gara di congratularsi, di compiangere, di domandare; e tutte esclamavano dal dispiacere, sentendo che Lucia se nanderebbe il giorno dopo. Gli uomini gareggiavano nelloffrir servizi; ognuno voleva star quella notte a far la guardia alla casetta. Sul qual fatto, il nostro anonimo crede bene di formare un proverbio: volete aver molti in aiuto cercate di non averne bisogno. Tante accoglienze confondevano e sbalordivano Lucia: Agnese non simbrogliava cosi per poco. Ma in sostanza fecero bene anche a Lucia, distraendola alquanto da pensieri e dalle rimembranze che, pur troppo, anche in mezzo al frastono, le si risvegliavano, su quelluscio, in quelle stanzucce, alla vista dogni oggetto. Al tocco della campana che annunziava vicino il cominciar delle funzioni, tutti si mossero verso la chiesa, e fu per le nostre donne unaltra passeggiata trionfale. Terminate le funzioni, don Abbondio, chera corso a vedere se Perpetua aveva ben disposto ogni cosa per il desinare, fu chiamato dal cardinale. Ando subito dal grandospite, il quale, lasciatolo venir vicino, signor curato, comincio; e quelle parole furon dette in maniera, da dover capire, cherano il principio dun discorso lungo e serio: signor curato; perche non avete voi unita in matrimonio quella povera Lucia col suo promesso sposo Hanno votato il sacco stamattina coloro , penso don Abbondio; e rispose borbottando: monsignore illustrissimo avra ben sentito parlare degli scompigli che son nati in quellaffare: e stata una confusione tale, da non poter, neppure al giorno doggi, vederci chiaro: come anche vossignoria illustrissima puo argomentare da questo, che la giovine e qui, dopo tanti accidenti, come per miracolo; e il giovine, dopo altri accidenti, non si sa dove sia. Domando, riprese il cardinale, se e vero che, prima di tutti codesti casi, abbiate rifiutato di celebrare il matrimonio, quando neravate richiesto, nel giorno fissato; e il perche. Veramente... se vossignoria illustrissima sapesse... che intimazioni... che comandi terribili ho avuti di non parlare... E resto li senza concludere, in un certatto, da far rispettosamente intendere che sarebbe indiscrezione il voler saperne di piu. Ma disse il cardinale, con voce e con aria grave fuor del consueto: e il vostro vescovo che, per suo dovere e per vostra giustificazione, vuol saper da voi il perche non abbiate fatto cio che, nella via regolare, era obbligo vostro di fare. Monsignore, disse don Abbondio, facendosi piccino piccino, non ho gia voluto dire... Ma me parso che, essendo cose intralciate, cose vecchie e senza rimedio, fosse inutile di rimestare... Pero, pero, dico... so che vossignoria illustrissima non vuol tradire un suo povero parroco. Perche vede bene, monsignore; vossignoria illustrissima non puo esser per tutto; e io resto qui esposto... Pero, quando Lei me lo comanda, diro, diro tutto. Dite: io non vorrei altro che trovarvi senza colpa. Allora don Abbondio si mise a raccontare la dolorosa storia; ma tacque il nome principale, e vi sostitui: un gran signore; dando cosi alla prudenza tutto quel poco che si poteva, in una tale stretta. E non avete avuto altro motivo domando il cardinale, quando don Abbondio ebbe finito. Ma forse non mi sono spiegato abbastanza, rispose questo: sotto pena della vita, mhanno intimato di non far quel matrimonio. E vi par codesta una ragion bastante, per lasciar dadempire un dovere preciso Io ho sempre cercato di farlo, il mio dovere, anche con mio grave incomodo, ma quando si tratta della vita... E quando vi siete presentato alla Chiesa, disse, con accento ancor piu grave, Federigo, per addossarvi codesto ministero, vha essa fatto sicurta della vita Vha detto che i doveri annessi al ministero fossero liberi da ogni ostacolo, immuni da ogni pericolo O vha detto forse che dove cominciasse il pericolo, ivi cesserebbe il dovere O non vha espressamente detto il contrario Non vha avvertito che vi mandava come un agnello tra i lupi Non sapevate voi che ceran de violenti, a cui potrebbe dispiacere cio che a voi sarebbe comandato Quello da Cui abbiam la dottrina e lesempio, ad imitazione di Cui ci lasciam nominare e ci nominiamo pastori, venendo in terra a esercitarne lufizio, mise forse per condizione daver salva la vita E per salvarla, per conservarla, dico, qualche giorno di piu sulla terra, a spese della carita e del dovere, cera bisogno dellunzione santa, dellimposizion delle mani, della grazia del sacerdozio Basta il mondo a dar questa virtu, a insegnar questa dottrina. Che dico oh vergogna il mondo stesso la rifiuta: il mondo fa anchesso le sue leggi, che prescrivono il male come il bene; ha il suo vangelo anchesso, un vangelo di superbia e dodio; e non vuol che si dica che lamore della vita sia una ragione per trasgredirne i comandamenti. Non lo vuole; ed e ubbidito. E noi noi figli e annunziatori della promessa Che sarebbe la Chiesa, se codesto vostro linguaggio fosse quello di tutti i vostri confratelli Dove sarebbe, se fosse comparsa nel mondo con codeste dottrine Don Abbondio stava a capo basso: il suo spirito si trovava tra quegli argomenti, come un pulcino negli artigli del falco, che lo tengono sollevato in una regione sconosciuta, in unaria che non ha mai respirata. Vedendo che qualcosa bisognava rispondere, disse, con una certa sommissione forzata: monsignore illustrissimo, avro torto. Quando la vita non si deve contare, non so cosa mi dire. Ma quando sha che fare con certa gente, con gente che ha la forza, e che non vuol sentir ragioni, anche a voler fare il bravo, non saprei cosa ci si potesse guadagnare. E un signore quello, con cui non si puo ne vincerla ne impattarla. E non sapete voi che il soffrire per la giustizia e il nostro vincere E se non sapete questo, che cosa predicate di che siete maestro qual e la buona nuova che annunziate a poveri Chi pretende da voi che vinciate la forza con la forza Certo non vi sara domandato, un giorno, se abbiate saputo fare stare a dovere i potenti; che a questo non vi fu dato ne missione, ne modo. Ma vi sara ben domandato se avrete adoprati i mezzi cherano in vostra mano per far cio che vera prescritto, anche quando avessero la temerita di proibirvelo. Anche questi santi son curiosi, pensava intanto don Abbondio: in sostanza, a spremerne il sugo, gli stanno piu a cuore gli amori di due giovani, che la vita dun povero sacerdote . E, in quanta lui, si sarebbe volentieri contentato che il discorso finisse li; ma vedeva il cardinale, a ogni pausa, restare in atto di chi aspetti una risposta: una confessione, o unapologia, qualcosa in somma. Torno a dire, monsignore, rispose dunque, che avro torto io... Il coraggio, uno non se lo puo dare. E perche dunque, potrei dirvi, vi siete voi impegnato in un ministero che vimpone di stare in guerra con le passioni del secolo Ma come, vi diro piuttosto, come non pensate che, se in codesto ministero, comunque vi ci siate messo, ve necessario il coraggio, per adempir le vostre obbligazioni, ce Chi ve lo dara infallibilmente, quando glielo chiediate Credete voi che tutti que milioni di martiri avessero naturalmente coraggio che non facessero naturalmente nessun conto della vita tanti giovinetti che cominciavano a gustarla, tanti vecchi avvezzi a rammaricarsi che fosse gia vicina a finire, tante donzelle, tante spose, tante madri Tutti hanno avuto coraggio; perche il coraggio era necessario, ed essi confidavano. Conoscendo la vostra debolezza e i vostri doveri, avete voi pensato a prepararvi ai passi difficili a cui potevate trovarvi, a cui vi siete trovato in effetto Ah se per tantanni dufizio pastorale, avete e come non avreste amato il vostro gregge, se avete riposto in esso il vostro cuore, le vostre cure, le vostre delizie, il coraggio non doveva mancarvi al bisogno: lamore e intrepido. Ebbene, se voi gli amavate, quelli che sono affidati alle vostre cure spirituali, quelli che voi chiamate figliuoli; quando vedeste due di loro minacciati insieme con voi, ah certo come la debolezza della carne vha fatto tremar per voi, cosi la carita vavra fatto tremar per loro. Vi sarete umiliato di quel primo timore, perche era un effetto della vostra miseria; avrete implorato la forza per vincerlo, per discacciarlo, perche era una tentazione: ma il timor santo e nobile per gli altri, per i vostri figliuoli, quello lavrete ascoltato, quello non vavra dato pace, quello vavra eccitato, costretto, a pensare, a fare cio che si potesse, per riparare al pericolo che lor sovrastava... Cosa vha ispirato il timore, lamore Cosa avete fatto per loro Cosa avete pensato E tacque in atto di chi aspetta. CAPITOLO XXVI A una siffatta domanda, don Abbondio, che pur sera ingegnato di risponder qualcosa a delle meno precise, resto li senza articolar parola. E, per dir la verita, anche noi, con questo manoscritto davanti, con una penna in mano, non avendo da contrastare che con le frasi, ne altro da temere che le critiche de nostri lettori; anche noi, dico, sentiamo una certa ripugnanza a proseguire: troviamo un non so che di strano in questo mettere in campo, con cosi poca fatica, tanti bei precetti di fortezza e di carita, di premura operosa per gli altri, di sacrifizio illimitato di se. Ma pensando che quelle cose erano dette da uno che poi le faceva, tiriamo avanti con coraggio. Voi non rispondete riprese il cardinale. Ah, se aveste fatto, dalla parte vostra, cio che la carita, cio che il dovere richiedeva; in qualunque maniera poi le cose fossero andate, non vi mancherebbe ora una risposta. Vedete dunque voi stesso cosa avete fatto. Avete ubbidito alliniquita, non curando cio che il dovere vi prescriveva. Lavete ubbidita puntualmente: sera fatta vedere a voi, per intimarvi il suo desiderio; ma voleva rimanere occulta a chi avrebbe potuto ripararsi da essa, e mettersi in guardia; non voleva che si facesse rumore, voleva il segreto, per maturare a suo bellagio i suoi disegni dinsidie o di forza; vi comando la trasgressione e il silenzio: voi avete trasgredito, e non parlavate. Domando ora a voi se non avete fatto di piu; voi mi direte se e vero che abbiate mendicati de pretesti al vostro rifiuto, per non rivelarne il motivo . E stette li alquanto, aspettando di nuovo una risposta. Anche questa gli hanno rapportata le chiacchierone , pensava don Abbondio; ma non dava segno daver nulla da dire; onde il cardinale riprese: se e vero, che abbiate detto a que poverini cio che non era, per tenerli nellignoranza, nelloscurita, in cui liniquita li voleva... Dunque lo devo credere; dunque non mi resta che darrossirne con voi, e di sperare che voi ne piangerete con me. Vedete a che vha condotto Dio buono e pur ora voi la adducevate per iscusa quella premura per la vita che deve finire. Vha condotto... ribattete liberamente queste parole, se vi paiono ingiuste, prendetele in umiliazione salutare, se non lo sono... vha condotto a ingannare i deboli, a mentire ai vostri figliuoli. Ecco come vanno le cose, diceva ancora tra se don Abbondio: a quel satanasso, e pensava allinnominato, le braccia al collo; e con me, per una mezza bugia, detta a solo fine di salvar la pelle, tanto chiasso. Ma sono superiori; hanno sempre ragione. E il mio pianeta, che tutti mabbiano a dare addosso; anche i santi . E ad alta voce, disse: ho mancato; capisco che ho mancato; ma cosa dovevo fare, in un frangente di quella sorte E ancor lo domandate E non ve lho detto E dovevo dirvelo Amare, figliuolo; amare e pregare. Allora avreste sentito che liniquita puo aver bensi delle minacce da fare, de colpi da dare, ma non de comandi; avreste unito, secondo la legge di Dio, cio che luomo voleva separare; avreste prestato a queglinnocenti infelici il ministero che avevan ragione di richieder da voi: delle conseguenze sarebbe restato mallevadore Iddio, perche si sarebbe andati per la sua strada: avendone presa unaltra, ne restate mallevadore voi; e di quali conseguenze Ma forse che tutti i ripari umani vi mancavano forse che non era aperta alcuna via di scampo, quandaveste voluto guardarvi dintorno, pensarci, cercare Ora voi potete sapere che que vostri poverini, quando fossero stati maritati, avrebbero pensato da se al loro scampo, eran disposti a fuggire dalla faccia del potente, seran gia disegnato il luogo di rifugio. Ma anche senza questo, non vi venne in mente che alla fine avevate un superiore Il quale, come mai avrebbe questautorita di riprendervi daver mancato al vostro ufizio, se non avesse anche lobbligo daiutarvi ad adempirlo Perche non avete pensato a informare il vostro vescovo dellimpedimento che uninfame violenza metteva allesercizio del vostro ministero I pareri di Perpetua pensava stizzosamente don Abbondio, a cui, in mezzo a que discorsi, cio che stava piu vivamente davanti, era limmagine di que bravi, e il pensiero che don Rodrigo era vivo e sano, e, un giorno o laltro, tornerebbe glorioso e trionfante, e arrabbiato. E benche quella dignita presente, quellaspetto e quel linguaggio, lo facessero star confuso, e glincutessero un certo timore, era pero un timore che non lo soggiogava affatto, ne impediva al pensiero di ricalcitrare: perche cera in quel pensiero, che, alla fin delle fini, il cardinale non adoprava ne schioppo, ne spada, ne bravi. Come non avete pensato, proseguiva questo, che, se a quegli innocenti insidiati non fosse stato aperto altro rifugio, cero io, per accoglierli, per metterli in salvo, quando voi me gli aveste indirizzati, indirizzati dei derelitti a un vescovo, come cosa sua, come parte preziosa, non dico del suo carico, ma delle sue ricchezze E in quanto a voi, io, sarei divenuto inquieto per voi; io, avrei dovuto non dormire, fin che non fossi sicuro che non vi sarebbe torto un capello. Chio non avessi come, dove, mettere in sicuro la vostra vita Ma quelluomo che fu tanto ardito, credete voi che non gli si sarebbe scemato punto lardire, quando avesse saputo che le sue trame eran note fuor di qui, note a me, chio vegliavo, ed ero risoluto dusare in vostra difesa tutti i mezzi che fossero in mia mano Non sapevate che, se luomo promette troppo spesso piu che non sia per mantenere, minaccia anche non di rado, piu che non sattenti poi di commettere Non sapevate che liniquita non si fonda soltanto sulle sue forze, ma anche sulla credulita e sullo spavento altrui Proprio le ragioni di Perpetua , penso anche qui don Abbondio, senza riflettere che quel trovarsi daccordo la sua serva e Federigo Borromeo su cio che si sarebbe potuto e dovuto fare, voleva dir molto contro di lui. Ma voi, prosegui e concluse il cardinale, non avete visto, non avete voluto veder altro che il vostro pericolo temporale; qual maraviglia che vi sia parso tale, da trascurar per esso ogni altra cosa Gli e perche le ho viste io quelle facce, scappo detto a don Abbondio; le ho sentite io quelle parole. Vossignoria illustrissima parla bene; ma bisognerebbe esser ne panni dun povero prete, e essersi trovato al punto. Appena ebbe proferite queste parole, si morse la lingua; saccorse dessersi lasciato troppo vincere dalla stizza, e disse tra se: ora vien la grandine . Ma alzando dubbiosamente lo sguardo, fu tutto maravigliato, nel veder laspetto di quelluomo, che non gli riusciva mai dindovinare ne di capire, nel vederlo, dico, passare, da quella gravita autorevole e correttrice, a una gravita compunta e pensierosa. Pur troppo disse Federigo, tale e la misera e terribile nostra condizione. Dobbiamo esigere rigorosamente dagli altri quello che Dio sa se noi saremmo pronti a dare: dobbiamo giudicare, correggere, riprendere; e Dio sa quel che faremmo noi nel caso stesso, quel che abbiam fatto in casi somiglianti Ma guai sio dovessi prender la mia debolezza per misura del dovere altrui, per norma del mio insegnamento Eppure e certo che, insieme con le dottrine, io devo dare agli altri lesempio, non rendermi simile al dottor della legge, che carica gli altri di pesi che non posson portare, e che lui non toccherebbe con un dito. Ebbene, figliuolo e fratello; poiche gli errori di quelli che presiedono, sono spesso piu noti agli altri che a loro; se voi sapete chio abbia, per pusillanimita, per qualunque rispetto, trascurato qualche mio obbligo, ditemelo francamente, fatemi ravvedere; affinche, dove mancato lesempio, supplisca almeno la confessione. Rimproveratemi liberamente le mie debolezze; e allora le parole acquisteranno piu valore nella mia bocca, perche sentirete piu vivamente, che non son mie, ma di Chi puo dare a voi e a me la forza necessaria per far cio che prescrivono. Oh che santuomo ma che tormento pensava don Abbondio: anche sopra di se: purche frughi, rimesti, critichi, inquisisca; anche sopra di se . Disse poi ad alta voce: oh, monsignore che mi fa celia Chi non conosce il petto forte, lo zelo imperterrito di vossignoria illustrissima E tra se soggiunse: anche troppo . Io non vi chiedevo una lode, che mi fa tremare, disse Federigo, perche Dio conosce i miei mancamenti, e quello che ne conosco anchio, basta a confondermi. Ma avrei voluto, vorrei che ci confondessimo insieme davanti a Lui, per confidare insieme. Vorrei, per amor vostro, che intendeste quanto la vostra condotta sia stata opposta, quanto sia opposto il vostro linguaggio alla legge che pur predicate, e secondo la quale sarete giudicato. Tutto casca addosso a me, disse don Abbondio: ma queste persone che son venute a rapportare, non le hanno poi detto dessersi introdotte in casa mia, a tradimento, per sorprendermi, e per fare un matrimonio contro le regole. Me lhanno detto, figliuolo: ma questo maccora, questo matterra, che voi desideriate ancora di scusarvi; che pensiate di scusarvi, accusando; che prendiate materia daccusa da cio che dovrebbesser parte della vostra confessione. Chi gli ha messi, non dico nella necessita, ma nella tentazione di far cio che hanno fatto Avrebbero essi cercata quella via irregolare, se la legittima non fosse loro stata chiusa pensato a insidiare il pastore, se fossero stati accolti nelle sue braccia, aiutati, consigliati da lui a sorprenderlo, se non si fosse nascosto E a questi voi date carico e vi sdegnate perche, dopo tante sventure, che dico nel mezzo della sventura, abbian detto una parola di sfogo al loro, al vostro pastore Che il ricorso delloppresso, la querela dellafflitto siano odiosi al mondo, il mondo e tale; ma noi E che pro sarebbe stato per voi, se avessero taciuto Vi tornava conto che la loro causa andasse intera al giudizio di Dio Non e per voi una nuova ragione damar queste persone e gia tante ragioni navete, che vabbian dato occasione di sentir la voce sincera del vostro vescovo, che vabbian dato un mezzo di conoscer meglio, e di scontare in parte il gran debito che avete con loro Ah se vavessero provocato, offeso, tormentato, vi direi e dovrei io dirvelo damarli, appunto per questo. Amateli perche hanno patito, perche patiscono, perche son vostri, perche son deboli, perche avete bisogno dun perdono, a ottenervi il quale, pensate di qual forza possa essere la loro preghiera. Don Abbondio stava zitto; ma non era piu quel silenzio forzato e impaziente: stava zitto come chi ha piu cose da pensare che da dire. Le parole che sentiva, eran conseguenze inaspettate, applicazioni nuove, ma duna dottrina antica pero nella sua mente, e non contrastata. Il male degli altri, dalla considerazion del quale laveva sempre distratto la paura del proprio, gli faceva ora unimpressione nuova. E se non sentiva tutto il rimorso che la predica voleva produrre che quella stessa paura era sempre li a far lufizio di difensore, ne sentiva pero; sentiva un certo dispiacere di se, una compassione per gli altri, un misto di tenerezza e di confusione. Era, se ci si lascia passare questo paragone, come lo stoppino umido e ammaccato duna candela, che presentato alla fiamma duna gran torcia, da principio fuma, schizza, scoppietta, non ne vuol saper nulla; ma alla fine saccende e, bene o male, brucia. Si sarebbe apertamente accusato, avrebbe pianto, se non fosse stato il pensiero di don Rodrigo; ma tuttavia si mostrava abbastanza commosso, perche il cardinale dovesse accorgersi che le sue parole non erano state senza effetto. Ora, prosegui questo, uno fuggitivo da casa sua, laltra in procinto dabbandonarla, tutte due con troppo forti motivi di starne lontani, senza probabilita di riunirsi mai qui, e contenti di sperare che Dio li riunisca altrove; ora, pur troppo, non hanno bisogno di voi; pur troppo, voi non avete occasione di far loro del bene; ne il corto nostro prevedere puo scoprirne alcuna nellavvenire. Ma chi sa se Dio misericordioso non ve ne prepara Ah non le lasciate sfuggire cercatele, state alle velette, pregatelo che le faccia nascere. Non manchero, monsignore, non manchero, davvero, rispose don Abbondio, con una voce che, in quel momento, veniva proprio dal cuore. Ah si, figliuolo, si esclamo Federigo; e con una dignita piena daffetto, concluse: lo sa il cielo se avrei desiderato di tener con voi tuttaltri discorsi. Tutte due abbiamo gia vissuto molto: lo sa il cielo se me stato duro di dover contristar con rimproveri codesta vostra canizie, e quanto sarei stato piu contento di consolarci insieme delle nostre cure comuni, de nostri guai, parlando della beata speranza, alla quale siamo arrivati cosi vicino. Piaccia a Dio che le parole le quali ho pur dovuto usar con voi, servano a voi e a me. Non fate che mabbia a chieder conto, in quel giorno, davervi mantenuto in un ufizio, al quale avete cosi infelicemente mancato. Ricompriamo il tempo: la mezzanotte e vicina; lo Sposo non puo tardare; teniamo accese le nostre lampade. Presentiamo a Dio i nostri cuori miseri, voti, perche Gli piaccia riempirli di quella carita, che ripara al passato, che assicura lavvenire, che teme e confida, piange e si rallegra, con sapienza; che diventa in ogni caso la virtu di cui abbiamo bisogno. Cosi detto, si mosse; e don Abbondio gli ando dietro. Qui lanonimo ci avvisa che non fu questo il solo abboccamento di que due personaggi, ne Lucia il solo argomento de loro abboccamenti; ma che lui se ristretto a questo, per non andar lontano dal soggetto principale del racconto. E che, per lo stesso motivo, non fara menzione daltre cose notabili, dette da Federigo in tutto il corso della visita, ne delle sue liberalita, ne delle discordie sedate, degli odi antichi tra persone, famiglie, terre intere, spenti o cosa chera pur troppo piu frequente sopiti, ne di qualche bravaccio o tirannello ammansato, o per tutta la vita, o per qualche tempo; cose tutte delle quali ce nera sempre piu o meno, in ogni luogo della diocesi dove quelluomo eccellente facesse qualche soggiorno. Dice poi, che, la mattina seguente, venne donna Prassede, secondo il fissato, a prender Lucia, e a complimentare il cardinale, il quale gliela lodo, e raccomando caldamente. Lucia si stacco dalla madre, potete pensar con che pianti; e usci dalla sua casetta; disse per la seconda volta addio al paese, con quel senso di doppia amarezza, che si prova lasciando un luogo che fu unicamente caro, e che non puo esserlo piu. Ma i congedi con la madre non eran gli ultimi; perche donna Prassede aveva detto che si starebbe ancor qualche giorno in quella sua villa, la quale non era molto lontana; e Agnese promise alla figlia dandar la a trovarla, a dare e a ricevere un piu doloroso addio. Il cardinale era anche lui sulle mosse per continuar la sua visita, quando arrivo, e chiese di parlargli il curato della parrocchia, in cui era il castello dellinnominato. Introdotto, gli presento un gruppo e una lettera di quel signore, la quale lo pregava di far accettare alla madre di Lucia cento scudi doro cheran nel gruppo, per servir di dote alla giovine, o per quelluso che ad esse sarebbe parso migliore; lo pregava insieme di dir loro, che, se mai, in qualunque tempo, avessero creduto che potesse render loro qualche servizio, la povera giovine sapeva pur troppo dove stesse; e per lui, quella sarebbe una delle fortune piu desiderate. Il cardinale fece subito chiamare Agnese, le riferi la commissione, che fu sentita con altrettanta soddisfazione che maraviglia; e le presento il rotolo, chessa prese, senza far gran complimenti. Dio gliene renda merito, a quel signore, disse: e vossignoria illustrissima lo ringrazi tanto tanto. E non dica nulla a nessuno, perche questo e un certo paese... Mi scusi, veda; so bene che un par suo non va a chiacchierare di queste cose; ma... lei mintende. Ando a casa, zitta, zitta; si chiuse in camera, svolto il rotolo, e quantunque preparata, vide con ammirazione, tutti in un mucchietto e suoi, tanti di que ruspi, de quali non aveva forse mai visto piu duno per volta, e anche di rado; li conto, peno alquanto a metterli di nuovo per taglio, e a tenerli li tutti, che ogni momento facevan pancia, e sgusciavano dalle sue dita inesperte; ricomposto finalmente un rotolo alla meglio, lo mise in un cencio, ne fece un involto, un batuffoletto, e legatolo bene in giro con della cordellina, lando a ficcare in un cantuccio del suo saccone. Il resto di quel giorno, non fece altro che mulinare, far disegni sullavvenire, e sospirar lindomani. Andata a letto, stette desta un pezzo, col pensiero in compagnia di que cento che aveva sotto: addormentata, li vide in sogno. Allalba, salzo e sincammino subito verso la villa, dovera Lucia. Questa, dal canto suo, quantunque non le fosse diminuita quella gran ripugnanza a parlar del voto, pure era risoluta di farsi forza, e daprirsene con la madre in quellabboccamento, che per lungo tempo doveva chiamarsi lultimo. Appena poterono esser sole, Agnese, con una faccia tutta animata, e insieme a voce bassa, come se ci fosse stato presente qualcheduno a cui non volesse farsi sentire, comincio: ho da dirti una gran cosa; e le racconto linaspettata fortuna. Iddio lo benedica, quel signore, disse Lucia: cosi avrete da star bene voi, e potrete anche far del bene a qualchedun altro. Come rispose Agnese: non vedi quante cose possiamo fare, con tanti danari Senti; io non ho altro che te, che voi due, posso dire; perche Renzo, da che comincio a discorrerti, lho sempre riguardato come un mio figliuolo. Tutto sta che non gli sia accaduta qualche disgrazia, a vedere che non ha mai fatto saper nulla: ma eh deve andar tutto male Speriamo di no, speriamo. Per me, avrei avuto caro di lasciar lossa nel mio paese; ma ora che tu non ci puoi stare, in grazia di quel birbone, e anche solamente a pensare daverlo vicino colui, me venuto in odio il mio paese: e con voi altri io sto per tutto. Ero disposta, fin dallora, a venir con voi altri, anche in capo al mondo; e son sempre stata di quel parere; ma senza danari come si fa Intendi ora Que quattro, che quel poverino aveva messi da parte, con tanto stento e con tanto risparmio, e venuta la giustizia, e ha spazzato ogni cosa; ma, per ricompensa, il Signore ha mandato la fortuna a noi. Dunque, quando avra trovato il bandolo di far sapere se e vivo, e dove, e che intenzioni ha, ti vengo a prender io a Milano; io ti vengo a prendere. Altre volte mi sarebbe parso un gran che; ma le disgrazie fanno diventar disinvolti; fino a Monza ci sono andata, e so cose viaggiare. Prendo con me un uomo di proposito, un parente, come sarebbe a dire Alessio di Maggianico: che, a voler dir proprio in paese, un uomo di proposito non ce: vengo con lui: gia la spesa la facciamo noi, e... intendi Ma vedendo che, in vece danimarsi, Lucia sandava accorando, e non dimostrava che una tenerezza senzallegria, lascio il discorso a mezzo, e disse: ma coshai non ti pare Povera mamma esclamo Lucia, gettandole un braccio al collo, e nascondendo il viso nel seno di lei. Cosa ce domando di nuovo ansiosamente la madre. Avrei dovuto dirvelo prima, rispose Lucia, alzando il viso, e asciugandosi le lacrime; ma non ho mai avuto cuore: compatitemi. Ma di su, dunque. Io non posso piu esser moglie di quel poverino Come come Lucia, col capo basso, col petto ansante, lacrimando senza piangere, come chi racconta una cosa che, quandanche dispiacesse, non si puo cambiare, rivelo il voto; e insieme, giungendo le mani, chiese di nuovo perdono alla madre, di non aver parlato fin allora; la prego di non ridir la cosa ad anima vivente, e daiutarla ad adempire cio che aveva promesso. Agnese era rimasta stupefatta e costernata. Voleva sdegnarsi del silenzio tenuto con lei; ma i gravi pensieri del caso soffogavano quel dispiacere suo proprio; voleva dirle: coshai fatto ma le pareva che sarebbe un prendersela col cielo: tanto piu che Lucia tornava a dipinger co piu vivi colori quella notte, la desolazione cosi nera, e la liberazione cosi impreveduta, tra le quali la promessa era stata fatta, cosi espressa, cosi solenne. E intanto, ad Agnese veniva anche in mente questo e quellesempio, che aveva sentito raccontar piu volte, che lei stessa aveva raccontato alla figlia, di gastighi strani e terribili, venuti per la violazione di qualche voto. Dopo esser rimasta un poco come incantata, disse: e ora cosa farai Ora, rispose Lucia, tocca al Signore a pensarci; al Signore e alla Madonna. Mi son messa nelle lor mani: non mhanno abbandonata finora; non mabbandoneranno ora che... La grazia che chiedo per me al Signore, la sola grazia, dopo la salvazion dellanima, e che mi faccia tornar con voi: e me la concedera, si, me la concedera. Quel giorno... in quella carrozza... ah Vergine santissima... quegli uomini... chi mavrebbe detto che mi menavano da colui che mi doveva menare a trovarmi con voi, il giorno dopo Ma non parlarne subito a tua madre disse Agnese con una certa stizzetta temperata damorevolezza e di pieta. Compatitemi; non avevo cuore... e che sarebbe giovato daffliggervi qualche tempo prima E Renzo disse Agnese, tentennando il capo. Ah esclamo Lucia, riscotendosi, io non ci devo pensar piu a quel poverino. Gia si vede che non era destinato... Vedete come pare che il Signore ci abbia voluti proprio tener separati. E chi sa... ma no, no: lavra preservato Lui da pericoli, e lo fara esser fortunato anche di piu, senza di me. Ma intanto, riprese la madre, se non fosse che tu ti sei legata per sempre, a tutto il resto, quando a Renzo non gli sia accaduta qualche disgrazia, con que danari io ci avevo trovato rimedio. Ma que danari, replico Lucia, ci sarebbero venuti, sio non avessi passata quella notte E il Signore che ha voluto che tutto andasse cosi: sia fatta la sua volonta . E la parola mori nel pianto. A quellargomento inaspettato, Agnese rimase li pensierosa. Dopo qualche momento, Lucia, rattenendo i singhiozzi, riprese: ora che la cosa e fatta, bisogna adattarsi di buon animo; e voi, povera mamma, voi mi potete aiutare, prima, pregando il Signore per la vostra povera figlia, e poi... bisogna bene che quel poverino lo sappia. Pensateci voi, fatemi anche questa carita; che voi ci potete pensare. Quando saprete dove, fategli scrivere, trovate un uomo... appunto vostro cugino Alessio, che e un uomo prudente e caritatevole, e ci ha sempre voluto bene, e non ciarlera: fategli scriver da lui la cosa come andata, dove mi son trovata, come ho patito, e che Dio ha voluto cosi, e che metta il cuore in pace, e chio non posso mai mai esser di nessuno. E fargli capir la cosa con buona grazia, spiegargli che ho promesso, che ho proprio fatto voto. Quando sapra che ho promesso alla Madonna... ha sempre avuto il timor di Dio. E voi, la prima volta che avrete le sue nuove, fatemi scrivere, fatemi saper che e sano; e poi... non mi fate piu saper nulla. Agnese, tutta intenerita, assicuro la figlia che ogni cosa si farebbe come desiderava. Vorrei dirvi unaltra cosa, riprese questa: quel poverino, se non avesse avuto la disgrazia di pensare a me, non gli sarebbe accaduto cio che gli e accaduto. E per il mondo; gli hanno troncato il suo avviamento, gli hanno portato via la sua roba, que risparmi che aveva fatti, poverino, sapete perche... E noi abbiamo tanti danari Oh mamma giacche il Signore ci ha mandato tanto bene, e quel poverino, e proprio vero che lo riguardavate come vostro... si, come un figliuolo, oh fate mezzo per uno; che, sicuro, Iddio non ci manchera. Cercate unoccasione fidata, e mandateglieli, che sa il cielo come nha bisogno Ebbene, cosa credi rispose Agnese: glieli mandero davvero. Povero giovine Perche pensi tu chio fossi cosi contenta di que danari Ma... io era proprio venuta qui tutta contenta. Basta, io glieli mandero, povero Renzo ma anche lui... so quel che dico; certo che i danari fanno piacere a chi nha bisogno; ma questi non saranno quelli che lo faranno ingrassare. Lucia ringrazio la madre di quella pronta e liberale condiscendenza, con una gratitudine, con un affetto, da far capire a chi lavesse osservata, che il suo cuore faceva ancora a mezzo con Renzo, forse piu che lei medesima non lo credesse. E senza di te, che faro io povera donna disse Agnese, piangendo anchessa. E io senza di voi, povera mamma e in casa di forestieri e laggiu in quel Milano... Ma il Signore sara con tutte due; e poi ci fara tornare insieme. Tra otto o nove mesi ci rivedremo; e di qui allora, e anche prima, spero, avra accomodate le cose Lui, per riunirci. Lasciamo fare a Lui. La chiedero sempre sempre alla Madonna questa grazia. Se avessi qualche altra cosa da offrirle, lo farei; ma e tanto misericordiosa, che me lotterra per niente. Con queste ed altre simili, e piu volte ripetute parole di lamento e di conforto, di rammarico e di rassegnazione, con molte raccomandazioni e promesse di non dir nulla, con molte lacrime, dopo lunghi e rinnovati abbracciamenti, le donne si separarono, promettendosi a vicenda di rivedersi il prossimo autunno, al piu tardi; come se il mantenere dipendesse da loro, e come pero si fa sempre in casi simili. Intanto comincio a passar molto tempo senza che Agnese potesse saper nulla di Renzo. Ne lettere ne imbasciate da parte di lui, non ne veniva: di tutti quelli del paese, o del contorno, a cui pote domandare, nessuno ne sapeva piu di lei. E non era la sola che facesse invano una tal ricerca: il cardinal Federigo, che non aveva detto per cerimonia alle povere donne, di voler prendere informazioni del povero giovine, aveva infatti scritto subito per averne. Tornato poi dalla visita a Milano, aveva ricevuto la risposta in cui gli si diceva che non sera potuto trovar recapito dellindicato soggetto; che veramente era stato qualche tempo in casa dun suo parente, nel tal paese, dove non aveva fatto dir di se; ma, una mattina, era scomparso allimprovviso, e quel suo parente stesso non sapeva cosa ne fosse stato, e non poteva che ripetere certe voci in aria e contraddittorie che correvano, essersi il giovine arrolato per il Levante, esser passato in Germania, perito nel guadare un fiume: che non si mancherebbe di stare alle velette, se mai si potesse saper qualcosa di piu positivo, per farne subito parte a sua signoria illustrissima e reverendissima. Piu tardi, quelle ed altre voci si sparsero anche nel territorio di Lecco, e vennero per conseguenza agli orecchi dAgnese. La povera donna faceva di tutto per venire in chiaro qual fosse la vera, per arrivare alla fonte di questa e di quella, ma non riusciva mai a trovar di piu di quel dicono, che, anche al giorno doggi, basta da se ad attestar tante cose. Talora, appena glienera stata raccontata una, veniva uno e le diceva che non era vero nulla; ma per dargliene in cambio unaltra, ugualmente strana o sinistra. Tutte ciarle: ecco il fatto. Il governatore di Milano e capitano generale in Italia, don Gonzalo Fernandez di Cordova, aveva fatto un gran fracasso col signor residente di Venezia in Milano, perche un malandrino, un ladrone pubblico, un promotore di saccheggio e domicidio, il famoso Lorenzo Tramaglino, che, nelle mani stesse della giustizia, aveva eccitato sommossa per farsi liberare, fosse accolto e ricettato nel territorio bergamasco. Il residente avea risposto che la cosa gli riusciva nuova, e che scriverebbe a Venezia, per poter dare a sua eccellenza quella spiegazione che il caso avesse portato. A Venezia avevan per massima di secondare e di coltivare linclinazione degli operai di seta milanesi a trasportarsi nel territorio bergamasco, e quindi di far che ci trovassero molti vantaggi e, soprattutto quello senza di cui ogni altro e nulla, la sicurezza. Siccome pero, tra due grossi litiganti, qualche cosa, per poco che sia, bisogna sempre che il terzo goda; cosi Bortolo fu avvisato in confidenza, non si sa da chi, che Renzo non istava bene in quel paese, e che farebbe meglio a entrare in qualche altra fabbrica, cambiando anche nome per qualche tempo. Bortolo intese per aria, non domando altro, corse a dir la cosa al cugino, lo prese con se in un calessino, lo condusse a un altro filatoio, discosto da quello forse quindici miglia, e lo presento, sotto il nome dAntonio Rivolta, al padrone, chera nativo anche lui dello stato di Milano, e suo antico conoscente. Questo, quantunque lannata fosse scarsa, non si fece pregare a ricevere un operaio che gli era raccomandato come onesto e abile, da un galantuomo che se nintendeva. Alla prova poi, non ebbe che a lodarsi dellacquisto; meno che, sul principio, gli era parso che il giovine dovesse essere un po stordito, perche, quando si chiamava: Antonio le piu volte non rispondeva. Poco dopo, venne un ordine da Venezia, in istile pacato, al capitano di Bergamo, che prendesse e desse informazione, se nella sua giurisdizione, e segnatamente nel tal paese, si trovasse il tal soggetto. Il capitano, fatte le sue diligenze, come aveva capito che si volevano, trasmise la risposta negativa, la quale fu trasmessa al residente in Milano, che la trasmettesse al gran cancelliere che potrebbe trasmetterla a don Gonzalo Fernandez di Cordova. Non mancavan poi curiosi, che volessero saper da Bortolo il perche quel giovine non cera piu, e dove fosse andato. Alla prima domanda Bortolo rispondeva: ma e scomparso . Per mandar poi in pace i piu insistenti, senza dar loro sospetto di quel che nera davvero, aveva creduto bene di regalar loro, a chi luna, a chi laltra delle notizie da noi riferite di sopra: pero, come cose incerte, che aveva sentite dire anche lui, senza averne un riscontro positivo. Ma quando la domanda gli venne fatta per commission del cardinale, senza nominarlo, e con un certo apparato dimportanza e di mistero, lasciando capire chera in nome dun gran personaggio, tanto piu Bortolo sinsospetti, e crede necessario di risponder secondo il solito; anzi, trattandosi dun gran personaggio, diede in una volta tutte le notizie che aveva stampate a una a una, in quelle diverse occorrenze. Non si creda pero che don Gonzalo, un signore di quella sorte, lavesse proprio davvero col povero filatore di montagna; che informato forse del poco rispetto usato, e delle cattive parole dette da colui al suo re moro incatenato per la gola, volesse fargliela pagare; o che lo credesse un soggetto tanto pericoloso, da perseguitarlo anche fuggitivo, da non lasciarlo vivere anche lontano, come il senato romano con Annibale. Don Gonzalo aveva troppe e troppo gran cose in testa, per darsi tanto pensiero de fatti di Renzo; e se parve che se ne desse, nacque da un concorso singolare di circostanze, per cui il poveraccio, senza volerlo, e senza saperlo ne allora ne mai, si trovo, con un sottilissimo e invisibile filo, attaccato a quelle troppe e troppo gran cose. CAPITOLO XXVII Gia piu duna volta ce occorso di far menzione della guerra che allora bolliva, per la successione agli stati del duca Vincenzo Gonzaga, secondo di quel nome; ma ce occorso sempre in momenti di gran fretta: sicche non abbiam mai potuto darne piu che un cenno alla sfuggita. Ora pero, allintelligenza del nostro racconto si richiede proprio daverne qualche notizia piu particolare. Son cose che chi conosce la storia le deve sapere; ma siccome, per un giusto sentimento di noi medesimi, dobbiam supporre che questopera non possa esser letta se non da ignoranti, cosi non sara male che ne diciamo qui quanto basti per infarinarne chi navesse bisogno. Abbiam detto che, alla morte di quel duca, il primo chiamato in linea di successione, Carlo Gonzaga, capo dun ramo cadetto trapiantato in Francia, dove possedeva i ducati di Nevers e di Rhetel, era entrato al possesso di Mantova; e ora aggiungiamo, del Monferrato: che la fretta appunto ce laveva fatto lasciar nella penna. La corte di Madrid, che voleva a ogni patto abbiam detto anche questo escludere da que due feudi il nuovo principe, e per escluderlo aveva bisogno duna ragione perche le guerre fatte senza una ragione sarebbero ingiuste, sera dichiarata sostenitrice di quella che pretendevano avere, su Mantova un altro Gonzaga, Ferrante, principe di Guastalla; sul Monferrato Carlo Emanuele I, duca di Savoia, e Margherita Gonzaga, duchessa vedova di Lorena. Don Gonzalo, chera della casa del gran capitano, e ne portava il nome, e che aveva gia fatto la guerra in Fiandra, voglioso oltremodo di condurne una in Italia, era forse quello che faceva piu fuoco, perche questa si dichiarasse; e intanto, interpretando lintenzioni e precorrendo gli ordini della corte suddetta, aveva concluso col duca di Savoia un trattato dinvasione e di divisione del Monferrato; e naveva poi ottenuta facilmente la ratificazione dal conte duca, facendogli creder molto agevole lacquisto di Casale, chera il punto piu difeso della parte pattuita al re di Spagna. Protestava pero, in nome di questo, di non volere occupar paese, se non a titolo di deposito, fino alla sentenza dellimperatore; il quale, in parte per gli ufizi altrui, in parte per suoi propri motivi, aveva intanto negata linvestitura al nuovo duca, e intimatogli che rilasciasse a lui in sequestro gli stati controversi: lui poi, sentite le parti, li rimetterebbe a chi fosse di dovere. Cosa alla quale il Nevers non sera voluto piegare. Aveva anche lui amici dimportanza: il cardinale di Richelieu, i signori veneziani, e il papa, chera, come abbiam detto, Urbano VIII. Ma il primo, impegnato allora nellassedio della Roccella e in una guerra con lInghilterra, attraversato dal partito della regina madre, Maria de Medici, contraria, per certi suoi motivi, alla casa di Nevers, non poteva dare che delle speranze. I veneziani non volevan moversi, e nemmeno dichiararsi, se prima un esercito francese non fosse calato in Italia; e, aiutando il duca sotto mano, come potevano, con la corte di Madrid e col governatore di Milano stavano sulle proteste, sulle proposte, sullesortazioni, placide o minacciose, secondo i momenti. Il papa raccomandava il Nevers agli amici, intercedeva in suo favore presso gli avversari, faceva progetti daccomodamento; di metter gente in campo non ne voleva saper nulla. Cosi i due alleati alle offese poterono, tanto piu sicuramente, cominciar limpresa concertata. Il duca di Savoia era entrato, dalla sua parte, nel Monferrato; don Gonzalo aveva messo, con gran voglia, lassedio a Casale; ma non ci trovava tutta quella soddisfazione che sera immaginato: che non credeste che nella guerra sia tutto rose. La corte non laiutava a seconda de suoi desideri, anzi gli lasciava mancare i mezzi piu necessari; lalleato laiutava troppo: voglio dire che, dopo aver presa la sua porzione, andava spilluzzicando quella assegnata al re di Spagna. Don Gonzalo se ne rodeva quanto mai si possa dire; ma temendo, se faceva appena un po di rumore, che quel Carlo Emanuele, cosi attivo ne maneggi e mobile ne trattati, come prode nellarmi, si voltasse alla Francia, doveva chiudere un occhio, mandarla giu, e stare zitto. Lassedio poi andava male, in lungo, ogni tanto allindietro, e per il contegno saldo, vigilante, risoluto degli assediati, e per aver lui poca gente, e, al dire di qualche storico, per i molti spropositi che faceva. Su questo noi lasciamo la verita a suo luogo, disposti anche, quando la cosa fosse realmente cosi, a trovarla bellissima, se fu cagione che in quellimpresa sia restato morto, smozzicato, storpiato qualche uomo di meno, e, ceteris paribus, anche soltanto un po meno danneggiati i tegoli di Casale. In questi frangenti ricevette la nuova della sedizione di Milano, e ci accorse in persona. Qui, nel ragguaglio che gli si diede, fu fatta anche menzione della fuga ribelle e clamorosa di Renzo, de fatti veri e supposti cherano stati cagione del suo arresto; e gli si seppe anche dire che questo tale sera rifugiato sul territorio di Bergamo. Questa circostanza fermo lattenzione di don Gonzalo. Era informato da tuttaltra parte, che a Venezia avevano alzata la cresta, per la sommossa di Milano; che da principio avevan creduto che sarebbe costretto a levar lassedio da Casale, e pensavan tuttavia che ne fosse ancora sbalordito, e in gran pensiero: tanto piu che, subito dopo quellavvenimento, era arrivata la notizia, sospirata da que signori e temuta da lui, della resa della Roccella. E scottandogli molto, e come uomo e come politico, che que signori avessero un tal concetto de fatti suoi, spiava ogni occasione di persuaderli, per via dinduzione, che non aveva perso nulla dellantica sicurezza; giacche il dire espressamente: non ho paura, e come non dir nulla. Un buon mezzo e di fare il disgustato, di querelarsi, di reclamare: e percio, essendo venuto il residente di Venezia a fargli un complimento, e ad esplorare insieme, nella sua faccia e nel suo contegno, come stesse dentro di se notate tutto; che questa e politica di quella vecchia fine, don Gonzalo, dopo aver parlato del tumulto, leggermente e da uomo che ha gia messo riparo a tutto; fece quel fracasso che sapete a proposito di Renzo; come sapete anche quel che ne venne in conseguenza. Dopo, non soccupo piu dun affare cosi minuto e, in quanto a lui, terminato; e quando poi, che fu un pezzo dopo, gli arrivo la risposta, al campo sopra Casale, dovera tornato, e dove aveva tuttaltri pensieri, alzo e dimeno la testa, come un baco da seta che cerchi la foglia; stette li un momento, per farsi tornar vivo nella memoria quel fatto, di cui non ci rimaneva piu che unombra; si rammento della cosa, ebbe unidea fugace e confusa del personaggio; passo ad altro, e non ci penso piu. Ma Renzo, il quale, da quel poco che gli sera fatto veder per aria, doveva supporre tuttaltro che una cosi benigna noncuranza, stette un pezzo senzaltro pensiero o, per dir meglio, senzaltro studio, che di viver nascosto. Pensate se si struggeva di mandar le sue nuove alle donne, e daver le loro; ma ceran due gran difficolta. Una, che avrebbe dovuto anche lui confidarsi a un segretario, perche il poverino non sapeva scrivere, e neppur leggere, nel senso esteso della parola; e se, interrogato di cio, come forse vi ricorderete, dal dottor Azzeccagarbugli, aveva risposto di si, non fu un vanto, una sparata, come si dice; ma era la verita che lo stampato lo sapeva leggere, mettendoci il suo tempo: lo scritto e un altro par di maniche. Era dunque costretto a mettere un terzo a parte de suoi interessi, dun segreto cosi geloso: e un uomo che sapesse tener la penna in mano, e di cui uno si potesse fidare, a que tempi non si trovava cosi facilmente; tanto piu in un paese dove non savesse nessuna antica conoscenza. Laltra difficolta era davere anche un corriere; un uomo che andasse appunto da quelle parti, che volesse incaricarsi della lettera, e darsi davvero il pensiero di recapitarla; tutte cose, anche queste, difficili a trovarsi in un uomo solo. Finalmente, cerca e ricerca, trovo chi scrivesse per lui. Ma, non sapendo se le donne fossero ancora a Monza, o dove, crede bene di fare accluder la lettera per Agnese in unaltra diretta al padre Cristoforo. Lo scrivano prese anche lincarico di far recapitare il plico; lo consegno a uno che doveva passare non lontano da Pescarenico; costui lo lascio, con molte raccomandazioni, in unosteria sulla strada, al punto piu vicino; trattandosi che il plico era indirizzato a un convento, ci arrivo; ma cosa navvenisse dopo, non se mai saputo. Renzo, non vedendo comparir risposta, fece stendere unaltra lettera, a un di presso come la prima, e accluderla in unaltra a un suo amico di Lecco, o parente che fosse. Si cerco un altro latore, si trovo; questa volta la lettera arrivo a chi era diretta. Agnese trotto a Maggianico, se la fece leggere e spiegare da quellAlessio suo cugino: concerto con lui una risposta, che questo mise in carta; si trovo il mezzo di mandarla ad Antonio Rivolta nel luogo del suo domicilio: tutto questo pero non cosi presto come noi lo raccontiamo. Renzo ebbe la risposta, e fece riscrivere. In somma, savvio tra le due parti un carteggio, ne rapido ne regolare, ma pure, a balzi e ad intervalli, continuato. Ma per avere unidea di quel carteggio, bisogna sapere un poco come andassero allora tali cose, anzi come vadano; perche, in questo particolare, credo che ci sia poco o nulla di cambiato. Il contadino che non sa scrivere, e che avrebbe bisogno di scrivere, si rivolge a uno che conosca quellarte, scegliendolo, per quanto puo, tra quelli della sua condizione, perche degli altri si perita, o si fida poco; linforma, con piu o meno ordine e chiarezza, degli antecedenti: e gli espone, nella stessa maniera, la cosa da mettere in carta. Il letterato, parte intende, parte frantende, da qualche consiglio, propone qualche cambiamento, dice: lasciate fare a me; piglia la penna, mette come puo in forma letteraria i pensieri dellaltro, li corregge, li migliora, carica la mano, oppure smorza, lascia anche fuori, secondo gli pare che torni meglio alla cosa: perche, non ce rimedio, chi ne sa piu degli altri non vuol essere strumento materiale nelle loro mani; e quando entra negli affari altrui, vuol anche fargli andare un po a modo suo. Con tutto cio, al letterato suddetto non gli riesce sempre di dire tutto quel che vorrebbe; qualche volta gli accade di dire tuttaltro: accade anche a noi altri, che scriviamo per la stampa. Quando la lettera cosi composta arriva alle mani del corrispondente, che anche lui non abbia pratica dellabbicci, la porta a un altro dotto di quel calibro, il quale gliela legge e gliela spiega. Nascono delle questioni sul modo dintendere; perche linteressato, fondandosi sulla cognizione de fatti antecedenti, pretende che certe parole voglian dire una cosa; il lettore, stando alla pratica che ha della composizione, pretende che ne vogliano dire unaltra. Finalmente bisogna che chi non sa si metta nelle mani di chi sa, e dia a lui lincarico della risposta: la quale, fatta sul gusto della proposta, va poi soggetta a uninterpretazione simile. Che se, per di piu, il soggetto della corrispondenza e un po geloso; se centrano affari segreti, che non si vorrebbero lasciar capire a un terzo, caso mai che la lettera andasse persa; se, per questo riguardo, ce stata anche lintenzione positiva di non dir le cose affatto chiare; allora, per poco che la corrispondenza duri, le parti finiscono a intendersi tra di loro come altre volte due scolastici che da quattrore disputassero sullentelechia: per non prendere una similitudine da cose vive; che ci avesse poi a toccare qualche scappellotto. Ora, il caso de nostri due corrispondenti era appunto quello che abbiam detto. La prima lettera scritta in nome di Renzo conteneva molte materie. Da principio, oltre un racconto della fuga, molto piu conciso, ma anche piu arruffato di quello che avete letto, un ragguaglio delle sue circostanze attuali; dal quale, tanto Agnese quanto il suo turcimanno furono ben lontani di ricavare un costrutto chiaro e intero: avviso segreto, cambiamento di nome, esser sicuro, ma dovere star nascosto; cose per se non troppo famigliari a loro intelletti, e nella lettera dette anche un po in cifra. Cera poi delle domande affannose, appassionate, su casi di Lucia, con de cenni oscuri e dolenti, intorno alle voci che nerano arrivate fino a Renzo. Cerano finalmente speranze incerte, e lontane, disegni lanciati nellavvenire, e intanto promesse e preghiere di mantener la fede data, di non perder la pazienza ne il coraggio, daspettar migliori circostanze. Dopo un po di tempo, Agnese trovo un mezzo fidato di far pervenire nelle mani di Renzo una risposta, co cinquanta scudi assegnatigli da Lucia. Al veder tantoro, Renzo non sapeva cosa si pensare; e con lanimo agitato da una maraviglia e da una sospensione che non davan luogo a contentezza, corse in cerca del segretario, per farsi interpretar la lettera, e aver la chiave dun cosi strano mistero. Nella lettera, il segretario dAgnese, dopo qualche lamento sulla poca chiarezza della proposta, passava a descrivere, con chiarezza a un di presso uguale, la tremenda storia di quella persona cosi diceva; e qui rendeva ragione de cinquanta scudi; poi veniva a parlar del voto, ma per via di perifrasi, aggiungendo, con parole piu dirette e aperte, il consiglio di mettere il cuore in pace, e di non pensarci piu. Renzo, poco manco che non se la prendesse col lettore interprete: tremava, inorridiva, sinfuriava, di quel che aveva capito, e di quel che non aveva potuto capire. Tre o quattro volte si fece rileggere il terribile scritto, ora parendogli dintender meglio, ora divenendogli buio cio che prima gli era parso chiaro. E in quella febbre di passioni, volle che il segretario mettesse subito mano alla penna, e rispondesse. Dopo lespressioni piu forti che si possano immaginare di pieta e di terrore per i casi di Lucia, scrivete, proseguiva dettando, che io il cuore in pace non lo voglio mettere, e non lo mettero mai; e che non son pareri da darsi a un figliuolo par mio; e che i danari non li tocchero; che li ripongo, e li tengo in deposito, per la dote della giovine; che gia la giovine devesser mia; che io non so di promessa; e che ho ben sempre sentito dire che la Madonna centra per aiutare i tribolati, e per ottener delle grazie, ma per far dispetto e per mancar di parola, non lho sentito mai; e che codesto non puo stare; e che, con questi danari, abbiamo a metter su casa qui; e che, se ora sono un po imbrogliato, le una burrasca che passera presto ; e cose simili. Agnese riceve poi quella lettera, e fece riscrivere; e il carteggio continuo, nella maniera che abbiam detto. Lucia, quando la madre ebbe potuto, non so per qual mezzo, farle sapere che quel tale era vivo e in salvo e avvertito, senti un gran sollievo, e non desiderava piu altro, se non che si dimenticasse di lei; o, per dir la cosa proprio a un puntino, che pensasse a dimenticarla. Dal canto suo, faceva cento volte al giorno una risoluzione simile riguardo a lui; e adoprava anche ogni mezzo, per mandarla ad effetto. Stava assidua al lavoro, cercava doccuparsi tutta in quello: quando limmagine di Renzo le si presentava, e lei a dire o a cantare orazioni a mente. Ma quellimmagine, proprio come se avesse avuto malizia, non veniva per lo piu, cosi alla scoperta; sintroduceva di soppiatto dietro allaltre, in modo che la mente non saccorgesse daverla ricevuta, se non dopo qualche tempo che la cera. Il pensiero di Lucia stava spesso con la madre: come non ci sarebbe stato e il Renzo ideale veniva pian piano a mettersi in terzo, come il reale aveva fatto tante volte. Cosi con tutte le persone, in tutti i luoghi, in tutte le memorie del passato, colui si veniva a ficcare. E se la poverina si lasciava andar qualche volta a fantasticar sul suo avvenire, anche li compariva colui, per dire, se non altro: io a buon conto non ci saro. Pero, se il non pensare a lui era impresa disperata, a pensarci meno, e meno intensamente che il cuore avrebbe voluto, Lucia ci riusciva fino a un certo segno: ci sarebbe anche riuscita meglio, se fosse stata sola a volerlo. Ma cera donna Prassede, la quale, tutta impegnata dal canto suo a levarle dallanimo colui, non aveva trovato miglior espediente che di parlargliene spesso. Ebbene le diceva: non ci pensiam piu a colui Io non penso a nessuno, rispondeva Lucia. Donna Prassede non sappagava duna risposta simile; replicava che ci volevan fatti e non parole; si diffondeva a parlare sul costume delle giovani, le quali, diceva, quando hanno nel cuore uno scapestrato ed e li che inclinano sempre, non se lo staccan piu. Un partito onesto, ragionevole, dun galantuomo, dun uomo assestato, che, per qualche accidente, vada a monte, son subito rassegnate; ma un rompicollo, e piaga incurabile . E allora principiava il panegirico del povero assente, del birbante venuto a Milano, per rubare e scannare; e voleva far confessare a Lucia le bricconate che colui doveva aver fatte, sicuramente anche al suo paese. Lucia, con la voce tremante di vergogna, di dolore, e di quello sdegno che poteva aver luogo nel suo animo dolce e nella sua umile fortuna, assicurava e attestava, che, al suo paese, quel poveretto non aveva mai fatto parlar di se, altro che in bene; avrebbe voluto, diceva, che fosse presente qualcheduno di la, per fargli far testimonianza. Anche sullavventure di Milano, delle quali non era ben informata, lo difendeva, appunto con la cognizione che aveva di lui e de suoi portamenti fino dalla fanciullezza. Lo difendeva o si proponeva di difenderlo, per puro dovere di carita, per amore del vero, e, a dir proprio la parola con la quale spiegava a se stessa il suo sentimento, come prossimo. Ma da queste apologie donna Prassede ricavava nuovi argomenti per convincer Lucia, che il suo cuore era ancora perso dietro a colui. E per verita, in que momenti, non saprei ben dire come la cosa stesse. Lindegno ritratto che la vecchia faceva del poverino, risvegliava, per opposizione, piu viva e piu distinta che mai, nella mente della giovine lidea che vi sera formata in una cosi lunga consuetudine; le rimembranze compresse a forza, si svolgevano in folla; lavversione e il disprezzo richiamavano tanti antichi motivi di stima; lodio cieco e violento faceva sorger piu forte la pieta: e con questi affetti, chi sa quanto ci potesse essere o non essere di quellaltro che dietro ad essi sintroduce cosi facilmente negli animi; figuriamoci cosa fara in quelli, donde si tratti di scacciarlo per forza. Sia come si sia, il discorso, per la parte di Lucia, non sarebbe mai andato molto in lungo; che le parole finivan presto in pianto. Se donna Prassede fosse stata spinta a trattarla in quella maniera da qualche odio inveterato contro di lei, forse quelle lacrime lavrebbero, tocca e fatta smettere; ma parlando a fin di bene, tirava avanti, senza lasciarsi smovere: come i gemiti, i gridi supplichevoli, potranno ben trattenere larme dun nemico, ma non il ferro dun chirurgo. Fatto pero bene il suo dovere per quella volta, dalle stoccate e da rabbuffi veniva allesortazioni, ai consigli, conditi anche di qualche lode, per temperar cosi lagro col dolce, e ottener meglio leffetto, operando sullanimo in tutti i versi. Certo, di quelle baruffe che avevan sempre a un di presso lo stesso principio, mezzo e fine, non rimaneva alla buona Lucia propriamente astio contro lacerba predicatrice, la quale poi nel resto la trattava con gran dolcezza; e anche in questo, si vedeva una buona intenzione. Le rimaneva bensi un ribollimento, una sollevazione di pensieri e daffetti tale, che ci voleva molto tempo e molta fatica per tornare a quella qualunque calma di prima. Buon per lei, che non era la sola a cui donna Prassede avesse a far del bene; sicche le baruffe non potevano esser cosi frequenti. Oltre il resto della servitu, tutti cervelli che avevan bisogno, piu o meno, desser raddirizzati e guidati; oltre tutte laltre occasioni di prestar lo stesso ufizio, per buon cuore, a molti con cui non era obbligata a niente: occasioni che cercava, se non soffrivan da se; aveva anche cinque figlie; nessuna in casa, ma che le davan piu da pensare, che se ci fossero state. Tre eran monache, due maritate; e donna Prassede si trovava naturalmente aver tre monasteri e due case a cui soprintendere: impresa vasta e complicata, e tanto piu faticosa, che due mariti, spalleggiati da padri, da madri, da fratelli, e tre badesse, fiancheggiate da altre dignita e da molte monache, non volevano accettare la sua soprintendenza. Era una guerra, anzi cinque guerre, coperte, gentili, fino a un certo segno, ma vive e senza tregua: era in tutti que luoghi unattenzione continua a scansare la sua premura, a chiuder ladito a suoi pareri, a eludere le sue richieste, a far che fosse al buio, piu che si poteva, dogni affare. Non parlo de contrasti, delle difficolta che incontrava nel maneggio daltri affari anche piu estranei: si sa che agli uomini il bene bisogna, le piu volte, farlo per forza. Dove il suo zelo poteva esercitarsi liberamente, era in casa: li ogni persona era soggetta, in tutto e per tutto, alla sua autorita, fuorche don Ferrante, col quale le cose andavano in un modo affatto particolare. Uomo di studio, non gli piaceva ne di comandare ne dubbidire. Che, in tutte le cose di casa, la signora moglie fosse la padrona, alla buonora; ma lui servo, no. E se, pregato, le prestava a unoccorrenza lufizio della penna, era perche ci aveva il suo genio; del rimanente, anche in questo sapeva dir di no, quando non fosse persuaso di cio che lei voleva fargli scrivere. La singegni, diceva in que casi; faccia da se, giacche la cosa le par tanto chiara . Donna Prassede, dopo aver tentato per qualche tempo, e inutilmente, di tirarlo dal lasciar fare al fare, sera ristretta a brontolare spesso contro di lui, a nominarlo uno schivafatiche, un uomo fisso nelle sue idee, un letterato; titolo nel quale, insieme con la stizza, centrava anche un po di compiacenza. Don Ferrante passava di grandore nel suo studio, dove aveva una raccolta di libri considerabile, poco meno di trecento volumi: tutta roba scelta, tutte opere delle piu riputate, in varie materie; in ognuna delle quali era piu o meno versato. Nellastrologia, era tenuto, e con ragione, per piu che un dilettante; perche non ne possedeva soltanto quelle nozioni generiche, e quel vocabolario comune, dinflussi, daspetti, di congiunzioni; ma sapeva parlare a proposito, e come dalla cattedra, delle dodici case del cielo, de circoli massimi, de gradi lucidi e tenebrosi, desaltazione e di deiezione, di transiti e di rivoluzioni, de principi in somma piu certi e piu reconditi della scienza. Ed eran forse ventanni che, in dispute frequenti e lunghe, sosteneva la domificazione del Cardano contro un altro dotto attaccato ferocemente a quella dellAlcabizio, per mera ostinazione, diceva don Ferrante; il quale, riconoscendo volentieri la superiorita degli antichi, non poteva pero soffrire quel non voler dar ragione a moderni, anche dove lhanno chiara che la vedrebbe ognuno. Conosceva anche, piu che mediocremente, la storia della scienza; sapeva a un bisogno citare le piu celebri predizioni avverate, e ragionar sottilmente ed eruditamente sopra altre celebri predizioni andate a voto, per dimostrar che la colpa non era della scienza, ma di chi non laveva saputa adoprar bene. Della filosofia antica aveva imparato quanto poteva bastare, e nandava di continuo imparando di piu, dalla lettura di Diogene Laerzio. Siccome pero que sistemi, per quanto sian belli, non si puo adottarli tutti; e, a voler esser filosofo, bisogna scegliere un autore, cosi don Ferrante aveva scelto Aristotile, il quale, come diceva lui, non e ne antico ne moderno; e il filosofo. Aveva anche varie opere de piu savi e sottili seguaci di lui, tra i moderni: quelle de suoi impugnatori non aveva mai voluto leggerle, per non buttar via il tempo, diceva; ne comprarle, per non buttar via i danari. Per eccezione pero, dava luogo nella sua libreria a que celebri ventidue libri De subtilitate, e a qualche altropera antiperipatetica del Cardano, in grazia del suo valore in astrologia; dicendo che chi aveva potuto scrivere il trattato De restitutione temporum et motuum coelestium, e il libro Duodecim geniturarum, meritava dessere ascoltato, anche quando spropositava; e che il gran difetto di quelluomo era stato daver troppo ingegno; e che nessuno si puo immaginare dove sarebbe arrivato, anche in filosofia, se fosse stato sempre nella strada retta. Del rimanente, quantunque, nel giudizio de dotti, don Ferrante passasse per un peripatetico consumato, non ostante a lui non pareva di saperne abbastanza; e piu duna volta disse, con gran modestia, che lessenza, gli universali, lanima del mondo, e la natura delle cose non eran cose tanto chiare, quanto si potrebbe credere. Della filosofia naturale sera fatto piu un passatempo che uno studio; lopere stesse dAristotile su questa materia, e quelle di Plinio le aveva piuttosto lette che studiate: non di meno, con questa lettura, con le notizie raccolte incidentemente da trattati di filosofia generale, con qualche scorsa data alla Magia naturale del Porta, alle tre storie lapidum, animalium, plantarum, del Cardano, al Trattato dellerbe, delle piante, degli animali, dAlberto Magno, a qualche altropera di minor conto, sapeva a tempo trattenere una conversazione ragionando delle virtu piu mirabili e delle curiosita piu singolari di molti semplici; descrivendo esattamente le forme e labitudini delle sirene e dellunica fenice; spiegando come la salamandra stia nel fuoco senza bruciare: come la remora, quel pesciolino, abbia la forza e labilita di fermare di punto in bianco, in alto mare, qualunque gran nave; come le gocciole della rugiada diventin perle in seno delle conchiglie; come il cameleonte si cibi daria; come dal ghiaccio lentamente indurato, con landar de secoli, si formi il cristallo; e altri de piu maravigliosi segreti della natura. In quelli della magia e della stregoneria sera internato di piu, trattandosi, dice il nostro anonimo, di scienza molto piu in voga e piu necessaria, e nella quale i fatti sono di molto maggiore importanza, e piu a mano, da poterli verificare. Non ce bisogno di dire che, in un tale studio, non aveva mai avuta altra mira che distruirsi e di conoscere a fondo le pessime arti de maliardi, per potersene guardare, e difendere. E, con la scorta principalmente del gran Martino Delrio luomo della scienza, era in grado di discorrere ex professo del maleficio amatorio, del maleficio sonnifero, del maleficio ostile, e dellinfinite specie che, pur troppo, dice ancora lanonimo, si vedono in pratica alla giornata, di questi tre generi capitali di malie, con effetti cosi dolorosi. Ugualmente vaste e fondate eran le cognizioni di don Ferrante in fatto di storia, specialmente universale: nella quale i suoi autori erano il Tarcagnota, il Dolce, il Bugatti, il Campana, il Guazzo, i piu riputati in somma. Ma cose mai la storia, diceva spesso don Ferrante, senza la politica Una guida che cammina, cammina, con nessuno dietro che impari la strada, e per conseguenza butta via i suoi passi; come la politica senza la storia e uno che cammina senza guida. Cera dunque ne suoi scaffali un palchetto assegnato agli statisti; dove, tra molti di piccola mole, e di fama secondaria, spiccavano il Bodino, il Cavalcanti, il Sansovino, il Paruta, il Boccalini. Due pero erano i libri che don Ferrante anteponeva a tutti, e di gran lunga, in questa materia; due che, fino a un certo tempo, fu solito di chiamare i primi, senza mai potersi risolvere a qual de due convenisse unicamente quel grado: luno, il Principe e i Discorsi del celebre segretario fiorentino; mariolo si, diceva don Ferrante, ma profondo: laltro, la Ragion di Stato del non men celebre Giovanni Botero; galantuomo si, diceva pure, ma acuto. Ma, poco prima del tempo nel quale e circoscritta la nostra storia, era venuto fuori il libro che termino la questione del primato, passando avanti anche allopere di que due matadori, diceva don Ferrante; il libro in cui si trovan racchiuse e come stillate tutte le malizie, per poterle conoscere, e tutte le virtu, per poterle praticare; quel libro piccino, ma tutto doro; in una parola, lo Statista Regnante di don Valeriano Castiglione, di quelluomo celeberrimo, di cui si puo dire, che i piu gran letterati lo esaltavano a gara, e i piu gran personaggi facevano a rubarselo; di quelluomo, che il papa Urbano VIII onoro, come e noto, di magnifiche lodi; che il cardinal Borghese e il vicere di Napoli, don Pietro di Toledo, sollecitarono a descrivere, il primo i fatti di papa Paolo V, laltro le guerre del re cattolico in Italia, luno e laltro invano; di quelluomo, che Luigi XIII, re di Francia, per suggerimento del cardinal di Richelieu, nomino suo istoriografo; a cui il duca Carlo Emanuele di Savoia conferi la stessa carica; in lode di cui, per tralasciare altre gloriose testimonianze, la duchessa Cristina, figlia del cristianissimo re Enrico IV, pote in un diploma, con molti altri titoli, annoverare la certezza della fama chegli ottiene in Italia, di primo scrittore de nostri tempi . Ma se, in tutte le scienze suddette, don Ferrante poteva dirsi addottrinato, una ce nera in cui meritava e godeva il titolo di professore: la scienza cavalleresca. Non solo ne ragionava con vero possesso, ma pregato frequentemente dintervenire in affari donore, dava sempre qualche decisione. Aveva nella sua libreria, e si puo dire in testa, le opere degli scrittori piu riputati in tal materia: Paride dal Pozzo, Fausto da Longiano, lUrrea, il Muzio, il Romei, lAlbergato, il Forno primo e il Forno secondo di Torquato Tasso, di cui aveva anche in pronto, e a un bisogno sapeva citare a memoria tutti i passi cosi della Gerusalemme Liberata, come della Conquistata, che possono far testo in materia di cavalleria. Lautore pero degli autori, nel suo concetto, era il nostro celebre Francesco Birago, con cui si trovo anche, piu duna volta, a dar giudizio sopra casi donore; e il quale, dal canto suo, parlava di don Ferrante in termini di stima particolare. E fin da quando venner fuori i Discorsi Cavallereschi di quellinsigne scrittore, don Ferrante pronostico, senza esitazione, che questopera avrebbe rovinata lautorita dellOlevano, e sarebbe rimasta, insieme con laltre sue nobili sorelle, come codice di primaria autorita presso ai posteri: profezia, dice lanonimo, che ognun puo vedere come si sia avverata. Da questo passa poi alle lettere amene; ma noi cominciamo a dubitare se veramente il lettore abbia una gran voglia dandar avanti con lui in questa rassegna, anzi a temere di non aver gia buscato il titolo di copiator servile per noi, e quello di seccatore da dividersi con lanonimo sullodato, per averlo bonariamente seguito fin qui, in cosa estranea al racconto principale, e nella quale probabilmente non se tanto disteso, che per isfoggiar dottrina, e far vedere che non era indietro del suo secolo. Pero, lasciando scritto quel che e scritto, per non perder la nostra fatica, ometteremo il rimanente, per rimetterci in istrada: tanto piu che ne abbiamo un bel pezzo da percorrere, senza incontrare alcun de nostri personaggi, e uno piu lungo ancora, prima di trovar quelli ai fatti de quali certamente il lettore sinteressa di piu, se a qualche cosa sinteressa in tutto questo. Fino allautunno del seguente anno , rimasero tutti, chi per volonta, chi per forza, nello stato a un di presso in cui gli abbiam lasciati, senza che ad alcuno accadesse, ne che alcun altro potesse far cosa degna desser riferita. Venne lautunno, in cui Agnese e Lucia avevan fatto conto di ritrovarsi insieme: ma un grande avvenimento pubblico mando quel conto allaria: e fu questo certamente uno de suoi piu piccoli effetti. Seguiron poi altri grandi avvenimenti, che pero non portarono nessun cambiamento notabile nella sorte de nostri personaggi. Finalmente nuovi casi, piu generali, piu forti, piu estremi, arrivarono anche fino a loro, fino agli infimi di loro, secondo la scala del mondo: come un turbine vasto, incalzante, vagabondo, scoscendendo e sbarbando alberi, arruffando tetti, scoprendo campanili, abbattendo muraglie, e sbattendone qua e la i rottami, solleva anche i fuscelli nascosti tra lerba, va a cercare negli angoli le foglie passe e leggieri, che un minor vento vi aveva confinate, e le porta in giro involte nella sua rapina. Ora, perche i fatti privati che ci rimangon da raccontare, riescan chiari, dobbiamo assolutamente premettere un racconto alla meglio di quei pubblici, prendendola anche un po da lontano. CAPITOLO XXVIII Dopo quella sedizione del giorno di san Martino e del seguente, parve che labbondanza fosse tornata in Milano, come per miracolo. Pane in quantita da tutti i fornai; il prezzo, come nellannate migliori; le farine a proporzione. Coloro che, in que due giorni, serano addati a urlare o a far anche qualcosa di piu, avevano ora meno alcuni pochi stati presi di che lodarsi: e non crediate che se ne stessero, appena cessato quel primo spavento delle catture. Sulle piazze, sulle cantonate, nelle bettole, era un tripudio palese, un congratularsi e un vantarsi tra denti daver trovata la maniera di far rinviliare il pane. In mezzo pero alla festa e alla baldanza, cera e come non ci sarebbe stata uninquietudine, un presentimento che la cosa non avesse a durare. Assediavano i fornai e i farinaioli, come gia avevan fatto in quellaltra fattizia e passeggiera abbondanza prodotta dalla prima tariffa dAntonio Ferrer; tutti consumavano senza risparmio; chi aveva qualche quattrino da parte, linvestiva in pane e in farine; facevan magazzino delle casse, delle botticine, delle caldaie. Cosi, facendo a gara a goder del buon mercato presente, ne rendevano, non dico impossibile la lunga durata, che gia lo era per se, ma sempre piu difficile anche la continuazione momentanea. Ed ecco che, il di novembre, Antonio Ferrer, De orden de Su Excelencia, pubblico una grida, con la quale, a chiunque avesse granaglie o farine in casa, veniva proibito di comprarne ne punto ne poco, e ad ognuno di comprar pane, per piu che il bisogno di due giorni, sotto pene pecuniarie e corporali, allarbitrio di Sua Eccellenza; intimazione a chi toccava per ufizio, e a ogni persona, di denunziare i trasgressori; ordine a giudici, di far ricerche nelle case che potessero venir loro indicate; insieme pero, nuovo comando a fornai di tener le botteghe ben fornite di pane, sotto pena in caso di mancamento, di cinque anni di galera, et maggiore, allarbitrio di S. E. Chi sa immaginarsi una grida tale eseguita, deve avere una bella immaginazione; e certo, se tutte quelle che si pubblicavano in quel tempo erano eseguite, il ducato di Milano doveva avere almeno tanta gente in mare, quanta ne possa avere ora la gran Bretagna. Sia comesser si voglia, ordinando ai fornai di far tanto pane, bisognava anche fare in modo che la materia del pane non mancasse loro. Sera immaginato come sempre in tempo di carestia rinasce uno studio di ridurre in pane de prodotti che dordinario si consumano sottaltra forma, sera, dico, immaginato di far entrare il riso nel composto del pane detto di mistura. Il di novembre, grida che sequestra, agli ordini del vicario e de dodici di provvisione, la meta del riso vestito risone lo dicevano qui, e lo dicon tuttora che ognuno possegga; pena a chiunque ne disponga senza il permesso di que signori, la perdita della derrata, e una multa di tre scudi per moggio. E, come ognun vede, la piu onesta. Ma questo riso bisognava pagarlo, e un prezzo troppo sproporzionato da quello del pane. Il carico di supplire allenorme differenza era stato imposto alla citta; ma il Consiglio de decurioni, che laveva assunto per essa, delibero, lo stesso giorno di novembre, di rappresentare al governatore limpossibilita di sostenerlo piu a lungo. E il governatore, con grida del di dicembre, fisso il prezzo del riso suddetto a lire dodici il moggio: a chi ne chiedesse di piu, come a chi ricusasse di vendere, intimo la perdita della derrata e una multa altrettanto valore, et maggior pena pecuniaria et ancora corporale sino alla galera, allarbitrio di S. E., secondo la qualita de casi et delle persone. Al riso brillato era gia stato fissato il prezzo prima della sommossa; come probabilmente la tariffa o, per usare quella denominazione celeberrima negli annali moderni, il maximum del grano e dellaltre granaglie piu ordinarie sara stato fissato con altre gride, che non ce avvenuto di vedere. Mantenuto cosi il pane e la farina a buon mercato in Milano, ne veniva di conseguenza che dalla campagna accorresse gente a processione a comprarne. Don Gonzalo, per riparare a questo, come dice lui, inconveniente, proibi, con unaltra grida del di dicembre, di portar fuori della citta pane, per piu del valore di venti soldi; pena la perdita del pane medesimo, e venticinque scudi, et in caso di inhabilita di due tratti di corda in publico, et maggior pena ancora, secondo il solito, allarbitrio di S. E. Il dello stesso mese e non si vede perche cosi tardi, pubblico un ordine somigliante per le farine e per i grani. La moltitudine aveva voluto far nascere labbondanza col saccheggio e con lincendio; il governo voleva mantenerla con la galera e con la corda. I mezzi erano convenienti tra loro; ma cosa avessero a fare col fine, il lettore lo vede: come valessero in fatto ad ottenerlo, lo vedra a momenti. E poi facile anche vedere, e non inutile losservare come tra quegli strani provvedimenti ci sia pero una connessione necessaria: ognuno era una conseguenza inevitabile dellantecedente, e tutti del primo, che fissava al pane un prezzo cosi lontano dal prezzo reale, da quello cioe che sarebbe risultato naturalmente dalla proporzione tra il bisogno e la quantita. Alla moltitudine un tale espediente e sempre parso, e ha sempre dovuto parere, quanto conforme allequita, altrettanto semplice e agevole a mettersi in esecuzione: e quindi cosa naturale che, nellangustie e ne patimenti della carestia, essa lo desideri, limplori e, se puo, limponga. Di mano in mano poi che le conseguenze si fanno sentire, conviene che coloro a cui tocca, vadano al riparo di ciascheduna, con una legge la quale proibisca agli uomini di far quello a che eran portati dallantecedente. Ci si permetta dosservar qui di passaggio una combinazione singolare. In un paese e in unepoca vicina, nellepoca la piu clamorosa e la piu notabile della storia moderna, si ricorse, in circostanze simili, a simili espedienti i medesimi, si potrebbe quasi dire, nella sostanza, con la sola differenza di proporzione, e a un di presso nel medesimo ordine ad onta de tempi tanto cambiati, e delle cognizioni cresciute in Europa, e in quel paese forse piu che altrove; e cio principalmente perche la gran massa popolare, alla quale quelle cognizioni non erano arrivate, pote far prevalere a lungo il suo giudizio, e forzare, come cola si dice, la mano a quelli che facevan la legge. Cosi, tornando a noi, due erano stati, alla fin de conti, i frutti principali della sommossa; guasto e perdita effettiva di viveri, nella sommossa medesima; consumo, fin che duro la tariffa, largo, spensierato, senza misura, a spese di quel poco grano, che pur doveva bastare fino alla nuova raccolta. A questi effetti generali saggiunga quattro disgraziati, impiccati come capi del tumulto: due davanti al forno delle grucce, due in cima della strada dovera la casa del vicario di provvisione. Del resto, le relazioni storiche di que tempi son fatte cosi a caso, che non ci si trova neppur la notizia del come e del quando cessasse quella tariffa violenta. Se, in mancanza di notizie positive, e lecito propor congetture, noi incliniamo a credere che sia stata abolita poco prima o poco dopo il di dicembre, che fu il giorno di quellesecuzione. E in quanto alle gride, dopo lultima che abbiam citata del dello stesso mese, non ne troviamo altre in materia di grasce; sian esse perite, o siano sfuggite alle nostre ricerche, o sia finalmente che il governo, disanimato, se non ammaestrato dallinefficacia di que suoi rimedi, e sopraffatto dalle cose, le abbia abbandonate al loro corso. Troviamo bensi nelle relazioni di piu duno storico inclinati, comerano, piu a descriver grandavvenimenti, che a notarne le cagioni e il progresso il ritratto del paese, e della citta principalmente, nellinverno avanzato e nella primavera, quando la cagion del male, la sproporzione cioe tra i viveri e il bisogno, non distrutta, anzi accresciuta da rimedi che ne sospesero temporariamente gli effetti, e neppure da unintroduzione sufficiente di granaglie estere, alla quale ostavano linsufficienza de mezzi pubblici e privati, la penuria de paesi circonvicini, la scarsezza, la lentezza e i vincoli del commercio, e le leggi stesse tendenti a produrre e mantenere il prezzo basso, quando, dico, la cagion vera della carestia, o per dir meglio, la carestia stessa operava senza ritegno, e con tutta la sua forza. Ed ecco la copia di quel ritratto doloroso. A ogni passo, botteghe chiuse; le fabbriche in gran parte deserte; le strade, un indicibile spettacolo, un corso incessante di miserie, un soggiorno perpetuo di patimenti. Gli accattoni di mestiere, diventati ora il minor numero, confusi e perduti in una nuova moltitudine, ridotti a litigar lelemosina con quelli talvolta da cui in altri giorni lavevan ricevuta. Garzoni e giovani licenziati da padroni di bottega, che, scemato o mancato affatto il guadagno giornaliero, vivevano stentatamente degli avanzi e del capitale; de padroni stessi, per cui il cessar delle faccende era stato fallimento e rovina; operai, e anche maestri dogni manifattura e dognarte, delle piu comuni come delle piu raffinate, delle piu necessarie come di quelle di lusso, vaganti di porta in porta, di strada in istrada, appoggiati alle cantonate, accovacciati sulle lastre, lungo le case e le chiese, chiedendo pietosamente lelemosina, o esitanti tra il bisogno e una vergogna non ancor domata, smunti, spossati, rabbrividiti dal freddo e dalla fame ne panni logori e scarsi, ma che in molti serbavano ancora i segni dunantica agiatezza; come nellinerzia e nellavvilimento, compariva non so quale indizio dabitudini operose e franche. Mescolati tra la deplorabile turba, e non piccola parte di essa, servitori licenziati da padroni caduti allora dalla mediocrita nella strettezza, o che quantunque facoltosissimi si trovavano inabili, in una tale annata, a mantenere quella solita pompa di seguito. E a tutti questi diversi indigenti saggiunga un numero daltri, avvezzi in parte a vivere del guadagno di essi: bambini, donne, vecchi, aggruppati co loro antichi sostenitori, o dispersi in altre parti allaccatto. Ceran pure, e si distinguevano ai ciuffi arruffati, ai cenci sfarzosi, o anche a un certo non so che nel portamento e nel gesto, a quel marchio che le consuetudini stampano su visi, tanto piu rilevato e chiaro, quanto piu sono strane, molti di quella genia de bravi che, perduto, per la condizion comune, quel loro pane scellerato, ne andavan chiedendo per carita. Domati dalla fame, non gareggiando con gli altri che di preghiere, spauriti, incantati, si strascicavan per le strade che avevano per tanto tempo passeggiate a testa alta, con isguardo sospettoso e feroce, vestiti di livree ricche e bizzarre, con gran penne, guarniti di ricche armi, attillati, profumati; e paravano umilmente la mano, che tante volte avevano alzata insolente a minacciare, o traditrice a ferire. Ma forse il piu brutto e insieme il piu compassionevole spettacolo erano i contadini, scompagnati, a coppie, a famiglie intere; mariti, mogli, con bambini in collo, o attaccati dietro le spalle, con ragazzi per la mano, con vecchi dietro. Alcuni che, invase e spogliate le loro case dalla soldatesca, alloggiata li o di passaggio, neran fuggiti disperatamente; e tra questi ce nera di quelli che, per far piu compassione, e come per distinzione di miseria, facevan vedere i lividi e le margini de colpi ricevuti nel difendere quelle loro poche ultime provvisioni, o scappando da una sfrenatezza cieca e brutale. Altri, andati esenti da quel flagello particolare, ma spinti da que due da cui nessun angolo era stato immune, la sterilita e le gravezze, piu esorbitanti che mai per soddisfare a cio che si chiamava i bisogni della guerra, eran venuti, venivano alla citta, come a sede antica e ad ultimo asilo di ricchezza e di pia munificenza. Si potevan distinguere gli arrivati di fresco, piu ancora che allandare incerto e allaria nuova, a un fare maravigliato e indispettito di trovare una tal piena, una tale rivalita di miseria, al termine dove avevan creduto di comparire oggetti singolari di compassione, e dattirare a se gli sguardi e i soccorsi. Gli altri che da piu o men tempo giravano e abitavano le strade della citta, tenendosi ritti co sussidi ottenuti o toccati come in sorte, in una tanta sproporzione tra i mezzi e il bisogno, avevan dipinta ne volti e negli atti una piu cupa e stanca costernazione. Vestiti diversamente, quelli che ancora si potevano dir vestiti; e diversi anche nellaspetto: facce dilavate del basso paese, abbronzate del pian di mezzo e delle colline, sanguigne di montanari; ma tutte affilate e stravolte, tutte con occhi incavati, con isguardi fissi, tra il torvo e linsensato; arruffati i capelli, lunghe e irsute le barbe: corpi cresciuti e indurati alla fatica, esausti ora dal disagio; raggrinzata la pelle sulle braccia aduste e sugli stinchi e sui petti scarniti, che si vedevan di mezzo ai cenci scomposti. E diversamente, ma non meno doloroso di questo aspetto di vigore abbattuto, laspetto duna natura piu presto vinta, dun languore e duno sfinimento piu abbandonato, nel sesso e nelleta piu deboli. Qua e la per le strade, rasente ai muri delle case, qualche po di paglia pesta, trita e mista dimmondo ciarpume. E una tal porcheria era pero un dono e uno studio della carita; eran covili apprestati a qualcheduno di que meschini, per posarci il capo la notte. Ogni tanto, ci si vedeva, anche di giorno, giacere o sdraiarsi taluno a cui la stanchezza o il digiuno aveva levate le forze e tronche le gambe: qualche volta quel tristo letto portava un cadavere: qualche volta si vedeva uno cader come un cencio allimprovviso, e rimaner cadavere sul selciato. Accanto a qualcheduno di que covili, si vedeva pure chinato qualche passeggiero o vicino, attirato da una compassion subitanea. In qualche luogo appariva un soccorso ordinato con piu lontana previdenza, mosso da una mano ricca di mezzi, e avvezza a beneficare in grande; ed era la mano del buon Federigo. Aveva scelto sei preti ne quali una carita viva e perseverante fosse accompagnata e servita da una complessione robusta; gli aveva divisi in coppie, e ad ognuna assegnata una terza parte della citta da percorrere, con dietro facchini carichi di vari cibi, daltri piu sottili e piu pronti ristorativi, e di vesti. Ogni mattina, le tre coppie si mettevano in istrada da diverse parti, savvicinavano a quelli che vedevano abbandonati per terra, e davano a ciascheduno aiuto secondo il bisogno. Taluno gia agonizzante e non piu in caso di ricevere alimento, riceveva gli ultimi soccorsi e le consolazioni della religione. Agli affamati dispensavano minestra, ova, pane, vino; ad altri, estenuati da piu antico digiuno, porgevano consumati, stillati, vino piu generoso, riavendoli prima, se faceva di bisogno, con cose spiritose. Insieme, distribuivano vesti alle nudita piu sconce e piu dolorose. Ne qui finiva la loro assistenza: il buon pastore aveva voluto che, almeno dovessa poteva arrivare, recasse un sollievo efficace e non momentaneo. Ai poverini a cui quel primo ristoro avesse rese forze bastanti per reggersi e per camminare, davano un po di danaro, affinche il bisogno rinascente e la mancanza daltro soccorso non li rimettesse ben presto nello stato di prima; agli altri cercavano ricovero e mantenimento, in qualche casa delle piu vicine. In quelle de benestanti, erano per lo piu ricevuti per carita, e come raccomandati dal cardinale; in altre, dove alla buona volonta mancassero i mezzi, chiedevan que preti che il poverino fosse ricevuto a dozzina, fissavano il prezzo, e ne sborsavan subito una parte a conto. Davano poi, di questi ricoverati, la nota ai parrochi, acciocche li visitassero; e tornavano essi medesimi a visitarli. Non ce bisogno di dire che Federigo non ristringeva le sue cure a questa estremita di patimenti, ne laveva aspettata per commoversi. Quella carita ardente e versatile doveva tutto sentire, in tutto adoprarsi, accorrere dove non aveva potuto prevenire, prender, per dir cosi, tante forme, in quante variava il bisogno. Infatti, radunando tutti i suoi mezzi, rendendo piu rigoroso il risparmio, mettendo mano a risparmi destinati ad altre liberalita, divenute ora dunimportanza troppo secondaria, aveva cercato ogni maniera di far danari, per impiegarli tutti in soccorso degli affamati. Aveva fatte gran compre di granaglie, e speditane una buona parte ai luoghi della diocesi, che neran piu scarsi; ed essendo il soccorso troppo inferiore al bisogno, mando anche del sale, con cui, dice, raccontando la cosa, il Ripamonti Historiae Patriae, Decadis V, Lib. VI, pag. . lerbe del prato e le cortecce degli alberi si convertono in cibo . Granaglie pure e danari aveva distribuiti ai parrochi della citta; lui stesso la visitava, quartiere per quartiere, dispensando elemosine; soccorreva in segreto molte famiglie povere; nel palazzo arcivescovile, come attesta uno scrittore contemporaneo, il medico Alessandro Tadino, in un suo Ragguaglio che avremo spesso occasion di citare andando avanti, si distribuivano ogni mattina due mila scodelle di minestra di riso Ragguaglio dellorigine et giornali sucessi della gran peste contagiosa, venefica et malefica, seguita nella citta di Milano etc. Milano, , pag. .. Ma questi effetti di carita, che possiamo certamente chiamar grandiosi, quando si consideri che venivano da un sol uomo e dai soli suoi mezzi giacche Federigo ricusava, per sistema, di farsi dispensatore delle liberalita altrui; questi, insieme con le liberalita daltre mani private, se non cosi feconde, pur numerose; insieme con le sovvenzioni che il Consiglio de decurioni aveva decretate, dando al tribunal di provvisione lincombenza di distribuirle; erano ancor poca cosa in paragone del bisogno. Mentre ad alcuni montanari vicini a morir di fame, veniva, per la carita del cardinale, prolungata la vita, altri arrivavano a quellestremo; i primi, finito quel misurato soccorso, ci ricadevano; in altre parti, non dimenticate, ma posposte, come meno angustiate, da una carita costretta a scegliere, langustie divenivan mortali; per tutto si periva, da ogni parte saccorreva alla citta. Qui, due migliaia, mettiamo, daffamati piu robusti ed esperti a superar la concorrenza e a farsi largo, avevano acquistata una minestra, tanto da non morire in quel giorno; ma piu altre migliaia rimanevano indietro, invidiando quei, diremo noi, piu fortunati, quando, tra i rimasti indietro, cerano spesso le mogli, i figli, i padri loro E mentre in alcune parti della citta, alcuni di quei piu abbandonati e ridotti allestremo venivan levati di terra, rianimati, ricoverati e provveduti per qualche tempo; in centaltre parti, altri cadevano, languivano o anche spiravano, senza aiuto, senza refrigerio. Tutto il giorno, si sentiva per le strade un ronzio confuso di voci supplichevoli; la notte, un susurro di gemiti, rotto di quando in quando da alti lamenti scoppiati allimprovviso, da urli, da accenti profondi dinvocazione, che terminavano in istrida acute. E cosa notabile che, in un tanto eccesso di stenti, in una tanta varieta di querele, non si vedesse mai un tentativo, non iscappasse mai un grido di sommossa: almeno non se ne trova il minimo cenno. Eppure, tra coloro che vivevano e morivano in quella maniera, cera un buon numero duomini educati a tuttaltro che a tollerare; cerano a centinaia, di que medesimi che, il giorno di san Martino, serano tanto fatti sentire. Ne si puo pensare che lesempio de quattro disgraziati che navevan portata la pena per tutti, fosse quello che ora li tenesse tutti a freno: qual forza poteva avere, non la presenza, ma la memoria de supplizi sugli animi duna moltitudine vagabonda e riunita, che si vedeva come condannata a un lento supplizio, che gia lo pativa Ma noi uomini siam in generale fatti cosi: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani, e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati ma stupidi, il colmo di cio che da principio avevamo chiamato insopportabile. Il voto che la mortalita faceva ogni giorno in quella deplorabile moltitudine, veniva ogni giorno piu che riempito: era un concorso continuo, prima da paesi circonvicini, poi da tutto il contado, poi dalle citta dello stato, alla fine anche da altre. E intanto, anche da questa partivano ogni giorno antichi abitatori; alcuni per sottrarsi alla vista di tante piaghe; altri, vedendosi, per dir cosi, preso il posto da nuovi concorrenti daccatto, uscivano a unultima disperata prova di chieder soccorso altrove, dove si fosse, dove almeno non fosse cosi fitta e cosi incalzante la folla e la rivalita del chiedere Sincontravano nellopposto viaggio questi e que pellegrini, spettacolo di ribrezzo gli uni agli altri, e saggio doloroso, augurio sinistro del termine a cui gli uni e gli altri erano incamminati. Ma seguitavano ognuno la sua strada, se non piu per la speranza di mutar sorte, almeno per non tornare sotto un cielo divenuto odioso, per non rivedere i luoghi dove avevan disperato. Se non che taluno, mancandogli affatto le forze, cadeva per la strada, e rimaneva li morto: spettacolo ancor piu funesto ai suoi compagni di miseria, oggetto dorrore, forse di rimprovero agli altri passeggieri. Vidi io, scrive il Ripamonti, nella strada che gira le mura, il cadavere duna donna... Le usciva di bocca dellerba mezza rosicchiata, e le labbra facevano ancora quasi un atto di sforzo rabbioso... Aveva un fagottino in ispalla, e attaccato con le fasce al petto un bambino, che piangendo chiedeva la poppa... Ed erano sopraggiunte persone compassionevoli, le quali, raccolto il meschinello di terra, lo portavan via, adempiendo cosi intanto il primo ufizio materno . Quel contrapposto di gale e di cenci, di superfluita e di miseria, spettacolo ordinario de tempi ordinari, era allora affatto cessato. I cenci e la miseria eran quasi per tutto; e cio che se ne distingueva, era appena un apparenza di parca mediocrita. Si vedevano i nobili camminare in abito semplice e dimesso, o anche logoro e gretto; alcuni, perche le cagioni comuni della miseria avevan mutata a quel segno anche la loro fortuna, o dato il tracollo a patrimoni gia sconcertati: gli altri, o che temessero di provocare col fasto la pubblica disperazione, o che si vergognassero dinsultare alla pubblica calamita. Que prepotenti odiati e rispettati, soliti a andare in giro con uno strascico di bravi, andavano ora quasi soli, a capo basso, con visi che parevano offrire e chieder pace. Altri che, anche nella prosperita, erano stati di pensieri piu umani, e di portamenti piu modesti, parevano anchessi confusi, costernati, e come sopraffatti dalla vista continua duna miseria che sorpassava, non solo la possibilita del soccorso, ma direi quasi, le forze della compassione. Chi aveva il modo di far qualche elemosina, doveva pero fare una trista scelta tra fame e fame, tra urgenze e urgenze. E appena si vedeva una mano pietosa avvicinarsi alla mano dun infelice, nasceva allintorno una gara daltri infelici; coloro a cui rimaneva piu vigore, si facevano avanti a chieder con piu istanza; gli estenuati, i vecchi, i fanciulli, alzavano le mani scarne; le madri alzavano e facevan veder da lontano i bambini piangenti, mal rinvoltati nelle fasce cenciose, e ripiegati per languore nelle loro mani. Cosi passo linverno e la primavera: e gia da qualche tempo il tribunale della sanita andava rappresentando a quello della provvisione il pericolo del contagio, che sovrastava alla citta, per tanta miseria ammontata in ogni parte di essa; e proponeva che gli accattoni venissero raccolti in diversi ospizi. Mentre si discute questa proposta, mentre sapprova, mentre si pensa ai mezzi, ai modi, ai luoghi, per mandarla ad effetto, i cadaveri crescono nelle strade ogni giorno piu; a proporzion di questo, cresce tutto laltro ammasso di miserie. Nel tribunale di provvisione vien proposto, come piu facile e piu speditivo, un altro ripiego, di radunar tutti gli accattoni, sani e infermi, in un sol luogo, nel lazzeretto, dove fosser mantenuti e curati a spese del pubblico; e cosi vien risoluto, contro il parere della Sanita, la quale opponeva che, in una cosi gran riunione, sarebbe cresciuto il pericolo a cui si voleva metter riparo. Il lazzeretto di Milano se, per caso, questa storia capitasse nelle mani di qualcheduno che non lo conoscesse, ne di vista ne per descrizione e un recinto quadrilatero e quasi quadrato, fuori della citta, a sinistra della porta detta orientale, distante dalle mura lo spazio della fossa, duna strada di circonvallazione, e duna gora che gira il recinto medesimo. I due lati maggiori son lunghi a un di presso cinquecento passi; gli altri due, forse quindici meno; tutti, dalla parte esterna, son divisi in piccole stanze dun piano solo; di dentro gira intorno a tre di essi un portico continuo a volta, sostenuto da piccole e magre colonne. Le stanzine eran dugentottantotto, o giu di li: a nostri giorni, una grande apertura fatta nel mezzo, e una piccola, in un canto della facciata del lato che costeggia la strada maestra, ne hanno portate via non so quante. Al tempo della nostra storia, non ceran che due entrature; una nel mezzo del lato che guarda le mura della citta, laltra di rimpetto, nellopposto. Nel centro dello spazio interno, cera, e ce tuttora, una piccola chiesa ottangolare. La prima destinazione di tutto ledifizio, cominciato nellanno , co danari dun lascito privato, continuato poi con quelli del pubblico e daltri testatori e donatori, fu, come laccenna il nome stesso, di ricoverarvi, alloccorrenza, gli ammalati di peste; la quale, gia molto prima di quellepoca, era solita, e lo fu per molto tempo dopo, a comparire quelle due, quattro, sei, otto volte per secolo, ora in questo, ora in quel paese dEuropa, prendendone talvolta una gran parte, o anche scorrendola tutta, per il lungo e per il largo. Nel momento di cui parliamo, il lazzeretto non serviva che per deposito delle mercanzie soggette a contumacia. Ora, per metterlo in liberta, non si stette al rigor delle leggi sanitarie, e fatte in fretta in fretta le purghe e gli esperimenti prescritti, si rilasciaron tutte le mercanzie a un tratto. Si fece stender della paglia in tutte le stanze, si fecero provvisioni di viveri, della qualita e nella quantita che si pote; e sinvitarono, con pubblico editto, tutti gli accattoni a ricoverarsi li. Molti vi concorsero volontariamente; tutti quelli che giacevano infermi per le strade e per le piazze, ci vennero trasportati; in pochi giorni, ce ne fu, tra gli uni e gli altri, piu di tre mila. Ma molti piu furon quelli che restaron fuori. O che ognun di loro aspettasse di veder gli altri andarsene, e di rimanere in pochi a goder lelemosine della citta, o fosse quella natural ripugnanza alla clausura, o quella diffidenza de poveri per tutto cio che vien loro proposto da chi possiede le ricchezze e il potere diffidenza sempre proporzionata allignoranza comune di chi la sente e di chi lispira, al numero de poveri, e al poco giudizio delle leggi, o il saper di fatto quale fosse in realta il benefizio offerto, o fosse tutto questo insieme, o che altro, il fatto sta che la piu parte, non facendo conto dellinvito, continuavano a strascicarsi stentando per le strade. Visto cio, si crede bene di passar dallinvito alla forza. Si mandarono in ronda birri che cacciassero gli accattoni al lazzeretto, e vi menassero legati quelli che resistevano; per ognun de quali fu assegnato a coloro il premio di dieci soldi: ecco se, anche nelle maggiori strettezze, i danari del pubblico si trovan sempre, per impiegarli a sproposito. E quantunque, comera stata congettura, anzi intento espresso della Provvisione, un certo numero daccattoni sfrattasse dalla citta, per andare a vivere o a morire altrove, in liberta almeno; pure la caccia fu tale che, in poco tempo, il numero de ricoverati, tra ospiti e prigionieri, saccosto a dieci mila. Le donne e i bambini, si vuol supporre che saranno stati messi in quartieri separati, benche le memorie del tempo non ne dican nulla. Regole poi e provvedimenti per il buon ordine, non ne saranno certamente mancati; ma si figuri ognuno qual ordine potesse essere stabilito e mantenuto, in que tempi specialmente e in quelle circostanze, in una cosi vasta e varia riunione, dove coi volontari si trovavano i forzati; con quelli per cui laccatto era una necessita, un dolore, una vergogna, coloro di cui era il mestiere; con molti cresciuti nellonesta attivita de campi e dellofficine, molti altri educati nelle piazze, nelle taverne, ne palazzi de prepotenti, allozio, alla truffa, allo scherno, alla violenza. Come stessero poi tutti insieme dalloggio e di vitto, si potrebbe tristamente congetturarlo, quando non navessimo notizie positive; ma le abbiamo. Dormivano ammontati a venti a trenta per ognuna di quelle cellette, o accovacciati sotto i portici, sur un po di paglia putrida e fetente, o sulla nuda terra: perche, sera bensi ordinato che la paglia fosse fresca e a sufficienza, e cambiata spesso; ma in effetto era stata cattiva, scarsa, e non si cambiava. Sera ugualmente ordinato che il pane fosse di buona qualita: giacche, quale amministratore ha mai detto che si faccia e si dispensi roba cattiva ma cio che non si sarebbe ottenuto nelle circostanze solite, anche per un piu ristretto servizio, come ottenerlo in quel caso, e per quella moltitudine Si disse allora, come troviamo nelle memorie, che il pane del lazzeretto fosse alterato con sostanze pesanti e non nutrienti: ed e pur troppo credibile che non fosse uno di que lamenti in aria. Dacqua perfino cera scarsita; dacqua, voglio dire, viva e salubre: il pozzo comune, doveva esser la gora che gira le mura del recinto, bassa, lenta, dove anche motosa, e divenuta poi quale poteva renderla luso e la vicinanza duna tanta e tal moltitudine. A tutte queste cagioni di mortalita, tanto piu attive, che operavano sopra corpi ammalati o ammalazzati, saggiunga una gran perversita della stagione: piogge ostinate, seguite da una siccita ancor piu ostinata, e con essa un caldo anticipato e violento. Ai mali saggiunga il sentimento de mali, la noia e la smania della prigionia, la rimembranza dellantiche abitudini, il dolore di cari perduti, la memoria inquieta di cari assenti, il tormento e il ribrezzo vicendevole, tantaltre passioni dabbattimento o di rabbia, portate o nate la dentro; lapprensione poi e lo spettacolo continuo della morte resa frequente da tante cagioni, e divenuta essa medesima una nuova e potente cagione. E non fara stupore che la mortalita crescesse e regnasse in quel recinto a segno di prendere aspetto e, presso molti, nome di pestilenza: sia che la riunione e laumento di tutte quelle cause non facesse che aumentare lattivita duninfluenza puramente epidemica; sia come par che avvenga nelle carestie anche men gravi e men prolungate di quella che vi avesse luogo un certo contagio, il quale ne corpi affetti e preparati dal disagio e dalla cattiva qualita degli alimenti, dallintemperie, dal sudiciume, dal travaglio e dallavvilimento trovi la tempera, per dir cosi, e la stagione sua propria, le condizioni necessarie in somma per nascere, nutrirsi e moltiplicare se a un ignorante e lecito buttar la queste parole, dietro lipotesi proposta da alcuni fisici e riproposta da ultimo, con molte ragioni e con molta riserva, da uno, diligente quanto ingegnoso Del morbo petecchiale... e degli altri contagi in generale, opera del dott. F. Enrico Acerbi, Cap. III, e .: sia poi che il contagio scoppiasse da principio nel lazzeretto medesimo, come, da unoscura e inesatta relazione, par che pensassero i medici della Sanita; sia che vivesse e andasse covando prima dallora cio che par forse piu verisimile, chi pensi come il disagio era gia antico e generale, e la mortalita gia frequente, e che portato in quella folla permanente, vi si propagasse con nuova e terribile rapidita. Qualunque di queste congetture sia la vera, il numero giornaliero de morti nel lazzeretto oltrepasso in poco tempo il centinaio. Mentre in quel luogo tutto il resto era languore, angoscia, spavento, rammarichio, fremito, nella Provvisione era vergogna, stordimento, incertezza. Si discusse, si senti il parere della Sanita; non si trovo altro che di disfare cio che sera fatto con tanto apparato, con tanta spesa, con tante vessazioni. Sapri il lazzeretto, si licenziaron tutti i poveri non ammalati che ci rimanevano, e che scapparon fuori con una gioia furibonda. La citta torno a risonare dellantico lamento, ma piu debole e interrotto; rivide quella turba piu rada e piu compassionevole, dice il Ripamonti, per il pensiero del come fosse di tanto scemata. Glinfermi furon trasportati a Santa Maria della Stella, allora ospizio di poveri; dove la piu parte perirono. Intanto pero cominciavano que benedetti campi a imbiondire. Gli accattoni venuti dal contado se nandarono, ognuno dalla sua parte, a quella tanto sospirata segatura. Il buon Federigo gli accomiato con un ultimo sforzo, e con un nuovo ritrovato di carita: a ogni contadino che si presentasse allarcivescovado, fece dare un giulio, e una falce da mietere. Con la messe finalmente cesso la carestia: la mortalita, epidemica o contagiosa, scemando di giorno in giorno, si prolungo pero fin nellautunno. Era sul finire, quandecco un nuovo flagello. Molte cose importanti, di quelle a cui piu specialmente si da titolo di storiche, erano accadute in questo frattempo. Il cardinal di Richelieu, presa, come se detto, la Roccella, abborracciata alla meglio una pace col re dInghilterra, aveva proposto e persuaso con la sua potente parola, nel Consiglio di quello di Francia, che si soccorresse efficacemente il duca di Nevers; e aveva insieme determinato il re medesimo a condurre in persona la spedizione. Mentre si facevan gli apparecchi, il conte di Nassau, commissario imperiale, intimava in Mantova al nuovo duca, che desse gli stati in mano a Ferdinando, o questo manderebbe un esercito ad occuparli. Il duca che, in piu disperate circostanze, sera schermito daccettare una condizione cosi dura e cosi sospetta, incoraggito ora dal vicino soccorso di Francia, tanto piu se ne schermiva; pero con termini in cui il no fosse rigirato e allungato, quanto si poteva, e con proposte di sommissione, anche piu apparente, ma meno costosa. Il commissario se nera andato, protestandogli che si verrebbe alla forza. In marzo, il cardinal di Richelieu era poi calato infatti col re, alla testa dun esercito: aveva chiesto il passo al duca di Savoia; sera trattato; non sera concluso; dopo uno scontro, col vantaggio de Francesi, sera trattato di nuovo, e concluso un accordo, nel quale il duca, tra laltre cose, aveva stipulato che il Cordova leverebbe lassedio da Casale; obbligandosi, se questo ricusasse, a unirsi co Francesi, per invadere il ducato di Milano. Don Gonzalo, parendogli anche duscirne con poco, aveva levato lassedio da Casale, dovera subito entrato un corpo di Francesi, a rinforzar la guarnigione. Fu in questa occasione che lAchillini scrisse al re Luigi quel suo famoso sonetto: Sudate, o fochi, a preparar metalli: e un altro, con cui lesortava a portarsi subito alla liberazione di Terra santa. Ma e un destino che i pareri de poeti non siano ascoltati: e se nella storia trovate de fatti conformi a qualche loro suggerimento, dite pur francamente cheran cose risolute prima. Il cardinal di Richelieu aveva in vece stabilito di ritornare in Francia, per affari che a lui parevano piu urgenti. Girolamo Soranzo, inviato de Veneziani, pote bene addurre ragioni per combattere quella risoluzione; che il re e il cardinale, dando retta alla sua prosa come ai versi dellAchillini, se ne ritornarono col grosso dellesercito, lasciando soltanto sei mila uomini in Susa, per mantenere il passo, e per caparra del trattato. Mentre quellesercito se nandava da una parte, quello di Ferdinando savvicinava dallaltra; aveva invaso il paese de Grigioni e la Valtellina; si disponeva a calar nel milanese. Oltre tutti i danni che si potevan temere da un tal passaggio, eran venuti espressi avvisi al tribunale della sanita, che in quellesercito covasse la peste, della quale allora nelle truppe alemanne cera sempre qualche sprazzo, come dice il Varchi, parlando di quella che, un secolo avanti, avevan portata in Firenze. Alessandro Tadino, uno de conservatori della sanita eran sei, oltre il presidente: quattro magistrati e due medici, fu incaricato dal tribunale, come racconta lui stesso, in quel suo ragguaglio gia citato Pag. , di rappresentare al governatore lo spaventoso pericolo che sovrastava al paese, se quella gente ci passava, per andare allassedio di Mantova, come sera sparsa la voce. Da tutti i portamenti di don Gonzalo, pare che avesse una gran smania dacquistarsi un posto nella storia, la quale infatti non pote non occuparsi di lui; ma come spesso le accade non conobbe, o non si curo di registrare latto di lui piu degno di memoria, la risposta che diede al Tadino in quella circostanza. Rispose che non sapeva cosa farci; che i motivi dinteresse e di riputazione, per i quali sera mosso quellesercito, pesavan piu che il pericolo rappresentato; che con tutto cio si cercasse di riparare alla meglio, e si sperasse nella Provvidenza. Per riparar dunque alla meglio, i due medici della Sanita il Tadino suddetto e Senatore Settala, figlio del celebre Lodovico proposero in quel tribunale che si proibisse sotto severissime pene di comprar roba di nessuna sorte da soldati cheran per passare; ma non fu possibile far intendere la necessita dun tal ordine al presidente, uomo , dice il Tadino, di molta bonta, che non poteva credere dovesse succedere incontri di morte di tante migliaia di persone, per il comercio, di questa gente, et loro robbe . Citiamo questo tratto per uno de singolari di quel tempo: che di certo, da che ci son tribunali di sanita, non accadde mai a un altro presidente dun tal corpo, di fare un ragionamento simile; se ragionamento si puo chiamare. In quanto a don Gonzalo, poco dopo quella risposta, se nando da Milano; e la partenza fu trista per lui, come lo era la cagione. Veniva rimosso per i cattivi successi della guerra, della quale era stato il promotore e il capitano; e il popolo lo incolpava della fame sofferta sotto il suo governo. Quello che aveva fatto per la peste, o non si sapeva, o certo nessuno se ninquietava, come vedremo piu avanti, fuorche il tribunale della sanita, e i due medici specialmente. Alluscir dunque, in carrozza da viaggio, dal palazzo di corte, in mezzo a una guardia dalabardieri, con due trombetti a cavallo davanti, e con altre carrozze di nobili che gli facevan seguito, fu accolto con gran fischiate da ragazzi cheran radunati sulla piazza del duomo, e che gli andaron dietro alla rinfusa. Entrata la comitiva nella strada che conduce a porta ticinese, di dove si doveva uscire, comincio a trovarsi in mezzo a una folla di gente che, parte era li ad aspettare, parte accorreva; tanto piu che i trombetti, uomini di formalita, non cessaron di sonare, dal palazzo di corte, fino alla porta. E nel processo che si fece poi su quel tumulto, uno di costoro, ripreso che, con quel suo trombettare, fosse stato cagione di farlo crescere, risponde: caro signore, questa e la nostra professione; et se S. E. non hauesse hauuto a caro che noi hauessimo sonato, doveva comandarne che tacessimo . Ma don Gonzalo, o per ripugnanza a far cosa che mostrasse timore, o per timore di render con questo piu ardita la moltitudine, o perche fosse in effetto un po sbalordito, non dava nessun ordine. La moltitudine, che le guardie avevan tentato in vano di respingere, precedeva, circondava, seguiva le carrozze, gridando: la va via la carestia, va via il sangue de poveri, e peggio. Quando furon vicini alla porta, cominciarono anche a tirar sassi, mattoni, torsoli, bucce dogni sorte, la munizione solita in somma di quelle spedizioni; una parte corse sulle mura, e di la fecero unultima scarica sulle carrozze che uscivano. Subito dopo si sbandarono. In luogo di don Gonzalo, fu mandato il marchese Ambrogio Spinola, il cui nome aveva gia acquistata, nelle guerre di Fiandra, quella celebrita militare che ancor gli rimane. Intanto lesercito alemanno, sotto il comando supremo del conte Rambaldo di Collalto, altro condottiere italiano, di minore, ma non dultima fama, aveva ricevuto lordine definitivo di portarsi allimpresa di Mantova; e nel mese di settembre, entro nel ducato di Milano. La milizia, a que tempi, era ancor composta in gran parte di soldati di ventura arrolati da condottieri di mestiere, per commissione di questo o di quel principe, qualche volta anche per loro proprio conto, e per vendersi poi insieme con essi. Piu che dalle paghe, erano gli uomini attirati a quel mestiere dalle speranze del saccheggio e da tutti gli allettamenti della licenza. Disciplina stabile e generale non ce nera; ne avrebbe potuto accordarsi cosi facilmente con lautorita in parte indipendente de vari condottieri. Questi poi in particolare, ne erano molto raffinatori in fatto di disciplina, ne, anche volendo, si vede come avrebbero potuto riuscire a stabilirla e a mantenerla; che soldati di quella razza, o si sarebbero rivoltati contro un condottiere novatore che si fosse messo in testa dabolire il saccheggio; o per lo meno, lavrebbero lasciato solo a guardar le bandiere. Oltre di cio, siccome i principi, nel prendere, per dir cosi, ad affitto quelle bande, guardavan piu ad aver gente in quantita, per assicurar limprese, che a proporzionare il numero alla loro facolta di pagare, per il solito molto scarsa; cosi le paghe venivano per lo piu tarde, a conto, a spizzico; e le spoglie de paesi a cui la toccava, ne divenivano come un supplimento tacitamente convenuto. E celebre, poco meno del nome di Wallenstein, quella sua sentenza: esser piu facile mantenere un esercito di cento mila uomini, che uno di dodici mila. E questo di cui parliamo era in gran parte composto della gente che, sotto il suo comando, aveva desolata la Germania, in quella guerra celebre tra le guerre, e per se e per i suoi effetti, che ricevette poi il nome da trentanni della sua durata: e allora ne correva lundecimo. Cera anzi, condotto da un suo luogotenente, il suo proprio reggimento; degli altri condottieri, la piu parte avevan comandato sotto di lui, e ci si trovava piu duno di quelli che, quattranni dopo, dovevano aiutare a fargli far quella cattiva fine che ognun sa. Eran ventotto mila fanti, e sette mila cavalli; e, scendendo dalla Valtellina per portarsi nel mantovano, dovevan seguire tutto il corso che fa lAdda per due rami di lago, e poi di nuovo come fiume fino al suo sbocco in Po, e dopo avevano un buon tratto di questo da costeggiare: in tutto otto giornate nel ducato di Milano. Una gran parte degli abitanti si rifugiavano su per i monti, portandovi quel che avevan di meglio, e cacciandosi innanzi le bestie; altri rimanevano, o per non abbandonar qualche ammalato, o per preservar la casa dallincendio, o per tener docchio cose preziose nascoste, sotterrate; altri perche non avevan nulla da perdere, o anche facevan conto dacquistare. Quando la prima squadra arrivava al paese della fermata, si spandeva subito per quello e per i circonvicini, e li metteva a sacco addirittura: cio che cera da godere o da portar via, spariva; il rimanente, lo distruggevano o lo rovinavano; i mobili diventavan legna, le case, stalle: senza parlar delle busse, delle ferite, degli stupri. Tutti i ritrovati, tutte lastuzie per salvar la roba, riuscivano per lo piu inutili, qualche volta portavano danni maggiori. I soldati, gente ben piu pratica degli stratagemmi anche di questa guerra, frugavano per tutti i buchi delle case, smuravano, diroccavano; conoscevan facilmente negli orti la terra smossa di fresco; andarono fino su per i monti a rubare il bestiame; andarono nelle grotte, guidati da qualche birbante del paese, in cerca di qualche ricco che vi si fosse rimpiattato; lo strascinavano alla sua casa, e con tortura di minacce e di percosse, lo costringevano a indicare il tesoro nascosto. Finalmente se nandavano; erano andati; si sentiva da lontano morire il suono de tamburi o delle trombe; succedevano alcune ore duna quiete spaventata; e poi un nuovo maledetto batter di cassa, un nuovo maledetto suon di trombe, annunziava unaltra squadra. Questi, non trovando piu da far preda, con tanto piu furore facevano sperpero del resto, bruciavan le botti votate da quelli, gli usci delle stanze dove non cera piu nulla, davan fuoco anche alle case; e con tanta piu rabbia, sintende, maltrattavan le persone; e cosi di peggio in peggio, per venti giorni: che in tante squadre era diviso lesercito. Colico fu la prima terra del ducato, che invasero que demoni; si gettarono poi sopra Bellano; di la entrarono e si sparsero nella Valsassina, da dove sboccarono nel territorio di Lecco. CAPITOLO XXIX Qui, tra i poveri spaventati troviamo persone di nostra conoscenza. Chi non ha visto don Abbondio, il giorno che si sparsero tutte in una volta le notizie della calata dellesercito, del suo avvicinarsi, e de suoi portamenti, non sa bene cosa sia impiccio e spavento. Vengono; son trenta, son quaranta, son cinquanta mila; son diavoli, sono ariani, sono anticristi; hanno saccheggiato Cortenuova; han dato fuoco a Primaluna: devastano Introbbio, Pasturo, Barsio; sono arrivati a Balabbio; domani son qui: tali eran le voci che passavan di bocca in bocca; e insieme un correre, un fermarsi a vicenda, un consultare tumultuoso, unesitazione tra il fuggire e il restare, un radunarsi di donne, un metter le mani ne capelli. Don Abbondio, risoluto di fuggire, risoluto prima di tutti e piu di tutti, vedeva pero, in ogni strada da prendere, in ogni luogo da ricoverarsi, ostacoli insuperabili, e pericoli spaventosi. Come fare esclamava: dove andare I monti, lasciando da parte la difficolta del cammino, non eran sicuri: gia sera saputo che i lanzichenecchi vi sarrampicavano come gatti, dove appena avessero indizio o speranza di far preda. Il lago era grosso; tirava un gran vento: oltre di questo, la piu parte de barcaioli, temendo desser forzati a tragittar soldati o bagagli, seran rifugiati, con le loro barche, allaltra riva: alcune poche rimaste, eran poi partite stracariche di gente; e, travagliate dal peso e dalla burrasca, si diceva che pericolassero ogni momento. Per portarsi lontano e fuori della strada che lesercito aveva a percorrere, non era possibile trovar ne un calesse, ne un cavallo, ne alcun altro mezzo: a piedi, don Abbondio non avrebbe potuto far troppo cammino, e temeva desser raggiunto per istrada. Il territorio bergamasco non era tanto distante, che le sue gambe non ce lo potessero portare in una tirata; ma si sapeva chera stato spedito in fretta da Bergamo uno squadrone di cappelletti, il qual doveva costeggiare il confine, per tenere in suggezione i lanzichenecchi; e quelli eran diavoli in carne, ne piu ne meno di questi, e facevan dalla parte loro il peggio che potevano. Il poveruomo correva, stralunato e mezzo fuor di se, per la casa; andava dietro a Perpetua, per concertare una risoluzione con lei; ma Perpetua, affaccendata a raccogliere il meglio di casa, e a nasconderlo in soffitta, o per i bugigattoli, passava di corsa, affannata, preoccupata, con le mani e con le braccia piene, e rispondeva: or ora finisco di metter questa roba al sicuro, e poi faremo anche noi come fanno gli altri . Don Abbondio voleva trattenerla, e discuter con lei i vari partiti; ma lei, tra il da fare, e la fretta, e lo spavento che aveva anchessa in corpo, e la rabbia che le faceva quello del padrone, era, in tal congiuntura, meno trattabile di quel che fosse stata mai. Singegnano gli altri; cingegneremo anche noi. Mi scusi, ma non e capace che dimpedire. Crede lei che anche gli altri non abbiano una pelle da salvare Che vengono per far la guerra a lei i soldati Potrebbe anche dare una mano, in questi momenti, in vece di venir tra piedi a piangere e a impicciare . Con queste e simili risposte si sbrigava da lui, avendo gia stabilito, finita che fosse alla meglio quella tumultuaria operazione, di prenderlo per un braccio, come un ragazzo, e di strascinarlo su per una montagna. Lasciato cosi solo, saffacciava alla finestra, guardava, tendeva gli orecchi; e vedendo passar qualcheduno, gridava con una voce mezza di pianto e mezza di rimprovero: fate questa carita al vostro povero curato di cercargli qualche cavallo, qualche mulo, qualche asino. Possibile che nessuno mi voglia aiutare Oh che gente Aspettatemi almeno, che possa venire anchio con voi; aspettate desser quindici o venti, da condurmi via insieme, chio non sia abbandonato. Volete lasciarmi in man de cani Non sapete che sono luterani la piu parte, che ammazzare un sacerdote lhanno per opera meritoria Volete lasciarmi qui a ricevere il martirio Oh che gente Oh che gente Ma a chi diceva queste cose Ad uomini che passavano curvi sotto il peso della loro povera roba, pensando a quella che lasciavano in casa, spingendo le loro vaccherelle, conducendosi dietro i figli, carichi anchessi quanto potevano, e le donne con in collo quelli che non potevan camminare. Alcuni tiravan di lungo, senza rispondere ne guardare in su; qualcheduno diceva: eh messere faccia anche lei come puo; fortunato lei che non ha da pensare alla famiglia; saiuti, singegni. Oh povero me esclamava don Abbondio: oh che gente che cuori Non ce carita: ognun pensa a se; e a me nessuno vuol pensare . E tornava in cerca di Perpetua. Oh appunto gli disse questa: e i danari Come faremo Li dia a me, che andero a sotterrarli qui nellorto di casa, insieme con le posate. Ma... Ma, ma; dia qui; tenga qualche soldo, per quel che puo occorrere; e poi lasci fare a me. Don Abbondio ubbidi, ando allo scrigno, cavo il suo tesoretto, e lo consegno a Perpetua; la quale disse: vo a sotterrarli nellorto, appie del fico ; e ando. Ricomparve poco dopo, con un paniere dove cera della munizione da bocca, e con una piccola gerla vota; e si mise in fretta a collocarvi nel fondo un po di biancheria sua e del padrone, dicendo intanto: il breviario almeno lo portera lei. Ma dove andiamo Dove vanno tutti gli altri Prima di tutto, anderemo in istrada; e la sentiremo, e vedremo cosa convenga di fare. In quel momento entro Agnese con una gerletta sulle spalle, e in aria di chi viene a fare una proposta importante. Agnese, risoluta anche lei di non aspettare ospiti di quella sorte, sola in casa, comera, e con ancora un po di quelloro dellinnominato, era stata qualche tempo in forse del luogo dove ritirarsi. Il residuo appunto di quegli scudi, che ne mesi della fame le avevan fatto tanto pro, era la cagion principale della sua angustia e della irresoluzione, per aver essa sentito che, ne paesi gia invasi, quelli che avevan danari, seran trovati a piu terribil condizione, esposti insieme alla violenza degli stranieri, e allinsidie de paesani. Era vero che, del bene piovutole, come si dice, dal cielo, non aveva fatta la confidenza a nessuno, fuorche a don Abbondio; dal quale andava, volta per volta, a farsi spicciolare uno scudo, lasciandogli sempre qualcosa da dare a qualcheduno piu povero di lei. Ma i danari nascosti, specialmente chi non e avvezzo a maneggiarne molti, tengono il possessore in un sospetto continuo del sospetto altrui. Ora, mentre andava anchessa rimpiattando qua e la alla meglio cio che non poteva portar con se, e pensava agli scudi, che teneva cuciti nel busto, si rammento che, insieme con essi, linnominato, le aveva mandate le piu larghe offerte di servizi; si rammento le cose che aveva sentito raccontare di quel suo castello posto in luogo cosi sicuro, e dove, a dispetto del padrone, non potevano arrivar se non gli uccelli; e si risolvette dandare a chiedere un asilo lassu. Penso come potrebbe farsi conoscere da quel signore, e le venne subito in mente don Abbondio; il quale, dopo quel colloquio cosi fatto con larcivescovo, le aveva sempre fatto festa, e tanto piu di cuore, che lo poteva senza compromettersi con nessuno, e che, essendo lontani i due giovani, era anche lontano il caso che a lui venisse fatta una richiesta, la quale avrebbe messa quella benevolenza a un gran cimento. Suppose che, in un tal parapiglia, il poveruomo doveva esser ancor piu impicciato e piu sbigottito di lei, e che il partito potrebbe parer molto buono anche a lui; e glielo veniva a proporre. Trovatolo con Perpetua, fece la proposta a tutte due. Che ne dite, Perpetua domando don Abbondio. Dico che e unispirazione del cielo, e che non bisogna perder tempo, e mettersi la strada tra le gambe. E poi... E poi, e poi, quando saremo la, ci troveremo ben contenti. Quel signore, ora si sa che non vorrebbe altro che far servizi al prossimo; e sara ben contento anche lui di ricoverarci. La, sul confine, e cosi per aria, soldati non ne verra certamente. E poi e poi, ci troveremo anche da mangiare; che, su per i monti, finita questa poca grazia di Dio, e cosi dicendo, laccomodava nella gerla, sopra la biancheria, ci saremmo trovati a mal partito. Convertito, e convertito davvero, eh Che ce da dubitarne ancora, dopo tutto quello che si sa, dopo quello che anche lei ha veduto E se andassimo a metterci in gabbia Che gabbia Con tutti codesti suoi casi, mi scusi, non si verrebbe mai a una conclusione. Brava Agnese ve proprio venuto un buon pensiero . E messa la gerla sur un tavolino, passo le braccia nelle cigne, e la prese sulle spalle. Non si potrebbe, disse don Abbondio, trovar qualche uomo che venisse con noi, per far la scorta al suo curato Se incontrassimo qualche birbone, che pur troppo ce ne in giro parecchi, che aiuto mavete a dar voi altre Unaltra, per perder tempo esclamo Perpetua. Andarlo a cercar ora luomo, che ognuno ha da pensare a fatti suoi. Animo vada a prendere il breviario e il cappello; e andiamo. Don Abbondio ando, torno, di li a un momento, col breviario sotto il braccio, col cappello in capo, e col suo bordone in mano; e uscirono tutte tre per un usciolino che metteva sulla piazzetta. Perpetua richiuse, piu per non trascurare una formalita, che per fede che avesse in quella toppa e in que battenti, e mise la chiave in tasca. Don Abbondio diede, nel passare, unocchiata alla chiesa, e disse tra i denti: al popolo tocca a custodirla, che serve a lui. Se hanno un po di cuore per la loro chiesa, ci penseranno; se poi non hanno cuore, tal sia di loro. Presero per i campi, zitti zitti, pensando ognuno a casi suoi, e guardandosi intorno, specialmente don Abbondio, se apparisse qualche figura sospetta, qualcosa di straordinario. Non sincontrava nessuno: la gente era, o nelle case a guardarle, a far fagotto, a nascondere, o per le strade che conducevan direttamente allalture. Dopo aver sospirato e risospirato, e poi lasciato scappar qualche interiezione, don Abbondio comincio a brontolare piu di seguito. Se la prendeva col duca di Nevers, che avrebbe potuto stare in Francia a godersela, a fare il principe, e voleva esser duca di Mantova a dispetto del mondo; con limperatore, che avrebbe dovuto aver giudizio per gli altri, lasciar correr lacqua allingiu, non istar su tutti i puntigli: che finalmente, lui sarebbe sempre stato limperatore, fosse duca di Mantova Tizio o Sempronio. Laveva principalmente col governatore, a cui sarebbe toccato a far di tutto, per tener lontani i flagelli dal paese, ed era lui che ce gli attirava: tutto per il gusto di far la guerra. Bisognerebbe, diceva, che fossero qui que signori a vedere, a provare, che gusto e. Hanno da rendere un bel conto Ma intanto, ne va di mezzo chi non ci ha colpa. Lasci un po star codesta gente; che gia non son quelli che ci verranno a aiutare, diceva Perpetua. Codeste, mi scusi, sono di quelle sue solite chiacchiere che non concludon nulla. Piuttosto, quel che mi da noia... Cosa ce Perpetua, la quale, in quel pezzo di strada, aveva pensato con comodo al nascondimento fatto in furia, comincio a lamentarsi daver dimenticata la tal cosa, daver mal riposta la tal altra; qui, daver lasciata una traccia che poteva guidare i ladroni, la... Brava disse don Abbondio, ormai sicuro della vita, quanto bastava per poter angustiarsi della roba: brava cosi avete fatto Dove avevate la testa Come esclamo Perpetua, fermandosi un momento su due piedi, e mettendo i pugni su fianchi, in quella maniera che la gerla glielo permetteva: come verra ora a farmi codesti rimproveri, quandera lei che me la faceva andar via, la testa, in vece daiutarmi e farmi coraggio Ho pensato forse piu alla roba di casa che alla mia; non ho avuto chi mi desse una mano; ho dovuto far da Marta e Maddalena; se qualcosa andera a male, non so cosa mi dire: ho fatto anche piu del mio dovere. Agnese interrompeva questi contrasti, entrando anche lei a parlare de suoi guai: e non si rammaricava tanto dellincomodo e del danno, quanto di vedere svanita la speranza di riabbracciar presto la sua Lucia; che, se vi rammentate, era appunto quellautunno sul quale avevan fatto assegnamento: ne era da supporre che donna Prassede volesse venire a villeggiare da quelle parti, in tali circostanze: piuttosto ne sarebbe partita, se ci si fosse trovata, come facevan tutti gli altri villeggianti. La vista de luoghi rendeva ancor piu vivi que pensieri dAgnese, e piu pungente il suo dispiacere. Usciti da sentieri, avevan presa la strada pubblica, quella medesima per cui la povera donna era venuta riconducendo, per cosi poco tempo, a casa la figlia, dopo aver soggiornato con lei, in casa del sarto. E gia si vedeva il paese. Anderemo bene a salutar quella brava gente, disse Agnese. E anche a riposare un pochino: che di questa gerla io comincio ad averne abbastanza; e poi per mangiare un boccone, disse Perpetua. Con patto di non perder tempo; che non siamo in viaggio per divertimento, concluse don Abbondio. Furono ricevuti a braccia aperte, e veduti con gran piacere: rammentavano una buona azione. Fate del bene a quanti piu potete, dice qui il nostro autore; e vi seguira tanto piu spesso dincontrar de visi che vi mettano allegria. Agnese, nellabbracciar la buona donna, diede in un dirotto pianto, che le fu dun gran sollievo; e rispondeva con singhiozzi alle domande che quella e il marito le facevan di Lucia. Sta meglio di noi, disse don Abbondio: e a Milano, fuor de pericoli, lontana da queste diavolerie. Scappano, eh il signor curato e la compagnia, disse il sarto. Sicuro, risposero a una voce il padrone e la serva. Li compatisco. Siamo incamminati, disse don Abbondio; al castello di . Lhanno pensata bene: sicuri come in chiesa. E qui, non hanno paura disse don Abbondio. Diro, signor curato: propriamente in ospitazione, come lei sa che si dice, a parlar bene, qui non dovrebbero venire coloro: siam troppo fuori della loro strada, grazie al cielo. Al piu al piu, qualche scappata, che Dio non voglia: ma in ogni caso ce tempo; shanno a sentir prima altre notizie da poveri paesi dove anderanno a fermarsi. Si concluse di star li un poco a prender fiato; e, siccome era lora del desinare, signori, disse il sarto: devono onorare la mia povera tavola: alla buona: ci sara un piatto di buon viso. Perpetua disse daver con se qualcosa da rompere il digiuno. Dopo un po di cerimonie da una parte e dallaltra, si venne a patti daccozzar, come si dice, il pentolino, e di desinare in compagnia. I ragazzi seran messi con gran festa intorno ad Agnese loro amica vecchia. Presto, presto; il sarto ordino a una bambina quella che aveva portato quel boccone a Maria vedova: chi sa se ve ne rammentate piu, che andasse a diricciar quattro castagne primaticce, cheran riposte in un cantuccio: e le mettesse a arrostire. E tu, disse a un ragazzo, va nellorto, a dare una scossa al pesco, da farne cader quattro, e portale qui: tutte, ve. E tu, disse a un altro, va sul fico, a coglierne quattro de piu maturi. Gia lo conoscete anche troppo quel mestiere . Lui ando a spillare una sua botticina; la donna a prendere un po di biancheria da tavola. Perpetua cavo fuori le provvisioni; sapparecchio: un tovagliolo e un piatto di maiolica al posto donore, per don Abbondio, con una posata che Perpetua aveva nella gerla. Si misero a tavola, e desinarono, se non con grandallegria, almeno con molta piu che nessuno de commensali si fosse aspettato daverne in quella giornata. Cosa ne dice, signor curato, duno scombussolamento di questa sorte disse il sarto: mi par di leggere la storia de mori in Francia. Cosa devo dire Mi doveva cascare addosso anche questa Pero, hanno scelto un buon ricovero, riprese quello: chi diavolo ha a andar lassu per forza E troveranno compagnia: che gia se sentito che ci sia rifugiata molta gente, e che ce narrivi tuttora. Voglio sperare, disse don Abbondio, che saremo ben accolti. Lo conosco quel bravo signore; e quando ho avuto unaltra volta lonore di trovarmi con lui, fu cosi compito E a me, disse Agnese, mha fatto dire dal signor monsignor illustrissimo, che, quando avessi bisogno di qualcosa, bastava che andassi da lui. Gran bella conversione riprese don Abbondio: e si mantiene, ne vero si mantiene. Il sarto si mise a parlare alla distesa della santa vita dellinnominato, e come, dallessere il flagello de contorni, nera divenuto lesempio e il benefattore. E quella gente che teneva con se... tutta quella servitu... riprese don Abbondio, il quale naveva piu duna volta sentito dir qualcosa, ma non era mai quieto abbastanza. Sfrattati la piu parte, rispose il sarto: e quelli che son rimasti, han mutato sistema, ma come In somma e diventato quel castello una Tebaide: lei le sa queste cose. Entro poi a parlar con Agnese della visita del cardinale. Granduomo diceva; granduomo Peccato che sia passato di qui cosi in furia, che non ho ne anche potuto fargli un po donore. Quanto sarei contento di potergli parlare unaltra volta, un po piu con comodo. Alzati poi da tavola, le fece osservare una stampa rappresentante il cardinale, che teneva attaccata a un battente duscio, in venerazione del personaggio, e anche per poter dire a chiunque capitasse, che non era somigliante; giacche lui aveva potuto esaminar da vicino e con comodo il cardinale in persona, in quella medesima stanza. Lhanno voluto far lui, con questa cosa qui disse Agnese. Nel vestito gli somiglia; ma... Ne vero che non somiglia disse il sarto: lo dico sempre anchio: noi, non cingannano, eh ma, se non altro, ce sotto il suo nome: e una memoria. Don Abbondio faceva fretta; il sarto simpegno di trovare un baroccio che li conducesse appie della salita; nando subito in cerca, e poco dopo, torno a dire che arrivava. Si volto poi a don Abbondio, e gli disse: signor curato, se mai desiderasse di portar lassu qualche libro, per passare il tempo, da poveruomo posso servirla: che anchio mi diverto un po a leggere. Cose non da par suo, libri in volgare; ma pero... Grazie, grazie, rispose don Abbondio: son circostanze, che si ha appena testa doccuparsi di quel che e di precetto. Mentre si fanno e si ricusano ringraziamenti, e si barattano saluti e buoni auguri, inviti e promesse dunaltra fermata al ritorno, il baroccio e arrivato davanti alluscio di strada. Ci metton le gerle, salgon su, e principiano, con un po piu dagio e di tranquillita danimo, la seconda meta del viaggio. Il sarto aveva detto la verita a don Abbondio, intorno allinnominato. Questo, dal giorno che labbiam lasciato, aveva sempre continuato a far cio che allora sera proposto, compensar danni, chieder pace, soccorrer poveri, sempre del bene in somma, secondo loccasione. Quel coraggio che altre volte aveva mostrato nelloffendere e nel difendersi, ora lo mostrava nel non fare ne luna cosa ne laltra. Andava sempre solo e senzarmi, disposto a tutto quello che gli potesse accadere dopo tante violenze commesse, e persuaso che sarebbe commetterne una nuova lusar la forza in difesa di chi era debitore di tanto e a tanti; persuaso che ogni male che gli venisse fatto, sarebbe uningiuria riguardo a Dio, ma riguardo a lui una giusta retribuzione; e che dellingiuria, lui meno dogni altro, aveva diritto di farsi punitore. Con tutto cio, era rimasto non meno inviolato di quando teneva armate, per la sua sicurezza, tante braccia e il suo. La rimembranza dellantica ferocia, e la vista della mansuetudine presente, una, che doveva aver lasciati tanti desideri di vendetta, laltra, che la rendeva tanto agevole, cospiravano in vece a procacciargli e a mantenergli unammirazione, che gli serviva principalmente di salvaguardia. Era quelluomo che nessuno aveva potuto umiliare, e che sera umiliato da se. I rancori, irritati altre volte dal suo disprezzo e dalla paura degli altri, si dileguavano ora davanti a quella nuova umilta: gli offesi avevano ottenuta, contro ogni aspettativa, e senza pericolo, una soddisfazione che non avrebbero potuta promettersi dalla piu fortunata vendetta, la soddisfazione di vedere un tal uomo pentito de suoi torti, e partecipe, per dir cosi, della loro indegnazione. Molti, il cui dispiacere piu amaro e piu intenso era stato per moltanni, di non veder probabilita di trovarsi in nessun caso piu forti di colui, per ricattarsi di qualche gran torto; incontrandolo poi solo, disarmato, e in atto di chi non farebbe resistenza, non seran sentiti altro impulso che di fargli dimostrazioni donore. In quellabbassamento volontario, la sua presenza e il suo contegno avevano acquistato, senza che lui lo sapesse, un non so che di piu alto e di piu nobile; perche ci si vedeva, ancor meglio di prima, la noncuranza dogni pericolo. Gli odi, anche i piu rozzi e rabbiosi, si sentivano come legati e tenuti in rispetto dalla venerazione pubblica per luomo penitente e benefico. Questa era tale, che spesso quelluomo si trovava impicciato a schermirsi dalle dimostrazioni che gliene venivan fatte, e doveva star attento a non lasciar troppo trasparire nel volto e negli atti il sentimento interno di compunzione, a non abbassarsi troppo, per non esser troppo esaltato. Sera scelto nella chiesa lultimo luogo; e non cera pericolo che nessuno glielo prendesse: sarebbe stato come usurpare un posto donore. Offender poi quelluomo, o anche trattarlo con poco riguardo, poteva parere non tanto uninsolenza e una vilta, quanto un sacrilegio: e quelli stessi a cui questo sentimento degli altri poteva servir di ritegno, ne partecipavano anche loro, piu o meno. Queste medesime ed altre cagioni, allontanavano pure da lui le vendette della forza pubblica, e gli procuravano, anche da questa parte, la sicurezza della quale non si dava pensiero. Il grado e le parentele, che in ogni tempo gli erano state di qualche difesa, tanto piu valevano per lui, ora che a quel nome gia illustre e infame, andava aggiunta la lode duna condotta esemplare, la gloria della conversione. I magistrati e i grandi seran rallegrati di questa, pubblicamente come il popolo; e sarebbe parso strano linfierire contro chi era stato soggetto di tante congratulazioni. Oltre di cio, un potere occupato in una guerra perpetua, e spesso infelice, contro ribellioni vive e rinascenti, poteva trovarsi abbastanza contento desser liberato dalla piu indomabile e molesta, per non andare a cercar altro: tanto piu, che quella conversione produceva riparazioni che non era avvezzo ad ottenere, e nemmeno a richiedere. Tormentare un santo, non pareva un buon mezzo di cancellar la vergogna di non aver saputo fare stare a dovere un facinoroso: e lesempio che si fosse dato col punirlo, non avrebbe potuto aver altro effetto, che di stornare i suoi simili dal divenire inoffensivi. Probabilmente anche la parte che il cardinal Federigo aveva avuta nella conversione, e il suo nome associato a quello del convertito, servivano a questo come duno scudo sacro. E in quello stato di cose e didee, in quelle singolari relazioni dellautorita spirituale e del poter civile, cheran cosi spesso alle prese tra loro, senza mirar mai a distruggersi, anzi mischiando sempre alle ostilita atti di riconoscimento e proteste di deferenza, e che, spesso pure, andavan di conserva a un fine comune, senza far mai pace, pote parere, in certa maniera, che la riconciliazione della prima portasse con se loblivione, se non lassoluzione del secondo, quando quella sera sola adoprata a produrre un effetto voluto da tutte due. Cosi quelluomo sul quale, se fosse caduto, sarebbero corsi a gara grandi e piccoli a calpestarlo; messosi volontariamente a terra, veniva risparmiato da tutti, e inchinato da molti. E vero cheran anche molti a cui quella strepitosa mutazione dovette far tuttaltro che piacere: tanti esecutori stipendiati di delitti, tanti compagni nel delitto, che perdevano una cosi gran forza sulla quale erano avvezzi a fare assegnamento, che anche si trovavano a un tratto rotti i fili di trame ordite da un pezzo, nel momento forse che aspettavano la nuova dellesecuzione. Ma gia abbiam veduto quali diversi sentimenti quella conversione facesse nascere negli sgherri che si trovavano allora con lui, e che la sentirono annunziare dalla sua bocca: stupore, dolore, abbattimento, stizza; un po di tutto, fuorche disprezzo ne odio. Lo stesso accadde agli altri che teneva sparsi in diversi posti, lo stesso a complici di piu alto affare, quando riseppero la terribile nuova, e a tutti per le cagioni medesime. Moltodio, come trovo nel luogo, altrove citato, del Ripamonti, ne venne piuttosto al cardinal Federigo. Riguardavan questo come uno che sera mischiato ne loro affari, per guastarli; linnominato aveva voluto salvar lanima sua: nessuno aveva ragion di lagnarsene. Di mano in mano poi, la piu parte degli sgherri di casa, non potendo accomodarsi alla nuova disciplina, ne vedendo probabilita che savesse a mutare, se nerano andati. Chi avra cercato altro padrone, e forsanche tra gli antichi amici di quello che lasciava; chi si sara arrolato in qualche terzo, come allora dicevano, di Spagna o di Mantova, o di qualche altra parte belligerante; chi si sara messo alla strada, per far la guerra a minuto, e per conto suo; chi si sara anche contentato dandar birboneggiando in liberta. E il simile avranno fatto quegli altri che stavano prima a suoi ordini, in diversi paesi. Di quelli poi che seran potuti avvezzare al nuovo tenor di vita, o che lo avevano abbracciato volentieri, i piu, nativi della valle, eran tornati ai campi, o ai mestieri imparati nella prima eta, e poi abbandonati; i forestieri eran rimasti nel castello, come servitori: gli uni e gli altri, quasi ribenedetti nello stesso tempo che il loro padrone, se la passavano, al par di lui, senza fare ne ricever torti, inermi e rispettati. Ma quando, al calar delle bande alemanne, alcuni fuggiaschi di paesi invasi o minacciati capitarono su al castello a chieder ricovero, linnominato, tutto contento che quelle sue mura fossero cercate come asilo da deboli, che per tanto tempo le avevan guardate da lontano come un enorme spauracchio, accolse quegli sbandati, con espressioni piuttosto di riconoscenza che di cortesia; fece sparger la voce, che la sua casa sarebbe aperta a chiunque ci si volesse rifugiare, e penso subito a mettere, non solo questa, ma anche la valle, in istato di difesa, se mai lanzichenecchi o cappelletti volessero provarsi di venirci a far delle loro. Raduno i servitori che gli eran rimasti, pochi e valenti, come i versi di Torti; fece loro una parlata sulla buona occasione che Dio dava loro e a lui, dimpiegarsi una volta in aiuto del prossimo, che avevan tanto oppresso e spaventato; e, con quel tono naturale di comando, chesprimeva la certezza dellubbidienza, annunzio loro in generale cio che intendeva che facessero, e soprattutto prescrisse come dovessero contenersi, perche la gente che veniva a ricoverarsi lassu, non vedesse in loro che amici e difensori. Fece poi portar giu da una stanza a tetto larmi da fuoco, da taglio, in asta, che da un pezzo stavan li ammucchiate, e gliele distribui; fece dire a suoi contadini e affittuari della valle, che chiunque si sentiva, venisse con armi al castello; a chi non naveva, ne diede; scelse alcuni, che fossero come ufiziali, e avessero altri sotto il loro comando; assegno i posti allentrature e in altri luoghi della valle, sulla salita, alle porte del castello; stabili lore e i modi di dar la muta, come in un campo, o come gia sera costumato in quel castello medesimo, ne tempi della sua vita disperata. In un canto di quella stanza a tetto, cerano in disparte larmi che lui solo aveva portate; quella sua famosa carabina, moschetti, spade, spadoni, pistole, coltellacci, pugnali, per terra, o appoggiati al muro. Nessuno de servitori le tocco; ma concertarono di domandare al padrone quali voleva che gli fossero portate. Nessuna, rispose; e, fosse voto, fosse proposito, resto sempre disarmato, alla testa di quella specie di guarnigione. Nello stesso tempo, aveva messo in moto altruomini e donne di servizio, o suoi dipendenti, a preparar nel castello alloggio a quante piu persone fosse possibile, a rizzar letti, a disporre sacconi e strapunti nelle stanze, nelle sale, che diventavan dormitori. E aveva dato ordine di far venire provvisioni abbondanti, per ispesare gli ospiti che Dio gli manderebbe, e i quali infatti andavan crescendo di giorno in giorno. Lui intanto non istava mai fermo; dentro e fuori del castello, su e giu per la salita, in giro per la valle, a stabilire, a rinforzare, a visitar posti, a vedere, a farsi vedere, a mettere e a tenere in regola, con le parole, con gli occhi, con la presenza. In casa, per la strada, faceva accoglienza a quelli che arrivavano; e tutti, o lo avessero gia visto, o lo vedessero per la prima volta, lo guardavano estatici, dimenticando un momento i guai e i timori che gli avevano spinti lassu; e si voltavano ancora a guardarlo, quando, staccatosi da loro, seguitava la sua strada. CAPITOLO XXX Quantunque il concorso maggiore non fosse dalla parte per cui i nostri tre fuggitivi savvicinavano alla valle, ma allimboccatura opposta, con tutto cio, cominciarono a trovar compagni di viaggio e di sventura, che da traverse e viottole erano sboccati o sboccavano nella strada. In circostanze simili, tutti quelli che sincontrano, e come se si conoscessero. Ogni volta che il baroccio aveva raggiunto qualche pedone, si barattavan domande e risposte. Chi era scappato, come i nostri, senza aspettar larrivo de soldati; chi aveva sentiti i tamburi o le trombe; chi gli aveva visti coloro, e li dipingeva come gli spaventati soglion dipingere. Siamo ancora fortunati, dicevan le due donne: ringraziamo il cielo. Vada la roba; ma almeno siamo in salvo. Ma don Abbondio non trovava che ci fosse tanto da rallegrarsi; anzi quel concorso, e piu ancora il maggiore che sentiva esserci dallaltra parte, cominciava a dargli ombra. Oh che storia borbottava alle donne, in un momento che non cera nessuno dintorno: oh che storia Non capite, che radunarsi tanta gente in un luogo e lo stesso che volerci tirare i soldati per forza Tutti nascondono, tutti portan via; nelle case non resta nulla; crederanno che lassu ci siano tesori. Ci vengono sicuro: sicuro ci vengono. Oh povero me dove mi sono imbarcato Oh voglion far altro che venir lassu, diceva Perpetua: anche loro devono andar per la loro strada. E poi, io ho sempre sentito dire che, ne pericoli, e meglio essere in molti. In molti in molti replicava don Abbondio: povera donna Non sapete che ogni lanzichenecco ne mangia cento di costoro E poi, se volessero far delle pazzie, sarebbe un bel gusto, eh di trovarsi in una battaglia. Oh povero me Era meno male andar su per i monti. Che abbian tutti a voler cacciarsi in un luogo... Seccatori borbottava poi, a voce piu bassa: tutti qui: e via, e via, e via; luno dietro laltro, come pecore senza ragione. A questo modo, disse Agnese, anche loro potrebbero dir lo stesso di noi. Chetatevi un po, disse don Abbondio: che gia le chiacchiere non servono a nulla. Quel che fatto e fatto: ci siamo, bisogna starci. Sara quel che vorra la Provvidenza: il cielo ce la mandi buona. Ma fu ben peggio quando, allentrata della valle, vide un buon posto darmati, parte sulluscio duna casa, e parte nelle stanze terrene: pareva una caserma. Li guardo con la coda dellocchio: non eran quelle facce che gli era toccato a vedere nellaltra dolorosa sua gita, o se ce nera di quelle, erano ben cambiate; ma con tutto cio, non si puo dire che noia gli desse quella vista. Oh povero me pensava: ecco se le fanno le pazzie. Gia non poteva essere altrimenti: me lo sarei dovuto aspettare da un uomo di quella qualita. Ma cosa vuol fare vuol far la guerra vuol fare il re, lui Oh povero me In circostanze che si vorrebbe potersi nasconder sotto terra, e costui cerca ogni maniera di farsi scorgere, di dar nellocchio; par che li voglia invitare Vede ora, signor padrone, gli disse Perpetua, se ce della brava gente qui, che ci sapra difendere. Vengano ora i soldati: qui non sono come que nostri spauriti, che non son buoni che a menar le gambe. Zitta rispose, con voce bassa ma iraconda, don Abbondio: zitta che non sapete quel che vi dite. Pregate il cielo che abbian fretta i soldati, o che non vengano a sapere le cose che si fanno qui, e che si mette allordine questo luogo come una fortezza. Non sapete che i soldati e il loro mestiere di prender le fortezze Non cercan altro; per loro, dare un assalto e come andare a nozze; perche tutto quel che trovano e per loro, e passano la gente a fil di spada. Oh povero me Basta, vedro se ci sara maniera di mettersi in salvo su per queste balze. In una battaglia non mi ci colgono oh in una battaglia non mi ci colgono. Se ha poi paura anche desser difeso e aiutato... ricominciava Perpetua; ma don Abbondio linterruppe aspramente, sempre pero a voce bassa: zitta E badate bene di non riportare questi discorsi. Ricordatevi che qui bisogna far sempre viso ridente, e approvare tutto quello che si vede. Alla Malanotte, trovarono un altro picchetto darmati, ai quali don Abbondio fece una scappellata, dicendo intanto tra se: ohime, ohime: son proprio venuto in un accampamento Qui il baroccio si fermo; ne scesero; don Abbondio pago in fretta, e licenzio il condottiere; e sincammino con le due compagne per la salita, senza far parola. La vista di que luoghi gli andava risvegliando nella fantasia, e mescolando allangosce presenti, la rimembranza di quelle che vi aveva sofferte laltra volta. E Agnese, la quale non gli aveva mai visti que luoghi, e se nera fatta in mente una pittura fantastica che le si rappresentava ogni volta che pensava al viaggio spaventoso di Lucia, vedendoli ora quali eran davvero, provava come un nuovo e piu vivo sentimento di quelle crudeli memorie. Oh signor curato esclamo: a pensare che la mia povera Lucia e passata per questa strada Volete stare zitta donna senza giudizio le grido in un orecchio don Abbondio: son discorsi codesti da farsi qui Non sapete che siamo in casa sua Fortuna che ora nessun vi sente; ma se parlate in questa maniera... Oh disse Agnese: ora che e santo... State zitta, le replico don Abbondio: credete voi che ai santi si possa dire, senza riguardo, tutto cio che passa per la mente Pensate piuttosto a ringraziarlo del bene che vha fatto. Oh per questo, ci avevo gia pensato: che crede che non le sappia un pochino le creanze La creanza e di non dir le cose che posson dispiacere, specialmente a chi non e avvezzo a sentirne. E intendetela bene tutte due, che qui non e luogo da far pettegolezzi, e da dir tutto quello che vi puo venire in testa. E casa dun gran signore, gia lo sapete: vedete che compagnia ce dintorno: ci vien gente di tutte le sorte; sicche, giudizio, se potete: pesar le parole, e soprattutto dirne poche, e solo quando ce necessita: che a stare zitti non si sbaglia mai. Fa peggio lei con tutte codeste sue... riprendeva Perpetua. Ma: zitta grido sottovoce don Abbondio, e insieme si levo il cappello in fretta, e fece un profondo inchino: che, guardando in su, aveva visto linnominato scender verso di loro. Anche questo aveva visto e riconosciuto don Abbondio; e affrettava il passo per andargli incontro. Signor curato, disse, quando gli fu vicino, avrei voluto offrirle la mia casa in miglior occasione; ma, a ogni modo, son ben contento di poterle esser utile in qualche cosa. Confidato nella gran bonta di vossignoria illustrissima, rispose don Abbondio, mi son preso lardire di venire, in queste triste circostanze, a incomodarla: e, come vede vossignoria illustrissima, mi son preso anche la liberta di menar compagnia. Questa e la mia governante... Benvenuta, disse linnominato. E questa, continuo don Abbondio, e una donna a cui vossignoria ha gia fatto del bene: la madre di quella... di quella... Di Lucia, disse Agnese. Di Lucia esclamo linnominato, voltandosi, con la testa bassa, ad Agnese. Del bene, io Dio immortale Voi, mi fate del bene, a venir qui... da me... in questa casa. Siate la benvenuta. Voi ci portate la benedizione. Oh giusto disse Agnese: vengo a incomodarla. Anzi, continuo, avvicinandosegli allorecchio, ho anche a ringraziarla... Linnominato tronco quelle parole, domandando premurosamente le nuove di Lucia; e sapute che lebbe, si volto per accompagnare al castello i nuovi ospiti, come fece, malgrado la loro resistenza cerimoniosa. Agnese diede al curato unocchiata che voleva dire: veda un poco se ce bisogno che lei entri di mezzo tra noi due a dar pareri. Sono arrivati alla sua parrocchia gli domando linnominato. No, signore, che non gli ho voluti aspettare que diavoli, rispose don Abbondio. Sa il cielo se avrei potuto uscir vivo dalle loro mani, e venire a incomodare vossignoria illustrissima. Bene, si faccia coraggio, riprese linnominato: che ora e in sicuro. Quassu non verranno; e se si volessero provare, siam pronti a riceverli. Speriamo che non vengano, disse don Abbondio. E sento, soggiunse, accennando col dito i monti che chiudevano la valle di rimpetto, sento che, anche da quella parte, giri unaltra masnada di gente, ma... ma... E vero, rispose linnominato: ma non dubiti, che siam pronti anche per loro. Tra due fuochi, diceva tra se don Abbondio: proprio tra due fuochi. Dove mi son lasciato tirare e da due pettegole E costui par proprio che ci sguazzi dentro Oh che gente ce a questo mondo Entrati nel castello, il signore fece condurre Agnese e Perpetua in una stanza del quartiere assegnato alle donne, che occupava tre lati del secondo cortile, nella parte posteriore delledifizio situata sur un masso sporgente e isolato, a cavaliere a un precipizio. Gli uomini alloggiavano ne lati dellaltro cortile a destra e a sinistra, e in quello che rispondeva sulla spianata. Il corpo di mezzo, che separava i due cortili, e dava passaggio dalluno allaltro, per un vasto andito di rimpetto alla porta principale, era in parte occupato dalle provvisioni, e in parte doveva servir di deposito per la roba che i rifugiati volessero mettere in salvo lassu. Nel quartiere degli uomini, cerano alcune camere destinate agli ecclesiastici che potessero capitare. Linnominato vaccompagno in persona don Abbondio, che fu il primo a prenderne il possesso. Ventitre o ventiquattro giorni stettero i nostri fuggitivi nel castello, in mezzo a un movimento continuo, in una gran compagnia, e che ne primi tempi, ando sempre crescendo; ma senza che accadesse nulla di straordinario. Non passo forse giorno, che non si desse allarmi. Vengon lanzichenecchi di qua; si son veduti cappelletti di la. A ogni avviso, linnominato mandava uomini a esplorare; e, se faceva bisogno, prendeva con se della gente che teneva sempre pronta a cio, e andava con essa fuor della valle, dalla parte dovera indicato il pericolo. Ed era cosa singolare, vedere una schiera duomini armati da capo a piedi, e schierati come una truppa, condotti da un uomo senzarmi. Le piu volte non erano che foraggieri e saccheggiatori sbandati, che se nandavano prima desser sorpresi. Ma una volta, cacciando alcuni di costoro, per insegnar loro a non venir piu da quelle parti, linnominato ricevette avviso che un paesetto vicino era invaso e messo a sacco. Erano lanzichenecchi di vari corpi che, rimasti indietro per rubare, seran riuniti, e andavano a gettarsi allimprovviso sulle terre vicine a quelle dove alloggiava lesercito; spogliavano gli abitanti, e gliene facevan di tutte le sorte. Linnominato fece un breve discorso a suoi uomini, e li condusse al paesetto. Arrivarono inaspettati. I ribaldi che avevan creduto di non andar che alla preda, vedendosi venire addosso gente schierata e pronta a combattere, lasciarono il saccheggio a mezzo, e se nandarono in fretta, senzaspettarsi luno con laltro, dalla parte donderan venuti. Linnominato glinsegui per un pezzo di strada; poi, fatto far alto, stette qualche tempo aspettando, se vedesse qualche novita; e finalmente se ne ritorno. E ripassando nel paesetto salvato, non si potrebbe dire con quali applausi e benedizioni fosse accompagnato il drappello liberatore e il condottiero. Nel castello, tra quella moltitudine, formata a caso, di persone, varie di condizione, di costumi, di sesso e deta, non nacque mai alcun disordine dimportanza. Linnominato aveva messe guardie in diversi luoghi, le quali tutte invigilavano che non seguisse nessun inconveniente, con quella premura che ognuno metteva nelle cose di cui savesse a rendergli conto. Aveva poi pregati gli ecclesiastici, e gli uomini piu autorevoli che si trovavan tra i ricoverati, dandare in giro e dinvigilare anche loro. E piu spesso che poteva, girava anche lui, e si faceva veder per tutto; ma, anche in sua assenza, il ricordarsi di chi sera in casa, serviva di freno a chi ne potesse aver bisogno. E, del resto, era tutta gente scappata, e quindi inclinata in generale alla quiete: i pensieri della casa e della roba, per alcuni anche di congiunti o damici rimasti nel pericolo, le nuove che venivan di fuori, abbattendo gli animi, mantenevano e accrescevano sempre piu quella disposizione. Cera pero anche de capi scarichi, degli uomini duna tempra piu salda e dun coraggio piu verde, che cercavano di passar que giorni in allegria. Avevano abbandonate le loro case, per non esser forti abbastanza da difenderle; ma non trovavan gusto a piangere e a sospirare sur una cosa che non cera rimedio, ne a figurarsi e a contemplar con la fantasia il guasto che vedrebbero pur troppo co loro occhi. Famiglie amiche erano andate di conserva, o seran ritrovate lassu, seran fatte amicizie nuove; e la folla sera divisa in crocchi, secondo gli umori e labitudini. Chi aveva danari e discrezione, andava a desinare giu nella valle, dove in quella circostanza, seran rizzate in fretta osterie: in alcune, i bocconi erano alternati co sospiri, e non era lecito parlar daltro che di sciagure: in altre, non si rammentavan le sciagure, se non per dire che non bisognava pensarci. A chi non poteva o non voleva farsi le spese, si distribuiva nel castello pane, minestra e vino: oltre alcune tavole cheran servite ogni giorno, per quelli che il padrone vi aveva espressamente invitati; e i nostri eran di questo numero. Agnese e Perpetua, per non mangiare il pane a ufo, avevan voluto essere impiegate ne servizi che richiedeva una cosi grande ospitalita; e in questo spendevano una buona parte della giornata; il resto nel chiacchierare con certe amiche che seran fatte, o col povero don Abbondio. Questo non aveva nulla da fare, ma non sannoiava pero; la paura gli teneva compagnia. La paura proprio dun assalto, credo che la gli fosse passata, o se pur gliene rimaneva, era quella che gli dava meno fastidio; perche, pensandoci appena appena, doveva capire quanto poco fosse fondata. Ma limmagine del paese circonvicino inondato, da una parte e dallaltra, da soldatacci, le armi e gli armati che vedeva sempre in giro, un castello, quel castello, il pensiero di tante cose che potevan nascere ogni momento in tali circostanze, tutto gli teneva addosso uno spavento indistinto, generale, continuo; lasciando stare il rodio che gli dava il pensare alla sua povera casa. In tutto il tempo che stette in quellasilo, non se ne discosto mai quanto un tiro di schioppo, ne mai mise piede sulla discesa: lunica sua passeggiata era duscire sulla spianata, e dandare, quando da una parte e quando dallaltra del castello, a guardar giu per le balze e per i burroni, per istudiare se ci fosse qualche passo un po praticabile, qualche po di sentiero, per dove andar cercando un nascondiglio in caso dun serra serra. A tutti i suoi compagni di rifugio faceva gran riverenze o gran saluti, ma bazzicava con pochissimi: la sua conversazione piu frequente era con le due donne, come abbiam detto; con loro andava a fare i suoi sfoghi, a rischio che talvolta gli fosse dato sulla voce da Perpetua, e che lo svergognasse anche Agnese. A tavola poi, dove stava poco e parlava pochissimo, sentiva le nuove del terribile passaggio, le quali arrivavano ogni giorno, o di paese in paese e di bocca in bocca, o portate lassu da qualcheduno, che da principio aveva voluto restarsene a casa, e scappava in ultimo, senza aver potuto salvar nulla, e a un bisogno anche malconcio: e ogni giorno cera qualche nuova storia di sciagura. Alcuni, novellisti di professione, raccoglievan diligentemente tutte le voci, abburattavan tutte le relazioni, e ne davan poi il fiore agli altri. Si disputava quali fossero i reggimenti piu indiavolati, se fosse peggio la fanteria o la cavalleria; si ripetevano, il meglio che si poteva, certi nomi di condottieri; dalcuni si raccontavan limprese passate, si specificavano le stazioni e le marce: quel giorno, il tale reggimento si spandeva ne tali paesi, domani anderebbe addosso ai tali altri, dove intanto il tal altro faceva il diavolo e peggio. Sopra tutto si cercava daver informazione, e si teneva il conto de reggimenti che passavan di mano in mano il ponte di Lecco, perche quelli si potevano considerar come andati, e fuori veramente del paese. Passano i cavalli di Wallenstein, passano i fanti di Merode, passano i cavalli di Anhalt, passano i fanti di Brandeburgo, e poi i cavalli di Montecuccoli, e poi quelli di Ferrari; passa Altringer, passa Furstenberg, passa Colloredo; passano i Croati, passa Torquato Conti, passano altri e altri; quando piacque al cielo, passo anche Galasso, che fu lultimo. Lo squadron volante de veneziani fini dallontanarsi anche lui; e tutto il paese, a destra e a sinistra, si trovo libero. Gia quelli delle terre invase e sgombrate le prime, eran partiti dal castello; e ogni giorno ne partiva: come, dopo un temporale dautunno, si vede dai palchi fronzuti dun grandalbero uscire da ogni parte gli uccelli che ci serano riparati. Credo che i nostri tre fossero gli ultimi ad andarsene; e cio per volere di don Abbondio, il quale temeva, se si tornasse subito a casa, di trovare ancora in giro lanzichenecchi rimasti indietro sbrancati, in coda allesercito. Perpetua ebbe un bel dire che, quanto piu sindugiava, tanto piu si dava agio ai birboni del paese dentrare in casa a portar via il resto; quando si trattava dassicurar la pelle, era sempre don Abbondio che la vinceva; meno che limminenza del pericolo non gli avesse fatto perdere affatto la testa. Il giorno fissato per la partenza, linnominato fece trovar pronta alla Malanotte una carrozza, nella quale aveva gia fatto mettere un corredo di biancheria per Agnese. E tiratala in disparte, le fece anche accettare un gruppetto di scudi, per riparare al guasto che troverebbe in casa; quantunque, battendo la mano sul petto, essa andasse ripetendo che ne aveva li ancora de vecchi. Quando vedrete quella vostra buona, povera Lucia... le disse in ultimo: gia son certo che prega per me, poiche le ho fatto tanto male: ditele adunque chio la ringrazio, e confido in Dio, che la sua preghiera tornera anche in tanta benedizione per lei. Volle poi accompagnar tutti e tre gli ospiti, fino alla carrozza. I ringraziamenti umili e sviscerati di don Abbondio e i complimenti di Perpetua, se glimmagini il lettore. Partirono; fecero, secondo il fissato, una fermatina, ma senza neppur mettersi a sedere, nella casa del sarto, dove sentirono raccontar cento cose del passaggio: la solita storia di ruberie, di percosse, di sperpero, di sporchizie: ma li, per buona sorte, non seran visti lanzichenecchi. Ah signor curato disse il sarto, dandogli di braccio a rimontare in carrozza: sha da far de libri in istampa, sopra un fracasso di questa sorte. Dopo unaltra po di strada, cominciarono i nostri viaggiatori a veder co loro occhi qualche cosa di quello che avevan tanto sentito descrivere: vigne spogliate, non come dalla vendemmia, ma come dalla grandine e dalla bufera che fossero venute in compagnia: tralci a terra, sfrondati e scompigliati; strappati i pali, calpestato il terreno, e sparso di schegge, di foglie, di sterpi; schiantati, scapezzati gli alberi; sforacchiate le siepi; i cancelli portati via. Ne paesi poi, usci sfondati, impannate lacere, paglia, cenci, rottami dogni sorte, a mucchi o seminati per le strade; unaria pesante, zaffate di puzzo piu forte che uscivan dalle case; la gente, chi a buttar fuori porcherie, chi a raccomodar le imposte alla meglio, chi in crocchio a lamentarsi insieme; e, al passar della carrozza, mani di qua e di la tese agli sportelli, per chieder lelemosina. Con queste immagini, ora davanti agli occhi, ora nella mente, e con laspettativa di trovare altrettanto a casa loro, ci arrivarono; e trovarono infatti quello che saspettavano. Agnese fece posare i fagotti in un canto del cortiletto, chera rimasto il luogo piu pulito della casa; si mise poi a spazzarla, a raccogliere e a rigovernare quella poca roba che le avevan lasciata; fece venire un legnaiolo e un fabbro, per riparare i guasti piu grossi, e guardando poi, capo per capo, la biancheria regalata, e contando que nuovi ruspi, diceva tra se: son caduta in piedi; sia ringraziato Iddio e la Madonna e quel buon signore: posso proprio dire desser caduta in piedi . Don Abbondio e Perpetua entrano in casa, senza aiuto di chiavi; ogni passo che fanno nellandito, senton crescere un tanfo, un veleno, una peste, che li respinge indietro; con la mano al naso, vanno alluscio di cucina; entrano in punta di piedi, studiando dove metterli, per iscansar piu che possono la porcheria che copre il pavimento; e danno unocchiata in giro. Non cera nulla dintero; ma avanzi e frammenti di quel che cera stato, li e altrove, se ne vedeva in ogni canto: piume e penne delle galline di Perpetua, pezzi di biancheria, fogli de calendari di don Abbondio, cocci di pentole e di piatti; tutto insieme o sparpagliato. Solo nel focolare si potevan vedere i segni dun vasto saccheggio accozzati insieme, come molte idee sottintese, in un periodo steso da un uomo di garbo. Cera, dico, un rimasuglio di tizzi e tizzoni spenti, i quali mostravano dessere stati, un bracciolo di seggiola, un piede di tavola, uno sportello darmadio, una panca di letto, una doga della botticina, dove ci stava il vino che rimetteva lo stomaco a don Abbondio. Il resto era cenere e carboni; e con que carboni stessi, i guastatori, per ristoro, avevano scarabocchiati i muri di figuracce, ingegnandosi, con certe berrettine o con certe cheriche, e con certe larghe facciole, di farne de preti, e mettendo studio a farli orribili e ridicoli: intento che, per verita, non poteva andar fallito a tali artisti. Ah porci esclamo Perpetua. Ah baroni esclamo don Abbondio; e, come scappando, andaron fuori, per un altruscio che metteva nellorto. Respirarono; andaron diviato al fico; ma gia prima darrivarci, videro la terra smossa, e misero un grido tutte due insieme; arrivati, trovarono effettivamente, in vece del morto, la buca aperta. Qui nacquero de guai: don Abbondio comincio a prendersela con Perpetua, che non avesse nascosto bene: pensate se questa rimase zitta: dopo chebbero ben gridato, tutte due col braccio teso, e con lindice appuntato verso la buca, se ne tornarono insieme, brontolando. E fate conto che per tutto trovarono a un di presso la medesima cosa. Penarono non so quanto, a far ripulire e smorbare la casa, tanto piu che, in que giorni, era difficile trovar aiuto; e non so quanto dovettero stare come accampati, accomodandosi alla meglio, o alla peggio, e rifacendo a poco a poco usci, mobili, utensili, con danari prestati da Agnese. Per giunta poi, quel disastro fu una semenza daltre questioni molto noiose; perche Perpetua, a forza di chiedere e domandare, di spiare e fiutare, venne a saper di certo che alcune masserizie del suo padrone, credute preda o strazio de soldati, erano in vece sane e salve in casa di gente del paese; e tempestava il padrone che si facesse sentire, e richiedesse il suo. Tasto piu odioso non si poteva toccare per don Abbondio; giacche la sua roba era in mano di birboni, cioe di quella specie di persone con cui gli premeva piu di stare in pace. Ma se non ne voglio saper nulla di queste cose, diceva. Quante volte ve lo devo ripetere, che quel che e andato e andato Ho da esser messo anche in croce, perche me stata spogliata la casa Se lo dico, rispondeva Perpetua, che lei si lascerebbe cavar gli occhi di testa. Rubare agli altri e peccato, ma a lei, e peccato non rubare. Ma vedete se codesti sono spropositi da dirsi replicava don Abbondio: ma volete stare zitta Perpetua si chetava, ma non subito subito; e prendeva pretesto da tutto per riprincipiare. Tanto che il poveruomo sera ridotto a non lamentarsi piu, quando trovava mancante qualche cosa, nel momento che ne avrebbe avuto bisogno; perche, piu duna volta, gli era toccato a sentirsi dire: vada a chiederlo al tale che lha, e non lavrebbe tenuto fino a questora, se non avesse che fare con un buon uomo. Unaltra e piu viva inquietudine gli dava il sentire che giornalmente continuavano a passar soldati alla spicciolata, come aveva troppo bene congetturato; onde stava sempre in sospetto di vedersene capitar qualcheduno o anche una compagnia sulluscio, che aveva fatto raccomodare in fretta per la prima cosa, e che teneva chiuso con gran cura; ma, per grazia del cielo, cio non avvenne mai. Ne pero questi terrori erano ancora cessati, che un nuovo ne sopraggiunse. Ma qui lasceremo da parte il poveruomo: si tratta ben daltro che di sue apprensioni private, che de guai dalcuni paesi, che dun disastro passeggiero. CAPITOLO XXXI La peste che il tribunale della sanita aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, cera entrata davvero, come e noto; ed e noto parimente che non si fermo qui, ma invase e spopolo una buona parte dItalia. Condotti dal filo della nostra storia, noi passiamo a raccontar gli avvenimenti principali di quella calamita; nel milanese, sintende, anzi in Milano quasi esclusivamente: che della citta quasi esclusivamente trattano le memorie del tempo, come a un di presso accade sempre e per tutto, per buone e per cattive ragioni. E in questo racconto, il nostro fine non e, per dir la verita, soltanto di rappresentar lo stato delle cose nel quale verranno a trovarsi i nostri personaggi; ma di far conoscere insieme, per quanto si puo in ristretto, e per quanto si puo da noi, un tratto di storia patria piu famoso che conosciuto. Delle molte relazioni contemporanee, non ce ne alcuna che basti da se a darne unidea un po distinta e ordinata; come non ce ne alcuna che non possa aiutare a formarla. In ognuna di queste relazioni, senza eccettuarne quella del Ripamonti Josephi Ripamontii, canonici scalensis, chronistae urbis Mediolani, De peste quae fuit anno , Libri V. Mediolani, , apud Malatestas., la quale le supera tutte, per la quantita e per la scelta de fatti, e ancor piu per il modo dosservarli, in ognuna sono omessi fatti essenziali, che son registrati in altre; in ognuna ci sono errori materiali, che si posson riconoscere e rettificare con laiuto di qualche altra, o di que pochi atti della pubblica autorita, editi e inediti, che rimangono; spesso in una si vengono a trovar le cagioni di cui nellaltra seran visti, come in aria, gli effetti. In tutte poi regna una strana confusione di tempi e di cose; e un continuo andare e venire, come alla ventura, senza disegno generale, senza disegno ne particolari: carattere, del resto, de piu comuni e de piu apparenti ne libri di quel tempo, principalmente in quelli scritti in lingua volgare, almeno in Italia; se anche nel resto dEuropa, i dotti lo sapranno, noi lo sospettiamo. Nessuno scrittore depoca posteriore se proposto desaminare e di confrontare quelle memorie, per ritrarne una serie concatenata degli avvenimenti, una storia di quella peste; sicche lidea che se ne ha generalmente, devessere, di necessita, molto incerta, e un po confusa: unidea indeterminata di gran mali e di granderrori e per verita ci fu delluno e dellaltro, al di la di quel che si possa immaginare, unidea composta piu di giudizi che di fatti, alcuni fatti dispersi, non di rado scompagnati dalle circostanze piu caratteristiche, senza distinzion di tempo, cioe senza intelligenza di causa e deffetto, di corso, di progressione. Noi, esaminando e confrontando, con molta diligenza se non altro, tutte le relazioni stampate, piu duna inedita, molti in ragione del poco che ne rimane documenti, come dicono, ufiziali, abbiam cercato di farne non gia quel che si vorrebbe, ma qualche cosa che non e stato ancor fatto. Non intendiamo di riferire tutti gli atti pubblici, e nemmeno tutti gli avvenimenti degni, in qualche modo, di memoria. Molto meno pretendiamo di rendere inutile a chi voglia farsi unidea piu compita della cosa, la lettura delle relazioni originali: sentiamo troppo che forza viva, propria e, per dir cosi, incomunicabile, ci sia sempre nellopere di quel genere, comunque concepite e condotte. Solamente abbiam tentato di distinguere e di verificare i fatti piu generali e piu importanti, di disporli nellordine reale della loro successione, per quanto lo comporti la ragione e la natura dessi, dosservare la loro efficienza reciproca, e di dar cosi, per ora e finche qualchedun altro non faccia meglio, una notizia succinta, ma sincera e continuata, di quel disastro. Per tutta adunque la striscia di territorio percorsa dallesercito, sera trovato qualche cadavere nelle case, qualcheduno sulla strada. Poco dopo, in questo e in quel paese, cominciarono ad ammalarsi, a morire, persone, famiglie, di mali violenti, strani, con segni sconosciuti alla piu parte de viventi. Cera soltanto alcuni a cui non riuscissero nuovi: que pochi che potessero ricordarsi della peste che, cinquantatre anni avanti, aveva desolata pure una buona parte dItalia, e in ispecie il milanese, dove fu chiamata, ed e tuttora, la peste di san Carlo. Tanto e forte la carita Tra le memorie cosi varie e cosi solenni dun infortunio generale, puo essa far primeggiare quella dun uomo, perche a questuomo ha ispirato sentimenti e azioni piu memorabili ancora de mali; stamparlo nelle menti, come un sunto di tutti que guai, perche in tutti lha spinto e intromesso, guida, soccorso, esempio, vittima volontaria; duna calamita per tutti, far per questuomo come unimpresa; nominarla da lui, come una conquista, o una scoperta. Il protofisico Lodovico Settala, che, non solo aveva veduta quella peste, ma nera stato uno de piu attivi e intrepidi, e, quantunque allor giovinissimo, de piu riputati curatori; e che ora, in gran sospetto di questa, stava allerta e sullinformazioni, riferi, il dottobre, nel tribunale della sanita, come, nella terra di Chiuso lultima del territorio di Lecco, e confinante col bergamasco, era scoppiato indubitabilmente il contagio. Non fu per questo presa veruna risoluzione, come si ha dal Ragguaglio del Tadino Pag. .. Ed ecco sopraggiungere avvisi somiglianti da Lecco e da Bellano. Il tribunale allora si risolvette e si contento di spedire un commissario che, strada facendo, prendesse un medico a Como, e si portasse con lui a visitare i luoghi indicati. Tutte due, o per ignoranza o per altro, si lasciorno persuadere da un vecchio et ignorante barbiero di Bellano, che quella sorte de mali non era Peste Tadino, ivi.; ma, in alcuni luoghi, effetto consueto dellemanazioni autunnali delle paludi, e negli altri, effetto de disagi e degli strapazzi sofferti, nel passaggio degli alemanni. Una tale assicurazione fu riportata al tribunale, il quale pare che ne mettesse il cuore in pace. Ma arrivando senza posa altre e altre notizie di morte da diverse parti, furono spediti due delegati a vedere e a provvedere: il Tadino suddetto, e un auditore del tribunale. Quando questi giunsero, il male sera gia tanto dilatato, che le prove si offrivano, senza che bisognasse andarne in cerca. Scorsero il territorio di Lecco, la Valsassina, le coste del lago di Como, i distretti denominati il Monte di Brianza, e la Gera dAdda; e per tutto trovarono paesi chiusi da cancelli allentrature, altri quasi deserti, e gli abitanti scappati e attendati alla campagna, o dispersi: et ci parevano, dice il Tadino, tante creature seluatiche, portando in mano chi lherba menta, chi la ruta, chi il rosmarino et chi una ampolla daceto . Sinformarono del numero de morti: era spaventevole; visitarono infermi e cadaveri, e per tutto trovarono le brutte e terribili marche della pestilenza. Diedero subito, per lettere, quelle sinistre nuove al tribunale della sanita, il quale, al riceverle, che fu il dottobre, si dispose , dice il medesimo Tadino, a prescriver le bullette, per chiuder fuori dalla Citta le persone provenienti da paesi dove il contagio sera manifestato; et mentre si compilaua la grida , ne diede anticipatamente qualche ordine sommario a gabellieri. Intanto i delegati presero in fretta e in furia quelle misure che parver loro migliori; e se ne tornarono, con la trista persuasione che non sarebbero bastate a rimediare e a fermare un male gia tanto avanzato e diffuso. Arrivati il di novembre, dato ragguaglio, a voce e di nuovo in iscritto, al tribunale, ebbero da questo commissione di presentarsi al governatore, e desporgli lo stato delle cose. Vandarono, e riportarono: aver lui di tali nuove provato molto dispiacere, mostratone un gran sentimento; ma i pensieri della guerra esser piu pressanti: sed belli graviores esse curas. Cosi il Ripamonti, il quale aveva spogliati i registri della Sanita, e conferito col Tadino, incaricato specialmente della missione: era la seconda, se il lettore se ne ricorda, per quella causa, e con quellesito. Due o tre giorni dopo, il di novembre, emano il governatore una grida, in cui ordinava pubbliche feste, per la nascita del principe Carlo, primogenito del re Filippo IV, senza sospettare o senza curare il pericolo dun gran concorso, in tali circostanze: tutto come in tempi ordinari, come se non gli fosse stato parlato di nulla. Era questuomo, come gia se detto, il celebre Ambrogio Spinola, mandato per raddirizzar quella guerra e riparare agli errori di don Gonzalo, e incidentemente, a governare; e noi pure possiamo qui incidentemente rammentar che mori dopo pochi mesi, in quella stessa guerra che gli stava tanto a cuore; e mori, non gia di ferite sul campo, ma in letto, daffanno e di struggimento, per rimproveri, torti, disgusti dogni specie ricevuti da quelli a cui serviva. La storia ha deplorata la sua sorte, e biasimata laltrui sconoscenza; ha descritte con molta diligenza le sue imprese militari e politiche, lodata la sua previdenza, lattivita, la costanza: poteva anche cercare cosabbia fatto di tutte queste qualita, quando la peste minacciava, invadeva una popolazione datagli in cura, o piuttosto in balia. Ma cio che, lasciando intero il biasimo, scema la maraviglia di quella sua condotta, cio che fa nascere unaltra e piu forte maraviglia, e la condotta della popolazione medesima, di quella, voglio dire, che, non tocca ancora dal contagio, aveva tanta ragion di temerlo. Allarrivo di quelle nuove de paesi che nerano cosi malamente imbrattati, di paesi che formano intorno alla citta quasi un semicircolo, in alcuni punti distante da essa non piu di diciotto o venti miglia; chi non crederebbe che vi si suscitasse un movimento generale, un desiderio di precauzioni bene o male intese, almeno una sterile inquietudine Eppure, se in qualche cosa le memorie di quel tempo vanno daccordo, e nellattestare che non ne fu nulla. La penuria dellanno antecedente, le angherie della soldatesca, le afflizioni danimo, parvero piu che bastanti a render ragione della mortalita: sulle piazze, nelle botteghe, nelle case, chi buttasse la una parola del pericolo, chi motivasse peste, veniva accolto con beffe incredule, con disprezzo iracondo. La medesima miscredenza, la medesima, per dir meglio, cecita e fissazione prevaleva nel senato, nel Consiglio de decurioni, in ogni magistrato. Trovo che il cardinal Federigo, appena si riseppero i primi casi di mal contagioso, prescrisse, con lettera pastorale a parrochi, tra le altre cose, che ammonissero piu e piu volte i popoli dellimportanza e dellobbligo stretto di rivelare ogni simile accidente, e di consegnar le robe infette o sospette Vita di Federigo Borromeo, compilata da Francesco Rivola. Milano, , pag. .: e anche questa puo essere contata tra le sue lodevoli singolarita. Il tribunale della sanita chiedeva, implorava cooperazione, ma otteneva poco o niente. E nel tribunale stesso, la premura era ben lontana da uguagliare lurgenza: erano, come afferma piu volte il Tadino, e come appare ancor meglio da tutto il contesto della sua relazione, i due fisici che, persuasi della gravita e dellimminenza del pericolo, stimolavan quel corpo, il quale aveva poi a stimolare gli altri. Abbiam gia veduto come, al primo annunzio della peste, andasse freddo nelloperare, anzi nellinformarsi: ecco ora un altro fatto di lentezza non men portentosa, se pero non era forzata, per ostacoli frapposti da magistrati superiori. Quella grida per le bullette, risoluta il dottobre, non fu stesa che il di del mese seguente, non fu pubblicata che il . La peste era gia entrata in Milano. Il Tadino e il Ripamonti vollero notare il nome di chi ce la porto il primo, e altre circostanze della persona e del caso: e infatti, nellosservare i principi duna vasta mortalita, in cui le vittime, non che esser distinte per nome, appena si potranno indicare allincirca, per il numero delle migliaia, nasce una non so quale curiosita di conoscere que primi e pochi nomi che poterono essere notati e conservati: questa specie di distinzione, la precedenza nellesterminio, par che faccian trovare in essi, e nelle particolarita, per altro piu indifferenti, qualche cosa di fatale e di memorabile. Luno e laltro storico dicono che fu un soldato italiano al servizio di Spagna; nel resto non sono ben daccordo, neppur sul nome. Fu, secondo il Tadino, un Pietro Antonio Lovato, di quartiere nel territorio di Lecco; secondo il Ripamonti, un Pier Paolo Locati, di quartiere a Chiavenna. Differiscono anche nel giorno della sua entrata in Milano: il primo la mette al dottobre, il secondo ad altrettanti del mese seguente: e non si puo stare ne alluno ne allaltro. Tutte due lepoche sono in contraddizione con altre ben piu verificate. Eppure il Ripamonti, scrivendo per ordine del Consiglio generale de decurioni, doveva avere al suo comando molti mezzi di prender linformazioni necessarie; e il Tadino, per ragione del suo impiego, poteva, meglio dognaltro, essere informato dun fatto di questo genere. Del resto, dal riscontro daltre date che ci paiono, come abbiam detto, piu esatte, risulta che fu, prima della pubblicazione della grida sulle bullette; e, se ne mettesse conto, si potrebbe anche provare o quasi provare, che dovette essere ai primi di quel mese; ma certo, il lettore ce ne dispensa. Sia come si sia, entro questo fante sventurato e portator di sventura, con un gran fagotto di vesti comprate o rubate a soldati alemanni; ando a fermarsi in una casa di suoi parenti, nel borgo di porta orientale, vicino ai cappuccini; appena arrivato, sammalo; fu portato allo spedale; dove un bubbone che gli si scopri sotto unascella, mise chi lo curava in sospetto di cio chera infatti; il quarto giorno mori. Il tribunale della sanita fece segregare e sequestrare in casa la di lui famiglia; i suoi vestiti e il letto in cui era stato allo spedale, furon bruciati. Due serventi che lavevano avuto in cura, e un buon frate che laveva assistito, caddero anchessi ammalati in pochi giorni, tutte tre di peste. Il dubbio che in quel luogo sera avuto, fin da principio, della natura del male, e le cautele usate in conseguenza, fecero si che il contagio non vi si propagasse di piu. Ma il soldato ne aveva lasciato di fuori un seminio che non tardo a germogliare. Il primo a cui sattacco, fu il padrone della casa dove quello aveva alloggiato, un Carlo Colonna sonator di liuto. Allora tutti i pigionali di quella casa furono, dordine della Sanita, condotti al lazzeretto, dove la piu parte sammalarono; alcuni morirono, dopo poco tempo, di manifesto contagio. Nella citta, quello che gia cera stato disseminato da costoro, da loro panni, da loro mobili trafugati da parenti, da pigionali, da persone di servizio, alle ricerche e al fuoco prescritto dal tribunale, e di piu quello che centrava di nuovo, per limperfezion degli editti, per la trascuranza nelleseguirli, e per la destrezza nelleluderli, ando covando e serpendo lentamente, tutto il restante dellanno, e ne primi mesi del susseguente . Di quando in quando, ora in questo, ora in quel quartiere, a qualcheduno sattaccava, qualcheduno ne moriva: e la radezza stessa de casi allontanava il sospetto della verita, confermava sempre piu il pubblico in quella stupida e micidiale fiducia che non ci fosse peste, ne ci fosse stata neppure un momento. Molti medici ancora, facendo eco alla voce del popolo era, anche in questo caso, voce di Dio, deridevan gli auguri sinistri, gli avvertimenti minacciosi de pochi; e avevan pronti nomi di malattie comuni, per qualificare ogni caso di peste che fossero chiamati a curare; con qualunque sintomo, con qualunque segno fosse comparso. Gli avvisi di questi accidenti, quando pur pervenivano alla Sanita, ci pervenivano tardi per lo piu e incerti. Il terrore della contumacia e del lazzeretto aguzzava tutti glingegni: non si denunziavan gli ammalati, si corrompevano i becchini e i loro soprintendenti; da subalterni del tribunale stesso, deputati da esso a visitare i cadaveri, sebbero, con danari, falsi attestati. Siccome pero, a ogni scoperta che gli riuscisse fare, il tribunale ordinava di bruciar robe, metteva in sequestro case, mandava famiglie al lazzeretto, cosi e facile argomentare quanta dovesse essere contro di esso lira e la mormorazione del pubblico, della Nobilta, delli Mercanti et della plebe , dice il Tadino; persuasi, comeran tutti, che fossero vessazioni senza motivo, e senza costrutto. Lodio principale cadeva sui due medici; il suddetto Tadino, e Senatore Settala, figlio del protofisico: a tal segno, che ormai non potevano attraversar le piazze senza essere assaliti da parolacce, quando non eran sassi. E certo fu singolare, e merita che ne sia fatta memoria, la condizione in cui, per qualche mese, si trovaron quegli uomini, di veder venire avanti un orribile flagello, daffaticarsi in ogni maniera a stornarlo, dincontrare ostacoli dove cercavano aiuti, e dessere insieme bersaglio delle grida, avere il nome di nemici della patria: pro patriae hostibus, dice il Ripamonti. Di quellodio ne toccava una parte anche agli altri medici che, convinti come loro, della realta del contagio, suggerivano precauzioni, cercavano di comunicare a tutti la loro dolorosa certezza. I piu discreti li tacciavano di credulita e dostinazione: per tutti gli altri, era manifesta impostura, cabala ordita per far bottega sul pubblico spavento. Il protofisico Lodovico Settala, allora poco men che ottuagenario, stato professore di medicina alluniversita di Pavia, poi di filosofia morale a Milano, autore di molte opere riputatissime allora, chiaro per inviti a cattedre daltre universita, Ingolstadt, Pisa, Bologna, Padova, e per il rifiuto di tutti questi inviti, era certamente uno degli uomini piu autorevoli del suo tempo. Alla riputazione della scienza saggiungeva quella della vita, e allammirazione la benevolenza, per la sua gran carita nel curare e nel beneficare i poveri. E, una cosa che in noi turba e contrista il sentimento di stima ispirato da questi meriti, ma che allora doveva renderlo piu generale e piu forte, il poveruomo partecipava de pregiudizi piu comuni e piu funesti de suoi contemporanei: era piu avanti di loro, ma senza allontanarsi dalla schiera, che e quello che attira i guai, e fa molte volte perdere lautorita acquistata in altre maniere. Eppure quella grandissima che godeva, non solo non basto a vincere, in questo caso, lopinion di quello che i poeti chiamavan volgo profano, e i capocomici, rispettabile pubblico; ma non pote salvarlo dallanimosita e daglinsulti di quella parte di esso che corre piu facilmente da giudizi alle dimostrazioni e ai fatti. Un giorno che andava in bussola a visitare i suoi ammalati, principio a radunarglisi intorno gente, gridando esser lui il capo di coloro che volevano per forza che ci fosse la peste; lui che metteva in ispavento la citta, con quel suo cipiglio, con quella sua barbaccia: tutto per dar da fare ai medici. La folla e il furore andavan crescendo: i portantini, vedendo la mala parata, ricoverarono il padrone in una casa damici, che per sorte era vicina. Questo gli tocco per aver veduto chiaro, detto cio che era, e voluto salvar dalla peste molte migliaia di persone: quando, con un suo deplorabile consulto, coopero a far torturare, tanagliare e bruciare, come strega, una povera infelice sventurata, perche il suo padrone pativa dolori strani di stomaco, e un altro padrone di prima era stato fortemente innamorato di lei Storia di Milano del Conte Pietro Verri; Milano, , Tom. , pag. ., allora ne avra avuta presso il pubblico nuova lode di sapiente e, cio che e intollerabile a pensare, nuovo titolo di benemerito. Ma sul finire del mese di marzo, cominciarono, prima nel borgo di porta orientale, poi in ogni quartiere della citta, a farsi frequenti le malattie, le morti, con accidenti strani di spasimi, di palpitazioni, di letargo, di delirio, con quelle insegne funeste di lividi e di bubboni; morti per lo piu celeri, violente, non di rado repentine, senza alcun indizio antecedente di malattia. I medici opposti alla opinion del contagio, non volendo ora confessare cio che avevan deriso, e dovendo pur dare un nome generico alla nuova malattia, divenuta troppo comune e troppo palese per andarne senza, trovarono quello di febbri maligne, di febbri pestilenti: miserabile transazione, anzi trufferia di parole, e che pur faceva gran danno; perche, figurando di riconoscere la verita, riusciva ancora a non lasciar credere cio che piu importava di credere, di vedere, che il male sattaccava per mezzo del contatto. I magistrati, come chi si risente da un profondo sonno, principiarono a dare un po piu orecchio agli avvisi, alle proposte della Sanita, a far eseguire i suoi editti, i sequestri ordinati, le quarantene prescritte da quel tribunale. Chiedeva esso di continuo anche danari per supplire alle spese giornaliere, crescenti, del lazzeretto, di tanti altri servizi; e li chiedeva ai decurioni, intanto che fosse deciso che non fu, credo, mai, se non col fatto se tali spese toccassero alla citta, o allerario regio. Ai decurioni faceva pure istanza il gran cancelliere, per ordine anche del governatore, chera andato di nuovo a metter lassedio a quel povero Casale; faceva istanza il senato, perche pensassero alla maniera di vettovagliar la citta, prima che dilatandovisi per isventura il contagio, le venisse negato pratica dagli altri paesi; perche trovassero il mezzo di mantenere una gran parte della popolazione, a cui eran mancati i lavori. I decurioni cercavano di far danari per via dimprestiti, dimposte; e di quel che ne raccoglievano, ne davano un po alla Sanita, un po a poveri; un po di grano compravano: supplivano a una parte del bisogno. E le grandi angosce non erano ancor venute. Nel lazzeretto, dove la popolazione, quantunque decimata ogni giorno, andava ogni giorno crescendo, era unaltra ardua impresa quella dassicurare il servizio e la subordinazione, di conservar le separazioni prescritte, di mantenervi in somma o, per dir meglio, di stabilirvi il governo ordinato dal tribunale della sanita: che, fin da primi momenti, cera stata ogni cosa in confusione, per la sfrenatezza di molti rinchiusi, per la trascuratezza e per la connivenza de serventi. Il tribunale e i decurioni, non sapendo dove battere il capo, pensaron di rivolgersi ai cappuccini, e supplicarono il padre commissario della provincia, il quale faceva le veci del provinciale, morto poco prima, accio volesse dar loro de soggetti abili a governare quel regno desolato. Il commissario propose loro, per principale, un padre Felice Casati, uomo deta matura, il quale godeva una gran fama di carita, dattivita, di mansuetudine insieme e di fortezza danimo, a quel che il seguito fece vedere, ben meritata; e per compagno e come ministro di lui, un padre Michele Pozzobonelli, ancor giovine, ma grave e severo, di pensieri come daspetto. Furono accettati con gran piacere; e il di marzo, entrarono nel lazzeretto. Il presidente della Sanita li condusse in giro, come per prenderne il possesso; e, convocati i serventi e glimpiegati dogni grado, dichiaro, davanti a loro, presidente di quel luogo il padre Felice, con primaria e piena autorita. Di mano in mano poi che la miserabile radunanza ando crescendo, vaccorsero altri cappuccini; e furono in quel luogo soprintendenti, confessori, amministratori, infermieri, cucinieri, guardarobi, lavandai, tutto cio che occorresse. Il padre Felice, sempre affaticato e sempre sollecito, girava di giorno, girava di notte, per i portici, per le stanze, per quel vasto spazio interno, talvolta portando unasta, talvolta non armato che di cilizio; animava e regolava ogni cosa; sedava i tumulti, faceva ragione alle querele, minacciava, puniva, riprendeva, confortava, asciugava e spargeva lacrime. Prese, sul principio, la peste; ne guari, e si rimise, con nuova lena, alle cure di prima. I suoi confratelli ci lasciarono la piu parte la vita, e tutti con allegrezza. Certo, una tale dittatura era uno strano ripiego; strano come la calamita, come i tempi; e quando non ne sapessimo altro, basterebbe per argomento, anzi per saggio duna societa molto rozza e mal regolata, il veder che quelli a cui toccava un cosi importante governo, non sapesser piu farne altro che cederlo, ne trovassero a chi cederlo, che uomini, per istituto, il piu alieni da cio. Ma e insieme un saggio non ignobile della forza e dellabilita che la carita puo dare in ogni tempo, e in qualunque ordin di cose, il veder questuomini sostenere un tal carico cosi bravamente. E fu bello lo stesso averlo accettato, senzaltra ragione che il non esserci chi lo volesse, senzaltro fine che di servire, senzaltra speranza in questo mondo, che duna morte molto piu invidiabile che invidiata; fu bello lo stesso esser loro offerto, solo perche era difficile e pericoloso, e si supponeva che il vigore e il sangue freddo, cosi necessario e raro in que momenti, essi lo dovevano avere. E percio lopera e il cuore di que frati meritano che se ne faccia memoria, con ammirazione, con tenerezza, con quella specie di gratitudine che e dovuta, come in solido, per i gran servizi resi da uomini a uomini, e piu dovuta a quelli che non se la propongono per ricompensa. Che se questi Padri iui non si ritrouauano, dice il Tadino, al sicuro tutta la Citta annichilata si trouaua; puoiche fu cosa miracolosa lhauer questi Padri fatto in cosi puoco spatio di tempo tante cose per benefitio publico, che non hauendo hauuto agiutto, o almeno puoco dalla Citta, con la sua industria et prudenza haueuano mantenuto nel Lazeretto tante migliaia de poueri . Le persone ricoverate in quel luogo, durante i sette mesi che il padre Felice nebbe il governo, furono circa cinquantamila, secondo il Ripamonti; il quale dice con ragione, che dun uomo tale avrebbe dovuto ugualmente parlare, se in vece di descriver le miserie duna citta, avesse dovuto raccontar le cose che posson farle onore. Anche nel pubblico, quella caparbieta di negar la peste andava naturalmente cedendo e perdendosi, di mano in mano che il morbo si diffondeva, e si diffondeva per via del contatto e della pratica; e tanto piu quando, dopo esser qualche tempo rimasto solamente tra poveri, comincio a toccar persone piu conosciute. E tra queste, come allora fu il piu notato, cosi merita anche adesso unespressa menzione il protofisico Settala. Avranno almen confessato che il povero vecchio aveva ragione Chi lo sa Caddero infermi di peste, lui, la moglie, due figliuoli, sette persone di servizio. Lui e uno de figliuoli nusciron salvi; il resto mori. Questi casi, dice il Tadino, occorsi nella Citta in case Nobili, disposero la Nobilta, et la plebe a pensare, et gli increduli Medici, et la plebe ignorante et temeraria comincio stringere le labra, chiudere li denti, et inarcare le ciglia . Ma luscite, i ripieghi, le vendette, per dir cosi, della caparbieta convinta, sono alle volte tali da far desiderare che fosse rimasta ferma e invitta, fino allultimo, contro la ragione e levidenza: e questa fu bene una di quelle volte. Coloro i quali avevano impugnato cosi risolutamente, e cosi a lungo, che ci fosse vicino a loro, tra loro, un germe di male, che poteva, per mezzi naturali, propagarsi e fare una strage; non potendo ormai negare il propagamento di esso, e non volendo attribuirlo a que mezzi che sarebbe stato confessare a un tempo un grandinganno e una gran colpa, erano tanto piu disposti a trovarci qualche altra causa, a menar buona qualunque ne venisse messa in campo. Per disgrazia, ce nera una in pronto nelle idee e nelle tradizioni comuni allora, non qui soltanto, ma in ogni parte dEuropa: arti venefiche, operazioni diaboliche, gente congiurata a sparger la peste, per mezzo di veleni contagiosi, di malie. Gia cose tali, o somiglianti, erano state supposte e credute in molte altre pestilenze, e qui segnatamente, in quella di mezzo secolo innanzi. Saggiunga che, fin dallanno antecedente, era venuto un dispaccio, sottoscritto dal re Filippo IV, al governatore, per avvertirlo cherano scappati da Madrid quattro francesi, ricercati come sospetti di spargere unguenti velenosi, pestiferi: stesse allerta, se mai coloro fossero capitati a Milano. Il governatore aveva comunicato il dispaccio al senato e al tribunale della sanita; ne, per allora, pare che ci si badasse piu che tanto. Pero, scoppiata e riconosciuta la peste, il tornar nelle menti quellavviso pote servir di conferma al sospetto indeterminato duna frode scellerata; pote anche essere la prima occasione di farlo nascere. Ma due fatti, luno di cieca e indisciplinata paura, laltro di non so quale cattivita, furon quelli che convertirono quel sospetto indeterminato dun attentato possibile, in sospetto, e per molti in certezza, dun attentato positivo, e duna trama reale. Alcuni, ai quali era parso di vedere, la sera del di maggio, persone in duomo andare ungendo un assito che serviva a dividere gli spazi assegnati a due sessi, fecero, nella notte, portar fuori della chiesa lassito e una quantita di panche rinchiuse in quello; quantunque il presidente della Sanita, accorso a far la visita, con quattro persone dellufizio, avendo visitato lassito, le panche, le pile dellacqua benedetta, senza trovar nulla che potesse confermare lignorante sospetto dun attentato venefico, avesse, per compiacere allimmaginazioni altrui, e piu tosto per abbondare in cautela, che per bisogno, avesse, dico, deciso che bastava dar una lavata allassito. Quel volume di roba accatastata produsse una grandimpressione di spavento nella moltitudine, per cui un oggetto diventa cosi facilmente un argomento. Si disse e si credette generalmente che fossero state unte in duomo tutte le panche, le pareti, e fin le corde delle campane. Ne si disse soltanto allora: tutte le memorie de contemporanei che parlano di quel fatto alcune scritte moltanni dopo, ne parlano con ugual sicurezza: e la storia sincera di esso, bisognerebbe indovinarla, se non si trovasse in una lettera del tribunale della sanita al governatore, che si conserva nellarchivio detto di san Fedele; dalla quale labbiamo cavata, e della quale sono le parole che abbiam messe in corsivo. La mattina seguente, un nuovo e piu strano, piu significante spettacolo colpi gli occhi e le menti de cittadini. In ogni parte della citta, si videro le porte delle case e le muraglie, per lunghissimi tratti, intrise di non so che sudiceria, giallognola, biancastra, sparsavi come con delle spugne. O sia stato un gusto sciocco di far nascere uno spavento piu rumoroso e piu generale, o sia stato un piu reo disegno daccrescer la pubblica confusione, o non saprei che altro; la cosa e attestata di maniera, che ci parrebbe men ragionevole lattribuirla a un sogno di molti, che al fatto dalcuni: fatto, del resto, che non sarebbe stato, ne il primo ne lultimo di tal genere. Il Ripamonti, che spesso, su questo particolare dellunzioni, deride, e piu spesso deplora la credulita popolare, qui afferma daver veduto quellimpiastramento, e lo descrive ...et nos quoque ivimus visere. Maculae erant sparsim inaequaliterque manantes, veluti si quis haustam spongia saniem adspersisset, impressissetve parieti et ianuae passim ostiaque aedium eadem adspergine contaminata cernebantur. Pag. .. Nella lettera sopraccitata, i signori della Sanita raccontan la cosa ne medesimi termini; parlan di visite, desperimenti fatti con quella materia sopra de cani, e senza cattivo effetto; aggiungono, esser loro opinione, che cotale temerita sia piu tosto proceduta da insolenza, che da fine scelerato: pensiero che indica in loro, fino a quel tempo, pacatezza danimo bastante per non vedere cio che non ci fosse stato. Laltre memorie contemporanee, raccontando la cosa, accennano anche, essere stata, sulle prime, opinion di molti, che fosse fatta per burla, per bizzarria; nessuna parla di nessuno che la negasse; e navrebbero parlato certamente, se ce ne fosse stati; se non altro, per chiamarli stravaganti. Ho creduto che non fosse fuor di proposito il riferire e il mettere insieme questi particolari, in parte poco noti, in parte affatto ignorati, dun celebre delirio; perche, negli errori e massime negli errori di molti, cio che e piu interessante e piu utile a osservarsi, mi pare che sia appunto la strada che hanno fatta, lapparenze, i modi con cui hanno potuto entrar nelle menti, e dominarle. La citta gia agitata ne fu sottosopra: i padroni delle case, con paglia accesa, abbruciacchiavano gli spazi unti; i passeggieri si fermavano, guardavano, inorridivano, fremevano. I forestieri, sospetti per questo solo, e che allora si conoscevan facilmente al vestiario, venivano arrestati nelle strade dal popolo, e condotti alla giustizia. Si fecero interrogatori, esami darrestati, darrestatori, di testimoni; non si trovo reo nessuno: le menti erano ancor capaci di dubitare, desaminare, dintendere. Il tribunale della sanita pubblico una grida, con la quale prometteva premio e impunita a chi mettesse in chiaro lautore o gli autori del fatto. Ad ogni modo non parendoci conueniente, dicono que signori nella citata lettera, che porta la data del di maggio, ma che fu evidentemente scritta il , giorno segnato nella grida stampata, che questo delitto in qualsiuoglia modo resti impunito, massime in tempo tanto pericoloso e sospettoso, per consolatione e quiete di questo Popolo, e per cauare indicio del fatto, habbiamo oggi publicata grida, etc. Nella grida stessa pero, nessun cenno, almen chiaro, di quella ragionevole e acquietante congettura, che partecipavano al governatore: silenzio che accusa a un tempo una preoccupazione furiosa nel popolo, e in loro una condiscendenza, tanto piu biasimevole, quanto piu poteva esser perniciosa. Mentre il tribunale cercava, molti nel pubblico, come accade, avevan gia trovato. Coloro che credevano esser quella ununzione velenosa, chi voleva che la fosse una vendetta di don Gonzalo Fernandez de Cordova, per glinsulti ricevuti nella sua partenza, chi un ritrovato del cardinal di Richelieu, per spopolar Milano, e impadronirsene senza fatica; altri, e non si sa per quali ragioni, ne volevano autore il conte di Collalto, Wallenstein, questo, quellaltro gentiluomo milanese. Non mancavan, come abbiam detto, di quelli che non vedevano in quel fatto altro che uno sciocco scherzo, e lattribuivano a scolari, a signori, a ufiziali che sannoiassero allassedio di Casale. Il non veder poi, come si sara temuto, che ne seguisse addirittura un infettamento, un eccidio universale, fu probabilmente cagione che quel primo spavento sandasse per allora acquietando, e la cosa fosse o paresse messa in oblio. Cera, del resto, un certo numero di persone non ancora persuase che questa peste ci fosse. E perche, tanto nel lazzeretto, come per la citta, alcuni pur ne guarivano, si diceua gli ultimi argomenti duna opinione battuta dallevidenza son sempre curiosi a sapersi, si diceua dalla plebe, et ancora da molti medici partiali, non essere vera peste, perche tutti sarebbero morti Tadino, pag. .. Per levare ogni dubbio, trovo il tribunale della sanita un espediente proporzionato al bisogno, un modo di parlare agli occhi, quale i tempi potevano richiederlo o suggerirlo. In una delle feste della Pentecoste, usavano i cittadini di concorrere al cimitero di San Gregorio, fuori di Porta Orientale, a pregar per i morti dellaltro contagio, cheran sepolti la; e, prendendo dalla divozione opportunita di divertimento e di spettacolo, ci andavano, ognuno piu in gala che potesse. Era in quel giorno morta di peste, tra gli altri, unintera famiglia. Nellora del maggior concorso, in mezzo alle carrozze, alla gente a cavallo, e a piedi, i cadaveri di quella famiglia furono, dordine della Sanita, condotti al cimitero suddetto, sur un carro, ignudi, affinche la folla potesse vedere in essi il marchio manifesto della pestilenza. Un grido di ribrezzo, di terrore, salzava per tutto dove passava il carro; un lungo mormorio regnava dove era passato; un altro mormorio lo precorreva. La peste fu piu creduta: ma del resto andava acquistandosi fede da se, ogni giorno piu; e quella riunione medesima non dove servir poco a propagarla. In principio dunque, non peste, assolutamente no, per nessun conto: proibito anche di proferire il vocabolo. Poi, febbri pestilenziali: lidea sammette per isbieco in un aggettivo. Poi, non vera peste, vale a dire peste si, ma in un certo senso; non peste proprio, ma una cosa alla quale non si sa trovare un altro nome. Finalmente, peste senza dubbio, e senza contrasto: ma gia ci se attaccata unaltra idea, lidea del venefizio e del malefizio, la quale altera e confonde lidea espressa dalla parola che non si puo piu mandare indietro. Non e, credo, necessario desser molto versato nella storia dellidee e delle parole, per vedere che molte hanno fatto un simil corso. Per grazia del cielo, che non sono molte quelle duna tal sorte, e duna tale importanza, e che conquistino la loro evidenza a un tal prezzo, e alle quali si possano attaccare accessori dun tal genere. Si potrebbe pero, tanto nelle cose piccole, come nelle grandi, evitare, in gran parte, quel corso cosi lungo e cosi storto, prendendo il metodo proposto da tanto tempo, dosservare, ascoltare, paragonare, pensare, prima di parlare. Ma parlare, questa cosa cosi sola, e talmente piu facile di tutte quellaltre insieme, che anche noi, dico noi uomini in generale, siamo un po da compatire. CAPITOLO XXXII Divenendo sempre piu difficile il supplire allesigenze dolorose della circostanza, era stato, il di maggio, deciso nel consiglio de decurioni, di ricorrer per aiuto al governatore. E, il , furono spediti al campo due di quel corpo, che gli rappresentassero i guai e le strettezze della citta: le spese enormi, le casse vote, le rendite degli anni avvenire impegnate, le imposte correnti non pagate, per la miseria generale, prodotta da tante cause, e dal guasto militare in ispecie; gli mettessero in considerazione che, per leggi e consuetudini non interrotte, e per decreto speciale di Carlo V, le spese della peste dovevan essere a carico del fisco: in quella del avere il governatore, marchese dAyamonte, non solo sospese tutte le imposizioni camerali, ma data alla citta una sovvenzione di quaranta mila scudi della stessa Camera; chiedessero finalmente quattro cose: che limposizioni fossero sospese, come sera fatto allora; la Camera desse danari; il governatore informasse il re, delle miserie della citta e della provincia; dispensasse da nuovi alloggiamenti militari il paese gia rovinato dai passati. Il governatore scrisse in risposta condoglianze, e nuove esortazioni: dispiacergli di non poter trovarsi nella citta, per impiegare ogni sua cura in sollievo di quella; ma sperare che a tutto avrebbe supplito lo zelo di que signori: questo essere il tempo di spendere senza risparmio, dingegnarsi in ogni maniera. In quanto alle richieste espresse, proueere en el mejor modo que el tiempo y necesidades presentes permitieren. E sotto, un girigogolo, che voleva dire Ambrogio Spinola, chiaro come le sue promesse. Il gran cancelliere Ferrer gli scrisse che quella risposta era stata letta dai decurioni, con gran desconsuelo; ci furono altre andate e venute, domande e risposte; ma non trovo che se ne venisse a piu strette conclusioni. Qualche tempo dopo, nel colmo della peste, il governatore trasferi, con lettere patenti, la sua autorita a Ferrer medesimo, avendo lui, come scrisse, da pensare alla guerra. La quale, sia detto qui incidentemente, dopo aver portato via, senza parlar de soldati, un milion di persone, a dir poco, per mezzo del contagio, tra la Lombardia, il Veneziano, il Piemonte, la Toscana, e una parte della Romagna; dopo aver desolati, come se visto di sopra, i luoghi per cui passo, e figuratevi quelli dove fu fatta; dopo la presa e il sacco atroce di Mantova; fini con riconoscerne tutti il nuovo duca, per escludere il quale la guerra era stata intrapresa. Bisogna pero dire che fu obbligato a cedere al duca di Savoia un pezzo del Monferrato, della rendita di quindici mila scudi, e a Ferrante duca di Guastalla altre terre, della rendita di sei mila; e che ci fu un altro trattato a parte e segretissimo, col quale il duca di Savoia suddetto cede Pinerolo alla Francia: trattato eseguito qualche tempo dopo, sottaltri pretesti, e a furia di furberie. Insieme con quella risoluzione, i decurioni ne avevan presa unaltra: di chiedere al cardinale arcivescovo, che si facesse una processione solenne, portando per la citta il corpo di san Carlo. Il buon prelato rifiuto, per molte ragioni. Gli dispiaceva quella fiducia in un mezzo arbitrario, e temeva che, se leffetto non avesse corrisposto, come pure temeva, la fiducia si cambiasse in iscandolo Memoria delle cose notabili successe in Milano intorno al mal contaggioso lanno , ec. raccolte da D. Pio la Croce, Milano, . E tratta evidentemente da scritto inedito dautore vissuto al tempo della pestilenza: se pure non e una semplice edizione, piuttosto che una nuova compilazione.. Temeva di piu, che, se pur cera di questi untori, la processione fosse unoccasion troppo comoda al delitto: se non ce nera, il radunarsi tanta gente non poteva che spander sempre piu il contagio: pericolo ben piu reale Si unguenta scelerata et unctores in urbe essent... Si non essent... Certiusque adeo malum. Ripamonti, pag .. Che il sospetto sopito dellunzioni sera intanto ridestato, piu generale e piu furioso di prima. Sera visto di nuovo, o questa volta era parso di vedere, unte muraglie, porte dedifizi pubblici, usci di case, martelli. Le nuove di tali scoperte volavan di bocca in bocca; e, come accade piu che mai, quando gli animi son preoccupati, il sentire faceva leffetto del vedere. Gli animi, sempre piu amareggiati dalla presenza de mali, irritati dallinsistenza del pericolo, abbracciavano piu volentieri quella credenza: che la collera aspira a punire: e, come osservo acutamente, a questo stesso proposito, un uomo dingegno P. Verri, Osservazioni sulla tortura: Scrittori italiani deconomia politica: parte moderna, tom. , pag. ., le piace piu dattribuire i mali a una perversita umana, contro cui possa far le sue vendette, che di riconoscerli da una causa, con la quale non ci sia altro da fare che rassegnarsi. Un veleno squisito, istantaneo, penetrantissimo, eran parole piu che bastanti a spiegar la violenza, e tutti gli accidenti piu oscuri e disordinati del morbo. Si diceva composto, quel veleno, di rospi, di serpenti, di bava e di materia dappestati, di peggio, di tutto cio che selvagge e stravolte fantasie sapessero trovar di sozzo e datroce. Vi saggiunsero poi le malie, per le quali ogni effetto diveniva possibile, ogni obiezione perdeva la forza, si scioglieva ogni difficolta. Se gli effetti non seran veduti subito dopo quella prima unzione, se ne capiva il perche; era stato un tentativo sbagliato di venefici ancor novizi: ora larte era perfezionata, e le volonta piu accanite nellinfernale proposito. Ormai chi avesse sostenuto ancora chera stata una burla, chi avesse negata lesistenza duna trama, passava per cieco, per ostinato; se pur non cadeva in sospetto duomo interessato a stornar dal vero lattenzion del pubblico, di complice, duntore: il vocabolo fu ben presto comune, solenne, tremendo. Con una tal persuasione che ci fossero untori, se ne doveva scoprire, quasi infallibilmente: tutti gli occhi stavano allerta; ogni atto poteva dar gelosia. E la gelosia diveniva facilmente certezza, la certezza furore. Due fatti ne adduce in prova il Ripamonti, avvertendo daverli scelti, non come i piu atroci tra quelli che seguivano giornalmente, ma perche delluno e dellaltro era stato pur troppo testimonio. Nella chiesa di santAntonio, un giorno di non so quale solennita, un vecchio piu che ottuagenario, dopo aver pregato alquanto inginocchioni, volle mettersi a sedere; e prima, con la cappa, spolvero la panca. Quel vecchio unge le panche gridarono a una voce alcune donne che vider latto. La gente che si trovava in chiesa in chiesa, fu addosso al vecchio; lo prendon per i capelli, bianchi comerano; lo carican di pugni e di calci; parte lo tirano, parte lo spingon fuori; se non lo finirono, fu per istrascinarlo, cosi semivivo, alla prigione, ai giudici, alle torture. Io lo vidi mentre lo strascinavan cosi, dice il Ripamonti: e non ne seppi piu altro: credo bene che non abbia potuto sopravvivere piu di qualche momento . Laltro caso e segui il giorno dopo fu ugualmente strano, ma non ugualmente funesto. Tre giovani compagni francesi, un letterato, un pittore, un meccanico, venuti per veder lItalia, per istudiarvi le antichita, e per cercarvi occasion di guadagno, serano accostati a non so qual parte esterna del duomo, e stavan li guardando attentamente. Uno che passava, li vede e si ferma; gli accenna a un altro, ad altri che arrivano: si formo un crocchio, a guardare, a tener docchio coloro, che il vestiario, la capigliatura, le bisacce, accusavano di stranieri e, quel chera peggio, di francesi. Come per accertarsi chera marmo, stesero essi la mano a toccare. Basto. Furono circondati, afferrati, malmenati, spinti, a furia di percosse, alle carceri. Per buona sorte, il palazzo di giustizia e poco lontano dal duomo; e, per una sorte ancor piu felice, furon trovati innocenti, e rilasciati. Ne tali cose accadevan soltanto in citta: la frenesia sera propagata come il contagio. Il viandante che fosse incontrato da de contadini, fuor della strada maestra, o che in quella si dondolasse a guardar in qua e in la, o si buttasse giu per riposarsi; lo sconosciuto a cui si trovasse qualcosa di strano, di sospetto nel volto, nel vestito, erano untori: al primo avviso di chi si fosse, al grido dun ragazzo, si sonava a martello, saccorreva; glinfelici eran tempestati di pietre, o, presi, venivan menati, a furia di popolo, in prigione. Cosi il Ripamonti medesimo. E la prigione, fino a un certo tempo, era un porto di salvamento. Ma i decurioni, non disanimati dal rifiuto del savio prelato, andavan replicando le loro istanze, che il voto pubblico secondava rumorosamente. Federigo resistette ancor qualche tempo, cerco di convincerli; questo e quello che pote il senno dun uomo, contro la forza de tempi, e linsistenza di molti. In quello stato dopinioni, con lidea del pericolo, confusa comera allora, contrastata, ben lontana dallevidenza che ci si trova ora, non e difficile a capire come le sue buone ragioni potessero, anche nella sua mente, esser soggiogate dalle cattive degli altri. Se poi, nel ceder che fece, avesse o non avesse parte un po di debolezza della volonta, sono misteri del cuore umano. Certo, se in alcun caso par che si possa dare in tutto lerrore allintelletto, e scusarne la coscienza, e quando si tratti di que pochi e questo fu ben del numero, nella vita intera de quali apparisca un ubbidir risoluto alla coscienza, senza riguardo a interessi temporali di nessun genere. Al replicar dellistanze, cedette egli dunque, acconsenti che si facesse la processione, acconsenti di piu al desiderio, alla premura generale, che la cassa doveran rinchiuse le reliquie di san Carlo, rimanesse dopo esposta, per otto giorni, sullaltar maggiore del duomo. Non trovo che il tribunale della sanita, ne altri, facessero rimostranza ne opposizione di sorte alcuna. Soltanto, il tribunale suddetto ordino alcune precauzioni che, senza riparare al pericolo, ne indicavano il timore. Prescrisse piu strette regole per lentrata delle persone in citta; e, per assicurarne lesecuzione, fece star chiuse le porte: come pure, affine descludere, per quanto fosse possibile, dalla radunanza gli infetti e i sospetti, fece inchiodar gli usci delle case sequestrate: le quali, per quanto puo valere, in un fatto di questa sorte, la semplice affermazione duno scrittore, e duno scrittore di quel tempo, eran circa cinquecento Alleggiamento dello Stato di Milano etc. di C. G. Cavatio della Somaglia. Milano, , pag. .. Tre giorni furono spesi in preparativi: lundici di giugno, chera il giorno stabilito, la processione usci, sullalba, dal duomo. Andava dinanzi una lunga schiera di popolo, donne la piu parte, coperte il volto dampi zendali, molte scalze, e vestite di sacco. Venivan poi larti, precedute da loro gonfaloni, le confraternite, in abiti vari di forme e di colori; poi le fraterie, poi il clero secolare, ognuno con linsegne del grado, e con una candela o un torcetto in mano. Nel mezzo, tra il chiarore di piu fitti lumi, tra un rumor piu alto di canti, sotto un ricco baldacchino, savanzava la cassa, portata da quattro canonici, parati in gran pompa, che si cambiavano ogni tanto. Dai cristalli traspariva il venerato cadavere, vestito di splendidi abiti pontificali, e mitrato il teschio; e nelle forme mutilate e scomposte, si poteva ancora distinguere qualche vestigio dellantico sembiante, quale lo rappresentano limmagini, quale alcuni si ricordavan daverlo visto e onorato in vita. Dietro la spoglia del morto pastore dice il Ripamonti, da cui principalmente prendiamo questa descrizione, e vicino a lui, come di meriti e di sangue e di dignita, cosi ora anche di persona, veniva larcivescovo Federigo. Seguiva laltra parte del clero; poi i magistrati, con gli abiti di maggior cerimonia; poi i nobili, quali vestiti sfarzosamente, come a dimostrazione solenne di culto, quali, in segno di penitenza, abbrunati, o scalzi e incappati, con la buffa sul viso; tutti con torcetti. Finalmente una coda daltro popolo misto. Tutta la strada era parata a festa; i ricchi avevan cavate fuori le suppellettili piu preziose; le facciate delle case povere erano state ornate da de vicini benestanti, o a pubbliche spese; dove in luogo di parati, dove sopra i parati, ceran de rami fronzuti; da ogni parte pendevano quadri, iscrizioni, imprese; su davanzali delle finestre stavano in mostra vasi, anticaglie, rarita diverse; per tutto lumi. A molte di quelle finestre, infermi sequestrati guardavan la processione, e laccompagnavano con le loro preci. Laltre strade, mute, deserte; se non che alcuni, pur dalle finestre, tendevan lorecchio al ronzio vagabondo; altri, e tra questi si videro fin delle monache, eran saliti sui tetti, se di li potessero veder da lontano quella cassa, il corteggio, qualche cosa. La processione passo per tutti i quartieri della citta: a ognuno di que crocicchi, o piazzette, dove le strade principali sboccan ne borghi, e che allora serbavano lantico nome di carrobi, ora rimasto a uno solo, si faceva una fermata, posando la cassa accanto alla croce che in ognuno era stata eretta da san Carlo, nella peste antecedente, e delle quali alcune sono tuttavia in piedi: di maniera che si torno in duomo un pezzo dopo il mezzogiorno. Ed ecco che, il giorno seguente, mentre appunto regnava quella presontuosa fiducia, anzi in molti una fanatica sicurezza che la processione dovesse aver troncata la peste, le morti crebbero, in ogni classe, in ogni parte della citta, a un tal eccesso, con un salto cosi subitaneo, che non ci fu chi non ne vedesse la causa, o loccasione, nella processione medesima. Ma, oh forze mirabili e dolorose dun pregiudizio generale non gia al trovarsi insieme tante persone, e per tanto tempo, non allinfinita moltiplicazione de contatti fortuiti, attribuivano i piu quelleffetto; lattribuivano alla facilita che gli untori ci avessero trovata deseguire in grande il loro empio disegno. Si disse che, mescolati nella folla, avessero infettati col loro unguento quanti piu avevan potuto. Ma siccome questo non pareva un mezzo bastante, ne appropriato a una mortalita cosi vasta, e cosi diffusa in ogni classe di persone; siccome, a quel che pare, non era stato possibile allocchio cosi attento, e pur cosi travedente, del sospetto, di scorgere untumi, macchie di nessuna sorte, su muri, ne altrove; cosi si ricorse, per la spiegazion del fatto, a quellaltro ritrovato, gia vecchio, e ricevuto allora nella scienza comune dEuropa, delle polveri venefiche e malefiche; si disse che polveri tali, sparse lungo la strada, e specialmente ai luoghi delle fermate, si fossero attaccate agli strascichi de vestiti, e tanto piu ai piedi, che in gran numero erano quel giorno andati in giro scalzi. Vide pertanto, dice uno scrittore contemporaneo Agostino Lampugnano; La pestilenza seguita in Milano, lanno . Milano , pag. ., listesso giorno della processione, la pieta cozzar con lempieta, la perfidia con la sincerita, la perdita con lacquisto . Ed era in vece il povero senno umano che cozzava co fantasmi creati da se. Da quel giorno, la furia del contagio ando sempre crescendo: in poco tempo, non ci fu quasi piu casa che non fosse toccata: in poco tempo la popolazione del lazzeretto, al dir del Somaglia citato di sopra, monto da duemila a dodici mila: piu tardi, al dir di quasi tutti, arrivo fino a sedici mila. Il di luglio, come trovo in unaltra lettera de conservatori della sanita al governatore, la mortalita giornaliera oltrepassava i cinquecento. Piu innanzi, e nel colmo, arrivo, secondo il calcolo piu comune, a mille dugento, mille cinquecento; e a piu di tremila cinquecento, se vogliam credere al Tadino. Il quale anche afferma che, per le diligenze fatte , dopo la peste, si trovo la popolazion di Milano ridotta a poco piu di sessantaquattro mila anime, e che prima passava le dugento cinquanta mila. Secondo il Ripamonti, era di sole dugento mila: de morti, dice che ne risultava cento quaranta mila da registri civici, oltre quelli di cui non si pote tener conto. Altri dicon piu o meno, ma ancor piu a caso. Si pensi ora in che angustie dovessero trovarsi i decurioni, addosso ai quali era rimasto il peso di provvedere alle pubbliche necessita, di riparare a cio che cera di riparabile in un tal disastro. Bisognava ogni giorno sostituire, ogni giorno aumentare serventi pubblici di varie specie: monatti, apparitori, commissari. I primi erano addetti ai servizi piu penosi e pericolosi della pestilenza: levar dalle case, dalle strade, dal lazzeretto, i cadaveri; condurli sui carri alle fosse, e sotterrarli; portare o guidare al lazzeretto glinfermi, e governarli; bruciare, purgare la roba infetta e sospetta. Il nome, vuole il Ripamonti che venga dal greco monos; Gaspare Bugatti in una descrizion della peste antecedente, dal latino monere; ma insieme dubita, con piu ragione, che sia parola tedesca, per esser quegli uomini arrolati la piu parte nella Svizzera e ne Grigioni. Ne sarebbe infatti assurdo il crederlo una troncatura del vocabolo monathlich mensuale; giacche, nellincertezza di quanto potesse durare il bisogno, e probabile che gli accordi non fossero che di mese in mese. Limpiego speciale degli apparitori era di precedere i carri, avvertendo, col suono dun campanello, i passeggieri, che si ritirassero. I commissari regolavano gli uni e gli altri, sotto gli ordini immediati del tribunale della sanita. Bisognava tener fornito il lazzeretto di medici, di chirurghi, di medicine, di vitto, di tutti gli attrezzi dinfermeria; bisognava trovare e preparar nuovo alloggio per gli ammalati che sopraggiungevano ogni giorno. Si fecero a questeffetto costruire in fretta capanne di legno e di paglia nello spazio interno del lazzeretto; se ne pianto un nuovo, tutto di capanne, cinto da un semplice assito, e capace di contener quattromila persone. E non bastando, ne furon decretati due altri; ci si mise anche mano; ma, per mancanza di mezzi dogni genere, rimasero in tronco. I mezzi, le persone, il coraggio, diminuivano di mano in mano che il bisogno cresceva. E non solo lesecuzione rimaneva sempre addietro de progetti e degli ordini; non solo, a molte necessita, pur troppo riconosciute, si provvedeva scarsamente, anche in parole; sarrivo a questeccesso dimpotenza e di disperazione, che a molte, e delle piu pietose, come delle piu urgenti, non si provvedeva in nessuna maniera. Moriva, per esempio, dabbandono una gran quantita di bambini, ai quali eran morte le madri di peste: la Sanita propose che sistituisse un ricovero per questi e per le partorienti bisognose, che qualcosa si facesse per loro; e non pote ottener nulla. Si doueua non di meno, dice il Tadino, compatire ancora alli Decurioni della Citta, li quali si trouauano afflitti, mesti et lacerati dalla Soldatesca senza regola, et rispetto alcuno; come molto meno nellinfelice Ducato, atteso che aggiutto alcuno, ne prouisione si poteua hauere dal Gouernatore, se non che si trouaua tempo di guerra, et bisognaua trattar bene li Soldati Pag. .. Tanto importava il prender Casale Tanto par bella la lode del vincere, indipendentemente dalla cagione, dallo scopo per cui si combatta Cosi pure, trovandosi colma di cadaveri unampia, ma unica fossa, chera stata scavata vicino al lazzeretto; e rimanendo, non solo in quello, ma in ogni parte della citta, insepolti i nuovi cadaveri, che ogni giorno eran di piu, i magistrati, dopo avere invano cercato braccia per il tristo lavoro, seran ridotti a dire di non saper piu che partito prendere. Ne si vede come sarebbe andata a finire, se non veniva un soccorso straordinario. Il presidente della Sanita ricorse, per disperato, con le lacrime agli occhi, a que due bravi frati che soprintendevano al lazzeretto; e il padre Michele simpegno a dargli, in capo a quattro giorni, sgombra la citta di cadaveri; in capo a otto, aperte fosse sufficienti, non solo al bisogno presente, ma a quello che si potesse preveder di peggio nellavvenire. Con un frate compagno, e con persone del tribunale, dategli dal presidente, ando fuor della citta, in cerca di contadini; e, parte con lautorita del tribunale, parte con quella dellabito e delle sue parole, ne raccolse circa dugento, ai quali fece scavar tre grandissime fosse; spedi poi dal lazzeretto monatti a raccogliere i morti; tanto che, il giorno prefisso, la sua promessa si trovo adempita. Una volta, il lazzeretto rimase senza medici; e, con offerte di grosse paghe e donori, a fatica e non subito, se ne pote avere; ma molto men del bisogno. Fu spesso li li per mancare affatto di viveri, a segno di temere che ci savesse a morire anche di fame; e piu duna volta, mentre non si sapeva piu dove batter la testa per trovare il bisognevole, vennero a tempo abbondanti sussidi, per inaspettato dono di misericordia privata: che, in mezzo allo stordimento generale, allindifferenza per gli altri, nata dal continuo temer per se, ci furono degli animi sempre desti alla carita, ce ne furon degli altri in cui la carita nacque al cessare dogni allegrezza terrena; come, nella strage e nella fuga di molti a cui toccava di soprintendere e di provvedere, ce ne furono alcuni, sani sempre di corpo, e saldi di coraggio al loro posto: ci furon pure altri che, spinti dalla pieta, assunsero e sostennero virtuosamente le cure a cui non eran chiamati per impiego. Dove spicco una piu generale e piu pronta e costante fedelta ai doveri difficili della circostanza, fu negli ecclesiastici. Ai lazzeretti, nella citta, non manco mai la loro assistenza: dove si pativa, ce nera; sempre si videro mescolati, confusi co languenti, co moribondi, languenti e moribondi qualche volta loro medesimi; ai soccorsi spirituali aggiungevano, per quanto potessero, i temporali; prestavano ogni servizio che richiedessero le circostanze. Piu di sessanta parrochi, della citta solamente, moriron di contagio: gli otto noni, allincirca. Federigo dava a tutti, comera da aspettarsi da lui, incitamento ed esempio. Mortagli intorno quasi tutta la famiglia arcivescovile, e facendogli istanza parenti, alti magistrati, principi circonvicini, che sallontanasse dal pericolo, ritirandosi in qualche villa, rigetto un tal consiglio, e resistette allistanze, con quellanimo, con cui scriveva ai parrochi: siate disposti ad abbandonar questa vita mortale, piuttosto che questa famiglia, questa figliolanza nostra: andate con amore incontro alla peste, come a un premio, come a una vita, quando ci sia da guadagnare unanima a Cristo Ripamonti, pag. .. Non trascuro quelle cautele che non glimpedissero di fare il suo dovere sulla qual cosa diede anche istruzioni e regole al clero; e insieme non curo il pericolo, ne parve che se navvedesse, quando, per far del bene, bisognava passar per quello. Senza parlare degli ecclesiastici, coi quali era sempre per lodare e regolare il loro zelo, per eccitare chiunque di loro andasse freddo nel lavoro, per mandarli ai posti dove altri eran morti, volle che fosse aperto ladito a chiunque avesse bisogno di lui. Visitava i lazzeretti, per dar consolazione aglinfermi, e per animare i serventi; scorreva la citta, portando soccorsi ai poveri sequestrati nelle case, fermandosi agli usci, sotto le finestre, ad ascoltare i loro lamenti, a dare in cambio parole di consolazione e di coraggio. Si caccio in somma e visse nel mezzo della pestilenza, maravigliato anche lui alla fine, desserne uscito illeso. Cosi, ne pubblici infortuni, e nelle lunghe perturbazioni di quel qual si sia ordine consueto, si vede sempre un aumento, una sublimazione di virtu; ma, pur troppo, non manca mai insieme un aumento, e dordinario ben piu generale, di perversita. E questo pure fu segnalato. I birboni che la peste risparmiava e non atterriva, trovarono nella confusion comune, nel rilasciamento dogni forza pubblica, una nuova occasione dattivita, e una nuova sicurezza dimpunita a un tempo. Che anzi, luso della forza pubblica stessa venne a trovarsi in gran parte nelle mani de peggiori tra loro. Allimpiego di monatti e dapparitori non sadattavano generalmente che uomini sui quali lattrattiva delle rapine e della licenza potesse piu che il terror del contagio, che ogni naturale ribrezzo. Erano a costoro prescritte strettissime regole, intimate severissime pene, assegnati posti, dati per superiori de commissari, come abbiam detto; sopra questi e quelli eran delegati in ogni quartiere, magistrati e nobili, con lautorita di provveder sommariamente a ogni occorrenza di buon governo. Un tal ordin di cose cammino, e fece effetto, fino a un certo tempo; ma, crescendo, ogni giorno, il numero di quelli che morivano, di quelli che andavan via, di quelli che perdevan la testa, venner coloro a non aver quasi piu nessuno che li tenesse a freno; si fecero, i monatti principalmente, arbitri dogni cosa. Entravano da padroni, da nemici nelle case, e, senza parlar de rubamenti, e come trattavano glinfelici ridotti dalla peste a passar per tali mani, le mettevano, quelle mani infette e scellerate, sui sani, figliuoli, parenti, mogli, mariti, minacciando di strascinarli al lazzeretto, se non si riscattavano, o non venivano riscattati con danari. Altre volte, mettevano a prezzo i loro servizi, ricusando di portar via i cadaveri gia putrefatti, a meno di tanti scudi. Si disse e tra la leggerezza degli uni e la malvagita degli altri, e ugualmente malsicuro il credere e il non credere, si disse, e lafferma anche il Tadino Pag. ., che monatti e apparitori lasciassero cadere apposta dai carri robe infette, per propagare e mantenere la pestilenza, divenuta per essi unentrata, un regno, una festa. Altri sciagurati, fingendosi monatti, portando un campanello attaccato a un piede, comera prescritto a quelli, per distintivo e per avviso del loro avvicinarsi, sintroducevano nelle case a farne di tutte le sorte. In alcune, aperte e vote dabitanti, o abitate soltanto da qualche languente, da qualche moribondo, entravan ladri, a man salva, a saccheggiare: altre venivan sorprese, invase da birri che facevan lo stesso, e anche cose peggiori. Del pari con la perversita, crebbe la pazzia: tutti gli errori gia dominanti piu o meno, presero dallo sbalordimento, e dallagitazione delle menti, una forza straordinaria, produssero effetti piu rapidi e piu vasti. E tutti servirono a rinforzare e a ingrandire quella paura speciale dellunzioni, la quale, ne suoi effetti, ne suoi sfoghi, era spesso, come abbiam veduto, unaltra perversita. Limmagine di quel supposto pericolo assediava e martirizzava gli animi, molto piu che il pericolo reale e presente. E mentre, dice il Ripamonti, i cadaveri sparsi, o i mucchi di cadaveri, sempre davanti agli occhi, sempre tra piedi, facevano della citta tutta come un solo mortorio, cera qualcosa di piu brutto, di piu funesto, in quellaccanimento vicendevole, in quella sfrenatezza e mostruosita di sospetti... Non del vicino soltanto si prendeva ombra, dellamico, dellospite; ma que nomi, que vincoli dellumana carita, marito e moglie, padre e figlio, fratello e fratello, eran di terrore: e, cosa orribile e indegna a dirsi la mensa domestica, il letto nuziale, si temevano, come agguati, come nascondigli di venefizio . La vastita immaginata, la stranezza della trama turbavan tutti i giudizi, alteravan tutte le ragioni della fiducia reciproca. Da principio, si credeva soltanto che quei supposti untori fosser mossi dallambizione e dalla cupidigia; andando avanti, si sogno, si credette che ci fosse una non so quale volutta diabolica in quellungere, unattrattiva che dominasse le volonta. I vaneggiamenti deglinfermi che accusavan se stessi di cio che avevan temuto dagli altri, parevano rivelazioni, e rendevano ogni cosa, per dir cosi, credibile dognuno. E piu delle parole, dovevan far colpo le dimostrazioni, se accadeva che appestati in delirio andasser facendo di quegli atti che serano figurati che dovessero fare gli untori: cosa insieme molto probabile, e atta a dar miglior ragione della persuasion generale e dellaffermazioni di molti scrittori. Cosi, nel lungo e tristo periodo de processi per stregoneria, le confessioni, non sempre estorte, deglimputati, non serviron poco a promovere e a mantener lopinione che regnava intorno ad essa: che, quando unopinione regna per lungo tempo, e in una buona parte del mondo, finisce a esprimersi in tutte le maniere, a tentar tutte luscite, a scorrer per tutti i gradi della persuasione; ed e difficile che tutti o moltissimi credano a lungo che una cosa strana si faccia, senza che venga alcuno il quale creda di farla. Tra le storie che quel delirio dellunzioni fece immaginare, una merita che se ne faccia menzione, per il credito che acquisto, e per il giro che fece. Si raccontava, non da tutti nellistessa maniera che sarebbe un troppo singolar privilegio delle favole, ma a un di presso, che un tale, il tal giorno, aveva visto arrivar sulla piazza del duomo un tiro a sei, e dentro, con altri, un gran personaggio, con una faccia fosca e infocata, con gli occhi accesi, coi capelli ritti, e il labbro atteggiato di minaccia. Mentre quel tale stava intento a guardare, la carrozza sera fermata; e il cocchiere laveva invitato a salirvi; e lui non aveva saputo dir di no. Dopo diversi rigiri, erano smontati alla porta dun tal palazzo, dove entrato anche lui, con la compagnia, aveva trovato amenita e orrori, deserti e giardini, caverne e sale; e in esse, fantasime sedute a consiglio. Finalmente, gli erano state fatte vedere gran casse di danaro, e detto che ne prendesse quanto gli fosse piaciuto, con questo pero, che accettasse un vasetto dunguento, e andasse con esso ungendo per la citta. Ma, non avendo voluto acconsentire, sera trovato, in un batter docchio, nel medesimo luogo dove era stato preso. Questa storia, creduta qui generalmente dal popolo, e, al dir del Ripamonti, non abbastanza derisa da qualche uomo di peso Apud prudentium plerosque, non sicuti debuerat irrisa. De Peste etc., pag. ., giro per tutta Italia e fuori. In Germania se ne fece una stampa: lelettore arcivescovo di Magonza scrisse al cardinal Federigo, per domandargli cosa si dovesse credere de fatti maravigliosi che si raccontavan di Milano; e nebbe in risposta cheran sogni. Dugual valore, se non in tutto dugual natura, erano i sogni de dotti; come disastrosi del pari neran gli effetti. Vedevano, la piu parte di loro, lannunzio e la ragione insieme de guai in una cometa apparsa lanno , e in una congiunzione di Saturno con Giove, inclinando, scrive il Tadino, la congiontione sodetta sopra questo anno , tanto chiara, che ciascun la poteua intendere. Mortales parat morbos, miranda videntur . Questa predizione, cavata, dicevano, da un libro intitolato Specchio degli almanacchi perfetti, stampato in Torino, nel , correva per le bocche di tutti. Unaltra cometa, apparsa nel giugno dellanno stesso della peste, si prese per un nuovo avviso; anzi per una prova manifesta dellunzioni. Pescavan ne libri, e pur troppo ne trovavano in quantita, esempi di peste, come dicevano, manufatta: citavano Livio, Tacito, Dione, che dico Omero e Ovidio, i molti altri antichi che hanno raccontati o accennati fatti somiglianti: di moderni ne avevano ancor piu in abbondanza. Citavano centaltri autori che hanno trattato dottrinalmente, o parlato incidentemente di veleni, di malie, dunti, di polveri: il Cesalpino, il Cardano, il Grevino, il Salio, il Pareo, lo Schenchio, lo Zachia e, per finirla, quel funesto Delrio, il quale, se la rinomanza degli autori fosse in ragione del bene e del male prodotto dalle loro opere, dovrebbessere uno de piu famosi; quel Delrio, le cui veglie costaron la vita a piu uomini che limprese di qualche conquistatore: quel Delrio, le cui Disquisizioni Magiche il ristretto di tutto cio che gli uomini avevano, fino a suoi tempi, sognato in quella materia, divenute il testo piu autorevole, piu irrefragabile, furono, per piu dun secolo, norma e impulso potente di legali, orribili, non interrotte carnificine. Da trovati del volgo, la gente istruita prendeva cio che si poteva accomodar con le sue idee; da trovati della gente istruita, il volgo prendeva cio che ne poteva intendere, e come lo poteva; e di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia. Ma cio che reca maggior maraviglia, e il vedere i medici, dico i medici che fin da principio avevan creduta la peste, dico in ispecie il Tadino, il quale laveva pronosticata, vista entrare, tenuta docchio, per dir cosi, nel suo progresso, il quale aveva detto e predicato che lera peste, e sattaccava col contatto, che non mettendovi riparo, ne sarebbe infettato tutto il paese, vederlo poi, da questi effetti medesimi cavare argomento certo dellunzioni venefiche e malefiche; lui che in quel Carlo Colonna, il secondo che mori di peste in Milano, aveva notato il delirio come un accidente della malattia, vederlo poi addurre in prova dellunzioni e della congiura diabolica, un fatto di questa sorte: che due testimoni deponevano daver sentito raccontare da un loro amico infermo, come, una notte, gli eran venute persone in camera, a esibirgli la guarigione e danari, se avesse voluto unger le case del contorno; e come al suo rifiuto quelli se nerano andati, e in loro vece, era rimasto un lupo sotto il letto, e tre gattoni sopra, che sino al far del giorno vi dimororno Pag. , .. Se fosse stato uno solo che connettesse cosi, si dovrebbe dire che aveva una testa curiosa; o piuttosto non ci sarebbe ragion di parlarne; ma siccome eran molti, anzi quasi tutti, cosi e storia dello spirito umano, e da occasion dosservare quanto una serie ordinata e ragionevole didee possa essere scompigliata da unaltra serie didee, che ci si getti a traverso. Del resto, quel Tadino era qui uno degli uomini piu riputati del suo tempo. Due illustri e benemeriti scrittori hanno affermato che il cardinal Federigo dubitasse del fatto dellunzioni Muratori; Del governo della peste, Modena, , pag. . P. Verri; opuscolo citato, pag. .. Noi vorremmo poter dare a quellinclita e amabile memoria una lode ancor piu intera, e rappresentare il buon prelato, in questo, come in tantaltre cose, superiore alla piu parte de suoi contemporanei, ma siamo in vece costretti di notar di nuovo in lui un esempio della forza dunopinione comune anche sulle menti piu nobili. Se visto, almeno da quel che ne dice il Ripamonti, come da principio, veramente stesse in dubbio: ritenne poi sempre che in quellopinione avesse gran parte la credulita, lignoranza, la paura, il desiderio di scusarsi daver cosi tardi riconosciuto il contagio, e pensato a mettervi riparo; che molto ci fosse desagerato, ma insieme, che qualche cosa ci fosse di vero. Nella biblioteca ambrosiana si conserva unoperetta scritta di sua mano intorno a quella peste; e questo sentimento ce accennato spesso, anzi una volta enunciato espressamente. Era opinion comune, dice a un di presso, che di questi unguenti se ne componesse in vari luoghi, e che molte fossero larti di metterlo in opera: delle quali alcune ci paion vere, altre inventate Ecco le sue parole: Unguenta uero haec aiebant componi conficique multifariam, fraudisque uias fuisse complures; quarum sane fraudum, et artium aliis quidem assentimur, alias uero fictas fuisse comentitiasque arbitramur. De pestilentia quae Mediolani anno magnam stragem edidit. Cap. V.. Ci furon pero di quelli che pensarono fino alla fine, e fin che vissero, che tutto fosse immaginazione: e lo sappiamo, non da loro, che nessuno fu abbastanza ardito per esporre al pubblico un sentimento cosi opposto a quello del pubblico; lo sappiamo dagli scrittori che lo deridono o lo riprendono o lo ribattono, come un pregiudizio dalcuni, un errore che non sattentava di venire a disputa palese, ma che pur viveva; lo sappiamo anche da chi ne aveva notizia per tradizione. Ho trovato gente savia in Milano, dice il buon Muratori, nel luogo sopraccitato, che aveva buone relazioni dai loro maggiori, e non era molto persuasa che fosse vero il fatto di quegli unti velenosi . Si vede chera uno sfogo segreto della verita, una confidenza domestica: il buon senso cera; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune. I magistrati, scemati ogni giorno, e sempre piu smarriti e confusi, tutta, per dir cosi, quella poca risoluzione di cui eran capaci, limpiegarono a cercar di questi untori. Tra le carte del tempo della peste, che si conservano nellarchivio nominato di sopra, ce una lettera senza alcun altro documento relativo in cui il gran cancelliere informa, sul serio e con gran premura, il governatore daver ricevuto un avviso che, in una casa di campagna de fratelli Girolamo e Giulio Monti, gentiluomini milanesi, si componeva veleno in tanta quantita, che quaranta uomini erano occupati en este exercicio, con lassistenza di quattro cavalieri bresciani, i quali facevano venir materiali dal veneziano, para la fbrica del veneno. Soggiunge che lui aveva preso, in gran segreto, i concerti necessari per mandar la il podesta di Milano e lauditore della Sanita, con trenta soldati di cavalleria; che pur troppo uno de fratelli era stato avvertito a tempo per poter trafugare glindizi del delitto, e probabilmente dallauditor medesimo, suo amico; e che questo trovava delle scuse per non partire; ma che non ostante, il podesta co soldati era andato a reconocer la casa, y a ver si hallar algunos vestigios, e prendere informazioni, e arrestar tutti quelli che fossero incolpati. La cosa dove finire in nulla, giacche gli scritti del tempo che parlano de sospetti che ceran su que gentiluomini, non citano alcun fatto. Ma pur troppo, in unaltra occasione, si crede daver trovato. I processi che ne vennero in conseguenza, non eran certamente i primi dun tal genere: e non si puo neppur considerarli come una rarita nella storia della giurisprudenza. Che, per tacere dellantichita, e accennar solo qualcosa de tempi piu vicini a quello di cui trattiamo, in Palermo, del ; in Ginevra, del , poi del , poi ancora del ; in Casal Monferrato, del ; in Padova, del ; in Torino, del , e di nuovo, in quel medesimanno , furon processati e condannati a supplizi, per lo piu atrocissimi, dove qualcheduno, dove molti infelici, come rei daver propagata la peste, con polveri, o con unguenti, o con malie, o con tutto cio insieme. Ma laffare delle cosi dette unzioni di Milano, come fu il piu celebre, cosi e forsanche il piu osservabile; o, almeno, ce piu campo di farci sopra osservazione, per esserne rimasti documenti piu circostanziati e piu autentici. E quantunque uno scrittore lodato poco sopra se ne sia occupato, pure, essendosi lui proposto, non tanto di farne propriamente la storia, quanto di cavarne sussidio di ragioni, per un assunto di maggiore, o certo di piu immediata importanza, ce parso che la storia potesse esser materia dun nuovo lavoro. Ma non e cosa da uscirne con poche parole; e non e qui il luogo di trattarla con lestensione che merita. E oltre di cio, dopo essersi fermato su que casi, il lettore non si curerebbe piu certamente di conoscere cio che rimane del nostro racconto. Serbando pero a un altro scritto la storia e lesame di quelli V. lopuscolo in fine del volume., torneremo finalmente a nostri personaggi, per non lasciarli piu, fino alla fine. CAPITOLO XXXIII Una notte, verso la fine dagosto, proprio nel colmo della peste, tornava don Rodrigo a casa sua, in Milano, accompagnato dal fedel Griso, luno de tre o quattro che, di tutta la famiglia, gli eran rimasti vivi. Tornava da un ridotto damici soliti a straviziare insieme, per passar la malinconia di quel tempo: e ogni volta ce neran de nuovi, e ne mancava de vecchi. Quel giorno, don Rodrigo era stato uno de piu allegri; e tra laltre cose, aveva fatto rider tanto la compagnia, con una specie delogio funebre del conte Attilio, portato via dalla peste, due giorni prima. Camminando pero, sentiva un mal essere, un abbattimento, una fiacchezza di gambe, una gravezza di respiro, unarsione interna, che avrebbe voluto attribuir solamente al vino, alla veglia, alla stagione. Non apri bocca, per tutta la strada; e la prima parola, arrivati a casa, fu dordinare al Griso che gli facesse lume per andare in camera. Quando ci furono, il Griso osservo il viso del padrone, stravolto, acceso, con gli occhi in fuori, e lustri lustri; e gli stava alla lontana: perche, in quelle circostanze, ogni mascalzone aveva dovuto acquistar, come si dice, locchio medico. Sto bene, ve, disse don Rodrigo, che lesse nel fare del Griso il pensiero che gli passava per la mente. Sto benone; ma ho bevuto, ho bevuto forse un po troppo. Cera una vernaccia... Ma, con una buona dormita, tutto se ne va. Ho un gran sonno... Levami un po quel lume dinanzi, che maccieca... mi da una noia... Scherzi della vernaccia, disse il Griso, tenendosi sempre alla larga. Ma vada a letto subito, che il dormire le fara bene. Hai ragione: se posso dormire... Del resto, sto bene. Metti qui vicino, a buon conto, quel campanello, se per caso, stanotte avessi bisogno di qualche cosa: e sta attento, ve, se mai senti sonare. Ma non avro bisogno di nulla... Porta via presto quel maledetto lume, riprese poi, intanto che il Griso eseguiva lordine, avvicinandosi meno che poteva. Diavolo che mabbia a dar tanto fastidio Il Griso prese il lume, e, augurata la buona notte al padrone, se nando in fretta, mentre quello si cacciava sotto. Ma le coperte gli parvero una montagna. Le butto via, e si rannicchio, per dormire; che infatti moriva dal sonno. Ma, appena velato locchio, si svegliava con un riscossone, come se uno, per dispetto, fosse venuto a dargli una tentennata; e sentiva cresciuto il caldo, cresciuta la smania. Ricorreva col pensiero allagosto, alla vernaccia, al disordine; avrebbe voluto poter dar loro tutta la colpa; ma a queste idee si sostituiva sempre da se quella che allora era associata con tutte, chentrava, per dir cosi, da tutti i sensi, che sera ficcata in tutti i discorsi dello stravizio, giacche era ancor piu facile prenderla in ischerzo, che passarla sotto silenzio: la peste. Dopo un lungo rivoltarsi, finalmente saddormento, e comincio a fare i piu brutti e arruffati sogni del mondo. E duno in un altro, gli parve di trovarsi in una gran chiesa, in su, in su, in mezzo a una folla; di trovarcisi, che non sapeva come ci fosse andato, come gliene fosse venuto il pensiero, in quel tempo specialmente; e nera arrabbiato. Guardava i circostanti; eran tutti visi gialli, distrutti, con certocchi incantati, abbacinati, con le labbra spenzolate; tutta gente con certi vestiti che cascavano a pezzi; e da rotti si vedevano macchie e bubboni. Largo canaglia gli pareva di gridare, guardando alla porta, chera lontana lontana, e accompagnando il grido con un viso minaccioso, senza pero moversi, anzi ristringendosi, per non toccar que sozzi corpi, che gia lo toccavano anche troppo da ogni parte. Ma nessuno di queglinsensati dava segno di volersi scostare, e nemmeno davere inteso; anzi gli stavan piu addosso: e sopra tutto gli pareva che qualcheduno di loro, con le gomita o con altro, lo pigiasse a sinistra, tra il cuore e lascella, dove sentiva una puntura dolorosa, e come pesante. E se si storceva, per veder di liberarsene, subito un nuovo non so che veniva a puntarglisi al luogo medesimo. Infuriato, volle metter mano alla spada; e appunto gli parve che, per la calca, gli fosse andata in su, e fosse il pomo di quella che lo premesse in quel luogo; ma, mettendoci la mano, non ci trovo la spada, e senti in vece una trafitta piu forte. Strepitava, era tuttaffannato, e voleva gridar piu forte; quando gli parve che tutti que visi si rivolgessero a una parte. Guardo anche lui; vide un pulpito, e dal parapetto di quello spuntar su un non so che di convesso, liscio e luccicante; poi alzarsi e comparir distinta una testa pelata, poi due occhi, un viso, una barba lunga e bianca, un frate ritto, fuor del parapetto fino alla cintola, fra Cristoforo. Il quale, fulminato uno sguardo in giro su tutto luditorio, parve a don Rodrigo che lo fermasse in viso a lui, alzando insieme la mano, nellattitudine appunto che aveva presa in quella sala a terreno del suo palazzotto. Allora alzo anche lui la mano in furia, fece uno sforzo, come per islanciarsi ad acchiappar quel braccio teso per aria; una voce che gli andava brontolando sordamente nella gola, scoppio in un grandurlo; e si desto. Lascio cadere il braccio che aveva alzato davvero; stento alquanto a ritrovarsi, ad aprir ben gli occhi; che la luce del giorno gia inoltrato gli dava noia, quanto quella della candela, la sera avanti; riconobbe il suo letto, la sua camera; si raccapezzo che tutto era stato un sogno: la chiesa, il popolo, il frate, tutto era sparito; tutto fuorche una cosa, quel dolore dalla parte sinistra. Insieme si sentiva al cuore una palpitazion violenta, affannosa, negli orecchi un ronzio, un fischio continuo, un fuoco di dentro, una gravezza in tutte le membra, peggio di quando era andato a letto. Esito qualche momento, prima di guardar la parte dove aveva il dolore; finalmente la scopri, ci diede unocchiata paurosa; e vide un sozzo bubbone dun livido paonazzo. Luomo si vide perduto: il terror della morte linvase, e, con un senso per avventura piu forte, il terrore di diventar preda de monatti, desser portato, buttato al lazzeretto. E cercando la maniera devitare questorribile sorte, sentiva i suoi pensieri confondersi e oscurarsi, sentiva avvicinarsi il momento che non avrebbe piu testa, se non quanto bastasse per darsi alla disperazione. Afferro il campanello, e lo scosse con violenza. Comparve subito il Griso, il quale stava allerta. Si fermo a una certa distanza dal letto; guardo attentamente il padrone, e saccerto di quello che, la sera, aveva congetturato. Griso disse don Rodrigo, rizzandosi stentatamente a sedere: tu sei sempre stato il mio fido. Si, signore. Tho sempre fatto del bene. Per sua bonta. Di te mi posso fidare... Diavolo Sto male, Griso. Me nero accorto. Se guarisco, ti faro del bene ancor piu di quello che te nho fatto per il passato. Il Griso non rispose nulla, e stette aspettando dove andassero a parare questi preamboli. Non voglio fidarmi daltri che di te, riprese don Rodrigo: fammi un piacere, Griso. Comandi, disse questo, rispondendo con la formola solita a quellinsolita. Sai dove sta di casa il Chiodo chirurgo Lo so benissimo. E un galantuomo, che, chi lo paga bene, tien segreti gli ammalati. Va a chiamarlo: digli che gli daro quattro, sei scudi per visita, di piu, se di piu ne chiede; ma che venga qui subito; e fa la cosa bene, che nessun se navveda. Ben pensato, disse il Griso: vo e torno subito. Senti, Griso: dammi prima un po dacqua. Mi sento unarsione, che non ne posso piu. No, signore, rispose il Griso: niente senza il parere del medico. Son mali bisbetici: non ce tempo da perdere. Stia quieto: in tre salti son qui col Chiodo. Cosi detto, usci, raccostando luscio. Don Rodrigo, tornato sotto, laccompagnava con limmaginazione alla casa del Chiodo, contava i passi, calcolava il tempo. Ogni tanto ritornava a guardare il suo bubbone; ma voltava subito la testa dallaltra parte, con ribrezzo. Dopo qualche tempo, comincio a stare in orecchi, per sentire se il chirurgo arrivava: e quello sforzo dattenzione sospendeva il sentimento del male, e teneva in sesto i suoi pensieri. Tutta un tratto, sente uno squillo lontano, ma che gli par che venga dalle stanze, non dalla strada. Sta attento; lo sente piu forte, piu ripetuto, e insieme uno stropiccio di piedi: un orrendo sospetto gli passa per la mente. Si rizza a sedere, e si mette ancor piu attento; sente un rumor cupo nella stanza vicina, come dun peso che venga messo giu con riguardo; butta le gambe fuor del letto, come per alzarsi, guarda alluscio, lo vede aprirsi, vede presentarsi e venire avanti due logori e sudici vestiti rossi, due facce scomunicate, due monatti, in una parola; vede mezza la faccia del Griso che, nascosto dietro un battente socchiuso, riman li a spiare. Ah traditore infame... Via, canaglia Biondino Carlotto aiuto son assassinato grida don Rodrigo; caccia una mano sotto il capezzale, per cercare una pistola; lafferra, la tira fuori; ma al primo suo grido, i monatti avevan preso la rincorsa verso il letto; il piu pronto gli e addosso, prima che lui possa far nulla; gli strappa la pistola di mano, la getta lontano, lo butta a giacere, e lo tien li, gridando, con un versaccio di rabbia insieme e di scherno: ah birbone contro i monatti contro i ministri del tribunale contro quelli che fanno lopere di misericordia Tienlo bene, fin che lo portiam via, disse il compagno, andando verso uno scrigno. E in quella il Griso entro, e si mise con colui a scassinar la serratura. Scellerato urlo don Rodrigo, guardandolo per di sotto allaltro che lo teneva, e divincolandosi tra quelle braccia forzute. Lasciatemi ammazzar quellinfame, diceva quindi ai monatti, e poi fate di me quel che volete . Poi ritornava a chiamar con quanta voce aveva, gli altri suoi servitori; ma era inutile, perche labbominevole Griso gli aveva mandati lontano, con finti ordini del padrone stesso, prima dandare a fare ai monatti la proposta di venire a quella spedizione, e divider le spoglie. Sta buono, sta buono, diceva allo sventurato Rodrigo laguzzino che lo teneva appuntellato sul letto. E voltando poi il viso ai due che facevan bottino, gridava: fate le cose da galantuomini Tu tu mugghiava don Rodrigo verso il Griso, che vedeva affaccendarsi a spezzare, a cavar fuori danaro, roba, a far le parti, Tu dopo... Ah diavolo dellinferno Posso ancora guarire posso guarire Il Griso non fiatava, e neppure, per quanto poteva, si voltava dalla parte di dove venivan quelle parole. Tienlo forte, diceva laltro monatto: e fuor di se. Ed era ormai vero. Dopo un grandurlo, dopo un ultimo e piu violento sforzo per mettersi in liberta, cadde tutta un tratto rifinito e stupido: guardava pero ancora, come incantato, e ogni tanto si riscoteva, o si lamentava. I monatti lo presero, uno per i piedi, e laltro per le spalle, e andarono a posarlo sur una barella che avevan lasciata nella stanza accanto; poi uno torno a prender la preda; quindi, alzato il miserabil peso, lo portaron via. Il Griso rimase a scegliere in fretta quel di piu che potesse far per lui; fece di tutto un fagotto, e se nando. Aveva bensi avuto cura di non toccar mai i monatti, di non lasciarsi toccar da loro; ma, in quellultima furia del frugare, aveva poi presi, vicino al letto, i panni del padrone, e gli aveva scossi, senza pensare ad altro, per veder se ci fosse danaro. Cebbe pero a pensare il giorno dopo, che, mentre stava gozzovigliando in una bettola, gli vennero a un tratto de brividi, gli sabbagliaron gli occhi, gli mancaron le forze, e casco. Abbandonato da compagni, ando in mano de monatti, che, spogliatolo di quanto aveva indosso di buono, lo buttarono sur un carro; sul quale spiro, prima darrivare al lazzeretto, dovera stato portato il suo padrone. Lasciando ora questo nel soggiorno de guai, dobbiamo andare in cerca dun altro, la cui storia non sarebbe mai stata intralciata con la sua, se lui non lavesse voluto per forza; anzi si puo dir di certo che non avrebbero avuto storia ne luno ne laltro: Renzo, voglio dire, che abbiam lasciato al nuovo filatoio, sotto il nome dAntonio Rivolta. Cera stato cinque o sei mesi, salvo il vero; dopo i quali, dichiarata linimicizia tra la repubblica e il re di Spagna, e cessato quindi ogni timore di ricerche e dimpegni dalla parte di qui, Bortolo sera dato premura dandarlo a prendere, e di tenerlo ancora con se, e perche gli voleva bene, e perche Renzo, come giovine di talento, e abile nel mestiere, era, in una fabbrica, di grande aiuto al factotum, senza poter mai aspirare a divenirlo lui, per quella benedetta disgrazia di non saper tener la penna in mano. Siccome anche questa ragione cera entrata per qualche cosa, cosi abbiam dovuto accennarla. Forse voi vorreste un Bortolo piu ideale: non so che dire: fabbricatevelo. Quello era cosi. Renzo era poi sempre rimasto a lavorare presso di lui. Piu duna volta, e specialmente dopo aver ricevuta qualcheduna di quelle benedette lettere da parte dAgnese, gli era saltato il grillo di farsi soldato, e finirla: e loccasioni non mancavano; che, appunto in quellintervallo di tempo, la repubblica aveva avuto bisogno di far gente. La tentazione era qualche volta stata per Renzo tanto piu forte, che sera anche parlato dinvadere il milanese; e naturalmente a lui pareva che sarebbe stata una bella cosa, tornare in figura di vincitore a casa sua, riveder Lucia, e spiegarsi una volta con lei. Ma Bortolo, con buona maniera, aveva sempre saputo smontarlo da quella risoluzione. Se ci hanno da andare, gli diceva, ci anderanno anche senza di te, e tu potrai andarci dopo, con tuo comodo; se tornano col capo rotto, non sara meglio essere stato a casa tua Disperati che vadano a far la strada, non ne manchera. E, prima che ci possan mettere i piedi... Per me, sono eretico: costoro abbaiano; ma si; lo stato di Milano non e un boccone da ingoiarsi cosi facilmente. Si tratta della Spagna, figliuolo mio: sai che affare e la Spagna San Marco e forte a casa sua; ma ci vuol altro. Abbi pazienza: non istai bene qui... Vedo cosa vuoi dire; ma, se e destinato lassu che la cosa riesca, sta sicuro che, a non far pazzie, riuscira anche meglio. Qualche santo taiutera. Credi pure che non e mestiere per te. Ti par che convenga lasciare dincannar seta, per andare a ammazzare Cosa vuoi fare con quella razza di gente Ci vuol degli uomini fatti apposta. Altre volte Renzo si risolveva dandar di nascosto, travestito, e con un nome finto. Ma anche da questo, Bortolo seppe svolgerlo ogni volta, con ragioni troppo facili a indovinarsi. Scoppiata poi la peste nel milanese, e appunto, come abbiam detto, sul confine del bergamasco, non tardo molto a passarlo; e... non vi sgomentate, chio non vi voglio raccontar la storia anche di questa: chi la volesse, la ce, scritta per ordine pubblico da un certo Lorenzo Ghirardelli: libro raro pero e sconosciuto, quantunque contenga forse piu roba che tutte insieme le descrizioni piu celebri di pestilenze: da tante cose dipende la celebrita de libri Quel chio volevo dire e che Renzo prese anche lui la peste, si curo da se, cioe non fece nulla; ne fu in fin di morte, ma la sua buona complessione vinse la forza del male: in pochi giorni, si trovo fuor di pericolo. Col tornar della vita, risorsero piu che mai rigogliose nellanimo suo le memorie, i desideri, le speranze, i disegni della vita; val a dire che penso piu che mai a Lucia. Cosa ne sarebbe di lei, in quel tempo, che il vivere era come uneccezione E, a cosi poca distanza, non poterne saper nulla E rimaner, Dio sa quanto, in una tale incertezza E quandanche questa si fosse poi dissipata, quando, cessato ogni pericolo, venisse a risaper che Lucia fosse in vita; cera sempre quellaltro mistero, quellimbroglio del voto. Andero io, andero a sincerarmi di tutto in una volta, disse tra se, e lo disse prima dessere ancora in caso di reggersi. Purche sia viva Trovarla, la trovero io; sentiro una volta da lei proprio, cosa sia questa promessa, le faro conoscere che non puo stare, e la conduco via con me, lei e quella povera Agnese, se e viva che mha sempre voluto bene, e son sicuro che me ne vuole ancora. La cattura eh adesso hanno altro da pensare, quelli che son vivi. Giran sicuri, anche qui, certa gente, che nhannaddosso... Ci ha a esser salvocondotto solamente per i birboni E a Milano, dicono tutti che le una confusione peggio. Se lascio scappare una occasion cosi bella, La peste Vedete un poco come ci fa qualche volta adoprar le parole quel benedetto istinto di riferire e di subordinar tutto a noi medesimi non ne ritorna piu una simile Giova sperare, caro il mio Renzo. Appena pote strascicarsi, ando in cerca di Bortolo, il quale, fino allora, aveva potuto scansar la peste, e stava riguardato. Non gli entro in casa, ma, datogli una voce dalla strada, lo fece affacciare alla finestra. Ah ah disse Bortolo: lhai scampata, tu. Buon per te Sto ancora un po male in gambe, come vedi, ma, in quanto al pericolo, ne son fuori. Eh vorrei esser io ne tuoi piedi. A dire: sto bene, le altre volte, pareva di dir tutto; ma ora conta poco. Chi puo arrivare a dire: sto meglio; quella si e una bella parola Renzo, fatto al cugino qualche buon augurio, gli comunico la sua risoluzione. Va, questa volta, che il cielo ti benedica, rispose quello: cerca di schivar la giustizia, comio cerchero di schivare il contagio; e, se Dio vuole che la ci vada bene a tutte due, ci rivedremo. Oh torno sicuro: e se potessi non tornar solo Basta; spero. Torna pure accompagnato; che, se Dio vuole, ci sara da lavorar per tutti, e ci faremo buona compagnia. Purche tu mi ritrovi, e che sia finito questo diavolo dinflusso Ci rivedremo, ci rivedremo; ci dobbiam rivedere Torno a dire: Dio voglia Per alquanti giorni, Renzo si tenne in esercizio, per esperimentar le sue forze, e accrescerle; e appena gli parve di poter far la strada, si dispose a partire. Si mise sotto panni una cintura, con dentro que cinquanta scudi, che non aveva mai intaccati, e de quali non aveva mai fatto parola, neppur con Bortolo; prese alcuni altri pochi quattrini, che aveva messi da parte giorno per giorno, risparmiando su tutto; prese sotto il braccio un fagottino di panni; si mise in tasca un benservito, che sera fatto fare a buon conto, dal secondo padrone, sotto il nome dAntonio Rivolta; in un taschino de calzoni si mise un coltellaccio, chera il meno che un galantuomo potesse portare a que tempi; e savvio, agli ultimi dagosto, tre giorni dopo che don Rodrigo era stato portato al lazzeretto. Prese verso Lecco, volendo, per non andar cosi alla cieca a Milano, passar dal suo paese, dove sperava di trovare Agnese viva, e di cominciare a saper da lei qualcheduna delle tante cose che si struggeva di sapere. I pochi guariti dalla peste erano, in mezzo al resto della popolazione, veramente come una classe privilegiata. Una gran parte dellaltra gente languiva o moriva; e quelli cherano stati fin allora illesi dal morbo, ne vivevano in continuo timore; andavan riservati, guardinghi, con passi misurati, con visi sospettosi, con fretta ed esitazione insieme: che tutto poteva esser contro di loro arme di ferita mortale. Quegli altri allopposto, sicuri a un di presso del fatto loro giacche aver due volte la peste era caso piuttosto prodigioso che raro, giravano per mezzo al contagio franchi e risoluti; come i cavalieri dunepoca del medio evo, ferrati fin dove ferro ci poteva stare, e sopra palafreni accomodati anchessi, per quanto era fattibile, in quella maniera, andavano a zonzo donde quella loro gloriosa denominazione derranti, a zonzo e alla ventura, in mezzo a una povera marmaglia pedestre di cittadini e di villani, che, per ribattere e ammortire i colpi, non avevano indosso altro che cenci. Bello, savio ed utile mestiere mestiere, proprio, da far la prima figura in un trattato deconomia politica. Con una tale sicurezza, temperata pero dallinquietudini che il lettore sa, e contristata dallo spettacolo frequente, dal pensiero incessante della calamita comune, andava Renzo verso casa sua, sotto un bel cielo e per un bel paese, ma non incontrando, dopo lunghi tratti di tristissima solitudine, se non qualche ombra vagante piuttosto che persona viva, o cadaveri portati alla fossa, senza onor desequie, senza canto, senza accompagnamento. A mezzo circa della giornata, si fermo in un boschetto, a mangiare un po di pane e di companatico che aveva portato con se. Frutte, naveva a sua disposizione, lungo la strada, anche piu del bisogno: fichi, pesche, susine, mele, quante navesse volute; bastava chentrasse ne campi a coglierne, o a raccattarle sotto gli alberi, dove ce nera come se fosse grandinato; giacche lanno era straordinariamente abbondante, di frutte specialmente; e non cera quasi chi se ne prendesse pensiero: anche luve nascondevano, per dir cosi, i pampani, ed eran lasciate in balia del primo occupante. Verso sera, scopri il suo paese. A quella vista, quantunque ci dovesse esser preparato, si senti dare come una stretta al cuore: fu assalito in un punto da una folla di rimembranze dolorose, e di dolorosi presentimenti: gli pareva daver negli orecchi que sinistri tocchi a martello che lavevan come accompagnato, inseguito, quandera fuggito da que luoghi; e insieme sentiva, per dir cosi, un silenzio di morte che ci regnava attualmente. Un turbamento ancor piu forte provo allo sboccare sulla piazzetta davanti alla chiesa; e ancora peggio saspettava al termine del cammino: che dove aveva disegnato dandare a fermarsi, era a quella casa chera stato solito altre volte di chiamar la casa di Lucia. Ora non poteva essere, tuttal piu, che quella dAgnese; e la sola grazia, che sperava dal cielo era di trovarcela in vita e in salute. E in quella casa si proponeva di chiedere alloggio, congetturando bene che la sua non dovesse esser piu abitazione che da topi e da faine. Non volendo farsi vedere, prese per una viottola di fuori, quella stessa per cui era venuto in buona compagnia, quella notte cosi fatta, per sorprendere il curato. A mezzo circa, cera da una parte la vigna, e dallaltra la casetta di Renzo; sicche, passando, potrebbe entrare un momento nelluna e nellaltra, a vedere un poco come stesse il fatto suo. Andando, guardava innanzi, ansioso insieme e timoroso di veder qualcheduno; e, dopo pochi passi, vide infatti un uomo in camicia, seduto in terra, con le spalle appoggiate a una siepe di gelsomini, in unattitudine dinsensato: e, a questa, e poi anche alla fisonomia, gli parve di raffigurar quel povero mezzo scemo di Gervaso chera venuto per secondo testimonio alla sciagurata spedizione. Ma essendosegli avvicinato, dovette accertarsi chera in vece quel Tonio cosi sveglio che ce laveva condotto. La peste, togliendogli il vigore del corpo insieme e della mente, gli aveva svolto in faccia e in ogni suo atto un piccolo e velato germe di somiglianza che aveva con lincantato fratello. Oh Tonio gli disse Renzo, fermandosegli davanti: sei tu Tonio alzo gli occhi, senza mover la testa. Tonio non mi riconosci A chi la tocca, la tocca, rispose Tonio, rimanendo poi con la bocca aperta. Lhai addosso eh povero Tonio; ma non mi riconosci piu A chi la tocca, la tocca, replico quello, con un certo sorriso sciocco. Renzo, vedendo che non ne caverebbe altro, seguito la sua strada, piu contristato. Ed ecco spuntar da una cantonata, e venire avanti una cosa nera, che riconobbe subito per don Abbondio. Camminava adagio adagio, portando il bastone come chi ne portato a vicenda; e di mano in mano che savvicinava, sempre piu si poteva conoscere nel suo volto pallido e smunto, e in ogni atto, che anche lui doveva aver passata la sua burrasca. Guardava anche lui; gli pareva e non gli pareva: vedeva qualcosa di forestiero nel vestiario; ma era appunto forestiero di quel di Bergamo. E lui senzaltro disse tra se, e alzo le mani al cielo, con un movimento di maraviglia scontenta, restandogli sospeso in aria il bastone che teneva nella destra; e si vedevano quelle povere braccia ballar nelle maniche, dove altre volte stavano appena per lappunto. Renzo gli ando incontro, allungando il passo, e gli fece una riverenza; che, sebbene si fossero lasciati come sapete, era pero sempre il suo curato. Siete qui, voi esclamo don Abbondio. Son qui, come lei vede. Si sa niente di Lucia Che volete che se ne sappia Non se ne sa niente. E a Milano, se pure e ancora in questo mondo. Ma voi... E Agnese, e viva Puo essere; ma chi volete che lo sappia non e qui. Ma... Dove E andata a starsene nella Valsassina, da que suoi parenti, a Pasturo, sapete bene; che la dicono che la peste non faccia il diavolo come qui. Ma voi, dico... Questa la mi dispiace. E il padre Cristoforo... E andato via che e un pezzo. Ma... Lo sapevo; me lhanno fatto scrivere: domandavo se per caso fosse tornato da queste parti. Oh giusto non se ne piu sentito parlare. Ma voi... La mi dispiace anche questa. Ma voi, dico, cosa venite a far da queste parti, per lamor del cielo Non sapete che bagattella di cattura... Cosa mimporta Hanno altro da pensare. Ho voluto venire anchio una volta a vedere i fatti miei. E non si sa proprio... Cosa volete vedere che or ora non ce piu nessuno, non ce piu niente. E dico, con quella bagattella di cattura, venir qui, proprio in paese, in bocca al lupo, ce giudizio Fate a modo dun vecchio che e obbligato ad averne piu di voi, e che vi parla per lamore che vi porta; legatevi le scarpe bene, e, prima che nessuno vi veda, tornate di dove siete venuto; e se siete stato visto, tanto piu tornatevene di corsa. Vi pare che sia aria per voi, questa Non sapete che sono venuti a cercarvi, che hanno frugato, frugato, buttato sottosopra... Lo so pur troppo, birboni Ma dunque... Ma se le dico che non ci penso. E colui, e vivo ancora e qui Vi dico che non ce nessuno; vi dico che non pensiate alle cose di qui; vi dico che... Domando se e qui, colui. Oh santo cielo Parlate meglio. Possibile che abbiate ancora addosso tutto quel fuoco, dopo tante cose Ce, o non ce Non ce, via. Ma, e la peste, figliuolo, la peste Chi e che vada in giro, in questi tempi Se non ci fosse altro che la peste in questo mondo... dico per me: lho avuta, e son franco. Ma dunque ma dunque non sono avvisi questi Quando se ne scampata una di questa sorte, mi pare che si dovrebbe ringraziare il cielo, e... Lo ringrazio bene. E non andarne a cercar dellaltre, dico. Fate a modo mio... Lha avuta anche lei, signor curato, se non minganno. Se lho avuta Perfida e infame e stata: son qui per miracolo: basta dire che mha conciato in questa maniera che vedete. Ora avevo proprio bisogno dun po di quiete, per rimettermi in tono: via, cominciavo a stare un po meglio... In nome del cielo, cosa venite a far qui Tornate... Sempre lha con questo tornare, lei. Per tornare, tanto navevo a non movermi. Dice: cosa venite cosa venite Oh bella vengo, anchio, a casa mia. Casa vostra... Mi dica; ne son morti molti qui... Eh eh esclamo don Abbondio; e, cominciando da Perpetua, nomino una filastrocca di persone e di famiglie intere. Renzo saspettava pur troppo qualcosa di simile; ma al sentir tanti nomi di persone che conosceva, damici, di parenti, stava addolorato, col capo basso, esclamando ogni momento: poverino poverina poverini Vedete continuo don Abbondio: e non e finita. Se quelli che restano non metton giudizio questa volta, e scacciar tutti i grilli dalla testa, non ce piu altro che la fine del mondo. Non dubiti; che gia non fo conto di fermarmi qui. Ah sia ringraziato il cielo, che la ve entrata E, gia sintende, fate ben conto di ritornar sul bergamasco. Di questo non si prenda pensiero. Che non vorreste gia farmi qualche sproposito peggio di questo Lei non ci pensi, dico; tocca a me: non son piu bambino: ho luso della ragione. Spero che, a buon conto, non dira a nessuno davermi visto. E sacerdote; sono una sua pecora: non mi vorra tradire. Ho inteso, disse don Abbondio, sospirando stizzosamente: ho inteso. Volete rovinarvi voi, e rovinarmi me. Non vi basta di quelle che avete passate voi; non vi basta di quelle che ho passate io. Ho inteso, ho inteso . E, continuando a borbottar tra i denti questultime parole, riprese per la sua strada. Renzo rimase li tristo e scontento, a pensar dove anderebbe a fermarsi. In quella enumerazion di morti fattagli da don Abbondio, cera una famiglia di contadini portata via tutta dal contagio, salvo un giovinotto, delleta di Renzo a un di presso, e suo compagno fin da piccino; la casa era pochi passi fuori del paese. Penso dandar li. E andando, passo davanti alla sua vigna; e gia dal di fuori pote subito argomentare in che stato la fosse. Una vetticciola, una fronda dalbero di quelli che ci aveva lasciati, non si vedeva passare il muro; se qualcosa si vedeva, era tutta roba venuta in sua assenza. Saffaccio allapertura del cancello non ceran piu neppure i gangheri; diede unocchiata in giro: povera vigna Per due inverni di seguito, la gente del paese era andata a far legna nel luogo di quel poverino , come dicevano. Viti, gelsi, frutti dogni sorte, tutto era stato strappato alla peggio, o tagliato al piede. Si vedevano pero ancora i vestigi dellantica coltura: giovani tralci, in righe spezzate, ma che pure segnavano la traccia de filari desolati; qua e la, rimessiticci o getti di gelsi, di fichi, di peschi, di ciliegi, di susini; ma anche questo si vedeva sparso, soffogato, in mezzo a una nuova, varia e fitta generazione, nata e cresciuta senza laiuto della man delluomo. Era una marmaglia dortiche, di felci, di logli, di gramigne, di farinelli, davene salvatiche, damaranti verdi, di radicchielle, dacetoselle, di panicastrelle e daltrettali piante; di quelle, voglio dire, di cui il contadino dogni paese ha fatto una gran classe a modo suo, denominandole erbacce, o qualcosa di simile. Era un guazzabuglio di steli, che facevano a soverchiarsi luno con laltro nellaria, o a passarsi avanti, strisciando sul terreno, a rubarsi in somma il posto per ogni verso; una confusione di foglie, di fiori, di frutti, di cento colori, di cento forme, di cento grandezze: spighette, pannocchiette, ciocche, mazzetti, capolini bianchi, rossi, gialli, azzurri. Tra questa marmaglia di piante ce nera alcune di piu rilevate e vistose, non pero migliori, almeno la piu parte: luva turca, piu alta di tutte, co suoi rami allargati, rosseggianti, co suoi pomposi foglioni verdecupi, alcuni gia orlati di porpora, co suoi grappoli ripiegati, guarniti di bacche paonazze al basso, piu su di porporine, poi di verdi, e in cima di fiorellini biancastri; il tasso barbasso, con le sue gran foglie lanose a terra, e lo stelo diritto allaria, e le lunghe spighe sparse e come stellate di vivi fiori gialli: cardi, ispidi ne rami, nelle foglie, ne calici, donde uscivano ciuffetti di fiori bianchi o porporini, ovvero si staccavano, portati via dal vento, pennacchioli argentei e leggieri. Qui una quantita di vilucchioni arrampicati e avvoltati a nuovi rampolli dun gelso, gli avevan tutti ricoperti delle lor foglie ciondoloni, e spenzolavano dalla cima di quelli le lor campanelle candide e molli: la una zucca salvatica, co suoi chicchi vermigli, sera avviticchiata ai nuovi tralci duna vite; la quale, cercato invano un piu saldo sostegno, aveva attaccati a vicenda i suoi viticci a quella; e, mescolando i loro deboli steli e le loro foglie poco diverse, si tiravan giu, pure a vicenda, come accade spesso ai deboli che si prendon luno con laltro per appoggio. Il rovo era per tutto; andava da una pianta allaltra, saliva, scendeva, ripiegava i rami o gli stendeva, secondo gli riuscisse; e, attraversato davanti al limitare stesso, pareva che fosse li per contrastare il passo, anche al padrone. Ma questo non si curava dentrare in una tal vigna; e forse non istette tanto a guardarla, quanto noi a farne questo po di schizzo. Tiro di lungo: poco lontano cera la sua casa; attraverso lorto, camminando fino a mezza gamba tra lerbacce di cui era popolato, coperto, come la vigna. Mise piede sulla soglia duna delle due stanze che cera a terreno: al rumore de suoi passi, al suo affacciarsi, uno scompiglio, uno scappare incrocicchiato di topacci, un cacciarsi dentro il sudiciume che copriva tutto il pavimento: era ancora il letto de lanzichenecchi. Diede unocchiata alle pareti: scrostate, imbrattate, affumicate. Alzo gli occhi al palco: un parato di ragnateli. Non cera altro. Se nando anche di la, mettendosi le mani ne capelli; torno indietro, rifacendo il sentiero che aveva aperto lui, un momento prima; dopo pochi passi, prese unaltra straducola a mancina, che metteva ne campi; e senza veder ne sentire anima vivente, arrivo vicino alla casetta dove aveva pensato di fermarsi. Gia principiava a farsi buio. Lamico era sulluscio, a sedere sur un panchetto di legno, con le braccia incrociate, con gli occhi fissi al cielo, come un uomo sbalordito dalle disgrazie, e insalvatichito dalla solitudine. Sentendo un calpestio, si volto a guardar chi fosse, e, a quel che gli parve di vedere cosi al barlume, tra i rami e le fronde, disse, ad alta voce, rizzandosi e alzando le mani: non ci son che io non ne ho fatto abbastanza ieri Lasciatemi un po stare, che sara anche questa unopera di misericordia. Renzo, non sapendo cosa volesse dir questo, gli rispose chiamandolo per nome. Renzo... disse quello, esclamando insieme e interrogando. Proprio, disse Renzo; e si corsero incontro. Sei proprio tu disse lamico, quando furon vicini: oh che gusto ho di vederti Chi lavrebbe pensato Tavevo preso per Paolin de morti, che vien sempre a tormentarmi, perche vada a sotterrare. Sai che son rimasto solo solo solo, come un romito Lo so pur troppo, disse Renzo. E cosi, barattando e mescolando in fretta saluti, domande e risposte, entrarono insieme nella casuccia. E li, senza sospendere i discorsi, lamico si mise in faccende per fare un po donore a Renzo, come si poteva cosi allimprovviso e in quel tempo. Mise lacqua al fuoco, e comincio a far la polenta; ma cede poi il matterello a Renzo, perche la dimenasse; e se nando dicendo: son rimasto solo; ma son rimasto solo Torno con un piccol secchio di latte, con un po di carne secca, con un paio di raveggioli, con fichi e pesche; e posato il tutto, scodellata la polenta sulla tafferia, si misero insieme a tavola, ringraziandosi scambievolmente, luno della visita, laltro del ricevimento. E, dopo unassenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto piu amici di quello che avesser mai saputo dessere nel tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perche alluno e allaltro, dice qui il manoscritto, eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia allanimo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli altri. Certo, nessuno poteva tenere presso di Renzo il luogo dAgnese, ne consolarlo della di lei assenza, non solo per quellantica e speciale affezione, ma anche perche, tra le cose che a lui premeva di decifrare, ce nera una di cui essa sola aveva la chiave. Stette un momento tra due, se dovesse continuare il suo viaggio, o andar prima in cerca dAgnese, giacche nera cosi poco lontano; ma, considerato che della salute di Lucia, Agnese non ne saprebbe nulla, resto nel primo proposito dandare addirittura a levarsi questo dubbio, a aver la sua sentenza, e di portar poi lui le nuove alla madre. Pero, anche dallamico seppe molte cose che ignorava, e di molte venne in chiaro che non sapeva bene, sui casi di Lucia, e sulle persecuzioni che gli avevan fatte a lui, e come don Rodrigo se nera andato con la coda tra le gambe, e non sera piu veduto da quelle parti; insomma su tutto quellintreccio di cose. Seppe anche e non era per Renzo cognizione di poca importanza come fosse proprio il casato di don Ferrante: che Agnese gliel aveva bensi fatto scrivere dal suo segretario; ma sa il cielo comera stato scritto; e linterprete bergamasco, nel leggergli la lettera, naveva fatta una parola tale, che, se Renzo fosse andato con essa a cercar ricapito di quella casa in Milano, probabilmente non avrebbe trovato persona che indovinasse di chi voleva parlare. Eppure quello era lunico filo che avesse, per andar in cerca di Lucia. In quanto alla giustizia, pote confermarsi sempre piu chera un pericolo abbastanza lontano, per non darsene gran pensiero: il signor podesta era morto di peste: chi sa quando se ne manderebbe un altro; anche la sbirraglia se nera andata la piu parte; quelli che rimanevano, avevan tuttaltro da pensare che alle cose vecchie. Racconto anche lui allamico le sue vicende, e nebbe in contraccambio cento storie, del passaggio dellesercito, della peste, duntori, di prodigi. Son cose brutte, disse lamico, accompagnando Renzo in una camera che il contagio aveva resa disabitata; cose che non si sarebbe mai creduto di vedere; cose da levarvi lallegria per tutta la vita; ma pero, a parlarne tra amici, e un sollievo. Allo spuntar del giorno, eran tutte due in cucina; Renzo in arnese da viaggio, con la sua cintura nascosta sotto il farsetto, e il coltellaccio nel taschino de calzoni: il fagottino, per andar piu lesto, lo lascio in deposito presso allospite. Se la mi va bene, gli disse, se la trovo in vita, se... basta... ripasso di qui; corro a Pasturo, a dar la buona nuova a quella povera Agnese, e poi, e poi... Ma se, per disgrazia, per disgrazia che Dio non voglia... allora, non so quel che faro, non so dovandero: certo, da queste parti non mi vedete piu . E cosi parlando, ritto sulla soglia delluscio, con la testa per aria, guardava con un misto di tenerezza e daccoramento, laurora del suo paese che non aveva piu veduta da tanto tempo. Lamico gli disse, come susa, di sperar bene; volle che prendesse con se qualcosa da mangiare; laccompagno per un pezzetto di strada, e lo lascio con nuovi auguri. Renzo, sincammino con la sua pace, bastandogli darrivar vicino a Milano in quel giorno, per entrarci il seguente, di buonora, e cominciar subito la sua ricerca. Il viaggio fu senza accidenti e senza nulla che potesse distrar Renzo da suoi pensieri, fuorche le solite miserie e malinconie. Come aveva fatto il giorno avanti, si fermo a suo tempo, in un boschetto a mangiare un boccone, e a riposarsi. Passando per Monza, davanti a una bottega aperta, dove cera de pani in mostra, ne chiese due, per non rimanere sprovvisto, in ogni caso. Il fornaio, glintimo di non entrare, e gli porse sur una piccola pala una scodelletta, con dentro acqua e aceto, dicendogli che buttasse li i danari; e fatto questo, con certe molle, gli porse, luno dopo laltro, i due pani, che Renzo si mise uno per tasca. Verso sera, arriva a Greco, senza pero saperne il nome; ma, tra un po di memoria de luoghi, che gli era rimasta dellaltro viaggio, e il calcolo del cammino fatto da Monza in poi, congetturando che doveva esser poco lontano dalla citta, usci dalla strada maestra, per andar ne campi in cerca di qualche cascinotto, e li passar la notte; che con osterie non si voleva impicciare. Trovo meglio di quel che cercava: vide unapertura in una siepe che cingeva il cortile duna cascina; entro a buon conto. Non cera nessuno: vide da un canto un gran portico, con sotto del fieno ammontato, e a quello appoggiata una scala a mano; diede unocchiata in giro, e poi sali alla ventura; saccomodo per dormire, e infatti saddormento subito, per non destarsi che allalba. Allora, ando carpon carponi verso lorlo di quel gran letto; mise la testa fuori, e non vedendo nessuno, scese di dovera salito, usci di dovera entrato, sincammino per viottole, prendendo per sua stella polare il duomo; e dopo un brevissimo cammino, venne a sbucar sotto le mura di Milano, tra porta Orientale e porta Nuova, e molto vicino a questa. CAPITOLO XXXIV In quanto alla maniera di penetrare in citta, Renzo aveva sentito, cosi allingrosso, che ceran ordini severissimi di non lasciar entrar nessuno, senza bulletta di sanita; ma che in vece ci sentrava benissimo, chi appena sapesse un po aiutarsi e cogliere il momento. Era infatti cosi; e lasciando anche da parte le cause generali, per cui in que tempi ogni ordine era poco eseguito; lasciando da parte le speciali, che rendevano cosi malagevole la rigorosa esecuzione di questo; Milano si trovava ormai in tale stato, da non veder cosa giovasse guardarlo, e da cosa; e chiunque ci venisse, poteva parer piuttosto noncurante della propria salute, che pericoloso a quella de cittadini. Su queste notizie, il disegno di Renzo era di tentare dentrar dalla prima porta a cui si fosse abbattuto; se ci fosse qualche intoppo, riprender le mura di fuori, finche ne trovasse unaltra di piu facile accesso. E sa il cielo quante porte simmaginava che Milano dovesse avere. Arrivato dunque sotto le mura, si fermo a guardar dintorno, come fa chi, non sapendo da che parte gli convenga di prendere, par che naspetti, e ne chieda qualche indizio da ogni cosa. Ma, a destra e a sinistra, non vedeva che due pezzi duna strada storta; dirimpetto, un tratto di mura; da nessuna parte, nessun segno duomini viventi: se non che, da un certo punto del terrapieno, salzava una colonna dun fumo oscuro e denso, che salendo sallargava e savvolgeva in ampi globi, perdendosi poi nellaria immobile e bigia. Eran vestiti, letti e altre masserizie infette che si bruciavano: e di tali triste fiammate se ne faceva di continuo, non li soltanto, ma in varie parti delle mura. Il tempo era chiuso, laria pesante, il cielo velato per tutto da una nuvola o da un nebbione uguale, inerte, che pareva negare il sole, senza prometter la pioggia; la campagna dintorno, parte incolta, e tutta arida; ogni verzura scolorita, e neppure una gocciola di rugiada sulle foglie passe e cascanti. Per di piu, quella solitudine, quel silenzio, cosi vicino a una gran citta, aggiungevano una nuova costernazione allinquietudine di Renzo, e rendevan piu tetri tutti i suoi pensieri. Stato li alquanto, prese la diritta, alla ventura, andando, senza saperlo, verso porta Nuova, della quale, quantunque vicina, non poteva accorgersi, a cagione dun baluardo, dietro cui era allora nascosta. Dopo pochi passi, principio a sentire un tintinnio di campanelli, che cessava e ricominciava ogni tanto, e poi qualche voce duomo. Ando avanti e, passato il canto del baluardo, vide per la prima cosa, un casotto di legno, e sulluscio, una guardia appoggiata al moschetto, con una certaria stracca e trascurata: dietro cera uno stecconato, e dietro quello, la porta, cioe due alacce di muro, con una tettoia sopra, per riparare i battenti; i quali erano spalancati, come pure il cancello dello stecconato. Pero, davanti appunto allapertura, cera in terra un tristo impedimento: una barella, sulla quale due monatti accomodavano un poverino, per portarlo via. Era il capo de gabellieri, a cui, poco prima, sera scoperta la peste. Renzo si fermo, aspettando la fine: partito il convoglio, e non venendo nessuno a richiudere il cancello, gli parve tempo, e ci savvio in fretta; ma la guardia, con una manieraccia, gli grido: ola Renzo si fermo di nuovo su due piedi, e, datogli docchio, tiro fuori un mezzo ducatone, e glielo fece vedere. Colui, o che avesse gia avuta la peste, o che la temesse meno di quel che amava i mezzi ducatoni, accenno a Renzo che glielo buttasse; e vistoselo volar subito a piedi, susurro: va innanzi presto . Renzo non se lo fece dir due volte; passo lo stecconato, passo la porta, ando avanti, senza che nessuno saccorgesse di lui, o gli badasse; se non che, quando ebbe fatti forse quaranta passi, senti un altro ola che un gabelliere gli gridava dietro. Questa volta, fece le viste di non sentire, e, senza voltarsi nemmeno, allungo il passo. Ola grido di nuovo il gabelliere, con una voce pero che indicava piu impazienza che risoluzione di farsi ubbidire; e non essendo ubbidito, alzo le spalle, e torno nella sua casaccia, come persona a cui premesse piu di non accostarsi troppo ai passeggieri, che dinformarsi de fatti loro. La strada che Renzo aveva presa, andava allora, come adesso, diritta fino al canale detto il Naviglio: i lati erano siepi o muri dorti, chiese e conventi, e poche case. In cima a questa strada, e nel mezzo di quella che costeggia il canale, cera una colonna, con una croce detta la croce di santEusebio. E per quanto Renzo guardasse innanzi, non vedeva altro che quella croce. Arrivato al crocicchio che divide la strada circa alla meta, e guardando dalle due parti, vide a dritta, in quella strada che si chiama lo stradone di santa Teresa, un cittadino che veniva appunto verso di lui. Un cristiano, finalmente disse tra se; e si volto subito da quella parte, pensando di farsi insegnar la strada da lui. Questo pure aveva visto il forestiero che savanzava; e andava squadrandolo da lontano, con uno sguardo sospettoso; e tanto piu, quando saccorse che, in vece dandarsene per i fatti suoi, gli veniva incontro. Renzo, quando fu poco distante, si levo il cappello, da quel montanaro rispettoso che era; e tenendolo con la sinistra, mise laltra mano nel cocuzzolo, e ando piu direttamente verso lo sconosciuto. Ma questo, stralunando gli occhi affatto, fece un passo addietro, alzo un noderoso bastone, e voltata la punta, chera di ferro, alla vita di Renzo, grido: via via via Oh oh grido il giovine anche lui; rimise il cappello in testa, e, avendo tuttaltra voglia, come diceva poi, quando raccontava la cosa, che di metter su lite in quel momento, volto le spalle a quello stravagante, e continuo la sua strada, o, per meglio dire, quella in cui si trovava avviato. Laltro tiro avanti anche lui per la sua, tutto fremente, e voltandosi, ogni momento, indietro. E arrivato a casa, racconto che gli sera accostato un untore, con unaria umile, mansueta, con un viso dinfame impostore, con lo scatolino dellunto, o linvoltino della polvere non era ben certo qual de due in mano, nel cocuzzolo del cappello, per fargli il tiro, se lui non lavesse saputo tener lontano. Se mi saccostava un passo di piu, soggiunse, linfilavo addirittura, prima che avesse tempo daccomodarmi me, il birbone. La disgrazia fu cheravamo in un luogo cosi solitario, che se era in mezzo Milano, chiamavo gente, e mi facevo aiutare a acchiapparlo. Sicuro che gli si trovava quella scellerata porcheria nel cappello. Ma li da solo a solo, mi son dovuto contentare di fargli paura, senza risicare di cercarmi un malanno; perche un po di polvere e subito buttata; e coloro hanno una destrezza particolare; e poi hanno il diavolo dalla loro. Ora sara in giro per Milano: chi sa che strage fa E fin che visse, che fu per moltanni, ogni volta che si parlasse duntori, ripeteva la sua storia, e soggiungeva: quelli che sostengono ancora che non era vero, non lo vengano a dire a me; perche le cose bisogna averle viste. Renzo, lontano dallimmaginarsi come lavesse scampata bella, e agitato piu dalla rabbia che dalla paura, pensava, camminando, a quellaccoglienza, e indovinava bene a un di presso cio che lo sconosciuto aveva pensato di lui; ma la cosa gli pareva cosi irragionevole, che concluse tra se che colui doveva essere un qualche mezzo matto. La principia male, pensava pero: par che ci sia un pianeta per me, in questo Milano. Per entrare, tutto mi va a seconda; e poi, quando ci son dentro, trovo i dispiaceri li apparecchiati. Basta... collaiuto di Dio... se trovo... se ci riesco a trovare... eh tutto sara stato niente . Arrivato al ponte, volto, senza esitare, a sinistra, nella strada di san Marco, parendogli, a ragione, che dovesse condurre verso linterno della citta. E andando avanti, guardava in qua e in la, per veder se poteva scoprire qualche creatura umana; ma non ne vide altra che uno sformato cadavere nel piccol fosso che corre tra quelle poche case che allora erano anche meno, e un pezzo della strada. Passato quel pezzo, senti gridare: o quelluomo e guardando da quella parte, vide poco lontano, a un terrazzino duna casuccia isolata, una povera donna, con una nidiata di bambini intorno; la quale, seguitandolo a chiamare, gli fece cenno anche con la mano. Ci ando di corsa; e quando fu vicino, o quel giovine, disse quella donna: per i vostri poveri morti, fate la carita dandare a avvertire il commissario che siamo qui dimenticati. Ci hanno chiusi in casa come sospetti, perche il mio povero marito e morto; ci hanno inchiodato luscio, come vedete; e da ier mattina, nessuno e venuto a portarci da mangiare. In tante ore che siam qui, non me mai capitato un cristiano che me la facesse questa carita: e questi poveri innocenti moion di fame. Di fame esclamo Renzo; e, cacciate le mani nelle tasche, ecco, ecco, disse, tirando fuori i due pani: calatemi giu qualcosa da metterli dentro. Dio ve ne renda merito; aspettate un momento, disse quella donna; e ando a cercare un paniere, e una fune da calarlo, come fece. A Renzo intanto gli vennero in mente que pani che aveva trovati vicino alla croce, nellaltra sua entrata in Milano, e pensava: ecco: e una restituzione, e forse meglio che se gli avessi restituiti al proprio padrone: perche qui e veramente unopera di misericordia . In quanto al commissario che dite, la mia donna, disse poi, mettendo i pani nel paniere, io non vi posso servire in nulla; perche, per dirvi la verita, son forestiero, e non son niente pratico di questo paese. Pero, se incontro qualche uomo un po domestico e umano, da potergli parlare, lo diro a lui. La donna lo prego che facesse cosi, e gli disse il nome della strada, onde lui sapesse indicarla. Anche voi, riprese Renzo, credo che potrete farmi un piacere, una vera carita, senza vostro incomodo. Una casa di cavalieri, di gran signoroni, qui di Milano, casa sapreste insegnarmi dove sia So che la ce questa casa, rispose la donna: ma dove sia, non lo so davvero. Andando avanti di qua, qualcheduno che ve la insegni, lo troverete. E ricordatevi di dirgli anche di noi. Non dubitate, disse Renzo, e ando avanti. A ogni passo, sentiva crescere e avvicinarsi un rumore che gia aveva cominciato a sentire mentre era li fermo a discorrere: un rumor di ruote e di cavalli, con un tintinnio di carnpanelli, e ogni tanto un chioccar di fruste, con un accompagnamento durli. Guardava innanzi, ma non vedeva nulla. Arrivato allo sbocco di quella strada, scoprendosegli davanti la piazza di san Marco, la prima cosa che gli diede nellocchio, furon due travi ritte, con una corda, e con certe carrucole; e non tardo a riconoscere chera cosa famigliare in quel tempo labbominevole macchina della tortura. Era rizzata in quel luogo, e non in quello soltanto, ma in tutte le piazze e nelle strade piu spaziose, affinche i deputati dogni quartiere, muniti a questo dogni facolta piu arbitraria, potessero farci applicare immediatamente chiunque paresse loro meritevole di pena: o sequestrati che uscissero di casa, o subalterni che non facessero il loro dovere, o chiunque altro. Era uno di que rimedi eccessivi e inefficaci de quali, a quel tempo, e in que momenti specialmente, si faceva tanto scialacquio. Ora, mentre Renzo guarda quello strumento, pensando perche possa essere alzato in quel luogo, sente avvicinarsi sempre piu il rumore, e vede spuntar dalla cantonata della chiesa un uomo che scoteva un campanello: era un apparitore; e dietro a lui due cavalli che, allungando il collo, e puntando le zampe, venivano avanti a fatica; e strascinato da quelli, un carro di morti, e dopo quello un altro, e poi un altro e un altro; e di qua e di la, monatti alle costole de cavalli, spingendoli, a frustate, a punzoni, a bestemmie. Eran que cadaveri, la piu parte ignudi, alcuni mal involtati in qualche cencio, ammonticchiati, intrecciati insieme, come un gruppo di serpi che lentamente si svolgano al tepore della primavera; che, a ogni intoppo, a ogni scossa, si vedevan que mucchi funesti tremolare e scompaginarsi bruttamente, e ciondolar teste, e chiome verginali arrovesciarsi, e braccia svincolarsi, e batter sulle rote, mostrando allocchio gia inorridito come un tale spettacolo poteva divenire piu doloroso e piu sconcio. Il giovine sera fermato sulla cantonata della piazza, vicino alla sbarra del canale, e pregava intanto per que morti sconosciuti. Un atroce pensiero gli baleno in mente: forse la, la insieme, la sotto... Oh, Signore fate che non sia vero fate chio non ci pensi Passato il convoglio funebre, Renzo si mosse, attraverso la piazza, prendendo lungo il canale a mancina, senzaltra ragione della scelta, se non che il convoglio era andato dallaltra parte. Fatti que quattro passi tra il fianco della chiesa e il canale, vide a destra il ponte Marcellino; prese di li, e riusci in Borgo Nuovo. E guardando innanzi, sempre con quella mira di trovar qualcheduno da farsi insegnar la strada, vide in fondo a quella un.prete in farsetto, con un bastoncino in mano, ritto vicino a un uscio socchiuso, col capo chinato, e lorecchio allo spiraglio; e poco dopo lo vide alzar la mano e benedire. Congetturo quello chera di fatto, cioe che finisse di confessar qualcheduno; e disse tra se: questo e luomo che fa per me. Se un prete, in funzion di prete, non ha un po di carita, un po damore e di buona grazia, bisogna dire che non ce ne sia piu in questo mondo . Intanto il prete, staccatosi dalluscio, veniva dalla parte di Renzo, tenendosi, con gran riguardo, nel mezzo della strada. Renzo, quando gli fu vicino, si levo il cappello, e gli accenno che desiderava parlargli, fermandosi nello stesso tempo, in maniera da fargli intendere che non si sarebbe accostato di piu. Quello pure si fermo, in atto di stare a sentire, puntando pero in terra il suo bastoncino davanti a se, come per farsene un baluardo. Renzo espose la sua domanda, alla quale il prete soddisfece, non solo con dirgli il nome della strada dove la casa era situata, ma dandogli anche, come vide che il poverino naveva bisogno, un po ditinerario; indicandogli, cioe, a forza di diritte e di mancine, di chiese e di croci, quellaltre sei o otto strade che aveva da passare per arrivarci. Dio la mantenga sano, in questi tempi, e sempre, disse Renzo: e mentre quello si moveva per andarsene, unaltra carita, soggiunse; e gli disse della povera donna dimenticata. Il buon prete ringrazio lui davergli dato occasione di fare una carita cosi necessaria; e, dicendo che andava ad avvertire chi bisognava, tiro avanti. Renzo si mosse anche lui, e, camminando, cercava di fare a se stesso una ripetizione dellitinerario, per non esser da capo a dover domandare a ogni cantonata. Ma non potreste immaginarvi come quelloperazione gli riuscisse penosa, e non tanto per la difficolta della cosa in se, quanto per un nuovo turbamento che gli era nato nellanimo. Quel nome della strada, quella traccia del cammino lavevan messo cosi sottosopra. Era lindizio che aveva desiderato e domandato, e del quale non poteva far di meno; ne gli era stato detto nientaltro, da che potesse ricavare nessun augurio sinistro; ma che volete quellidea un po piu distinta dun termine vicino, dove uscirebbe duna grandincertezza, dove potrebbe sentirsi dire: e viva, o sentirsi dire: e morta; quellidea laveva cosi colpito che, in quel momento, gli sarebbe piaciuto piu di trovarsi ancora ai buio di tutto, dessere al principio del viaggio, di cui ormai toccava la fine. Raccolse pero le sue forze, e disse a se stesso: ehi se principiamo ora a fare il ragazzo, comandera Cosi rinfrancato alla meglio, seguito la sua strada, inoltrandosi nella citta. Quale citta e cosera mai, al paragone, quello chera stata lanno avanti, per cagion della fame Renzo sabbatteva appunto a passare per una delle parti piu squallide e piu desolate: quella crociata di strade che si chiamava il carrobio di porta Nuova. Cera allora una croce nel mezzo, e, dirimpetto ad essa, accanto a dove ora e san Francesco di Paola, una vecchia chiesa col titolo di santAnastasia. Tanta era stata in quel vicinato la furia del contagio, e il fetor de cadaveri lasciati li che i pochi rimasti vivi erano stati costretti a sgomberare: sicche, alla mestizia che dava al passeggiero quellaspetto di solitudine e dabbandono, saggiungeva lorrore e lo schifo delle tracce e degli avanzi della recente abitazione. Renzo affretto il passo, facendosi coraggio col pensare che la meta non doveva essere cosi vicina, e sperando che, prima darrivarci, troverebbe mutata, almeno in parte, la scena; e infatti, di li a non molto, riusci in un luogo che poteva pur dirsi citta di viventi; ma quale citta ancora, e quali viventi Serrati, per sospetto e per terrore, tutti gli usci di strada, salvo quelli che fossero spalancati per esser le case disabitate, o invase; altri inchiodati e sigillati, per esser nelle case morta o ammalata gente di peste; altri segnati duna croce fatta col carbone, per indizio ai monatti, che ceran de morti da portar via: il tutto piu alla ventura che altro, secondo che si fosse trovato piuttosto qua che la un qualche commissario della Sanita o altro impiegato, che avesse voluto eseguir gli ordini, o fare unangheria. Per tutto cenci e, piu ributtanti de cenci, fasce marciose, strame ammorbato, o lenzoli buttati dalle finestre; talvolta corpi, o di persone morte allimprovviso, nella strada, e lasciati li fin che passasse un carro da portarli via, o cascati da carri medesimi, o buttati anchessi dalle finestre: tanto linsistere e limperversar del disastro aveva insalvatichiti gli animi, e fatto dimenticare ogni cura di pieta, ogni, riguardo sociale Cessato per tutto ogni rumor di botteghe, ogni strepito di carrozze, ogni grido di venditori, ogni chiacchierio di passeggieri, era ben raro che quel silenzio di morte fosse rotto da altro che da rumor di carri funebri, da lamenti di poveri, da rammarichio dinfermi, da urli di frenetici, da grida di monatti. Allalba, a mezzogiorno, a sera, una campana del duomo dava il segno di recitar certe preci assegnate dallarcivescovo: a quel tocco rispondevan le campane dellaltre chiese; e allora avreste veduto persone affacciarsi alle finestre, a pregare in comune; avreste sentito un bisbiglio di voci e di gemiti, che spirava una tristezza mista pure di qualche conforto. Morti a quellora forse i due terzi de cittadini, andati via o ammalati una buona parte del resto, ridotto quasi a nulla il concorso della gente di fuori, de pochi che andavan per le strade, non se ne sarebbe per avventura, in un lungo giro, incontrato uno solo in cui non si vedesse qualcosa di strano, e che dava indizio duna funesta mutazione di cose. Si vedevano gli uomini piu qualificati, senza cappa ne mantello, parte allora essenzialissima del vestiario civile; senza sottana i preti, e anche de religiosi in farsetto; dismessa in somma ogni sorte di vestito che potesse con gli svolazzi toccar qualche cosa, o dare cio che si temeva piu di tutto il resto agio agli untori. E fuor di questa cura dandar succinti e ristretti il piu che fosse possibile, negletta e trasandata ogni persona; lunghe le barbe di quelli che usavan portarle, cresciute a quelli che prima costumavan di raderle; lunghe pure e arruffate le capigliature, non solo per quella trascuranza che nasce da un invecchiato abbattimento, ma per esser divenuti sospetti i barbieri, da che era stato preso e condannato, come untor famoso, uno di loro, Giangiacomo Mora: nome che, per un pezzo, conservo una celebrita municipale dinfamia, e ne meriterebbe una ben piu diffusa e perenne di pieta. I piu tenevano da una mano un bastone, alcuni anche una pistola, per avvertimento minaccioso a chi avesse voluto avvicinarsi troppo; dallaltra pasticche odorose, o palle di metallo o di legno traforate, con dentro spugne inzuppate daceti medicati; e se le andavano ogni tanto mettendo al naso, o ce le tenevano di continuo. Portavano alcuni attaccata al collo una boccetta con dentro un po dargento vivo, persuasi che avesse la virtu dassorbire e di ritenere ogni esalazione pestilenziale; e avevan poi cura di rinnovarlo ogni tanti giorni. I gentiluomini, non solo uscivano senza il solito seguito, ma si vedevano, con una sporta in braccio, andare a comprar le cose necessarie al vitto. Gli amici, quando pur due sincontrassero per la strada, si salutavan da lontano, con cenni taciti e frettolosi. Ognuno, camminando, aveva molto da fare, per iscansare gli schifosi e mortiferi inciampi di cui il terreno era sparso e, in qualche luogo, anche affatto ingombro: ognuno cercava di stare in mezzo alla strada, per timore daltro sudiciume, o daltro piu funesto peso che potesse venir giu dalle finestre; per timore delle polveri venefiche che si diceva esser spesso buttate da quelle su passeggieri; per timore delle muraglie, che potevan esser unte. Cosi lignoranza, coraggiosa e guardinga alla rovescia, aggiungeva ora angustie allangustie, e dava falsi terrori, in compenso de ragionevoli e salutari che aveva levati da principio. Tal era cio che di meno deforme e di men compassionevole si faceva vedere intorno, i sani, gli agiati: che, dopo tante immagini di miseria, e pensando a quella ancor piu grave, per mezzo alla quale dovrem condurre il lettore, non ci fermeremo ora a dir qual fosse lo spettacolo degli appestati che si strascicavano o giacevano per le strade, de poveri, de fanciulli, delle donne. Era tale, che il riguardante poteva trovar quasi un disperato conforto in cio che ai lontani e ai posteri fa la piu forte e dolorosa impressione; nel pensare, dico, nel vedere quanto que viventi fossero ridotti a pochi. In mezzo a questa desolazione aveva Renzo fatto gia una buona parte del suo cammino, quando, distante ancor molti passi da una strada in cui doveva voltare, senti venir da quella un vario frastono, nel quale si faceva distinguere quel solito orribile tintinnio. Arrivato alla cantonata della strada, chera una delle piu larghe, vide quattro carri fermi nel mezzo; e come, in un mercato di granaglie, si vede un andare e venire di gente, un caricare e un rovesciar di sacchi, tale era il movimento in quel luogo: monatti chentravan nelle case, monatti che nuscivan con un peso su le spalle, e lo mettevano su luno o laltro carro: alcuni con la divisa rossa, altri senza quel distintivo, molti con uno ancor piu odioso, pennacchi e fiocchi di vari colori, che quegli sciagurati portavano come per segno dallegria, in tanto pubblico lutto. Ora da una, ora da unaltra finestra, veniva una voce lugubre: qua, monatti E con suono ancor piu sinistro, da quel tristo brulichio usciva qualche vociaccia che rispondeva: ora, ora . Ovvero eran pigionali che brontolavano, e dicevano di far presto: ai quali i monatti rispondevano con bestemmie. Entrato nella strada, Renzo allungo il passo, cercando di non guardar queglingombri, se non quanto era necessario per iscansarli; quando il suo sguardo sincontro in un oggetto singolare di pieta, duna pieta che invogliava lanimo a contemplarlo; di maniera che si fermo, quasi senza volerlo. Scendeva dalla soglia duno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno daverne sparse tante; cera in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava unanima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse cosi particolarmente alla pieta, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne cuori. Portava essa in collo una bambina di forse novanni, morta; ma tutta ben accomodata, co capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani lavessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Ne la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sullomero della madre, con un abbandono piu forte del sonno: della madre, che, se anche la somiglianza de volti non navesse fatto fede, lavrebbe detto chiaramente quello de due chesprimeva ancora un sentimento. Un turpe monatto ando per levarle la bambina dalle braccia, con una specie pero dinsolito rispetto, con unesitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza pero mostrare sdegno ne disprezzo, no disse: non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete . Cosi dicendo, apri una mano, fece vedere una borsa, e la lascio cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuo: promettetemi di non levarle un filo dintorno, ne di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra cosi. Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, piu per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per linaspettata ricompensa, saffaccendo a far un po di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise li come sur un letto, ce laccomodo, le stese sopra un panno bianco, e disse lultime parole: addio, Cecilia riposa in pace Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; chio preghero per te e per gli altri . Poi voltatasi di nuovo al monatto, voi, disse, passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola. Cosi detto, rientro in casa, e, un momento dopo, saffaccio alla finestra, tenendo in collo unaltra bambina piu piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle cosi indegne esequie della prima, finche il carro non si mosse, finche lo pote vedere; poi disparve. E che altro pote fare, se non posar sul letto lunica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme come il fiore gia rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte lerbe del prato. O Signore esclamo Renzo: esauditela tiratela a voi, lei e la sua creaturina: hanno patito abbastanza hanno patito abbastanza Riavuto da quella commozione straordinaria, e mentre cerca di tirarsi in mente litinerario per trovare se alla prima strada deve voltare, e se a diritta o a mancina, sente anche da questa venire un altro e diverso strepito, un suono confuso di grida imperiose, di fiochi lamenti, un pianger di donne, un mugolio di fanciulli. Ando avanti, con in cuore quella solita trista e oscura aspettativa. Arrivato al crocicchio, vide da una parte una moltitudine confusa che savanzava, e si fermo li, per lasciarla passare. Erano ammalati che venivan condotti al lazzeretto; alcuni, spinti a forza, resistevano in vano, in vano gridavano che volevan morire sul loro letto, e rispondevano con inutili imprecazioni alle bestemmie e ai comandi de monatti che li guidavano; altri camminavano in silenzio, senza mostrar dolore, ne alcun altro sentimento, come insensati; donne co bambini in collo; fanciulli spaventati dalle grida, da quegli ordini, da quella compagnia, piu che dal pensiero confuso della morte, i quali ad alte strida imploravano la madre e le sue braccia fidate, e la casa loro. Ahi e forse la madre, che credevano daver lasciata addormentata sul suo letto, ci sera buttata, sorpresa tutta un tratto dalla peste; e stava li senza sentimento, per esser portata sur un carro al lazzeretto, o alla fossa, se il carro veniva piu tardi. Forse, o sciagura degna di lacrime ancor piu amare la madre, tutta occupata de suoi patimenti, aveva dimenticato ogni cosa, anche i figli, e non aveva piu che un pensiero: di morire in pace. Pure, in tanta confusione, si vedeva ancora qualche esempio di fermezza e di pieta: padri, madri, fratelli, figli, consorti, che sostenevano i cari loro, e gli accompagnavano con parole di conforto: ne adulti soltanto, ma ragazzetti, ma fanciulline che guidavano i fratellini piu teneri, e, con giudizio e con compassione da grandi, raccomandavano loro dessere ubbidienti, gli assicuravano che sandava in un luogo dove cera chi avrebbe cura di loro per farli guarire. In mezzo alla malinconia e alla tenerezza di tali viste, una cosa toccava piu sul vivo, e teneva in agitazione il nostro viaggiatore. La casa doveva esser li vicina, e chi sa se tra quella gente... Ma passata tutta la comitiva, e cessato quel dubbio, si volto a un monatto che veniva dietro, e gli domando della strada e della casa di don Ferrante. In malora, tanghero, fu la risposta che nebbe. Ne si curo di dare a colui quella che si meritava; ma, visto, a due passi, un commissario che veniva in coda al convoglio, e aveva un viso un po piu di cristiano, fece a lui la stessa domanda. Questo, accennando con un bastone la parte donde veniva, disse: la prima strada a diritta, lultima casa grande a sinistra. Con una nuova e piu forte ansieta in cuore, il giovine prende da quella parte. E nella strada; distingue subito la casa tra laltre, piu basse e meschine; saccosta al portone che e chiuso, mette la mano sul martello, e ce la tien sospesa, come in unurna, prima di tirar su la polizza dove fosse scritta la sua vita, o la sua morte. Finalmente alza il martello, e da un picchio risoluto. Dopo qualche momento, sapre un poco una finestra; una donna fa capolino, guardando chi era, con un viso ombroso che par che dica: monatti vagabondi commissari untori diavoli Quella signora, disse Renzo guardando in su, e con voce non troppo sicura: ci sta qui a servire una giovine di campagna, che ha nome Lucia La non ce piu; andate, rispose quella donna, facendo atto di chiudere. Un momento, per carita La non ce piu Dove Al lazzeretto ; e di nuovo voleva chiudere. Ma un momento, per lamor del cielo Con la peste Gia. Cosa nuova, eh Andate. Oh povero me Aspetti: era ammalata molto Quanto tempo e... Ma intanto la finestra fu chiusa davvero. Quella signora quella signora una parola, per carita per i suoi poveri morti Non le chiedo niente del suo: ohe Ma era come dire al muro. Afflitto della nuova, e arrabbiato della maniera, Renzo afferro ancora il martello, e, cosi appoggiato alla porta, andava stringendolo e storcendolo, lalzava per picchiar di nuovo alla disperata, poi lo teneva sospeso. In questagitazione, si volto per vedere se mai ci fosse dintorno qualche vicino, da cui potesse forse aver qualche informazione piu precisa, qualche indizio, qualche lume. Ma la prima, lunica persona che vide, fu unaltra donna, distante forse un venti passi; la quale, con un viso chesprimeva terrore, odio, impazienza e malizia, con certocchi stravolti che volevano insieme guardar lui, e guardar lontano, spalancando la bocca come in atto di gridare a piu non posso, ma rattenendo anche il respiro, alzando due braccia scarne, allungando e ritirando due mani grinzose e piegate a guisa dartigli, come se cercasse dacchiappar qualcosa, si vedeva che voleva chiamar gente, in modo che qualcheduno non se naccorgesse. Quando sincontrarono a guardarsi, colei, fattasi ancor piu brutta, si riscosse come persona sorpresa. Che diamine... cominciava Renzo, alzando anche lui le mani verso la donna; ma questa, perduta la speranza di poterlo far cogliere allimprovviso, lascio scappare il grido che aveva rattenuto fin allora: luntore dagli dagli dagli alluntore Chi io ah strega bugiarda sta zitta, grido Renzo; e fece un salto verso di lei, per impaurirla e farla chetare. Ma savvide subito, che aveva bisogno piuttosto di pensare ai casi suoi. Allo strillar della vecchia, accorreva gente di qua e di la; non la folla che, in un caso simile, sarebbe stata, tre mesi prima; ma piu che abbastanza per poter fare dun uomo solo quel che volessero. Nello stesso tempo, sapri di nuovo la finestra, e quella medesima sgarbata di prima ci saffaccio questa volta, e gridava anche lei: pigliatelo, pigliatelo; che devessere uno di que birboni che vanno in giro a unger le porte de galantuomini. Renzo non istette li a pensare: gli parve subito miglior partito sbrigarsi da coloro, che rimanere a dir le sue ragioni: diede unocchiata a destra e a sinistra, da che parte ci fosse men gente, e svigno di la. Rispinse con un urtone uno che gli parava la strada; con un gran punzone nel petto, fece dare indietro otto o dieci passi un altro che gli correva incontro; e via di galoppo, col pugno in aria, stretto, nocchiuto, pronto per qualunque altro gli fosse venuto tra piedi. La strada davanti era sempre libera; ma dietro le spalle sentiva il calpestio e, piu forti del calpestio, quelle grida amare: dagli dagli alluntore Non sapeva quando fossero per fermarsi; non vedeva dove si potrebbe mettere in salvo. Lira divenne rabbia, langoscia si cangio in disperazione; e, perso il lume degli occhi, mise mano al suo coltellaccio, lo sfodero, si fermo su due piedi, volto indietro il viso piu torvo e piu cagnesco che avesse fatto a suoi giorni; e, col braccio teso, brandendo in aria la lama luccicante, grido: chi ha cuore, venga avanti, canaglia che lungero io davvero con questo. Ma, con maraviglia, e con un sentimento confuso di consolazione, vide che i suoi persecutori seran gia fermati, e stavan li come titubanti, e che, seguitando a urlare, facevan, con le mani per aria, certi cenni da spiritati, come a gente che venisse di lontano dietro a lui. Si volto di nuovo, e vide che il gran turbamento non gliel aveva lasciato vedere un momento prima un carro che savanzava, anzi una fila di que soliti carri funebri, col solito accompagnamento; e dietro, a qualche distanza, un altro mucchietto di gente che avrebbero voluto anche loro dare addosso alluntore, e prenderlo in mezzo; ma eran trattenuti dallimpedimento medesimo. Vistosi cosi tra due fuochi, gli venne in mente che cio che era di terrore a coloro, poteva essere a lui di salvezza; penso che non era tempo di far lo schizzinoso; rimise il coltellaccio nel fodero, si tiro da una parte, prese la rincorsa verso i carri, passo il primo, e adocchio nel secondo un buono spazio voto. Prende la mira, spicca un salto; e su, piantato sul piede destro, col sinistro in aria, e con le braccia alzate. Bravo bravo esclamarono, a una voce, i monatti, alcuni de quali seguivano il convoglio a piedi, altri eran seduti sui carri, altri, per dire lorribil cosa comera, sui cadaveri, trincando da un gran fiasco che andava in giro. Bravo bel colpo Sei venuto a metterti sotto la protezione de monatti; fa conto dessere in chiesa, gli disse uno de due che stavano sul carro dovera montato. I nemici, allavvicinarsi del treno, avevano, i piu, voltate le spalle, e se nandavano, non lasciando di gridare: dagli dagli alluntore Qualcheduno si ritirava piu adagio, fermandosi ogni tanto, e voltandosi, con versacci e con gesti di minaccia, a Renzo; il quale, dal carro, rispondeva loro dibattendo i pugni in aria. Lascia fare a me, gli disse un monatto; e strappato daddosso a un cadavere un laido cencio, lannodo in fretta, e, presolo per una delle cocche, lalzo come una fionda verso quegli ostinati, e fece le viste di buttarglielo, gridando: aspetta, canaglia A quellatto, fuggiron tutti, inorriditi; e Renzo non vide piu che schiene di nemici, e calcagni che ballavano rapidamente per aria, a guisa di gualchiere. Tra i monatti salzo un urlo di trionfo, uno scroscio procelloso di risa, un uh prolungato, come per accompagnar quella fuga. Ah ah vedi se noi sappiamo proteggere i galantuomini disse a Renzo quel monatto: val piu uno di noi che cento di que poltroni. Certo, posso dire che vi devo la vita, rispose Renzo: e vi ringrazio con tutto il cuore. Di che cosa disse il monatto: tu lo meriti: si vede che sei un bravo giovine. Fai bene a ungere questa canaglia: ungili, estirpali costoro, che non vaglion qualcosa, se non quando son morti; che, per ricompensa della vita che facciamo, ci maledicono, e vanno dicendo che, finita la moria, ci voglion fare impiccar tutti. Hanno a finir prima loro che la moria, e i monatti hanno a restar soli, a cantar vittoria, e a sguazzar per Milano. Viva la moria, e moia la marmaglia esclamo laltro; e, con questo bel brindisi, si mise il fiasco alla bocca, e, tenendolo con tutte due le mani, tra le scosse del carro, diede una buona bevuta, poi lo porse a Renzo, dicendo: bevi alla nostra salute. Ve lauguro a tutti, con tutto il cuore, disse Renzo: ma non ho sete; non ho proprio voglia di bere in questo momento. Tu hai avuto una bella paura, a quel che mi pare, disse il monatto: mhai laria dun poveruomo; ci vuol altri visi a far luntore. Ognuno singegna come puo, disse laltro. Dammelo qui a me, disse uno di quelli che venivano a piedi accanto al carro, che ne voglio bere anchio un altro sorso, alla salute del suo padrone, che si trova qui in questa bella compagnia... li, li, appunto, mi pare, in quella bella carrozzata. E, con un suo atroce e maledetto ghigno, accennava il carro davanti a quello su cui stava il povero Renzo. Poi, composto il viso a un atto di serieta ancor piu bieco e fellonesco, fece una riverenza da quella parte, e riprese: si contenta, padron mio, che un povero monattuccio assaggi di quello della sua cantina Vede bene: si fa certe vite: siam quelli che labbiam messo in carrozza, per condurlo in villeggiatura. E poi, gia a loro signori il vino fa subito male: i poveri monatti han lo stomaco buono. E tra le risate de compagni, prese il fiasco, e lalzo; ma, prima di bere, si volto a Renzo, gli fisso gli occhi in viso, e gli disse, con una certaria di compassione sprezzante: bisogna che il diavolo col quale hai fatto il patto, sia ben giovine; che, se non eravamo li noi a salvarti, lui ti dava un bellaiuto . E tra un nuovo scroscio di risa, sattacco il fiasco alle labbra. E noi eh e noi gridaron piu voci dal carro chera avanti. Il birbone, tracannato quanto ne volle, porse, con tutte due le mani, il gran fiasco a quegli altri suoi simili, i quali se lo passaron dalluno allaltro, fino a uno che, votatolo, lo prese per il collo, gli fece fare il mulinello, e lo scaglio a fracassarsi sulle lastre, gridando: viva la moria Dietro a queste parole, intono una loro canzonaccia; e subito alla sua voce saccompagnaron tutte laltre di quel turpe coro. La cantilena infernale, mista al tintinnio de campanelli, al cigolio de carri, al calpestio de cavalli, risonava nel voto silenzioso delle strade, e, rimbombando nelle case, stringeva amaramente il cuore de pochi che ancor le abitavano. Ma cosa non puo alle volte venire in acconcio cosa non puo far piacere in qualche caso Il pericolo dun momento prima aveva resa piu che tollerabile a Renzo la compagnia di que morti e di que vivi; e ora fu a suoi orecchi una musica, sto per dire, gradita, quella che lo levava dallimpiccio duna tale conversazione. Ancor mezzo affannato, e tutto sottosopra, ringraziava intanto alla meglio in cuor suo la Provvidenza, dessere uscito dun tal frangente, senza ricever male ne farne; la pregava che laiutasse ora a liberarsi anche da suoi liberatori; e dal canto suo, stava allerta, guardava quelli, guardava la strada, per cogliere il tempo di sdrucciolar giu quatto quatto, senza dar loro occasione di far qualche rumore, qualche scenata, che mettesse in malizia i passeggieri. Tutta un tratto, a una cantonata, gli parve di riconoscere il luogo: guardo piu attentamente, e ne fu sicuro. Sapete dovera Sul corso di porta orientale, in quella strada per cui era venuto adagio, e tornato via in fretta, circa venti mesi prima. Gli venne subito in mente che di li sandava diritto al lazzeretto; e questo trovarsi sulla strada giusta, senza studiare, senza domandare, lebbe per un tratto speciale della Provvidenza, e per buon augurio del rimanente. In quel punto, veniva incontro ai carri un commissario, gridando a monatti di fermare, e non so che altro: il fatto e che il convoglio si fermo, e la musica si cambio in un diverbio rumoroso, Uno de monatti cheran sul carro di Renzo, salto giu: Renzo disse allaltro: vi ringrazio della vostra carita: Dio ve ne renda merito ; e giu anche lui, dallaltra parte. Va, va, povero untorello, rispose colui: non sarai tu quello che spianti Milano. Per fortuna, non cera chi potesse sentire. Il convoglio era fermato sulla sinistra del corso: Renzo prende in fretta dallaltra parte, e, rasentando il muro, trotta innanzi verso il ponte; lo passa, continua per la strada del borgo, riconosce il convento de cappuccini, e vicino alla porta, vede spuntar langolo del lazzeretto, passa il cancello, e gli si spiega davanti la scena esteriore di quel recinto: un indizio appena e un saggio, e gia una vasta, diversa, indescrivibile scena. Lungo i due lati che si presentano a chi guardi da quel punto, era tutto un brulichio; erano ammalati che andavano, in compagnie, al lazzeretto; altri che sedevano o giacevano sulle sponde del fossato che lo costeggia; sia che le forze non fosser loro bastate per condursi fin dentro al ricovero, sia che, usciti di la per disperazione, le forze fosser loro ugualmente mancate per andar piu avanti. Altri meschini erravano sbandati, come stupidi, e non pochi fuor di se affatto; uno stava tutto infervorato a raccontar le sue immaginazioni a un disgraziato che giaceva oppresso dal male; un altro dava nelle smanie; un altro guardava in qua e in la con un visino ridente, come se assistesse a un lieto spettacolo. Ma la specie piu strana e piu rumorosa duna tal trista allegrezza, era un cantare alto e continuo, il quale pareva che non venisse fuori da quella miserabile folla, e pure si faceva sentire piu che tutte laltre voci: una canzone contadinesca damore gaio e scherzevole, di quelle che chiamavan villanelle; e andando con lo sguardo dietro al suono, per iscoprire chi mai potesse esser contento, in quel tempo, in quel luogo, si vedeva un meschino che, seduto tranquillamente in fondo al fossato, cantava a piu non posso, con la testa per aria. Renzo aveva appena fatti alcuni passi lungo il lato meridionale delledifizio, che si senti in quella moltitudine un rumore straordinario, e di lontano voci che gridavano: guarda piglia Salza in punta di piedi, e vede un cavallaccio che andava di carriera, spinto da un piu strano cavaliere: era un frenetico che, vista quella bestia sciolta e non guardata, accanto a un carro, cera montato in fretta a bisdosso, e, martellandole il collo co pugni, e facendo sproni de calcagni, la cacciava in furia; e monatti dietro, urlando; e tutto si ravvolse in un nuvolo di polvere, che volava lontano. Cosi, gia sbalordito e stanco di veder miserie, il giovine arrivo alla porta di quel luogo dove ce nerano adunate forse piu che non ce ne fosse di sparse in tutto lo spazio che gli era gia toccato di percorrere. Saffaccia a quella porta, entra sotto la volta, e rimane un momento immobile a mezzo del portico. CAPITOLO XXXV Simmagini il lettore il recinto del lazzeretto, popolato di sedici mila appestati; quello spazio tuttingombro, dove di capanne e di baracche, dove di carri, dove di gente; quelle due interminate fughe di portici, a destra e a sinistra, piene, gremite di languenti o di cadaveri confusi, sopra sacconi, o sulla paglia; e su tutto quel quasi immenso covile, un brulichio, come un ondeggiamento; e qua e la, un andare e venire, un fermarsi, un correre, un chinarsi, un alzarsi, di convalescenti, di frenetici, di serventi. Tale fu lo spettacolo che riempi a un tratto la vista di Renzo, e lo tenne li, sopraffatto e compreso. Questo spettacolo, noi non ci proponiam certo di descriverlo a parte a parte, ne il lettore lo desidera; solo, seguendo il nostro giovine nel suo penoso giro, ci fermeremo alle sue fermate, e di cio che gli tocco di vedere diremo quanto sia necessario a raccontar cio che fece, e cio che gli segui. Dalla porta dove sera fermato, fino alla cappella del mezzo, e di la allaltra porta in faccia, cera come un viale sgombro di capanne e dogni altro impedimento stabile; e alla seconda occhiata, Renzo vide in quello un tramenio di carri, un portar via roba, per far luogo; vide cappuccini e secolari che dirigevano quelloperazione, e insieme mandavan via chi non ci avesse che fare. E temendo dessere anche lui messo fuori in quella maniera, si caccio addirittura tra le capanne, dalla parte a cui si trovava casualmente voltato, alla diritta. Andava avanti, secondo che vedeva posto da poter mettere il piede, da capanna a capanna, facendo capolino in ognuna, e osservando i letti cheran fuori allo scoperto, esaminando volti abbattuti dal patimento, o contratti dallo spasimo, o immobili nella morte, se mai gli venisse fatto di trovar quello che pur temeva di trovare. Ma aveva gia fatto un bel pezzetto di cammino, e ripetuto piu e piu volte quel doloroso esame, senza veder mai nessuna donna: onde simmagino che dovessero essere in un luogo separato. E indovinava; ma dove fosse, non naveva indizio, ne poteva argomentarlo. Incontrava ogni tanto ministri, tanto diversi daspetto e di maniere e dabito, quanto diverso e opposto era il principio che dava agli uni e agli altri una forza uguale di vivere in tali servizi: negli uni lestinzione dogni senso di pieta, negli altri una pieta sovrumana. Ma ne agli uni ne agli altri si sentiva di far domande, per non procacciarsi alle volte un inciampo; e delibero dandare, andare, fin che arrivasse a trovar donne. E andando non lasciava di spiare intorno; ma di tempo in tempo era costretto a ritirare lo sguardo contristato, e come abbagliato da tante piaghe. Ma dove rivolgerlo, dove riposarlo, che sopra altre piaghe Laria stessa e il cielo accrescevano, se qualche cosa poteva accrescerlo, lorrore di quelle viste. La nebbia sera a poco a poco addensata e accavallata in nuvoloni che, rabbuiandosi sempre piu, davano idea dun annottar tempestoso; se non che, verso il mezzo di quel cielo cupo e abbassato, traspariva, come da un fitto velo, la spera del sole, pallida, che spargeva intorno a se un barlume fioco e sfumato, e pioveva un calore morto e pesante. Ogni tanto, tra mezzo al ronzio continuo di quella confusa moltitudine, si sentiva un borbottar di tuoni, profondo, come tronco, irresoluto; ne, tendendo lorecchio, avreste saputo distinguere da che parte venisse; o avreste potuto crederlo un correr lontano di carri, che si fermassero improvvisamente. Non si vedeva, nelle campagne dintorno, moversi un ramo dalbero, ne un uccello andarvisi a posare, o staccarsene: solo la rondine, comparendo subitamente di sopra il tetto del recinto, sdrucciolava in giu con lali tese, come per rasentare il terreno del campo; ma sbigottita da quel brulichio, risaliva rapidamente, e fuggiva. Era uno di que tempi, in cui, tra una compagnia di viandanti non ce nessuno che rompa il silenzio; e il cacciatore cammina pensieroso, con lo sguardo a terra; e la villana, zappando nel campo, smette di cantare, senza avvedersene; di que tempi forieri della burrasca, in cui la natura, come immota al di fuori, e agitata da un travaglio interno, par che opprima ogni vivente, e aggiunga non so quale gravezza a ogni operazione, allozio, allesistenza stessa. Ma in quel luogo destinato per se al patire e al morire, si vedeva luomo gia alle prese col male soccombere alla nuova oppressione; si vedevan centinaia e centinaia peggiorar precipitosamente; e insieme, lultima lotta era piu affannosa, e nellaumento de dolori, i gemiti piu soffogati: ne forse su quel luogo di miserie era ancor passata unora crudele al par di questa. Gia aveva il giovine girato un bel pezzo, e senza frutto, per quellandirivieni di capanne, quando, nella varieta de lamenti e nella confusione del mormorio, comincio a distinguere un misto singolare di vagiti e di belati; fin che arrivo a un assito scheggiato e sconnesso, di dentro il quale veniva quel suono straordinario. Mise un occhio a un largo spiraglio, tra due asse, e vide un recinto con dentro capanne sparse, e, cosi in quelle, come nel piccol campo, non la solita infermeria, ma bambinelli a giacere sopra materassine, o guanciali, o lenzoli distesi, o topponi; e balie e altre donne in faccende; e, cio che piu di tutto attraeva e fermava lo sguardo, capre mescolate con quelle, e fatte loro aiutanti: uno spedale dinnocenti, quale il luogo e il tempo potevan darlo. Era, dico, una cosa singolare a vedere alcune di quelle bestie, ritte e quiete sopra questo e quel bambino, dargli la poppa; e qualche altra accorrere a un vagito, come con senso materno, e fermarsi presso il piccolo allievo, e procurar daccomodarcisi sopra, e belare, e dimenarsi, quasi chiamando chi venisse in aiuto a tutte due. Qua e la eran sedute balie con bambini al petto; alcune in tal atto damore, da far nascer dubbio nel riguardante, se fossero state attirate in quel luogo dalla paga, o da quella carita spontanea che va in cerca de bisogni e de dolori. Una di esse, tutta accorata, staccava dal suo petto esausto un meschinello piangente, e andava tristamente cercando la bestia, che potesse far le sue veci. Unaltra guardava con occhio di compiacenza quello che le si era addormentato alla poppa, e baciatolo mollemente, andava in una capanna a posarlo sur una materassina. Ma una terza, abbandonando il suo petto al lattante straniero, con una certaria pero non di trascuranza, ma di preoccupazione, guardava fisso il cielo: a che pensava essa, in quellatto, con quello sguardo, se non a un nato dalle sue viscere, che, forse poco prima, aveva succhiato quel petto, che forse cera spirato sopra Altre donne piu attempate attendevano ad altri servizi. Una accorreva alle grida dun bambino affamato, lo prendeva, e lo portava vicino a una capra che pascolava a un mucchio derba fresca, e glielo presentava alle poppe, gridando linesperto animale e accarezzandolo insieme, affinche si prestasse dolcemente allufizio. Questa correva a prendere un poverino, che una capra tuttintenta a allattarne un altro, pestava con una zampa: quella portava in qua e in la il suo, ninnandolo, cercando, ora daddormentarlo col canto, ora dacquietarlo con dolci parole, chiamandolo con un nome chessa medesima gli aveva messo. Arrivo in quel punto un cappuccino con la barba bianchissima, portando due bambini strillanti, uno per braccio, raccolti allora vicino alle madri spirate; e una donna corse a riceverli, e andava guardando tra la brigata e nel gregge, per trovar subito chi tenesse lor luogo di madre. Piu duna volta il giovine, spinto da quello chera il primo, e il piu forte de suoi pensieri, sera staccato dallo spiraglio per andarsene; e poi ci aveva rimesso locchio, per guardare ancora un momento. Levatosi di li finalmente, ando costeggiando lassito, fin che un mucchietto di capanne appoggiate a quello, lo costrinse a voltare. Ando allora lungo le capanne, con la mira di riguadagnar lassito, dandar fino alla fine di quello, e scoprir paese nuovo. Ora, mentre guardava innanzi, per studiar la strada, unapparizione repentina, passeggiera, istantanea, gli feri lo sguardo, e gli mise lanimo sottosopra. Vide, a un cento passi di distanza, passare e perdersi subito tra le baracche un cappuccino, un cappuccino che, anche cosi da lontano e cosi di fuga, aveva tutto landare, tutto il fare, tutta la forma del padre Cristoforo. Con la smania che potete pensare, corse verso quella parte; e li, a girare, a cercare, innanzi, indietro, dentro e fuori, per quegli andirivieni, tanto che rivide, con altrettanta gioia, quella forma, quel frate medesimo; lo vide poco lontano, che, scostandosi da una caldaia, andava, con una scodella in mano, verso una capanna; poi lo vide sedersi sulluscio di quella, fare un segno di croce sulla scodella che teneva dinanzi; e, guardando intorno, come uno che stia sempre allerta, mettersi a mangiare. Era proprio il padre Cristoforo. La storia del quale, dal punto che labbiam perduto di vista, fino a questincontro, sara raccontata in due parole. Non sera mai mosso da Rimini, ne aveva pensato a moversene, se non quando la peste scoppiata in Milano gli offri occasione di cio che aveva sempre tanto desiderato, di dar la sua vita per il prossimo. Prego, con grandistanza, desserci richiamato, per assistere e servire gli appestati. Il conte zio era morto; e del resto cera piu bisogno dinfermieri che di politici: sicche fu esaudito senza difficolta. Venne subito a Milano; entro nel lazzeretto; e cera da circa tre mesi. Ma la consolazione di Renzo nel ritrovare il suo buon frate, non fu intera neppure un momento: nellatto stesso daccertarsi chera lui, dovette vedere quantera mutato. Il portamento curvo e stentato; il viso scarno e smorto; e in tutto si vedeva una natura esausta, una carne rotta e cadente, che saiutava e si sorreggeva, ogni momento, con uno sforzo dellanimo. Andava anche lui fissando lo sguardo nel giovine che veniva verso di lui, e che, col gesto, non osando con la voce, cercava di farsi distinguere e riconoscere. Oh padre Cristoforo disse poi, quando gli fu vicino da poter esser sentito senza alzar la voce. Tu qui disse il frate, posando in terra la scodella, e alzandosi da sedere. Come sta, padre come sta Meglio di tanti poverini che tu vedi qui, rispose il frate: e la sua voce era fioca, cupa, mutata come tutto il resto. Locchio soltanto era quello di prima, e un non so che piu vivo e piu splendido; quasi la carita, sublimata nellestremo dellopera, ed esultante di sentirsi vicina al suo principio, ci rimettesse un fuoco piu ardente e piu puro di quello che linfermita ci andava a poco a poco spegnendo. Ma tu, proseguiva, come sei qui perche vieni cosi ad affrontar la peste Lho avuta, grazie al cielo. Vengo... a cercar di... Lucia. Lucia e qui Lucia E qui: almeno spero in Dio che ci sia ancora. E tua moglie Oh caro padre no che non e mia moglie. Non sa nulla di tutto quello che e accaduto No, figliuolo: da che Dio mha allontanato da voi altri, io non nho saputo piu nulla; ma ora chEgli mi ti manda, dico la verita che desidero molto di saperne. Ma... e il bando Le sa dunque, le cose che mhanno fatto Ma tu, che avevi fatto Senta, se volessi dire daver avuto giudizio, quel giorno in Milano, direi una bugia; ma cattive azioni non nho fatte punto. Te lo credo, e lo credevo anche prima. Ora dunque le potro dir tutto. Aspetta, disse il frate; e andato alcuni passi fuor della capanna, chiamo: padre Vittore Dopo qualche momento, comparve un giovine cappuccino, al quale disse: fatemi la carita, padre Vittore, di guardare anche per me, a questi nostri poverini, intanto chio me ne sto ritirato; e se alcuno pero mi volesse, chiamatemi. Quel tale principalmente se mai desse il piu piccolo segno di tornare in se, avvisatemi subito, per carita. Non dubitate, rispose il giovine; e il vecchio, tornato verso Renzo, entriamo qui, gli disse. Ma... soggiunse subito, fermandosi, tu mi pari ben rifinito: devi aver bisogno di mangiare. E vero, disse Renzo: ora che lei mi ci fa pensare, mi ricordo che sono ancora digiuno. Aspetta, disse il frate; e, presa unaltra scodella, lando a empire alla caldaia: tornato, la diede, con un cucchiaio, a Renzo; lo fece sedere sur un saccone che gli serviva di letto; poi ando a una botte chera in un canto, e ne spillo un bicchier di vino, che mise sur un tavolino, davanti al suo convitato; riprese quindi la sua scodella, e si mise a sedere accanto a lui. Oh padre Cristoforo disse Renzo: tocca a lei a far codeste cose Ma gia lei e sempre quel medesimo. La ringrazio proprio di cuore. Non ringraziar me, disse il frate: e roba de poveri; ma anche tu sei un povero, in questo momento. Ora dimmi quello che non so, dimmi di quella nostra poverina; e cerca di spicciarti; che ce poco tempo, e molto da fare, come tu vedi. Renzo principio, tra una cucchiaiata e laltra, la storia di Lucia: comera stata ricoverata nel monastero di Monza, come rapita... Allimmagine di tali patimenti e di tali pericoli, al pensiero dessere stato lui quello che aveva indirizzata in quel luogo la povera innocente, il buon frate rimase senza fiato; ma lo riprese subito, sentendo comera stata mirabilmente liberata, resa alla madre, e allogata da questa presso a donna Prassede. Ora le raccontero di me, prosegui Renzo; e racconto in succinto la giornata di Milano, la fuga; e come era sempre stato lontano da casa, e ora, essendo ogni cosa sottosopra, sera arrischiato dandarci; come non ci aveva trovato Agnese; come in Milano aveva saputo che Lucia era al lazzeretto. E son qui, concluse, son qui a cercarla, a veder se e viva, e se... mi vuole ancora... perche... alle volte... Ma, domando il frate, hai qualche indizio dove sia stata messa, quando ci sia venuta Niente, caro padre; niente se non che e qui, se pur la ce, che Dio voglia Oh poverino ma che ricerche hai tu finora fatte qui Ho girato e rigirato; ma, tra laltre cose, non ho mai visto quasi altro che uomini. Ho ben pensato che le donne devono essere in un luogo a parte, ma non ci sono mai potuto arrivare: se e cosi, ora lei me linsegnera. Non sai, figliuolo, che e proibito dentrarci agli uomini che non abbiano qualche incombenza Ebbene, cosa mi puo accadere La regola e giusta e santa, figliuolo caro; e se la quantita e la gravezza de guai non lascia che si possa farla osservar con tutto il rigore, e una ragione questa perche un galantuomo la trasgredisca Ma, padre Cristoforo disse Renzo: Lucia doveva esser mia moglie; lei sa come siamo stati separati; son venti mesi che patisco, e ho pazienza; son venuto fin qui, a rischio di tante cose, luna peggio dellaltra, e ora... Non so cosa dire, riprese il frate, rispondendo piuttosto a suoi pensieri che alle parole del giovine: tu vai con buona intenzione; e piacesse a Dio che tutti quelli che hanno libero laccesso in quel luogo, ci si comportassero come posso fidarmi che farai tu. Dio, il quale certamente benedice questa tua perseveranza daffetto, questa tua fedelta in volere e in cercare colei chEgli taveva data; Dio, che e piu rigoroso degli uomini, ma piu indulgente, non vorra guardare a quel che ci possa essere dirregolare in codesto tuo modo di cercarla. Ricordati solo, che, della tua condotta in quel luogo, avremo a render conto tutte due; agli uomini facilmente no, ma a Dio senza dubbio. Vien qui . In cosi dire, salzo, e nel medesimo tempo anche Renzo; il quale, non lasciando di dar retta alle sue parole, sera intanto consigliato tra se di non parlare, come sera proposto prima, di quella tal promessa di Lucia. Se sente anche questo, aveva pensato, mi fa dellaltre difficolta sicuro. O la trovo; e saremo sempre a tempo a discorrerne; o... e allora che serve Tiratolo sulluscio della capanna, chera a settentrione, il frate riprese: Senti; il nostro padre Felice, che e il presidente qui del lazzeretto, conduce oggi a far la quarantina altrove i pochi guariti che ci sono. Tu vedi quella chiesa li nel mezzo... e, alzando la mano scarna e tremolante, indicava a sinistra nellaria torbida la cupola della cappella, che torreggiava sopra le miserabili tende; e prosegui: la intorno si vanno ora radunando, per uscire in processione dalla porta per la quale tu devi essere entrato. Ah era per questo dunque, che lavoravano a sbrattare la strada. Per lappunto: e tu devi anche aver sentito qualche tocco di quella campana. Nho sentito uno. Era il secondo: al terzo saran tutti radunati: il padre Felice fara loro un piccolo discorso; e poi savviera con loro. Tu, a quel tocco, portati la; cerca di metterti dietro quella gente, da una parte della strada, dove, senza disturbare, ne dar nellocchio, tu possa vederli passare; e vedi... vedi... se la ci fosse. Se Dio non ha voluto che la ci sia; quella parte, e alzo di nuovo la mano, accennando il lato delledifizio che avevan dirimpetto: quella parte della fabbrica, e una parte del terreno che e li davanti, e assegnata alle donne. Vedrai uno stecconato che divide questo da quel quartiere, ma in certi luoghi interrotto, in altri aperto, sicche non troverai difficolta per entrare. Dentro poi, non facendo tu nulla che dia ombra a nessuno, nessuno probabilmente non dira nulla a te. Se pero ti si facesse qualche ostacolo, di che il padre Cristoforo da ti conosce, e rendera conto di te. Cercala li; cercala con fiducia e... con rassegnazione. Perche, ricordati che non e poco cio che tu sei venuto a cercar qui: tu chiedi una persona viva al lazzeretto Sai tu quante volte io ho veduto rinnovarsi questo mio povero popolo quanti ne ho veduti portar via quanti pochi uscire... Va preparato a fare un sacrifizio... Gia; intendo anchio, interruppe Renzo stravolgendo gli occhi, e cambiandosi tutto in viso; intendo Vo: guardero, cerchero, in un luogo, nellaltro, e poi ancora, per tutto il lazzeretto, in lungo e in largo... e se non la trovo... Se non la trovi disse il frate, con unaria di serieta e daspettativa, e con uno sguardo che ammoniva. Ma Renzo, a cui la rabbia riaccesa dallidea di quel dubbio aveva fatto perdere il lume degli occhi, ripete e seguito: se non la trovo, vedro di trovare qualchedun altro. O in Milano, o nel suo scellerato palazzo, o in capo al mondo, o a casa del diavolo, lo trovero quel furfante che ci ha separati; quel birbone che, se non fosse stato lui, Lucia sarebbe mia, da venti mesi; e se eravamo destinati a morire, almeno saremmo morti insieme. Se ce ancora colui, lo trovero... Renzo disse il frate, afferrandolo per un braccio, e guardandolo ancor piu severamente. E se lo trovo, continuo Renzo, cieco affatto dalla collera, se la peste non ha gia fatto giustizia... Non e piu il tempo che un poltrone, co suoi bravi dintorno, possa metter la gente alla disperazione, e ridersene: e venuto un tempo che gli uomini sincontrino a viso a viso: e... la faro io la giustizia Sciagurato grido il padre Cristoforo, con una voce che aveva ripresa tutta lantica pienezza e sonorita: sciagurato e la sua testa cadente sul petto sera sollevata; le gote si colorivano dellantica vita; e il fuoco degli occhi aveva un non so che di terribile. Guarda, sciagurato E mentre con una mano stringeva e scoteva forte il braccio di Renzo, girava laltra davanti a se, accennando quanto piu poteva della dolorosa scena allintorno. Guarda chi e Colui che gastiga Colui che giudica, e non e giudicato Colui che flagella e che perdona Ma tu, verme della terra, tu vuoi far giustizia Tu lo sai, tu, quale sia la giustizia Va, sciagurato, vattene Io, speravo... si, ho sperato che, prima della mia morte, Dio mavrebbe data questa consolazione di sentir che la mia povera Lucia fosse viva; forse di vederla, e di sentirmi prometter da lei che rivolgerebbe una preghiera la verso quella fossa dovio saro. Va, tu mhai levata la mia speranza. Dio non lha lasciata in terra per te; e tu, certo, non hai lardire di crederti degno che Dio pensi a consolarti. Avra pensato a lei, perche lei e una di quellanime a cui son riservate le consolazioni eterne. Va non ho piu tempo di darti retta. E cosi dicendo, rigetto da se il braccio di Renzo, e si mosse verso una capanna dinfermi. Ah padre disse Renzo, andandogli dietro in atto supplichevole: mi vuol mandar via in questa maniera Come riprese, con voce non meno severa, il cappuccino. Ardiresti tu di pretendere chio rubassi il tempo a questi afflitti, i quali aspettano chio parli loro del perdono di Dio, per ascoltar le tue voci di rabbia, i tuoi proponimenti di vendetta Tho ascoltato quando chiedevi consolazione e aiuto; ho lasciata la carita per la carita; ma ora tu hai la tua vendetta in cuore: che vuoi da me vattene. Ne ho visti morire qui degli offesi che perdonavano; degli offensori che gemevano di non potersi umiliare davanti alloffeso: ho pianto con gli uni e con gli altri; ma con te che ho da fare Ah gli perdono gli perdono davvero, gli perdono per sempre esclamo il giovine. Renzo disse, con una serieta piu tranquilla, il frate: pensaci; e dimmi un poco quante volte gli hai perdonato. E, stato alquanto senza ricever risposta, tutta un tratto abbasso il capo, e, con voce cupa e lenta, riprese: tu sai perche io porto questabito. Renzo esitava. Tu lo sai riprese il vecchio. Lo so, rispose Renzo. Ho odiato anchio: io, che tho ripreso per un pensiero, per una parola, luomo chio odiavo cordialmente, che odiavo da gran tempo, io lho ucciso. Si, ma un prepotente, uno di quelli... Zitto interruppe il frate: credi tu che, se ci fosse una buona ragione, io non lavrei trovata in trentanni Ah sio potessi ora metterti in cuore il sentimento che dopo ho avuto sempre, e che ho ancora, per luomo chio odiavo Sio potessi io ma Dio lo puo: Egli lo faccia... Senti, Renzo: Egli ti vuol piu bene di quel che te ne vuoi tu: tu hai potuto macchinar la vendetta; ma Egli ha abbastanza forza e abbastanza misericordia per impedirtela; ti fa una grazia di cui qualchedun altro era troppo indegno. Tu sai, tu lhai detto tante volte, chEgli puo fermar la mano dun prepotente; ma sappi che puo anche fermar quella dun vendicativo. E perche sei povero, perche sei offeso, credi tu chEgli non possa difendere contro di te un uomo che ha creato a sua immagine Credi tu chEgli ti lascerebbe fare tutto quello che vuoi No ma sai tu cosa puoi fare Puoi odiare, e perderti; puoi, con un tuo sentimento, allontanar da te ogni benedizione. Perche, in qualunque maniera tandassero le cose, qualunque fortuna tu avessi, tien per certo che tutto sara gastigo, finche tu non abbia perdonato in maniera da non poter mai piu dire: io gli perdono. Si, si, disse Renzo, tutto commosso, e tutto confuso: capisco che non gli avevo mai perdonato davvero; capisco che ho parlato da bestia, e non da cristiano: e ora, con la grazia del Signore, si, gli perdono proprio di cuore. E se tu lo vedessi Pregherei il Signore di dar pazienza a me, e di toccare il cuore a lui. Ti ricorderesti che il Signore non ci ha detto di perdonare a nostri nemici, ci ha detto damarli Ti ricorderesti chEgli lo ha amato a segno di morir per lui Si, col suo aiuto. Ebbene, vieni con me. Hai detto: lo trovero; lo troverai. Vieni, e vedrai con chi tu potevi tener odio, a chi potevi desiderar del male, volergliene fare, sopra che vita tu volevi far da padrone. E, presa la mano di Renzo, e strettala come avrebbe potuto fare un giovine sano, si mosse. Quello, senza osar di domandar altro, gli ando dietro. Dopo pochi passi, il frate si fermo vicino allapertura duna capanna, fisso gli occhi in viso a Renzo, con un misto di gravita e di tenerezza; e lo condusse dentro. La prima cosa che si vedeva, nellentrare, era un infermo seduto sulla paglia nel fondo; un infermo pero non aggravato, e che anzi poteva parer vicino alla convalescenza; il quale, visto il padre, tentenno la testa, come accennando di no: il padre abbasso la sua, con un atto di tristezza e di rassegnazione. Renzo intanto, girando, con una curiosita inquieta, lo sguardo sugli altri oggetti, vide tre o quattro infermi, ne distinse uno da una parte sur una materassa, involtato in un lenzolo, con una cappa signorile indosso, a guisa di coperta: lo fisso, riconobbe don Rodrigo, e fece un passo indietro; ma il frate, facendogli di nuovo sentir fortemente la mano con cui lo teneva, lo tiro appie del covile, e, stesavi sopra laltra mano, accennava col dito luomo che vi giaceva. Stava linfelice, immoto; spalancati gli occhi, ma senza sguardo; pallido il viso e sparso di macchie nere; nere ed enfiate le labbra: lavreste detto il viso dun cadavere, se una contrazione violenta non avesse reso testimonio duna vita tenace. Il petto si sollevava di quando in quando, con un respiro affannoso; la destra, fuor della cappa, lo premeva vicino al cuore, con uno stringere adunco delle dita, livide tutte, e sulla punta nere. Tu vedi disse il frate, con voce bassa e grave. Puo esser gastigo, puo esser misericordia. Il sentimento che tu proverai ora per questuomo che tha offeso, si; lo stesso sentimento, il Dio, che tu pure hai offeso, avra per te in quel giorno. Benedicilo, e sei benedetto. Da quattro giorni e qui come tu lo vedi, senza dar segno di sentimento. Forse il Signore e pronto a concedergli unora di ravvedimento; ma voleva esserne pregato da te: forse vuole che tu ne lo preghi con quella innocente; forse serba la grazia alla tua sola preghiera, alla preghiera dun cuore afflitto e rassegnato. Forse la salvezza di questuomo e la tua dipende ora da te, da un tuo sentimento di perdono, di compassione... damore Tacque; e, giunte le mani, chino il viso sopra di esse, e prego: Renzo fece lo stesso. Erano da pochi momenti in quella positura, quando scocco la campana. Si mossero tutte due, come di concerto; e uscirono. Ne luno fece domande, ne laltro proteste: i loro visi parlavano. Va ora, riprese il frate, va preparato, sia a ricevere una grazia, sia a fare un sacrifizio; a lodar Dio, qualunque sia lesito delle tue ricerche. E qualunque sia, vieni a darmene notizia; noi lo loderemo insieme. Qui, senza dir altro, si separarono; uno torno dondera venuto; laltro savvio alla cappella, che non era lontana piu dun cento passi. CAPITOLO XXXVI Chi avrebbe mai detto a Renzo, qualche ora prima, che, nel forte duna tal ricerca, al cominciar de momenti piu dubbiosi e piu decisivi, il suo cuore sarebbe stato diviso tra Lucia e don Rodrigo Eppure era cosi: quella figura veniva a mischiarsi con tutte limmagini care o terribili che la speranza o il timore gli mettevan davanti a vicenda, in quel tragitto; le parole sentite appie di quel covile, si cacciavano tra i si e i no, ondera combattuta la sua mente; e non poteva terminare una preghiera per lesito felice del gran cimento, senza attaccarci quella che aveva principiata la, e che lo scocco della campana aveva troncata. La cappella ottangolare che sorge, elevata dalcuni scalini, nel mezzo del lazzeretto, era, nella sua costruzione primitiva, aperta da tutti i lati, senzaltro sostegno che di pilastri e di colonne, una fabbrica, per dir cosi, traforata: in ogni facciata un arco tra due intercolunni; dentro girava un portico intorno a quella che si direbbe piu propriamente chiesa, non composta che dotto archi, rispondenti a quelli delle facciate, con sopra una cupola; di maniera che laltare eretto nel centro, poteva esser veduto da ogni finestra delle stanze del recinto, e quasi da ogni punto del campo. Ora, convertito ledifizio a tuttaltruso, i vani delle facciate son murati; ma lantica ossatura, rimasta intatta, indica chiaramente lantico stato, e lantica destinazione di quello. Renzo sera appena avviato, che vide il padre Felice comparire nel portico della cappella, e affacciarsi sullarco di mezzo del lato che guarda verso la citta; davanti al quale era radunata la comitiva, al piano, nella strada di mezzo; e subito dal suo contegno saccorse che aveva cominciata la predica. Giro per quelle viottole, per arrivare alla coda delluditorio, come gli era stato suggerito. Arrivatoci, si fermo cheto cheto, lo scorse tutto con lo sguardo; ma non vedeva di la altro che un folto, direi quasi un selciato di teste. Nel mezzo, ce nera un certo numero coperte di fazzoletti, o di veli: in quella parte ficco piu attentamente gli occhi; ma, non arrivando a scoprirci dentro nulla di piu, gli alzo anche lui dove tutti tenevan fissi i loro. Rimase tocco e compunto dalla venerabil figura del predicatore; e, con quel che gli poteva restar dattenzione in un tal momento daspettativa, senti questa parte del solenne ragionamento. Diamo un pensiero ai mille e mille che sono usciti di la ; e, col dito alzato sopra la spalla, accennava dietro se la porta che mette al cimitero detto di san Gregorio, il quale allora era tutto, si puo dire, una gran fossa: diamo intorno unocchiata ai mille e mille che rimangon qui, troppo incerti di dove sian per uscire; diamo unocchiata a noi, cosi pochi, che nusciamo a salvamento. Benedetto il Signore Benedetto nella giustizia, benedetto nella misericordia benedetto nella morte, benedetto nella salute benedetto in questa scelta che ha voluto far di noi Oh perche lha voluto, figliuoli, se non per serbarsi un piccol popolo corretto dallafflizione, e infervorato dalla gratitudine se non a fine che, sentendo ora piu vivamente, che la vita e un suo dono, ne facciamo quella stima che merita una cosa data da Lui, limpieghiamo nellopere che si possono offrire a Lui se non a fine che la memoria de nostri patimenti ci renda compassionevoli e soccorrevoli ai nostri prossimi Questi intanto, in compagnia de quali abbiamo penato, sperato, temuto; tra i quali lasciamo degli amici, de congiunti; e che tutti son poi finalmente nostri fratelli; quelli tra questi, che ci vedranno passare in mezzo a loro, mentre forse riceveranno qualche sollievo nel pensare che qualcheduno esce pur salvo di qui, ricevano edificazione dal nostro contegno. Dio non voglia che possano vedere in noi una gioia rumorosa, una gioia mondana davere scansata quella morte, con la quale essi stanno ancor dibattendosi. Vedano che partiamo ringraziando per noi, e pregando per loro; e possan dire: anche fuor di qui, questi si ricorderanno di noi, continueranno a pregare per noi meschini. Cominciamo da questo viaggio, da primi passi che siam per fare, una vita tutta di carita. Quelli che sono tornati nellantico vigore, diano un braccio fraterno ai fiacchi; giovani, sostenete i vecchi; voi che siete rimasti senza figliuoli, vedete, intorno a voi, quanti figliuoli rimasti senza padre siatelo per loro E questa carita, ricoprendo i vostri peccati, raddolcira anche i vostri dolori. Qui un sordo mormorio di gemiti, un singhiozzio che andava crescendo nelladunanza, fu sospeso a un tratto, nel vedere il predicatore mettersi una corda al collo, e buttarsi in ginocchio: e si stava in gran silenzio, aspettando quel che fosse per dire. Per me, disse, e per tutti i miei compagni, che, senza alcun nostro merito, siamo stati scelti allalto privilegio di servir Cristo in voi; io vi chiedo umilmente perdono se non abbiamo degnamente adempito un si gran ministero. Se la pigrizia, se lindocilita della carne ci ha resi meno attenti alle vostre necessita, men pronti alle vostre chiamate; se uningiusta impazienza, se un colpevol tedio ci ha fatti qualche volta comparirvi davanti con un volto annoiato e severo; se qualche volta il miserabile pensiero che voi aveste bisogno di noi, ci ha portati a non trattarvi con tutta quellumilta che si conveniva, se la nostra fragilita ci ha fatti trascorrere a qualche azione che vi sia stata di scandolo; perdonateci Cosi Dio rimetta a voi ogni vostro debito, e vi benedica . E, fatto sulludienza un gran segno di croce, salzo. Noi abbiam potuto riferire, se non le precise parole, il senso almeno, il tema di quelle che proferi davvero; ma la maniera con cui furon dette non e cosa da potersi descrivere. Era la maniera dun uomo che chiamava privilegio quello di servir gli appestati, perche lo teneva per tale; che confessava di non averci degnamente corrisposto, perche sentiva di non averci corrisposto degnamente; che chiedeva perdono, perche era persuaso daverne bisogno. Ma la gente che sera veduti dintorno que cappuccini non occupati daltro che di servirla, e tanti naveva veduti morire, e quello che parlava per tutti, sempre il primo alla fatica, come nellautorita, se non quando sera trovato anche lui in fin di morte; pensate con che singhiozzi, con che lacrime rispose a tali parole. Il mirabil frate prese poi una gran croce chera appoggiata a un pilastro, se la inalbero davanti, lascio sullorlo del portico esteriore i sandali, scese gli scalini, e, tra la folla che gli fece rispettosamente largo, savvio per mettersi alla testa di essa. Renzo, tutto lacrimoso, ne piu ne meno che se fosse stato uno di quelli a cui era chiesto quel singolare perdono, si ritiro anche lui, e ando a mettersi di fianco a una capanna; e stette li aspettando, mezzo nascosto, con la persona indietro e la testa avanti, con gli occhi spalancati, con una gran palpitazion di cuore, ma insieme con una certa nuova e particolare fiducia, nata, credio, dalla tenerezza che gli aveva ispirata la predica, e lo spettacolo della tenerezza generale. Ed ecco arrivare il padre Felice, scalzo, con quella corda al collo, con quella lunga e pesante croce alzata; pallido e scarno il viso, un viso che spirava compunzione insieme e coraggio; a passo lento, ma risoluto, come di chi pensa soltanto a risparmiare laltrui debolezza; e in tutto come un uomo a cui un di piu di fatiche e di disagi desse la forza di sostenere i tanti necessari e inseparabili da quel suo incarico. Subito dopo lui, venivano i fanciulli piu grandini, scalzi una gran parte, ben pochi interamente vestiti, chi affatto in camicia. Venivan poi le donne, tenendo quasi tutte per la mano una bambina, e cantando alternativamente il Miserere; e il suono fiacco di quelle voci, il pallore e la languidezza di que visi eran cose da occupar tutto di compassione lanimo di chiunque si fosse trovato li come semplice spettatore. Ma Renzo guardava, esaminava, di fila in fila, di viso in viso, senza passarne uno; che la processione andava tanto adagio, da dargliene tutto il comodo. Passa e passa; guarda e guarda; sempre inutilmente: dava qualche occhiata di corsa alle file che rimanevano ancora indietro: sono ormai poche; siamo allultima; son passate tutte; furon tutti visi sconosciuti. Con le braccia ciondoloni, e con la testa piegata sur una spalla, accompagno con locchio quella schiera, mentre gli passava davanti quella degli uomini. Una nuova attenzione, una nuova speranza gli nacque nel veder, dopo questi, comparire alcuni carri, su cui erano i convalescenti che non erano ancora in istato di camminare. Li le donne venivan lultime; e il treno andava cosi adagio che Renzo pote ugualmente esaminarle tutte, senza che gliene sfuggisse una. Ma che esamina il primo carro, il secondo, il terzo, e via discorrendo, sempre con la stessa riuscita, fino a uno, dietro al quale non veniva piu che un altro cappuccino, con un aspetto serio, e con un bastone in mano, come regolatore della comitiva. Era quel padre Michele che abbiam detto essere stato dato per compagno nel governo al padre Felice. Cosi svani affatto quella cara speranza; e, andandosene, non solo porto via il conforto che aveva recato, ma, come accade le piu volte, lascio luomo in peggiore stato di prima. Ormai quel che ci poteva esser di meglio, era di trovar Lucia ammalata. Pure, allardore duna speranza presente sottentrando quello del timore cresciuto, il poverino sattacco con tutte le forze dellanimo a quel tristo e debole filo; entro nella corsia, e sincammino da quella parte di dove era venuta la processione. Quando fu appie della cappella, ando a inginocchiarsi sullultimo scalino; e li fece a Dio una preghiera, o, per dir meglio, una confusione di parole arruffate, di frasi interrotte, desclamazioni, distanze, di lamenti, di promesse: uno di que discorsi che non si fanno agli uomini, perche non hanno abbastanza penetrazione per intenderli, ne pazienza per ascoltarli; non son grandi abbastanza per sentirne compassione senza disprezzo. Salzo alquanto piu rincorato; giro intorno alla cappella; si trovo nellaltra corsia che non aveva ancora veduta, e che riusciva allaltra porta; dopo pochi passi, vide lo stecconato di cui gli aveva parlato il frate, ma interrotto qua e la, appunto come questo aveva detto; entro per una di quelle aperture, e si trovo nel quartiere delle donne. Quasi al primo passo che fece, vide in terra un campanello, di quelli che i monatti portavano a un piede; gli venne in mente che un tale strumento avrebbe potuto servirgli come di passaporto la dentro; lo prese, guardo se nessuno lo guardava, e se lo lego come usavan quelli. E si mise subito alla ricerca, a quella ricerca, che, per la quantita sola degli oggetti sarebbe stata fieramente gravosa, quandanche gli oggetti fossero stati tuttaltri; comincio a scorrer con locchio, anzi a contemplar nuove miserie, cosi simili in parte alle gia vedute, in parte cosi diverse: che, sotto la stessa calamita, era qui un altro patire, per dir cosi, un altro languire, un altro lamentarsi, un altro sopportare, un altro compatirsi e soccorrersi a vicenda; era, in chi guardasse, unaltra pieta e un altro ribrezzo. Aveva gia fatto non so quanta strada, senza frutto e senza accidenti; quando si senti dietro le spalle un oh una chiamata, che pareva diretta a lui. Si volto e vide, a una certa distanza, un commissario, che alzo una mano, accennando proprio a lui, e gridando: la nelle stanze, che ce bisogno daiuto: qui se finito ora di sbrattare. Renzo savvide subito per chi veniva preso, e che il campanello era la cagione dellequivoco; si diede della bestia daver pensato solamente aglimpicci che quellinsegna gli poteva scansare, e non a quelli che gli poteva tirare addosso; ma penso nello stesso tempo alla maniera di sbrigarsi subito da colui. Gli fece replicatamente e in fretta un cenno col capo, come per dire che aveva inteso, e che ubbidiva; e si levo dalla sua vista, cacciandosi da una parte tra le capanne. Quando gli parve dessere abbastanza lontano, penso anche a liberarsi dalla causa dello scandolo; e, per far quelloperazione senzessere osservato, ando a mettersi in un piccolo spazio tra due capanne che si voltavan, per dir cosi, la schiena. Si china per levarsi il campanello, e stando cosi col capo appoggiato alla parete di paglia duna delle capanne, gli vien da quella allorecchio una voce... Oh cielo e possibile Tutta la sua anima e in quellorecchio: la respirazione e sospesa... Si si e quella voce... Paura di che diceva quella voce soave: abbiam passato ben altro che un temporale. Chi ci ha custodite finora, ci custodira anche adesso. Se Renzo non caccio un urlo, non fu per timore di farsi scorgere, fu perche non nebbe il fiato. Gli mancaron le ginocchia, gli sappanno la vista; ma fu un primo momento; al secondo, era ritto, piu desto, piu vigoroso di prima; in tre salti giro la capanna, fu sulluscio, vide colei che aveva parlato, la vide levata, chinata sopra un lettuccio. Si volta essa al rumore; guarda, crede di travedere, di sognare; guarda piu attenta, e grida: oh Signor benedetto Lucia vho trovata vi trovo siete proprio voi siete viva esclamo Renzo, avanzandosi, tutto tremante. Oh Signor benedetto replico, ancor piu tremante, Lucia: voi che cosa e questa in che maniera perche La peste Lho avuta. E voi... Ah... anchio. E di mia madre... Non lho vista, perche e a Pasturo; credo pero che stia bene. Ma voi... come siete ancora pallida come parete debole Guarita pero, siete guarita Il Signore mha voluto lasciare ancora quaggiu. Ah Renzo perche siete voi qui Perche disse Renzo avvicinandosele sempre piu: mi domandate perche Perche ci dovevo venire Avete bisogno che ve lo dica Chi ho io a cui pensi Non mi chiamo piu Renzo, io Non siete piu Lucia, voi Ah cosa dite cosa dite Ma non vha fatto scrivere mia madre... Si: pur troppo mha fatto scrivere. Belle cose da fare scrivere a un povero disgraziato, tribolato, ramingo, a un giovine che, dispetti almeno, non ve naveva mai fatti Ma Renzo Renzo giacche sapevate... perche venire perche Perche venire Oh Lucia perche venire, mi dite Dopo tante promesse Non siam piu noi Non vi ricordate piu Che cosa ci mancava Oh Signore esclamo dolorosamente Lucia, giungendo le mani, e alzando gli occhi al cielo: perche non mavete fatta la grazia di tirarmi a Voi... Oh Renzo cosavete mai fatto Ecco; cominciavo a sperare che... col tempo... mi sarei dimenticata... Bella speranza belle cose da dirmele proprio sul viso Ah, cosavete fatto E in questo luogo tra queste miserie tra questi spettacoli qui dove non si fa altro che morire, avete potuto... Quelli che moiono, bisogna pregare Iddio per loro, e sperare che anderanno in un buon luogo; ma non e giusto, ne anche per questo, che quelli che vivono abbiano a viver disperati... Ma, Renzo Renzo voi non pensate a quel che dite. Una promessa alla Madonna... Un voto E io vi dico che son promesse che non contan nulla. Oh Signore Cosa dite Dove siete stato in questo tempo Con chi avete trattato Come parlate Parlo da buon cristiano; e della Madonna penso meglio io che voi; perche credo che non vuol promesse in danno del prossimo. Se la Madonna avesse parlato, oh, allora Ma cose stato una vostra idea. Sapete cosa dovete promettere alla Madonna Promettetele che la prima figlia che avremo, le metteremo nome Maria: che questo son qui anchio a prometterlo: queste son cose che fanno ben piu onore alla Madonna: queste son divozioni che hanno piu costrutto, e non portan danno a nessuno. No no; non dite cosi: non sapete quello che vi dite: non lo sapete voi cosa sia fare un voto: non ci siete stato voi in quel caso: non avete provato. Andate, andate, per amor del cielo E si scosto impetuosamente da lui, tornando verso il lettuccio. Lucia disse Renzo, senza moversi: ditemi almeno, ditemi: se non fosse questa ragione... sareste la stessa per me Uomo senza cuore rispose Lucia, voltandosi, e rattenendo a stento le lacrime: quando maveste fatte dir delle parole inutili, delle parole che mi farebbero male, delle parole che sarebbero forse peccati, sareste contento Andate, oh andate dimenticatevi di me: si vede che non eravamo destinati Ci rivedremo lassu: gia non ci si deve star molto in questo mondo. Andate; cercate di far sapere a mia madre che son guarita, che anche qui Dio mha sempre assistita, che ho trovato unanima buona, questa brava donna, che mi fa da madre; ditele che spero che lei sara preservata da questo male, e che ci rivedremo quando Dio vorra, e come vorra... Andate, per amor del cielo, e non pensate a me... se non quando pregherete il Signore. E, come chi non ha piu altro da dire, ne vuol sentir altro, come chi vuol sottrarsi a un pericolo, si ritiro ancor piu vicino al lettuccio, dovera la donna di cui aveva parlato. Sentite, Lucia, sentite disse Renzo, senza pero accostarsele di piu. No, no; andate per carita Sentite: il padre Cristoforo... Che E qui. Qui dove Come lo sapete Gli ho parlato poco fa; sono stato un pezzo con lui: e un religioso della sua qualita, mi pare... E qui per assistere i poveri appestati, sicuro. Ma lui lha avuta la peste Ah Lucia ho paura, ho paura pur troppo... e mentre Renzo esitava cosi a proferir la parola dolorosa per lui, e che doveva esserlo tanto a Lucia, questa sera staccata di nuovo dal lettuccio, e si ravvicinava a lui: ho paura che labbia adesso Oh povero santuomo Ma cosa dico, poveruomo Poveri noi Come e a letto e assistito E levato, gira, assiste gli altri; ma se lo vedeste, che colore che ha, come si regge Se ne visti tanti e tanti, che pur troppo... non si sbaglia Oh poveri noi E e proprio qui Qui, e poco lontano: poco piu che da casa vostra a casa mia... se vi ricordate... Oh Vergine Santissima Bene, poco piu. E pensate se abbiam parlato di voi Mha detto delle cose... E se sapeste cosa mha fatto vedere Sentirete; ma ora voglio cominciare a dirvi quel che mha detto prima, lui, con la sua propria bocca. Mha detto che facevo bene a venirvi a cercare, e che al Signore gli piace che un giovine tratti cosi, e mavrebbe aiutato a far che vi trovassi; come e proprio stato la verita: ma gia e un santo. Sicche, vedete Ma, se ha parlato cosi, e perche lui non sa... Che volete che sappia lui delle cose che avete fatte voi di vostra testa, senza regola e senza il parere di nessuno Un bravuomo, un uomo di giudizio, come e lui, non va a pensar cose di questa sorte. Ma quel che mha fatto vedere E qui racconto la visita fatta a quella capanna: Lucia, quantunque i suoi sensi e il suo animo, avessero, in quel soggiorno, dovuto avvezzarsi alle piu forti impressioni, stava tutta compresa dorrore e di compassione. E anche li, prosegui Renzo, ha parlato da santo: ha detto che il Signore forse ha destinato di far la grazia a quel meschino... ora non potrei proprio dargli un altro nome... che aspetta di prenderlo in un buon punto; ma vuole che noi preghiamo insieme per lui... Insieme avete inteso Si, si; lo pregheremo, ognuno dove il Signore ci terra: le orazioni le sa mettere insieme Lui. Ma se vi dico le sue parole... Ma Renzo, lui non sa... Ma non capite che, quando e un santo che parla, e il Signore che lo fa parlare e che non avrebbe parlato cosi, se non dovesse esser proprio cosi... E lanima di quel poverino Io ho bensi pregato, e preghero per lui: di cuore ho pregato, proprio come se fosse stato per un mio fratello. Ma come volete che stia nel mondo di la, il poverino, se di qua non saccomoda questa cosa, se non e disfatto il male che ha fatto lui Che se voi intendete la ragione, allora tutto e come prima: quel che e stato e stato: lui ha fatto la sua penitenza di qua... No, Renzo, no: il Signore non vuole che facciamo del male, per far Lui misericordia. Lasciate fare a Lui, per questo: noi, il nostro dovere e di pregarlo. Sio fossi morta quella notte, non gli avrebbe dunque potuto perdonare E se non son morta, se sono stata liberata... E vostra madre, quella povera Agnese, che mha sempre voluto tanto bene, e che si struggeva tanto di vederci marito e moglie, non ve lha detto anche lei che le unidea storta Lei, che vha fatto intender la ragione anche dellaltre volte, perche, in certe cose, pensa piu giusto di voi... Mia madre volete che mia madre mi desse il parere di mancare a un voto Ma, Renzo non siete in voi. Oh volete che ve la dica Voi altre donne, queste cose non le potete sapere. Il padre Cristoforo mha detto che tornassi da lui a raccontargli se vavevo trovata. Vo: lo sentiremo: quel che dira lui... Si, si; andate da quel santuomo; ditegli che prego per lui, e che preghi per me, che nho bisogno tanto tanto Ma, per amor del cielo, per lanima vostra, per lanima mia, non venite piu qui, a farmi del male, a... tentarmi. Il padre Cristoforo, lui sapra spiegarvi le cose, e farvi tornare in voi; lui vi fara mettere il cuore in pace. Il cuore in pace Oh questo, levatevelo dalla testa. Gia me lavete fatta scrivere questa parolaccia; e so io quel che mha fatto patire; e ora avete anche il cuore di dirmela. E io in vece vi dico chiaro e tondo che il cuore in pace non lo mettero mai. Voi volete dimenticarvi di me; e io non voglio dimenticarmi di voi. E vi prometto, vedete, che, se mi fate perdere il giudizio, non lo racquisto piu. Al diavolo il mestiere, al diavolo la buona condotta Volete condannarmi a essere arrabbiato per tutta la vita; e da arrabbiato vivero... E quel disgraziato Lo sa il Signore se gli ho perdonato di cuore; ma voi... Volete dunque farmi pensare per tutta la vita che se non era lui... Lucia avete detto chio vi dimentichi: chio vi dimentichi Come devo fare A chi credete chio pensassi in tutto questo tempo... E dopo tante cose dopo tante promesse Cosa vho fatto io, dopo che ci siamo lasciati Perche ho patito, mi trattate cosi perche ho avuto delle disgrazie perche la gente del mondo mha perseguitato perche ho passato tanto tempo fuori di casa, tristo, lontano da voi perche, al primo momento che ho potuto, son venuto a cercarvi Lucia, quando il pianto le permise di formar parole, esclamo, giungendo di nuovo le mani, e alzando al cielo gli occhi pregni di lacrime: o Vergine santissima, aiutatemi voi Voi sapete che, dopo quella notte, un momento come questo non lho mai passato. Mavete soccorsa allora; soccorretemi anche adesso Si, Lucia; fate bene dinvocar la Madonna; ma perche volete credere che Lei che e tanto buona, la madre delle misericordie, possa aver piacere di farci patire... me almeno... per una parola scappata in un momento che non sapevate quello che vi dicevate Volete credere che vabbia aiutata allora, per lasciarci imbrogliati dopo... Se poi questa fosse una scusa; se e chio vi sia venuto in odio... ditemelo... parlate chiaro. Per carita, Renzo, per carita, per i vostri poveri morti, finitela, finitela; non mi fate morire... Non sarebbe un buon momento. Andate dal padre Cristoforo; raccomandatemi a lui, non tornate piu qui, non tornate piu qui. Vo; ma pensate se non voglio tornare Tornerei se fosse in capo al mondo, tornerei . E disparve. Lucia ando a sedere, o piuttosto si lascio cadere in terra, accanto al lettuccio; e, appoggiata a quello la testa, continuo a piangere dirottamente. La donna, che fin allora era stata a occhi e orecchi aperti, senza fiatare, domando cosa fosse quellapparizione, quella contesa, questo pianto. Ma forse il lettore domanda dal canto suo chi fosse costei; e, per soddisfarlo, non ci vorranno, ne anche qui, troppe parole. Era unagiata mercantessa, di forse trentanni. Nello spazio di pochi giorni, sera visto morire in casa il marito e tutti i figliuoli: di li a poco, venutale la peste anche a lei, era stata trasportata al lazzeretto, e messa in quella capannuccia, nel tempo che Lucia, dopo aver superata, senza avvedersene, la furia del male, e cambiate, ugualmente senza avvedersene, piu compagne, cominciava a riaversi, e a tornare in se; che, fin dal principio della malattia, trovandosi ancora in casa di don Ferrante, era rimasta come insensata. La capanna non poteva contenere che due persone: e tra queste due, afflitte, derelitte, sbigottite, sole in tanta moltitudine, era presto nata unintrinsichezza, unaffezione, che appena sarebbe potuta venire da un lungo vivere insieme. In poco tempo, Lucia era stata in grado di poter aiutar laltra, che sera trovata aggravatissima. Ora che questa pure era fuori di pericolo, si facevano compagnia e coraggio e guardia a vicenda; seran promesse di non uscir dal lazzeretto, se non insieme; e avevan presi altri concerti per non separarsi neppur dopo. La mercantessa che, avendo lasciata in custodia dun suo fratello commissario della Sanita, la casa e il fondaco e la cassa, tutto ben fornito, era per trovarsi sola e trista padrona di molto piu di quel che le bisognasse per viver comodamente, voleva tener Lucia con se, come una figliuola o una sorella. Lucia aveva aderito, pensate con che gratitudine per lei, e per la Provvidenza; ma soltanto fin che potesse aver nuove di sua madre, e sapere, come sperava, la volonta di essa. Del resto, riservata comera, ne della promessa dello sposalizio, ne dellaltre sue avventure straordinarie, non aveva mai detta una parola. Ma ora, in un cosi gran ribollimento daffetti, aveva almen tanto bisogno di sfogarsi, quanto laltra desiderio di sentire. E, stretta con tutte due le mani la destra di lei, si mise subito a soddisfare alla domanda, senzaltro ritegno, che quello che le facevano i singhiozzi. Renzo intanto trottava verso il quartiere del buon frate. Con un po di studio, e non senza dover rifare qualche pezzetto di strada, gli riusci finalmente darrivarci. Trovo la capanna; lui non ce lo trovo; ma, ronzando e cercando nel contorno, lo vide in una baracca, che, piegato a terra, e quasi bocconi, stava confortando un moribondo. Si fermo li, aspettando in silenzio. Poco dopo, lo vide chiuder gli occhi a quel poverino, poi mettersi in ginocchio, far orazione un momento, e alzarsi. Allora si mosse, e gli ando incontro Oh disse il frate, vistolo venire; ebbene La ce: lho trovata In che stato Guarita, o almeno levata. Sia ringraziato il Signore Ma... disse Renzo, quando gli fu vicino da poter parlar sottovoce: ce un altro imbroglio. Cosa ce Voglio dire che... Gia lei lo sa come e buona quella povera giovine; ma alle volte e un po fissa nelle sue idee. Dopo tante promesse, dopo tutto quello che sa anche lei, ora dice che non mi puo sposare, perche dice, che so io che, quella notte della paura, se scaldata la testa, e se, come a dire, votata alla Madonna. Cose senza costrutto, ne vero Cose buone, chi ha la scienza e il fondamento da farle, ma per noi gente ordinaria, che non sappiamo bene come si devon fare... ne vero che son cose che non valgono Dimmi: e molto lontana di qui Oh no: pochi passi di la dalla chiesa. Aspettami qui un momento, disse il frate: e poi ci anderemo insieme. Vuol dire che lei le fara intendere... Non so nulla, figliuolo; bisogna chio senta lei. Capisco, disse Renzo, e stette con gli occhi fissi a terra, e con le braccia incrociate sul petto, a masticarsi la sua incertezza, rimasta intera. Il frate ando di nuovo in cerca di quel padre Vittore, lo prego di supplire ancora per lui, entro nella sua capanna, nusci con la sporta in braccio, torno da Renzo, gli disse: andiamo ; e ando innanzi, avviandosi a quella tal capanna, dove, qualche tempo prima, erano entrati insieme. Questa volta, entro solo, e dopo un momento ricomparve, e disse: niente Preghiamo; preghiamo . Poi riprese: ora, conducimi tu. E senza dir altro, savviarono. Il tempo sera andato sempre piu rabbuiando, e annunziava ormai certa e poco lontana la burrasca. De lampi fitti rompevano loscurita cresciuta, e lumeggiavano dun chiarore istantaneo i lunghissimi tetti e gli archi de portici, la cupola della cappella, i bassi comignoli delle capanne; e i tuoni scoppiati con istrepito repentino, scorrevano rumoreggiando dalluna allaltra regione del cielo. Andava innanzi il giovine, attento alla strada, con una grandimpazienza darrivare, e rallentando pero il passo, per misurarlo alle forze del compagno; il quale, stanco dalle fatiche, aggravato dal male, oppresso dallafa, camminava stentatamente, alzando ogni tanto al cielo la faccia smunta, come per cercare un respiro piu libero. Renzo, quando vide la capanna, si fermo, si volto indietro, disse con voce tremante: e qui. Entrano... Eccoli grida la donna del lettuccio. Lucia si volta, salza precipitosamente, va incontro al vecchio, gridando: oh chi vedo O padre Cristoforo Ebbene, Lucia da quante angustie vha liberata il Signore Dovete esser ben contenta daver sempre sperato in Lui. Oh si Ma lei, padre Povera me, come e cambiato Come sta dica: come sta Come Dio vuole, e come, per sua grazia, voglio anchio, rispose, con volto sereno, il frate. E, tiratala in un canto, soggiunse: sentite: io non posso rimaner qui che pochi momenti. Siete voi disposta a confidarvi in me, come altre volte Oh non e lei sempre il mio padre Figliuola, dunque; cose codesto voto che mha detto Renzo E un voto che ho fatto alla Madonna... oh in una gran tribolazione... di non maritarmi. Poverina Ma avete pensato allora, cheravate legata da una promessa Trattandosi del Signore e della Madonna... non ci ho pensato. Il Signore, figliuola, gradisce i sagrifizi, lofferte, quando le facciamo del nostro. E il cuore che vuole, e la volonta: ma voi non potevate offrirgli la volonta dun altro, al quale veravate gia obbligata. Ho fatto male No, poverina, non pensate a questo: io credo anzi che la Vergine santa avra gradita lintenzione del vostro cuore afflitto, e lavra offerta a Dio per voi. Ma ditemi; non vi siete mai consigliata con nessuno su questa cosa Io non pensavo che fosse male, da dovermene confessare: e quel poco bene che si puo fare, si sa che non bisogna raccontarlo. Non avete nessun altro motivo che vi trattenga dal mantener la promessa che avete fatta a Renzo In quanto a questo... per me... che motivo... Non potrei proprio dire... rispose Lucia, con unesitazione che indicava tuttaltro che unincertezza del pensiero; e il suo viso ancora scolorito dalla malattia, fiori tutta un tratto del piu vivo rossore. Credete voi, riprese il vecchio, abbassando gli occhi, che Dio ha data alla sua Chiesa lautorita di rimettere e di ritenere, secondo che torni in maggior bene, i debiti e gli obblighi che gli uomini possono aver contratti con Lui Si, che lo credo. Ora sappiate che noi, deputati alla cura dellanime in questo luogo, abbiamo, per tutti quelli che ricorrono a noi, le piu ampie facolta della Chiesa; e che per conseguenza, io posso, quando voi lo chiediate, sciogliervi dallobbligo, qualunque sia, che possiate aver contratto a cagion di codesto voto. Ma non e peccato tornare indietro, pentirsi duna promessa fatta alla Madonna Io allora lho fatta proprio di cuore... disse Lucia, violentemente agitata dallassalto duna tale inaspettata, bisogna pur dire speranza, e dallinsorgere opposto dun terrore fortificato da tutti i pensieri che, da tanto tempo, eran la principale occupazione dellanimo suo. Peccato, figliuola disse il padre: peccato il ricorrere alla Chiesa, e chiedere al suo ministro che faccia uso dellautorita che ha ricevuto da essa, e che essa ha ricevuta da Dio Io ho veduto in che maniera voi due siete stati condotti ad unirvi; e, certo, se mai me parso che due fossero uniti da Dio, voi altri eravate quelli: ora non vedo perche Dio vabbia a voler separati. E lo benedico che mabbia dato, indegno come sono, il potere di parlare in suo nome, e di rendervi la vostra parola. E se voi mi chiedete chio vi dichiari sciolta da codesto voto, io non esitero a farlo; e desidero anzi che me lo chiediate. Allora... allora... lo chiedo; disse Lucia, con un volto non turbato piu che di pudore. Il frate chiamo con un cenno il giovine, il quale se ne stava nel cantuccio il piu lontano, guardando giacche non poteva far altro fisso fisso al dialogo in cui era tanto interessato; e, quando quello fu li, disse, a voce piu alta, a Lucia: con lautorita che ho dalla Chiesa, vi dichiaro sciolta dal voto di verginita, annullando cio che ci pote essere dinconsiderato, e liberandovi da ogni obbligazione che poteste averne contratta. Pensi il lettore che suono facessero allorecchio di Renzo tali parole. Ringrazio vivamente con gli occhi colui che le aveva proferite; e cerco subito, ma invano, quelli di Lucia. Tornate, con sicurezza e con pace, ai pensieri duna volta, segui a dirle il cappuccino: chiedete di nuovo al Signore le grazie che Gli chiedevate, per essere una moglie santa; e confidate che ve le concedera piu abbondanti, dopo tanti guai. E tu, disse, voltandosi a Renzo, ricordati, figliuolo, che se la Chiesa ti rende questa compagna, non lo fa per procurarti una consolazione temporale e mondana, la quale, se anche potesse essere intera, e senza mistura dalcun dispiacere, dovrebbe finire in un gran dolore, al momento di lasciarvi; ma lo fa per avviarvi tutte due sulla strada della consolazione che non avra fine. Amatevi come compagni di viaggio, con questo pensiero davere a lasciarvi, e con la speranza di ritrovarvi per sempre. Ringraziate il cielo che vha condotti a questo stato, non per mezzo dellallegrezze turbolente e passeggiere, ma co travagli e tra le miserie, per disporvi a una allegrezza raccolta e tranquilla. Se Dio vi concede figliuoli, abbiate in mira dallevarli per Lui, distillar loro lamore di Lui e di tutti gli uomini; e allora li guiderete bene in tutto il resto. Lucia vha detto, e accennava Renzo, chi ha visto qui Oh padre, me lha detto Voi pregherete per lui Non ve ne stancate. E anche per me pregherete... Figliuoli voglio che abbiate un ricordo del povero frate . E qui levo dalla sporta una scatola dun legno ordinario, ma tornita e lustrata con una certa finitezza cappuccinesca; e prosegui: qui dentro ce il resto di quel pane... il primo che ho chiesto per carita; quel pane, di cui avete sentito parlare Lo lascio a voi altri: serbatelo; fatelo vedere ai vostri figliuoli. Verranno in un tristo mondo, e in tristi tempi, in mezzo a superbi e a provocatori: dite loro che perdonino sempre, sempre tutto, tutto e che preghino, anche loro, per il povero frate E porse la scatola a Lucia, che la prese con rispetto, come si farebbe duna reliquia. Poi, con voce piu tranquilla, riprese: ora ditemi; che appoggi avete qui in Milano Dove pensate dandare a alloggiare, appena uscita di qui E chi vi condurra da vostra madre, che Dio voglia aver conservata in salute Questa buona signora mi fa lei intanto da madre: noi due usciremo di qui insieme, e poi essa pensera a tutto. Dio la benedica, disse il frate, accostandosi al lettuccio. La ringrazio anchio, disse la vedova, della consolazione che ha data a queste povere creature; sebbene io avessi fatto conto di tenerla sempre con me, questa cara Lucia. Ma la terro intanto; laccompagnero io al suo paese, la consegnero a sua madre; e, soggiunse poi sottovoce, voglio farle io il corredo. Nho troppa della roba; e di quelli che dovevan goderla con me, non ho piu nessuno Cosi, rispose il frate, lei puo fare un gran sacrifizio al Signore, e del bene al prossimo. Non le raccomando questa giovine: gia vedo che e come sua: non ce che da lodare il Signore, il quale sa mostrarsi padre anche ne flagelli, e che, col farle trovare insieme, ha dato un cosi chiaro segno damore alluna e allaltra. Orsu, riprese poi, voltandosi a Renzo, e prendendolo per una mano: noi due non abbiam piu nulla da far qui: e ci siamo stati anche troppo. Andiamo. Oh padre disse Lucia: la vedro ancora Io sono guarita, io che non fo nulla di bene a questo mondo; e lei... E gia molto tempo, rispose con tono serio e dolce il vecchio, che chiedo al Signore una grazia, e ben grande: di finire i miei giorni in servizio del prossimo. Se me la volesse ora concedere, ho bisogno che tutti quelli che hanno carita per me, maiutino a ringraziarlo. Via; date a Renzo le vostre commissioni per vostra madre. Raccontatele quel che avete veduto, disse Lucia al promesso sposo: che ho trovata qui unaltra madre, che verro con questa piu presto che potro, e che spero, spero di trovarla sana. Se avete bisogno di danari, disse Renzo, ho qui tutti quelli che mavete mandati, e... No, no, interruppe la vedova: ne ho io anche troppi. Andiamo, replico il frate. A rivederci, Lucia... e anche lei, dunque, quella buona signora, disse Renzo, non trovando parole che significassero quello che sentiva. Chi sa che il Signore ci faccia la grazia di rivederci ancora tutti esclamo Lucia. Sia Egli sempre con voi, e vi benedica, disse alle due compagne fra Cristoforo; e usci con Renzo dalla capanna. Mancava poco alla sera, e il tempo pareva sempre piu vicino a risolversi. Il cappuccino esibi di nuovo al giovine di ricoverarlo per quella notte nella sua baracca. Compagnia, non te ne potro fare, soggiunse: ma avrai da stare al coperto. Renzo pero si sentiva una smania dandare; e non si curava di rimaner piu a lungo in un luogo simile, quando non poteva profittarne per veder Lucia, e non avrebbe neppur potuto starsene un po col buon frate. In quanto allora e al tempo, si puo dire che notte e giorno, sole e pioggia, zeffiro e tramontano, eran tuttuno per lui in quel momento. Ringrazio dunque il frate, dicendo che voleva andar piu presto che fosse possibile in cerca dAgnese. Quando furono nella strada di mezzo, il frate gli strinse la mano, e disse: se la trovi, che Dio voglia quella buona Agnese, salutala anche in mio nome; e a lei, e a tutti quelli che rimangono, e si ricordano di fra Cristoforo, di che preghin per lui. Dio taccompagni, e ti benedica per sempre. Oh caro padre... ci rivedremo ci rivedremo Lassu, spero . E con queste parole, si stacco da Renzo; il quale, stato li a guardarlo fin che non lebbe perso di vista, prese in fretta verso la porta, dando a destra e a sinistra lultime occhiate di compassione a quel luogo di dolori. Cera un movimento straordinario, un correr di monatti, un trasportar di roba, un accomodar le tende delle baracche, uno strascicarsi di convalescenti a queste e ai portici, per ripararsi dalla burrasca imminente. CAPITOLO XXXVII Appena infatti ebbe Renzo passata la soglia del lazzeretto e preso a diritta, per ritrovar la viottola di dovera sboccato la mattina sotto le mura, principio come una grandine di goccioloni radi e impetuosi, che, battendo e risaltando sulla strada bianca e arida, sollevavano un minuto polverio; in un momento, diventaron fitti; e prima che arrivasse alla viottola, la veniva giu a secchie. Renzo, in vece dinquietarsene, ci sguazzava dentro, se la godeva in quella rinfrescata, in quel susurrio, in quel brulichio dellerbe e delle foglie, tremolanti, gocciolanti, rinverdite, lustre; metteva certi respironi larghi e pieni; e in quel risolvimento della natura sentiva come piu liberamente e piu vivamente quello che sera fatto nel suo destino. Ma quanto piu schietto e intero sarebbe stato questo sentimento, se Renzo avesse potuto indovinare quel che si vide pochi giorni dopo: che quellacqua portava via il contagio; che, dopo quella, il lazzeretto, se non era per restituire ai viventi tutti i viventi che conteneva, almeno non navrebbe piu ingoiati altri; che, tra una settimana, si vedrebbero riaperti usci e botteghe, non si parlerebbe quasi piu che di quarantina; e della peste non rimarrebbe se non qualche resticciolo qua e la; quello strascico che un tal flagello lasciava sempre dietro a se per qualche tempo. Andava dunque il nostro viaggiatore allegramente, senza aver disegnato ne dove, ne come, ne quando, ne se avesse da fermarsi la notte, premuroso soltanto di portarsi avanti, darrivar presto al suo paese, di trovar con chi parlare, a chi raccontare, soprattutto di poter presto rimettersi in cammino per Pasturo, in cerca dAgnese. Andava, con la mente tutta sottosopra dalle cose di quel giorno; ma di sotto le miserie, gli orrori, i pericoli, veniva sempre a galla un pensierino: lho trovata; e guarita; e mia E allora faceva uno sgambetto, e con cio dava unannaffiata allintorno, come un can barbone uscito dallacqua; qualche volta si contentava duna fregatina di mani; e avanti, con piu ardore di prima. Guardando per la strada, raccattava, per dir cosi, i pensieri, che ci aveva lasciati la mattina e il giorno avanti, nel venire; e con piu piacere quelli appunto che allora aveva piu cercato di scacciare, i dubbi, le difficolta, trovarla, trovarla viva, tra tanti morti e moribondi E lho trovata viva concludeva. Si rimetteva col pensiero nelle circostanze piu terribili di quella giornata; si figurava con quel martello in mano: ci sara o non ci sara e una risposta cosi poco allegra; e non aver nemmeno il tempo di masticarla, che addosso quella furia di matti birboni; e quel lazzeretto, quel mare li ti volevo a trovarla E averla trovata Ritornava su quel momento quando fu finita di passare la processione de convalescenti: che momento che crepacore non trovarcela e ora non gliene importava piu nulla. E quel quartiere delle donne E la dietro a quella capanna, quando meno se laspettava, quella voce, quella voce proprio E vederla, vederla levata Ma che cera ancora quel nodo del voto, e piu stretto che mai. Sciolto anche questo. E quellodio contro don Rodrigo, quel rodio continuo che esacerbava tutti i guai, e avvelenava tutte le consolazioni, scomparso anche quello. Talmenteche non saprei immaginare una contentezza piu viva, se non fosse stata lincertezza intorno ad Agnese, il tristo presentimento intorno al padre Cristoforo, e quel trovarsi ancora in mezzo a una peste. Arrivo a Sesto, sulla sera; ne pareva che lacqua volesse cessare. Ma, sentendosi piu in gambe che mai, e con tante difficolta di trovar dove alloggiare, e cosi inzuppato, non ci penso neppure. La sola cosa che lincomodasse, era un grandappetito: che una consolazione come quella gli avrebbe fatto smaltire altro che la poca minestra del cappuccino. Guardo se trovasse anche qui una bottega di fornaio; ne vide una; ebbe due pani con le molle, e con quellaltre cerimonie. Uno in tasca e laltro alla bocca, e avanti. Quando passo per Monza, era notte fatta: nonostante, gli riusci di trovar la porta che metteva sulla strada giusta. Ma meno questo, che, per dir la verita, era un gran merito, potete immaginarvi come fosse quella strada, e come andasse facendosi di momento in momento. Affondata comeran tutte; e dobbiamo averlo detto altrove tra due rive, quasi un letto di fiume, si sarebbe a quellora potuta dire, se non un fiume, una gora davvero; e ogni tanto pozze, da volerci del buono e del bello a levarne i piedi, non che le scarpe. Ma Renzo nusciva come poteva, senzatti dimpazienza, senza parolacce, senza pentimenti; pensando che ogni passo, per quanto costasse, lo conduceva avanti, e che lacqua cesserebbe quando a Dio piacesse, e che, a suo tempo, spunterebbe il giorno, e che la strada che faceva intanto, allora sarebbe fatta. E diro anche che non ci pensava se non proprio quando non poteva far di meno. Eran distrazioni queste; il gran lavoro della sua mente era di riandare la storia di que tristi anni passati: tantimbrogli, tante traversie, tanti momenti in cui era stato per perdere anche la speranza, e fare andata ogni cosa; e di contrapporci limmaginazioni dun avvenire cosi diverso: e larrivar di Lucia, e le nozze, e il metter su casa, e il raccontarsi le vicende passate, e tutta la vita. Come la facesse quando trovava due strade; se quella poca pratica, con quel poco barlume, fossero quelli che laiutassero a trovar sempre la buona, o se lindovinasse sempre alla ventura, non ve lo saprei dire; che lui medesimo, il quale soleva raccontar la sua storia molto per minuto, lunghettamente anzi che no e tutto conduce a credere che il nostro anonimo lavesse sentita da lui piu duna volta, lui medesimo, a questo punto, diceva che, di quella notte, non se ne rammentava che come se lavesse passata in letto a sognare. Il fatto sta che, sul finir di essa, si trovo alla riva dellAdda. Non era mai spiovuto; ma, a un certo tempo, da diluvio era diventata pioggia, e poi unacquerugiola fine fine, cheta cheta, ugual uguale: i nuvoli alti e radi stendevano un velo non interrotto, ma leggiero e diafano; e il lume del crepuscolo fece vedere a Renzo il paese dintorno. Cera dentro il suo; e quel che senti, a quella vista, non si saprebbe spiegare. Altro non vi so dire, se non che que monti, quel Resegone vicino, il territorio di Lecco, era diventato tutto come roba sua. Diede unocchiata anche a se, e si trovo un po strano, quale, per dir la verita, da quel che si sentiva, simmaginava gia di dover parere: sciupata e attaccata addosso ogni cosa: dalla testa alla vita, tutto un fradiciume, una grondaia; dalla vita alla punta de piedi, melletta e mota: le parti dove non ce ne fosse si sarebbero potute chiamare esse zacchere e schizzi. E se si fosse visto tuttintero in uno specchio, con la tesa del cappello floscia e cascante, e i capelli stesi e incollati sul viso, si sarebbe fatto ancor piu specie. In quanto a stanco, lo poteva essere, ma non ne sapeva nulla: e il frescolino dellalba aggiunto a quello della notte e di quel poco bagno, non gli dava altro che una fierezza, una voglia di camminar piu presto. E a Pescate; costeggia quellultimo tratto dellAdda, dando pero unocchiata malinconica a Pescarenico; passa il ponte; per istrade e campi, arriva in un momento alla casa dellospite amico. Questo, che sera levato allora, e stava sulluscio, a guardare il tempo, alzo gli occhi a quella figura cosi inzuppata, cosi infangata, diciam pure cosi lercia, e insieme cosi viva e disinvolta: a suoi giorni non aveva visto un uomo peggio conciato e piu contento. Ohe disse: gia qui e con questo tempo Come andata La ce, disse Renzo: la ce: la ce. Sana Guarita, che e meglio. Devo ringraziare il Signore e la Madonna fin che campo. Ma cose grandi, cose di fuoco: ti raccontero poi tutto. Ma come sei conciato Son bello eh A dir la verita, potresti adoprare il da tanto in su, per lavare il da tanto in giu. Ma, aspetta, aspetta; che ti faccia un buon fuoco. Non dico di no. Sai dove la mha preso proprio alla porta del lazzeretto. Ma niente il tempo il suo mestiere, e io il mio. Lamico ando e torno con due bracciate di stipa: ne mise una in terra, laltra sul focolare, e, con un po di brace rimasta della sera avanti, fece presto una bella fiammata. Renzo intanto sera levato il cappello, e, dopo averlo scosso due o tre volte, laveva buttato in terra: e, non cosi facilmente, sera tirato via anche il farsetto. Levo poi dal taschino de calzoni il coltello, col fodero tutto fradicio, che pareva stato in molle; lo mise su un panchetto, e disse: anche costui e accomodato a dovere; ma le acqua le acqua sia ringraziato il Signore... Sono stato li li... Ti diro poi . E si fregava le mani. Ora fammi un altro piacere, soggiunse: quel fagottino che ho lasciato su in camera, va a prendermelo, che prima che sasciughi questa roba che ho addosso... Tornato col fagotto, lamico disse: penso che avrai anche appetito: capisco che da bere, per la strada, non te ne sara mancato; ma da mangiare... Ho trovato da comprar due pani, ieri sul tardi; ma, per dir la verita, non mhanno toccato un dente. Lascia fare, disse lamico; mise lacqua in un paiolo, che attacco poi alla catena; e soggiunse: vado a mungere: quando tornero col latte, lacqua sara allordine; e si fa una buona polenta. Tu intanto fa il tuo comodo. Renzo, rimasto solo, si levo, non senza fatica, il resto de panni, che gli seran come appiccicati addosso; sasciugo, si rivesti da capo a piedi. Lamico torno, e ando al suo paiolo: Renzo intanto si mise a sedere, aspettando. Ora sento che sono stanco, disse: ma e una bella tirata Pero questo e nulla Ne ho da raccontartene per tutta la giornata. Come conciato Milano Le cose che bisogna vedere Le cose che bisogna toccare Cose da farsi poi schifo a se medesimo. Sto per dire che non ci voleva meno di quel bucatino che ho avuto. E quel che mhanno voluto fare que signori di laggiu Sentirai. Ma se tu vedessi il lazzeretto Ce da perdersi nelle miserie. Basta; ti raccontero tutto... E la ce, e la verra qui, e sara mia moglie; e tu devi far da testimonio, e, peste o non peste, almeno qualche ora, voglio che stiamo allegri. Del resto mantenne cio, che aveva detto allamico, di voler raccontargliene per tutta la giornata; tanto piu, che, avendo sempre continuato a piovigginare, questo la passo tutta in casa, parte seduto accanto allamico, parte in faccende intorno a un suo piccolo tino, e a una botticina, e ad altri lavori, in preparazione della vendemmia; ne quali Renzo non lascio di dargli una mano; che, come soleva dire, era di quelli che si stancano piu a star senza far nulla, che a lavorare. Non pote pero tenersi di non fare una scappatina alla casa dAgnese, per rivedere una certa finestra, e per dare anche li una fregatina di mani. Torno senza essere stato visto da nessuno; e ando subito a letto. Salzo prima che facesse giorno; e, vedendo cessata lacqua, se non ritornato il sereno, si mise in cammino per Pasturo. Era ancor presto quando ci arrivo: che non aveva meno fretta e voglia di finire, di quel che possa averne il lettore. Cerco dAgnese; senti che stava bene, e gli fu insegnata una casuccia isolata dove abitava. Ci ando; la chiamo dalla strada: a una tal voce, essa saffaccio di corsa alla finestra; e, mentre stava a bocca aperta per mandar fuori non so che parola, non so che suono, Renzo la prevenne dicendo: Lucia e guarita: lho veduta ierlaltro; vi saluta; verra presto. E poi ne ho, ne ho delle cose da dirvi. Tra la sorpresa dellapparizione, e la contentezza della notizia, e la smania di saperne di piu, Agnese cominciava ora unesclamazione, ora una domanda, senza finir nulla: poi, dimenticando le precauzioni chera solita a prendere da molto tempo, disse: vengo ad aprirvi. Aspettate: e la peste disse Renzo: voi non lavete avuta, credo. Io no: e voi Io si; ma voi dunque dovete aver giudizio. Vengo da Milano; e, sentirete, sono proprio stato nel contagio fino agli occhi. E vero che mi son mutato tutto da capo a piedi; ma le una porcheria che sattacca alle volte come un malefizio. E giacche il Signore vha preservata finora, voglio che stiate riguardata fin che non e finito questinflusso; perche siete la nostra mamma: e voglio che campiamo insieme un bel pezzo allegramente, a conto del gran patire che abbiam fatto, almeno io. Ma... cominciava Agnese. Eh interruppe Renzo: non ce ma che tenga. So quel che volete dire; ma sentirete, sentirete, che de ma non ce ne piu. Andiamo in qualche luogo allaperto, dove si possa parlar con comodo, senza pericolo; e sentirete. Agnese glindico un orto chera dietro alla casa; e soggiunse: entrate li, e vedrete che ce due panche, luna in faccia allaltra, che paion messe apposta. Io vengo subito. Renzo ando a mettersi a sedere sur una: un momento dopo, Agnese si trovo li sullaltra: e son certo che, se il lettore, informato come e delle cose antecedenti, avesse potuto trovarsi li in terzo, a veder con gli occhi quella conversazione cosi animata, a sentir con gli orecchi que racconti, quelle domande, quelle spiegazioni, quellesclamare, quel condolersi, quel rallegrarsi, e don Rodrigo, e il padre Cristoforo, e tutto il resto, e quelle descrizioni dellavvenire, chiare e positive come quelle del passato, son certo, dico, che ci avrebbe preso gusto, e sarebbe stato lultimo a venir via. Ma daverla sulla carta tutta quella conversazione, con parole mute, fatte dinchiostro, e senza trovarci un solo fatto nuovo, son di parere che non se ne curi molto, e che gli piaccia piu dindovinarla da se. La conclusione fu che sanderebbe a metter su casa tutti insieme in quel paese del bergamasco dove Renzo aveva gia un buon avviamento: in quanto al tempo, non si poteva decider nulla, perche dipendeva dalla peste, e da altre circostanze: appena cessato il pericolo, Agnese tornerebbe a casa, ad aspettarvi Lucia, o Lucia ve laspetterebbe: intanto Renzo farebbe spesso qualche altra corsa a Pasturo, a veder la sua mamma, e a tenerla informata di quel che potesse accadere. Prima di partire, offri anche a lei danari, dicendo: gli ho qui tutti, vedete, que tali: avevo fatto voto anchio di non toccarli, fin che la cosa non fosse venuta in chiaro. Ora, se navete bisogno, portate qui una scodella dacqua e aceto; vi butto dentro i cinquanta scudi belli e lampanti. No, no, disse Agnese: ne ho ancora piu del bisogno per me: i vostri, serbateli, che saran buoni per metter su casa. Renzo torno al paese con questa consolazione di piu daver trovata sana e salva una persona tanto cara. Stette il rimanente di quella giornata, e la notte, in casa dellamico; il giorno dopo, in viaggio di nuovo, ma da unaltra parte, cioe verso il paese adottivo. Trovo Bortolo, in buona salute anche lui, e in minor timore di perderla; che, in que pochi giorni, le cose, anche la, avevan preso rapidamente una bonissima piega. Pochi eran quelli che sammalavano; e il male non era piu quello; non piu que lividi mortali, ne quella violenza di sintomi; ma febbriciattole, intermittenti la maggior parte, con al piu qualche piccol bubbone scolorito, che si curava come un fignolo ordinario. Gia laspetto del paese compariva mutato; i rimasti vivi cominciavano a uscir fuori, a contarsi tra loro, a farsi a vicenda condoglianze e congratulazioni. Si parlava gia di ravviare i lavori: i padroni pensavano gia a cercare e a caparrare operai, e in quellarti principalmente dove il numero nera stato scarso anche prima del contagio, comera quella della seta. Renzo, senza fare il lezioso, promise salve pero le debite approvazioni al cugino di rimettersi al lavoro, quando verrebbe accompagnato, a stabilirsi in paese. Soccupo intanto de preparativi piu necessari: trovo una casa piu grande; cosa divenuta pur troppo facile e poco costosa; e la forni di mobili e dattrezzi, intaccando questa volta il tesoro, ma senza farci un gran buco, che tutto era a buon mercato, essendoci molta piu roba che gente che la comprassero. Dopo non so quanti giorni, ritorno al paese nativo, che trovo ancor piu notabilmente cambiato in bene. Trotto subito a Pasturo; trovo Agnese rincoraggita affatto, e disposta a ritornare a casa quando si fosse; di maniera che ce la condusse lui: ne diremo quali fossero i loro sentimenti, quali le parole, al rivedere insieme que luoghi. Agnese trovo ogni cosa come laveva lasciata. Sicche non pote far a meno di non dire che, questa volta, trattandosi duna povera vedova e duna povera fanciulla, avevan fatto la guardia gli angioli. E laltra volta, soggiungeva, che si sarebbe creduto che il Signore guardasse altrove, e non pensasse a noi, giacche lasciava portar via il povero fatto nostro; ecco che ha fatto vedere il contrario, perche mha mandato da unaltra parte di bei danari, con cui ho potuto rimettere ogni cosa. Dico ogni cosa, e non dico bene; perche il corredo di Lucia che coloro avevan portato via belle nuovo, insieme col resto, quello mancava ancora; ma ecco che ora ci viene da unaltra parte. Chi mavesse detto, quando io marrapinavo tanto a allestir quellaltro: tu credi di lavorar per Lucia: eh povera donna lavori per chi non sai: sa il cielo, questa tela, questi panni, a che sorte di creature anderanno indosso: quelli per Lucia, il corredo davvero che ha da servire per lei, ci pensera unanima buona, la quale tu non sai ne anche che la sia in questo mondo. Il primo pensiero dAgnese fu quello di preparare nella sua povera casuccia lalloggio il piu decente che potesse, a quellanima buona: poi ando in cerca di seta da annaspare; e lavorando ingannava il tempo. Renzo, dal canto suo, non passo in ozio que giorni gia tanto lunghi per se: sapeva far due mestieri per buona sorte; si rimise a quello del contadino. Parte aiutava il suo ospite, per il quale era una gran fortuna lavere in tal tempo spesso al suo comando unopera, e unopera di quellabilita; parte coltivava, anzi dissodava lorticello dAgnese, trasandato affatto nellassenza di lei. In quanto al suo proprio podere, non se noccupava punto, dicendo chera una parrucca troppo arruffata, e che ci voleva altro che due braccia a ravviarla. E non ci metteva neppure i piedi; come ne anche in casa: che gli avrebbe fatto male a vedere quella desolazione; e aveva gia preso il partito di disfarsi dogni cosa, a qualunque prezzo, e dimpiegar nella nuova patria quel tanto che ne potrebbe ricavare. Se i rimasti vivi erano, luno per laltro, come morti resuscitati, Renzo, per quelli del suo paese, lo era, come a dire, due volte: ognuno gli faceva accoglienze e congratulazioni, ognuno voleva sentir da lui la sua storia. Direte forse: come andava col bando Landava benone: lui non ci pensava quasi piu, supponendo che quelli i quali avrebbero potuto eseguirlo, non ci pensassero piu ne anche loro: e non singannava. E questo non nasceva solo dalla peste che aveva fatto monte di tante cose; ma era, come se potuto vedere anche in vari luoghi di questa storia, cosa comune a que tempi, che i decreti, tanto generali quanto speciali, contro le persone, se non cera qualche animosita privata e potente che li tenesse vivi, e li facesse valere, rimanevano spesso senza effetto, quando non lavessero avuto sul primo momento; come palle di schioppo, che, se non fanno colpo, restano in terra, dove non danno fastidio a nessuno. Conseguenza necessaria della gran facilita con cui li seminavano que decreti. Lattivita delluomo e limitata; e tutto il di piu che cera nel comandare, doveva tornare in tanto meno nelleseguire. Quel che va nelle maniche, non puo andar ne gheroni. Chi volesse anche sapere come Renzo se la passasse con don Abbondio, in quel tempo daspetto, diro che stavano alla larga luno dallaltro: don Abbondio, per timore di sentire intonar qualcosa di matrimonio: e, al solo pensarci, si vedeva davanti agli occhi don Rodrigo da una parte, co suoi bravi, il cardinale dallaltra, co suoi argomenti: Renzo, perche aveva fissato di non parlargliene che al momento di concludere, non volendo risicare di farlo inalberar prima del tempo, di suscitar, chi sa mai qualche difficolta, e dimbrogliar le cose con chiacchiere inutili. Le sue chiacchiere, le faceva con Agnese. Credete voi che verra presto domandava luno. Io spero di si, rispondeva laltro: e spesso quello che aveva data la risposta, faceva poco dopo la domanda medesima. E con queste e con simili furberie, singegnavano a far passare il tempo, che pareva loro piu lungo, di mano in mano che nera piu passato. Al lettore noi lo faremo passare in un momento tutto quel tempo, dicendo in compendio che, qualche giorno dopo la visita di Renzo al lazzeretto, Lucia nusci con la buona vedova; che, essendo stata ordinata una quarantina generale, la fecero insieme, rinchiuse nella casa di questultima; che una parte del tempo fu spesa in allestire il corredo di Lucia, al quale, dopo aver fatto un po di cerimonie, dovette lavorare anche lei; e che, terminata che fu la quarantina, la vedova lascio in consegna il fondaco e la casa a quel suo fratello commissario; e si fecero i preparativi per il viaggio. Potremmo anche soggiunger subito: partirono, arrivarono, e quel che segue; ma, con tutta la volonta che abbiamo di secondar la fretta del lettore, ci son tre cose appartenenti a quellintervallo di tempo, che non vorremmo passar sotto silenzio; e, per due almeno, crediamo che il lettore stesso dira che avremmo fatto male. La prima, che, quando Lucia torno a parlare alla vedova delle sue avventure, piu in particolare, e piu ordinatamente di quel che avesse potuto in quellagitazione della prima confidenza, e fece menzione piu espressa della signora che laveva ricoverata nel monastero di Monza, venne a sapere di costei cose che, dandole la chiave di molti misteri, le riempiron lanimo duna dolorosa e paurosa maraviglia. Seppe dalla vedova che la sciagurata, caduta in sospetto datrocissimi fatti, era stata, per ordine del cardinale, trasportata in un monastero di Milano; che li, dopo molto infuriare e dibattersi, sera ravveduta, sera accusata; e che la sua vita attuale era supplizio volontario tale, che nessuno, a meno di non togliergliela, ne avrebbe potuto trovare un piu severo. Chi volesse conoscere un po piu in particolare questa trista storia, la trovera nel libro e al luogo che abbiam citato altrove, a proposito della stessa persona Ripam. Hist. Pat., Dec. V, Lib. VI, Cap. III.. Laltra cosa e che Lucia, domandando del padre Cristoforo a tutti i cappuccini che pote vedere nel lazzeretto, senti, con piu dolore che maraviglia, chera morto di peste. Finalmente, prima di partire, avrebbe anche desiderato di saper qualcosa de suoi antichi padroni, e di fare, come diceva, un atto del suo dovere, se alcuno ne rimaneva. La vedova laccompagno alla casa, dove seppero che luno e laltra erano andati tra que piu. Di donna Prassede, quando si dice chera morta, e detto tutto; ma intorno a don Ferrante, trattandosi chera stato dotto, lanonimo ha creduto destendersi un po piu; e noi, a nostro rischio, trascriveremo a un di presso quello che ne lascio scritto. Dice adunque che, al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de piu risoluti a negarla, e che sostenne costantemente fino allultimo, quellopinione; non gia con ischiamazzi, come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potra dire almeno che mancasse la concatenazione. In rerum natura, diceva, non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non puo esser ne luno ne laltro, avro provato che non esiste, che e una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, e uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicche e inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non e; e si dimostra in quattro parole. Non e sostanza aerea; perche, se fosse tale, in vece di passar da un corpo allaltro, volerebbe subito alla sua sfera. Non e acquea; perche bagnerebbe, e verrebbe asciugata da venti. Non e ignea; perche brucerebbe. Non e terrea; perche sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perche a ogni modo dovrebbe esser sensibile allocchio o al tatto; e questo contagio, chi lha veduto chi lha toccato Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che si comunica da un corpo allaltro; che questo e il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa piu chiara, piu liquida di questa: che un accidente non puo passar da un soggetto allaltro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, danno in Cariddi: perche, se e prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando. Posti questi principi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, desantemi, dantraci... Tutte corbellerie, scappo fuori una volta un tale. No, no, riprese don Ferrante: non dico questo: la scienza e scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato belle buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia Tutto sta a veder di dove vengano. Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso allopinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perche non si puo spiegare quanto sia grande lautorita dun dotto di professione, allorche vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono gia persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che lerrore di que medici non consisteva gia nellaffermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nellassegnarne la cagione; allora parlo de primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste, allora, in vece dorecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva piu metterla fuori, che a pezzi e bocconi. La ce pur troppo la vera cagione, diceva; e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quellaltra cosi in aria... La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai se sentito dire che linfluenze si propaghino... E lor signori mi vorranno negar linfluenze Mi negheranno che ci sian degli astri O mi vorranno dire che stian lassu a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino... Ma quel che non mi puo entrare, e di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione cosi maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate la, e sarete sicuri Come se questo schivare il contatto materiale de corpi terreni, potesse impedir leffetto virtuale de corpi celesti E tanto affannarsi a bruciar de cenci Povera gente brucerete Giove brucerete Saturno His fretus, vale a dire su questi bei fondamenti, non prese nessuna precauzione contro la peste; gli sattacco; ando a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle. E quella sua famosa libreria E forse ancora dispersa su per i muriccioli. CAPITOLO XXXVIII Una sera, Agnese sente fermarsi un legno alluscio. E lei, di certo Era proprio lei, con la buona vedova. Laccoglienze vicendevoli se le immagini il lettore. La mattina seguente, di buonora, capita Renzo che non sa nulla, e vien solamente per isfogarsi un po con Agnese su quel gran tardare di Lucia. Gli atti che fece, e le cose che disse, al trovarsela davanti, si rimettono anche quelli allimmaginazion del lettore. Le dimostrazioni di Lucia in vece furon tali, che non ci vuol molto a descriverle. Vi saluto: come state disse, a occhi bassi, e senza scomporsi. E non crediate che Renzo trovasse quel fare troppo asciutto, e se lavesse per male. Prese benissimo la cosa per il suo verso; e, come, tra gente educata, si sa far la tara ai complimenti, cosi lui intendeva bene che quelle parole non esprimevan tutto cio che passava nel cuore di Lucia. Del resto, era facile accorgersi che aveva due maniere di pronunziarle: una per Renzo, e unaltra per tutta la gente che potesse conoscere. Sto bene quando vi vedo, rispose il giovine, con una frase vecchia, ma che avrebbe inventata lui, in quel momento. Il nostro povero padre Cristoforo... disse Lucia: pregate per lanima sua: benche si puo esser quasi sicuri che a questora prega lui per noi lassu. Me laspettavo, pur troppo, disse Renzo. E non fu questa la sola trista corda che si toccasse in quel colloquio. Ma che di qualunque cosa si parlasse, il colloquio gli riusciva sempre delizioso. Come que cavalli bisbetici che simpuntano, e si piantan li, e alzano una zampa e poi unaltra, e le ripiantano al medesimo posto, e fanno mille cerimonie prima di fare un passo, e poi tutto a un tratto prendon landare, e via, come se il vento li portasse, cosi era divenuto il tempo per lui: prima i minuti gli parevan ore; poi lore gli parevan minuti. La vedova, non solo non guastava la compagnia, ma ci faceva dentro molto bene; e certamente, Renzo, quando la vide in quel lettuccio, non se la sarebbe potuta immaginare dun umore cosi socievole e gioviale. Ma il lazzeretto e la campagna, la morte e le nozze, non son tuttuno. Con Agnese essa aveva gia fatto amicizia; con Lucia poi era un piacere a vederla, tenera insieme e scherzevole, e come la stuzzicava garbatamente, e senza spinger troppo, appena quanto ci voleva per obbligarla a dimostrar tutta lallegria che aveva in cuore. Renzo disse finalmente che andava da don Abbondio, a prendere i concerti per lo sposalizio. Ci ando, e, con un certo fare tra burlesco e rispettoso, signor curato, gli disse: le e poi passato quel dolor di capo, per cui mi diceva di non poterci maritare Ora siamo a tempo; la sposa ce: e son qui per sentire quando le sia di comodo: ma questa volta, sarei a pregarla di far presto . Don Abbondio non disse di no; ma comincio a tentennare, a trovar certaltre scuse, a far certaltre insinuazioni: e perche mettersi in piazza, e far gridare il suo nome, con quella cattura addosso e che la cosa potrebbe farsi ugualmente altrove; e questo e questaltro. Ho inteso, disse Renzo: lei ha ancora un po di quel mal di capo. Ma senta, senta . E comincio a descrivere in che stato aveva visto quel povero don Rodrigo; e che gia a quellora doveva sicuramente essere andato. Speriamo, concluse, che il Signore gli avra usato misericordia. Questo non ci ha che fare, disse don Abbondio: vho forse detto di no Io non dico di no; parlo... parlo per delle buone ragioni. Del resto, vedete, fin che ce fiato... Guardatemi me: sono una conca fessa; sono stato anchio, piu di la che di qua: e son qui; e... se non mi vengono addosso de guai... basta... posso sperare di starci ancora un pochino. Figuratevi poi certi temperamenti. Ma, come dico, questo non ci ha che far nulla. Dopo qualche altra botta e risposta, ne piu ne meno concludenti, Renzo striscio una bella riverenza, se ne torno alla sua compagnia, fece la sua relazione, e fini con dire: son venuto via, che nero pieno, e per non risicar di perdere la pazienza, e di levargli il rispetto. In certi momenti, pareva proprio quello dellaltra volta; proprio quella mutria, quelle ragioni: son sicuro che, se la durava ancora un poco, mi tornava in campo con qualche parola in latino. Vedo che vuol essere unaltra lungagnata: e meglio fare addirittura come dice lui, andare a maritarsi dove andiamo a stare. Sapete cosa faremo disse la vedova: voglio che andiamo noi altre donne a fare unaltra prova, e vedere se ci riesce meglio. Cosi avro anchio il gusto di conoscerlo questuomo, se e proprio come dite. Dopo desinare voglio che andiamo; per non tornare a dargli addosso subito. Ora, signore sposo, menateci un po a spasso noi altre due, intanto che Agnese e in faccende: che a Lucia faro io da mamma: e ho proprio voglia di vedere un po meglio queste montagne, questo lago, di cui ho sentito tanto parlare; e il poco che nho gia visto, mi pare una gran bella cosa. Renzo le condusse prima di tutto alla casa del suo ospite, dove fu unaltra festa: e gli fecero promettere che, non solo quel giorno, ma tutti i giorni, se potesse, verrebbe a desinare con loro. Passeggiato, desinato, Renzo se nando, senza dir dove. Le donne rimasero un pezzetto a discorrere, a concertarsi sulla maniera di prender don Abbondio; e finalmente andarono allassalto. Son qui loro , disse questo tra se; ma fece faccia tosta: gran congratulazioni a Lucia, saluti ad Agnese, complimenti alla forestiera. Le fece mettere a sedere, e poi entro subito a parlar della peste: volle sentir da Lucia come laveva passata in que guai: il lazzeretto diede opportunita di far parlare anche quella che lera stata compagna; poi, comera giusto, don Abbondio parlo anche della sua burrasca; poi de gran mirallegri anche a Agnese, che laveva passata liscia. La cosa andava in lungo: gia fin dal primo momento, le due anziane stavano alle velette, se mai venisse loccasione dentrar nel discorso essenziale: finalmente non so quale delle due ruppe il ghiaccio. Ma cosa volete Don Abbondio era sordo da quellorecchio. Non che dicesse di no; ma eccolo di nuovo a quel suo serpeggiare, volteggiare e saltar di palo in frasca. Bisognerebbe, diceva, poter far levare quella catturaccia. Lei, signora, che e di Milano, conoscera piu o meno il filo delle cose, avra delle buone protezioni, qualche cavaliere di peso: che con questi mezzi si sana ogni piaga. Se poi si volesse andar per la piu corta, senza imbarcarsi in tante storie; giacche codesti giovani, e qui la nostra Agnese, hanno gia intenzione di spatriarsi e io non saprei cosa dire: la patria e dove si sta bene, mi pare che si potrebbe far tutto la, dove non ce cattura che tenga. Non vedo proprio lora di saperlo concluso questo parentado, ma lo vorrei concluso bene, tranquillamente. Dico la verita: qui, con quella cattura viva, spiattellar dallaltare quel nome di Lorenzo Tramaglino, non lo farei col cuor quieto: gli voglio troppo bene; avrei paura di fargli un cattivo servizio. Veda lei; vedete voi altre. Qui, parte Agnese, parte la vedova, a ribatter quelle ragioni; don Abbondio a rimetterle in campo, sottaltra forma: sera sempre da capo; quando entra Renzo, con un passo risoluto, e con una notizia in viso; e dice: e arrivato il signor marchese . Cosa vuol dir questo arrivato dove domanda don Abbondio, alzandosi. E arrivato nel suo palazzo, chera quello di don Rodrigo; perche questo signor marchese e lerede per fidecommisso, come dicono; sicche non ce piu dubbio. Per me, ne sarei contento, se potessi sapere che quel poveruomo fosse morto bene. A buon conto, finora ho detto per lui de paternostri, adesso gli diro de De profundis. E questo signor marchese e un bravissimuomo. Sicuro, disse don Abbondio: lho sentito nominar piu duna volta per un bravo signore davvero, per un uomo della stampa antica. Ma che sia proprio vero... Al sagrestano gli crede Perche Perche lui lha veduto co suoi occhi. Io sono stato solamente li ne contorni, e, per dir la verita, ci sono andato appunto perche ho pensato: qualcosa la si dovrebbe sapere. E piu duno mha detto lo stesso. Ho poi incontrato Ambrogio che veniva proprio di lassu, e che lha veduto, come dico, far da padrone. Lo vuol sentire, Ambrogio Lho fatto aspettar qui fuori apposta. Sentiamo, disse don Abbondio. Renzo ando a chiamare il sagrestano. Questo confermo la cosa in tutto e per tutto, ci aggiunse altre circostanze, sciolse tutti i dubbi; e poi se nando. Ah e morto dunque e proprio andato esclamo don Abbondio. Vedete, figliuoli, se la Provvidenza arriva alla fine certa gente. Sapete che le una gran cosa un gran respiro per questo povero paese che non ci si poteva vivere con colui. E stata un gran flagello questa peste; ma e anche stata una scopa; ha spazzato via certi soggetti, che, figliuoli miei, non ce ne liberavamo piu: verdi, freschi, prosperosi: bisognava dire che chi era destinato a far loro lesequie, era ancora in seminario, a fare i latinucci. E in un batter docchio, sono spariti, a cento per volta. Non lo vedremo piu andare in giro con quegli sgherri dietro, con quellalbagia, con quellaria, con quel palo in corpo, con quel guardar la gente, che pareva che si stesse tutti al mondo per sua degnazione. Intanto, lui non ce piu, e noi ci siamo. Non mandera piu di quellimbasciate ai galantuomini. Ci ha dato un gran fastidio a tutti, vedete: che adesso lo possiamo dire. Io gli ho perdonato di cuore, disse Renzo. E fai il tuo dovere, rispose don Abbondio: ma si puo anche ringraziare il cielo, che ce nabbia liberati. Ora, tornando a noi, vi ripeto: fate voi altri quel che credete. Se volete che vi mariti io, son qui; se vi torna piu comodo in altra maniera, fate voi altri. In quanto alla cattura, vedo anchio che, non essendoci ora piu nessuno che vi tenga di mira, e voglia farvi del male, non e cosa da prendersene gran pensiero: tanto piu, che ce stato di mezzo quel decreto grazioso, per la nascita del serenissimo infante. E poi la peste la peste ha dato di bianco a di gran cose la peste Sicche, se volete... oggi e giovedi... domenica vi dico in chiesa; perche quel che se fatto laltra volta, non conta piu niente, dopo tanto tempo; e poi ho la consolazione di maritarvi io. Lei sa bene cheravamo venuti appunto per questo, disse Renzo. Benissimo; e io vi serviro: e voglio darne parte subito a sua eminenza. Chi e sua eminenza domando Agnese. Sua eminenza, rispose don Abbondio, e il nostro cardinale arcivescovo, che Dio conservi. Oh in quanto a questo mi scusi, replico Agnese: che, sebbene io sia una povera ignorante, le posso accertare che non gli si dice cosi; perche, quando siamo state la seconda volta per parlargli, come parlo a lei, uno di que signori preti mi tiro da parte, e minsegno come si doveva trattare con quel signore, e che gli si doveva dire vossignoria illustrissima, e monsignore. E ora, se vi dovesse tornare a insegnare, vi direbbe che gli va dato delleminenza: avete inteso Perche il papa, che Dio lo conservi anche lui, ha prescritto, fin dal mese di giugno, che ai cardinali si dia questo titolo. E sapete perche sara venuto a questa risoluzione Perche lillustrissimo, chera riservato a loro e a certi principi, ora, vedete anche voi altri, cose diventato, a quanti si da: e come se lo succiano volentieri E cosa doveva fare, il papa Levarlo a tutti Lamenti, ricorsi, dispiaceri, guai; e per di piu, continuar come prima. Dunque ha trovato un bonissimo ripiego. A poco a poco poi, si comincera a dar delleminenza ai vescovi; poi lo vorranno gli abati, poi i proposti: perche gli uomini son fatti cosi; sempre voglion salire, sempre salire; poi i canonici... Poi i curati, disse la vedova. No no, riprese don Abbondio: i curati a tirar la carretta: non abbiate paura che gli avvezzin male, i curati: del reverendo, fino alla fin del mondo. Piuttosto, non mi maraviglierei punto che i cavalieri, i quali sono avvezzi a sentirsi dar dellillustrissimo, a esser trattati come i cardinali, un giorno volessero delleminenza anche loro. E se la vogliono, vedete, troveranno chi gliene dara. E allora, il papa che ci sara allora, trovera qualche altra cosa per i cardinali. Orsu, ritorniamo alle nostre cose: domenica vi diro in chiesa; e intanto, sapete cosho pensato per servirvi meglio Intanto chiederemo la dispensa per laltre due denunzie. Hanno a avere un bel da fare laggiu in curia, a dar dispense, se la va per tutto come qui. Per domenica ne ho gia... uno... due... tre; senza contarvi voi altri: e ne puo capitare ancora. E poi vedrete, andando avanti, che affare vuol essere: non ne deve rimanere uno scompagnato. Ha proprio fatto uno sproposito Perpetua a morire ora; che questo era il momento che trovava lavventore anche lei. E a Milano, signora, mi figuro che sara lo stesso. Eccome si figuri che, solamente nella mia cura, domenica passata, cinquanta denunzie. Se lo dico; il mondo non vuol finire. E lei, signora, non hanno principiato a ronzarle intorno de mosconi No, no; io non ci penso, ne ci voglio pensare. Si, si, che vorra esser lei sola. Anche Agnese, veda; anche Agnese... Uh ha voglia di scherzare, lei, disse questa. Sicuro che ho voglia di scherzare: e mi pare che sia ora finalmente. Ne abbiam passate delle brutte, ne vero, i miei giovani delle brutte nabbiam passate: questi quattro giorni che dobbiamo stare in questo mondo, si puo sperare che vogliano essere un po meglio. Ma fortunati voi altri, che, non succedendo disgrazie, avete ancora un pezzo da parlare de guai passati: io in vece, sono alle ventitre e tre quarti, e... i birboni posson morire; della peste si puo guarire; ma agli anni non ce rimedio: e, come dice, senectus ipsa est morbus. Ora, disse Renzo, parli pur latino quanto vuole; che non me nimporta nulla. Tu lhai ancora col latino, tu: bene bene, taccomodero io: quando mi verrai davanti, con questa creatura, per sentirvi dire appunto certe paroline in latino, ti diro: latino tu non ne vuoi: vattene in pace. Ti piacera Eh so io quel che dico, riprese Renzo: non e quel latino li che mi fa paura: quello e un latino sincero, sacrosanto, come quel della messa: anche loro, li, bisogna che leggano quel che ce sul libro. Parlo di quel latino birbone, fuor di chiesa, che viene addosso a tradimento, nel buono dun discorso. Per esempio, ora che siam qui, che tutto e finito; quel latino che andava cavando fuori, li proprio, in quel canto, per darmi ad intendere che non poteva, e che ci voleva dellaltre cose, e che so io me lo volti un po in volgare ora. Sta zitto, buffone, sta zitto: non rimestar queste cose; che, se dovessimo ora fare i conti, non so chi avanzerebbe. Io ho perdonato tutto: non ne parliam piu: ma me navete fatti de tiri. Di te non mi fa specie, che sei un malandrinaccio; ma dico questacqua cheta, questa santerella, questa madonnina infilzata, che si sarebbe creduto far peccato a guardarsene. Ma gia, lo so io chi laveva ammaestrata, lo so io, lo so io . Cosi dicendo, accennava Agnese col dito, che prima aveva tenuto rivolto a Lucia: e non si potrebbe spiegare con che bonarieta, con che piacevolezza facesse que rimproveri. Quella notizia gli aveva dato una disinvoltura, una parlantina, insolita da gran tempo; e saremmo ancor ben lontani dalla fine, se volessimo riferir tutto il rimanente di que discorsi, che lui tiro in lungo, ritenendo piu duna volta la compagnia che voleva andarsene, e fermandola poi ancora un pochino sulluscio di strada, sempre a parlar di bubbole. Il giorno seguente, gli capito una visita, quanto meno aspettata tanto piu gradita: il signor marchese del quale sera parlato: un uomo tra la virilita e la vecchiezza, il cui aspetto era come un attestato di cio che la fama diceva di lui: aperto, cortese, placido, umile, dignitoso, e qualcosa che indicava una mestizia rassegnata. Vengo, disse, a portarle i saluti del cardinale arcivescovo. Oh che degnazione di tutte due Quando fui a prender congedo da questuomo incomparabile, che monora della sua amicizia, mi parlo di due giovani di codesta cura, cheran promessi sposi, e che hanno avuto de guai, per causa di quel povero don Rodrigo. Monsignore desidera daverne notizia. Son vivi E le loro cose sono accomodate Accomodato ogni cosa. Anzi, io mera proposto di scriverne a sua eminenza; ma ora che ho lonore... Si trovan qui Qui; e, piu presto che si potra, saranno marito e moglie. E io la prego di volermi dire se si possa far loro del bene, e anche dinsegnarmi la maniera piu conveniente. In questa calamita, ho perduto i due soli figli che avevo, e la madre loro, e ho avute tre eredita considerabili. Del superfluo, navevo anche prima: sicche lei vede che il darmi una occasione dimpiegarne, e tanto piu una come questa, e farmi veramente un servizio. Il cielo la benedica Perche non sono tutti come lei i... Basta; la ringrazio anchio di cuore per questi miei figliuoli. E giacche vossignoria illustrissima mi da tanto coraggio, si signore, che ho un espediente da suggerirle, il quale forse non le dispiacera. Sappia dunque che questa buona gente son risoluti dandare a metter su casa altrove, e di vender quel poco che hanno al sole qui: una vignetta il giovine, di nove o dieci pertiche, salvo il vero, ma trasandata affatto: bisogna far conto del terreno, nientaltro; di piu una casuccia lui, e unaltra la sposa: due topaie, veda. Un signore come vossignoria non puo sapere come la vada per i poveri, quando voglion disfarsi del loro. Finisce sempre a andare in bocca di qualche furbo, che forse sara gia un pezzo che fa allamore a quelle quattro braccia di terra, e quando sa che laltro ha bisogno di vendere, si ritira, fa lo svogliato; bisogna corrergli dietro, e dargliele per un pezzo di pane: specialmente poi in circostanze come queste. Il signor marchese ha gia veduto dove vada a parare il mio discorso. La carita piu fiorita che vossignoria illustrissima possa fare a questa gente, e di cavarli da questimpiccio, comprando quel poco fatto loro. Io, ner dir la verita, do un parere interessato, perche verrei ad acquistare nella mia cura un compadrone come il signor marchese; ma vossignoria decidera secondo che le parra meglio: io ho parlato per ubbidienza. Il marchese lodo molto il suggerimento; ringrazio don Abbondio, e lo prego di voler esser arbitro del prezzo, e di fissarlo alto bene; e lo fece poi restar di sasso, col proporgli che sandasse subito insieme a casa della sposa, dove sarebbe probabilmente anche lo sposo. Per la strada, don Abbondio, tutto gongolante, come vi potete immaginare, ne penso e ne disse unaltra. Giacche vossignoria illustrissima e tanto inclinato a far del bene a questa gente, ci sarebbe un altro servizio da render loro. Il giovine ha addosso una cattura, una specie di bando, per qualche scappatuccia che ha fatta in Milano, due anni sono, quel giorno del gran fracasso, dove se trovato impicciato, senza malizia, da ignorante, come un topo nella trappola: nulla di serio, veda: ragazzate, scapataggini: di far del male veramente, non e capace: e io posso dirlo, che lho battezzato, e lho veduto venir su: e poi, se vossignoria vuol prendersi il divertimento di sentir questa povera gente ragionar su alla carlona, potra fargli raccontar la storia a lui, e sentira. Ora, trattandosi di cose vecchie, nessuno gli da fastidio; e, come le ho detto, lui pensa dandarsene fuor di stato; ma, col tempo, o tornando qui, o altro, non si sa mai, lei minsegna che e sempre meglio non esser su que libri. Il signor marchese, in Milano, conta, come e giusto, e per quel gran cavaliere, e per quel granduomo che e... No, no, mi lasci dire; che la verita vuole avere il suo luogo. Una raccomandazione, una parolina dun par suo, e piu del bisogno per ottenere una buona assolutoria. Non ce impegni forti contro codesto giovine No, no; non crederei. Gli hanno fatto fuoco addosso nel primo momento; ma ora credo che non ci sia piu altro che la semplice formalita. Essendo cosi, la cosa sara facile; e la prendo volentieri sopra di me E poi non vorra che si dica che e un granduomo. Lo dico, e lo voglio dire; a suo dispetto, lo voglio dire. E anche se io stessi zitto, gia non servirebbe a nulla, perche parlan tutti; e vox populi, vox Dei. Trovarono appunto le tre donne e Renzo. Come questi rimanessero, lo lascio considerare a voi: io credo che anche quelle nude e ruvide pareti, e limpannate, e i panchetti, e le stoviglie si maravigliassero di ricever tra loro una visita cosi straordinaria. Avvio lui la conversazione, parlando del cardinale e dellaltre cose, con aperta cordialita, e insieme con delicati riguardi. Passo poi a far la proposta per cui era venuto. Don Abbondio, pregato da lui di fissare il prezzo, si fece avanti; e, dopo un po di cerimonie e di scuse, e che non era sua farina, e che non potrebbe altro che andare a tastoni, e che parlava per ubbidienza, e che si rimetteva, proferi, a parer suo, uno sproposito. Il compratore disse che, per la parte sua, era contentissimo, e, come se avesse franteso, ripete il doppio; non volle sentir rettificazioni, e tronco e concluse ogni discorso invitando la compagnia a desinare per il giorno dopo le nozze, al suo palazzo, dove si farebbe listrumento in regola. Ah diceva poi tra se don Abbondio, tornato a casa: se la peste facesse sempre e per tutto le cose in questa maniera, sarebbe proprio peccato il dirne male: quasi quasi ce ne vorrebbe una, ogni generazione; e si potrebbe stare a patti daverla; ma guarire, ve . Venne la dispensa, venne lassolutoria, venne quel benedetto giorno: i due promessi andarono, con sicurezza trionfale, proprio a quella chiesa, dove, proprio per bocca di don Abbondio, furono sposi. Un altro trionfo, e ben piu singolare, fu landare a quel palazzotto; e vi lascio pensare che cose dovessero passar loro per la mente, in far quella salita, allentrare in quella porta; e che discorsi dovessero fare, ognuno secondo il suo naturale. Accennero soltanto che, in mezzo allallegria, ora luno, ora laltro motivo piu duna volta, che, per compir la festa, ci mancava il povero padre Cristoforo. Ma per lui, dicevan poi, sta meglio di noi sicuramente. Il marchese fece loro una gran festa, li condusse in un bel tinello, mise a tavola gli sposi, con Agnese e con la mercantessa; e prima di ritirarsi a pranzare altrove con don Abbondio, volle star li un poco a far compagnia aglinvitati, e aiuto anzi a servirli. A nessuno verra, spero, in testa di dire che sarebbe stata cosa piu semplice fare addirittura una tavola sola. Ve lho dato per un bravuomo, ma non per un originale, come si direbbe ora; vho detto chera umile, non gia che fosse un portento dumilta. Naveva quanta ne bisognava per mettersi al di sotto di quella buona gente, ma non per istar loro in pari. Dopo i due pranzi, fu steso il contratto per mano dun dottore, il quale non fu lAzzeccagarbugli. Questo, voglio dire la sua spoglia, era ed e tuttavia a Canterelli. E per chi non e di quelle parti, capisco anchio che qui ci vuole una spiegazione. Sopra Lecco forse un mezzo miglio, e quasi sul fianco dellaltro paese chiamato Castello, ce un luogo detto Canterelli, dove sincrocian due strade; e da una parte del crocicchio, si vede un rialto, come un poggetto artificiale, con una croce in cima; il quale non e altro che un gran mucchio di morti in quel contagio. La tradizione, per dir la verita, dice semplicemente i morti del contagio; ma devesser quello senzaltro, che fu lultimo, e il piu micidiale di cui rimanga memoria. E sapete che le tradizioni, chi non le aiuta, da se dicon sempre troppo poco. Nel ritorno non ci fu altro inconveniente, se non che Renzo era un po incomodato dal peso de quattrini che portava via. Ma luomo, come sapete, aveva fatto ben altre vite. Non parlo del lavoro della mente, che non era piccolo, a pensare alla miglior maniera di farli fruttare. A vedere i progetti che passavan per quella mente, le riflessioni, limmaginazioni; a sentire i pro e i contro, per lagricoltura e per lindustria, era come se ci si fossero incontrate due accademie del secolo passato. E per lui limpiccio era ben piu reale; perche, essendo un uomo solo, non gli si poteva dire: che bisogno ce di scegliere luno e laltro, alla buonora; che i mezzi, in sostanza, sono i medesimi; e son due cose come le gambe, che due vanno meglio duna sola. Non si penso piu che a fare i fagotti, e a mettersi in viaggio: casa Tramaglino per la nuova patria, e la vedova per Milano. Le lacrime, i ringraziamenti, le promesse dandarsi a trovare furon molte. Non meno tenera, eccettuate le lacrime, fu la separazione di Renzo e della famiglia dallospite amico: e non crediate che con don Abbondio le cose passassero freddamente. Quelle buone creature avevan sempre conservato un certo attaccamento rispettoso per il loro curato; e questo, in fondo, aveva sempre voluto bene a loro. Son que benedetti affari, che imbroglian gli affetti. Chi domandasse se non ci fu anche del dolore in distaccarsi dal paese nativo, da quelle montagne; ce ne fu sicuro: che del dolore, ce ne, sto per dire, un po per tutto. Bisogna pero che non fosse molto forte, giacche avrebbero potuto risparmiarselo, stando a casa loro, ora che i due grandinciampi, don Rodrigo e il bando, eran levati. Ma, gia da qualche tempo, erano avvezzi tutte tre a riguardar come loro il paese dove andavano. Renzo laveva fatto entrare in grazia alle donne, raccontando lagevolezze che ci trovavano gli operai, e cento cose della bella vita che si faceva la. Del resto, avevan tutti passato de momenti ben amari in quello a cui voltavan le spalle; e le memorie triste, alla lunga guastan sempre nella mente i luoghi che le richiamano. E se que luoghi son quelli dove siam nati, ce forse in tali memorie qualcosa di piu aspro e pungente. Anche il bambino, dice il manoscritto, riposa volentieri sul seno della balia, cerca con avidita e con fiducia la poppa che lha dolcemente alimentato fino allora; ma se la balia, per divezzarlo, la bagna dassenzio, il bambino ritira la bocca, poi torna a provare, ma finalmente se ne stacca; piangendo si, ma se ne stacca. Cosa direte ora, sentendo che, appena arrivati e accomodati nel nuovo paese, Renzo ci trovo de disgusti belle preparati Miserie; ma ci vuol cosi poco a disturbare uno stato felice Ecco, in poche parole, la cosa. Il parlare che, in quel paese, sera fatto di Lucia, molto tempo prima che la ci arrivasse; il saper che Renzo aveva avuto a patir tanto per lei, e sempre fermo, sempre fedele; forse qualche parola di qualche amico parziale per lui e per tutte le cose sue, avevan fatto nascere una certa curiosita di veder la giovine, e una certa aspettativa della sua bellezza. Ora sapete come e laspettativa: immaginosa, credula, sicura; alla prova poi, difficile, schizzinosa: non trova mai tanto che le basti, perche, in sostanza, non sapeva quello che si volesse; e fa scontare senza pieta il dolce che aveva dato senza ragione. Quando comparve questa Lucia, molti i quali credevan forse che dovesse avere i capelli proprio doro, e le gote proprio di rosa, e due occhi luno piu bello dellaltro, e che so io cominciarono a alzar le spalle, ad arricciar il naso, e a dire: eh le questa Dopo tanto tempo, dopo tanti discorsi, saspettava qualcosa di meglio. Cose poi Una contadina come tantaltre. Eh di queste e delle meglio, ce ne per tutto . Venendo poi a esaminarla in particolare, notavan chi un difetto, chi un altro: e ci furon fin di quelli che la trovavan brutta affatto. Siccome pero nessuno le andava a dir sul viso a Renzo, queste cose; cosi non cera gran male fin li. Chi lo fece il male, furon certi tali che gliele rapportarono: e Renzo, che volete ne fu tocco sul vivo. Comincio a ruminarci sopra, a farne di gran lamenti, e con chi gliene parlava, e piu a lungo tra se. E cosa vimporta a voi altri E chi vha detto daspettare Son mai venuto io a parlarvene a dirvi che la fosse bella E quando me lo dicevate voi altri, vho mai risposto altro, se non che era una buona giovine E una contadina Vho detto mai che vavrei menato qui una principessa Non vi piace Non la guardate. Navete delle belle donne: guardate quelle . E vedete un poco come alle volte una corbelleria basta a decidere dello stato dun uomo per tutta la vita. Se Renzo avesse dovuto passar la sua in quel paese, secondo il suo primo disegno, sarebbe stata una vita poco allegra. A forza desser disgustato, era ormai diventato disgustoso. Era sgarbato con tutti, perche ognuno poteva essere uno de critici di Lucia. Non gia che trattasse proprio contro il galateo; ma sapete quante belle cose si posson fare senza offender le regole della buona creanza: fino sbudellarsi. Aveva un non so che di sardonico in ogni sua parola; in tutto trovava anche lui da criticare, a segno che, se faceva cattivo tempo due giorni di seguito, subito diceva: eh gia, in questo paese Vi dico che non eran pochi quelli che lavevan gia preso a noia, e anche persone che prima gli volevan bene; e col tempo, duna cosa nellaltra, si sarebbe trovato, per dir cosi, in guerra con quasi tutta la popolazione, senza poter forse ne anche lui conoscer la prima cagione dun cosi gran male. Ma si direbbe che la peste avesse preso limpegno di raccomodar tutte le malefatte di costui. Aveva essa portato via il padrone dun altro filatoio, situato quasi sulle porte di Bergamo; e lerede, giovine scapestrato, che in tutto quelledifizio non trovava che ci fosse nulla di divertente, era deliberato, anzi smanioso di vendere, anche a mezzo prezzo; ma voleva i danari luno sopra laltro, per poterli impiegar subito in consumazioni improduttive. Venuta la cosa agli orecchi di Bortolo, corse a vedere; tratto: patti piu grassi non si sarebbero potuti sperare; ma quella condizione de pronti contanti guastava tutto, perche quelli che aveva messi da parte, a poco a poco, a forza di risparmi, erano ancor lontani da arrivare alla somma. Tenne lamico in mezza parola, torno indietro in fretta, comunico laffare al cugino, e gli propose di farlo a mezzo. Una cosi bella proposta tronco i dubbi economici di Renzo, che si risolvette subito per lindustria, e disse di si. Andarono insieme, e si strinse il contratto. Quando poi i nuovi padroni vennero a stare sul loro, Lucia, che li non era aspettata per nulla, non solo non ando soggetta a critiche, ma si puo dire che non dispiacque; e Renzo venne a risapere che sera detto da piu duno: avete veduto quella bella baggiana che ce venuta Lepiteto faceva passare il sostantivo. E anche del dispiacere che aveva provato nellaltro paese, gli resto un utile ammaestramento. Prima dallora era stato un po lesto nel sentenziare, e si lasciava andar volentieri a criticar la donna daltri, e ogni cosa. Allora saccorse che le parole fanno un effetto in bocca, e un altro negli orecchi; e prese un po piu dabitudine dascoltar di dentro le sue, prima di proferirle. Non crediate pero che non ci fosse qualche fastidiuccio anche li. Luomo dice il nostro anonimo: e gia sapete per prova che aveva un gusto un po strano in fatto di similitudini; ma passategli anche questa, che avrebbe a esser lultima, luomo, fin che sta in questo mondo, e un infermo che si trova sur un letto scomodo piu o meno, e vede intorno a se altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello: e si figura che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena se accomodato nel nuovo, comincia, pigiando, a sentire qui una lisca che lo punge, li un bernoccolo che lo preme: siamo in somma, a un di presso, alla storia di prima. E per questo, soggiunge lanonimo, si dovrebbe pensare piu a far bene, che a star bene: e cosi si finirebbe anche a star meglio. E tirata un po con gli argani, e proprio da secentista; ma in fondo ha ragione. Per altro, prosegue, dolori e imbrogli della qualita e della forza di quelli che abbiam raccontati, non ce ne furon piu per la nostra buona gente: fu, da quel punto in poi, una vita delle piu tranquille, delle piu felici, delle piu invidiabili; di maniera che, se ve lavessi a raccontare, vi seccherebbe a morte. Gli affari andavan dincanto: sul principio ci fu un po dincaglio per la scarsezza de lavoranti e per lo sviamento e le pretensioni de pochi cheran rimasti. Furon pubblicati editti che limitavano le paghe degli operai; malgrado questaiuto, le cose si rincamminarono, perche alla fine bisogna che si rincamminino. Arrivo da Venezia un altro editto, un po piu ragionevole: esenzione, per dieci anni, da ogni carico reale e personale ai forestieri che venissero a abitare in quello stato. Per i nostri fu una nuova cuccagna. Prima che finisse lanno del matrimonio, venne alla luce una bella creatura; e, come se fosse fatto apposta per dar subito opportunita a Renzo dadempire quella sua magnanima promessa, fu una bambina; e potete credere che le fu messo nome Maria. Ne vennero poi col tempo non so quantaltri, delluno e dellaltro sesso: e Agnese affaccendata a portarli in qua e in la, luno dopo laltro, chiamandoli cattivacci, e stampando loro in viso de bacioni, che ci lasciavano il bianco per qualche tempo. E furon tutti ben inclinati; e Renzo volle che imparassero tutti a leggere e scrivere, dicendo che, giacche la cera questa birberia, dovevano almeno profittarne anche loro. Il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsi meglio in avvenire. Ho imparato, diceva, a non mettermi ne tumulti: ho imparato a non predicare in piazza: ho imparato a guardare con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito: ho imparato a non tenere in mano il martello delle porte, quando ce li dintorno gente che ha la testa calda: ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima daver pensato quel che possa nascere . E centaltre cose. Lucia pero, non che trovasse la dottrina falsa in se, ma non nera soddisfatta; le pareva, cosi in confuso, che ci mancasse qualcosa. A forza di sentir ripetere la stessa canzone, e di pensarci sopra ogni volta, e io, disse un giorno al suo moralista, cosa volete che abbia imparato Io non sono andata a cercare i guai: son loro che sono venuti a cercar me. Quando non voleste dire, aggiunse, soavemente sorridendo, che il mio sproposito sia stato quello di volervi bene, e di promettermi a voi. Renzo, alla prima, rimase impicciato. Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensi spesso, perche ci si e dato cagione; ma che la condotta piu cauta e piu innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore. Questa conclusione, benche trovata da povera gente, ce parsa cosi giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il sugo di tutta la storia. La quale, se non ve dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi lha scritta, e anche un pochino a chi lha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non se fatto apposta.